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Il bambino affetto da autismo, solitamente, colpisce chi lo osserva per la sua bellezza incantevole,
che lo rende simile a una creatura proveniente da un altro mondo.
Come prima cosa c'è da precisare che l'autismo NON è un disturbo dello sviluppo, bensì un disturbo
PERVASIVO dello sviluppo, ciò significa che non si tratta di un'istantanea – non si tratta di un
momento preciso dello sviluppo, statico – bensì colpisce tutto lo sviluppo mentale, i sintomi
appariranno differenti nelle diverse età.
Alcune caratteristiche si potranno manifestare solo tardi e altre spariranno col tempo.
1. Il fatto che l'autismo sia un disturbo pervasivo dello sviluppo significa che: “l'autismo
influisce sullo sviluppo e lo sviluppo, a sua volta, influisce sull'autismo.”
I primi a parlare di autismo furono Leo Kanner e Hans Asperger e lo fecero in maniera indipendente
l'uno dall'altro, il primo nel 1943 e il secondo nel 1944.
Non si tratta però di una coincidenza, poiché Bleuler aveva usato il termine “autismo” per riferirsi a
un disturbo della schizofrenia, cioè a un restringimento delle relazioni con il mondo esterno
talmente estremo, da escludere qualsiasi cosa eccetto il proprio sé.
Contrariamente alla schizofrenia di Bleuler, sembrava che questo disturbo fosse presente sin
dall'inizio, in più non vi era un deterioramento progressivo ma, anzi, ci si potevano aspettare dei
miglioramenti.
KANNER ASPERGER
• Caratteristiche dell'autismo classico: • La sua forza sta nelle descrizioni
dettagliate, vive e partecipi.
- Isolamento autistico
• I suoi tentativi di collegare il
- Desiderio della ripetitività comportamento autistico alle normali
variazioni della personalità e
- Isolotti di capacità dell'intelligenza dimostrarono un
approccio singolare nella comprensione
• Propose una derivazione dell'autismo da del disturbo.
fattori interpersonali psicodinamici e
distolse l'attenzione dalle cause • Suggerisce che vi sia un “disturbo di
biologiche. contatto” a qualche livello profondo
degli affetti e /o istinti.
• Prestano attenzione alle stereotipie dei movimenti e al quadro non uniforme dei successi
intellettivi.
• La sindrome di Asperger
Si è arrivati a credere che Asperger avesse descritto un tipo di bambino assai diverso da quello di
Kanner, da non confondersi con esso. Gradualmente le analogie sono diventate evidenti, anche se la
definizione data da Asperger è molto più ampia. Infatti, incluse casi in cui le conseguenze di palesi
danni cerebrali si evidenziavano nelle scarse abilità intellettive ed altri con intelligenza elevata, i cui
sintomi erano casi sottili da sfumare nella normalità.
Il riconoscimento della sindrome di Asperger è stato uno dei cambiamenti maggiori di questi ultimi
anni nella pratica diagnostica.
Le persone con la sindrome di Asperger sono allo stesso tempo simili e dissimili dagli individui
affetti da autismo, la differenza che attualmente si mantiene ancora cruciale è che gli individui
affetti dalla sindrome di Asperger non mostrano ritardo del linguaggio nell'infanzia, né ritardo in
altri aspetti dello sviluppo intellettuale.
La diagnosi di Sindrome di Asperger tende ad essere più tardiva di quella di autismo e viene fatta
nella tarda infanzia, adolescenza o addirittura in età adulta.
Il realtà, le difficoltà sperimentate dagli individui con Sindrome di Asperger possono risultare
intollerabili. Le difficoltà di comunicazione sociale sono evidenti specialmente nell'interazione fra
coetanei e aumentano con il passare degli anni, con il crescere delle aspettative e delle richieste. Le
loro ossessioni e interessi insolitamente focalizzati divengono più evidenti fuori dalla famiglia. Per
molti anni, i genitori possono non cercare aiuto se il bambino mostra segni di precoce intelligenza.
I genitori, in seguito, riferiscono che il loro “piccolo professore” era indifferente verso gli altri
bambini e si rapportava solo con gli adulti, con i quali conversava con un vocabolario tutt'altro che
infantile.
Diversamente dall'autismo classico, non si verificano ritardi significativi nello sviluppo del
linguaggio o in quello cognitivo.
CARATTERISTICHE:
La sindrome rientra nello spettro autistico e pertanto non tutti gli individui presentano lo stesso
insieme di sintomi e nella stessa configurazione.
1. Esordio nell'infanzia
- nessuna o poche relazioni durature e che variano da troppo distanti a troppo intense
- egocentrismo inusuale, con una mancanza di attenzione verso gli altri e i loro diversi
punti di vista, scarsissima empatia o sensibilità
3. Problemi di comunicazione:
- il soggetto parla VERSO, piuttosto che CON gli altri, solitamente del proprio interesse,
con poco interesse circa la loro reazione di risposta
- anomalie dello sguardo e delle espressioni facciali, contatto visivo assente o troppo
intenso
- corpo strano, con posture goffe o sgraziate. Andature bizzarre o anomale, movimenti
strani o impacciati.
4. Attività particolari:
- interessi circoscritti perseguiti con ossessione, come collezionare fatti di poco valore
pratico e sociale
FATTORI COGNITIVI:
1. Mancanza della Teoria della Mente : incapacità di attribuire stati mentali agli altri.
3. Deficit nelle funzioni esecutive : difficoltà a pianificare gli obiettivi, controllare gli impulsi,
mancanza di flessibilità, perserverazione del compito.
2. Un grave disturbo della comunicazione, definito come deficit di comunicazione sia verbale
che non verbale.
Tutti i bambini con disturbo sociale nella fascia critica più alta di capacità, presentavano un disturbo
in ciascuna delle tre caratteristiche.
- rosolia
Le persone con disturbo autistico non sono automaticamente programmate per ragionare sugli stati
mentali o “mentalizzare”.
Trovano il mentalizzare, che ai bambini e alla gente comune viene spontaneo, del tutto bizzarro. Gli
individui affetti da autismo non possono veramente immaginare com'è il focalizzare
automaticamente l'attenzione sulle persone e pensare continuamente ai loro stati mentali. In questo
senso soffrono di cecità mentale.
Mentalizzare è un verbo che descrive un'attività automatica e profondamente inconscia. E' ciò che
facciamo quando attribuiamo agli altri degli stati mentali per prevedere le loro azioni.
Con l'aiuto di due bambole, Sally e Anne, Cohen ha mimato una scenetta: Sally ha un cestino e
Anne ha una scatola. Sally ha una biglia e la mette nel suo cestino. Poi esce. Anne tira fuori la bigli
a di Sally e la mette nella sua scatola mentre Sally è via. Sally torna e vuole giocare con la sua
biglia. A questo punto facciamo la domanda cruciale:
Facendo lo stesso test con bambini “normali” o affetti da Sindrome di Down, questi hanno indicato
la risposta corretta, cioè hanno indicato IL CESTINO.
Al contrario, TUTTI i bambini affetti da autismo hanno dato la risposta sbagliata, hanno indicato
LA SCATOLA.
Ovvero il posto dove si trovava REALMENTE la biglia, ma Sally non sapeva che fosse lì. In altre
parole , essi non hanno considerato la credenza di Sally.
Dal punto di vista intellettivo erano capaci di risolvere problemi logici piuttosto difficili, eppure non
riuscivano a risolvere il problema apparentemente semplice presentato nel test.
SABOTAGGIO E INGANNO
Potremmo ipotizzare che questa incapacità riguardo alle prove sulla falsa credenza sia dovuta al
fatto che il bambino non partecipa al gioco e non comprende cosa chiede lo sperimentatore.
Beat Sodian cercò di tener conto di questo paradigma e lavorò all'esperimento che segue.
Il bambino era impegnato in un gioco competitivo con due pupazzi: un coniglio amico e un lupo
ladro.
Il bambino doveva tenere al sicuro in una scatola un premio, un dolcetto.
Se il coniglio prendeva il dolcetto, allora il bambino poteva prenderne due per sé e gli veniva detto
di aiutare sempre l'amico coniglio e mai il lupo ladro, che se prendeva il dolcetto non faceva
ottenere niente al bambino.
il sabotaggio e l'inganno.
Illustrazione 1: Illustrazione 2:
Gli organismi viventi hanno bisogno della mentalizzazione per adattarsi al mondo.
La capacità di riflettere sui pensieri nostri e altrui è, nel bene e nel male, di importanza centrale per
l'interazione umana.
E' fondamentale per la comunicazione e pertanto per la cultura e la civilizzazione degli esseri
umani.
La capacità di tenere conto dei pensieri degli altri può migliorare anche i comportamenti sociali più
elementari. Comunque, non si può negare che la mentalizzazione ha altrettante conseguenze
negative: con la sua abilità di ragionare sugli stati mentali altrui, un uomo può ingannare gli altri e
persuaderli a credere e fare cose orribili.
Per la stessa ragione, LA MANCANZA DI MENTALIZZAZIONE DELL' AUTISMO E' UN
PROBLEMA GRAVE CHE NON PUO' ESSERE ACCANTONATO.
• Isolamento autistico
W. Shakespeare – Amleto
Una competenza sociale raffinata è la capacità di vedere la differenza tra far finta e fare sul serio. E
anche la capacità di isolarsi e tenere gli altri a debita distanza quando occorre.
Fred Volkmar (psichiatra, psicologo e direttore del Yale Child Study Center) ha somministrato
queste scale a un campione di bambini autistici e non autistici, tutti con un certo grado di problemi
di apprendimento.
I bambini autistici non presentavano lo stesso livello di disturbo in tutte le sottocategorie di
comportamento sociale, ma mostravano un ampio grado di dispersione.
Non erano affatto privi di interessi e risposte sociali. Comunque, erano differenti dai bambini non
autistici, sebbene anche questi mostrassero un certo grado di disturbo sociale.
Nella cura di sé stessi e in semplici abilità quotidiane i bambini autistici andarono abbastanza bene e
talvolta meglio dei loro coetanei. Tuttavia, nella comunicazione interpersonale i bambini autistici
riuscirono peggio. Ottennero punteggi scarsi in attività come partecipare e collaborare, scusarsi,
dare e accettare un appuntamento, prendere in prestito e restituire, controllare gli impulsi e
rispondere in modo appropriato a persone familiari o sconosciute.
I deficit nell'area delle relazioni interpersonali erano così netti che il gruppo autistico era, in media,
quattro anni indietro rispetto a quello che ci si aspettava in base al loro livello di età mentale.
Nell'autismo la natura delle difficoltà sociali, valutate dal questionario, si è rivelata fortemente
correlata all'incapacità di tenere presente che gli altri pensano e credono cose differente, rilevata dai
test costruiti in laboratorio.
I bambini autistici, rispetto a un gruppo Finché veniva dato loro abbastanza tempo,
di controllo, erano in difficoltà proprio potevano riflettere sui pensieri degli altri,
in quelle attività quotidiane che richiedono ma le normali interazioni sociali erano troppo
di ragionare sul contenuto di altre menti. Rapide per applicare la logica.
Il bambino normale, fin dalla più tenera età, mostra vari tipi di risposte sociali che non dipendono
dall'intuire che le altre persone hanno menti differenti dalla loro-
2. Il bambino mostra di avere paura degli estranei, di solito intorno agli 8 mesi.
4. Fra i 9 e i 15 mesi divengono del tutto evidenti l'attenzione condivisa, l'imitazione deliberata
e la capacità di comunicare con gli altri.
6. I bambini normali di 10 mesi cominciano a indicare le cose con il dito puntato, anche prima
di pronunciare le prime parole.
ATTENZIONE CONDIVISA
Quando si osservano bambini autistici e non autistici in una stanza piena di giochi insieme alle
loro madri, quelli autistici mostrano alla madre i giocattoli con cui giocano molto meno dei
bambini non autistici, ma con disturbi dell'apprendimento, della loro stessa età mentale.
• La mancanza di attenzione condivisa nell'autismo è molto evidente in età prescolare.
• I bambini autistici possono indicare gli oggetti quando li vogliono, ma questa è un'altra
modalità dell'indicare – quella così detta “strumentale”. Il bambino autistico non può
indicare quando vuole che sia aggiustato un giocattolo rotto, mostrando di essere
consapevole di una fonte di aiuto, ma non indica alla madre quale giocattolo ricorda o gli
piace.
Si può avanzare l'ipotesi che il bambino autistico piccolo non faccia alcuna distinzione tra ciò
che sta nella propria mente e ciò che sta nella mente di qualcun altro, e così non si pone il
problema di dover condividere un contenuto mentale.
Senza un meccanismo di mentalizzazione che funzioni nel modo appropriato, il bambino autistico
può mancare i cambiamenti rivoluzionari che avvengono nella comprensione sociale fra il primo e
il secondo anno di vita.
I bambini che sono identificati come autistici spesso si possono distinguere in base a un'analisi
retrospettiva.
Nel primo anno di vita manifestano un'interazione sociale pressoché normale.
– Mostrano un minor numero di contatti oculari e sorrisi sociali e rispondono in misura molto
minore dei loro coetanei normali quando vengono chiamati per nome.
– Sorridono come gli altri bambini e dimostrano di essere contenti quando vedono i loro
genitori.
Alcuni tendono persino le braccia per essere presi in braccio e fanno il gioco del cucù.
Fra i 3 e i 5 anni , l'isolamento del bambino autistico dal mondo degli altri è al suo culmine.
Dopo i cinque anni si registra spesso un netto miglioramento delle abilità sociali e dell'adattamento
in generale.
1. Facce: Gli esperimenti hanno mostrato che le persone autistiche non sanno ricordare le facce
altrettanto bene di quanto riescono a memorizzare edifici o paesaggi.
Uno studio neurofisiologico svolto a Yale da Robert Schultz ha dimostrato che la parte del
cervello normalmente specializzata per le facce non lo è nelle persone autistiche.
2. Occhi: Il significato dello sguardo risiede negli stati mentali condivisi delle persone. Se non
ci fossero stati mentali, allora il linguaggio degli occhi sarebbe di gran lunga impoverito.
Se i bambini autistici non possono decodificare automaticamente il significato degli sguardi, allora i
messaggi silenziosi che normalmente provengono dai coetanei e dagli adulti che li accudiscono
verranno più facilmente ignorati o equivocati.
3. Mani: Una delle osservazioni più penetranti che si ritrova in quasi tutte le descrizioni
dell'autismo infantile è che i bambini usano un adulto, o le sue mani, come uno strumento:
possono portare un adulto verso l'oggetto che desiderano e porre la sua mano sull'oggetto.
Nella sua tesi di dottorato, Tony Attwood ( psicologo inglese specializzato nella Sindrome di
Asperger) ha scoperto che il bambino autistico riesce a gestire con grande abilità
determinati gesti.
La caratteristica comune di tali gesti è che essi hanno uno scopo strumentale, sono cioè
finalizzati a far sì che qualcun altro faccia qualcosa.
4. Emozioni ATTACCAMENTO:
Questo esperimento fornisce ulteriori prove dell'esistenza di risposte sociali positive nei bambini
autistici piccoli.
Lo psichiatra londinese Peter Hobson è stato il primo a suggerire che ai bambini autistici potrebbe
mancare la basilare capacità di interpretare le emozioni.
Se non riescono a leggere nemmeno le emozioni essenziali espresse dai volti o dalla voce, allora
questo aspetto da solo può essere una spiegazione sufficiente del loro isolamento autistico.
I soggetti autistici che hanno preso parte alle ricerche di Hobson erano adolescenti,
con un'età mentale media di 10 anni a un test di abilità non verbale. Circa i due terzi di
essi ottennero una prestazione scarsa nella prova che richiedeva di accoppiare le emozioni.
Al contrario, quasi tutti i bambini normali e quelli con lieve ritardo mentale della stessa età mentale
non verbale ottennero una prestazione senza errori.
E' possibili che i bambini NON siano consapevoli del fatto che un'emozione particolare può essere
espressa e messa in atto in diversi modi.
L'incapacità di attribuire stati mentali a sé stessi e agli altri può portare esattamente a questo tipo di
mancanza di consapevolezza.
Inoltre la cecità mentale può portare a una concezione inadeguata dei sentimenti proprio come
comporta una concezione inadeguata degli altri stati mentali.
I bambini autistici in età mentale verbale elevata riconoscono meglio le emozioni, proprio come
hanno una migliore comprensione degli stati mentali.
Sul linguaggio e l'autismo, sulle forme caratteristiche che esso assume e sulle difficoltà di
comprensione, è stato scritto molto.
In genere sono tutti d'accordo sul fatto che le difficoltà nel campo della pragmatica sono una
caratteristica universale dell'autismo e sono per molti aspetti simili a quelle sperimentate dai
pazienti con lesioni nell'emisfero cerebrale destro.
Qualunque sia il livello raggiunto nelle capacità sintattiche o semantiche nell'autismo, il livello
della pragmatica sarà inferiore.
– L'autismo non implica un deficit fondamentale negli SE E' VERO CHE SEGUIRE LE
aspetti formali dell'acquisizione del linguaggio. INTENZIONI DI CHI PARLA
Sono state rilevate, comunque, delle differenze nel E' IL PERCORSO NORMALE
modo in cui il linguaggio viene usato. PER IMPARARE COSA
SIGNIFICANO LE PAROLE,
ALLORA QUESTO CREA
– Quando un bambino apprende la parola che indica MOLTI PROBLEMI AI
“biscotto”, molto probabilmente ne coglie il BAMBINI AFFETTI DA
significato preciso proprio al momento giusto, così non AUTISMO.
apprende a chiamare il biscotto con termini errati.
Se le cose stanno così, vuol dire che essi hanno minori opportunità di apprendimento.
E vuol dire altresì che imparano le parole o le frasi pronunciate da qualcuno sganciandole
dal contesto, senza rendersi conto cioè della loro associazione con l'evento nel corso del quale
le hanno udite.
• I neologismi nell'autismo sembrano bizzarri perché si fondano su associazioni uniche e
perché non fanno riferimento a esperienze più ampie, accessibili sia a chi parla che a chi
ascolta.
• Resta caratteristico dei bambini affetti da autismo il fatto che essi si ostinino usare frasi
bizzarre, fenomeno che non è tipico dei bambini con uno sviluppo normale, né di quelli con
un disturbo specifico del linguaggio o di quelli con ritardo mentale.
Si può considerare questa caratteristica come parte di un disturbo più ampio della
comunicazione: il linguaggio idiosincratico indica la mancanza di interesse o del bisogno
di condividere con chi ascolta un contesto più ampio di interazioni in cui entrambi i soggetti,
chi parla e chi ascolta, siano coinvolti in modo attivo.
Indica un'incapacità di valutare la comprensione di chi ascolta ed è un esempio
dell'incapacità di mentalizzare.
Una delle anormalità comportamentali più tipiche dei bambini autistici è un linguaggio ecoico
simile a quello del pappagallo (detto ECOLALIA), che può includere la ripetizione della parola Dì.
L'ecolalia caratterizza non meno dei ¾ dei bambini autistici che parlano.
Quando si registra un miglioramento delle abilità linguistiche l'Ecolalia diminuisce sia nello
sviluppo normale del linguaggio, sia nei casi patologici.
Sembra che l'ecolalia sia una manifestazione lampante del distacco fra i sistemi di elaborazione più
periferici e un sistema centrale che si occupa del significato.
• I soggetti affetti da autismo sono in difficoltà con gli aspetti più sottili di valutazione del
ruolo sociale.
Quindi, non c'è da stupirsi che questi soggetti confondano i termini cosiddetti deittici –
questo, quello, qui, lì – e i pronomi personali.
Tutte queste difficoltà possono essere spiegate come conseguenze del difetto nel mentalizzare.
• Linguaggio scritto
Una notevole percentuale di bambini autistici impara a leggere fluentemente nonostante il ritardo
del linguaggio e anche quello generale intellettivo.
Leggono ad alta voce, con una pronuncia eccellente e possono completare frasi incompiute con la
forma sintattica corretta.
Alcuni bambini imparano a riconoscere le parole scritte anche prima di imparare a pronunciarle.
– Kristina Schenffgen , una studentessa alla MRC Cognitive Development Unit di Londra ha
ulteriormente esplorato questa idea.
E' possibile che il bambino autistico, nel leggere una storia faccia
più attenzione alle singole parole che non alla storia nel suo insieme?
• Linguaggio fluente
Queste persone possono diventare ottimi oratori e scrittori negli argomenti che
rientrano nei loro specifici campi d'interesse.
Tutti noi sappiamo che si può cambiare il significato delle parole, ponendole in un contesto
differente, ma le persone autistiche non posseggono questo tipo di consapevolezza.
Per loro il significato delle parole NON cambia al cambiare del contesto.
Un buon esempio è L'IRONIA: le parole restano le stesse, ma il significato cambia
completamente.
E' universalmente accettato che per le persone autistiche sia estremamente difficile, se non
impossibile, apprezzare l'ironia.
La loro tendenza a una comprensione letterale e l'amore per la precisa definizione dei termini si
riflettono a volte nella capacità di dare perfette definizioni di vocabolario.
Saper cogliere le sfumature, compresi l'ironia e il sarcasmo, dipende in modo determinante dalla
capacità di tracciare le intenzioni e gli atteggiamenti degli altri.
Poiché l'individuo autistico ha una limitata capacità di attribuire stati mentali agli altri, solo con un
grande sforzo può imparare a riconoscere significati sottili o mutevoli, che dipendono dagli
atteggiamenti e dalle intenzioni della persona che parla in quel momento.
– La loro voce può passare dal bisbiglio all'urlo, dai suoni bassi a quelli alti.
Come se non riuscissero a valutare qual è il volume necessario per raggiungere l'ascoltatore,
sicché talvolta usano un volume troppo alto, talvolta troppo basso.
La velocità può costituire un problema analogo e molti bambini possono parlare o troppo
lentamente o troppo velocemente.
Questo indica che i problemi NON hanno origine nella mancanza di controllo,
ma dal non sapere perché, quando e dove applicare il controllo.
• Raccogliere ciò che è rilevante
Trasmettere fedelmente informazioni non è un'impresa banale. Richiede una codificazione e una
decodificazione accurate del linguaggio negli stadi di input e output.
Nella comunicazione quotidiana ci si aspetta di rado che l'ascoltatore riceva e poi trasmetta un
semplice messaggio come copia esatta.
Al contrario, ci si aspetta che chi ascolta sappia che i messaggi non sono semplici, ma contengono
di solito qualcosa di più.
– E' ampiamente documentato che gli individui autistici non riescano facilmente a
comprendere un linguaggio impertinente o spiritoso, perché sono eccessivamente
letterali.
Il modo di esprimersi delle persone autistiche, spesso, può essere dato da frasi preconfezionate. I
loro commenti sono spesso percepiti come inappropriati, rozzi o esageratamente educati.
• Un mondo frammentato
Nell'autismo la straordinaria abilità con i puzzle è una dote comune. In ogni caso, il mondo in cui i
bambini autistici costruiscono un puzzle è notevolmente diverso dal modo in cui lo fa un bambino
normale.
Alcuni bambini autistici riescono a comporre un intero puzzle con le tessere poste al contrario, a
faccia in giù.
Si tratta di un effetto del contesto sul significato o della COERENZA CENTRALE FORTE.
La mancanza di effetto del contesto e la mancanza di una guida per il significato può essere definita
come una debolezza della coerenza centrale.
• Figure nascoste
La difficoltà di trovare pezzi di puzzle ricorda il vecchio passatempo del trovare la figura nascosta:
quando si guardano queste figure, le forme più grandi, con le linee che si incrociano, appaiono così
coercitive che non si riesce a vedere la forma piccola che vi è racchiusa: è “inghiottita” dalla figura
più grande, è diventata una parte intrinseca di quell'oggetto.
Le persone che riescono a trovare le figure nascoste raggiungono una buona prestazione anche in
altri test volti a dimostrare l' “indipendenza dal campo”, cioè il non essere influenzati dal contesto
tanto nella percezione visiva quanto nell'interazione con il prossimo.
Si può pensare, quindi, che le persone dipendenti dal campo si lasciano facilmente influenzare
dall'opinione altrui e tendono ad avere dei punti di vista deboli rispetto a quelli del gruppo di
appartenenza.
Gli individui indipendenti dal campo, invece, non sono influenzati dalle mode correnti e non si
curano granché delle opinioni altrui.
• L'indipendenza del campo si può definire come l'insolita capacità di non tener conto del
contesto.
• La coerenza centrale può quindi essere vista come una forza che unisce insieme grosse
quantità di informazioni.
Se è potete, questa forza può essere responsabile della difficoltà di vedere la figura spiccare
dall'insieme. Dall'altra parte una coerenza centrale debole può spiegare la facilità di questa
prova.
• Memoria automatica
Gli individui autistici hanno una memoria automatica migliore, tuttavia ciò che ricordano sembra
essere frammentato in modo bizzarro.
• “Sistematizzare”
Simon Baron – Cohen ha identificato uno stile di elaborazione delle informazioni che ha chiamato
“Sistematizzare”, basato su una comprensione intuitiva delle modalità di funzionamento degli
oggetti meccanici e su una preferenza per le informazioni riguardanti il mondo fisico piuttosto che
quello psicologico.
Spesso agli individui autistici è stata attribuita la capacità di saper distinguere con gli occhi e con le
orecchie dettagli molto fini.
1. I bambini con autismo possono imparare molto bene uno specifico schema di punti, ma poi
non riescono a generalizzarlo a un altro insieme di punti, disposti in modo leggermente
diverso.
Quindi riescono in compiti molto difficili di ricerca visiva, dove lo stimolo target differiva
da altri stimoli distraenti soltanto per un piccolo dettaglio.
- Ipersensibilità ai rumori.
I cinque sensi:
Riguardo la gestione complessa degli stimoli in entrata, gli psicologi hanno da molto tempo fatto la
distinzione fra elaborazione
Controllato dai dati in arrivo dal mondo esterno. Controllato dalle esperienze precedenti.
I bambini affetti da autismo non hanno una scarsa attenzione, ma un'attenzione particolare.
Il problema non è che si distraggono facilmente, ma che la loro attenzione si focalizza su cose
strane e quando sono totalmente assorbiti da qualcosa è impossibile distrarli
Spesso si osserva che i bambini autistici non riescono a porre l'attenzione in modo soddisfacente a
informazioni presentate simultaneamente e quindi selezionano un aspetto molto ristretto di queste
informazioni.
Sembra che i volti delle persone non catturino spontaneamente l'attenzione del bambino autistico.
Un tema ricorrente nei resoconti biografici delle persone autistiche è che certi stimoli , che per altri
sono irrilevanti, sembrano avere per loro un fascino inspiegabile, mentre altri, interessanti e salienti,
per la maggioranza della gente li lascino indifferenti.
Temple Grandin, raccontando la sua infanzia autistica, ricorda di essersi preoccupata di cose alle
quali le altre persone prestavano scarsa attenzione.
Le azioni ripetitive sono uno dei criteri diagnostici principali per l'autismo.
Non sono comunque associate unicamente con questa patologia.
La ripetitività è stata riconosciuta per molto tempo una componente comune del disturbo mentale.
– Nel 1899 Kraepelin incluse le stereotipie tra i sintomi caratteristici di ciò che
chiamava Dementia Praecox , in seguito detta schizofrenia.
Le stereotipie non sono presenti solo nei movimenti, ma anche nei pensieri e possono quindi essere
invisibili.
Nel caso degli individui autistici, la presenza degli altri può non avere un effetto altrettanto
inibitorio.
• Routine e rigidità
La caratteristica più singolare dell'autismo è rappresentata, più ancora che dalle stereotipie, dalle
cosiddette routine elaborate del comportamento.
Si è d'accordo generalmente sul fatto che una routine elaborata consiste in qualcosa di più di un
piccolo frammento di azione e deve comprendere sequenze lunghe e possibilmente complesse di
pensieri e fissazioni.