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Difficile definire il ruolo delleducatore. Viene interpretato o cm colui che educere, tira fuori,
o come colui che insegna.
pi ampio il ruolo in quanto si richiede alleducatore di formare il ragazzo e accompagnarlo
nel processo di crescita rispondendo ai bisogni propri di ogni periodo della crescita.
Negli anni 50 leducatore gestiva i ragazzi in ambito di istituti religiosi.
Negli anni 60 gestivano le attivit del tempo libero per ragazzi e adulti in strutture preposte.
Solo negli anni 70 di sente lesigenza di qlcosa di pi specifico, di figure professionali e
preparate per la cura di bambini con handicap o anziani ecc.
Dagli anni 80 questa grande quantit di categorie e di nomi da vita a dibattiti sui termini duso e
di denominazione dei vari ruoli e tipologie di educatori.
Si parlato prima di operatore pedagogico, poi di educatore professionale ecc
La polemica nn ancora risolta riguarda anche qual la formazione che leducatore dve avere, se
basta la semplice esperienza sul campo o sia fondamentale la laurea e la specializzazione sul
campo.
Secondo BERTOLINI essenziale una formazione di tipo universitario per evitare un
assunzione e un lavoro privo di garanzie basilari per un lavoro importante cm quello
delleducatore.
Ruolo delleducatore anche quello di contenimento. Cio di elaborare e riparare le angosce
esistenziali dellindividuoLeducatore risponde a quella domanda che nasce nellambito scolastico.
SCUOLA: nn solo come formazione ma anche cm luogo di ascolto, aiuto per il disagio,
sostegno e benessere. Per fare ci necessaria la figura delleducatore.
Migrazione e impoverimento aprono per leduc. Orizzonti del tutto nuovi.
Essendo molteplici i campi di intervento deve essere alta la formazione delleducatore.
Leducatore deve : FUNGERE DA CONTENITORE: deve contenere e raccogliere le parti del
sogg che si sente in difficolt.
Per farlo dve stabilire un contatto fisico , emotivo e cognitivo.
Una vera e propria empatia, stabilire cn il sogg un codice di domande e risposte per poter
frenare ansia e paure del sogg
FUNGERE DA CALAMITA: deve analizzare sogg e situazione e capire che ogni azione del sogg
la conseguenza di qlcosa e nn casuale. Attraverso osservazione e comunicazione pu
ricomporre il S del sogg in difficolt.
FUNGERE DA COMPLEMENTO AMPLIFICATORE: fondamentali per la risoluzione sono le
tecniche di ascolto e di amplificazione dei msg ricevuti. Inoltre importante anche fungere da
PONTE per le relazioni sociali.
Principi imprescindibili per un modo di educare che va definito cm INTENZIONALE: cio
lavorare in modo originale e responsabile, porre la propria presenza attiva nella risoluzione dei
problemi e nellapproccio cn laltro.
Molte ricerche mettono al primo posto tra i comportamenti da possedere quello del dialogo.
Leducatore deve saper ascoltare il sogg che parla, cercare di ascoltare prima ancora che di
parlare, entrare in empatia, o meglio, conoscere laltro per mezzo dell ENTROPATIA, che
consiste nel penetrare nell anima dellaltro, nella sua parte pi intima ( esperienza spirituale)
La cosa fondamentale per leducatore quella di saper agire nella quotidianit in modo
consapevole e programmato e nn intervenendo in modo generici o cn una generica sensibilit o
con tecniche comuni con altre discipline ( es. la tecnica che in psicologia quella dellascolto,
nella pedagogia diventa nello specifico del dialogo) .
La programmazione e il progetto.
Programmazione e progettazione fanno parte di quegli strumenti metodologici che permettono
di fare pedagogia in modo scientifico.
E inoltre il tentativo di ancorare lesperienza educativa a dei criteri precisi e provati costituendo
il METODO per saper fare leducatore.+
PROGRAMMAZIONE
Prima area di lavoro sullintervento educativo.
Divisa in 4 momenti:
1 analizzare la situazione di partenza:. Bisogna conoscere bene il ragazzo, la famiglia,
lambiente, le risorse e il territori. Punti fondamentali
2 Definire degli obiettivi: le finalit e gli obiettivi educativi. Ovviamente anche la capacit di
scegliere e selezionare in autonomia gli obiettivi fa parte delle capacit del sogg.
3 scelta dei metodi, attivit e contenuti: selezionare cosa insegnare, come farlo , pianificare le
procedure, materiali strumenti e atteggiamenti da assumere.
4 valutazione dei risultati e del processo: obiettivi raggiunti che vanno documentati e che n
servono per a giudicare il ragazzo ma a valutare linsieme del processo educativo e lefficacia.
PROGETTO
Momento in cui maggiore il contatto tra educatore e ragazzo.
Cio tra che educa e chi necessita di essere educato
Sono momenti fondamentali perch spesso leducatore a differenza dello psico. O dell inseganante
nn ha un piano preciso da seguire e quindi tende a inventarsi momenti e situazioni.
Leducatore tende a gestire il quotidiano in base allesperienza, senza precise direttive, ma presto si
accorge di quanto la cosa sia sbagliata e ricorre al METODO
Per riassumere la pratica di PROGRAMMAZIONE risponde alla pianificazione allorganizzazione
del sistema educativo. La pratica della PROGETTAZIONE tende pi ai bisogni individuali e sogg.
Riguarda pi strettamente nn tanto il metodo generale ma la valutazione che leducatore fa nello
stretto rapporto con laltro.
Il tutto per evitare ovviet e improvvisazione nellesperienza educativa.
R-A RICERCA E AZIONE
il processo per cui leducatore ricerca il metodo e poi lo mette in pratica.
Leducatore diventa ricercatore e attore in una costante autoriflessione sulla propria pratica. Si pone
domande, indaga e studia nuovi modi e nuovi comportamenti da utilizzare.
Questo termine stato usato per la 1 volta da Lewin che lo ha descritto come un insieme di cicli
dinamici caratterizzati dalle seguenti azioni:
pianificare
agire
osservare
riflettere
In sintesi potremmo caratterizzare la R-A attraverso i seguenti punti:
1) una indagine che ricerca la natura di un problema che vuol dire averlo in parte risolto.
2) Pone problemi oltre che cercare di risolverli
3) Si nutre di dati: grazie allosservazione si raccolgono dati mirati per comprendere la
situazione-
Tto ci permette una chiarificazione ersonale e trasmettibile fscilemte agli altri della situazione
che ci troviamo ad affrontare. Permette di acquisire uno schema di indagine, un vero e proprio
metodo scientifico. Permette di riflettere anche personalmente sul proprio operato e inoltre
permette di analizzare loperato in modo ogg senza troppi coinvolgimenti emotivi.
OSSERVARE IL GRUPPO
unosservazione pi complicata in quanto nn solo di un sogg ma un insieme di sogg che
tra loro interagiscono e tra loro si creano delle dinamiche/forze:
coesione, cambiamento e interazione.
CAPITOLO 2
I SAPERI DELLEDUCATORE
I percorsi teorici del lavoro educativo verteranno in particolare su:
1 Approccio sistemico- relazionale
2 approccio fenomenologico
3 approccio cognitivo
situazione, o lillusione che il comportamento dellaltro dipenda dal nostro. Il tutto dipende
dallidea che esista solo una realt, la propria e leducatore ha il compito di perturbare
questa realt e quei sogg che hanno questa idea non giusta. Possono per esserci degli abusi
da parte delleducatore, come ad esempio giudicare un ragazzo avendo analizzato un solo
comportamento in una sola situazione o senza aver considerato anche il proprio
comportamento. NESSUNO SCAMBIO RELAZIONALE HA UN PRINCIPIO ma va letto
in modo circolare e non lineare.
4) Comunicazione numerica e analogica: il linguaggio numerico quello verbale, quello
analagico nn verbale. Nelle relazioni ci serviamo di entrambi i tipi di comunicazioni. la
comunicazione nn verbale si basa sul linguaggio del corpo. Oltre a questo nella
comunicazione fondamentale il contesto, perch un azione cambia di significato in base al
contesto in cui si svolge.
5) Interazione complementare e simmetrica: in ogni relazione pedagogica va distinto il
ruolo delleducatore che sta sopra- one up- e quello del sogg che sta sotto one down.
Questi ruoli definiti sono importanti per evitare che luno cerchi di prevalere sullaltro. I
concetti di simmetria e complementariet nelle relazioni sono diversi. la simmetria indica
che luno provoca nellaltro un comportamento identico al suo. Nel modello complementare
luno provoca nellaltro un comportamento opposto e contrastante il suo. Entrambi i
modelli possono per sfociare in patologie. per quanto riguarda quello complementare
potrebbe esserci o una oppressione da parte delleducatore che manipola e schiaccia chi in
basso che risponde contrastando. Oppure una complementariet troppo rigida che non lascia
spazio di evoluzione da parte del sogg. Come una mamma troppo attaccata e che vuole
troppo controllare il figlio far in modo tale che egli nn potr mai uscire dal rapporto di
complementariet e avere una propria indipendenza. Per quanto riguarda la relazione
simmetrica si pu sfociare in una rivalit da parte del sogg che vorr essere uguale
alleducatore.
qui si inserisce il concetto di PARADOSSO: ossia quelle espressioni allinterno di un discorso
che si definiscono: messaggi paradossali in quanto contengono allinterno comunicazioni
contraddittorie e quindi paradossali. Es: sii spontaneo. allo stesso tempo un ordine a essere se
stessi, ma si potrebbe essere se stessi, ma in quel caso si disobbedirebbe al comando.
LA RELAZIONE DI AIUTO
Le capacit che consentono di aiutare laltro sono specifiche e devono essere acquisite come
competenze stabili della professione di educatore.
necessario fornire alla persona un sostegno che le permetta di imparare ad imparare.
Nel rapporto di aiuto fondamentale un empatia da parte delleducatore, e il dialogo mlto
importante perch ci permette di capire cosa prova laltro e capire in cosa va aiutato.
Nel rapporto necessario quello che viene definito: non direttivismo di Rogers cio leducatore
nn deve porsi in termini valutativi verso il sogg ma rispettando il suo punto di vista e la sua
libert.
Leducatore dvrebbe assumere secondo Rogers certi atteggiamenti perch i processi personali
siano produttivi e laiuto sia concreto:
trasparenza-genuinit: leducatore deve essere se stesso , nn deve distorcere i suoi stati emotivi
ma usare le emozioni in modo costruttivo. Ci facilita la conversazione e aiuta il ragazzo ad
aprirsi sempre di pi.
Accettazione- considerazione positiva incondizionata: quando laccettazione viene al sogg da
una persona a cui lui tiene e che stima spinto al cambiamento positivo.
STRATEGIE FENOMENOLOGICHE
BIOGRAFIA: fondamentale cm chiave di lettura del sgg.
E sulla biografia leducatore pu costruire il suo progetto educativo.
La biografia importante perch il passato del sogg ci che influenza la vita e le scelte
presenti e future.
Capire e conoscere il pass di un sogg vuol dire capire il processo di costruzione della sua
visione del mondo, quella visione che coordina le sue esperienze odierne.
Quello tra leducatore e il sogg un rapporto di scambio, e lintento da raggiungere dve essere
la presa di coscienza del passato, deve mettersi dal punto di vista del sogg e osservare i suo
mondo. Per farlo deve per attuare una sospensione del giudizio, spogliarsi cio delle proprie
convinzioni, giudizi e pregiudizi.
Pu farlo attraverso LENTROPATIA: cogliere la visione del mondo del sogg partendo da
motivi casuali e finali del comportamento.
Fino a pg 123
Da pg 175 a pg 194
L'adolescenza: un laboratorio dal vero
L'adolescenza un periodo molto difficile segnato dall'incertezza, un periodo in cui i riferimenti e i
modelli cambiano, poiche' la famiglia non piu' al centro del mondo del ragazzo. Storicamente,
una fase evolutiva che sempre stata celebrata presso le civilta' antiche, che le dedicavano
cerimonie e veri e propri riti di passaggio.
Ora questi riti sono scomparsi , ma scomparsa anche la capacita' di sostenere questa fase dello
sviluppo in modo adeguato; la tipica metropoli, in un certo senso, non aiuta perche' rispecchia in se'
le caratteristiche di confusione e caos che risiedono nel ragazzo. La famiglia e la scuola non sono
spesso in grado in incidere in modo efficace e risultano luogo di conflitto piuttosto che di aiuto. La
crisi dell'adolescente diventa una vera e propria sfida per l'educatore, poiche' essi spesso feriscono
con crudelta', quasi sfidando la professionalita'. Occorre l'intelligenza di modificare le proprie
abitudini di lavoro, per andare incontro al ragazzo, creare regole e patti di convivenza. Aiutare gli
adolescenti difficile, perche' sono diffidenti e rifiutano il mondo adulto, non sopportano la
dipendenza e non pensano di avere bisogno di aiuto. L'educatore che si trova a gestire un gruppo di
adolescenti e che intende avviare un percorso di educazione relazionale e socio-affettiva, necessita
di un' esperienza formativa che gli consenta di instaurare con i ragazzi una relazione di ascolto e di
empatia per gestire le dinamiche di gruppo e giungere ad un livello di consapevolezza adeguato.
L' adolescente tra normalita' e devianza
L'adolescenza il periodo della messa in discussione di se stessi, della propria identita' e del proprio
ruolo. Avviene una trasformazione totale sia dal punto di vista psicologico che fisico. Sarebbe
sbagliato accostarsi allo studio di questo fenomeno considerandolo come facente parte di una
categoria, adottando cosi uno sbagliatissimo punto di vista da adulto. Infatti, se la puberta' un
evento caratterizzato da un cambiamento fisico, l'adolescenza una categoria sociale, in quanto
possono esistere tante adolescenze quante sono le culture. In occidente , ad esempio, la nascita di
questa categoria segnata da due eventi fondamentali:
1- la nascita della societa' industriale, durante la quale il ragazzo veniva usato in fabbrica come
sostentamento alla famiglia contadina, in cui si innescava un meccanismo di controllo da parte del
padre nei confronti del figlio, che pero' era gia' ampiamente inserito in una dimensione lavorativa.
2-la nascita del moderno sistema pedagogico scolastico che ha influenzato il periodo
dell'adolescenza relativamente al tempo di durata della frequentazione della scuola.
Questi due fenomeni hanno prodotto importanti conseguenze:
1- il prolungamento del periodo scolastico ha favorito la presa di posizione autoritaria dei padri sui
figli che sono divenuti soggetti da educare, favorendo l'emergere di comportamenti aggressivi e
trasgressivi. La scuola, ma piu' in generale tutto il sistema delle norme, viene vissuta come
un'imposizione, un'accettazione del potere altrui.
Le paura delle generazioni passate nei confronti degli adolescenti, nasce proprio dal fatto che si
teme un ribaltamento dei ruoli, un capovolgimento che muterebbe una situazione che va avanti cosi
da secoli.
L'adolescente viene quindi visto come un soggetto perennemente da educare, da plasmare secondo
le norme imposte dall'autorita'. L'insegnante ritiene che il ragazzo sia maturo, solo quando egli
arrivera' a pensare come lui. Il ragazzo quindi condannato a non avere mai un ruolo da
protagonista nella societa'.
Tuttavia l'adolescenza cerca di cancellare l'autorita' per poter entrare nel gruppo dei pari, mettendo
in evidenza quelli che sono i lati negativi della famiglia, per poter avere cosi' una motivazione per
lasciarla. Si innesca una dinamica caratterizzata da odio inespresso nei confronti della madre e del
padre che sono stimolati ad adottare meccanismi di difesa . Blos a proposito ritiene che si verifichi
una ipervalutazione di se', a una intensa percezione del se' che porta a suscettibilita'e ad
egocentrismo narcisista. Tutto ci si manifesta nell'arroganza e nella ribellione, nella sfida alle
regole e nello scherno verso l'autorita'. Questo momento di narcisismo pero', puo' avere un carattere
positivo, se si facilita il processo di distacco dalla famiglia e le modalita' di relazione con il gruppo
dei pari. Si puo' considerare, in questo caso, l'ambiente come un agente che fornisce stimoli
negativi che positivi. Lutte scrive che l'adolescenza una condizione di emarginazione imposta a
una classe di eta' in una societa' come la nostra, fondata sul profitto e sul potere, non sul valore e la
dignita della persona. E' la prevaricazione da parte di un gruppo su un altro, determinata da
mutamenti economici. L'adolescenza, quindi, un terreno fertile per gli stereotipi che ne riducono
la complessita', dividono gli adolescenti in buoni e cattivi e impediscono di operare una attenta
analisi del fenomeno. Ne consegue, che classificare l'adolescenza si riveli una forzatura.
Tutti coloro che sono definiti disadattati o delinquenti vanno analizzati in un'ottica pedagogica : la
strutturazione disadattata del s nel mondo e con gli altri. I comportamenti devianti, cio, vanno letti
in una chiave che comprenda la biografia del soggetto e la sua storia personale. L'approccio
classificatorio, infatti, individua queste difficolta' in alcune categorie:
1- adolescenza adeguata- dove il soggetto ha la possibilita' di mediare i conflitti attraverso il
pensiero critico e riesce a mediare in modo positivo il distacco dalla famiglia. I modelli famigliari,
prima squalificati, nella tarda adolescenza vengono recuperati fino ad instaurare un rapporto alla
pari con essi. L'individuo si proietta nella societa' puntando alla propria realizzazione personale.
2-adolescenza ritardata- il giovane nega i conflitti, non critica i modelli famigliari, ma li asseconda.
E' brillante negli studi e nella carriera, ma privo di capacita' critica. Accade che egli entri in ritardo
nella crisi adolescenziale, mettendo in discussione il proprio matrimonio o le sue scelte
professionali.
3-adolescenza prolungata- c' un arresto del processo di crescita e un rifiuto a diventare adulti. In
questo caso, i giovani rimangono in famiglia ad oltranza, hanno relazioni affettive ma non si
impegnano in un rapporto paritario.
4- adolescenza sacrificata- il ragazzo viene costretto a vivere lo status di adulto, senza che gli sia
concesso il tempo necessario per formarsi. In genere, cio' accade nelle famiglie disagiate, in cui i
problemi economici costringono il giovane a lasciare la scuola per il lavoro. Si sviluppa la
frustrazione poiche' non si puo' progettare un proprio percorso evolutivo, si desidera la ricchezza in
quanto veicolo di agiatezza economica.
5- adolescenza dissociale- c' una grande oppositivita', vengono deliberatamente attuati
comportamenti disapprovati. Ci sono relazioni famigliari negative, impulsivita', egocentrismo.
6- adolescenza tossicomane- alcuni ragazzi ricorrono all'uso di droghe leggere per adeguarsi al
gruppo, altri ricorrono all'uso di droghe pesanti fino a perdere completamente il loro ruolo sociale.
La droga facilita il senso di appartenenza al gruppo e risponde bene alle esigenze psicologiche
dell'eta' adolescenziale. I giovani provano uno stato di benessere e armonia, evitando cosi', di
affrontare i conflitti interiori che gli permetterebbero di vivere in modo sano. Negli ultimi tempi si
possono riconoscere i cosiddetti ragazzi difficili, definiti cosi, per la difficolta' che puo' avere
l'educatore nel gestirli.
Dall'adolescenza all'eta' adulta: chiavi di lettura
Durante il periodo adolescenziale, il sistema di rappresentazioni e gli schemi che hanno regolato la
vita del ragazzo fino a quel momento vengono messi in discussione. Si passa da una concezione di
tipo satellitare in cui il bambino accetta di avere un ruolo subordinato verso i genitori, ad una
condizione di autonomia tipica dell'adolescenza dove subentra l'indipendenza. Il soggetto, infatti,
inizia a stabilire gli scopi da raggiungere indipendentemente dall'approvazione dei genitori da cui si
stacca creando un S indipendente. Si forma il pensiero formale e quello astratto, che investe tutto
l'ambiente sociale in cui vive il ragazzo, come il gruppo di riferimento, verso il quale incidono il
concetto di autostima, l'immagine del S e il rispetto delle norme. Questo distacco dalla dimensione
infantile pero', lo porta a distanziarsi sempre piu' dalla realta' concreta e a portare il proprio pensiero
alle estreme conseguenze.. Infatti l'adulto capace di esprimere il proprio mondo interiore
attraverso un filtro, che quello della capacita' critica di riflettere su di S, mentre l'adolescente non
filtra e esterna le proprie emozioni senza filtro, in modo confuso e contraddittorio.
Ma come avviene il processo di separazione dell'adolescente dalla famiglia? Come fa un
adolescente a diventare adulto? Occorre pertanto, analizzare alcune tappe fondamentali della
crescita dell'adolescente.
LA CONCEZIONE DEL S
I COMPITI DI SVILUPPO E IL PROCESSO DI SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE
IL CONTESTO FAMIGLIARE
IL GRUPPO DEI PARI (AGGREGAZIONE FORMALE E INFORMALE)
La concezione del S
si ritiene che la nozione di identit e la nozione ci concetto di S siano equivalenti.
IDENTITA': consapevolezza da parte del soggetto di essere la stessa persona, pur affrontando
cambiamenti e mutazioni nelle differenti relazioni sociali. Ogni individuo elabora la propria
indentita' sulla base delle proprie appartenenze sociali e della propria storia personale. I concetti di
comtinuita' e di unicita' del proprio S contribuiscono a tutto cio'. Una volta formata, l'identita'
influisce sul modo in cui il soggetto elabora il proprio mondo. Erikson ritiene che l'identita' si
costruisca attraverso il superamento delle identificazioni infantili, scartando le quali, in accordo col
proprio interesse, il soggetto raggiunge la sintesi della sua identita'. L'identita' un elemento
fondamentale del concetto di s. Rispetto all'espressione concetto di s che fa pensare a qualcosa
di statico, meglio parlare di concetti di s, perche' ci si rende conto della malleabilita'
dell'individuo. I concetti di s vanno interpretati insieme al concetto di esperienze di s, le quali
permettono di cogliere il s come entita' presente nel contesto fisico, delle relazioni e sociale.
L'esperienza di s implica sempre il riferimento ad altre persone, ad un gruppo.