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Sommario
Introdurre nella scuola programmi di «alfabetizzazione emotiva»,
che possano coinvolgere anche le famiglie, è un’esigenza sempre
più impellente per accrescere nei giovani tutte le componenti
dell’intelligenza intra e interpersonale. Fin dall’età prescolare, infatti,
empatizzare con i vissuti dell’altro favorisce la messa in atto dei
comportamenti prosociali adeguati, aiuta a regolare il flusso delle
emozioni negative e a ridurre le manifestazioni aggressive verso i
compagni, favorisce la comunicazione e incoraggia l’accoglienza della
diversità. La voce dell’uomo è l’elemento sonoro del proprio mondo
interiore e della propria emotività, ed è per questo che le attività
di canto corale, se proposte a scuola in una dimensione laborato-
riale inclusiva, possono costituire una delle esperienze espressive e
educative più coinvolgenti in grado di suscitare profonde emozioni
e sentimenti significativi. I risultati emersi dalle ricerche scientifiche
condotte in équipe nel corso degli ultimi dieci anni, forniscono una
serie di indicazioni operative, rivolte a tutti i decisori scolastici, sulle
pratiche inclusive di alfabetizzazione emotiva con la musica e il canto.
Parole chiave
Canto corale, didattica inclusiva, educazione emotiva, empatia.
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Balconi M. (2004), Neuropsicologia delle emozioni, Roma, Carocci, p. 31.
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infanzia in poi, e il suo sviluppo dipende in modo critico dall’interazione con menti
più mature, la cui qualità sia a loro volta benigna e riflessiva».2
Nella società civile odierna e in un’epoca come quella attuale dove prevale
il progresso con i suoi stress, le ansie e la depressione, la chiusura in sè stessi e le
difficoltà nell’attenzione e nella riflessione e in cui l’aggressività e le violenze sono
in continuo aumento, si rende sempre più necessario prevedere a scuola percorsi
di educazione emotiva e programmi di prevenzione del disagio psicologico e dei
disturbi della comunicazione (Valeri e Marotta, 2014). Intervenire precocemente
già a partire dall’infanzia attraverso pratiche di «alfabetizzazione emotiva» permette
infatti di contrastare lo sviluppo delle dipendenze patologiche e di favorire le com-
petenze necessarie al riconoscimento, la gestione e la modulazione delle proprie
emozioni: «le azioni antisociali di un bambino di cinque anni possono essere il
prototipo delle azioni di un adolescente delinquente».3 Spesso infatti, per motivi
principalmente educativi, i bambini non riescono né a gestire, né a riconoscere e
né tantomeno a esplicitare quelle sensazioni di dissolvenza, di rabbia, di frustra-
zione e di languore spirituale che pervadono l’animo nei momenti di sconforto
e insoddisfazione: «se il giovane non riesce a creare un sé differenziato, viene a
trovarsi in balia dell’oggetto».4 D’altronde «i veri bisogni dell’uomo, nonostante
una società come questa in crisi di legami, di significati, di valori, rimangono ancora
bisogni di vicinanza, di relazione, di intimità, di conferma, di ascolto, di sicurezza;
bisogni che spesso sono stati sacrificati nel baratto con il benessere materiale».5 La
scuola, oltre la famiglia, può assolvere un ruolo fondamentale come spazio-tempo
privilegiato per sostenere il benessere, impedire l’insorgere del disagio e del di-
sadattamento (Cottini, 2004; Di Pietro, 2014) e, parallelamente, favorire una più
cosciente consapevolezza di sé e una maggiore e più attiva partecipazione alla
vita comunitaria, culturale e intellettuale (Canevaro e Ianes, 2002). Il processo
di relazione e di scambio globale tra le persone nel contesto in cui si svolge, si
realizza, d’altro canto, attraverso il fenomeno eterogeneo della comunicazione.
Comprendere l’altro sapendo interpretare i diversi segnali di cui dispone ogni atto
comunicativo è un’abilità riconducibile all’«intelligenza interpersonale» (Gardner,
2005), con la quale gli individui partecipano alla costruzione della visione comune
o condivisa. Una corretta comunicazione non può quindi prescindere dall’aspetto
relazionale (e vimultimodalceversa) sul quale si fonda ogni possibilità di incontro
nella diversità e nella soggettività delle persone.
Tra le variabili individuali in grado di promuovere un positivo sviluppo psi-
cosociale, riveste un ruolo fondamentale l’empatia. Questa capacità favorisce il
2
Fonagy P., Gergely G., Jurist E.L. e Target M. (2005), Regolazione affettiva, mentalizzazione e
sviluppo del sé, Milano, Raffaello Cortina, pp. 3-4.
3
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4
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riguardo all’adolescenza. In A.M. Disanto (a cura di), Paradossi della mente giovanile. Oscillazioni
tra paura, angoscia e aggressività, Roma, Borla, p. 52.
5
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Art. 1 comma 2 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999.
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Durante il decennio 2008-2018 sono stati realizzati una serie di studi scientifici
orientati a offrire un contributo alla validazione dell’efficacia dei laboratori scola-
stici di educazione al suono, alla musica e al canto, proposti in ambito «educativo
speciale», principalmente con il fine di favorire lo sviluppo emotivo e vocale e
l’educazione alla convivenza e alle relazioni di fiducia, cooperazione e recipro-
cità. In particolar modo sono state condotte quattro ricerche sperimentali basate
su protocolli standardizzati (Sellari, Sellari e Benfari, 2009; Sellari, Matricardi e
Albiero, 2011; Sellari, 2017, Cappa e Sellari, 2018) con l’intento pedagogico di
orientare i decisori scolastici, attraverso una serie di indicazioni operative, nella
progettazione di attività inclusive di sostegno efficaci sul piano dello sviluppo di
determinate competenze a partire dalla scuola dell’infanzia.
La prima esperienza (Sellari, Sellari e Benfari, 2009) è consistita in una
ricerca pilota realizzata in ambiente medico sulla riabilitazione della voce che ha
coinvolto più gruppi di bambini di età compresa tra i quattro e i dieci anni affetti
da disfonia disfunzionale con alterazioni muscolo-tensive delle pliche vocali. La
patologia, come ci informa la letteratura scientifica di riferimento (Le Huche e Allali,
1989; Valeri e Marotta, 2014), incide profondamente, con gravi implicazioni, sul
livello generale di salute psico-fisica dei soggetti: dalle difficoltà di respirazione a
quelle di fonazione e articolazione del linguaggio parlato; dalla compromissione
della sfera emotiva e relazionale a quella comunicativa. Inoltre, le disfonie sono
in comorbilità con i disturbi evolutivi specifici e le disabilità: anche un semplice
stato influenzale può infatti produrre un’alterazione qualitativa e quantitativa della
voce. Durante il percorso educativo sperimentale, sono state realizzate una serie
di attività con i bambini, combinando gli esercizi e le metodologie della riabili-
tazione vocale appartenenti alle principali «Scuole di terapia» italiane ed estere
(Sellari, Sellari e Benfari, 2010) con esperienze di danza e movimento, di musica
e di canto corale in grado di coinvolgere il corpo in maniera attiva e globale.
Poiché il rilassamento muscolare riveste un ruolo primario nel trattamento delle
turbe vocali, ci si è chiesto in particolare se tali pratiche fossero state in grado di
guidare il bambino alla coordinazione motoria, al respiro e alla corretta fonazione
per favorire il recupero delle funzioni vocali, e quelle a esse correlate, rendendolo
al contempo collaborativo con la terapia.
È emerso che il bambino, muovendosi in reazione allo stimolo sonoro, per-
cepisce se stesso, la propria voce e il proprio corpo lasciandosi guidare dalla forza
e dalla spinta «energizzante» della musica.
La serie di esercizi ludico-musicali, appositamente ideati e realizzati su misura
secondo il protocollo di ricerca, hanno elevato lo stato di benessere psico-fisico
dei piccoli, oltre ad aver garantito una maggiore partecipazione e il recupero delle
facoltà espressive della loro voce. L’esperienza maturata ha contestualmente favorito
una più efficace coordinazione motoria e respiratoria e il recupero delle attitudini
emotive, relazionali e comunicative in tutti i partecipanti.
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I risultati emersi dai singoli studi sintetizzati nel paragrafo precedente possono
rappresentare uno straordinario punto di partenza per l’elaborazione di indicazioni
operative sulle pratiche scolastiche di alfabetizzazione emotiva.
Le esperienze di ricerca con i bambini in età prescolare hanno infatti messo in
evidenza alcuni elementi utili per la progettazione e la realizzazione di laboratori
inclusivi per migliorare la gestione delle emozioni e, di conseguenza, le relazioni
tra compagni attraverso le attività di canto corale associate al movimento, al gesto
ritmato e all’utilizzo dello «strumentario musicale didattico».
È innanzitutto indispensabile condurre le attività del laboratorio con modalità
ludico-animative in cui l’organizzazione della didattica sia innovativa e «compe-
tente» rispetto all’inclusione di tutte le diversità (Chiappetta Cajola e Rizzo, 2016).
Le potenzialità inclusive della musica, infatti, si manifestano appieno quando non
vengono richieste «super-abilità», ma capacità musicali comuni che, come abbiamo
visto in precedenza, costituiscono un’attitudine innata e quindi una caratteristica
universale dell’essere umano:
– percepire il suono e il suo flusso vibratorio attraverso il canale uditivo, il tatto
e la trasmissione ossea;
– muoversi in maniera fluente seguendo liberamente l’andamento della musica
trascinati dalla sua forza energetica;
– produrre i suoni con la voce e con la percussione del corpo modulandoli attra-
verso il proprio feedback uditivo e percettivo;
– saper «toccare» uno strumento musicale («didattico» o «tradizionale») per tra-
durre, attraverso le sue sonorità, le proprie esigenze espressive e comunicative.
Dalle ricerche condotte si è inoltre notato che i benefici più importanti a
livello emotivo e vocale si ottengono se le attività corali prevedono momenti di:
1. Ascolto (per favorire la concentrazione e il rilassamento);
2. Percezione di sé e del proprio corpo (per favorire le capacità introspettive e, di
conseguenza, l’apertura verso l’altro, sapendo cogliere e interpretare i segnali
espressivi e comunicativi);
3. Respirazione (per facilitare la sincronizzazione con la fonazione e con il mo-
vimento corporeo);
4. Postura e rilassamento (per allentare le tensioni muscolare ed emotive);
5. Educazione vocale (per gestire la qualità e l’udibilità della voce);
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