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Scene dal futuro

Adolescenza, educazione e distopia


Introduzione

g b
costante senso di insicurezza e impotenza, che produce
un certo malessere b :
studiata da tutte le scienze psicologiche e sociali, u g
g gg gg
- ancare gli
g
riuscire a mantenere una giusta asimmetria relazionale e guadagnarsi un certo grado di fiducia per
evitare che il manifestarsi delle difese impedi è
innanzitutto, una fase di transizione senza marcatori chiari di entrata ma soprattutto di uscita: si
è talmente allungata da essersi meritata la definizione di età interminabile. Un elemento importante
è il mutamento del rapporto adolescenti-adulti: da un lato le trasformazioni della famiglia e
g orizzontalizzazione delle relazioni e
reso più difficile riconoscere, gestire il conflitto, accettare e introiettare il limite, spingendo le nuove
generazioni verso una sorta di angosciante imperativo ad avere successo che sembra offuscare il
desiderio autentico; trasmissione intergenerazionale e di eredità
sembra essere entrato in crisi, costringendo a interrogarsi sui fantasmi transgenerazionali derivanti da
traumi storici non elaborati dalle generazioni adulte, come nel caso della Shoah e dei disastri bellici
e atomici. I tempo particolare: vive spesso in
maniera dei legami che caratterizza il mondo adulto instabile e
g
dimensione temporale del desiderio e del progetto. Lo sviluppo della tecnologia rafforza questa
concentrazione sul presente, saturandolo con un eccesso di stimoli;
g
dei giovani, che produce deresponsabilizzazione rispetto alle scelte decisive per il futuro. I
g
, disastri ambientali, rischi di guerre locali e globali invocando provvedimenti difensivi per la
gestione del ris
g g .
b alcune patologie psichiche diffuse nel
periodo adolescenziale, segnate dalla mancanza di desiderio e di futuro e dalla paura del mondo
esterno, sia alcune diffuse forma di disagio scolastico, segnate da disorientamento e dispersione intesa
non solo come abb g
b g . Sono delle forme di
g “nuovi disa .
g
rinuncia al soddisfacimento delle pulsioni;
fede nel lavoro di civilizzazione che dovrebbe condurre un incremento di giustizia sociale e, quindi, ad
un futuro comune migliore. b b
“ gg ” “ ”.
Le ultime generazioni di adulti sono caratterizzate da una certa : sono alla
ricerca di un costante bisogno di riconoscimento ed affetto, con decisive conseguenze sulla relazione
genitore figlio e su quella di insegnanti-allievi; la scuola contemporanea ha perso gran parte del suo
significato simbolico precedente e fatica a trovarne uno nuovo. Nonostante ciò, vi sono numerosi
adulti che tentano di restituire a sé stessi e agli adolescenti una fondata fiducia nel futuro. g
1
“ ” b I b , il
futuro sembra poter essere rappresentato solo al negativo: come dimensione temporale assente o
problematica nel presente oppure attraverso la distopia.

1. D ’ b zz
g
in un dato momento storico. La nostra epoca da un lato la ipervalorizza b
g ;
economicamente avanzate collocano gli adolescenti una fase di moratoria psicosociale g
. “
psi ” “ h ’ z ”
dipendenza g b
stare dentro e fuori la casa dei genitori. La casa si configura come guscio protettivo nel quale si rimane
“ ” si esce continuamente ma non definitivamente. La casa si configura
g “ g g ” g “ g
spava ”, per i quali non è facile allontanarsi definitivamente: al centro della nuova famiglia si colloca
il figlio, rappresentato non più come il “perverso polimorfo” “cucciolo d'oro” dotato fin dalla
nascita di competenze sociali e talenti personali. I genitori, che mostrano un continuo bisogno
narcisistico di approvazione e di amore, costruiscono un clima affettivo che limita al massimo le
frustrazioni ma è intriso di forti aspettative di successo. Il mito di Edipo lascia il posto al mito di
Narciso che, abituato ad un fuorviante rispecchiamento familiare, cercherà costantemente
approvazioni anche all'esterno, senza essere equipaggiato internamente per le inevitabili
frustrazioni che lo feriscono nel profondo gli provocano un pervasivo senso di vergogna. Una delle
sue difese è la spavalderia, ossia il guardare dall'alto in basso l'adulto, negando ’ .

Ma dove si colloca la soglia oltre la quale si può prendere il posto dei genitori?

Se Conrad poteva con chiarezza individuare “linea d'ombra” per sentire di essere
diventato adulto, assumendo il comando della sua prima nave, oggi l'adolescenza sembra essere
divenuta “una sorta di terra di mezzo, di cui non si conosce l'ampiezza né il tempo che occorre per
uscirne” gg à Nelle società tradizionali, il passaggio da una
b g à g
nella società adulta in solitudine e senza superare confini simbolici riconosciuti.
configurando come una lunga instabile età della vita; questa adolescentizzazione della società rende
complessa la strada che porta ad assolvere i compiti di sviluppo. La conseguenza è un uso prolungato

- regressione g
sollecitudine per poter realizzare il proprio progetto di vita;
- intellettualizzazione gg
studi, ma rallenta la risoluzione di conflitti;
- ’ , usata in adolescenza per prendere le distanze ;
- rimozione della prospettiva temporale futura si configura come difensiva e collude con la
g à. Questa cultura carente di orizzonte progettuale
à turo le tappe della costruzione
di una propria identità personale.
- isolamento, come forma di reclusione dal mondo esterno.

La diffusione di nuove tecnologie ha contribuito a modificare il vissuto del tempo spingendo verso un
iperinvestimento del presente. “connessione fra menti e macchine”
“cybertempo” è è b
massa di dati informativi e di stimoli emozionali provenienti dal cyberspazio. Ma il cervello, ancorato
alla corporeità, continua a lavorare con un ritmo temporale lento e dunque, di fronte alla situazione
2
dell'attenzione nel presente, è costretto a sacrificare la dimensione del futuro “il presente è
talmente denso che il cervello non può staccarsene, non può proiettare la sua esperienza al di fuori del
momento presente. Il futuro diventa inimmaginabile ” D oggetto tecnologico viene usato
dagli adolescenti come una sorta di oggetto magico che mantiene il cordone ombelicale con la madre e
contemporaneamente consente di interromperlo e riattivarlo su comando.

2. Il posto del padre


La famiglia è il luogo tridimensionale ’ : matrice biopsicosociale, canone culturale,
g bb ò g e,
conflitti, dissintonie, traumi. Durante la vita gg g ndo i
g bb g Il
corpo materno g b
b b ;
g
. accesso al desiderio avviene attraverso il padre: la presenza di un terzo, il padre, nella misura
g g b à
Fuori è gg b
g è il prodotto di una libera scelta. Essere sconfitti dal padre è necessario per
smentire dentro di sé la concezione del legame come dato obbligatorio, per rinunciare
’ z e h ’ bb q . Le funzioni genitoriali,
materna e paterna, non coincidono col genere femminile e maschile, ma sono astrazioni. Nella famiglia
occorre tuttavia che siano entrambe presenti in modo chiaro ed equilibrato, per consentire al bambino
di strutturare un Sé che a sua volta integri il modo femmnile e maschile di stare al mondo.

La madre nutre, cura, protegge e contiene, vivendo inizialmente uno stato di identificazione totale
con il bambino, (la madre è il bambino) che deve evolvere in simbiosi, dipendenza relativa
g .
La madre è anche il primo apparato mentale del figlio e gli consente di affrontare e superare le
angosce, pesandole. Il padre garantisce il processo di disidentificazione dalla madre dal bambino e
il processo di separazione-individuazione del bambino dalla madre. Accompagna il bambino
b Il padre conduce il figlio fuori
da
e offrendosi come modello.

Ma nelle famiglie attuali qualcosa sembra essere strutturalmente mutato, proprio nelle funzioni di
madre, padre e figlio. In particolare, è proprio la ’ z
ristrutturazione, avendo parzialmente abdicato dalla sua funzione normativa e ideale.
g b g
bb
funzione materna. Si parla di padri destituiti ed evaporati, ma anche di padri migliori.
b b , il controllo delle nascite,
g g ta e, anche, la stessa
nascita della psicoanalisi: questa con la sua apertura ha messo in discussione le figure genitoriali
tradizionali. b è g 50 à
trasformazione della coppia, la deistituzionalizzazione della famiglia, il mutamento della condizione
del figlio, le nuove forme di procreazione, la nuova ripartizione dei segni di riconoscimento del
maschile e del femminile:

Le rappresentazioni della virilità si modificano tanto nel


g Ig
in campo riservati alle donne. Invadono il campo della maternità. Oggi, in molti casi, la madre se la
cava da sola sia dal punto di vista sociale che economico, e persino biologico. Sembra che non ci sia più
bisogno del padre. Allora, è possibile pensare che si prenda carico delle cure del bambino per non

3
perdere il suo posto? Che di fronte al nuovo potere delle donne, gli uomini tentino di impadronirsi di
una parte della maternità?

Altri autori g gg “ g ”
la famiglia. Secondo Thanopulos ù “ ”è “ ”
genitori e fra genitore e figlio. La relazione di desiderio, presuppone che entrambi i partner siano
liberi di scegliere e disponibili a vivere la propria parte femminile lasciandosi coinvolgere: quando vi è
relazione di desiderio, la passione maschile dell del lasciarsi
andare si bilanciano; se invece il potere prevale sul desiderio, la relazione si stabilizza rifiutando
sorprese ed imprevedibilità. In una società che induce all dal mondo interno il
bisogno di controllo esterno, accade frequentemente che i soggetti si accontentino del potere al
posto del desiderio. Molti temono infatti il coinvolgimento erotico e tentano di controllarlo
imprigionandolo. Occorre allora distinguere fra il padre tenero in contatto con la propria parte
femminile, e il padre incapace di accettare e garantire lo spazio aperto del desiderio. Spesso accade
che la famiglia contemporanea sostituisca lo spazio ipernutrimento dei
figli tramite oggetti materiali, calmanti o iperstimolanti, che inducono un sentimento estremo di
gratitudine ma al col tempo un acuto senso di colpa e soprattutto allontanano dalla possibilità
’ z . La casa si fa insidiosamente autoerotica ed il viaggio verso il
mondo esterno, viene sposato sempre più in avanti, connotato negativamente. I figli sostano
b famiglia lunga, che rappresenta da un lato un contesto
rassicurante e supportivo, in apparenza scarsamente conflittuale
mmortizzatore sociale
giovanile. I conflitti, negati o aggirati attraverso estenuanti processi di negoziazione, producono
gg à senso autodistruttivo.

3. L ’
Facendo riferimento ai due modelli di rapporto primario, materno e paterno

b g , affamato di cure ed incapace di


provvedervi da solo; il codice materno b g
.I , prestazione,
efficienza, rendimento e competenza; si tratta dunque di un codice affettivo che privilegi
, le regole, il merito e la separazione. Ovviamente entrambi i codici servono nell'istituzione
scolastica per creare un clima che favorisca la crescita. I problemi nascono nel momento in cui i
due codici si confondono o si scindono portando alla prevalenza dell'uno sull'altro. Il fenomeno
dello sconfinamento del paterno nel materno sembra connotare anche la nostra scuola attuale, in cui
prevale una affettivizzazione del clima educativo con conseguente isterilizzazione dei gruppi di
classe. Ne consegue una situazione priva di struttura g
essere appreso.

L'istituzione inteso come spazio estroiettato in una parte della psiche, è di per sé ambivalente.
Alcuni autori spiegano che essa è al contempo strutturante e violenta, consente di far parte di una
rassicurante struttura di legami che circoscrive l'angoscia del caos ma rende dipendenti, procura
benefici narcisistici, ma anche ferite narcisistiche. Per fronteggiare tale ambivalenza, l'istituzione viene
sacralizzata. Quando l'istituzione è in crisi, come nell'ipermodernità che ne ha svelato di aspetti
contraddittori, essa viene desacralizzata e non riesce ad assolvere la sua funzione di continuità e
regolazione, produce grande sofferenza psichica. Accade allora che essa viene attaccata. Ma è proprio
quando l'istituzione fallisce che svela più chiaramente la sua indispensabile funzione: in queste fasi
catastrofiche aumenta la conoscenza delle dinamiche istituzionali e possono nascere nuovi spazi di
legame e di pensiero.

Negli ultimi decenni, le strategie professionali dei docenti del nostro paese sono state analizzate con
qualche tentativo di classificazione. Se l'insegnamento è una semi-professione intellettuale, in quanto

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il rapporto con l'altro nel suo ruolo di discente non è diretto ma è o Stato,
La relazione educativa scolastica si colloca entro un sistema di relazioni organizzative spurie, retto da
logiche miste, non puramente economiche e non totalmente istituzionalizzate. In altre parole, docenti
allievi non stipulano direttamente un contratto educativo e tuttavia hanno libertà di riempirlo di modi
e contenuti; g g re il suo
contratto con l'istituzione e con gli allievi. Secondo Colombo, alcuni docenti riescono a rimuovere il
conflitto, adattandosi sempre e comunque alle esigenze istituzionali (strategia funzionalista); altri
docenti, invece, avendo scelto questa professione per ripiego, si sentono disadattati nell'istituzione,
oscillando fra depressione e nevrosi, senza impegnarsi mai per l'evoluzione del sistema (strategia
conflittuale); sono pochi quei docenti che sono capaci di andare oltre la dinamica
adattamento/disadattamento, mettendo in atto una strategia comunicativa e costruttiva
b , sono gli unici che
potrebbero riuscire ad essere anche creativi e riflessivi, riuscendo ad andare oltre le proprie
problematiche e a creare un confronto continuo.

L'adulto educatore non dovrebbe venir meno dal ruolo di colui che, pur pieno di incertezze e paure, si
fa regolatore del caos delle emozioni, consentendo di riconoscerle, nominarle, s g
. Tuttavia, questa
funzione non può realizzarsi come processo individuale, solitario: troppi insegnanti soffrono di un
isolamento culturale e di una svalutazione sociale che amplificano le difficoltà di tenuta emotiva e il
rischio di burnout con i suoi correlati difensivi di distacco emotivo, cinismo, depersonalizzazione e
depressione: così, gli allievi descrivono frequentemente docenti, freddi, ingiusti e mortificanti dai quali
si difendono a loro volta assumendo atteggiamenti di compiacenza o distanza emotiva dalla scuola e
dall'apprendimento stesso.

Il burnout è un meccanismo di difesa utilizzato per contrastare situazioni di stress lavorativo


determinato da un elevato squilibrio determinandosi tra richieste/esigenze lavorative e risorse
personali e contestuali disponibili. La categoria professionale degli insegnanti è fra quelle
maggiormente colpite dal burnout ed è soggetto ad una frequenza di patologie psichiatriche maggiori
rispetto alle altre.

4. Maestri di strada

, si costituita negli anni 90 interviene dentro e fuori la


scuola. L'obiettivo e sperimentare metodologia per un'educazione realmente inclusiva e contribuire a
conoscere le dinamiche sottese. I destinatari sono i dispersi, cioè gli adolescenti in età di obbligo
scolastico che continuano a frequentare la scuola ma vi sostano senza che essa rappresenti
un'esperienza di crescita e di apprendimento (in school dropout) bb I g
'autosvalutazione radicale. A Napoli esiste un
termine: “sfastirio” “
g g ”
periferia di Napoli. “ ” g b alle aree geograficamente
collocate con fini della metropoli, essa infatti ha le caratteristiche del ghetto.
g g g b “ g
” , g
bb . b g g
b ; g
b I
, ma la negligenza dell'istituzione autorizza gli abitanti del ghetto ad
accaparr b g
riscuotono consenso proponendo le loro alternative forme di benessere.
g g interiorizzazione b g
, impara che chi cresce in un luogo brutto, sporco e povero merita degrado, ignoranza e

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miseria. In questa situazione contestuale, molti adolescenti sono destinati a ripetere copioni familiari
dis g
g bb b
evolutivo, se non fallisse ormai per una percentuale troppo alta. La metodologia, ispirate ai principi di
psicologia culturale e psicoanalisi, si fonda sul principio dell'articolazione fra sociale e psichico, sul
principio della significanza, sul principio della reciprocità. Gli strumenti utilizzati sono: cura delle
relazioni, integrazione fra saperi formali e informali, utilizzo sistematico di dispositivi riflessivi,
monitoraggio e ricerca, formazione riprogettazione continua. D b
sostenere la crescita e il benessere degli adolescenti che manifestano dei segni di demotivazione
scolastica e di disagio. Se da un lato MdS può essere definita una “comunità di pratiche” i cui membri
mettono in atto un continuo processo di condivisione, negoziazione e progettazione e le attività dei
loro significati, essa si connota anche come una “comunità riflessiva” Tuttavia, solo una parte dei
processi di riflessività può svolgersi durante le pratiche educative: è necessario sospendere
periodicamente l'azione per ripensarsi in relazione negli scambi comunicativi con gli altri. Il gruppo,
mettendo al centro proprio la relazione e la parola soggettività e l'interdiscorsività, consente a
ciascuno di usare la psiche dell'altro per arrivare a riaprire dentro di sé ciò che non era ancora
disponibile e può configurarsi come garante temporaneo in situazioni di incertezza e difficoltà.

Secondo Balint nella relazione di cura il medico è il farmaco più potente ma non riceve adeguata
formazione psicologica; l'esperienza, il buon senso e la buona volontà non bastano ad evitare che il
suo lavoro diventi inefficace; egli ha bisogno di osservare sé stesso, il paziente e la relazione
sospendendo la pratica clinica all'interno di uno spazio gruppale. Il gruppo di Balint si configura come
un mezzo per Il gruppo di MdS è costituita con le diverse figure professionali che
condividono lo stesso progetto educativo e si riuniscono settimanalmente per due ore e mezza sotto la
guida di un conduttore. Il gruppo impara a tollerare il dispiacere di non riuscire a capire e di non
sapere che cosa fare. Solo lentamente nel gruppo prende forma un pensiero comune e creativo.

5. Disagio scolastico e disagio nella civilità


I maestri di strada partecipano all'unità di classe, dando vita ad attività formative aggiuntive e
offrendo spazi di incontro educazione fuori come laboratorio teatrale e delle arti. Fra le varie scene a
cui hanno partecipato, in particolare colpisce l'aggressività del cinismo degli adulti nei confronti di
adolescenti dai quali si sentono in qualche modo minacciati. L'adulto sembra non sentirsi tutelato
dall'istituzione e dalla società: appare incerto della legittimità della sua posizione asimmetrica,
spaventato egli stesso dal futuro. Il nostro sistema educativo e istituzionale per decenni è stato
incardinato in una società edipica; la scuola si proponeva come luogo dell'autorità che fa avvenire il
pensiero al posto del corpo a corpo. Negli anni 60 ‘e 70 la contestazione ne ha disvelato gli aspetti
ipocriti, alienanti e conservatori. La scuola sta attraversando una crisi, in particolare sembra essere in
difficoltà rispetto a due obiettivi: la giustizia sociale e la promessa di un futuro migliore,
organizzatori fondamentali del processo di civilizzazione. Ciò che ha contribuito a desacralizzare la
scuola è il meccanismo secondo il quale le società anche se più istruite non diventano più giuste o
meno violente. Ma anche la cultura dell'educazione, che si trova alla base e dovrebbe fungere da
garante metasociale, vacilla pesantemente. Per garante metasociale, è un costrutto introdotto al
sociologo Touraine, si intende il sistema di rappresentazione costituito dall'insieme di narrazioni, miti,
ideologie, credenze che hanno la funzione di garantire la stabilità delle formazioni sociali e di dotarle
di una legittimità incontestabile. Ma quando i garanti metasociali si trasformano per effetto di
profondi cambiamenti storici, le società vivono fasi di gravi instabilità. Secondo Kaes, la crisi dei
garanti metasociali colpisce i garanti metapsichici, si su cui si appoggia e si struttura la psiche di ogni
soggetto. I garanti metapsichici sono costituiti da un insieme di contratti, patti e alleanze. Garanti
metasociali, pur non essendo degli assoluti, sono necessari: la loro fragilizzazione si riflette sul
funzionamento dei gruppi, delle famiglie, delle istituzioni e sulla sofferenza psichica dei singoli.
Fino a poco tempo fa, erano 4 i grandi Garanti su cui sorreggeva la civiltà: la Religione, la Legge, la
Civilità, la Scienza. La loro crisi ha generato un disorientamento nei singoli e nelle istituzioni, che

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hanno perso autostima e fiducia nei propri valori. Gli esseri umani contemporanei hanno dunque
garanzie culturali fragili contro l'angoscia e l'impresa educativa ha bisogno di nuovi garanti.

Tuttavia, se da un lato la società contemporanea non sembra essere in grado di dare adeguata
legittimità al ma il dato degli adulti professionisti dell'educazione, dall'altro e agli insegnanti che
continua ad essere delegato e lavoro gravoso di rispondere alla domanda di senso esistenziale e di
futuro degli adolescenti ed insieme il potere di valutarli e selezionarli. Nel frattempo, lo
“sdoganamento del narcisismo” g il bisogno di successo, rendendoli particolarmente
fragili di fronte a fallimenti e frustrazioni, che producono un acuto senso di vergogna. Alcuni
insegnanti sentono schiacciati da quel che percepiscono come un eccesso di responsabilità e dal
conseguente senso di impotenza, difendendosi dall'angoscia come possono, alcuni indossando corazze
di cinismo. Ecco emergere allora le fantasie di epurazione ed espulsione degli adolescenti. Per non
parlare dell'ansia del programma da svolgere, l'attaccamento ossessivo a saperi formali iper-
strutturati, la richiesta di un automatismo della risposta che non dà tempo per pensare. L'istituzione
mette in atto sistemi difensivi che esigono che i soggetti si allontanino dal mondo interno,
assottigliando spazi psichici e relazionali. Resta la via della costruzione di altre dimensioni collettive,
come le microgaranti, in grado di affrontare il disordine sociale e culturale della contemporaneità,
creando legami narrazioni comuni.

6. z ’ h
Fra i vari maestri di strada, ricordiamo Danilo dolci. Il pensiero pedagogico di Dolci non si poneva il
problema del metodo scientifico attraverso cui si impara, ma rifletteva sulle condizioni nelle quali si
impara. La sua attività, si esplica nel rendere le persone protagoniste dei propri destini, al di là di ogni
oppressione e di ogni parassitismo, sia interiore che esteriore. I
esserci, gli adulti devono esserci, se gli adolescenti devono aver vita e vigore.
“ ” gg

gg 'altro, amplificando il rischio psicosociale.

7. Ciascuno cresce solo se sognato


8. Profezie catastrofiche

I I g
g
la relazione con questo insieme di pensie I g
g
g g , di conseg
giovane si arrenda all'evidenza che non gli resta che il presente.
Ma cosa accade nel momento in cui la cultura adulta dipinge sistematicamente il futuro come
catastrofico, probabile, se non inevitabile, scenario di un mondo di disoccupazione, ingiustizia sociale,
competizione esasperata, progressivo decadimento dei meccanismi democratici della politica e
degrado ambientale? Essa commette un vero e proprio reato. Secondo Appadurai il
'etica de ; “ b b ” g
g “ g ” “ g g ”I
genere essi sono collegati alla crescita del capitalismo dell'azzardo, il qua
“ b ” g
g g g
equa distribuzione g g
, l'orientamento scolastico dei giovani è svolto informando secondo il
calcolo delle probabilità e mortificando la speranza. G
g , il loro futuro rimane inesplorato.
I g b

7
b gg b , dal momento che quando
saranno padri di famiglia svolgeranno un lavoro precari g
g ,
l'economia, la gestione del territorio ecc. La fiducia nel futuro consentirebbe all'adolescente di
assu . g bb g
. Se invece si
costituiscono come istituzioni deputate a portare ai giovani no g
g
g , allora questi avvertimenti possono essere considerati uno dei molteplici fattori di rischio che
inducono i giovani a eternizzare il presente e a sperare il meno possibile. Secondo gli economisti Boeri
I bb il paese che più sta agendo, contro i giovani. Nel nostro paese si
verifica una crescita smisurata del debito pubblico, una lunga stagione di pensioni molto generose,
nonostante il calo della fertilità e l'allungamento della vita, senza costruire infrastrutture e migliorare
la qualità dell'istruzione e di servizi.

9. Fra presente e futuro distopico


I letteratura distopica
g gg ,
mettendo in scena i nostri incubi collettivi. Si t g
g ;
g : rimanda ad una forma di masochismo
cultu g “ ”
mostra dove andremo a finire se non cambiamo drasticamente? Muzzioli opta per la seconda ipotesi
considerando la letteratura distopica q lla utopica; la distopia non propone
un lieto fine, anzi celebra il negativo ma al contempo opera un esorcismo.

La distopia e l'avvertimento di un esito che non essendo per il momento avvenuto, può essere
impedito. Questo aspetto morale, e in fondo più importante di quello profetico. Nelle distopie non ci
sono dunque eroi che salvano l'umanità: b “ ”
. effetto catartico della distopia non è scontato:
l g g é Muzzoli pensa che le scritture della catastrofe
abbiano anche una cifra egocentrica g é b g
di una crisi profonda, preferisce immaginare che sia tutto il mondo a perire piuttosto che il proprio
mondo.

Never let me go: crescere senza futuro


Romanzo di Kazuo Ishiguro (2005) raccon
g g g
futuro, destinati a non poter gg g b
g “ ”
b “ ”;
gg D
“ ” “ ” ; b
, ma terribile; i destini dei protagonisti sono predeterminati e
immodificabili. g
b g g b
con grande i : i cloni (che devono fornire pezzi di ricambio)
; b Ma il loro amore non
ha sufficiente forza rivoluzionaria. Non resta che amarsi nel qui ed ora. La perdita di Tommy non è solo
è Nel racconto di Kathy
; b ;
straziante con b g
I g ; g

8
g icamente evoluta ma crudele e disumana. Il
romanzo è di formazione bloccata. Nessun happy ending. di immaginare un destino di
donatori di organi, che costringe ad una morte oscena perché provocata scientificamente a vantaggio
di altri, ha cons “ ”
“ ” à g à
terrorismo, guerra.

The Circle: conoscere senza limiti


20 3 D Egg bb I C (T C )
illimitato alla conoscenza. g g , Mae Holland, la quale viene assunta
nel Cerchio dove non solo vengono portate avanti g g
b g
b tentemente
richiesto di interagire via web con i colleghi e di partecipare e condividere i propri interessi e la
propria vita con gli altri. Inizialmente il suo lavoro sembra quello di un call center operator: voi
migliaia di clienti le pongono domande ric b
g 'interno di un
sistema iper-competitivo; (
) b
g b
b
2 2
g . La privacy non esiste neppure per il
passato e ciascuno espone sé stesso per entrare a far parte del cerchio.

Ci sono dei rimandi ad Orwell g g


del Grande Pubblico in sostituzione della fiducia umana. Vi è inoltre il tentativo di raggiungere una
presunta conoscenza totale rifiutando ogni senso del limite. Secondo Meltzer, uno dei principali

comporta un facile e illimitato accesso alla conoscenza che è al contrario frutto di un processo faticoso
e doloroso b b g
dunque egli si aspetta che da grande saprà, come loro, tutt è ;è
fase di deidealizzazione e disillusione per incamminarsi verso un processo di costruzione della
conoscenza autentica.

Vi è un uso perverso della tecnologia che ha una ricaduta diretta sul desiderio e sulla sua
configurazione: quei bisogni e quei desideri che un tempo bisognava penare tanto per vedere
finalmente soddisfatti ed esauditi, Ebbene proprio essi sembrano a portata di realizzazione
immediata, quasi istantanea. In questo senso la tecnica diventa una scorciatoia formidabile. Sembra di
incanto abolito l'intervallo temporale tra il desiderio e la sua sempre incerta realizzazione. Nel
romanzo di Eggers accade anche che Mae, presa dal vortice della trasparenza ad ogni costo, assiste ad
una scena di sesso fra i suoi genitori assieme a milioni di spettatori: è un episodio significativo, che
segna una rottura definitiva tra una generazione della porta chiusa e una generazione voyeurista.
Scrive Thanopulos a margine di tragici eventi presenti di violazione della privacy: il voyeurismo
viaggia alla velocità della luce cancella spietatamente due sentimenti strettamente associati: il pudore
e la compassione. L'analista francese Pontails diceva che tra la stanza dei genitori e dei bambini ci deve
essere un corridoio, un luogo di passaggio e di gioco. Nel voyeurismo il corridoio, e con questo, il
sogno è il gioco si cancellano: guardare è un atto concreto. Smarrito il pudore non sogniamo, non
immaginiamo e non possiamo vedere veramente. Siamo ciechi e al tempo stesso non siamo visti. Il
sentirsi non visti può portare disperatamente ad esibirsi. Sapersi scrutati riduce la spontaneità, spinge
a chiudersi in casa, nel tentativo di difendere sempre più ferocemente quest'ultimo spazio privato.
Parte seconda- Scene dal futuro
La distopia fra paura e speranza
9
1. L q ’ ’ z
Della questione del futuro, si stanno occupando da qualche decennio sociologi, filosofi, antropologi,
oltre che psicologi e psicanalisti, e ovviamente artisti. Secondo il sociologo Morace il futuro
tempo esclusivamente umano “ g ” g gg
g
depressioni, eccesso di passato nelle melanconie, eccesso di futuro negli attacchi di panico. Nei
momenti di crisi economica il rapporto con il futuro diventa problematico, ma ogni crisi è
un'occasione per fare un passo indietro, porre nuove domande, produrre nuova conoscenza. Morace è
ottimista e credo che ci sia un avviati verso una modernità riflessiva che ci consentirà di accogliere e
gestire in attesa. .g
b a, analizza, inoltre, il legame fra precarizzazione del lavoro e
depersonalizzazione del tempo
gg gg g , lasciando implodere il futuro. Non rimane

.
g g arla di esclusione sociale

da essere sentito come una condanna a morte. Coloro che fanno sentire la loro voce per contestare
rest g g I
gg g 'angoscia nei confronti del
futuro immediato. Sembra di trovarsi dentro la premessa di un romanzo distopico
utopia ’ z g
non vengano insegnate loro delle sciocchezze, tenerli in classe senza prepararli a nulla non deve
essere confuso con l'ideale dell'educazione per tutti. è
categorico che non deve essere supportato da giustificazioni di profitto economico. Augè descrive
anche g ; si schiera dalla parte di coloro che, rispetto al
g “ ” è
I nvece è aperto al futuro; vivere a credito significa
prendersi dei rischi.

Appadurai invece, descrive la paura del futuro indotta dal potere, che suscita più l'ansia della
prevenzione che la voglia di un collettiva, provocando la corsa all'astrologia come al gioco
d'azzardo e alla statistica. L'antropologo ribadisce inoltre, che la capacità di avere aspirazioni e
distribuita in modo diseguale nella società contemporanea. La capacità di aspirare è vista come una
capacità culturale di navigazione nel futuro possibile.

La povertà e disuguaglianza materializzata: privazione materiale ma anche disperazione derivante


dalla mancanza di sicurezza e di dignità. I poveri sono esposti a grandi rischi e ad alti costi per
ottenere un benessere estremamente limitato. Non hanno accesso alle forme di esplorazione del
futuro, alle narrazioni che giustificano e alimentano i desideri e dunque la loro capacità progettuale è
limitata. Essi, tuttavia, sono in grado di cambiare le condizioni che limitano la loro capacità di
esercitare la protesta. L'utopia dell'antropologo dà speranza ai poveri, con l'obiettivo di realizzare una
democrazia profonda. L'autore propone di non partire dalla paura per il futuro, ma dalle idee di buona
vita a cui aspirare, beh abbandonando i calcoli probabilistici e coltivando un'etica della possibilità.

Anche Bruner ha dedicato tutta la sua opera ad una cultura dell'educazione in grado di produrre
autentica democrazia. Oppure Edgar Morin che propone la metamorfosi dell'educazione fondata su
una epistemologia della complessità. Paulo Freire impegnato nella ricerca nell'attività politica al
fianco degli oppressi. Per l'autore la mera speranza non è sufficiente è necessaria una speranza
critica. Pensare che la speranza da sola trasformi il mondo e agire mossi da tale ingenuità è eccellente
per cadere nella disperazione, nel pessimismo, nel fatalismo. In quanto necessità ontologica, la
speranza ha bisogno della pratica per divenire concretezza storica.
10
2. N ’ z
b b destinato ad incontrare il trauma
qualche modo protetto durante l'infanzia. Le nuove generazioni ricevono un' h
g
b g
trasformato e personalizzato. zz z h
z z . Tuttavia, accade che l'eredità contenga esiti di traumi in elaborati o di
lutti non fatti, segreti non detti. I contenuti psichici “indicibil ” nella prima generazione transitano
attraverso, al di là, oltre le generazioni e divengono “impensabili” g
, q
esperienze non mentalizzabili g g ,
, colpe inconfessabili. La trasmissione
psichica transgenerazionale non si inscrive così in una catena di senso e grava sulle spalle dei
discendenti: ciò che viene trasmesso non viene introiettato ma incistato nell'inconscio dell'altro,
g
così legate da una sofferenza ignota alla coscienza e capace di produrre sintomi.

Il transgenerazionale è considerato da molti autori strutturale nella psiche perché in qualche


misura segna sempre il fondo delle nostre origini. I suoi fantasmi emergono chiaramente le terapie
familiari, ma ha a che fare anche con le tragedie collettive. C'è differenza fra trauma individuale e
trauma collettivo. Il primo è un colpo inferto alla psiche che rompe le difese personali così
all'improvviso e con tale forza brutale da impedire una reazione efficace. Il secondo è un colpo al
tessuto della vita sociale che danneggia il legame che tiene le persone unite e scardina il senso di
comunità e il tu continuano ad esistere, ma il noi è danneggiato. La Shoah è uno scacco del
processo di civilizzazione, una frattura nella coscienza collettiva, espressione di una neo-creazione.
g Ig
II e alla III b à-fantasia non può essere utilizzata
per proteggersi. Sono continue le immagini intrusive della sofferenza dei genitori e dei nonni,
g g C g g è
“ ” “traumatizzazione vicaria”
ò b à

H g à g
à b
ò à
è b b ì
autonomica.

3. Crisi economiche e paura del futuro

g
nessuno: i singoli contribuiscono con loro sacrificio pulsionale
b gg g
dall'angoscia connessa a questo vissuto, anzi a volte richiedono inconsciamente di essere sostenuti da
loro. D g g
g
rallegrare i genitori (soprattutto i bambini) o a salvarli
Anche a scuola arrivano le ripercussioni del senso di catastrofe: maestri affermano che i bambini sono
tristi e deconcentrati. La devitalizzazione è uno dei problemi. La scuola non riesce a rendere
sufficientemente attraente l'avventura dell'apprendimento, che può diventare così angosciosa da

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mettere in moto difesa di tutti i tipi: regressive, per fermare il tempo e permanere in un'infanzia
intesa come epoca ideale; adultomorfiche, con picchi di fughe in avanti e diserzione scolastica.

4. Dall'utopia alla distopia


Nel corso dell'ultimo secolo la distopia ha finito per rimpiazzare del tutto l'utopia. Il termine distopia
deriva dal greco: il prefisso dys si oppone al prefisso positivo eu del termine utopia, che significa non
luogo, nell'accezione di Thomas More. Sebbene si supponga che il termine distopia sia stato presente
fin dalla coniazione del termine utopia, si sa che esso fu usato ufficialmente da John Stuart Mill in un
discorso per indicare un luogo immaginario in una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista.
Molte distopie letterarie hanno una comune origine, quella in cui la libertà diventa inevitabilmente per
l'uomo un peso insopportabile e solo un potere assoluto e autoritario è in grado di portare alla felicità.
Secondo Gatti le distopie riproducono molti tratti delle utopie, operando uno smascheramento
della loro implicita perversità. Il rapporto utopia-distopia è infatti molto complesso: se l'utopia
descrive una società senza nessuna connessione spazio-temporale con quella reale e totalmente
fondata sulla razionalità, la distopia muove dalle tendenze esistenti e le esamina nelle loro ultime
conseguenze; in entrambi i casi, tuttavia, gli autori sembrano invitare lettori alla progettazione di un
mondo migliore. Gli utopisti creano racconto di un viaggio avventuroso che conduce l'approdo dare
una terra sconosciuta. Gli scrittori di distopie presentano la loro costruzione tale come il risultato, di
strutture condizioni già esistenti nella società contemporanea: di conseguenza, la descrizione del
luogo induce i lettori a stabilire un rapporto di filiazione tra il mondo reale è quello rappresentato
dalla creazione letteraria. Tutto ciò affinché il lettore rifletta sulla necessità di mutare quegli elementi
del presente che se non fermati consegnerebbero l'umanità ad uno scenario infernale.

Le caratteristiche del genere sono ben sintetizzate da Cafuri, per la quale la letteratura distopica
descrive la proiezione nel futuro di un disagio o di un malessere. Alcuni critici distinguono fra
distopia sociale e distopia naturale: la prima parla di un luogo in cui la società opprime il singolo,
mentre nella seconda è la natura a tiranneggiare gli individui. Cafuri individua dei topoi che stanno
alle origini di gran parte della letteratura distopica: la critica l'utopia socialista, le tecniche di controllo
del potere amplificate dal progresso di scienza e tecnologia, il dibattito sulla natura bestiale o
sull'unità vittima del sopravvento delle macchine.

5. Un genere femminile?
La distopia è stata accusata di regressività, cioè di esaltazione acritica di valori del passato
contrapposti ad una modernità di per sé è corrotta, fondamentalmente per il suo “antimacchinismo”
Battaglia sottolinea la consanguineità simbolica tra la macchina e il sistema economico globale: la
macchina è metafora e simbolo dell'assolutismo della ragione, più precisamente della logica del
razionalismo individualista; incarna quindi uno spirito che, in quanto non umano, non è solo
distruttivo del corpo ma anche del senso e quindi la coscienza. Inoltre, la distopia alimenterebbe
l'attaccamento di una memoria ancestrale. La distopia è anche considerata un genere femminile,
non tanto perché effettivamente scritto numerose donne, quanto perché esprime una visione di vita
con valori considerati femminili ed usa un linguaggio emotivo. La distopia, secondo Lyotard, non è
teoria: il suo vero messaggio non è contenuto in ciò che dice ma più in come lo dice. Il vero
messaggio era distopia sta nelle emozioni che essa suscita nella psiche individuale e collettiva. La
distopia più autentica ha il potere di toccare le corde biologiche al fondo della coscienza collettiva: le
grandi distopie hanno il potere di rinvigorire l'istinto, vale a dire il potere di richiamare il passato in
modo da provocare un confronto inconscio uno scontro emotivo con il presente. La distopia parla
direttamente all'inconscio, amplifica l'effetto di partecipazione, favorendo i processi di identificazione
e di proiezione.

6. Il ritorno del limite


Molti sono i compiti evolutivi degli adolescenti, che rimandano direttamente ai temi delle distopie:
paura di non essere visti ma anche dello sguardo intrusivo degli altri; paura di non essere più se stessi

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ho paura di non essere all'altezza. La crisi del paterno inoltre porta in primo piano la questione del
limite ossia della capacità di accedere al proprio desiderio grazie alla legge imposta all'adulto. La
società ipermoderna ha difficoltà a trovare un punto di equilibrio fra libertà e limite, nelle
organizzazioni sociali, famiglie e scuole comprese. Le distopie mettono in scena mondi in quel limite
imposto da governi totalitari in nome di un meccanismo sociale perfetto che vale più dei singoli,
sacrifica i più deboli, spegni ogni forma di dissenso, impedisce la memoria storica, abolisce la
distinzione fra pubblico e privato, usa in maniera spregiudicata e perversa la scienza e la tecnologia.
Nella maggior parte dei romanzi storici contemporanei il limite entra violentemente nelle famiglie
destrutturando i legami e nei singoli impedendo le libere scelte e collocando ciascuno secondo le
necessità del sistema. Scrive Recalcati: caduta l’ paterna come punto di riferimento ideale,
saldo e inamovibile, l'uomo occidentale ricerca figure autoritarie capaci di offrire stabilità e identità.
Carenza del padre simbolico e affermazioni dei fondamentalismi esaltati sono due facce della
stessa medaglia. L'appello delle masse al padre folle dispotico, al padre della distruzione della guerra,
è un modo patologico per compensare la crisi sociale dell'immagine paterna. Dove manca la funzione
simbolica del padre, può apparire, la nostalgia per una legge forte. L'essenza del totalitarismo è infatti
la riabilitazione inconscia del potere folle di un padre primordiale.

7. Distopie per adulti: i classici.


g g .
Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley narra di un futuro caratterizzato dal trio g
g b b , ossia la formazione di uno
Stato M g , il progresso tecnologico regola la vita umana e
contemporaneamente abolis g b g
g b g
raccontata come fonte di ogni male, come pigione insufficientemente ste
b
g g g
.I
g -
g gg g
g T g
b 'uso di una droga chimica, il soma, in grado di provocare sensazioni piacevoli
attraverso l'evasione . Ci troviamo di fronte ad una preconizzazione della distopia
dell'efficienza. Ogni emozione, ogni sentimento sono banditi e gli uomini, ridotti a robot, vivono in
chiave di utopia un benessere che li rende schiavi del progresso.

1984. Uno d g ; il romanzo orwelliano divide il mondo in


g O ( g ) E E g
per mantenere tutti in uno stato di tensione emotiva costante. i prodotti del lavoro umano sono
g g g
la violenza e la paura sono gli unici sentimenti ammessi, banditi l'amore, l'amicizia e la tenerezza. Il
nucle b b g b
g gg 'altro.
b 'individuo fuori
controll b
g Og . Attraverso teleschermi installati in
ogni luogo abitato e sorvegliati dalla psicopolizia (p )
I b (
Partito a cui devono omologarsi i pensieri individuali) e la mutevolezza del passato.
Il Grande Frate g g , per
cui non ci possono essere cambiamenti che derivino dai suoi elementi costituenti; Orwell esaspera il

13
peggior male del secolo, la dittatura, estendendola anche alla mente. Egli unisce le sue delusioni in
quanto rivoluzionario tradito dal regime comunista, con i recenti ricordi sul nazismo con il quale le
torture inflitte dal partito hanno parecchie similitudini.

Distopie per adolescenti


I
g g b .

The Giver g g
C
crimine. Le persone sono educate e tutti appartengono a una famiglia solidale.
T ;
g g I , gli anziani abbinano i coniugi e assegnano loro dei figli
prima della nascita. Tutt b b
g , viene
scelto per essere il nuovo ricevitore, colui che detiene tutti i ricordi del
b g
, lesioni, guerra e morte. L'ex Ricevitore (l'omonimo Donatore)
spiega che la comu g

g che Gabe (un bambino


che la sua famiglia si sta prendendo cura) non venga "rilasciato" (ucciso). Jonas vuole donare tutti i
ricordi che possiede, nonostante gli avvertimenti del Datore che farlo potrebbe avere conseguenze
devastanti. Tema fondamentale in .

Hunger Games g C g
g g
ideato per il piacere b
vicende di tredici distretti uniti sotto il nome di Panem governati da un regime totalitario.
uesti distretti anni addietro si erano ribellati al controllo della capitale, Capitol C g
b g
g g H g , un reality show basato sulla lotta per la sopravvivenza.
Og g bb g gg g g
b g C C b
gg g
gg gg g g
rischio costante di essere estratti a sorte come tributi e dover competere in diretta tv dentro un'arena
nella quale si patisce la fame ed ogni
g b
b , oggetti e sesso.

Divergent g ; g T g
g . Mentre Tris mette alla prova i propri
limiti entrando a far parte della fazione Dauntless,
g gg I
g T are di
fermare.
I g g
dell'esclusione dei percorsi formativi e produttivi.

Prima della fine del mondo


Kaes osserva che la trasmissione psichica è sempre bidirezionale: la casualità storica non è solo
discendente ma anche ascendente. In tal senso si può parlare di un determinismo storico

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interattivo. Figli e nipoti sono eredi delle generazioni precedenti e sono anche in qualche modo
psichicamente al loro servizio. Colui che viene messo al mondo infatti scritto in un contratto basato sui
sogni realizzati di chi lo precede. Oggi che la vita media si è allungata, ciò permette ai vecchi di
assistere in parte a ciò che quell'eredità diventa nelle vite dei discendenti. Le riflessioni sul rapporto
fra generazioni sono entrate da qualche decennio anche nel diritto, sollevando il problema della
responsabilità intergenerazionale. Nella dichiarazione sulla responsabilità delle generazioni
presenti verso le generazioni future si afferma il forte legame fra responsabilità iter e
intragenerazionale e si dispongono: i presupposti per la tutela effettiva delle generazioni future; gli
oggetti della tutela come: vita della terra, ambiente, genoma umano, biodiversità; i valori da
perseguire in nome di un coloro che verranno. Il documento invita a prendere in considerazione le
possibili conseguenze di ogni atto presente di rilievo per la salute e l'esistenza stessa delle generazioni
future.

Si è ormai si è iniziato a discutere di una responsabilità verso le future generazioni ciò non sembra
dovuto a una questione ecologica, che ne è l'epifenomeno, ma ad una ben più profonda questione, che
concerne la forma dell'individuo contemporaneo: proprio la possibilità di rappresentarsi come storia,
come esperienza, consentirebbe di oltrepassare la dimensione puramente individuale che ci è
consueta. Sopravvivere consapevolmente nei lontani significa proiettare ciò che noi abbiamo voluto
essere, le nostre immagini nel futuro, il risultato nel nostro operare.

La tutela dei diritti delle generazioni future può anche richiedere sacrifici notevoli alla generazione
attuale. Tuttavia, è stato notato che più che i di diritti delle generazioni future si continua a parlare di
doveri delle generazioni presenti; il dovere di garantire la sopravvivenza dell'uomo e del pianeta ma
soprattutto di dover trasmettere condizioni di vita degne di essere vissute.

Una questione importante è quella della mancanza di un luogo pubblico per pensare il passato il
presente e il futuro: di uno spazio riconosciuto nel quale si possano elaborare e costruire risposte a
bisogni collettivi fondamentali. Oggi, lo spazio pubblico viene deciso dai grandi potentati
monopolistici e oligopolistici multinazionali, poteri trasversali aristocratici immersi che
annichiliscono ogni possibile condivisione dal basso. Da questo punto di vista il liberalismo ha fallito
nel suo compito storico di consolidare lo spazio pubblico. Il problema che quindi si fa strada negli
ultimi decenni è quello di lavorare alla concettualizzazione di uno spazio comune. Si tratterebbe di
istituire lo spazio dell'opinione pubblica come spazio di pensiero critico, controtendenza a quelle
derive aristocratiche che rappresentano la regola con la quale si organizza il potere a livello globale.
Non è tempo di utopie, ma sicuramente è tempo di speranza per ripensare creativamente il
futuro dell'umanità.

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