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Domande aperte
1. Learning Journal in cosa consiste, funzioni ed esempio.
Rispetto ad un diario di bordo O DDA (DIARIO DI
APPRENDIMENTO);
il “giornale di apprendimento” o DDA è lo strumento principale
che ogni studente dovrebbe sviluppare e, in particolari
condizioni, condividere con l’insegnante per ricevere feedback
sui propri progressi formativi.
Il Learning journal si focalizza su ciò che funziona seguendo
un’ottica di pensiero positivo
ICF . Prende in considerazione tutti gli step positivi compiuti
dall’alunno.
Il learning journal quindi spiega i procedimenti su come si è
arrivati ad un determinato risultato o i progressi che sono stati
fatti rispetto ad un compito dato.
La differenza con il*DIARIO DI BORDO è che quest’ ultimo
registra registra tutto …… anche gli aspetti negativi proprio
come UN DIARIO cioè annota giorno per giorno tutta l’ attività
didattica.
Sia learning journal che diario sono strumenti che docente e
studente condividono.
Il learning journal diventa quindi per quest’ultimo uno
strumento di autovalutazione e di autostima sentendosi
partecipe di un clima di collaborazione, potendosi scambiare
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reciprocamente il punto di vista sui progressi del suo
apprendimento.
DSA LEARNING JOURNAL - Per lo studente DSA il learning
journal è uno strumento di conoscenza metacognitiva ma
possiamo dire che va bene per tutti in generale.
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14) PERCHÉ IN PARTICOLARE LO STUDIO DELLA LINGUA
INGLESE CREA DIFFICOLTÀ AGLI STUDENTI CON DSA
- Lingua inglese è opaca e instabile
15) QUALI SONO I MACRO-OBIETTIVI DEL PROCESSO DI
INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO DELLA LINGUA
STRANIERA:
- Sono 5: Comprensione orale e scritta, Produzione orale e
scritta Conoscenza degli aspetti e culturali correlati alla
lingua straniera studiata.
16) QUALI SONO I PRINCIPI DI COOPERATIVE LEARNING?
- Lavorare in piccoli gruppi ed effettiva interdipendenza di
ruolo
17) DA CHE COSA SI DEVE DISTINGUERE
L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO?
Dall’insegnamento reciproco (peer tutoring) e dalla
collaborazione tra pari (peer collaborativo)
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ESAME PROF DE VINCENZO
Domande aperte
1. Cos’è il comportamento adattivo? Da cosa può essere
costituito?
Il funzionamento adattivo può essere influenzato da molteplici
fattori che includono istruzione, motivazione, caratteristiche di
personalità, prospettive sociali e professionali, disturbi mentali e
condizioni mediche generali, che possono coesistere con la
disabilità intellettiva;
La valutazione di tutti questi fattori, che rivestiranno poi un
ruolo altrettanto cruciale nella fase di progettazione
dell’intervento.
3. Disabilità intellettiva
L’eziologia della disabilità intellettiva non è univoca, ma
determinata da un’ampia
gamma di possibili fattori:
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(vedi slide 44 – 2° lezione)
fattori genetici:
Modificazioni numeriche o strutturali del corredo genetico,
come la sindrome di Down (causa genetica non ereditaria più
comune per disabilità moderata o severa)
Fattori biologici non genetici
Fattori di tipo prenatale (alterazioni a carico dell’embrione e del
feto, infezioni), neonatale
(sofferenza alla nascita o nascita prematura) o postnatale
(malnutrizione, traumi)
Fattori psicosociali
Condizioni ambientali affettivamente e culturalmente poco
stimolanti
4. Disturbo spettro autistico
Disturbo dello spettro dell’autismo
■ I disturbi dello spettro dell’autismo rientrano tra i Disturbi
dello sviluppo su base
neurobiologica e comportano compromissioni nell’interazione
sociale, nella
comunicazione e nelle attività e interessi che risultano limitati,
rigidi e stereotipati;
■ Include le 4 patologie che prima costituivano i disturbi
generalizzati dello sviluppo
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ovvero disturbo autistico, sindrome di Asperger, sindrome di
Rett e disturbo disintegrativo della infanzia;
■ Si manifesta all’interno di uno spettro, che raccoglie forme
diverse del problema
5. Disturbo ADHD
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ESAME PROF MURRONE
1. Domanda aperta:
Disabilità intellettiva DSM 5 - Il termine ritardo mentale è stato
sostituito da Disabilità Intellettiva che sembra essere meno
denigratorio e stigmatizzante.
La gravità del ritardo mentale è definita più dai deficit di
adattamento che non dal criterio del QI perché è il
funzionamento adattivo* che determina il tipo di supporto
richiesto.
DEFINIZIONE
Disturbo con insorgenza nell’età evolutiva che include deficit
intellettivi e adattivi negli ambiti della concettualizzazione, della
socializzazione e delle capacità pratiche.
Si parla di disabilità intellettiva quando abbiamo un
funzionamento intellettivo generale significativamente al di
sotto della media, che è accompagnato da limitazioni nelle
seguenti aree:
funzionamento adattativo,
comunicazione,
cura della persona,
vita in famiglia,
capacità sociali,
uso delle risorse della comunità,
autodeterminazione,
capacità scolastiche,
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lavorative,
tempo libero,
salute,
sicurezza.
Esordio prima dei 18anni
5) ADHD -acronimo
- Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività.
6) Caratteristiche dell’ADHD:
- Disattenzione, Iperattività e Impulsività.
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ARGOMENTI TORCIANTI
Domanda aperta
MODELLO TEORETICO DI SOVRACCARICO DEL CONFLITTO
IL MODELLO TEORETICO DI SOVRACCARICO DEL
CONFLITTO, CI PARLA DELLE CONSEGUENZE CAUSATE DALLE
DINAMICHE AFFETTIVE SULL’ APPRENDIMENTO.
PER UNO STUDENTE, AVERE UNO STATO DI SOVRACCARICO
(PROBLEMI FAMILIARI, CONFLITTI EVOLUTIVI ETC), VUOL
DIRE AVERE UN AUMENTO IN SE’ DI EMOZIONI NEGATIVE
(NOIA, RABBIA, TRISTEZZA). QUESTO FA SI CHE LO
STUDENTE DIVENTI AGGRESSIVO. ALLO STESSO TEMPO
MATURA IN SE’ L’ESIGENZA DI UNA CONOSCENZA
ORDINATA CHE CONTRASTA CON IL PROPRIO SCHERMO
NEGATIVO CAUSATO PRINCIPALMENTE DA ANSIA E STRESS.
QUESTO PROCESSO VALE NON SOLO DAL PUNTO DI VISTA
DELLO STUDENTE MA ANCHE PER IL DOCENTE. ANCHE IL
DOCENTE CHE HA UN SOVRACCARICO DI CONFLITTO NON
SARA’ SICURAMENTE DI AIUTO PER IL SUO ALUNNO. SIA
PERCHE’ NON SARA’ IN GRADO DI GESTIRE LA RELAZIONE
EDUCATIVA IN MODO FUNZIONALE, SIA PERCHE’ LA
PRESENZA DI QUESTO “SCHERMO NEGATIVO” RENDE IL
FLUSSO DELL’APPRENDIMENTO DIFFICOLTOSO. IN SINTESI IL
DOCENTE DEVE AVERE UN’ALTA TOLLERABILITA’ AL
CONFLITTO PSICHICO IN MODO DA GESTIRE IN MANIERA
POSITIVA IL SUO STUDENTE E LA CLASSE.
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1. Fra i vari movimenti di pensiero
FREUD PSICANALISI
La divisione della vita psichica in coscio e inconscio costituisce la
premessa fondamentale della teoria freudiana:
Lui il comportamento è governato da processi consci, ma anche
inconsci.
La libido, energia che agisce a livello inconscio e presente fin
dalla nascita, è la forza motrice di ogni comportamento.
2. SCHEMI MENTALI
Intesi come strutture cognitive costruite attraverso
l’integrazione di informazioni che possono derivare da vari
ambiti:
• dalla percezione (anche con il concorso di più modalità,
centrate sulla realtà esterna o interiore, e quindi anche sul
mondo delle esigenze),
• oppure dall’immaginazione (fantasie, ragionamenti, progetti,
sogni, specialmente se si tratta di contenuti consolidati
attraverso l’interesse e la ripetizione)
3. FENOMENI DI APPRENDIMENTO
Apprendimento intenzionale caratterizzato in modo specifico
dall’azione e intenzione consapevole di chi apprende e di chi
insegna, questa tipologia di apprendimento spesso concerne
anche l’apprendimento scolastico.
Apprendimento significativo opposto a quello cosiddetto
meccanico, viene definito in ambito pedagogico da Novak come
la forma di apprendimento che “si verifica quando chi apprende
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decide di mettere in relazione delle nuove informazioni con le
conoscenze che già possiede. [...] L'apprendimento meccanico
avviene invece quando chi apprende memorizza le nuove
informazioni senza collegarle alle conoscenze precedenti, o
quando il materiale da studiare non ha alcuna relazione con tali
conoscenze”.
L’apprendimento “significativo” viene facilitato dall’uso e dalla
costruzione delle “mappe concettuali” collegabili alle indagini
sulla formazione dei concetti o schemi mentali
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5. FORMAZIONE DI SCHEMI MENTALI ( vedi slide 16 lezione 7 )
Lo schema mentale si forma attraverso l'apprendimento che
acquisiamo grazie alle nostre esperienze. Questo
apprendimento non è sempre corretto, ma lo manteniamo
perché ci evita l'ansia di affrontare qualcosa di nuovo. Gli
schemi mentali sono modelli di pensiero radicati in noi, a volte
fin dall'infanzia. Gli schemi mentali sono una sorta di mappa, di
modello che la mente utilizza proprio come una piantina di un
parco giochi o segnali stradali. Quindi queste “mappe”, spesso
inconsce servono alla mente per dare un senso e un significato
alla realtà. Vedi esempi riconoscimento immagini in disegni
ambigui.
6. MOTIVAZIONE OGGETTO–META
Le motivazioni si possono definire come i moventi dell’attività
psichica.
Ciò verso cui si dirige l’azione concreta o anche semplicemente il
desiderio, prende così il nome di meta o “oggetto-meta”.
Nella psicologia della motivazione le mete sono oggetti del
campo (oggetti-meta) o qualità di oggetti (qualità-meta), la cui
rappresentazione appare dotata di valenze positive nel caso
dell’attrazione, oppure negative nel caso della repulsione.
La dinamica motivazionale si collega peraltro strettamente ai
processi di soluzione dei problemi: ogni problema si costituisce
come una situazione nella quale una data realtà deve venire
modificata e determinati ostacoli devono venire superati, per
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rendere quella realtà consonante con le esigenze dell’individuo
che pone il problema, compreso il principio di realtà.
Possiamo di conseguenza comprendere come la dinamica
motivazionale (e la forza delle pulsioni – favorevoli o sfavorevoli
ad una determinata soluzione) risulti importante in tutte quelle
circostanze nelle quali si intende migliorare le capacità di
soluzione di problemi: dalle forme più semplici di organizzazione
percettiva, alle opportunità dell’apprendimento e della
rievocazione, fino alle sfide dell’immaginazione produttiva e
della
creatività.
Bonaiuto precisa che generalmente le motivazioni si configurano
come ricorrenti, secondo un’alternanza di fasi che risponde a
dinamiche generali della vita psichica, quali
• il principio di “saturazione” verso determinate esperienze,
• con parallela “insaturazione” verso le esperienze opposte.
Esempi ne sono, nell’ambito di esigenze riconoscibili fra le
principali, le alternanze cicliche tra la fame, o la sete, e le
esperienze di sazietà.
In generale si può definire la motivazione come un processo di
attivazione dell’organismo finalizzato alla realizzazione di un
determinato scopo.
Da tale processo dipende:
❑ L’avvio
❑ La direzione
❑ L’intensità
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❑ La durata
❑ La cessazione
La motivazione corrisponde al desiderio e comporta in qualche
modo la ricerca da parte dell’individuo dell’oggetto che
permetta la gratificazione di tale esigenza cosiddetto “oggetto-
meta”.
Le motivazioni sono stati affettivi generalmente meno intensi
ma di lunga durata (ne è esempio la motivazione
all’aggressività).
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8. MODELLO PSICODINAMICO INTEGRATO
L'approccio psicodinamico comprende, quindi, tutte le teorie in
psicologia che vedono il funzionamento umano basato
sull'interazione di pulsioni e forze all'interno della persona, in
particolare inconsce, e tra le diverse strutture della personalità.
Nel modello MPI, quindi, è in primis è la presenza dinamica; cioè
attitudine al movimento integrato mente-corpo.
Il corpo è, ovviamente, soprattutto chiamato al sentire emotivo
che offre al terapeuta gli spunti per la dinamica intuitiva iniziale,
e spesso non verbale, che è dinamica interattiva umana.
L'azione non cessa al momento del parlare, perché anche
parlare è interagire, ossia non esclude il sentire e la presenza
corporea nel collegamento continuo tra affetti e pensiero.
L’orientamento psicodinamico integrato vede i processi cognitivi
e processi affettivi in stretta interdipendenza
La vita psichica e fenomeni sono quindi descrivibili con un
linguaggio omeogeneo
Fattori psichici nella determinazione sono consapevoli e
inconsapevoli.
I comportamenti umani nonché quelli eccezionali o abnormi
sono definibili Mediante:
L’analisi fenomenologica
La riflessione psicodinamica
Le procedure sperimentali
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Motivazioni atmosfere e schemi mentali influiscono sui
fenomeni percettivi con modalità opposte a seconda delle
condizioni di osservazione ( ambigue o univoche ).
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