Sei sulla pagina 1di 19

lOMoARcPSD|8844004

Dispense-Potere - Riassunto Potere

Filosofia del Diritto (Università degli Studi di Salerno)

StuDocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo.


Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)
lOMoARcPSD|8844004

- PARTE PRIMA: POTERE E GIUSTIZIA

− CAP. I PLATONE: LA REPUBBLICA

Platone fonda l'indagine filosofica sull'ordine politico ideale (Idea). Il potere come “governo” deve collocarsi
e può essere legittimato all'interno di tale ricerca che pone in rapporto antropologia e ​politia​, anima e
comunità. In una città ordinata e unita il governo del ben in comune deve essere esercitato dai “Custodi”,
cioè cittadini con natura filosofica, complessa e politica, sganciata dal particolare con capacità di guida. Per
difendere una città ci vuole “thymos”(ardore, animo). Doti necessarie magnanimi con gli amici, duri con i
nemici.
“Mito della caverna” nesso tra politica e filosofia, potere e sapere. Coloro che non hanno conosciuto la
verità, cioè il Bene per sé e in sé, sono come prigionieri rinchiusi e incatenati in una caverna fin da piccoli,
impossibilitati a vedere fuori. Alle loro spalle si manifestano le immagini di coloro che sono liberi alla luce
del sole, ma ESSI NE VEDRANNO SOLTANTO LE OMBRE riflesse sulle pareti della caverna (condizione
degli uomini immersi nel mondo dell' apparenza. Se uno di essi fosse liberato nel guardare la luce del sole ne
sarebbe interdetto e mal fidante, fino a che pian piano riuscirebbe con sofferenza ad abituarsi al mondo
superiore se tornasse indietro troverebbe difficoltà ad adattarsi. Addirittura gli altri prigione resterebbero
all'interno della caverna, con il loro mondo familiare e ucciderebbe chiunque abbia conusciuto la verità, e si
ostina ad amarla, condizione questa del filo-sofo, schiavo liberato.
Una città deve essere condotta da coloro che non desiderano il potere, animato dalla filosofia, quindi potere
concepito come obbligo, mentre filosofia altro dal potere che ne rende possibile l'esercizio. Il potere e
dominio personale a discapito degli altri è ombra, frutto dell'ignoranza.

Guardiano:filosofo,animoso,veloce e vigoroso. Lo stato in cui chi deve governare non ne ha il minimo


desiderio è per forza amministrato benissimo.

− CAP. II ARISTOTELE: POLITICA

Potere come fatto naturale, come l'ordine politico. La comunità polita “polis” è una società naturale posta
inlinea continua con le altre comunità piu' ristrette (la famiglia, stirpe e villaggio. Tutte sono caratterizzate da
naturali rapporti di dominio. Il tutto è prioritario rispetto alle parti e la polis ne è la sintesi, inteso pero' come
ordine politico plurale. La polis non è altro che la socievolezza tra gli uomini, essendo quest'ultimi dotati di
linguaggio, in grado di discernere il giusto dall'ingiusto e comunicarlo agli altri.l'individuo non può vivere
impoliticamente, ovvero separato dagli altri. Chiu si sottrae alla naturale politica eccede la propria natura
divenendo una belva. L'uomo è perfetto se realizza il prprio scopo seguendo la giustizia, è pericoloso se si
orienta all'ingiustizia. Pertanto il principio ordinatore della polis è il diritto in quanto determina ciò che è
giusto.
Il potere politico sta nel fatto che si esercita sugli altri. La virtu' di chi esercita il potere si chiama
“phonesis”, e consiste nela capacità di discernere, secondo equilibrio e misura, dalle circostanze concrete in
vista dell'azione politica. La costituzione (politeia) è l'ordinamento (taxis) delle varie magistrature di uno
stato: della città e delle autorità e del potere supremo, il quale si identifica con il governo, che è a sua volta
la costituzione stessa, esercitato da uno solo, pochi o molto costituendo tre forme di governo: regno,
aristicrazia, politeià. La democrazia è una degenerazione del governo costituzionale in senso equilibrato
basato sul mesòtes (misura) L'appartenenza ad una polis il cui fine è la vita in comune implica rigidi criteri di
esclusione: solo maschi liberi, adulti e non stranieri.Aristotele è autore della distinzione tra governo degli
uomini e delle leggi.. Ogni forma di gov. e rispetta le leggi è equilibrata. La legge “nomos” è costituita da
ordine e misura, quindi i governanti devono essere guardiani della legge, a cui loro sono sottoposti. La
prudenza è la vera virtu' di chi comanda.

− CAP. III MARCO TULLIO CICERONE: DE RE PUBLICA

L' “autoctaris” è un deposito di senso radicato nella tradizione e una fonte permanente di legittimità, che
avvalora le decisioni e fornisce autorevolezza a tutto ciò che si inscrive nel suo ambito, nel contesto di u

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

ordine etico oggettivo §(di cui lo ius è la trama). A Roma per eccellanza era quella del Senato , che implicava
saggezza, virtu' e custodia del passato, mentre la “potestas” era della magistrature popolari. Divenne attributo
degli uomini valorosi, illustri e con l'impero al principe e al papa con la Chiesa. Cicerone delinea il quadro
della costituzione mista della res publica romana fondata sul valore morale dell'auctoritas. In questo contesot
il potere sconnesso dal contesto etico-istituzionale, mera coazione e forza decisionistica è impensabile perchè
deficitario di legittimazione.L'ordine non viene creato dal potere, ma è l'autorità che si inscrive nell'ordine
.Per questo sono poiticamente portatori di danno gli eccessi di ogni forma di governo che sostituiscono
l'auctoritas e al suo equilibrio il puro potere,Tra le forme di costituzione il migliore secondo il Cicerone è il
monarchico. Ma ancor di piu' una fusione tra i tre tipi con un'autorità suprema regale che assegnasse agli
ottimati il posto che gli spette e al popoli interventi decisionali. Equilibrio nella distribuzione dei poteri.

− CAP. IV PAOLO DI TARSO: LETTERA AI ROMANI

Nella lettera ai romani di Paolo si trova la fonte e il nucleo originario della teologia politica cristiana. Sia nel
caso della concezione dell'autorità e obbedienza che segnerà il mondo cristiano, sia per il nesso tra autorità e
trascendenza, all'interno di un piano divino dell'ordine. L’idea che non si dia autorità che non provenga da
Dioe quindi essa è in un qualche modo sempre giustificata, connessione tra autorità e Dio riconoscendo la
distinzione tra potere mondano e verità divina. L'autorità è prevista dall'ordine divino, garantendo uno spazio
di autonomia. L'autorità se non perseguita chi ha fede in Dio e rispetta l'oridine dello spirito non né deve
essere un problema. Al contrario, l'obbedienza agli obblighi montani che essa legittimamente stabilisce è una
virtu' e un dovere. Ogni autorità politica si trova aperta verso l'alto ovvero verso l'idea paolina di
trascendenza (limite al potere ma contestualmente sua sacralizzazione), Non vi è potere se non da Dio. Chi si
oppone al potere, contesta l'ordine divino e chi lo contesta riceverà una condanna.

- LETTERE AI TESSALONICESI

Qui la visione di San Paolo è volta a dare orine all'attesa apocalittica ed escatologica, rafforzzando la fiducia
nela salvezza della comunità , ma sottolinando la concreteza dei doveri dei cristiani nel mondo.L'avvento del
Regon di Dio è un'irruzione, e cio' non deve distogliere ad una vitasociale ordinata. Nelconfronto tra il
Signore e il male il potere politico assume un ruolo ambivalente: da un lato è necessario per ostacolare le
tenebre nel mondo, ma contemporaneamente è certo che il tempo della politica non sarà mai quello della
salvezza. Il potere ha il compito di frenare il caos.

− CAP. V AGOSTINO D'IPPONA: LA CITTA' DI DIO

Il termine ​trascendenza​, antitetico al concetto di ​immanenza​, deriva dal l​ atino​ (​ ​"trans"​ +


​ ​"ascendere"​ =​ salire al di là) e indica
​ t​ eologia​ i​ l carattere di una realtà concepita come ulteriore, "al di là" rispetto a questo mondo, al quale pertanto si
in ​filosofia​ e
contrappone secondo una ​visione dualistica​.

Agostino pensa la complicazione di bene e male, potere e trascendenza nella condizione mondana
dell'umanità, esposta al peccato e al potere, ma in movimento verso la città di Dio. L'ordine divino è partito
da due Città quella celeste e quella terrena. L'amor (cioè passione desiderante) è la base di entrambe: nella
prima nasce dall' amore per Dio e dalla negazione di sé; nella seconda nasce dall'amore per sé, un
attaccamento alla propria isolata particolarità che conduce al disprezzo per Dio, crede di bastare a sé stessa
ed è dominata dalla passione del potere. Nella città celeste, animata dalla caritas vi è reciprocità chi è a capo
provvede chi è subordinato adempie. Ma queste due città sono intrecciate in questo mondo e tali rimarranno
fino al giorno del Giudizio, quando le due città si divideranno. L'origine della città terrena ha portato ad un
fraticidio, tra Caino e Abele. L'ostilità è anche tra gli stessi della città terrena, tra quelli della città terrena e
celeste e seb non perfettamente buoni anche tra quelli della città celeste. La vera libertà è la bontà, anche se
si è assoggettati, mentre chi è cattivo, anche se comanda circondato da onori, è schiavo di tanti padroni di
quanti sono i suoi vizi. Per Agostino il potere non è mai un bene in se stesso, ma solo se è giusto.Il potere
politico di per sé se inteso come mera organizzazione finalizzata alla spartizione dei beni è alla pari di un

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

organizzazione criminale. L'unico criterio che distingue un imperatore da un pirata per la sua maggiore
potenza è il bene interiore l' “ordo amoris” che puo' abitare in ogni uomo.
− PARTE SECONDA: LA GENESI DEL POTERE MODERNO

− CAP. VI THOMAS HOBBES: LEVIATANO

Concetto moderno di potere, inteso come sovranità, volontà suprema e indisponibile non naturale, ma
istituita artificialmente. Esso rappresenta una necessità umana. Gli uomini sono destinata al potere sia nel
senso di esserne oggetto, si di detenerlo sia di esserne al contempo la fonte e la ragion d'essere.La condizione
naturale dell'umanità assegna ad ogni uomo un potere, nel senso di forza originaria che fa si che ogni uomo
sia titolare di un diritto su tutte le cose (ius in omnia).Il potere naturale è strumentale e accrescitivo. Poiché
ogni uomo è originariamente è uguale ad un altro per forza da tale diritto-potere senza limite deriva la
possibilità del conflitto estremo e insicurezza permanente. Puo' succedere che un uomo ceda il proprio potere
originario ad una persona che incameri l'intero potere di tutti i contraenti. Ogni uomo quindi è autore del
potere politico, cioè la fonte di autorizzazione delle sue azioni. Una volta istituito l'attore sovrano è
insidacabile “rappresentando” l'unità politica dello stato. Il potere sovrano è “potestas” legittima in quanto in
grado di ottenere sufficiente e duratura obbedienza. Senza di esso gli uomini non sopravviverebbero e non
sarebbero neppure uomini.

**********
Nozioni

IL POTERE, IL PREGIO, LA DIGNITA', L'ONORE E LA CAPACITA'

Il potere di un uomo consiste nei mezzi di cui dispone al presente per ottenenere un apparente bene futuro ed
è originario o strumentale.
Il potere naturale consiste nell'eminenza della facoltà del corpo e della mente (forza, bellezza, eloquenza,....)
possedute in grado straordinario.
Il potere strumentale acquisito attraverso questi ultimi o per fortuna diventano mezzi per acquisirne degli
altri. La natura del potere infatti va aumentando man mano che avanza.
Il maggior potere umano è dato dai poteri dei maggior numero di uomini, riuniti per loro consneso in
un'unica persona, tipo lo Stato.

E' potere:

− la ricchezza unita alla liberalità:


− la fama di potere che porta con sé l'adesione di chi ha bisogno di protezione;
− la fama di amare il prorpio Paese,
− la qualità che faccia amare o temere una persona;
− il successo, che genera fama di saggessa o fortuna procurando timore o fiducia agli altri;
− l'affabilità perchè spinge ad amarle;
− la reputazione di prudenza;
− la nobiltà, negli stati con privilegi;
− l'eloquenza perchè fa sembrare prudenti;
− la bellezza, essendo promessa di bene raccomanda gli uomini a favore delle donne ;
− le scienza, in quanto riconoscibili da pochi;
− le arti di uso pubblico, come la fortificazione, la produzione di mezzi per la guerra, sono evidenti al
popolo, è ne evidente l'artefice,
− il valore o pregio di una persona che coincide con il uo prezzo e cioè con quanto si sarebbe disposti
a dare per l'uso delv suo potere (condottiero, giudice...);

Il prezzo è dato dagli altri “compratori” e non dai “venditori”.

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

Onorare: valutazione alta di una persona


Disonorare: valutazione bassa di una persona (inteso al prezzo che ciascuno attribuisce a se stesso).

CAUSE, GENERAZIONE E DEFINIZIONE DI “STATO”

La causa finale o il fine del disegno degli uomini (che per natura amano la libertà e il dominio sugli altri),
nell'introdurre quella restrizione nel vivere negli stati, è la previdente preoccupazione della propria
conservazione e di una vita piu' soddisfatta, ciò a dire nel trarsi fuori dalla condizione naturale di guerra
(effetto necessario delle passioni degli uomini), quando non ci sia alcun potere che li assoggetti
all'osservanza di patti e leggi naturali (giustizia, equità,misericordia,moderazione). Infatti quest'ultime sono
contrarie alle passioni naturali, e se no ci sarà alcun potere che ci garantirà la sicurezza, allora ognuno
agirà per propria forza legittimamente per premunirsi contro tutti gli altri.
Se potessimo supporre una grande quantità di uomini che si sottopongono al rispetto della giustizia e delle
altre leggi della natura, senza un potere che li tenesse in soggezione, potremmo immaginare che ciò
potrebbe accadere per tutta l'umanità, conseguenza del quale non ci sarebbe bisogno di un governo o stat,
poiché ci sarebbe pace senza sottomissione.
L'unico modo di erigere un “potere” comune che sia in grado di difendere gli uomini dall'aggressione degli
stranieri e dai torti reciproci è nell'affidare tutto il potere, mediante un patto reciproco, in un'unica persona
o un'assemblea di persone. Fatto ciò la moltitudine cosi' unita in un'unica persona si chiama STATO, in
latino CIVITAS. E' questa la generazione di quel grande LEVIATANO, o dio mortale, al quale dobbiamo
sotto il Dio Immortale, la nostra pace e difesa.(Sovrano è colui con il potere sovrano, Suddito l'altro). Il
raggiungimento del potere sovrano si ha in due modi: il primo è la forza naturale di un uomo di
sottomettere gli altri; il secondo è quando degli uomini decidono di sottomettersi ad un altro uomo, in grado
di assicurargli pace e sicurezza, in questo caso si uno stato “politico” o per “istituzione”, mentre per il
primo caso è detto Stato di “acquisizione”.

I DIRITTI DEI SOVRANI PER ISTITUZIONE

Stato istituito quando gli uomini di una moltitudine concordano e stipulano, ciascuno singolarmente con
l'altro che qualunque sia l'uomo o l'assemblea i quale saranno il loro rappresentante, autorizzando di fatto
tutte le azioni come se fossero propri affinchè possano vivere in pace e protetti.
1- coloro che hanno già istituito uno Stato, essendo perciò vincolati da un patto a riconoscere come proprie
le azioni di un uomo, non possono senza il suo permesso stipularne un altro;
2 -è manifesto che colui che diventa sovrano no faccia preventivamente alcun patto con i sudditi, poiché o
dovrebbe farlo con tutti, o tanti patti singolarmente;
3- Se la maggioranza ha scelto un sovrano, chi prima dissentiva o deve sottostare alle regole;
4- poiché le azioni del sovrano sono autori tutti i sudditi, egli non farà mai torti, al massimo iniquità. Chi si
lamenta delle azioni del sovrano si lamenta di ciò che egli stesso è autore.
5-Per quanto precede nessun sovrano puo' essere messo a morte o punito dai suoi sudditi.
6-inerisce alla sovranità l'essere giudice delle opinioni possano essere favorevoli o avverse alla pace.
Partendo dal concetto che le opinioni fanno le azioni degli uomini, il buon governo di quest'ultime crea un
buon governo di azioni. Pertanto spetta al sovrano di essere giudice o istituire i giudici delle opinioni, al fine
di garantire la pace.
7-Spetta alla sovranità il dirittto di prescrive regole per l'uso dei beni (proprietà) e azioni. Leggi civili.
8-inerisce al sovrano la risoluzione delle controversie.
9- inerisce al sovrano il potere di fare o meno la guerra con gli altri Stati e di conseguenza imporre tributi in
denaro ai sudditi per coprire le spese;
10-inerisce la scelta dei consiglieri, magistrati, ministri ai lui sono devoluti i mezzi.
11- inerisce il potere di ricompensare o punire i suoi sudditi medianti leggi già promulgate o non.
Infine appartiene al sovrano dare titoli d'onore, fissare l'ordine della posizione sociale e il rango che ognuno
deve occupare. Questi diritti sono non trasmissibili e inseparabili.

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

− CAP. VII JOHN LOCKE: SECONDO TRATTATO SUL GOVERNO 1632-1704

Elabora una concezione liberale del potere, in quanto in una società civile esso non puo' essere arbitrario e
deve esprimere il consenso dei cittadini. Il potere ha una funzione essenzialmente arbitrale. Lo stato di natura
è già una condizione sociale basata sull'uguale libertà di ognuno. Ma se un individuo volesse rompere tale
asimmetria ciò indurrebbe ad un conflitto e solo istituendo la società politica , ovvero un giudice comune
dotato di autorità de ne uscirebbe. In difesa della “proprietà” (vita, libertà e beni). Il potere della società
civile è pertanto sanzionatorio, volto a punire la gli attentati alla società. Le regole sono fissate dalle leggi
“condivise”.Il potere legislativo è il supremo potere dello stato che assicura la legittimità delle decisioni
politiche l'ottemperanza al patto sociale.

*****************
Nozioni

Stato di natura: quando gli uomini vivono insieme secondo ragion, senza un sovrano, col potere di
giudicarsi fra loro.
Stato di guerra: uso della forza su altrui senza un comune sovrano
Potere legislativo ed esecutivo della società civile: consiste nel giudicare sulla base di stabili leggi in che
misura vadano puniti i reati all'interno di uno Stato.

Potere legislativo:
1- deve governare in base a leggi promulgate e determinate valide per tutti;
2-tali leggi sono intese al bene del popolo;
3-non deve imporre tasse sulla proprietà senza il consenso del popolo;
4- non deve e non puo' trasferire il potere di legiferare

Potere esecutivo: esecuzione delle leggi civili della società nel suo interno
Potere federativo: cura la sicurezza della società all'esterno

- CAP. VIII NICCOLO' MACCHIAVELLI: IL PRINCIPE 1469-1527

Pensa la politica in senso agonistico e pertanto analizza il poter. Gli Stati sono caratterizzati da un fattore
fondamentale e discriminante: l'imperio sugli uomini. Le forme di tale sono quello repubblicano e il
principato. Quest'ultimo possono essere basati sulla continuità dinastica o sull'acquisizione dell'arte delle
armi in forza della virtu' o del caso (principato nuovo). Normalmente gli uomini sono soventi al
cambiamento, ma la conquista di un nuovo principato porta da un lato ostilità verso i nuovi sudditi, dall'altro
presso gli alleati del principe perchè difficilmente si riusciranno a ricompensare come loro vorrebbero.Chi
vuole stabilire un nuovo ordine avrà sempre maggiori difficoltà politiche, da un lato nemici che traggono
vantaggio dal vecchio ordine, dall'altro per il tiepido appoggio da chi auspica ad un cambiamento. Tale
dabolezza nel sostegno nasce da un lato dalla difficoltà di legittimare il nuovo di cui non hanno esperienza e
dall'altra la paura dei conservatori che hanno dalla loro parte il vecchio. Deciso è la capacità degli innovatori
di forzare, imporre il cambiamento o se debbano dipendere dagli altri, il paradosso di una innovazione
politica in funzione di un ordien politico ancora non esistente.

− CAP. IX BARUCH SPINOZA: TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO 1632-1677

Concepisce il potere come potenza permanente della natura, al di fuori di ogni teologia politica. Egli sviluppa
un'altra ​linea della modernità ​ricollegandosi per certi aspetti alla visione di Macchiavelli. “Passioni e
immaginazione” costituiscono i moventi della natura umana. Paura e speranza, passioni temporali,
immaginatorie, e anticipatorie svolgono un ruolo importante nella sfera collettiva,, i cui meccanismi sono
initimamente politici in quanto consentono di ottenere l'impegno all'obbedienza in vista di un bene futuro,

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

cosi' come per evitare un male, si dilazionano il soddisfacimento alimentando le aspettative e di investire di
un plusvalore la potenza collettiva che se non sottratta agli inganni del potere attraverso una razionalità
imminente della natura puo' condurre alla servitu'.
Il diritto alla natura è identico alla sua potenza, pari a quella di Dio. La potenza universale è data dalla
somma di quella di tutti gli uomini, perciò ciascuno ha il diritto a tutto ciò che è in suo potere, esistere, a
conservarsi nel proprio stato e ad agire cosi' come la natura determina.Nonostante in timore ed ignoranza
l'uomo ha il diritto di conservarsi e vivere, ciò spiega l'istinto che li conduce spesso verso l'uso della forza e
cupidigia.Il sottrarsi dai timori e paure attraverso il mutuo soccorso, si uniscono convenendo di seguire
regole razionali comuni.Il trasferimento della potenza individuale alla società instaura la “democrazia” e ha
pieno diritto su tutto ciò che è in suo potere (potenza naturale collettiva, ordine civile civitas), una potenza
comune vincolante. Il governo “democratico” è il piu' naturale e libero, in esso non si dà alienazione al diritto
naturale individualistico, in quanto non viene trasferito del tutto, da non essere poi piu' consultato.

***************
Nozioni

Schiavo: colui che è tenuto ad obbedire agli ordini del padrone in vista dell'utilità di quest'ulitmo;

Suddito: colui che fa per ordine della suprema autorità ciò che è utile alla comunità e quindi anche a lui
stesso;

Figlio: colui che compie per l'imposizione dei genitori ciò che è utile a se stesso.

- PARTE TERZA: POTERE E RAGIONE

− CAP. X IMMANUEL KANT: METAFISICA DEI COSTUMI 1724-1804

Kant inquadra la nozione di “potere” nell'ambito della sua idea dello Stato di diritto, cioè l'unione di un
raggruppamento di uomini sotto leggi giuridiche. Potere legislativo e volontà unificata del popolo tendono a
coincidere. Vi è un nesso tra sovranità e legalità: la manifestazione di sovranità per eccellenza è la
legislazione, sia perchè la volontà del popolo vuole a sua garanzia regole fissate universalmente nella
legge.Ad ognuno viene restituita la libertà a cui (con il contratto) ha rinunciato im forma legale-artificiale.
Nesso potere-obbedienza viene razionalizzato e riconosciuto strutturalmente. Il reggitore (sottoposto alle
leggi) dello stato (direttori) è investito dal potere esecutivo indipendente da quello legislativo (che non puo'
giudicare), con il quale istituisce con i suoi comandi (ordinanze, decreti) i magistrati e i funzionari superiori
ai quali spetta l'amministrazione dello Stato0p.Nè il potere legislativo, né quello di governo possono
giudicare cosa sia “diritto”. Il popolo giudica da sé attraverso la scleta dei asuoi rappresentanti. La decisione
)sentenza)= è un atto particolare della giustizia pubblica emesso da un amministratore dello Stato (giudice).
Limitare un potere attraverso l'autorizzazione di un potere parziale e non attraverso meccanismi istituzionali
distinzione dei poteri e principi di legalità), significa giustificare l'eversione al vecchio ordine e la creazione
di uno nuovo, o distruggere la nozione stessa di ordine giuridico.

********************
Nozioni

Ogni Stato contiene in se 3 poteri: potere sovrano, (il legislatore), potere esecutivo (governo); potere
giudiziario (che assegna ad ognuno il suo secondo le leggi, nella persona del giudice).
Tutti e 3 i poteri costituiscono le dignità politiche. Esse mettono in nesso il sovrano universale (popolo) con i
sudditi (embri del popolo) e colui che comanda con chi obbedisce.
L'atto col quale si il popolo costituisce un uno Stato si chiama “contratto originario” secondo il quale io
singoli rinunciano alla propria libertà per riprenderla una volta di ventati membri di una collettività, quale
Stato.

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

Il potere legislativo può spettare soltanto alla volontà collettiva del popolo.

Attributi dei cittadini dello Stato: libertà legale, cioè di obbedire alla legge a cui si è dato consenso;
uguaglianza civile, cioè non riconoscere altro superiore nel popolo; indipendenza civile: dovere la propria
esistenza non all'arbitrio di qualsiasi altro membro, bensi' ai propri diritti e alle proprie forze come membro
di un corpo comune (chi dev'essere comandato o protetto da altri individui non possiede indipendenza civile)
(ne deriva la personalità civile ove vieta che gli altri prendano il nostro posto nelle questioni giuridiche.

Membro “attivo” e “passivo” nello Stato.

Un governo che fosse nello stesso tempo legislatore sarebbe dispotico, in opposizione a quello patriottico,
inteso come nazionale cioè considera i sudditi membri di una stessa famiglia e li tratta come membri dello
stesso Stato secondo leggi emanate dalla propria indipendenza.

- CAP. XI JEAN JACQUES ROUSSEAU: IL CONTRATTO SOCIALE 1712-1778

Elabora un concetta democratico di potere. L'unico potere leggittimo è quello che esprime la volontà
generale.La sovranità deve essere inalienabile e indivisibile. La volontà generale è è volontà razionale che
mira all'interesse comune e non la sommatoria di di volontà particolari.Nello stato ognuno dev'essere libero
di maturare il proprio convincimento. L'assolutezza politica della volontà generale implica reciprocità tra
conservazione della vita e disponibilità a sacrificarla. Una volta realizzato il patto sociale nessuno è piu'
giudice della propria pericolosità, ma lo è la collettività.

*******************
Nozioni

LA SOVRANITA’ E’ INALIENABILE

La sovranità è l'esercizio della volontà generale, la quale è sempre retta e tende all'utilità pubblica. Per
avere l'espressione di volontà generale è necessario che nello Stato non vi sia nessuna società parziale.
Nello stato di natura, dove tutto è comine io non devo niente a coloro a cui non ho promesso niente; in uno
stato civile, non è cosi' dove tutti i diritti sono fissati dalla legge.

L'oggetto della legge è sempre generale, cioè la legge considera i sudditi come un corpo collettivo e le azioni
come astratte.ogni funzione che si riferisca ad un oggetto individuale non appartiene al potere legislativo.

E' Repubblica ogni Stato retto da leggi, qualunque sia la sua forma di amministrazione (per essere legittimo
non occorre che il governo si confonda con il corpo sovrano, ma che ne sia il ministro, quindi
paradossalmente anche la monarchia stessa è repubblica..) perchè solo allora governa l'interesse pubblico.

​- CAP. XII GEORG W. F. HEGEL: LINEAMENTI DI FILOSOFIA DEL DIRITTO 1770-1831

Hegel costruisce filosoficamente la nozione di sovranità dello Stato. L'istituzionalizzazione del potere non
deve intaccare la sua politicità e primato. Lo stato politico si articola in tre poteri distinti ma non
contrapposti: legislativo (stabilire l'universale), governativo (indirizzare le sfere della società civile
nell'universale integrando gli individui) e il potere del principe nell' unificare i diversi poteri raccolti ad unità
individuale (culmine della monarchia costituzionale). Il potere del principe contiene dentro di sé i 3 momenti
della totalità: l'universalità della costituzione e leggi, la deliberazione come riferimento al particolare
dell'universale e il momento della decisione, ovvero autodeterminazione. Il potere sovrano è individuo e

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

rappresenta l'identità collettiva di un popolo, in nozione positiva, ma diventa distruttiva se vista come
autorità ultima e piu' alta, strutturalmente sottratta agli interessi particolari (le particolari funzioni e attività
dello stato sono considerate ad ad esso prprie e congiunte agli individui, dai quali vengono praticate secondo
le loro qualità universali e oggettive, ma non legate alla proprietà privata).
Il lato oggettivo del potere sovrano è il governo e l'amministrazione statale che predispongono i contenuti dei
provvedimenti, e ne portano la responsabilità.

***************
Nozioni

La sovranità, dapprima soltanto il pensiero universale di questa idealità, esiste soltanto come la soggettività
certa di se stessa e come l'autodeterminazione astratta.
Il monarca è da intendere come l'individuo astratto ad ogni altro contenuto e individuo destinato alla dignità
del monarca in modo naturale.

I due momenti: la ​particolarità ​del monarca: individui e uffici deliberanti supremi portano al monarca il
contenuto di affari di stato o determinazioni legali. La scelta di questi individui rientra nell'arbitrio del
monarca. Per quanto riguarda l'aspetto ​oggettivo della decisione può competere ad una deliberazione
distinta dal monarca, ne deriva che tali deliberanti sono responsabili, ma la peculiare maestà del sovrano
come estrema soggettività decidente è innalzata al di sopra di ogni responsabilità di governo.
Il terzo momento del potere del principe concerne l'universale in sé per sé, ​soggettivo nella sua “coscienza
morale” e ​oggettivo​ “nell'intero della costituzione e delle leggi”.

− PARTE QUARTA: IL POTERE COME COSTANTE DELLA POLITICA

− CAP. XIII GAETANO MOSCA: ELEMENTI DI SCIENZA POLITICA 1858-1941

La sua analisi ha gettato le fondamenta alla fondazione della scienza politica come sapere descrittivo e
apparentemente avalatutativo. Tutte le società sono caratterizzate da un dato di fatto: la distinzione tra
governanti e governati. Per i primi, gruppo sempre meno numeroso, adempie a tutte le funzioni politiche,
monopolizza il potere e ne trae vantaggi, per i secondi lavorano per i primi e ne sono diretti. Anche il vertice
supremo del potere, come il capo dello stato ha bisogno di una classe dirigente che faccia eseguire i suoi
comandi e lo sostenga.Per mosca la reale costituzione del potere è sempre il risultato della situazione
concreta della classe politica, presente in ogni regime e che ne condiziona il funzionamento.La forza della
classe politiche è nonostante un gruppo di minoranza rispetto alla massa, un gruppo organizzato.

Nozioni

Predominio di una classe dirigente in tutte le società

In tutte le socità da quelle mediocri a quelle avanza esistono due classi di persone: i governanti e i
governati. Due fatti politici: il primo consiste nella constatazione che in ogni organismo politico vi è sempre
una persona a capo della gerarchia di tutta la classe politica.A volte possono essere anche due o tre
persone. Il secondo di concretizza nel fatto che le pressioni provenienti da una massa insoddisfatta potrebbe
arrecare una certa influenza sull'indirizzo della classe politica. Nel caso in cui il malcontante delle masse
fosse tanto forte da detronizzare la classe dirigente, dovrebbe trovarsi in seno delle masse, una minoranza
organizzata che all'ufficio di detta classe dirigente adempisse. Altrimenti qualunque organizzazione o
compagine sociale sarebbe distrutta.

− TEORICA DEI GOVERNI E GOVERNO PARLAMENTARE

Ogni classe politica giustifica il proprio potere attraverso principi, occultando il mero fatto del comando e

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

forza. Tali principi costituiscono la “formula della politica”: essa svolge un ruolo rilevante corrispondendo ad
un bisogno profondo della natura umana, quello di obbedire a a qualcosa di astratto e universale, che sembri
conferire al potere un valore superiore. Abbiamo 2 tipi di formule politiche: quelle che rinviano alla
trascendenza (il credere che ogni potestà venga dal sovrano, il quale a sua volta l'ha ricevuta da Dio) e quelle
che si volgono alla ragione (far derivare ogni lettimo potere dalla volontà popolare). Mosca coglie come la
società moderna sita erodendo le prime forme, ma altrattanto in nome della ragione come talvolta si puo'
abdicare ad esse, con conseguenza di formule politiche irrazionali.

− CAP. XIII MAX WEBER: ECONOMIA E SOCIETA' 1864-1920

Rende conto dei modelli di ordine che caratterizzano la storia politica dell'Occidente evidenziando la
peculiarità della razionalizzazione nell'organizzazione politica-giuridica proprio della modernità. Il potere è
la capacità di ottenere obbedienza. Il potere per la sua continuità ha bisogno di fondamenti giuridici, che ne
costituiscono la legittimità sia presso i governati che i governanti. Vi sono 3 tipi puri di potere legittimo:
potere legale-razionale (burocratico) cioè che opera secondo procedure stabilite, è impersonale, certo,
prevedibile, arbitrario delimitato entro compiti ben definiti. Potere essenzialmente amministrativo
caratterizza lo Stato moderno che l'Impresa. E' organizzato secondo una gerarchia funzionale, competenza,
tecnica. Da ciò razionalità “scopoconforme” strutturata secondo regole generali. Il potere tradizionale si
fonda sulla credenza del suo carattere sacro. Continuità, durata, valore del passato, saggezza ereditata de
costituiscono i punti fermi. Il rapporto del potere è quello tra sovrano e servitori. I conflitti non vengono
risolti attraverso regole, ma attraverso criteri di equità e opportunità concreta. Avendo un carattere
patriarcale, esso escluda competenze tecniche e rispetto delle procedure, in quanto nel carattere patriarcale
chi esegue i comandi si trova in una posizione di fedeltà. Il potere carismatico si basa sulla capacità di un
capo di suscitare un'inedita e intensa adesione alla propria figura. L'identificazione politica è immediata e
sensa eguali per forza distruttrice. L'autorità carismatica è una delle grandi potenze rivoluzionarie della
storia. Ma venuto meno la continuità del suo carisma, il suo potere potrebbe crollare in quanto non basato su
strutture stabili (tradizionali o legali).

Nozioni

I TRE TIPI PURI DEL POTERE LEGITTIMO

potere legale: il gruppo di potere è eletto o nominato; esso e tutte le sue parti sono “imprese”. L'organo di
autorità è un'impresa eteronoma ed eterocefala. L'apparato amministrativo è costituito dai “funzionari”
nominati da chi detiene il potere; coloro che prestano obbedienza sono i membri del gruppo sociale.
(cittadini). Si obbedisce non alla persona bensi' alla regola statuita, ove quest'ultima decide a chi e a che
cosa bisogna obbedire. Anche colui che comanda obbedisce ad una regola (legge). Il tipo di colui che
comanda è quello del “superiore” e il suo potere è legittimità mediante regole statuite; il tipo del
funzionario è quello di essere dotato di “preparazione specializzata”; la “disciplina di esercizio” è il
fondamento del funzionamento tecnico.
Potere tradizionale: il gruppo di potere è una comunità, il tipo di colui che comanda è il “sovrano”, coloro
che prestano obbedienza “sudditi” e l'apparato amministrativo è costituito dai “servitori” vincolati
personalmente, o da parenti e amici personali (favoriti) o da individuib legati da un legame di fedeltà
personale (vassalli e principi tributari).
Potere carismatico: i tipi piu' puri sono quelli del profeta, eroi guerrieri e demagoghi. Il gruppo di potere è
l'associazione nella comunità o nel seguito. Il tipo di colui che comanda è il “duce”, di colui che obbedisce
“il discepolo”. L'apparato amministrativo è scelto sulla base del carisma e della dedizione personale. In una
lotta tra due leader carismatici vince colui che otterrà “fiducia” dalla comunità.
− PARTE QUINTA: POTERE E VIOLENZA

− CAP. XV FRIEDERICH NIETZSCHE: UMANO, TROPPO UMANO 1844-1900

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

Il potere si basa sulla convinzione, nell'esistenza di una forza da servire. La mass cerca la manifestazione,
anche in forma apparente, di una volontà potente, perchè non la possiede. Ammira e sostiene nel potere una
compensazione alla propria debolezza.Il potere “istituzionale” serba intrinsecamente una logica dipotere,
l'opacità della politica come fatto strutturale adempie al bisogno di credenza di chi vuol essere ingannato,
offrendo alla massa la seduzione di cui è in cerca. La popolarità di chi aspira alla massa è fatta di banalità ed
esaltazione. Il potente deve sembrare superiore ma nello stesso tempo assomigliare alla massa, in modo da
non farla sentire inferiore, poiché se si riesce a non far provare vergogna per la propria mediocrità, allora si
verrà sostenuti. Da ciò il potere deve mostrare il peggio di sé per conservarsi. Lo Stato è tutore di una massa
incapace. Per questo la religione compensa quel senso di privazione, paura e sfiducia nell'individuo, inoltre
cela i difetti della politica, in quando la massa rinvia alla volontà divine la radice delle difficoltà, cosi' come
la necessità di obbedire. La religione disciplina in modo capilare le anime sugellando la legittimità del
potere. Ma con lo Stato “democratico” in cui non vi è un “sopra e un “sotto” la religione diventa un fatto
privato, creando poi di fatto opposizione tra irreligiosità e ostilità verso la cosa pubblica. Lo Stato cosi'
diventerà desacralizzato, come oggetto di conquista, dove il cambio di persone impedirà la lunga durata della
politica e leggi non saranno credibili. Sarà il “privato” ad incorporare lo Stato fagocitandone anche gli affari
pubblici.La conseguenza di un'idea democratica sarà la morte dello Stato, legato alla liberazione dell'uomo
privato. Nascerà una nuova forza organizzatrice, che soppianterà lo Stato.

Nozioni

Governo assoluto e di tutela e accurata conservazione della religione vanno necessariamente insieme.
Stato democratico: la disposizione degli uomini ancora mossa da sentimenti religiosi, che prima adoravano
lo Stato, ora si trasforma in una disposizione ostile allo stato: prenderanno di mira i provvedimenti del
governo, cercando di bloccarli, e getteranno il partito contrario, quello irreligioso, per l'ardore della sua
oppposizione, in un entusiasmo quasi fanatico per lo Stato, in quanto coloro che ora si trovano privi della
religione riempiranno quel vuoto con la devozione allo Stato.
L'interesse del governo tutore e della religione vanno di pari passo, sichhè quest'ultima viene scossa allora
traballeranno anche le basi dello Stato. La democrazia moderna è la forma storica della “decadenza dello
Stato”.

− CAP. XVI SIGMUD FREUD: TOTEM E TABU' 1856-1939

Freud riconduce alle pulsioni originarie il fenomeno del potere, attraverso l'analisi delle dinamiche psichiche
dei gruppi umani “primitivi”. Nell'orda primitiva il capo branco tiene per sé tutte le femmine scacciandone i
figli a qualsiasi contatto. Il gruppo dei fratelli scacciati, uguali nella loro privazione, è dominato dalla stessa
ambivalenza verso il padre che caratterizza il bambino in virtu' del complesso di Edipo. Padre odiato in
quanto ostacolo di un desiderio e amato e ammirato perchè rappresenta l'oggetto di identificazione. Desiderio
di potere paterno. Per realizzarlo, gli stessi uccidono il padre divorandolo, appropriandosi e spartendosi il
potere (pasto totemico). Il pasto totemico è forse la prima “festa” dell'umanità che segnò l'inizio delle
organizzazioni sociali, le restrizioni morali e la religione. Il padre reale viene sostituito dall'animale-totem,
patto inconscio con un padre “fittizio” che adempie ai desideri infantili di cura e neutralizza la violenza
eversive: questa è la matrice del potere politico da cui trae la sua vera forza. Ma la sostituzione dei figli al
padre, lascia il suo ricordo ancora piu' forte, che induce i figli ad obbedire retrospettivamente al potere del
padre, inducendosi degli obblighi. L'animale totemico diviene inuccidibile, mentre le donne benchè
disponibili diventano interdette anche per evitere una guerra tutti contro tutti distruttiva della nuova
organizzazione, in quanto il desiderio sessuale non unisce i maschi ma li divide. Il sistema totemistico
diviene un patto con il padre di cui da un lato quest'ultimo concedeva tutto ciò che la fantasia infantile
potesse aspettarsi, dall'altro si onorava la sua vita, ossia a non ripetere l'uccisione del padre reale. I fratelli
cosi' si garantiscono una vita facendo in modo di non ripetere la fine del padre. Da questi 2 tabu' del
totemismo nasce la moralità ovvero la normatività dell'uomo. L'unico modo per sopperire agli esiti
dell'eliminazione della forza schiacciante del padre è ripeterla verticalmente. Dal racconto freudiano si
ricavano dei concetti che analizzano i regimi politici di massa: 1. dall'origine non non ci si libera mai del

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

tutto, 2. la genesi delle organizzaizoni sociali non è razionale, trasparente, 3. il potere è un fatto simbolico
che si nutre di identificazioni che a sua volta genera, 4. la vita collettiva è dominata da violenza e senso di
colpa, desiderio ed espiazione, 5. l'ambivalenza è il tratto originario dell'uomo e spiega per tanti aspetti il
potere politico e la sua ineliminabilità.

Nozioni

totemismo: considerato il primo tentativo di una religione dato dal tabu' di non uccidere, ma proteggere la
vita dell'animale totemico.

− CAP. XVII WALTER BENJAMIN: PER LA CRITICA DELLA VIOLENZA 1892-1940

Decostruisce le nozioni di potere e di diritto riconducendole alla loro origine, “la violenza”. Essa è un mezzo
per stabilire e garantire diritto. Nella misura in cui garantisce tali scopi è potere. Se non è in grado di
garantirli, diviene perseguibile da altra potenza capace di porsi come potere giuridico. Il diritto per B. è
asimmetrico e ambivalente (non reciprocità e regolarità). Si sa che il diritto è regolatore dei conflitti e il suo
fine sia la pace sociale. Ma non è pacifico: pacifica perché serba violenza cercando di istituzionalizzarla. B.
nota come una soluzione di un conflitto priva di violenza, non produce un contratto giuridico, perché esso
richiede sia un origine, sia un risultato che prevede l’esercizio della violenza in forma di potere. Il potere è il
convertitore necessario tra diritto e violenza, luogo-limite dove le due sfere hanno incontro, passando l’una
nell’altra. Creare diritto vuol dire creare potere, in tanto è manifestazione di violenza . Il vero fine della
violenza come mezzo è la garanzia di ciò che diventa quando produce diritto, cioè potere. Il potere che è il
luogo della rappresentazione simbolica della violenza. La critica della violenza è per B. una filosofia della
storia della violenza, ovvero storia umana (tout court), dalla quale attinge alle sorgenti della violenza
“divina” che sola può arrestare il corso di quella “mitica” , ovvero l’eterno racconto del potere.

Nozioni

Se la violenza non è presente immediatamente nel contratto, come creatrice di diritto, viè tuttavia
“rappresentata”, in quanto il “potere” che garantisce il contratto è a sua volta di origine violenta.

Giustizia è il principio di ogni autorità divina, potere di quello mitico

A lungo andare una violenza conservatrice indebolisce, attraverso la repressione delle forze ostili, la
violenza creatrice in essa rappresentata, fino al momento in cui nuove forze , prendono il sopravvento sulla
violenza che aveva posto il diritto, fondando cosi’ un nuovo diritto destinato a decadere.

La violenza divina è la violenza che governa, riprovevole della violenza mitica.

− CAP. XVIII ELIAS CANETTI: MASSA E POTERE 1905-1994

Il potere nella sua piu’ intima essenza è potere omicida che gli uomini onorano e desiderano. Il potere ha
qualcosa in piu’ della forza. È la possibilità ha il potere di “giocare” con chi vi è soggetto, di farlo credere
libero dal potere, di concedere illusoriamente spazi di movimento, ciò rappresenta la massima manifestazione
del potere, perchè si conferma una presa di potere anche quando sembra che sia sospeso o distante. Il potere
vive nella coscienza dell’impossibilità di sottrarsi ad esso una volta entrati nella sua orbita. Il primo scopo
della violenza del potere è ribadire se stesso. Gli uomini sono pronti a sopportare dal potere, purchè questo si
imponga con giustizia e segretezza. Il comando collegato alla minaccia di morte , si è addomesticato nella
vita sociale, a seguito di corruzione instaurata tra chi comanda e la sudditanza, in virtu’ del quale chi
comanda assicura il nutrimento. Questo non ne elimina il nesso originario con la morte, e produce una sorta
di abitudine alla prigionia.

Nozioni

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

- FORZA E POTERE

Quando la forza dura a lungo diviene potere, ma nell’istante piu’ acuto diverrà nuovamente pura forza. Il
potere è piu’ generale e ampio della forza. È peculiare del potere una certa amplificazione: piu’ spazio e
piu’ tempo.

- POTERE E VELOCITA’

Si può definire concentrazione del “segreto”: il rapporto fra il numero di coloro che esso colpisce e il
numero di chi lo custodisce. È facile comprendere che i nostri moderni segreti tecnici sono i piu’ contrati e
pericolosi, in quanto pochi li conoscono e possono impiegare, ma allo stesso tempo colpiscono tutti.

- LA DOMESTICAZIONE DEL COMANDO

Da comando di fuga ad addomesticamento, data dalla stretta relazione tra garanzia di nutrimento e
comando. Ma nel comando resta la “minaccia” a cui fanno riscontro esplicite sanzioni per la disobbedienza,
fino ad arrivare alla piu’ severa: la morte.

− PARTE SESTA: IL POTERE “POLEMICO”

− CAP. XIX LENIN: STATO E RIVOLUZIONE 1870-1924

Concetto di potere rivoluzionario. Lo Stato in quanto tale è l’organizzazione della violenza per reprimere una
classe. Lo stato della borghesia reprime il proletariato. Il poletariato, protagonista del modo di produzione
capitalistico, è la classe rivoluzionaria, in grado di guidare tutti i lavoratori e sfruttati essa ha bisogno dello
Stato per reprimere la resistenza degli sfruttatori. Sta ad esso quindi impossessarsi dello Sato è sopprimere la
borghesia. Lo stato viene considerato da L. uno strumento di rivoluzione, lo riduce ad un mero apparato
tecnico-amm.vo, mentre la legittimità e l’energia politica si spostano sul piano sociale. Ha creato
contraddizioni, a seguito dell’affermazione del capitalismo, che solo il proletariato potrà sciogliere. Il
processo rivoluzionario presuppone consapevolezza e capacità di organizzazione del partito Comunista.
Questo invertito senso di marcia non cambierà il dominio politico, ma sarà tale da eliminare lo sfruttamento.
Siamo di fronte ad un potere monista e militare, la dittatura del proletariato, che diviene vera “totalizzazione”
del potere.

Nozioni

La dottrina della lotta di classe di Marx applicata allo Stato e alla rivoluzione socialista porta a riconoscere
il dominio politico del proletariato, trasformato in classe dominante, capace di raccogliere per un nuovo
regime economico tutte le masse lavoratrici e sfruttate e altrettanto saperle dirigere. La dittatura di una sola
classe è necessaria per ogni società classista. Gli stati borghesi sono una “dittatura della borghesia”, il
passaggio da borghesia a comunismo porterà alla “dittatura del proletariato”.
− CAP. XX CARL SCHIMITT: TEOLOGIA POLITICA 1888-1985

Il potere è sovranità, ovvero decisione sullo stato di eccezione. Nella ricostruzione genealogica del potere
sovrano, è l’effettiva capacità di un soggetto qualsiasi di rispondere ad una sfida concreta. Tale soggetto deve
stabilire l’esistenza dello stato di eccezione, ovvero avere la forza di interpretare e politicizzare una
determinata situazione del tipo di sfida estrema. Stabilire in che modo lo stato di eccezione debba essere
risolto. Il potere sovrano è tale perché pacifica, stabilisce una situazione normale e di giuridicità minima, che
è premessa della normatività. Nesso strutturale tra potere e teologia, nel senso che la forma dell’uno ripete
quella dell’altro. S. rintraccia il rapporto teologico-politico nel moderno. La teologia politica è la matrice
costitutiva dell’ordine moderno, che puo’ fare tabula rasa delle pretese di verità foriere di guerre, solo
replicando la verticalità della trascendenza sul piano puramente politico.

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

Nozioni

(wikipedia)
Da alcuni punti di vista lo stato di eccezione si contrappone allo ​stato di diritto,​ perché si configura come
una situazione in cui il diritto è sospeso. D'altro canto esso tende a situarsi in una posizione intermedia tra
lo ​stato di natura​ e lo stato di diritto, assumendo un aspetto pre-giuridico.
Lo ​Stato d'eccezione anche noto come "Stato totale per energia", si contrappone allo Stato totale per
debolezza a cui ​Carl Schmitt faceva riferimento come ​Stato creato dal compromesso liberal-democratico,
ritenuto incapace di decisione politica, di sovranità, pur occupandosi di ogni ambito della società. Lo Stato
d'eccezione si configura come soggetto politico che deve avere e pretendere per sé il controllo totale di ogni
ambito della società (Stato che Schmitt vedrà realizzato nel ​Terzo Reich​).

(tratto dal libro…)

Il sovrano decide sul fatto se sussista il caso estremo di emergenza, quanto sul fatto di che cosa bisogna fare
per risolverlo. Egli sta al di fuori dell’ordinamento giuridico vigente ma tuttavia appartiene ad esso in
quanto a lui tocca la competenza di di decidere se la costituzione in toto debba essere sospesa.
Bodin dice il principe è vincolato nei confronti dei ceti o popolo solo finchè tale promessa coincide con
l’interesse del popolo, ma che egli non è piu’ vincolato se la necessità è urgente.
Ci si chiede chi decida intorno alle competenze non regolate dalla costituzione, allorchè l’ordinamento non
da risposta in merito alle competenze.
L’esistenza dello stato dimostra un’indubbia superiorità sulla norma giuridica. La sua decisione si rende
libera da ogni vincolo normativo, nel caso d’eccezione lo stato sospende il diritto, in virtu’ di un diritto di
autoconservazione..
L’”eccezione” è ciò che non è riconducibile, si sottrae all’ipotesi generale, ma nello stesso tempo rende
palese un elemento formale giuridico: la decisione.
La sovranità statale non dev’essere definita giuridicamente come monopolio della sanzione o potere, ma
della decisione. Il caso d’eccezione rende palese l’esistenza di un’autorità statale. Qui la decisione si
distingue dalla norma giuridica è l’autorità dimostra di non aver bisogno del diritto per creare diritto.

- PARTE SETTIMA: POTERE E GIURIDIFICAZIONE

− CAP. XXI HANS KELSEN: TEORIA GENERALE DEL DIRITTO E DELLO STATO 1881-1973

Concepisce il potere come giuridico. Stato e ordinamento giuridico si identificano. Il diritto è organizzazione
della forza, in quanto la sua politicità è la forza coattiva necessaria a far si che il diritto pretenda obbedienza.
Il potere come fatto politico e sociale prevede uno stabile rapporto tra sovra e sotto-ordinazione, finalizzato
alla pacificazione e durata di un ordinamento. Il corrispettivo di un potere è sempre un obbligo sociale. Non è
altro che un riconoscimento da parte di uomini di quegli strumenti di coercizione come le norme,
contribuendo alla loro efficacia. Esso è capacità di esecuzione del diritto su base giuridica: in quanto autorità
esso è sempre una volontà e agire autorizzato da norme, poste a loro volta da altri organi dotati di
autorizzazione normativa.

Nozioni

- Lo stato come società “politicamente “ organizzata.

Lo stato è definito come una società politicamente organizzata. Essendo la società un’”organizzazione”, si
definisce stato un’organizzazione politica. Un’organizzazione è un ordinamento (coercitivo). Lo stato è
un’organizzazione politica in quanto ordinamento che regola l’uso della forza, monopolizzandola. ​Lo stato è
una società politicamente organizzata perché è una comunità costituita da un ordinamento coercitivo che

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

è il diritto.
O anche perché lo stato ha o è potere, che sta dietro al diritto, che impone diritto. Il potere in senso sociale o
politico implica un rapporto sulla base di un ordinamento, in virtu’ del quale l’uno sia autorizzato a
comandare e l’altro ad obbedire. Il potere sociale è possibile in una organizzazione sociale, nella mani di
piu’ individui.
Il potere politico è l’efficacia dell’ordinamento coercitivo , riconosciuto quale diritto.

- Il problema dello stato come problema di imputazione

Lo Stato è un punto comune, nel quale sono proiettate varie azioni umane. Gli individui le cui azioni sono
imputate allo stato, sono designati come “organi” dello stato. Non tutti ne sono capaci, e solo poche azioni
dei capaci sono atti dello stato. Viene imputata allo stato un’azione umana solo quando essa corrisponde in
maniera specifica all’ordinamento giuridico, normativo, cioè giuridico. E cioè è un’azione umana in quanto
è un’esecuzione dell’ordinamento giuridico, e cioè atti coercitivi disposti come sanzioni dallo stesso
ordinamento g. gli atti dello stato sono anche quelli che creano l’ordinamento giuridico, non solo quelli
esecutivi, ma anche legislativi.
Azione umana come azione di un organo dello stato o organo del diritto.

- LA DOTTRINA PURA DEL DIRITTO

Un ordinamento giuridico è tale perché pacifica, non implica alcun giudizio di valore relativo alla giustizia.
Kelsen ritiene che il criterio per individuare il diritto valido, non possa essere una visione soggettiva di
giustizia. Un ordinamento coercitivo può essere considerato ingiusto, ma se è durevolmente efficace, allora è
giuridico.

- JURGEN HABERMAS: FATTI E NORME 1929 –

Il potere politico viene previsto dal diritto, in quanto mezzo necessario alla positivizzazione delle norme e
alla produzione dell’effettività. Il potere politico possa esplicarsi durevolmente solo in forme giuridiche e
istituzionali. Lo stato democratico di diritto si legittima in un procedimento normativo riconoscibile come
accettabile dai consociati nella sfera pubblica. L’esercizio civico dell’autonomia politica diventa parte
integrante della legittimità del potere e deve essere incorporato nello stato. Il potere politico poggia sulla
propria possibilità di minaccia e nello stesso tempo è autorizzato da diritto legittimo. Hobbes diceva che lo
stato è un contratto sul potere, in base al quale il sovrano assume funzioni legislative. Per Habermas sono il
diritto e il potere comunicativo a nascere cooriginariamente. Per fare in modo che le risorse di giustiza
post-sacrali e post-tradizionali inaridiscano, c’è bisogno sempre di un potere comunicativo in grado di
rinvigorire l’ordinamento istituzionale.

Nozioni

La prassi civica dell’autodeterminazione trova forme diverse di istituzionalizzazione: essa diventai


costituirsi informale dell’opinione pubblica, la partecipazione alle delibere, l’impegno politico ai partiti,
elezioni, e cosi’ via. Una sovranità popolare che s’intreccia al potere organizzato dello Stato. Quando lo
stato di diritto è concepito nella teoria discorsiva, la sovranità popolare si ritira in circuiti comunicativi,
quali fori e corpi legislativi. Solo cosi’ in questa forma anonima il potere della sovranità popolare puo’
vincolare il potere dello stato alla volontà dei cittadini. Nello stato di diritto democratico vi è un potere
comunicativo e uno amministrativo.
Mentre prima il diritto pretendeva validità normativa, ora il potere sta comunque alla volontà politica come
strumento per perseguire finalità collettive, per questo considerando il diritto dal punto di vista empirico
spesso diventa quella forma di cui il potere politico si serve.
Rapporto attualità/validità, prendendo in esame il fatto del sovrano che si accolla le funzioni legislative e
agisce canalizzato dalle leggi. Cio’ fa entrare direttamente in contatto la “attualità” di un naturalistico

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

potere di comando, con la struttura di leggi che concedono ai sudditi la libertà di azione.
Nella realtà moderna quel complesso diritto/politica poggia su premesse che risulterebbero compromesse se
il potere politico non potesse legittimarsi alla luce di d’un diritto intrinsecamente legittimo.
Autonomia politica: della teoria discorsiva. Secondo il quale non si puo’ produrre diritto legittimo senza la
libertà comunicativa dei cittadini. Una sorta di potere comunicativo che si ha quando gli uomini agiscono
assieme. Secondo questo modello diritto e potere comunicativo nascono insieme.

− PARTE OTTAVA: OLTRE IL POTERE MODERNO

− CAP. XXIII HANNAH ARENDYT: VITA ACTIVA 1906-1975

Revoca in dubbio l’immagine moderna del potere come forza legittima, cui contrappone l’idea di spazio
spazio pubblico per l’azione in comune. Il potere è possibilità di agire di concerto, esposizione pubblica al
giudizio e attualizzazione di relazioni non subdole. Preservando la sfera pubblica e lo spazio dell’apparenza,
è la linfa vitale dell’artificio umano. Il potere è “polis”, non sovranità. La sfera pubblica è sempre potenziale
in quanto dipende dalla capacità dei cittadini di condividere azioni e discorsi, essa deve essere continuamente
riattivata per far si che vi sia legame politico tra gli uomini, ovvero potere comune. La perdita di tali risorse
vitali causa l’inaridimento delle comunità politiche. Contro la concezione del potere come controllo ed
effetto di “stati di eccezione”, esso per Arendt non è uno strumento come la violenza che si può custodire, e
utilizzare in casi di emergenza. Esso è plurale costitutivamente, trovando il suo limite nell’esistenza di altre
persone. Perciò se diviso e limitato, non diminuisce, anzi il gioco reciproco di potere incrementa la
possibilità di generare potere comune. La violenza puo’ distruggere questo, ciò spiega come la tirannia è una
combinazione di forza e mancanza di potere, condannando all’impotenza i soggetti della vita pubblica.

Nozioni

- IL POTERE E LO SPAZIO DELL’APPARENZA

Lo spazio dell’apparenza si forma ovunque gli uomini (si raccolgono insieme potenzialmente) condividono le
modalità di un discorso e di un’azione, anticipando ogni costituzione formale della sfera pubblica e delle
varie forme di governo, in cui la sfera pubblica è organizzata. La sua peculiarità è scomparire con la
scomparsa degli uomini o delle loro attività. La caduta delle civiltà è data da questa peculiarità della sfera
pubblica, che è fondata nell’analisi dell’azione e del discorso. Il potere per essere vivo è realizzato solo dove
parole e azioni si sostengono a vicenda, con l’intento di rivelare realtà, crearne di nuoce e stabilire
relazioni. Il potere è ciò che mantiene in vita la sfera pubblica, lo spazio potenziale dell’apparire fra gli
uomini che agiscono e parlano. Il potere è sempre un potere potenziale, misurabile e indubbia come la forza.
Mentre quest’ultima risulta come virtu’ individuale, il potere scaturisce fra gli uomini quando agiscono
assieme, ma svanisca appena si disperdono. Quindi un gruppo di uomini relativamente piccolo può
dominare un vasto popolo. Il solo fattore materiale che interessa la generazione e la durata del potere è il
vivere assieme delle persone. Una volta generato potere, ciò che tiene unite le persone è lo stesso potere, in
quanto isolandosi si diviene impotenti. L’unica limitaizone cdel potere è l’esistenza di altre persone, in
quanto esso corrisponde alla condizione di pluralità, può essere anche diviso ma non diminuisce. La forza al
contrario è indivisibile, ma in questo caso il gioco della pluralità può sovvertire quella che è la forza del
singolo. L’onnipotenza implica la distruzione della pluralità. La sola alternativa al potere è la forza, che si
ottiene attraverso la costrizione fisica, ma essa nonn sostituirà ma il potere. Tale tipolgia rispecchia la
tirannia che condanna sia i governanti che i governati.
Montesquie comprese che la caratteristica dominante della tirannia fosse il suo isolamento, del tiranno dai
suoi sudditi e tra i sudditi stessi, essa contraddiceva la condizione umana di pluralità, dell’agire e parlare
insieme, quale condizione di tutte le forma di organizzazione politica. La tirannia impedisce potere.
Montesquie assegna una posizione alla “tirannia” nelle forme politiche, dicendo che è incapace di
sviluppare abbastanza potere da rimanere nello spazio dell’apparenza, la sfera pubblica; anzi sviluppa i

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

germi della propria distruzione da quando inizia a esistere.


Se i sudditi vengono lasciati nel loro isolamento dalla tirannia, probabilmente tra questi vi sarà una
fioritura. La violenza distrugge il potere piu’ facilmente di quanto possa fare la forza, la forza è l’unica a
tenere testa alla violenza che non al potere. La stessa forza può essere distrutta solo dal potere.

- CHE COS’E’ L’AUTORITA’?

Il crollo di tutte le autorità politiche tradizionali (stato, partiti, istituzioni), ha aperto la strada nel Novecento
ai regimi totalitari, risposta all’ansia determinata dalla perdita di punti di riferimento “legittimi”. L’autorità
esige sempre obbedienza, ma si rifuge dalla coercizione, in quanto indice di fallimento. Ha consenso senza
produrlo. Implica una gerarchia dove ognuno, chi comanda e chi obbedisce occupa il suo posto. La perdita
dell’autorità segnala il rischio dell’oblio.

Nozioni

L’ascesa dei movimenti politici tendenti ad abolire il sistema dei partiti e la nascita dei regimi totalitari
hanno avuto come sfondo il crollo di tutte le autorità tradizionali. Il totalitarismo sia nei movimenti politici,
che nei regimi, traesse maggior vantaggio da un clima politico-sociale di scarso prestigio del sistema
partitico e di rifiuto dell’autorità statale. La crisi ha anche invaso i settori della pedagogia e istruzione, nei
qual il’autorità era stata sempre accettata come una necessità naturale e politica di assicurare la
permanenza di una civiltà, intesa quale unica guida per le nuove nascite. Su tale teoria si sono formati
anche i modelli dei regimi autoritari, ma nel tempo hanno perso plausibilità.
Per definire l’ “autorità” bisogna distinguerla sia dalla coercizione che dalla persuasione. Un aspetto risale
a Platone: egli introduceva l’autorità negli affari pubblici nella polis (persuasione), quanto in quella di
trattare gli affari esteri (forza e violenza). Storicamente la fine dell’autorità non è che la fase finale di un
processo evolutivo che da secoli minava la religione e la tradizione, che fra esse è la piu’ stabile. Partendo
dal concetto di tradizione posso dire ce la sua perdita non implica una perdita del passato, in quanto non
sono la stessa cosa. Perdendo la tradizione abbiamo perso il filo che ci guidava nel passato, ma è necessaria
una tradizione saldamente radicata, ciò comporterebbe il rischi odi dimenticare ed equivarrebbe a restare
privi della dimensione della profondità dell’esistenza umana. Memoria e profondità sono la stessa cosa, o
meglio egli raggiunge la profondità attraverso la memoria.

- CAP. XXIV MICHEL FOUCAULT: LA VOLONTA’ DI SAPERE 1926-1984

Il potere non deve essere inteso come sovranità, istituzione e regola. Il potere raggruppa, unifica, semplifica,
riproduce nella durata se è come effetto di processi periferici e onnidirezionali. Esso circola. E permanente
agli altri campi e rapporti quali economici, sessuali, conoscitivi e viene dal basso cioè non vi è una relazione
originaria tra governanti e governati, ma una molteplicità delle stesse antagonistiche producono grandi
allineamenti e omogeneizzazioni, la cui egemonia si nutre di “ tale microfisica del potere”. Il potere non è
riducibile a modelli di razionalità individualistica, anche se attraversato da calcoli è tattiche, non può essere
orientato contrattualisticamente, né puo’ essere abbattuto una volta individuato la centrale strategica. Dove
c’è potere c’è resistenza, ma essa è interna al potere, non gli sfugge perché non si dà un’esteriorità assoluta.
Non si può dire no al potere, ma si possono dare molteplici forme di resistenza connesse ai fronti che esso
continuamente apre.

Nozioni

Non intende il potere come insieme d’istituzioni e apparati che garantiscono la sottomissione dei cittadini in
un determinato stato, né tantomeno un assoggettamento, tipo regola. Né il dominio di un un elemento o un
gruppo su un altro. Con il termine “potere” si deve intendere la molteplicità dei rapporti di forza
permanenti al campo in cui si esercitano e costitutivi della loro organizzazione; il gioco che attraverso lotte
li trasforma, li rafforza, li inverte; gli appoggi che questi rapporti di forza trovano gli uni negli altri , in

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

modo da formare una catena o al contrario differenze che le isolano; le strategie in cui realizzano i loro
effetti e il cui disegno generale prende vita in un apparato quale lo stato, nella formazioni di leggi, nelle
egemonie sociali.
È la base mobile dei rapporti di forza che inducono senza posa, per la loro diversità, situazioni di potere, ma
sempre locali e instabili e non in un unico centro di sovranità. L’onnipresenza del potere, perché si
riproduce in ogni istante, in ogni punto e in ogni relazione fra essi. E il potere non è che l’effetto che si
delinea da queste mobilità. Il potere non è un’istituzione, non è una potenza di alcuni, ma è il nome che si dà
ad una situazione strategica complessa in una società.
- Il potere si esercita a partire da innumerevoli punti e nel gioco di relazioni disuguali e mobili;
- le relazioni non hanno posizione di esteriorità nei confronti di altri tipi di rappori economici,
sociali… ma sono loro permanenti, hanno un ruolo direttamente produttivo;
- il potere viene dal basso: i rapporti di forza molteplici che si formano ed operano negli apparati
produttivi servono da supporto ad ampi effetti di divisione che percorrono il corpo sociale. Essi
costituiscono una linea di forza generale che attraversa gli scontri locali e li collega; a loro volta
procedono su altri a delle ridistribuzioni, allineamenti, omogeneizzazioni…le grandi dominazioni
sono effetti egemonici sostenuti continuamente da questi scontri;
- le relazioni del potere sono intenzionali, intellegibili, attraversate da un calcolo: non c’è potere che
si eserciti senza una serie di intenti e obiettivi. Insieme di tattiche che connettendosi le une alle altre,
trovano la loro base delineando dei dispositivi d’insieme.
- : intenti decifrabili e carattere implicito di grandi strategie anonime;
- Là dove c’è potere c’è resistenza, quest’ultima non è mai in posizione di esteriorità rispetto al
potere. I rapporti di potere esistono in funzione di una molteplicità di punti di resistenza, i quali
svolgono il ruolo di avversario, bersaglio,d’appoggio…le resitenze sono distribuite in modo
irregolare nel tempo e nello spazio., facendo insorgere talvolta gruppi in modo definitivo, ma molto
piu’ spesso si ha a che fare con con punti di resitenza mobili, che introducono separzion iin una
società.

- MICROFISICA DEL POTERE

Il potere può essere esercitato solo attraverso la produzione di discorsi di verità. Il nesso tra potere, diritto e
verità è costitutivo di ogni società. Ma nella modernità acquisisce una peculiarità: la verità è oggi pretesa dal
potere. In Occidente il diritto è stato sempre un o strumento per legittimare il potere, strumento di un
discorso di verità che avvalora il potere. Il diritto finisce per dissolvere nella sovranità (della quale è il
centro) , il fatto della dominazione, di cui in realtà continua ad essere il tramite e riproduttore.

Nozioni

Le relazioni di potere che costituiscono una società non possono dissociarsi, stabilirsi o funzionare senza
una produzione, un’accumulazione, una circolazione del discorso. Non c’è esercizio di potere senza discorsi
di verità.
Il ruolo dei giuristi nel potere reale: la riattivazione del Diritto Romano nel XII secolo è stato il grande
fenomeno intorno al quale si è ricostruito l’edificio giuridico (caduto dopo l’impero romano); questa
resurrezione del diritto romano è stata uno degli strumenti costitutivi del potere monarchico autoritario e
assolutistico., con il personaggio centrale il Re. Ed è in esso che si tratta l’organizzazione generale del
sistema giuridico occidentale. Se ne parlava del potere reale o per mostrare il monarca come fosse
effettivamente il corpo vivente della sovranità o dall’altra o per limitare il suo potere. La teoria del diritto
dal Medioevo in poi ha il ruolo di fissare la legittimità del potere. La sovranità era il problema centrale del
diritto, questo vale a dire che il discorso del diritto ha avuto il compito di dissolvere all’interno del potere il
fatto della dominazione per far apparire al suo posto due cose: uno i diritti legittimi della sovranità, due
l’obbligazione legale all’obbedienza.
Per dominazione F. non intende quella globale degli uni sugli altri, ma le molteplici forme di dominazione
all’interno di una società. Infine il sistema di diritto e il campo giudiziario sono i tramiti permanenti di

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)


lOMoARcPSD|8844004

rapporti di dominazione, esso va visto come procedure d’assoggettamento che mette in opera.

Scaricato da salvatore cascella (copystudentbook@gmail.com)

Potrebbero piacerti anche