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3.4 Accessibilità
Lo sportello psicologico, per il suo essere collocato all’interno della scuola, è di per sé un
luogo più accessibile rispetto ad altri servizi presenti sul territorio. Questo punto di forza
logistico, tuttavia, non è sufficiente: gli studenti devono avere chiare le procedure da
seguire per poter fissare un colloquio. In generale, l’accesso di un adolescente può avvenire
in tre modi: spontaneo, indiretto su suggerimento di un insegnante, indiretto su
suggerimento dei genitori. Nel primo caso, lo studente decide autonomamente di rivolgersi
allo psicologo. Negli altri due casi, un insegnante o un genitore possono raccomandare allo
studente questa opzione, fungendo da ponte tra il ragazzo e lo psicologo stesso.
Al di là del tipo di accesso, tanto più semplici saranno le procedure di accesso, tante più
probabilità vi saranno che gli studenti usufruiscano del servizio. Poiché può capitare che la
richiesta di consulenza sia dettata da motivi urgenti, Lines suggerisce di considerare nella
pratica professionale ulteriori spazi a libero accesso in cui sia possibile, per gli studenti,
presentarsi per un colloquio senza bisogno di prenotazione.
PROCEDURE DI ACCESSO ALLO SPORTELLO PSICOLOGICO (Box 1.3)
● Il bigliettino. Lo studente potrà scrivere il proprio nome, cognome ed e-mail su un
bigliettino che andrà poi inserito in un’apposita scatola a libero accesso. Sarà cura
dello psicologo ricontattare lo studente fissando un colloquio.
● Il calendario online. Lo studente, così come il genitore o l’insegnante, potranno
prenotare una consulenza all’interno di uno spazio online appositamente dedicato.
● Lo spazio aperto. Lo psicologo potrà prevedere un piccolo spazio a libero accesso
per la prenotazione di consulenze.
● Lo spazio aperto telefonico. Lo psicologo indicherà un numero telefonico; è
vivamente sconsigliata, oltre che fuori luogo e inappropriata, l’opzione di fornire il
proprio numero telefonico privato.
● La prenotazione per mezzo di un insegnante referente. In questo caso, un docente
con funzioni strumentali si assumerà il compito di organizzare l’agenda dello
psicologo e di fissare le consulenze.
9. Autismo
I recenti approcci diagnostici - per esempio il DSM-5 - propongono di considerare all'interno
dell'unica categoria del disturbo dello spettro autistico (ASD) profili anche molto
differenziati dal punto di vista cognitivo e adattivo, spesso proprio per questa ragione distinti
nelle sottocategorie di alto e basso funzionamento. Gli uni e gli altri paiono infatti accomunati
da alcune caratteristiche difficoltà di relazione, gli interessi limitati, le stereotipie, che
richiedono conoscenze specifiche sul problema e sulle modalità più opportune per
affrontarlo.
Problemi particolarmente severi sono posti da casi a basso funzionamento che
presentano, oltre alle tipiche difficoltà delle DI, anche severi problemi di relazione e di
comportamento. La scuola può trovarsi in severa difficoltà, ma lo stesso psicologo scolastico
può non essere all'altezza del problema, vuoi per una scarsa conoscenza in proposito, vuoi
per una formazione eccessivamente orientata verso un particolare approccio psicologico,
tale da impedire un intervento equilibrato e collaborativo.
Per quanto concerne i casi di autismo ad alto funzionamento possono essere di aiuto i
programmi che lavorano sugli aspetti emotivi e relazionali.
10. Disturbi specifici di apprendimento
Come per il caso degli studenti con FIL, anche per studenti con BES dovuti ad altri problemi
le risorse disponibili possono essere molto limitate. Poiché, per una serie di ragioni, è
frequente che DSA e ADHD coesistano nello stesso bambino, può accadere che talune
iniziative siano proposte agli uni e agli altri, generando però qualche confusione, soprattutto
se i profili sottostanti sono diversi. Sia per l’ADHD sia per i DSA possono essere proposti
non solo programmi emotivo-relazionali, ma anche programmi cognitivi centrati sulle abilità
di base.
Per quanto riguarda i DSA, ha avuto molta risonanza la proposta di basarsi sulla
responsiveness-to intervention (RTI). La proposta è stata chiamata anche multi-tier
perché prevede 3 tiers (o fasi). Con il primo Tier si guarda quale studente non risponde alla
normale istruzione; nel secondo si ha una secondary intervention, effettuata su piccoli
gruppi; chi non risponde nemmeno a questo intervento e soggetto a un qualche processo
diagnostico, breve secondo questo approccio, e quindi a un tertiary intervention (tier 3) che
ha carattere più specialistico. L'approccio RTI non considera l'ambito della psicologia
scolastica perché proviene dal mondo dell'educazione speciale con un'attenzione ai processi
di apprendimento e ai riscontri evidence-based.
Relativamente alle iniziative che potrebbero essere ricondotte al tier 2, numerosi sono i
progetti portati avanti nelle scuole con la regione dello psicologo. Per esempio, hanno avuto
molta popolarità e discreto successo i progetti per la promozione delle abilità di
comprensione del testo che sono in grado di produrre risultati che la scuola non riesce a
raggiungere. Un contesto che sembra oggi piacere a molti alunni è quello che si avvale del
computer. Si noti infine che per l'insegnante può essere difficile districarsi fra tipologie
differenti di problematiche, dal momento che una stessa criticità può essere dovuta a ragioni
differenti che quindi suggeriscono approcci diversificati. Un problema di calcolo può infatti
essere legato a un problema linguistico o, al contrario, a un problema visuospaziale e quindi
richiedere strategie di insegnamento e recupero differenti.
4. Ambiente e formazione
I contesti scolastici svolgono infatti una funzione primaria nella formazione di giovani che
abbiano una visione morale del mondo e siano in grado di partecipare alla vita sociale e
democratica. Per rendere possibili questi apprendimenti, è centrale la costruzione di un
ambiente di apprendimento in cui gli studenti siano invitati a partecipare attivamente.
2. Perché la scuola?
La scuola quindi non può esimersi dal fare la propria parte nella promozione di uno sviluppo
emotivo ottimale. Inoltre, la scuola non può sempre confidare su un buon funzionamento
delle relazioni familiari.
In effetti, non mancano proposte di educazione emotiva da perseguire fin dai primi anni,
destinate esplicitamente all' implementazione da parte degli insegnanti stessi: ne è un
esempio il PATHS curriculum; si noti l'uso del termine curriculum che sottende un approccio
strutturale, per cui le attività diventano parte integrante del normale lavoro scolastico. A
questa osservazione ne va aggiunta un'altra: sia i curricoli come questo, sia le proposte più
circoscritte, si focalizzano in larga parte su conoscenze e comportamenti meglio definibili
come competenze sociali. Non è un'aggiunta casuale, infatti le emozioni sono frutto di un
adattamento evoluzionistico all'ambiente naturale e umano, e hanno un risvolto
comunicativo di grande importanza. Cause e conseguenze delle emozioni vanno lette nel
contesto in cui si manifestano, e nel caso della scuola il contesto di cui tener conto è
primariamente sociale.
Sotto la guida dello psicologo scolastico l'insegnante desideroso di impegnarsi in un
curriculum emotivo potrebbe inserire abbastanza agevolmente tra le normali attività quelle
che permettono di aumentare la conoscenza delle emozioni.
6. Un repertorio di minima
Le emozioni rilevanti nella scuola sono state classificate in base alla valenza e agli effetti
attivanti/disattivanti. Abbiamo così emozioni positive attivanti (come gioia e speranza) e
disattivanti (come il sollievo) ed emozioni negative attivanti (come ansia, rabbia e
vergogna) e disattivanti (come noia e senso di impotenza). Inoltre, in base alla teoria
controllo-valore, il tipo di emozione che l’alunno sperimenta dipende dal controllo percepito
sulle proprie azioni e dai relativi risultati, unitamente all’importanza che vi è attribuita.
Un altro criterio per scegliere i terreni di intervento è anche la disponibilità di buoni
programmi: per esempio, la ricca messe di dati sulla gestione della rabbia suggerisce di
non trascurare in alcun caso questo aspetto, che riguarda in tanta misura sia gli alunni che
gli insegnanti. Per quanto riguarda la tristezza può essere aperto un discorso che riguarderà
tutta una gamma di difficoltà emotive che possono sorgere a scuola: il sentimento di
esclusione, la delusione per un cattivo risultato, la nostalgia per la casa. Infine, sarebbe
opportuno prendere in esame un sentimento negativo abbastanza ignorato dalla ricerca, che
tanto incide sulla vita scolastica: la noia.
C’è poi l’elenco dei sentimenti positivi, tra cui il primo posto spetta probabilmente alla
simpatia. Con questo termine si distingue la partecipazione empatica positiva dal disagio
personale, che sorge quando le emozioni negative altrui ci contagiano, inducendoci a fuggire
o difendersi, piuttosto che a cercare di soccorrere l’altra persona. Conversamente alla
tristezza, la gioia andrebbe propagandata esplicitamente, sia come correttivo ai sentimenti
negativi, sia come capacità di apprezzamento e di prolungamento (up-grade) di stati emotivi
di buona qualità. E proprio come le cause della tristezza possono essere rintracciate e
contrastate, così le cause della gioia possono essere riconosciute: alcune verranno dalle
azioni degli altri, altre dalle proprie azioni.
La gioia è necessaria al funzionamento scolastico non solo perché quando gli alunni stanno
bene si riduce la probabilità che si instaurino comportamenti difficili da gestire, ma anche
perché è stato dimostrato sperimentalmente che uno stato d’animo gioioso è favorevole per
il lavoro mentale. Infine, va detto che un’educazione emotiva non dovrebbe prescindere da
un crescente riconoscimento all’ambivalenza. La capacità di comprendere l’ambivalenza si
forma durante gli anni della scuola dell’obbligo, grazie al coordinamento di due aspetti: la
valenza dell’emozione e il suo oggetto.
2. Quali interventi?
Gli interventi di gestione/supporto in ambito psicologico scolastico possono spaziare lungo
diverse direttrici che comprendono il livello individuale, quello della comunità docente e
quello organizzativo. È utile soffermarsi sull’integrazione di interventi a diverso livello. Per
trattare stress e burnout, per esempio, sono state in generale attribuite attenzione e
importanza agli interventi di carattere individuale, sebbene la ricerca indichi l'integrazione di
interventi a livello individuale e di gruppo/organizzativo come linea da privilegiare. Questo è
vero nelle organizzazioni in generale, ma certamente lo è per la scuola, dove su alcuni tipi di
stressors lavorativi gli insegnanti non possono avere possibilità di intervento. Si intende
quindi sottolineare con forza questa prospettiva multilivello.
3. Le azioni di prevenzione
Le azioni di prevenzione rappresentano la gamma di interventi che con maggiore probabilità
uno psicologo può realizzare o proporre per prevenire, contenere o trattare le situazioni di
stress o Burnout nella scuola. La classificazione identifica tre diversi livelli di intervento:
● Interventi di prevenzione primaria, che hanno l'obiettivo di agire sui fattori
situazionali e organizzativi che determinano stress e burnout;
● Interventi di prevenzione secondaria, indirizzati a proteggere il benessere degli
individui e a rafforzare le persone nella gestione delle situazioni di stress e Burnout;
● Interventi di prevenzione terziaria, finalizzati a ridurre o curare gli effetti negativi di
stress e Burnout sulle persone;
4. Quali tecnologie?
Esiste un numero cospicuo di software e piattaforme appositamente pensati per la scuola.
Alcuni registrano ormai una discreta diffusione negli ambienti educativi: Moodle, per
esempio, è una piattaforma che consente di ospitare online un corso completo. Tra i suoi
punti di forza si annoverano: a) la versatilità; b) l'apertura, poiché è un software libero e
gratuito; c) l'accessibilità dei contenuti; d) la presenza di moduli che permettono di strutturare
contenuti e di decidere di utilizzare o meno le varie funzionalità disponibili.
Un esempio di ambiente tecnologico costruito sulla base dei principi della costruzione di
conoscenza è Knowledge Forum (KF). Il cuore di KF è essenzialmente un forum web di
discussione: questo perché si vuole incoraggiare l'uso della scrittura come strumento di
discussione tra pari. Discutere via forum permette di: a) avere tempo e spazio per la
riflessione metacognitiva; b) monitorare il processo di discussione, grazie alla registrazione
automatica degli interventi; c) enfatizzare il valore esplorativo, espressivo e costruttivo della
scrittura. Ovviamente i forum web non producono magicamente questi effetti, ma KF offre
una serie di opzioni in grado di rendere la discussione costruttiva.
Inoltre, in KF le note postate vengono categorizzate con i cosiddetti Thinking Types (TT),
etichette meta discorsive che aiutano a marcare la frase di ragionamento a cui la nota
appartiene. Un TT speciale è quello definito rise-above, traducibile come “sintesi superiore”,
che richiede agli studenti di integrare le idee riportate nelle note, riformulando i problemi
iniziali e le idee emerse a un più alto livello di sintesi. KF, inoltre, permette di implementare
nuovi TT, sostenendo ancora di più la riflessione sulle strategie argomentative adottate.
Molto interesse stanno suscitando anche i cosiddetti “Serious Games”. Si tratta di ambienti
educativi basati sul gioco e sulla sfida che coniugano l'obiettivo di divertire con il mettere in
campo e affinare specifiche competenze. I Serious Games sfruttano le tecniche dei
videogiochi per aumentare il loro potere attrattivo e coprono moltissime aree tematiche, fino
all'apprendimento di specifici contenuti curricolari.