Il bambino può presentare dei problemi congeniti fin dalla nascita, diagnosticati dal neonatologo,
come ad esempio: paralisi cerebrali o malformazioni cerebrali, accertamento;
Il pediatra può richiedere degli accertamenti di fronte a epilessia, encopresi, enuresi, cefalea;
L’ingresso alla scuola dell’infanzia o all’asilo nido può sottolineare: prestazioni o comportamenti
che si allontanano dallo sviluppo tipico del bambino, probabilmente causati da disabilità intellettive,
disturbo dello spettro autistico, disturbi del linguaggio;
Con la scuola primaria è possibile rilevare; disabilità intellettive, disturbi del linguaggio, disturbi
della condotta, deficit di attenzione/iperattività, disturbi dell’apprendimento, difficoltà sul piano
affettivo-relazionaleINTERFERENZA IN APPRENDIMENTO E SOCIALIZZAZIONE;
Con l’adolescenza i problemi possono essere anoressia nervosa, bulimia, abuso di sostanze, psicosi
evolutive, disturbi dell’umore,…
I genitori si avvicinano alla figura del neuropsichiatra con sensi di colpa e imbarazzo, perché spesso si
ritengono i responsabili del problema del figlio, causato dal loro fallimento educativo. Ecco perché il
neuropsichiatra deve presentarsi come quella persona che seguirà il loro figlio, lo aiuterà e troverà la
migliore soluzione al problema.
La prima visita si articola in tre fasi:
La diagnosi funzionale: descrive punti di forza e di debolezza del bambino che influenzano gli
apprendimenti e la socializzazione. Definisce le capacità intellettive, linguistiche, neuropsicologiche
e affettivo-relazionali traduzione da misure standardizzate redatte dal personale sanitario a
definizione operativa per il personale insegnante. Problemi privacy.
Il profilo dinamico funzionale descrive punti di forza e di debolezza dell’allievo insieme agli
obiettivi che si intendono raggiungere (suddivisione in abilità residue, potenziali e difficoltà)
I mezzi e le soluzioni per il raggiungimento di obiettivi definiti, selezionati dal punto di vista
medico, ambientale, relativo alle aree di sviluppo e alle risorse disponibili.
NORMATIVE SULLA DISABILITA’: (migliorare lo sviluppo cognitivo, favorendo l’autonomia e la
soddisfazione personale, sociale ed economica)
LEGGE 104 del 5/2/1992 garanzia del rispetto della dignità, della libertà e dell’autonomia delle
persone portatrici di handicap delle persone portatrici di handicap. Legge quadro per l’assistenza,
l’integrazione e i diritti delle persone disabili, che sono coloro che hanno una minorazione fisica,
psichica o sensoriale, stabile o progressiva, che limita l’apprendimento, le relazioni e l’integrazione
lavorativa, determinando svantaggio sociale ed emarginazione. Vengono sanciti i diritti alla cura,
alla riabilitazione, all’educazione, all’istruzione, al lavoro, eliminando tutte le barriere
(agevolazioni).
LEGGE 107 del 8/10/2010 riconoscimento dei disturbi specifici dell’apprendimento, richiamando
il settore dell’istruzione a sviluppare modalità didattiche e forme di valutazione adeguate, per
permettere il raggiungimento degli obiettivi formativi (strumenti compensativi e dispensativi). Con
didattica individualizzata intendiamo l’insieme delle attività che mirano al recupero delle abilità e
delle competenze. Con didattica personalizzata ci si riferisce ai bisogni educativi che favoriscono
l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione dell’alunno.
DIRETTIVA MINISTERIALE 27/12/2012, Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi
speciali, come: svantaggi sociali o culturale, disturbi specifici d’apprendimento e/o disturbi evolutivi
specifici (disturbi dell’appropriazione del linguaggio, disturbi della coordinazione motoria, disturbo
dello spettro autistico lieve, ADHD, funzionamento cognitivo limite).
di risolvere problemi recuperare soluzione utili già sperimentate (memoria), possedere abilità
creative e applicative per varie situazioni;
di escogitare strategie per vivere nel mondo;
di vivere efficacemente in contesti sociali.
E’ un’entità multideterminata e sfaccettata.
E’ determinata da fattori genetici e biologici, ma è anche influenzata dall’ambiente affettivo e relazionale in
cui il bambino cresce, da quello educativo. Non è una capacità data una volta per tutte, ma ha uno sviluppo
massimo durate l’infanzia e l’adolescenza e continua a modificarsi in tutte le età successive della vita.
La prima scala di misurazione dell’intelligenza è stata messa a punto da A. Binet e T. Simon, revisionata poi
da Terman e Merrill. Wechsler mise a punto la Wechsler Intelligence Scale for Children (WISC, creata nel
1949, attualmente l’ultima versione è la WISC IV, 2012).
La WISC:
è uno strumento per la valutazione dell’abilità intellettiva per soggetti dai 6 ai 16 anni e 11 mesi,
è composta da 15 subtest, che valutano 5 punteggi compositi:
- indice di comprensione verbale: 1. Somiglianze (valutazione delle conoscenze verbali, abilità di
memoria, capacità organizzative secondo relazioni funzionali, es. latte e mucca), 2. Vocabolario
(denominare figure e dare definizioni), 3. Comprensione (organizzazione della vita quotidiana,
dei rapporti sociali, delle esperienze di vita e delle capacità di ragionamento pratico influenza
dell’ambiente sociale e culturale in cui il bambino è cresciutoinformazioni psicopatologiche),
4. Informazioni (conoscenze generali, il pensiero associativo e la memoria del
bambinoinfluenza dell’ambiente di provenienza), 5. Ragionamento con le parole (indovinare
un concetto a partire dagli indizi).
- indice di ragionamento visuo-percettivo 6. Disegno con i cubi (viene mostrato un disegno
riprodurlo con dei cubi di diverso colore, due metà bianche, due metà rosse, due cubi con facce
bianche e due bianche aumenta il numero dei cubi a disposizionetempo disponibile da 30 a
120 s capacità di pianificazione e organizzazione, analisi dei dettagli, capacità di percezione),
7. Concetti illustrati (raggruppare figure con caratteristiche simili), 8. Ragionamento con le
matrici (matrici incomplete da completare scegliendo tra cinque alternative), 9. Completamento
di figure (indicare o denominare la parte mancante di alcune figure analizzare gli stimoli
rilevanti da quelli irrilevanti)
- indice di memoria di lavoro 10. Memoria di cifre (ripetere una sequenza di cifre in ordine
diretto, stesso ordine, e inverso, ogni ripetizione è costituita da due itemcapacità attentive,
uditive, abilità di articolazione del linguaggio e memoria a breve termine), 11. Riordinamento di
lettere e numeri (otto item di lettere e numeri da riordinare, le lettere in ordine alfabetico, i
numeri in senso crescente memoria di lavoro e funzioni esecutive), 12. Ragionamento
aritmetico (istruzioni verbali, risoluzione mentale di calcoli richiesti, entro 30 s)
- indice di velocità di elaborazione 13. Cifrario (copiare semplici simboli associandoli a semplici
figure geometriche o a numeri viene contato il numero di simboli correttamente disegnati in
120 s apprendimento di schemi visuo-motori, comportamenti ripetitivi, essere veloci e
flessibili nell’apprendimento si evidenziano soggetti con ADHD e condizioni
psicopatologiche di ansia), 14. Ricerca di simboli (120 s ricercare lo stimolo target tra vari
simboli abilità attentive, di discriminazione visiva ed esecutive), 15. Cancellazione
(contrassegnare le figure bersaglio, es. cancella gli animali, test di Barrage)
- QI, capacità cognitive globali del bambino
La WISC può essere somministrata da un neuropsichiatra o uno psicologo clinico, seguendo regole di
somministrazione, registrazione dei risultati e attribuzione di un punteggio grezzo per ogni subtest della
batteria. Ogni punteggio grezzo viene convertito in punteggio ponderato, identificando i quattro punteggi
compositi e il QI (dato dalla media di tutti i punteggi ponderati). L’intelligenza media è di 100 (punteggi
ottenuti/soggetti esaminati). Una deviazione standard corrisponde al valore di 15 punti, ed indica i limiti
entro cui l’intelligenza può essere definita tipica. Sotto le due deviazioni standard si parla di disabilità
intellettiva (sotto il 70). L’età mentale si calcola: età cronologica x QI/ 100. La scala WISC è molto
condizionata dalla conoscenza della lingua del paese in cui vengono somministrati i test (necessità di vivere
in un ambiente scolastico da almeno 5 anni, in quel paese).
WPPSI: è la Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence, per bambini da 4 anni a 7 anni e mezzo.
L’impostazione metodologica è molto simile alla WISC.
Il Test della figura umana: è necessario aver sviluppato capacità motorie, di percezione, astrazione e
generalizzazione. E’ stato sviluppato da Florence Goodenough nella seconda metà del secolo scorso. Il test
può essere somministrato da bambini tra i 2 e i 12 anni d’età. L’interpretazione dei risultati si basa sulla
rilevazione della presenza-assenza di una serie di dettagli nelle figure (per ogni dettaglio un punto). Esistono
varie altre batterie per valutare lo sviluppo intellettivo non verbale (Matrici di Raven, Scala Leiter) e per lo
sviluppo intellettivo generale (scala di Stanford- Binet e la Scala Griffiths).
3. LA VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
Il linguaggio è una funzione distintiva degli esseri umani (sembra essere stato inventato dai bambini, questa
invenzione ha permesso il sopravvento dell’Homo sapiens su tutti gli ominidi): è un sistema di
comunicazione vocale-uditivo usato per scambiare conoscenze, immagini (non solo visive ma anche
mentali Daniel Dor sostiene che il linguaggio sia la tecnologia più importante inventata dagli uomini per
scambiare l’immaginazione ogni parola può avere significato diverso in relazione al contesto CAMPI
SEMANTICI DIFFERENZIATI). Non è isomorfico, ma supera la realtà. Ha adibito zone cerebrali, dedicate
precedentemente ad altre funzioni (riciclo). Il linguaggio è un sistema doppio-articolato: il primo livello è
quello fonologico (i fonemi, suoni diversi, privi di significati), in cui fonemi si uniscono per dar vita a
morfemi. I livelli del linguaggio sono: il livello fonologico (suoni distintivi), il livello lessicale (parole), il
livello sintattico (frasi), il livello dei testi (livello pragmatico) e il livello semantico (significati). Oltre ai
livelli ci sono i compiti del linguaggio: comprensione, ripetizione e produzione, a cui si possono aggiungere
anche lettura e scrittura (ogni compito può analizzare tutti i singoli livelli). Valutare il linguaggio è
importante per capire se i bambini hanno problemi neuropsichiatrici.
TAPPE:
Alle 50 parole si forma la prima frase, lo sviluppo articolatorio termina ai 6 anni, verso 8-9 anni lo sviluppo
grammaticale, dagli 8 anni iniziano le abilità pragmatiche.
Lo stadio prelinguistico (primo anno di vita): subito dopo la nascita il bambino stabilisce un
contatto visivo con la mamma, dopo poco sorride; ai 4 mesi svolge lo sguardo e orienta la testa in
direzione dei suoni, modifica l’espressione facciale e può vocalizzare la risposta; ai 6 mesi può
selezionare i suoni in ascolto. Prima di parlare indica e può simultaneamente produrre
vocalizzazioni. Può usare gesti per esprimere negazione o assenso.
Stadio della parola-frase (12-18 mesi) o olofrase: i bambini in media producono la prima parola a
11 mesi, c’è chi è più precoce (8 mesi), chi più tardivo. Gli enunciati in questi mesi sono composti
da una sola parola. Dai 10 ai 20 mesi i bambini sono in grado di produrre sempre più parole. Il
vocabolario ricettivo è sempre più grande di quello produttivo (ai 10 mesi comprendono circa 50
parole, ma le produrranno soltanto ai 18 mesi). Ai 6 anni hanno un vocabolario ricettivo di circa
10000 parole.
Stadio delle frasi formate da due parole (18-24 mesi): dopo aver raggiunto un vocabolario
espressivo di 5° parole, i bambini iniziano a produrre frasi con più di due parole. Comprendono i
pronomi personali e ordini semplici. L’espressione verbale è spesso ripetitiva, con comportamenti
verbali ecolalici (imitano ciò che ascoltano).
Piccole frasi con più di due parole (24-36 mesi): uso di frasi “telegrafiche”, in cui vengono omessi
elementi grammaticali obbligatori, detti parole-funzione. Cresce il vocabolario e diminuisce la
tendenza a monologhi egocentrici;
Sviluppo grammaticale e morfologico (36-55 mesi): dal terzo anno in poi c’è un rapido sviluppo
del linguaggio. Le frasi si allungano, vengono usate le parole-funzione, vengono coniugati verbi,
sostantivi, aggettivi e articoli. L’ordine delle parole si stabilizza sul modello della lingua madre.
Vengono poste correttamente domande e risposte. Tra i 3 e i 4 anni è in grado di usare più di 1000
parole. Comprende concetti spaziali e temporali, nonché le frasi passive (che utilizza
opportunamente dagli 8 ai 9 anni).
Fanciullezza (6-12 anni): Esseri umani sessualmente immaturi ma sufficientemente indipendenti. Si
completa lo sviluppo grammaticale, il linguaggio diventa più automatizzato e fluente e migliorano le
abilità pragmatiche. I giovani cominciano a raccontarsi gossip e barzellette. Ci sono duelli verbali,
composti da insulti rituali e repliche creative, che facilitano lo sviluppo delle abilità linguistiche e
persuasive.
Adolescenza: inizia dalla pubertà. Lo sviluppo delle abilità linguistiche riguarda l’aumento della
velocità d’eloquio e lo sviluppo e il lessico, l’utilizzo di frasi idiomatiche e marker linguistici,
fonetici e vocali, segni di affiliazione a un gruppo.
VALUTAZIONE DEL LINGUAGGIO:
Il primo vocabolario del bambino: test messo a punto dalla fondazione MacArthur. È composto da
3 parti: nella prima si indaga la comprensione globale del linguaggio parlato e di una lista di frasi
comuni; la seconda parte è composta da 408 parole, suddivise in 19 categorie semantiche, di cui i
genitori o gli insegnanti devono valutare il grado di comprensione o produzione delle parole da parte
del bambino, ordinandole per frequenza d’uso. Questo test ha permesso di calcolare il numero medio
e la DS delle parole prodotte tra i 18 e i 30 mesi (valori sotto le 2 deviazioni standard sono
considerati patologici). La terza parte è composta da “azioni e gesti” per valutare le forme di
comunicazione non verbale.
Test del primo linguaggio: questo test è stato messo a punto per bambini tra 12 e 36 mesi (1-3
anni). Valuta lo sviluppo pragmatico e comunicativo, la comprensione e la produzione a livello
lessicale e sintattico. Nelle prove di comprensione e produzione (sia lessicale che sintattica) il
bambino deve comprendere e produrre 20 parole.
Test per la valutazione del linguaggio: è un test per bambini dai 30 ai 71 mesi. Vi è una prova di
produzione su tema (descrizione di figure, narrazione di una storia, descrizione di azioni), una di
comprensione di parole, una di frasi, una di ripetizione di frasi e una di denominazione.
Batteria per la valutazione del linguaggio dai 4 ai 12 anni: vi sono 15 prove originali che
valutano lo sviluppo del linguaggio per comprensione, ripetizione e produzione. Ogni item è stato
scelto accuratamente in base alla capacità che si sta indagando e alla frequenza d’uso.
I test che misurano la comprensione sono sei: discriminazione uditiva-verbale (parole
fonologicamente identiche o simili), comprensione semantico-lessicale (dato un nome deve essere
indicata la figura corrispondente), comprensione delle strutture sintattiche (indicare la figura
corrispondente alla frase ascoltata), giudizio grammaticale (scegliere quale frase è grammaticalmente
corretta), comprensione di modi di dire e proverbi (scegliere tra tre opzioni quella corretta) e
comprensione di prosodia linguistica ed emotiva (riconoscere dall’intonazione comandi ed
emozioni).
I test per la ripetizione sono tre: ripetizione di parole, ripetizione di non parole e ripetizione di frasi.
I test per la produzione sono sei: articolazione e denominazione (denominare una figura),
denominazione (denominare oggetti, capi di vestiario, …), fluenza semantica (es. denominare tutti
gli animali in un minuto), fluenza fonologica (produrre il maggior numero di parole in un minuto
inizianti per un certo fonema), morfologia flessiva e derivazionale (completare delle frasi di
difficoltà morfologica crescente). L’ultimo test è l’eloquio narrativo: vengono presentate due
vignette che devono essere descritte in un certo tempo. Queste descrizioni vengono analizzate e
registrate e vengono valutate produttività, elaborazione lessicale, grammaticale e pragmatico-
discorsiva.
Per ogni test è disponibile, in base alla standardizzazione e al range d’età, il valore della media e
della DS.
VALUTAZIONE ABILITA’ DI LETTURA:
Gruppo MT ha messo a punto delle prove per la valutazione della lettura (bambini dalle elementari alle
medie) per quanto riguarda la correttezza, la velocità e la comprensione. Sono stati scelti dei brani diversi per
valutare le abilità di lettura in diversi momenti dell’anno (prove di ingresso, a medio termine e d’uscita). La
comprensione viene valutata con 16 brani con delle domande che permettono di capire se l’allievo ha
compreso il significato del testo. Il punteggio di comprensione viene calcolato sulle risposte esatte.
Correttezza e rapidità vengono valutate con 15 brani: l’esaminatore controlla il tempo impiegato, calcolando
la velocità media di lettura (punteggio di rapidità=tempo totale/numero di sillabe) e gli errori commessi
(omissioni, titubanze maggiori a 5 sec, esitazioni, aggiunte, …) punteggio di correttezza. Per ogni brano
sono calcolate la media e le DS.
VALUTAZIONE ABILITA’ DI SCRITTURA:
Fase logografica o ideografica: associazione diretta tra configurazione grafica e significato
Fase alfabetica: scomposizione della parola in sillabe e fonemi, associazione reciproca tra fonemi e
grafemi
Fase ortografica: vengono apprese le eccezioni alla regola grafema-fonema, perfezionando ed
economizzando la fase alfabetica
Fase lessicale: riconoscimento globale della parola senza il processo di decodificazione fonologica.
La scrittura richiede abilità cognitive-motorie: coordinamento percettivo-motorio, il sistema verbale e quello
attentivo. La batteria messa a punto per valutare le abilità di scrittura vale per bambini dalla prima
elementare alla terza media con: prove di dettato (di un brano e di frasi), di scrittura spontanea (prova di
narrazione, basata su delle vignette, e di descrizione di una vignetta) e di velocità di scrittura (scrivere il
maggior numero di parole in un minuto). Gli errori vengono suddivisi tra fonologici (scambio di grafemi,
omissione o aggiunta di lettere, inversioni, grafemi inesatti), errori non-fonologici (separazione illegale,
fusione illegale, omissione o aggiunta del grafema “h”, scambio di grafema omofono) e altri (doppie,
accenti).
4. LA VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO NEUROPSICOLOGICO
La neuropsicologia si occupa dello studio delle funzioni cognitive ed emotive in rapporto ai substrati
neurologici che le sostengono (integrazione di aree cerebrali differenziate, mediate dalle reti neurali) per lo
sviluppo di queste funzioni ci vuole il linguaggio e un’intelligenza NORMALE, la non-presenza di autismo,
il bambino deve inoltre essere immerso ed educato in un contesto adatto. Questa disciplina richiede il
contributo di un neurologo, di uno psicologo e di un filosofo (studia i processi psichici in rapporto ai
substrati biologici): permette di diagnosticare le lesioni cerebrali e il recupero delle funzioni alterate. Lev S.
Vygotskij ipotizzò che questi processi mentali non avessero soltanto un’origine biologica e genetica, ma
dipendessero anche dall’interazione tra il cervello e l’ambiente socioculturale (sviluppo storico umano). Con
sistemi funzionali lo studioso intende che l’organizzazione mentale si è costruita sull’appoggio di strumenti o
aiuti esterni. Lurija aggiunge che il cervello è un “mosaico funzionale”, le cui singole parti interagiscono in
modi diversi per svolgere funzioni cognitive complesse. Il collegamento tra aree cerebrali differenziate è alla
base del principio di integrazione, che permette il funzionamento delle funzioni cognitive complesse. La
corteccia umana si è evoluta nel tempo ed è in continua evoluzione, non è mai statica o costante, ma si
modifica, soprattutto nell’arco della vita di un individuo, principalmente nell’infanzia e successivamente alla
maturazione cerebrale.
Le caratteristiche cognitive tipiche degli umani (rispetto agli animali)
L'elettroencefalografia: il primo è stato realizzato dallo psichiatra austriaco Hans Berger nel 1929.
Studio di attività elettrica però dal cervello e registrata a livello del cuoio capelluto: vengono fissati
sulla testa del soggetto degli elettrodi virgolette vengono assicurati al cuoio capelluto con una pasta
conduttrice. Il segnale elettrico rilevato viene amplificato e registrato: così si possono valutare le
fluttuazioni di voltaggio virgola che generalmente sono di poche decine di microvolt. In base alla
frequenza possiamo identificare l'attività alfa (frequenze maggiori), l'attività beta, l'attività teta,
l'attività delta. Questo strumento misura la corrente elettrica che si forma sulla corteccia celebrale
durante l'eccitazione sinaptica dei dendriti dei numerosi neuroni piramidali: l'ampiezza e maggiore
sedi e la sincronizzazione, che è tipica della fase di addormentamento mentre la fase di
desincronizzazione è tipica dello stato di veglia.
Potenziali evocati (potenziali correlati ad eventi): si basano sulla sommazione dei tracciati
dell’elettroencefalografia, in relazione a specifici stimoli sensoriali, motori e cognitivi.
Arteriografia
La tomografia a emissione di positroni: è una tecnica che permette la visualizzazione delle aree
attivate durante un compito motorio cognitivo. Richiede l'iniezione nel circolo ematico di sostanze
debolmente radioattive, come il glucosio o l'ossigeno resi radioattivi virgola che il cervello utilizza
come fonti energetiche durante l'esecuzione di compiti. Le strutture attivate fissano maggiormente le
sostanze radioattive iniettate, quindi con questi particolari rilevatori è possibile valutare la
distribuzione nei tessuti nervosi, valutando le strutture cerebrali più attive.
La tomografia computerizzata: permette di visualizzare le principali strutture anatomiche del
cervello. E’ stata definita alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso e si basa sul diverso assorbimento
dei raggi X da parte del tessuto cerebrale sano rispetto a quello affetto da un'adesione. Con la TC è
possibile realizzare la sede e l'estensione di una lesione cerebrale, corredando disturbi acquisiti delle
funzioni cognitive a specifiche strutture del cervello senza dover attendere la morte del paziente per
poter individuare la lesione con l'autopsia.
La risonanza magnetica: è stata messa appunto nell'ultimo decennio del secolo scorso, permettendo
di visualizzare la morfologia del cervello mediante la creazione di un campo magnetico che modifica
alcune caratteristiche del gatto mi di idrogeno presenti nelle strutture cerebrali. Ha una buona
risoluzione sia spaziale che temporale. La presenza di una lesione viene iniziata viene dal diverso
comportamento degli atomi di idrogeno del tessuto patologico rispetto a quello sano. Permette una
migliore definizione delle strutture del cervello rispetto alla tomografia computerizzata, inoltre non è
lesiva perché il campo magnetico non provoca effetti dannosi alla salute, come invece avviene in
misura limitata con i raggi X.
La risonanza magnetica funzionale: è una tecnica non invasiva di visualizzazione dell'attività
cerebrale, permette di creare delle mappe statistiche di probabilità che mostrano le attivazioni
funzionali di diverse aree cerebrali durante lo svolgimento di un compito linguistico, cognitivo o
motorio.
La trattografia: si chiama anche tensore di diffusione e permette di acquisire e ricostruire immagini
della sostanza bianca del cervello basandosi sull'analisi del movimento delle molecole d'acqua
presenti nel tessuto cerebrale.
La magnetoencefalografia: è una tecnica di registrazione della componente magnetica, i segnali
elettromagnetici registrati dipendono dai flussi di corrente generati dalla depolarizzazione degli
alberi dendritici dei neuroni corticali.
La stimolazione magnetica transcranica: e una tecnica di studio delle funzioni nervose che si basa
sulla generazione di un forte campo magnetico transitorio su una specifica regione del cuoio
capelluto. La variazione del campo magnetico provoca un campo elettrico transitorio nel tessuto
cerebrale sottostante virgola che interferisce con le funzioni neurali svolte dall'area corticale
interessata, provocando quindi una lesione cerebrale irreversibile in grado di fornire informazioni
sull'organizzazione funzionale di una determinata struttura della corteccia cerebrale. Alcuni si
basano su la somministrazione di una serie di impulsi, altri su un singolo impulso.
La microstimolazione cerebrale in NCH
Registrazione con microelettrodi dell'attività cerebrale
Cefalea a grappolo: intenso dolore in regione temporale, orbitale o sopra orbitale che colpisce un
lato del capo e può durare da 15 minuti a 2 ore. Attacchi frequenti e ravvicinati (a grappolo). accanto
al dolore spesso presente la lacrimazione, congestione nasale, edema della palpebra.
Emicranica emiplegica famigliare: emicrania con sintomi neurologici (emiparesi, emiplegia,
afasia) che possono persistere per ore o giorni. E spesso preceduta da aura, nella maggior parte dei
casi sintomi hanno una veloce dissoluzione vengono sostituiti dall’emicrania. Dovuta ad una
alterazione genetica.
Emicrania dell’arteria basilare: vertigini, atassia, diplopia, disturbi della coscienza, disturbi visivi
seguiti da emicrania. Si manifesta per la prima volta durante l'adolescenza, anche se sono stati
descritti esordi prima dei 7 anni. La durata va da qualche minuto fino ad un'ora.
Emicrania cronica parossistica: compare spesso durante il sonno, dolore molto intenso,
lacrimazione di un occhio. Il dolore è tale che il paziente non riesce a stare fermo (episodi di
autoaggressività). È un tipo di dolore unilaterale intorno ad un occhio, il quale comincia a lacrimare.
La durata è compresa fra i 20 minuti e le due- tre ore. I sintomi tendono a scomparire velocemente.
Emicrania oftalmica: emicrania periorbitaria, abbassamento di una palpebra, offuscamento della
vista, diplopia.
Diagnosi e comorbidità: Distinguere le cefalee primarie dalle secondarie: le cefalee secondarie dipendono
da altre malattie (sinusiti, problemi vascolari, idrocefalo, tumore cerebrale), la cefalea del tumore cerebrale si
presenta durante la notte o alla mattina al risveglio, spesso si associa a vomito senza nausea. Diagnosi: visita
oculistica, TC, RN, EEG. Se si tratta di cefalea primaria devono essere indagate eventuali comorbilità quali:
la presenza di una sindrome ansiosa virgola di una depressione virgola di una condizione di disturbo da
deficit di attenzione virgola di qualche forma di epilessia oppure di un disturbo del sonno.
Terapia delle cefalee primarie:
Un altro elemento importante che determina le PCI e l'età gestazionale del neonato: nel neonato a termine vi
è una maggiore regolazione del sistema cardiorespiratorio e cerebrovascolare e quindi sono eventi molto
gravi determinano delle encefalopatie ipossico- ischemiche. Circa il 10% dei bambini nati pretermine con
basso peso alla nascita presentano una PCI. Le principali lesioni del bambino pretermine sono l'emorragia
intraventricolare e la leucomacia periventricolare. Indipendentemente dalla presenza di PCI i bambini nati
pretermine presentano un basso livello intellettivo, disturbi dell'apprendimento, disturbi visuo-spaziali,
disturbo da deficit di attenzione, problematiche comportamentali e psichiatriche. Degli ultimi anni si sono
ridotti notevolmente le forme discinetiche, è aumentata la diplegia spastica, mentre la tetraplegia spastica ha
una frequenza inferiore al 10%. Da un punto di vista anatomopatologico le cause delle PCI sono dovute nella
maggioranza dei casi ad ipossia o ad ischemia, che colpiscono in modo variabile la corteccia celebrale, la
sostanza bianca sottocorticale, i gangli alla base e il cervelletto. Queste lesioni sono visibili una volta
riassorbite attraverso TC e RM. Nei neonati a termine le lesioni interessano principalmente la corteccia
cerebrale la sostanza bianca sottocorticale, mentre nei neonati pretermine prevale la PVL.
Cause delle PCI
Cause prenatali (25% dei casi) -Fattori ereditari o cromosomici -Malformazioni cerebrali -Infezioni
congenite
Cause perinatali (25% dei casi) - Traumi connessi al parto con anossia e asfissia (Apgar < 5) -
Prematurità (< 32 settimana) -Basso peso alla nascita (< 2500g)
Cause postnatali -Malattie infiammatorie -Stato di male epilettico -Coagulopatie
Emiparesi sono problemi lievi, disturbi del movimento medio-lievi, emi-paralisi vuol dire disturbi del
movimento medio-grave.
L’80% hanno una PARALISI CEREBRALE SPASTICA
Emiplegia congenita: L’emiplegia congenita (o emiparesi congenita) rappresenta circa il 45% delle PCI. È
una forma il cui deficit motorio interessa soltanto un lato del corpo, prevalentemente quello destro. Colpisce
frequentemente i bambini pretermine (20%).
Cause: - lesioni malformative (25%); dovute ad anomalie della migrazione neuronale - lesioni
periventricolari per alterazioni della circolazione cerebrale prenatale (45%); - lesioni cortico-corticali da
alterazioni vascolari perinatali (25%). Riguardano l’emisfero sinistro nel 75% dei casi. molto spesso i
bambini con questa problematica non vengono identificati nei primi mesi di vita poiché in questo periodo
non si evidenziano anomalie del tono e dei riflessi. dai tre- sei mesi si possono notare delle asimetrie dei
movimenti volontari degli arti superiori e fra i 12 e i 18 mesi asimmetrie nella marcia. La deambulazione
autonoma viene in genere acquisita entro il secondo anno di vita. Sintomi: - Asimmetrie nella postura e nella
marcia, nella sensibilità - Dopo i 2 anni aumento del tono (spasticità) negli arti colpiti - QI circa 90 (verbale
95; visuo-percett. 85)-riduzione della forza, precisione e velocità dei movimenti della mano colpita -
aumento dei riflessi osteotendinei. cerca il 20% dei soggetti con emiplegia congenita sviluppa una epilessia.
in ambito scolastico questi soggetti tendono a presentare problemi di apprendimento e problemi emotivi.
DIPLEGIA SPASTICA=> lesione leucomalacia periventricolare, conseguente a un’ischemia o
un'emorragia cerebrale delle strutture vascolari periventricolari, che prende le vie motorie e le vie visive,
quindi genera problemi sia motori sia visivi. La diplegia spastica è una delle forme di paralisi bilaterali più
diffuse. Interessa il 30% delle PCI. In genere il bambino nato a termine sono stati descritti quadri mal
formativi e lesioni perinatali. Questi quadri generalmente vengono identificati precocemente, sia attraverso
l'ecografia cerebrale sia perché la sintomatologia è più evidente rispetto ai quadri di emiplegia. I disturbi del
movimento interessano soprattutto gli arti inferiori che presentano una riduzione della motilità e della forza.
le alterazioni della forza, della motilità e della precisione sono sempre presenti anche negli arti superiori,
seppure in minore entità. Talvolta sono colpiti tre arti: due inferiori e uno superiore. I disturbi sensoriali
riguardano sia le vie visive cerebrali ma ci può essere un'alterazione anche dei circuiti occipito-parieto-
temporali, che compromettono il riconoscimento e la localizzazione spaziale degli oggetti e del corpo
(disturbi prassici). Cause: lesioni malformative; lesioni perinatali (ischemiche o multifocali). Quadro
anatomopatologico: leucomalacia periventricolare. Sintomi: - deficit motori bilaterali agli arti inferiori, -
deficit visivi (disturbi prassici) - deficit dello sviluppo intellettivo (verbale 95; visuo-percett. deficitario 75). -
Problemi scolastici (letto-scrittura, matematica)- Problemi della personalità e nella sfera emozionale. La
displegia interferisce con lo sviluppo motorio e cognitivo: la deambulazione viene raggiunta intorno ai 5 anni
d'età, ma non sempre si riesce a sviluppare la deambulazione punta il cammino del bambino displegico
presenta un'andatura rotatoria, con anca flessa, addotta e ruotata internamente. Questa spasticità determina
l'instaurarsi di retrazioni tendinee e alterazioni nello sviluppo osseo, con complicanze ortopediche, mentre
l'epilessia è meno frequente.
TETRAPLAGIA SPASTICA=> incapaci anche di movimento dell’articolazione della lingua e delle labbra.
La tetraplegia spastica è una forma di paralisi bilaterali in cui tutti e quattro gli arti sono coinvolti. Interessa
il 10% delle PCI. Cause: prenatali (malformazioni e infezioni); perinatali (encefalopatie ipossico-ischemiche
(Apgar < 5), convulsioni neonatali. Essa dipende da estese lesioni al cervello che nel neonato pretermine
sono dovute fenomeni di sofferenza anossico- ischemica o a lesioni di tipo emorragico che causano gravi
quadri di leucomalacia periventricolare estesi anche alla regione frontale della sostanza bianca sottocorticale.
Nel neonato a termine, le cause possono essere prenatali come infezioni e malformazioni congenite, oppure
perinatali, tra queste le più importanti sono le encefalopatie ipossico- ischemiche. Inoltre nel neonato
tetraplegico si riscontrano frequentemente lesioni ai gangli della base con la presenza dei tratti distonici
associati. La diagnosi è abbastanza precoce in quanto ci sono già delle manifestazioni cliniche dalla nascita:
microcefalia, convulsioni, grave alterazione del tono della motilità spontanea, alterazione dei riflessi
neonatali. L'esecuzione di ecografie EDRM definiscono solo la sede e l'estensione delle lesioni al cervello.
Rispetto al tono si ricorda che questi bambini hanno un ipertono spastico degli arti. Tra le anomalie della
motilità ricordiamo anche il distretto buco-facciale che rendono molto difficile impossibile l'espressione
verbale. I riflessi osteotendinei sono aumentati in tutti i distretti con la persistenza di alcuni riflessi arcaici
quali il grasping e il riflesso tonico asimmetrico del collo. Sono presenti anche deficit sensoriali. I disordini
associati coinvolgono soprattutto la funzione alimentare e patologie dell'apparato respiratorio dovute
all'entrata di cibo nelle vie aeree. Quasi sempre presente e nella metà dei casi non è controllato dai farmaci.
La maggior parte dei bambini con tetraplegia spastica non riesce a compiere alcun cambiamento posturale.
Sono manomesse anche le funzioni di prensione di manipolazione. Lo studio dello sviluppo cognitivo nei
bambini con tetraplegia spastica è molto complesso sia per i deficit sensoriali motori sia per le difficoltà di
comunicazione. Sintomi: - deficit motori ai quattro arti; - disturbi della masticazione, deglutizione,
articolazione del linguaggio - deficit visivi - grave deficit intellettivo (alcuni QI nella norma). Nonostante il
40% dei soggetti presenti un qui inferiore a 50, la restante parte presenta un qui nella norma o con un ritardo
medio lieve. L'ipotesi più plausibile che possa spiegare questo QI nella norma è che questi soggetti utilizzino
delle strategie basate sulla rappresentazione mentale che permettono di simulare interiormente sia il
movimento sia la comunicazione. Un ausilio molto importante per la comunicazione è la Comunicazione
aumentata e alternativa (CAA), che utilizza una serie di simboli pittografici, e l'uso del computer, con un
accesso diretto alla tastiera o con l'uso di sensori adattati alle competenze motorie di un dato bambino.
PARALISI DISCINETICHE Distonia= incapacità di attivare gli agonisti e disattivare gli antagonisti,
non c’è possibilità di movimenti armonici. Sono caratterizzate dalla presenza di posture di movimenti
abnormi che determinano un'incapacità a eseguire movimenti volontari e a mantenere la
postura. Rappresentano meno del 10% delle PCI.
-Paralisi ipercinetiche (coreoatetosiche) Atetosi movimenti lenti di iperestensione delle dita Movimenti
coreicimovimenti rapidi, bruschi che interessano prevalentemente la muscolatura distale. Sono
caratterizzate da movimenti involontari privi di finalità. Coinvolge prevalentemente in estremità distali degli
arti con movimenti lenti di iperestensione delle dita. Tutti questi movimenti abnormi sono caratterizzati dal
tentativo di sviluppare dei movimenti volontari.
-Paralisi distoniche (posture distoniche) à sono caratterizzate dall’aumento improvviso del tono muscolare
(costituiscono il 70% delle paralisi discinetiche) Nel tentativo di eseguire un movimento volontario appunto
si distinguono le posture a distoniche, caratterizzata da contrazioni toniche prolungate della muscolatura
assiale, dai movimenti distonici virgola che consistono i movimenti di forza elevata che permettono di
modificare le posture distoniche. Il QI è nell’ambito della norma nel 45% dei bambini con paralisi
discinetica. Nel 70% colpisce bambini nati a termine. Nel 20% sono riconoscibili fattori prenatali. Le lesioni
sono situate nelle strutture dei gangli della base. I fattori responsabili sono l’iperbirulirubinemia associata ad
ipossia e la grave asfissia perinatale, spesso complicata da un basso peso. Sono state inoltre descritte lesioni
che interessano il globo pallido, il putamen e il corpo striato. Sono difficili da evidenziare nei primi 6 mesi di
vita: talvolta è possibile ipotizzarle a partire da stimoli emotivi.
Paralisi ipercinetiche La deambulazione e le altre attività motorie vengono in genere raggiunte con un
certo ritardo, dovuto alla difficoltà dei movimenti. Le disabilità coinvolgono la manipolazione degli oggetti,
l’espressione verbale e scritta. Lo sviluppo cognitivo è in genere nella norma e l’epilessia ha una scarsa
incidenza.
Le forme distoniche rappresentano il 70% delle paralisi discinetiche. Ostacolano qualsiasi tentativo di
movimento volontario a livello degli arti o del distretto bucco-facciale. Anche la postura seduta è difficile da
raggiungere. Il linguaggio è sempre compromesso. I deficit visivi e cognitivi hanno comunque meno
rilevanza rispetto alla tetraplegia spastica. Il QI è nella norma per circa il 45% dei bambini. L’epilessia è
presente nel 25% dei casi. In adolescenza: problematiche emozionali.
PARALISI ATASSICHEpresentano disabilità intellettiva grave, sintomatologia neurologica ascrivibile
ad una disfunzione del cervelletto. Costituiscono il 5-10% delle PCI. Atassie pure: sono associate a
ipoplasia del cervelletto. L’eziologia è spesso sconosciuta: alcune volte può essere causato da forme
ereditarie, da malformazioni della fossa posteriore o da anomalie nella migrazione neuronale che possono
interessare i lobi frontali e parietali. Sindromi atassiche: legate a quadri malformativi ben conosciuti
collegati ad alterazioni genetiche. Sono dei quadri clinici di atassia congenita non evolutiva nei quali i deficit
cerebellari sono i sintomi prevalenti. Atassie acquisite non progressive (da malattie infiammatorie o
ischemiche). Si tratta di patologie che sono dovute a fattori prenatali, tra i quali i più conosciuti sono le
infezioni da citomegalovirus e la rosolia. Molto rare sono le condizioni che dipendono da un a lesione
ipossico-ischemica., mentre sono più frequenti le lesioni cerebellari di tipo emorragico nei prematuri. Nel
primo anno di vita si manifesta ipotonia e un ritardo nello sviluppo motorio. Il primo segno è la presenza di
un nistagmo: anomalia nel controllo dei movimenti oculari. Dal secondo anno si manifesta atassia e
difficoltà nel coordinamento motorio. Spesso è presente atassia del tronco, nella posizione seduta il bambino
oscilla. Negli arti superiori è presente dismetria (errori nell’ampiezza e nella direzione del movimento),
tremori agli arti superiori, brusche accelerazioni e aggiustamenti. L’acquisizione della marcia avvien tra i 4 e
i 10 anni. Il cammino è allargato, con oscillazioni e sbandamenti. Il cervelletto è coinvolto sia nell’equilibrio
che nell’elaborazione di funzioni cognitive ed emozionali. Sintomi: Atassia, dismetria, disartria, ipotonia,
nistagmo - disabilità intellettiva. La maggior parte dei soggetti presenta disabilità intellettiva e 1/3 dei
soggetti epilessia.
La tetraparesi spastica si associa a gravi disabilità intellettiva e episodi di epilessia
Trattamento: 1. Presa in carico 2. Trattamento riabilitativo (fisioterapia, psicomotricità, terapia
occupazionale, logopedia) 3. Trattamento chirurgico 4. Tossina botulinica 5. Terapia farmacologica
(baclofen rigidità, farmaci contro le discinesie) 6. Sostegno psicologico 7. Inserimento scolastico 8. Ausili,
assistenza personale.
CERCARE DI RAGGIUNGERE LA MASSIMA INDIPENDENZA POSSIBILE, EQUILIBRIO
EMOZIONALE E SOCIALIZZAZIONE.
Fiskinesiterapia, psicomotricità, terapia occupazionale, logopedia, comunicazione alternativa e aumentativa.
Utilizzazione di dispositivi che permettono la correzione della postura normale del tronco degli arti, come
per esempio tutori.
17.LE EPILESSIE:
L’epilessia viene definita come una condizione caratterizzata dalla presenza di crisi epilettiche che tendono a
ripetersi. La diagnosi di epilessia viene formulata nella pratica clinica quando si sono verificate due o più
crisi. La crisi epilettica (attacco epilettico) è la traduzione clinica di un ’improvvisa scarica anomala
ipersincrona di una serie di neuroni cerebrali. Queste crisi dipendono da scariche anomale ipersincronizzate
di una popolazione dei neuroni del cervello che determina nota che involontari imprevisti con una
sintomatologia motoria, sensitivo- sensoriale o psichica. Dipende da un'alterazione del potenziale di riposo
dei neuroni coinvolti: provocando una tendenza parossistica verso la depolarizzazione. Le crisi epilettiche
dipendono da una tendenza dei neuroni di un «focus epilettico» a presentare una depolarizzazione patologica
che è dovuta ad uno squilibrio tra neurotrasmettitori eccitatori e inibitori.
La prevalenza dell’epilessia nella popolazione è del 0,5%. Tuttavia il 5% dei bambini può presentare almeno
un episodio convulsivo febbrile nei primi anni di vita (le convulsioni febbrili sono incluse nella
classificazione delle epilessie e sindromi epilettiche). L’80% delle epilessie si origina prima dei 20 anni di
età, di questi il 15% nel primo anno di vita e il 33% nei prime 5 anni di vita.
Nella maggior parte dei casi l'epilessia è una malattia che può essere controllata con farmaci specifici e una
condotta di vita adeguata. Si parla di epilessia attiva quando il paziente presentato una più crisi epilettiche
negli ultimi 2-5 anni di vita. L'epilessia può considerarsi risolta laddove sospesa la cura non si presentano più
i sintomi.
L’EEG è uno strumento diagnostico fondamentale.
Eziopatogenesi:
Deficit visivi periferici: retinopatia del prematuro (alterazione della vascolarizzazione retinica),
amaurosi congenita di Leber (distrofia retinica ereditaria).
Deficit visivo centrale: paralisi cerebrale infantile, malformazioni cerebrali, malattie
neurodegenerative, malattie infettive.
40 milioni nel mondo sono affette da cecità totale, di cui 1,4 milioni di bambini. Più di 200 milioni
di persone sono affette da ipovisione (di cui 4 milioni in età evolutiva). Prevalenza 0,3 bambini ogni
1000 nei paesi ad alto reddito e 1,5 bambini ogni 1000 nei paesi a basso reddito
I bambini con grave disabilità visiva possono essere riconosciuti perché nel primo anno tendono a
essere molto quieti, poco esplorativi, rimanere isolati.
Sviluppo dei bambini cechi e ipovedenti: I bambini con grave disabilità visiva possono essere riconosciuti
perché nel primo anno tendono a essere molto quieti, poco esplorativi, rimanere isolati. Presentano ritardo
dello sviluppo motorio, alterazione dei movimenti di fissazione, scarsa esplorazione dell’ambiente, difficoltà
relazionali (assenza di sorriso-risposta). Nel dubbio di un deficit delle funzioni visive è possibile effettuare
una valutazione neuro- oftalmologica, esami elettrofisiologici, esami neuroradiologici e le scale di
valutazione dei deficit visivi e dello sviluppo cognitivo comportamenti. Con la cecità congenita vi sono
molti comportamenti simili ai bambini affetti di un disturbo dello spettro dell'autismo. I bambini ciechi
presentano comportamenti stereotipati (cfr. spettro autistico), fenomeni di dondolamento come forma di auto
stimolazione, estrema sensibilità ai suoni e agli odori. Inoltre, nello sviluppo del linguaggio tendono ad avere
come bambini con autismo difficoltà nella corretta utilizzazione dei pronomi. Tutti questi sintomi tendono a
ridursi con il progredire della scolarizzazione e della socializzazione; tuttavia, la vista è fondamentale per
comprendere il comportamento degli altri e leggere le loro intenzioni (teoria della mente). I bambini con
gravi disturbi visivi hanno problematiche simili a quelle legate ai disturbi dello spettro autistico,
estremamente sensibili ai suoni e agli odori, spesso si dondolano, difficoltà nella pragmatica e nella lettura
del linguaggio comunicativo-relazionale.
Riabilitazione: - lettura tattile (Braille) - sistemi per la lettura automatica, Sistemi di sintesi vocale (text-to-
speech) - impianto di elettrodi cerebrali - sistemi visuotattili (Paul Bach-y-Rita), in cui si cerca di trasmettere
una immagine vibratoria degli oggetti e del mondo circostante ai soggetti non vedenti mediante l’ausilio di
un sistema di telecamere connesso con dei vibratori che stimolavano la cute della schiena. Attualmente sono
stati messi a punto dei sistemi di sostituzione visual- tattile che attraverso dei sensori applicati sulla lingua
permettono di decodificare le immagini visive trasmesse attraverso una serie di telecamere posizionate sul
capo della persona disabile. Alcuni pazienti ciechi utilizzano questi dispositivi per spostarsi nell'ambiente,
per giocare a carte e per scalare pareti rocciose.
19.I DISTURBI UDITIVI:
Che cos’è un suono?
Il suono è un fenomeno provocato da un movimento vibratorio di una sorgente in un mezzo di trasmissione
punto i movimenti vibratori della sorgente determinano fenomeni di compressione e rarefazione dell'aria
virgola che sono trasmessi alle particelle adiacenti. Schematicamente possiamo distinguere tre tipi di suoni i:
puri, complessi e rumori. I suoni puri possono essere rappresentati da un'onda sinusoidale, definita secondo
tre parametri: frequenza di regola numero di episodi in un secondo ampiezza, intensità del suono virgola e
lunghezza d'onda, lo spazio percorso dall'onda sonora in un ciclo di oscillazione. La frequenza di un suono
corrisponde al numero di cicli per secondo ed è misurata in Hertz, è 1 fratto T, dove T è il periodo. Per la
lunghezza d'onda invece calcolata dividendo la velocità di propagazione di un suolo dell'aria con la
frequenza di vibrazione. Rappresenta l'intensità di un suono in maniera proporzionale della percezione
uditiva è stato scelto di misurare il numero di decibel (dB), calcolati secondo una formula logaritmica che
mette in rapporto la pressione del suono con la minima pressione udibile dagli esseri umani. I suoni
complessi sono invece la figurati da onde complesse che possiedono una forma simile per almeno due cicli
punto i rumori sono rappresentati da onde complesse che non hanno alcuna regolarità. I suoni complessi
possono essere scomposti secondo una procedura matematico-geometrica in un insieme di onde, la prima
delle quali è chiamata frequenza fondamentale del suono.
Le caratteristiche acustiche del linguaggio:
Negli esseri umani una delle principali funzioni dell'udito consiste nella percezione del linguaggio. Tutte le
lingue umane utilizzano come modalità di comunicazione il canale vocale- uditivo, a eccezione delle lingue
dei segni come la lingua dei segni italiana, LIS. quando un essere umano desidera parlare mette in
movimento alcune strutture del sistema vocale per produrre dei suoni che vengono propagati nell'aria: le
informazioni trasmesse attraverso queste vibrazioni sonore raggiungono le strutture uditive, per essere
decodificate nel cervello punto a partire dagli anfibi tutti i vertebrati usano gli stessi tre sistemi per produrre
vocalizzazioni:
a) i polmoni, che durante l'espulsione dell'aria forniscono l'energia della vocalizzazione,
b) la laringe, che rappresenta la sorgente del segnale vocale,
c) il tratto vocale sopralaringeo che, agendo come un filtro, determina le caratteristiche acustiche finali
del segnale prodotto.
Nella specie umana i bambini presentano le più alte frequenze di vibrazione delle corde vocali, fino a 800
Hz, mentre gli individui adulti di sesso femminile hanno frequenze fondamentali più alte rispetto ai maschi.
La frequenza fondamentale viene normalmente definita come altezza della voce. La produce prima però la
dipende dall’apprendimento ed alla corretta esecuzione di una procedura motoria che viene memorizzata in
maniera inconsapevole automatica nei sistemi della memoria procedurale. La forma anatomica assunta dal
tratto vocale durante la produzione di una vocale o di una consonante e costituisce la funzione filtro del
segnale prodotto dalla vibrazione delle corde vocali. Ogni forma del tratto vocale è un filtro particolare punto
la funzione filtro del tratto vocale dipende dalla sua forma; quindi, varia continuamente durante la
produzione dei diversi suoni di una lingua, mentre è simile per lo stesso suono.
La sordità e le ipoacusie:
Le sordità e le ipoacusie sono deficit uditivi. Vengono classificati in base al grado di perdita uditiva, alla
sede della lesione e all'epoca di insorgenza del deficit punto il grado di perdita uditiva viene misurato
facendo ascoltare ai soggetti suoni con differenti frequenze e con differenti intensità (audiometria tonale),
oppure facendo ascoltare delle parole con diversa intensità (audiometria vocale). l'intensità dei suoni delle
parole viene misurata in numero di dB. i livelli più bassi di intensità corrispondono alla voce sussurrata
(circa 30 dB), i livelli più alti alle urla (130 dB). Il tipo di frequenze colpite molto importante: per la
comunicazione vocale delle frequenze più importanti si trovano tra i 50 e i 4000 Hz.
Grado di perdita uditiva:
Sordità lieve (difficoltà a riconoscere toni i 20 e i 40 dB), In genere si riesce ad ascoltare un discorso,
con difficoltà in un ambiente rumoroso o per le parole sussurrate;
Sordità moderata (toni tra 40 e 70 dB), vi è perdita della capacità di seguire una conversazione
normale;
Sordità grave (toni tra 70 e 90dB), quando una persona non è in grado di riconoscere Una
conversazione e i rumori dell'ambiente;
Sordità profonda (superiore a 90 dB)
Sordità totale (non è presente alcun residuo uditivo)
Tipo di sordità:
Sordità trasmissiva: il suono non viene trasmesso dall’orecchio esterno a quello interno tappo di
cerume, infezioni orecchio esterno, malformazioni congenite, otosclerosi
Sordità percettive: deficit della trasduzione cocleare (danno congenito o acquisito alla trasduzione
neurosensoriale cellule ciliate)
Sordità mista: trasmissiva e percettiva
Età di insorgenza:
Valutazione dei problemi di intelligenza (QI): I bambini con QIT < 70 presentano una disabilità
intellettiva. Nel caso di disturbi del linguaggio conta il Ragionamento Visuo-Percettivo.
Diagnosi dei disturbi del linguaggio nei bambini:
- Valutazione neurologica e psicologica
- Valutazione dello sviluppo intellettivo (quoziente intellettivo verbale, di performance e totale)
- Misurazione dello sviluppo del linguaggio con scale standardizzate Þ ICD -10
BATTERIE DI TEST DEL LINGUAGGIO per misurare: COMPRENSIONE SUONI PAROLE FRASI,
RIPETIZIONE SUONI PAROLE FRASI, PRODUZIONE ARTICOLAZIONE PAROLE DISCORSI.
Afasia acquisita: i disturbi acquisiti il linguaggio più frequenti nei bambini sono le afasie. Si tratta
della perdita di alcuni aspetti del linguaggio in seguito a una lesione del cervello. Possono essere
causati da Traumi cranici, Tumori al cervello, Ictus (infarti ed emorragie), infezioni virali o malattie
vascolari. instaurano dopo che il linguaggio si è già sviluppato, generalmente tra i tre e i 15 anni
d'età. il bambino generalmente perde la capacità di esprimersi fluentemente, fino a situazioni di vero
mutismo, mentre in genere si conserva la comprensione. Generalmente dopo qualche mese il
bambino recupera e dopo qualche anno le capacità linguistiche appaiono completamente ristabilite,
in realtà il risultato è apparente in quanto continuano a manifestare per tutta la vita deficit negli
aspetti più complessi della comprensione e dell'espressione verbale. altri deficit sono i disturbi della
lettura, della scrittura e del calcolo correlati a difficoltà di apprendimento. Afasia ed epilessia
(Landau-Kleffner): è un disturbo acquisito del linguaggio che si manifesta insieme ad epilessia:
l'epilessia una malattia che colpisce prevalentemente l'infanzia, ma solo un numero limitato di
bambini la presenta. C'è una correlazione con la presenza di anomalie epilettiformi nel sonno a onde
lente. Questi disturbi sono localizzati soprattutto nelle aree del linguaggio. All'inizio c'è la perdita
della comprensione poi via un deterioramento delle funzioni espressive e vi è una sintomatologia
fluttuante con recuperi parziali e caduta improvvisa. Generalmente via una remissione dopo i 14
anni. È possibile un trattamento a base di farmaci antiepilettici e cortisonici. Dopo la pubertà
l'epilessia guarisce spontaneamente e il quadro clinico si stabilizza, seppur ci possono essere
significative difficoltà linguistiche nonché compromissione dell'apprendimento scolastico.
DISTURBI DEL LINGUAGGIO NEL RITARDO MENTALE 1-2% popolazione scolastica QI
armonico < 70: Sindrome di Down (trisomia 21), Sindrome dell’X fragile, Sindrome di Williams,
Ritardo mentale “sine causa”. Le componenti più colpite sono: il lessico, la semantica, la pragmatica
e l'analisi del discorso punto la fonologia la sintassi sono relativamente indipendenti dall'intelligenza.
La stima di down è una malattia nella quale oltre alla disabilità intellettiva c'è spesso un disturbo del
linguaggio, con uno sviluppo articolatorio sintattico molto deficitario. Nella sindrome dell'x fragile è
presente un ritardo deve componenti articolatori e sintattiche ma più lieve rispetto a quello della
sindrome di Down. nella sindrome di Williams si osserva invece uno sviluppo fonologico buono e
un discreto sviluppo sintattico il rapporto all'età mentale dei soggetti. È necessario un trattamento
logopedico per rimediare alle difficoltà articolatorie e sintattiche. Per i soggetti più grandi si può
scegliere se continuare il trattamento: se lo sviluppo del linguaggio è una o più deviazioni standard
inferiore allo sviluppo intellettivo allora è ragionevole continuare.
DISTURBI DEL LINGUAGGIO NELLE LESIONI CEREBRALI CONGENITE: Afasie evolutive
(Con anomalie EEG nel sonno o Senza AP nel sonno), Disartrie. le parole si celebrano infantili ci
sono delle condizioni complesse caratterizzate da deficit neurologici ha una lesione pre o perinatale.
insieme a problemi nella postura, nel movimento degli arti e nella coordinazione questi bambini
presentano spesso dei disturbi dell'articolazione della parola, disartria punto ci sono frequentemente
deficit del linguaggio, anche se alcuni bambini non presentano alcun tipo di deficit cognitivi e
linguistici, la maggior parte presenta oltre a disturbi dello sviluppo intellettivo anche del linguaggio.
Se la lesione interessa maggiormente l'emisfero sinistro è logico aspettarsi una maggiore
compromissione delle capacità linguistiche. il bambino presenta difficoltà scolastiche e necessita di
un adeguato sostegno.
DISTURBI DEL LINGUAGGIO NELLA SORDITA’: Deficit dello sviluppo articolatorio e Deficit
dello sviluppo morfosintattico
DISTURBI EVOLUTIVI DEL LINGUAGGIO 6-8% della popolazione scolastica: Bambini senza
problemi intellettivi QIP > 70 superiore a SETTANTA, Senza problemi neurologici, psichiatrici e
sociali, Che sono significativamente inferiori alla media in un test standardizzato del linguaggio,
Senza grossolani problemi neurologici
DISTURBI DEL LINGUAGGIO IN ETA’ EVOLUTIVA (ICD-10) Developmental Language
Disorders (DLD):
Una caduta selettiva del linguaggio per una mancata acquisizione delle capacità di comprensione,
espressione, articolazione in un bambino senza ritardo mentale (GIP > 70) e senza problemi neurologici,
psichiatrici e socioeconomici rilevanti.
Classificazioni dei disturbi evolutivi del linguaggio:
E’ stato calcolato che circa il 5- 7% dei bambini in età scolare presenta un disturbo dell'appropriazione del
linguaggio e nei maschi sono più frequenti rispetto alle bambine. vi è una preferenza manuale sinistra in
questi bambini e nella maggior parte dei casi c'è già un altro familiare che ha lo stesso problema. Bisogna
verificare che la sua intelligenza sia normale nelle componenti non verbali, mentre ci si aspetta un indice di
comprensione verbale sotto la norma. Il test neurologico risulta normale, senza lesioni neurologica, inoltre
bambino deve avere un udito nella norma, e non avere importanti problemi psicologici. Spesso c'è qualche
maldestratezza motoria di fronte a questo deficit linguistico. Viene poi valutato il linguaggio mediante
l'utilizzazione di una scala dello sviluppo del linguaggio, valutando le capacità di comprensione, ripetizione e
produzione a livello dei suoni, delle parole e frasi. Valutazioni cliniche, strumentale linguistiche permettono
di precisare meglio la diagnosi. ICD-10: 1) Disturbi della comprensione 2) Disturbi della produzione 3)
Disturbi della articolazione DMS-5 1) Disturbo fonetico-fonologico 2) Disturbo del linguaggio 3) Disturbo
della comunicazione sociale 4) Disturbo della fluenza
Attualmente possibile identificare i bambini con uno sviluppo alterato del linguaggio già a 24 mesi di età. le
cause più frequenti sono: disabilità intellettiva, disturbo dello spettro dell'autismo, disturbo
dell'appropriazione del linguaggio o ritardo semplice del linguaggio. vi sono anche i parlatori tardivi, late
talkers, bambini che presentano lo sviluppo lento del linguaggio prevalentemente sul versante espressivo,
senza problemi di comprensione e in assenza di familiarità per il disturbo. Generalmente regolarizzano il
linguaggio all'età di quattro anni.
Disturbi della comunicazione in età evolutiva (DMS-5):
Disturbo fonetico-fonologico. Esordio del disturbo precoce. Difficoltà nella articolazione dei suoni
del linguaggio: disturbo fonologico (d.d. con l’aprassia verbaleprognosi grave) Con errori
fonologici, omissioni, sostituzioni, aggiunte distorsioni di alcuni fonemi, condizioni che rendono
difficile la comprensione da parte degli altri. Le difficoltà articolatoria di produzione fonemica
devono essere significativamente superiori rispetto ai bambini della stessa età. Le difficoltà non
devono essere attribuibili a disfunzioni intellettive, sensoriali, motorie o di altra natura neurologica,
psichiatrica o clinica. Normalmente dell'occhio dei bambini e comprensibile a quattro anni d'età,
mentre all'età di sei anni lo sviluppo fonologico è completato. Bisogna distinguere questo disturbo
dalla disprassia verbale che è una condizione di grave difficoltà nella produzione e coordinazione dei
suoni del linguaggio sia sul versante articolatorio chiede la prosodia punto ha una prognosi più
severa del disturbo fonetico- fonologico: infatti bambini non apprenderanno mai la fluenza del
linguaggio (correlazione con la mutazione di un gene).
Disturbo del linguaggio. Difficoltà nella appropriazione del lessico (memoria semantica), difficoltà
nell’appropriazione della sintassi e delle regole grammaticali (memoria procedurale), ante della
comprensione che della produzione. tali difficoltà devono essere superiori a due deviazioni standard
rispetto ai coetanei. non devono essere attribuibili ad altre cause. Deve esser esclusa una condizione
di afasia- epilessia. Spesso si associa ad altri disturbi dell'apprendimento, deficit di attenzione-
iperattività, disturbo dello spettro dell'autismo e disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria.
Prognosi più impegnativa rispetto al deficit fonetico-fonologico. Spesso vi è una storia familiare
positiva. Dovrebbe essere identificato prima dei quattro anni d’età.
Deficit della comunicazione pragmatica. Si evidenzia nell’adolescenza. Difficoltà nel rispetto delle
regole della conversazione (turni e temi della conversazione). D.D. con il disturbo dello spettro
autistico (non devono essere presenti deficit di interazione sociale, interessi ristretti, stereotipie). Sti
caratterizza per un disturbo della comunicazione verbale e non verbale nel contesto sociale. Si
manifesta nell'incapacità di rendere la comunicazione adeguata al contesto e alle esigenze di chi
ascolta. Questi soggetti non comprendono gli aspetti pragmatici della comunicazione, hanno
difficoltà a comprendere le frasi umoristiche virgola in modi di dire le metafore. Deve essere esclusa
una diagnosi di autismo.
Disturbo della fluenza (balbuzie). Inceppi nell’espressione verbale con ripetizioni e prolungamenti di
sillabe all’interno delle parole (di classe chiusa). 1% della popolazione. 3 a 1 (maschi e femmine).
Tensione emotiva, predisposizione genetica. Anomalie di funzionamento del cervelletto e
dell’emisfero destro. Balbuzienti precoci (2-7), bambini grandi (8-14), adulti. È un comportamento
inconsapevole e non può essere corretto dalla volontà. L'esordio va dai 16 mesi ai sei anni. Si
presenta spesso in cicli fluttuanti. È possibile assistere a una remissione nei bambini dai due ai 5
anni. gioca un ruolo importante l'apprendimento di comportamenti verbali scorretti la presenza di
situazioni stressanti a casa. Per i bambini piccoli il trattamento viene dato ai genitori: parlare
lentamente al figlio virgola non fare troppe domande, non usare un linguaggio troppo complesso,
aumentare l'ascolto e l'attenzione di regola non imporre giochi. Il trattamento si associa a controlli e
in alcuni casi vengono utilizzati anche i metodi comportamentali di rinforzo positivo o negativo. Nei
bambini più grandi il trattamento si basa su dei periodi intensivi di terapia di gruppo, in cui si
cercano di eliminare i momenti che creano tensione durante il tempo trascorso in famiglia,
esercitando tecniche che aumentano la fluenza verbale e il rilassamento. Inoltre vi sono anche
trattamenti individualizzati In cui si sviluppa la fluenza. Negli adolescenti si preferiscono i
trattamenti senza genitori, negli adulti invece sia trattamenti di gruppo che individualizzati.
CAUSE DEI DLD: DEFICIT NELLA DISCRIMINAZIONE UDITIVA I bambini con Disfasie
evolutive hanno difficoltà a discriminare il linguaggio alla NORMALE VELOCITA’ di eloquio (Eisenson
1972), a distinguere stimoli in rapida successione (Bishop 1997), a discriminare le rapide transizioni delle
formanti che caratterizzano le consonanti occlusive (Tallal & Piercy 1975). I bambini con Disfasia
Evolutiva non riconoscevano sillabe a normale velocità e riconoscevano sillabe con transizioni allungate
sintetizzate al computer. Frequentemente c'è un'associazione tra disturbi della preparazione del linguaggio e
prematurità, basso peso alla nascita e convulsioni febbrili. Possono esserci inoltre micro e macroalterazioni a
carico sia della sostanza grigia che della sostanza bianca. Ci possono essere alterazioni genetiche.
Cause Genetiche: (Gopnik & Crago 1991) Sono colpiti alcuni membri della famiglia mentre altri sono
normali Alterazione nel cromosoma 7 (7q31). Presentano un deficit solo in alcune componenti del sistema
“articolatorio” e “morfo-sintattico”. Hanno difficoltà: corretta attribuzione del genere (maschile, femminile),
del numero (plurale, singolare), del tempo dei verbi. Alterazioni neurofunzionali a GANGLI DELLA BASE.
Acquisizione del linguaggio ritardata (si esprimono in maniera comprensibile dopo i 5 anni). Tendono a
parlare lentamente e chiedono si parli loro lentamente. Gli adulti compensano con strategie esplicite
(utilizzano la grammatica attraverso l’applicazione di regole consapevoli).
Terapia logopedica • Valutazione standardizzata del linguaggio (fonologia, lessico, sintassi, semantica,
pragmatica). • Valutazione delle abilità di lettura e scrittura. • Educazione all’ascolto. • Educazione alla
ripetizione • Riformulazione immediata corretta (conversional recasting). È importante non soltanto un
trattamento logopedico quanto la valutazione per mezzo di batterie di test che permettono di avere una
valutazione obiettiva delle capacità e delle difficoltà linguistiche del bambino, effettuando quindi una
diagnosi più precisa, e di conseguenza valutare l'efficacia di un trattamento del linguaggio. Si valutano sia i
vari compiti linguistici ma anche i vari livelli linguistici. Una funzione del linguaggio che non sia sviluppata
o che è stata perduta può essere facilmente sostituita o recuperata grazie ai fenomeni di neuroplasticità punto
è stato dimostrato che dopo periodi di addestramento con metodi computerizzati di rallentamento del
linguaggio, gruppi di bambini con disturbi della comprensione presentavano significativi miglioramenti del
linguaggio. È preferibile un trattamento intensivo per breve termine piuttosto che uno più lungo e meno
intenso. È possibile presentare l'ascolto di stimoli linguistici e richiedere la loro ripetizione attraverso metodi
imitativi: questo trattamento ha buone ripercussioni sugli aspetti linguistici. Un'altra tecnica riabilitativa è il
convertional recasting : questa tecnica sembra la più efficace, richiede la riformulazione corretta di quanto ha
detto il bambino.
Dovuti a: - Cause acquisite: afasie, dovute a lesioni delle aree del linguaggio, epilessia con crisi di perdita del
linguaggio. Quando un bambino ha un’afasia, non è più lo stesso -> problemi di memoria, di calcolo,
cognitivi. Ci può essere un buon margine di miglioramento. - Cause congenite: paralisi cerebrale, disabilità
intellettiva, dalla nascita. Miglioramento è molto difficile. - Disturbi dell’acquisizione del linguaggio (7% dei
bambini intelligenti, senza apparenti problemi neurologici). Sono di tre tipi: - Articolazione del linguaggio:
non pronunciano bene i suoni del linguaggio, problemi di memoria, problemi per le lingue straniere,
problemi matematici. Di solito migliorano ma rimane la dislessia. - Espressione del linguaggio: situazione
più grave, problemi articolati, problemi a fare frasi, a trovare le parole giuste. Ci può essere una componente
genetica. Ci può essere un miglioramento. - Comprensione del linguaggio: situazione peggiore, non c’è
comprensione dei fonemi, delle parole, della grammatica. Più difficoltà a migliorare. Solitamente c’è una
componente genetica Balbuzie: di solito i maschi, ripetizione e allungamenti della parola, comincia prima dei
6 anni. È a metà strada tra la neurologia e la psichiatria, c’è molta tensione emotiva quando devono
esprimersi. Hanno problemi in certi contesti del linguaggio. Hanno difficoltà con l’inizio delle parole. I
genitori dovrebbero parlare più lentamente e avere un atteggiamento meno controllato nei confronti dei
bambini. Per gli adolescenti e gli alunni la riabilitazione è più difficile.
22. DSA
Non vi sono evidenti problemi neurologici o psichiatrici come nemmeno difficoltà socio-economiche o dello
sviluppo intellettivo. La diagnosi si effettua tramite test standardizzati Chi è permettono di verificare il tipo
di disturbo, l'entità delle difficoltà e il livello di abilità che il bambino ha raggiunto nelle varie componenti
indagate. spesso questi bambini hanno difficoltà in due o più settori. è frequente inoltre l'associazione con
altri disturbi come ad esempio il deficit di attenzione- iperattività, i disturbi dello sviluppo della
coordinazione e i disturbi d'ansia e la depressione.
Classificazione dei disturbi specifici dell’apprendimento:
la precocità della diagnosi è uno degli obiettivi prioritari: infatti recenti ricerche ritengono fondamentale
l'identificazione dei bambini con autismo entro i due anni di età. Il sospetto clinico di autismo deve essere
formulato dalla famiglia, dal nido- scuola o dal pediatra. questi enti devono essere informati sui segni precoci
sulle caratteristiche comportamentali dei bambini affetti da un ASD. L'equipe di neuro psichiatria infantile
definire le caratteristiche cognitivo- comportamentali del soggetto ci sono due, mentre l'unità ospedaliera di
NPI deve effettuare gli approfondimenti biologici neurologici e psicologici del caso. l'intervento precoce
intensivo (più di 20 ore alla settimana) è in grado di determinare significativi innalzamenti del QI oltre a
significativi progressi linguistici. questi programmi devono durare da uno a due anni devono coinvolgere non
solo insegnanti ma anche i genitori. però comunque
- Disturbo da tic transitorio: uno o più tic motori o vocali, Ti interessano gli occhi, la faccia il
collo o gli arti superiori; durata della sintomatologia inferiore a 12 mesi, età di insorgenza tra i 3
e i 10 anni, più frequente nei maschi (6% dei maschi, 3% delle femmine) Bene soggetti che
vivono in città. La sintomatologia è esacerbata dallo stress e dalle emozioni.
- Disturbo da tic persistente, caratterizzato da tic motori semplici e complessi o tic vocali (ma non
entrambi), durata superiore a 1 anno. Si associa spesso a deficit di attenzione/iperattività.
- Sindrome di Gilles de la Tourette: caratterizzata da tic motori e vocali multipli. I tic vocali
possono arrivare fino alla produzione di insulti e parolacce (coprolalia). I sintomi debbono essere
presenti da più di un anno. Colpisce circa l’1% dei soggetti in età evolutiva. Tipicamente i
disturbi iniziano nell'infanzia con un tic motorio semplice per progredire e cronicizzarsi con la
comparsa di tic motori complessi e di uno più tic vocali. Una considerevole parte dei bambini
affetti presenta una remissione completa prima dei 18 anni.
Sindrome di Gilles de la Tourette • La sindrome di Gilles de la Tourette sembra essere dovuta ad una
eccessiva liberazione di dopamina. Le cause non sono ancora note, ma si ritiene dipenda da un disturbo
ereditario. Fattori che possono incidervi sono psicopatologici, genetici, endocrinologici e perinatali. • La
concordanza nei gemelli omozigoti è maggiore del 50%, mentre nei fratelli è di circa il 10%. • Si associa
frequentemente all’ADHD (50%), alla depressione (40%) al disturbo ossessivo-complulsivo (40%). Tutte
queste sindromi sono correlate a un alterato funzionamento dei circuiti che collegano la corteccia cerebrale ai
gangli della base e al talamo. È stato ipotizzato che le strutture del lobo frontale non riescano a esercitare una
sufficiente inibizione sulle strutture adibite al controllo del movimento e delle vocalizzazioni. • Psicoterapia:
training autogeno, Controllo della respirazione e consapevolezza. I genitori dovrebbero cercare di mantenere
un atteggiamento gentile verso il bambino, comprensivo e non giudicante. Le situazioni di stress di difficoltà
tendono a cronicizzare gli stimoli. Infatti le situazioni di stress di difficoltà tendono a cronicizzare gli stimoli.
• Farmaci: antipsicotici che inibiscono l’azione della dopamina (aloperidolo, risperidone, aripripazolo). • È
stato ipotizzato che il celebre compositore musicale Wolfang Amadeus Mozart fosse affetto dalla s. di Gilles
de la Tourette à Film Amadeus di Milos Forman (1984)
Tic = movimenti o gesti o vocalizzazioni improvvise e volontarie. Possono essere motori: semplici o
complesse (esempio: battono le palpebre) o verbali (= tosse, schiarimenti della voce, toni gutturali,
ripetizioni di parole, di parolacce o coprolalia). Preceduti da una sensazione di formicolio. Si può
controllarlo ma quando non ci si fa più attenzione, il tic peggiora. Ci possono essere disturbi da tic transitori:
tic motori o tic vocali che durano un periodo. Se superiori ad un anno sono persistenti. Se un soggetto ha tic
motori e vocali insieme, con coprolalia, si parla di sindrome di Tourette (1%). Si associa al 50% a iperattività
e disturbo dell’attenzione, 40% a depressione e disturbo ossessivo compulsivo. È ereditaria, è dovuta a
eccessiva produzione di dopamina. Cosa fare: - Ridurre lo stress - Fare attività sportive non competitive -
Farmaci molto pesanti come antipsicotici
27. LE MALATTIE PSICHIATRICHE
Gli organismi complessi come gli esseri umani sono in grado di percepire e provare delle emozioni ed
eseguire dei movimenti. La percezione permette di costruire una rappresentazione del mondo interconnessa
con l'azione. Le emozioni sono collegate alla percezione al movimento in quanto costituiscono un “sistema
di valori” che regola l'attività dell'organismo avvicinandolo allontanandolo dagli oggetti o organismi che
possono favorire la sua sopravvivenza o al contrario metterla a rischio. l'emozione deriva dal latino emovere
(scuotere, muovere) e si riferisce a una vasta gamma di fenomeni cognitivi, viscerali e motori interiori che si
possono manifestare in maniera repentina in risposta a eventi esterni o interni. Sono risposte cognitive e
comportamentali, in parte inconsce virgola che si basano su processi ereditari o appresi, rivelatisi utili alla
sopravvivenza dell'individuo della specie. Possono avere valenza positiva o negativa.
Che cosa sono le emozioni? Emozionivasta gamma di fenomeni di breve durata: 1) reazioni motorie e
viscerali 2) sensazioni correlate affettività (valutazione) 3) comunicazione dello stato affettivo 4) pensieri
associati, consapevolezza.
Eventovalutazione di una situazione di un evento (core affect system: negativa, positiva, neutra)
reazione repentina (emozione). Le emozioni umane originano da un conflitto tra un evento e un piano
(conscio o inconscio).
Stati d’animo: contentezza, irritabilità o tristezza, possono durare più a lungo: ore o giorni.
Tratto emozionale: un modo di sentire che dura per periodi molto lunghi.
Sentimenti: come l’amore o il rancore possono durare ancora più a lungo: anni.
I due movimenti delle emozioni: Secondo il filosofo stoico Crisippo di Soli (281- 208 a.C.) una emozione
può essere suddivisa in due momenti: Il ‘primo movimento’ è ‘involontario’ (secondo Darwin le espressioni
emotive sono programmi installati nel sistema nervoso: fuga di fronte a un serpente), Reazione involontaria
di fronte agli stimoli. Il ‘secondo movimento’ consiste nella reazione ponderata all’agitazione del primo
movimento, risvegliando l'attenzione e la coscienza, e permettendo di individuare la causa del segnale
d'allarme, attivando i processi di valutazione e rivalutazione. Questa consapevolezza di sé garantisce di
controllare le reazioni impulsive e quindi di inibire i desideri e le azioni che consideriamo sbagliate. Secondo
Crisippo le emozioni vere e proprie sono i ‘secondi movimenti’ dove noi non ci identifichiamo con il nostro
corpo (che agisce automaticamente) ma la nostra mente consapevole può decidere cosa fare. Allora il nostro
carattere, educato alle virtù, alla razionalità e alla gentilezza può influenzare il ‘secondo movimento’.
Emozioni primarie: Le emozioni quindi dipendono da un evento caratteristico che si pone in relazione con
un piano. La teoria delle emozioni sviluppata da Keith Oatley si basa sui due movimenti descritti da
Crisippo. Il ‘primo movimento’ prepara l’organismo in maniera automatica a continuare a fare ciò che stava
facendo (felicità) a fare ogni possibile sforzo (rabbia), a immobilizzarsi e/ o a fuggire (paura), a desistere
(tristezza). Il ‘secondo movimento’ permette invece di scoprire che cosa ha generato il ‘primo movimento’ e
di decidere cosa fare in proposito e coinvolge l’attenzione volontaria e un ampio processo di valutazione e
rivalutazione.
Un dato molto importante che riguarda le emozioni si riferisce alla loro rappresentazione corporea. Lo studio
di un campione di adulti e bambini ha permesso di documentare le mappe corporee delle emozioni primarie
punto la felicità e la rabbia tendono ad associarsi a sensazioni nella parte superiore del corpo e nelle braccia,
la paura e la tristezza sono collegate a sensazioni poste nella regione retrosternale, mentre il disgusto si
associa a sensazioni poste in prossimità della gola.
Emozioni sociali: gli esseri umani sviluppano relazioni affettive, per questa ragione la felicità è collegata
alla formazione di relazioni, mentre la loro interruzione suscita paura, angoscia o ribellione, infine la perdita
delle relazioni provoca tristezza. Le funzioni sociali quindi predispongono gli individui verso modalità
comportamentali corrispondenti: la felicità favorisce la collaborazione, la collera il conflitto,…
1) Affermazione di sé (ricerca del predominio sociale)
-Rabbia: emozione reattiva alla retrocessione che prepara al conflitto e alla competizione, Per avanzare nella
struttura gerarchica o mantenere la posizione in caso di sfida
-Orgoglio: emerge collegato al prestigio e alla sensazione di aver superato un’impresa
-Arroganza: è il sentimento associato al bisogno di dominare gli altri
-Vergogna: quando l’io viene sminuito (livello minore: imbarazzo): se si protrae nel tempo ansia sociale
-Vendetta: come reazione a umiliazioni
-Pentimento e perdono: possono seguire a sentimenti di colpa o vergogna.
2) Attaccamento: sicurezza e fiducia
3) Affiliazione Gioco, amicizia, Amore, gli opposti: tristezza, freddezza, disdegno
4) Interesse e curiosità: emozioni estetiche (bellezza), caratterizzano la conoscenza, l'arte e la musica.
5) Disprezzo e odio: Sono proiettate sugli individui che non appartengono al nostro gruppo. L'espressione
più inquietante di queste emozioni la violenza organizzata che determina battaglie guerre: abbassare gli altri
per eliminarli.
Secondo Oatley le emozioni costituiscono la base della personalità. Quattro variabili giocano un ruolo
fondamentale: il temperamento, il legame di attaccamento, i meccanismi di difesa e copioni di vita
(script). Il temperamento è collegato allo stile cognitivo adottato da una persona: per misurare il
temperamento sono stati messi appunto alcuni test standardizzati come il Big Five e il test di temperamento e
carattere (TCI). Secondo il big five, il temperamento e la personalità possono essere descritti mediante 5
tratti in relazione con variabili genetiche e chimiche, i neurotrasmettitori, che persistono nel tempo e sono in
rapporto con un nucleo emotivo. Il primo tratto è il neuroticismo, indica la predisposizione all'ansia,
all'ostilità e alla depressione, il secondo tratto e l'estroversione, è in relazione con il calore, l'affettuosità e la
socievolezza, il terzo tratto, l'apertura, si riferisce alla capacità di sviluppare idee nuove, di accedere alla
fantasia, le emozioni e all'estetica, il quarto tratto l’ amabilità, in rapporto con la fiducia, disponibilità a
collaborare e interagire con gli altri e l'ultimo tratto è la consapevolezza, comprende l'autodisciplina, il senso
del dovere e lo sforzo per l’autorealizzazione.
Oltre al temperamento la personalità dipende dal legame di attaccamento, ovvero dal tipo di rapporto che si
instaura precocemente per il bambino e la madre. Sigmund Freud è stato il primo a sostenere che la relazione
tra la madre e il bambino determina la struttura emotiva che funge da base per tutte le successive relazioni
umane. John Bowlby ha sviluppato tale idea sostenendo che legame di attaccamento è alla base del senso di
fiducia sfiducia che proviamo verso noi stessi e verso gli altri. Studi sperimentali hanno suddiviso il legame
di attaccamento insicuro in tre tipi: ambivalente, evitante e disorganizzato.
La personalità oltre al temperamento e gli stili di attaccamento è influenzata dai meccanismi di difesa e dagli
script. Si tratta di sequenze sviluppate anche a livello narrativo che tendono a essere ripetute. Le abitudini
degli script si incentrano sulle emozioni e costituiscono il nucleo della personalità. Ogni persona sviluppa un
copione emotivo predominante che costituisce una sorta di punto di equilibrio tra i diversi obiettivi emotivi e
sociali.
TIPI DI AGGRESSIVITA’: L’aggressione affettiva (reazione alla minaccia) viene osservata quando si
stimola l’ipotalamo mediale. Lo stato d’animo della rabbia sembra dipendere dal perdurare di una situazione
di stress. L’aggressione predatoria (attacco silente) viene evocata dalla stimolazione dell’ipotalamo laterale.
L’aggressività affettiva viene controllata dall’ipotalamo mediale che (attraverso il fascicolo longitudinale
dorsale) influenza la sostanza grigia periacqueduttale. L’aggressività predatoria viene controllata
dall’ipotalamo laterale che attraverso il fascio proencefalico mediale regola l’area tegmentale ventrale del
mesencefalo.
Emozione significa “mettere in movimento”, solitamente insorge senza che uno lo decida. Solitamente si
manifesta: per scatenarsi ha bisogno di un sistema di valutazione interiore che decida involontariamente di
attivare un’emozione. Ha un aspetto espressivo per far capire agli altri che emozioni si sta provando e ha un
aspetto interiore. Secondo Crisippo (279 a.C.), ci sono due momenti nelle emozioni: la reazione involontaria
e il sentimento di fronte ad un’emozione, la consapevolezza di ciò che sta succedendo. Quando c’è la
coscienza il soggetto è in grado di decidere cosa fare -> consapevolezza delle emozioni, è fondamentale per
auto-gestirsi. Ci sono emozioni primarie: felicità, paura, disgusto, rabbia, tristezza Emozioni sociali:
orgoglio, arroganza, vergogna, vendetta, fiducia, curiosità, disprezzo, odio. Solitamente ogni emozione ha un
corrispondente fisico nel corpo. Secondo Oatley (scrittore del libro Breve storia delle emozioni) si scatena
quando i programmi fatti si scontrano con degli ostacoli. Le emozioni ci dimostrano quali sono i desideri più
profondi; quindi, bisogna avere consapevolezza di loro per non venire trasportati passivamente. Con la
meditazione è possibile addestrare il cervello a prenderne consapevolezza. L’emozione dure pochi minuti.
Gli stati d’animo durano ore o giorni. I tratti emozionali: ci sono persone costantemente irritate, depresse,
felici, entusiaste. Sono collegati con la personalità (= abitudini cognitive ed emotive della psiche che una
persona sviluppa con l’esperienza). Alcune persone hanno un disturbo di personalità quando queste abitudini
sono eccessive. All’interno delle personalità si può instaurare una malattia psichiatrica, una psicosi. Il
rapporto con la madre determina il rapporto con gli altri e dunque la personalità -> è l’inizio di una catena.
Con attaccamento a relazioni positive è possibile cambiare le personalità, in modo positivo, è possibile
modificare un comportamento. Un attaccamento fondamentale è quello con il partner che influenza poi il
rapporto con i figli.
28. LO SVILUPPO PSICOLOGICO E LA FORMAZIONE DELLA PERSONALITÀ
Le principali opere di Freud sono: - L’interpretazione dei sogni (1899) - Tre saggi sulla teoria sessuale
(1905) - Totem e Tabù (1912) - Al di là del principio del piacere (1920) - L’Io e l’Es (1923).
Sigmund Freud è stato uno dei primi autori a sostenere che l'identità personale non è presente alla nascita ma
si sviluppa nel corso della prima infanzia. Il bambino alla nascita possiede un abbozzo di coscienza che gli
permette di delimitare il proprio corpo rispetto all'ambiente che lo circonda. Da questo nucleo di
consapevolezza si svilupperebbe l’Io distinguendosi, dall’ Es, che è una regione psichica collegata con i
bisogni primari e dal Super- io, dove si organizzano le pressioni morali ed educative. L’Es e il Super- io sono
prevalentemente inconsci, mentre l'Io è in prevalenza conscio. Nello sviluppo dell'io una delle prime tappe
consiste nel riconoscere l'esistenza di un'altra persona, la madre virgola che il soggetto distingue da se stesso.
e all'interno di questa relazione che si forma la personalità.
NUCLEI TERORICI DELLA PSICOANALISI:
Fasi di sviluppo sessuale:
-Fase orale: si tratta di una fase di sviluppo della sessualità e della personalità nella quale la bocca il centro
della soddisfazione della frustrazione: soddisfa il bisogno di nutrimento, attaccandosi al seno virgola e quello
erotico, soluzione del pollice. l'assenza della madre e sottrazione del seno sono invece fonte di delusione e
dispiacere, frustrazione.
-Fase anale (12- 24 mesi): il bimbo raggiunge l'esperienza fondamentale del controllo volontario dello
sfintere anale punto la relazione del bambino con la mamma e ora concentrata sul processo della
defecazione. Egli può conformarsi alle richieste dei genitori, essere pulito ricevere la loro approvazione
oppure opporsi, rifiutare di farla nel vasino, essere sporco e assecondare l'aggressività. La ritenzione e la
rimozione differita delle feci sono state interpretate come fenomeni di autoerotismo. Infatti possono
rappresentare simbolicamente un dono oppure un segno di aggressività. Per Freud i due poli del tubo
digerente, la bocca e nano, rappresentano l'asse primordiale della vita affettiva, i punti dai quali il bambino
stabilisce le prime relazioni con il mondo esterno.
-Fase genitale o fallica inizia nel terzo anno di vita e continua fino al quinto la zona erogena prevalente e
situata a livello del pene e del clitoride. Questa fase si manifesta con l'interesse per i genitali con i primi
tentativi di masturbazione che vengono repressi dai genitori. Durante questo periodo il bambino ha
riconosciuto una doppia dipendenza dalla madre, materiale e affettiva. Se si sottomette il desiderio della
madre è in grado di conservare l'amore, se invece cerca di realizzare i suoi desideri può essere invaso dalla
frustrazione. La soluzione di questo conflitto consiste nell’interiorizzazione delle esigenze della madre
(identificazione con la madre). Verso il sesto anno di vita, il bambino maschio considera il padre come un
rivale, ossia colui che gli impedisce il possesso libidico della madre. il bambino proverà sentimenti
ambivalenti verso il padre: da una parte affetto e ammirazione e dall'altro ostilità e desiderio di morte. I
sentimenti di odio verso il padre porteranno sensi di colpa e angoscia. In questo periodo il timore maggiore
del bambino è quello di essere castrato, privato dei suoi desideri.
-Fase edipica: la crisi edipica si risolverà quando il bambino rinuncerà alla madre per evitare la castrazione e
si identificherà con il padre e quindi alleandosi con lui. Un processo simile accade nella bambina che
rinuncia al desiderio libidico del padre si identifica con la madre. L'insieme degli interventi materni e paterni
e l'identificazione con il genitore del sesso opposto andranno a formare il super- io e il senso basilare
dell'identità sessuale. Una situazione simile ma opposta si realizzerà nella diade bambina- madre.
Inconscio a) Non conscio (che non potrà mai diventare conscio); b)Inconscio: che può diventare conscio e
che viene mantenuto inconscio con consumo di energie psichiche
Rapporti tra “non conscio” e “inconscio”: Non conscio (a-noetico) collettivo (memorie non dichiarative
della specie, dei mammiferi, dei cordati, ecc.) C. Jung e personale (abitudini, apprendimenti percettivi,
riflessi condizionati, schemi percettivi, meccanismi di difesa, ecc.). Conscio (semantico) noetico:memoria
autobiografica. Pre-conscio episodico (contenuti della memoria episodica non recuperati e/o rimossi:
‘inconscio’ di S. Freud. Conscio episodico (autonoetico) (contenuti della memoria episodica ricostruiti).
I sogni: “la via regia dell’inconscio” “Il sogno è l’appagamento (mascherato) di un desiderio (represso,
rimosso).”
Principio di piacere-Pulsione di morte
Es, Io e Super-io
Meccanismi di difesa dell’Io: I meccanismi di difesa sono una costellazione di funzioni di controllo, guida e
coordinamento dell'essere umano adulto, diversivi: la loro funzione è di respingere la sofferenza dirottando
l’attenzione. L'Io è dunque una componente della personalità che responsabile di percepire in modo
realistico, di ricordare con esattezza, di pensare logicamente, di agire in maniera efficace e di prevedere
correttamente gli effetti delle azioni. L’Io ha sviluppato i meccanismi di difesa in quanto situato in una zona
intermedia tra l’Es, che lo porta a esprimere le pulsioni più primitive virgola e il Super-io, che cerca di
vincolarlo alle regole agli ideali sociali. Sono strategie psicologiche che scattano in maniera automatica,
involontaria e inconscia, per proteggere l'individuo da situazioni e le relazioni dolorose, escludendo dalla
consapevolezza le informazioni gli orsi inaccettabili. L'irruzione di queste informazioni impulsi nella
coscienza e segnalata da particolari stati affettivi quali il senso di colpa, l'angoscia, la vergogna e la
depressione. Le funzioni di coordinamento e di controllo possono subire un collasso quando gli impulsi
inaccettabili dell’Es riescono a fare irruzione nella coscienza: L'ansia segnala questa minaccia che attiva una
serie di processi psicologici chiamati meccanismi di difesa. Alcune condizioni che destabilizzano le funzioni
di controllo dell'Io sono: le condizioni sociali che favoriscono un rilassamento dell'io e del super-io, quali il
carnevale, le sommosse,…; le condizioni di deprivazione sensoriale di deprivazione sociale volontarie o
imposte; fattori fisiologici (affaticamento, danza, trance); fattori farmacologici come l'assunzione di sostanze
psicoattive; Corinzio difetti nell'organizzazione dell'io e del super-io. Alcuni meccanismi di difesa sono
primitivi perché sono pre verbali, pre logici, immaginari e magici come il ritiro primitivo, il diniego, il
controllo onnipotente, l'idealizzazione e la svalutazione primitiva, la proiezione, l' introiezione e la
svalutazione proiettiva la scissione dell'io, la dissociazione. Le difese più mature o di ordine superiore sono:
la rimozione, la regressione, l'isolamento, l'intellettualizzazione, la razionalizzazione, la moralizzazione, la
compartimentalizzazione, l'annullamento, il volgersi contro il sè, lo spostamento, la formazione reattiva, il
capovolgimento, l'identificazione, l'acting out, la sublimazione, e la sessualizzazione. Uno più meccanismo
di difesa possono diventare abituali, influenzando lo stile delle relazioni inter e intrapersonali che sostengono
la struttura caratteriale della personalità.
Si possono attuare censure delle percezioni. Le informazioni possono essere distorte. Uno dei meccanismi
più noti è la RIMOZIONE, essa consiste nell’espellere e tenere lontano qualcosa dalla coscienza (traumi,
sensazioni insopportabili, ansia, senso di colpa, ecc.). Questo oblio tuttavia costa energia psichica, spesa per
mantenere la rimozione, energia che non è più disponibile però ti scopi. La rimozione è la quintessenza della
lacuna, diminuisce la sofferenza mentale attenuando la coscienza. I ricordi sono organizzati in “temi” (serie
particolarmente ricche di schemi). Ogni tema è organizzato attorno al “cuore” di una informazione
“proibita”, “dolorosa”. Per questo i pensieri non possono fluire liberamente: le associazioni libere non sono
libere! È possibile che il ricordo di eventi traumatici avvenga attraverso improvvisi flashback.
La NEGAZIONE è il rifiuto ad accettare le cose così come sono. Nella negazione i fatti vengono ricombinati
per nascondere la situazione: “ti odio” diventa “non ti odio”. La FORMAZIONE REATTIVA è un modo per
“sanare” informazioni, impulsi considerati negativi (l’impulso al disordine mania dell’ordine; rabbia:
manierismo gentile), un desiderio inaccettabile di “sporcizia” viene trasformato nel bisogno di ordine. La
PROIEZIONE: I sentimenti insopportabili vengono “negati” e “spostati” fuori di sé («schema paranoico» io
ti odiocredo che tu mi odi: allora ti posso odiare), si attribuiscono i propri atteggiamenti impulsi
misconosciuti a un agente esterno. L’ISOLAMENTO: L’isolamento è una forma particolare di negazione.
Non viene rimosso l’evento spiacevole ma i sentimenti che evoca (tipico dei caratteri schizoidi). La
RAZIONALIZZAZIONE: permette di negare i veri motivi coprendo impulsi e informazioni sgradevoli con
un velo di gradevolezza, dando spiegazioni logiche e ragionevoli di un comportamento irrazionale che
difende da desideri inaccettabili e inconsci. Le razionalizzazioni sono bugie così abili che possiamo
raccontarle agli altri e a noi stessi senza suscitare paura o ansia. La SUBLIMAZIONE: Un impulso
socialmente sconveniente viene conservato e cattura un oggetto dal fine sociale lodevole. L’impulso a rubare
si incanala in una bella carriera in banca. La DISATTENZIONE SELETTIVA: è la risposta più frequente
alle ansie quotidiane. Si tratta di “mini-negazioni” una parte di ciò che si percepisce viene cancellato. L’
AUTOMATIZZAZIONE: la disattenzione si estende anche alle risposte fornite. La COVERSIONE è
l'impulso che proibito viene tenuto fuori dalla coscienza e dissimulato in forma simbolica come disturbo
somatico. Lo SPOSTAMENTO: un impulso di collera inaccettabile verso un superiore viene spostato su uno
inferiore. L’ANNULLAMENTO: una serie di atti, come per esempio lavarsi le mani, simbolicamente
cancellino un impulso inconscio inaccettabile. Il DINIEGO: si riferisce a una cancellazione automatica di un
aspetto disturbante della realtà, come la constatazione che un individuo è prossimo a morire. Il
RIVOLGIMENTO VERSO DI SE’: è un processo attraverso cui l'individuo devia l'aggressività verso
un'altra persona dirigendola contro se stessa.
Tre meccanismi di difesa sono di particolare importanza nello sviluppo della personalità e sono:
l'identificazione, la dissociazione e la regressione. il processo di identificazione afferma che una modalità
normale di sviluppo della personalità virgola in determinate situazioni diventa un vero e proprio meccanismo
di difesa e consiste nell'assunzione inconscia di tratti caratteriali di una persona emotivamente importante per
evitare un conflitto. ad esempio i bambini imitano non sono persone che ammirano ma anche quelle che
occupano posizioni di potere virgola che essi temono o odiano.
Il processo di dissociazione è stato studiato dal famoso psicologo Pierre Janet: si tratta di un processo
involontario attraverso il quale alcune funzioni mentali di una persona si separano, segregandosi in
comportamenti psichici inaccessibili alla coscienza, in modo tale da consentire l'espressione di impulsi
proibiti senza che l'individuo non ne avverta la responsabilità. l'espressione estrema di questa condizione al
disturbo di personalità multipla: un individuo presenta gruppi o tratti mentali organizzati in diversi sistemi di
personalità, questi tratti alieni in certi momenti possono prendere il sopravvento. strumenti che si
manifestano durante la dissociazione vengono in genere rimossi e la persona perde il ricordo di ciò che ha
fatto durante l'episodio. vengono interpretati come fenomeni di dissociazione le esperienze di uscita fuori dal
corpo (out-of-body-experience) e le esperienze di prossimità alla morte. dissociazioni non deve essere
considerato un processo esclusivamente psicopatologico: probabilmente è una modalità molto generale di
funzionamento della mente.
La regressione è uno dei momenti più importanti dei meccanismi di difesa: indica il ritorno involontaria
modalità di funzionamento psicologico degli stadi più antichi, in particolare degli anni infantili. a seconda
della gravità dello stress e della tipologia di fissazione un individuo può regredire allo stadio orale, anale o
fallico. Le malattie fisiche gravi producono sempre la regressione. l'aggressione è una caratteristica tipica
delle psicosi, gli individui con gravi disturbi psichici tendono a presentare tipologie di pensiero arcaico,
quale il pensiero magico o animistico. uno dei paradigmi più utilizzati per studiare la direzione è l'ipnosi gli
punti un buon soggetto ipnotico può essere indotto allegra dire livelli più antichi di funzionamento. molto
comune e il bisogno di ritirarsi periodicamente nella fantasia e nei sogni diurni. Numerose persone quando
subiscono un affronto un'umiliazione attraverso l'immaginazione sviluppano delle fantasie che permettono
loro di trionfare sull'avversario.
Meccanismi di difesa e carattere: Le nostre difese preferite diventano manovre mentali abituali. Le difese
che hanno successo diventano un’abitudine, l’abitudine crea uno stile di vita. Queste tecniche intime di
difesa diventano una seconda natura; quando dobbiamo affrontare la sofferenza (fisica e psichica) ricadiamo
nelle loro braccia rassicuranti. Diventano come una “corazza” contro l’esperienza. La corazza caratteriale
(difensiva) (Wilhelm Reich) deforma l’attenzione influenzando la percezione del mondo e l’azione su di
esso. “Non è ciò che dice o fa il paziente a indicare la resistenza del carattere, ma il modo in cui parla e
agisce; non ciò che rivela nei sogni, ma in che modo censura, deforma, condensa” (Reich).
La teoria psicoanalitica:
1. Obiettivi della psicoanalisi: Far diventare conscio l’incoscio.
2. La cura del parlare
3. Ascoltare
4. Libera associazione (resistenze)
5. Attenzione “equamente sospesa”
6. Tranfert e controtransfert La terapia psicoanalitica nel suo profondo è una sorta di «teatro»
terapeutico (G. Graziani)
7. Consigli tecnici
Psicoterapia psicoanalitica: Durante la terapia psicoanalitica il profilo delle difese si staglia nettamente
nelle libere associazioni. Il paziente è invitato a dire tutto ciò che gli passa per la mente. La catena dei
pensieri deraglia non appena il materiale minaccioso si avvicina alla mente. Il risultato è un silenzio
immediato, o un cambiamento d’argomento, o un’irruzione di sensazioni. Si tratta di una lacuna in azione. A
questo punto l’attenzione dell’analista si sposta dalla catena di pensieri alla resistenza stessa – dal contenuto
di quanto viene detto a ciò che non viene detto. Studiando la struttura e il flusso delle associazioni del
paziente, i vortici e i mulinelli causati dalle lacune, l’analista può scoprire il tipo di difese a cui l’Io si è
affidato (analisi dell’io). Lo scopo dell’analisi è quindi di restituire CONSAPEVOLEZZA a ciò che evitiamo
di notare.
Principi di psicoterapia: La persona domina l’ansia sacrificando il proprio livello di “attenzione”.
L’incapacità di vedere i propri autoinganni. Le nostre difese ci isolano dalle “bugia vitali” che stanno al
centro della nostra sofferenza (struttura di personalità). Perché cercare di “guarire”? Freud notò lo strano
fenomeno della “coazione a ripetere” che porta la gente a rivivere le situazioni peggiori e a ripetere i propri
errori. Se non impariamo la lezione della nostra storia personale, siamo condannati a ripeterla.
Sigmund Freud (1856-1939), cresce a Vienna, centro culturale del mondo. È un neurologo impegnato a
capire la psiche, la psiche patologica. “La terapia è fondamentale, molto di più della teoria”.cit.. Il modo di
fare terapia è solitamente segreto, viene trasmesso da maestro ad allievo con analisi e psicoanalisi didattiche.
A livello di teoria ha detto che: - Il periodo più importante per lo sviluppo psicologico sono i primi 7 anni di
vita. In questi anni si sviluppa la psiche, secondo diverse fasi: - Orale, vedi sotto allattamento e
alimentazione mamma - Anale, controllo degli sfinteri. Bambino più grande (1 anno) - Genitale, 4 anni,
curiosità organi genitali - Edipica, 6-7 anni, bambino vuole sostituirsi alla figura del padre. Teme che il padre
se ne accorga e reagisca in maniera violenta. Viceversa, per la figlia verso la madre (ma abbiamo poche
info). Lui pensava che l’asse della vita fosse oro-anale (bocca-ano). L’alimentazione è il legame tra mamma
e bambino. Questo è SBAGLIATO, infatti la mamma fornisce al bambino la protezione, la sicurezza, il
contatto fisico. L’alimentazione è un secondo livello di importanza. - Nell’età evolutiva è fondamentale che
si succedano fasi dinamiche della interazione sessuale tra mamma e bambino. Queste fasi avvengono
attraverso l’alimentazione, con l’allattamento. C’è un amore sessuale, dove entrambi esprimono una
dimensione sessuale. Il bambino vive una dinamica sessuale e la psiche è permeata da questa dinamica.
Questi due contributi destano molto scalpore. Lui ha detto che bisogna liberare la sessualità infantile, voleva
che si permettesse una maggiore espressione sessuale dei bambini. Ha sostenuto che la psiche umana era
composta da 3 componenti: - ES = Componente inconscia individuale, dove troviamo desideri vitali erotici o
distruttivi - SUPER IO, inconscio di norme sociali interiorizzate - IO, parte consapevole dotata di processi
difensivi I SISTEMI DIFENSIVI: La rimozione è qualcosa della propria esperienza che non vogliamo
ricordare e che viene rimossa, dimenticata. Ma il rimosso può ritornare e creare problemi psicologici.
L’identificazione è qualcosa che abbiamo nei riguardi di qualcuno. Identifichiamo parti della loro personalità
in noi. La dissociazione fa parte degli aspetti della nostra esperienza che non vogliamo ricordare che formano
isole segregate nella nostra mente. La regressione è un processo difensivo, succede in momenti di difficoltà
(esempio: quando stiamo male fingiamo di essere bambini per venire curati dalla mamma). Lui collega i
sistemi difensivi alle personalità. Ad esempio, la formazione reattiva è un sistema difensivo per gli ossessivi
compulsivi (si sentono sporchi, quindi fanno riti di pulizia approfondita). Il “come curare le persone” è
fondamentale per Freud. Lui ha capito che i pazienti hanno bisogno di parlare e di avere persone che li
ascoltino. La cura del parlare. Ci sono 3 nodi della sua terapia: Incontrava le persone 4-5 volte a settimana x
1 ora. Nella prima seduta parlavano solo i pazienti per 55 min, lui ascoltava attentamente, senza prendere
note, poi al termine della seduta scriveva le cose più importanti. Successivamente faceva dire associazioni
libere, dire tutto quello che passa per la mente, senza censurare, senza abbellire. Faceva qualche piccola
interpretazione. Durante le associazioni libere il paziente solitamente smette subito di parlare (dopo 10-15
min) e comincia a fare processi difensivi verso lo psicologo e verso se stessi. Quando un paziente parla con
associazioni libera finisce poi per raccontare cose di se stesso che altrimenti non direbbe, per questo motivo
tende a bloccarsi dopo i primi 10 minuti. Raccontare è fondamentale per la terapia perché toglie energia a dei
nuclei problematici della psiche. Se qualcuno stava zitto, stava zitto anche lui (forse meditazione?). Freud
inoltre si faceva raccontare i sogni e li interpretava. La terapia era fare diventare conscio l’inconscio. Con la
consapevolezza, l’energia dei nuclei patologici delle persone si riduceva. Sono cambiate nel tempo le teorie
ma non la tecnica. Questi nuclei patologici possono formarsi dalla non sintonia tra madre e figlio.
Carl Gustav Jung:
Formazione e sviluppo della personalità n°1 (lo spirito di questo tempo): 1875 nasce il 26 luglio in Svizzera,
1895-1900 studia medicina all’Università di Basilea, 1900-1909 lavora come medico presso la clinica
psichiatrica di Zurigo sotto la direzione di Eugen Bleuler, 1903 si sposa con Emma Rauschenbach, 1905
diventa “lettore” di psichiatria all’Università di Zurigo, 1907 incontra Freud e scrive il libro “La psicologia
della Dementia precox ”, 1909 lascia l’ospedale e inizia l’attività privata a Küsnacht, Zurigo, 1910 scrive il
libro “Simboli della trasformazione”, 1913 rompe i rapporti con Freud e rassegna le dimissioni da “lettore”
all’Università di Zurigo. 1923 Compra il terreno di Bollingen, morte della madre, 1923 studia gli indiani
Pueblo nel Nuovo Messico, 1926 studia gli abitanti del monte Elgon in Kenya, 1926 inizia a studiare
l’alchimia, 1938 visita l’India, 1943 viene nominato professore di Psicologia Medica all’Università di
Basilea, 1944 infarto del miocardio, si dimette da professore a Basilea, pubblica il libro “Psicologia e
alchimia”, 1951 pubblica il libro “Aion”, 1952 pubblica il libro “Risposta Giobbe”, 1956 pubblica
“Misterium Coniunctionis”, 1961 termina il libro “L’uomo e i suoi simboli”. Muore il 6 giugno 1961, all’età
di 85 anni.
1913 la svolta: il ritrovamento dell’anima “Nell’ottobre del 1913 avevo ottenuto tutto ciò che mi ero
augurato. Avevo raggiunto fama, potere, ricchezza, sapere e ogni felicità umana. Cessò dunque in me il
desiderio di accrescere ancora quei beni, mi venne a mancare il desiderio e fui colmo d’orrore”. Liber primis
del Libro rosso.
Dal 1915 al 1930: confronto con l’inconscio e composizione del Libro rosso. Sviluppo della personalità n°2
(lo spirito del profondo).
Contenuti del pensiero di Jung:
Si è dedicato con creatività ed energia ad analizzare i processi più profondi della personalità umana. Jung suk
però i limiti della psicanalisi ampliandone il campo e anche il metodo. La nuova teoria psicologica che
costruì nel corso degli anni e il nuovo metodo psicoterapeutico presero il nome di psicologia analitica la
struttura della personalità si formava da sistemi separati ma interagenti.
Differenze con Freud: L’inconscio: La mente consapevole (Ego), L’inconscio personale, L’inconscio
collettivo. Il sogno riguarda il passato, riguarda il futuro (premonizioni).
Metodi di accesso all’inconscio 1. Analisi dei sogni (simboli) 2. Immaginazione attiva (Libro rosso)
Contenuti dell’inconscio collettivo (archetipi) 1. La persona 2.L’ombra 3.L’anima 4.Il mago 5. Il sé
Accanto all' inconscio personale di Freud, Jung ipotizzò l'esistenza di un inconscio collettivo: oltre alla
nostra coscienza immediata, che è di natura personale e che riteniamo essere l'unica psiche, esiste un secondo
sistema psichico di natura collettiva, universale e impersonale, che identico in tutti gli individui inconscio
collettivo appare come il deposito di tracce onesti che da denti, provenienti dal passato ancestrale dell'uomo,
passato che comprende la storia evolutiva non solo della razza umana come specie assestante, ma anche dei
suoi antenati animali. È un residuo psichico dell'uomo, accumulatosi in seguito alle esperienze ripetute da
innumerevoli generazioni di organismi viventi sulla terra. I contenuti di inconscio personale sono i complessi
a tonalità affettiva che costituiscono l'intimità personale della vita psichica, mentre i contenuti dell'inconscio
collettivo sono invece le immagini archetipiche, ovvero l'ombra, la persona, l'anima e l'animus, il vecchio
saggio e la grande madre infine il Sé. queste immagini sono rappresentazioni psichiche interiori collegati con
lo sviluppo psichico di tutti gli antenati animali da cui originiamo. Un archetipo è un ricordo entrato a far
parte del patrimonio ereditario dell'uomo in seguito alla sua frequente e universale ripetizione nel corso di
innumerevoli generazioni. gli archetipi impongono agli esseri umani schema caratteristico che influenza sia
la percezione che l'apprendimento. Gli istinti e gli archetipi costituiscono l'insieme l'inconscio collettivo. lo
sviluppo psicologico il processo di guarigione che Jung definiva come processo di individuazione è una sorta
di viaggio di integrazione delle varie immagini archetipiche che proseguendo in direzione contraria si porta
dalla vita ordinaria verso le dimensioni psichiche dell'ombra, della personalità, dell'anima, del vecchio
maestro fino al Sé, che deve essere considerato come l'origine e il punto finale del processo di guarigione-
individuazione.
Il processo di individuazione: il viaggio interiore che porta dalla persona al sé.
Carl Gustav Jung (1875-1961), è svizzero. Non sapeva bene cosa fare della sua vita, suo nonno era un
medico. Il padre muore giovane, Jung era povero, si iscrive a medicina con una borsa di studio. Era però
insoddisfatto. Si avvicina poi alla psichiatria (a quel tempo era neurologia). Fece una tesi di laurea su sua
cugina che era una medium (in comunicazione con i morti). Anche la madre aveva queste capacità. Il padre
era pastore protestante e non credeva in Dio. Lui fu molto influenzato dalla sua famiglia. Per 10 anni lavora
in un ospedale psichiatrico. Scrive 1-2 libri. Aveva per lo più pazienti psicotici (schizofrenici) = soggetti
deliranti. Aveva sposato una donna ricca, poi lascia perdere il lavoro in ospedale e comincia a fare attività
privata da psichiatra/psicologo. Poi decide di lavorare a casa. Ha frequentato l’estero: Messico, Africa, India.
Alternava la cura dei pazienti all’attività costruttiva: costruzione di un castello (1929-1950). 1915 abbandona
la clinica dove lavorava. Poi ha avuto molte crisi familiari. Lavora nell’ospedale militare (1° Guerra
Mondiale). Poi scrive il Libro Rosso, con parti scritte e dipinte (immagini dipinte da lui derivavano dal suo
inconscio). Prima del 1915 frequenta Freud ma non è mai stato un suo allievo, era d’accordo con lui su
alcuni punti e in disaccordo con altri, soprattutto sull’aspetto teorico della religione: per Freud la religione
era un problema psicologico, era un non credente; Jung invece credeva nel soprannaturale e credeva che i
sogni descrivessero problematiche anche del futuro, che anticipassero eventi futuri (scelta fatta per
esperienza in seguito a sogni premonitori). Per Freud I sogni erano problematiche passate degli individui.
Jung ha avuto pazienti-amanti, esempio Sabina Spielrein che poi diventa un medico analista. Per Jung la
dimensione spirituale era fondamentale nella terapia, diceva che il suo lavoro avrebbero dovuto farlo i preti.
L’aspetto principale del pensiero di Jung è l’esistenza di un inconscio collettivo oltre a quello personale
(conferma grazie ai mammiferi, ai rettili e agli animali che ci hanno preceduto). Questo si manifesta in
immagini archetipiche che condividiamo con culture più arcaiche della nostra. Queste immagini archetipiche
sono considerate tappe che vanno superate una ad una per raggiungere la successiva: - Persona: è un cliché
alla quale abbiamo aderito e nella quale ci nascondiamo (Es. cliché della maestra, del politico) ma uno deve
guardarla e superarla. - Ombra: poi si incontra l’ombra che è tutto ciò che noi detestiamo. Nei sogni uno vede
la propria ombra e la integra. Il paziente per detestare deve averla all’interno, nascosta e la deve integrare. Se
non si riconosce che è ombra è pericoloso. - Anima: l’uomo deve incontrare l’anima che è parte femminile,
la donna invece deve incontrare l’animus, la parte maschile di sé. Se non avviene è squilibrato. (es. la divina
commedia è un percorso di individuazione di Dante, Beatrice è la sua parte femminile, incontrata dopo
l’inferno. Il prof vede la divina commedia come una prospettiva psicologica). - Saggio: il sapiente o la
grande madre. Questo deve essere integrato e superato - Madre: vedi il saggio, è collegato - Sè: ultima tappa,
si divide in 3: essere sé stessi, la profondità, significato del perché siamo venuti al mondo. I simboli del sé
sono le pietre e il leone. Il percorso che ogni individuo deve fare è un processo di individuazione ovvero un
cammino che uno fa per trovare sé stesso, un viaggio per integrare le vere immagini archetipiche. Tutte
queste analisi sono state fatte dopo che ha scritto il Libro Rosso, dopo la costruzione del castello. Negli
ultimi anni della sua vita ha scritto i suoi libri più importanti. Le persone e l’umanità per salvarsi devono far
sì che gli individui compiano il PDI (processo di individuazione), se non lo fanno nel mondo ci saranno solo
personalità come robot. Questo processo può avvenire dopo i 40 anni o dopo una malattia chiamata crisi. I
giovani prima di fare questo percorso devono vivere la loro vita. Il Libro Rosso: ci ha lavorato per 10 anni.
Lui si creava i colori da solo. C’erano infatti pagine in cui disegnava. È come una Bibbia per Jung. Non sono
dipinti artistici ma hanno qualcosa di surreale ed onirico. Non usava le associazioni libere bensì
l’immaginazione attiva (descritta nel libro rosso). L’immaginazione attiva consiste nell’alzarsi di notte ad
un’ora precisa (2.00-3.00) ed osservare per 30 min le immagini che capitano nella mente, tra sonno e veglia,
e poi dipingere quelle immagini. (C’è un documentario: Dal profondo dell’anima) Jung è un profeta della
Bibbia che scrive storie anche buffe. Lui curava gli allievi e i bambini con questi disegni. Poi li faceva
ballare, giocare con la sabbia. Le scuole di psicoterapia Junghiana utilizzano infatti l’arte. L’arte, infatti, è un
metodo terapeutico. Arte e la scultura servono per arrivare al sé. Tornando al castello sul lago Bollingen,
questo è la rappresentazione del suo inconscio. Ci sono voluti 25 anni per costruirlo. Anche lui ha lavorato
alla sua costruzione. Negli ultimi anni lui scolpiva, il castello infatti è pieno di statue scolpite da lui. La
maggior parte del suo lavoro e tutti i suoi libri si basano sui suoi sogni, sui dipinti del libro rosso che
emergono da questa immaginazione attiva.
Lo sviluppo del bambino e personalità del bambino: i contributi di altri psicologi come Margaret
Mahler, pediatra e psicoanalista (studente di Freud) (1897-1985): i bambini dopo la nascita passano
attraverso varie fasi, divisibili in due momenti. La nascita biologica non corrisponde a quella psicologica
(processo intrapsichico che si sviluppa lentamente da una condizione iniziale di simbiosi con la madre. Si
passa da una fase di “autismo normale”, a un “periodo simbiotico” fino alle quattro sottofasi del processo di
separazione-individuazione.
-Nelle prime settimane il bambino presenta uno stato di autismo normale: in questa fase predomina
un'assenza di investimento sugli stimoli esterni punto si tratta del periodo in cui la barriera agli stimoli
esterni è più evidente. L'obiettivo primario del neonato e quello di raggiungere un equilibrio omeostatico nel
nuovo ambiente esterno. Il neonato si trova in un' innata condizione di regressione vegetativa e splancnica,
uno stato di assoluto narcisismo primario dotato della totale mancanza di consapevolezza della persona che si
prende cura di lui.
- Fase simbolica (dal 2° fino al 4° mese): dura qualche mese, il bambino non si rende conto di essere
separato dalla mamma. È in uno stato di coscienza dove confonde i propri limiti, ma ha una vaga
consapevolezza del gesto che soddisfa i suoi bisogni. Si tratta di uno stato di fusione indifferenziata con la
madre in cui l'io e il non- io sono in un'unità duale somatopsichica onnipotente con l'illusione di un confine
comune a due individui che sono fisicamente separati. In questa fase la ricezione sensoriale riveste un ruolo
fondamentale sia per quanto riguarda le sensazioni cinestetiche di contatto- contenimento sia relativa al
contatto visivo, allo sguardo fra la mamma e il bambino, che sfociano nel sorriso. Se in questa fase, la
mamma è angosciosa, ci possono essere dei problemi permanenti nel bimbo (aggressività distruttiva,
frammentazione identità). es. madri con crisi depressive post partum, o contesti di tossicodipendenza. Uno
sviluppo soddisfacente di questa fase produce un nucleo di sentimenti benevoli che riguardano sia il sé che la
madre.
-Processo di separazione e individuazione, ha inizio dal quarto al quinto mese ed è caratterizzato da quattro
sottofasi:
-Differenziazione e sviluppo dell’immagine corporea (4_8 mese) il bambino capisce che è un’identità
divisa dalla mamma da 6 a 9-10 mesi - 12-14 mesi e 18, Il bambino comincia a distinguere il proprio corpo
da quello della madre, verso i sei- 7 mesi attraverso l'esplorazione manuale tattile e visiva del volto e del
corpo della madre, procede a una differenziazione dell'immagine corporea. Riconosce il volto della madre
rispetto a quello degli estranei e partecipa al gioco del cucù.
-Sperimentazione (8-14 mesi). I bambini esplorano il mondo, avvertono un’onnipotenza, non stanno vicino
alla mamma, toccano tutto. il bambino si allontana dalla madre prima cartoni e poi camminando.
L'esplorazione gli schiude una realtà più ampia. È al culmine della propria onnipotenza magica: è inebriato
delle proprie capacità, avverte una relazione d'amore con un mondo che è diventato suo e deve essere
esplorato. La madre rimane comunque un punto stabile di riferimento a cui ritorna quando è stanco e esausto
per il rifornimento affettivo.
-Riavvicinamento, 18 mesi a 2 anni (14-24 mesi). Il bambino sperimenta ma ogni tanto torna dalla mamma.
Aumenta la consapevolezza di essere separato dalla madre. Comincia l'ansia e l'angoscia della separazione e
dunque avverte un crescente bisogno di stare con la madre. L'interazione con la madre si è fatta più
complessa e utilizza anche la comunicazione verbale. La fonte di massimo godimento si sposta dalla
deambulazione all'interazione sociale. I giochi preferiti sono nascondino ma soprattutto quelli di imitazione.
Gradualmente il bambino apprende che i genitori sono due individui separati con le proprie esigenze e i
propri interessi. Si trova mosso da due tendenze: quella di essere autonomo e quella di aggrapparsi alla
madre. Il comportamento della madre dovrebbe essere ambivalente: dovrebbe spingere il bambino
all'indipendenza ma contemporaneamente essere disponibile affettivamente. Questi conflitti di separazione e
vicinanza, autonomia e dipendenza si ripresentano durante tutto lo sviluppo e in particolare negli stadi di
disagio psicologico. Questa sottofase viene considerata critica per la formazione del carattere.
-Consolidamento dell’individualità e la costanza dell’oggetto emotivo (3 anni): il bambino ha una
rappresentazione interiore positiva della mamma. Può stare alcune ore al giorno lontano dalla madre. Il
compito principale di questa fase consiste nello sviluppo di un'immagine interiore costante e positiva della
madre. La costruzione di tale immagine interiore è utile al bambino per consolarsi durante l'assenza fisica
della madre. La stabilità e la qualità di questa rappresentazione interna dipende dal rapporto madre bimbo e
da come si sono sviluppate le loro interazioni qui si sviluppano alcune complesse funzioni cognitive come la
comunicazione verbale, la fantasia e l'esame della realtà. L'instaurarsi delle rappresentazioni mentali del sé,
distinte da quelle della madre, preparano la via la formazione dell'identità dell'individuo.
Daniel Stern Ha realizzato una serie di importanti ricerche studi intorno allo sviluppo dell'identità e
dell'esperienza soggettiva, che ha definito come “il senso del sé”. Vi sono vari sensi del sé, Alcuni dei quali
si sviluppano precedentemente all' autoconsapevolezza e al linguaggio. Il senso del sé determina in un
individuo il senso di coesione fisica, di continuità e affettività, di essere un agente, e il senso di poter
comunicare significati. La compromissione di alcune componenti del senso del se può danneggiare il
normale funzionamento sociale portando alla follia o a gravi deficit nelle interazioni sociali. Lo sviluppo
dell’individuo a partire dalla visione soggettiva: - il sé emergente, 2 mesi - Il sé nucleare, 6 mesi. Bambino sa
di essere agente, attivo, affettivo e storico (=che dura nel tempo) - Il sé soggettivo 7-15 mesi. Individui
cominciano a rendersi conto che sono essere dotati di intenzioni. Hanno dei progetti. Primi nuclei di teoria
della mente per essere in grado di leggere le intenzioni degli altri. C’è una forte interazione tra madre-figlio:
sguardi, sorrisi, vocalizzazioni (= sintonizzazione mamma-figlio) - Il sé verbale, il bambino comincia a
parlare.
Daniel Stern (1934-2012):
1) Il senso del sé emergente (0-2mesi): Il bambino comincia a integrare e a stabilire relazioni fra esperienze
separate che si ripetono. Stabilisce il contatto visivo con la madre e incomincia a sorridere come forma di
comunicazione.
2) Il senso del sé nucleare (2-6 mesi): Il bambino si concepisce come un'entità fisica separata, provvista di
confini, intera (sè provvisto di coesione), con un senso di essere l'autore delle proprie azioni (sé agente), in
grado di sperimentare stati affettivi (sé affettivo), con la sensazione di avere una continuità nel continuo
mutamento delle cose (sé storico).
3) Il senso del sé soggettivo (7-15 mesi): In questo periodo il bambino inizia a rendersi conto di avere una
mente virgola che anche gli altri esseri umani hanno nella loro mente e che anche le altre persone sono agenti
intenzionali come loro (teoria della mente). il passo successivo è la scoperta della possibilità che i contenuti
della propria mente possono essere condivisi con gli altri punto le menti possono comunicare e agire è
possibile per i bambini di 9 mesi condividere il campo dell'attenzione dell'altro attraverso il gesto dell'
indicare e inoltre seguono con lo sguardo la direzione indicata dalla madre e dopo aver raggiunto il bersaglio
si rivolgono alla madre per ottenere una conferma che il bersaglio raggiunto fosse quello giusto. in questa
fase vi è inoltre una intensa e creativa con partecipazione degli stati affettivi (sintonizzazione degli affetti)
attraverso sguardi, focalizzazioni e sorrisi.
4) Il senso del sé verbale (16 mesi) 5) Il senso del sé narrativo (3 anni): Cominciano a sviluppare le prime
forme di auto consapevolezza che sono arrabbiato del sé soggettivo hai riconoscersi allo specchio e il gioco
simbolico. Lo sviluppo del soggettivo sembra andare di pari passo con lo sviluppo del linguaggio che
permette di essere relazione con individui e cose che possono essere presenti o assenti. permette di creare
narrazioni, incluso la capacità di narrare la propria storia punta le potenzialità cognitive vengono
enormemente sviluppato dal linguaggio. Tuttavia il linguaggio sviluppa un effetto alienante sull'esperienza
del sé: Il linguaggio tende impadronirsi di sentimenti, sensazioni, percezioni e cognizioni che costituiscono
l'insieme dell'esperienza non verbale S'è soggetto non riesce a rimanere in ascolto delle componenti non
verbali del sé (nucleare, intersoggettiva), queste componenti sono condannata condurre una vita clandestina
il soggetto raggiunge un minore livello di integrazione e di benessere.
La funzione riflessiva di Peter Fonagy, psicoanalista inglese: Per Peter Fonagy:
- Capacità di mentalizzazione (= capacità di immaginare l’esperienza che provano gli altri), capacità di
pensare in maniera consapevole agli stati mentali propri e altrui (funzione riflessiva o mentalizzazione)
dare un significato alla nostra e altrui esperienza. Ha diversi livelli: la consapevolezza degli stati mentali,
l’identificazione degli stati mentali sottesi al comportamento, riconoscimento degli aspetti evolutivi degli
stati mentali e la consapevolezza degli stati mentali dell’interlocutore. La funzione riflessiva si sviluppa
passando attraverso tre stadi: 1) dell’equivalenza psichica: il bambino suppone che il proprio mondo interno
corrisponda alla realtà esterna. Non c’è differenza tra credenze e fatti. Non esiste un ‘Io’ che interpreta
l’esperienza, ma solo un me, in cui capita l’esperienza. Il bambino prima dei 3-4 anni immagina che quello
che capita nella mente accada realmente all’esterno. Le paure e gli incubi vengono proiettati all’esterno (vedi
il pensiero primitivo). L’equiparazione di esterno e interno continua a dominare il mondo soggettivo degli
individui con gravi disturbi della personalità. 2) La modalità di finzione: qualunque cosa venga immaginata
viene considerata reale, qualunque cosa ignorata viene considerata irreale. Bambini capiscono che c’è un
modo interno ed uno esterno, e che sono solo collegati. I meccanismi di difesa come la scissione, il diniego e
la grandiosità narcisistica sono tutti esempi delle modalità della finzione. I bambini cominciano a fare il
gioco di finzione, attraverso il pensiero i bambini possono immaginare qualcosa che può avvenire nel mondo
esterno. Nelle malattie psichiatriche gravi questa modalità non è ben definita 3) Modalità riflessiva o
mentalizzazione: il bambino impara a distinguere la realtà interna da quella esterna e a considerare sé stesso
e gli altri come esseri dotati di una mente. Si è in grado di riflettere su come i nostri sentimenti, i nostri
pensieri e le nostre motivazioni possano influenzare ciò che accade. Nella terapia dei bambini aggressivi, con
disturbi della condotta, Fonagy insegna a immaginare le emozioni e i pensieri delle vittime. La riflessione ci
rivela un mondo interiore, nostro e degli altri, ricco, complesso e ambiguo, nel quale abbiamo la possibilità
di rivedere le rappresentazioni sulla realtà. La mentalizzazione è usata affinché i violenti imparino a sentire
le emozioni e i pensieri delle vittime in modo che siano consapevoli di ciò che succede agli altri. Questo
perché i bulli considerano gli altri come oggetto.
Secondo Fonagy, i bambini durante l’equivalenza psichica, vivono un’esperienza soggettiva pressante e
terrificante, di cui riescono a liberarsi attraverso la finzione, in cui l’esperienza soggettiva è scissa dalla
realtà (es. nel gioco i vincoli della realtà non esistono). Nei bambini traumatizzati, l’emozione intensa e il
conflitto associato possono compromettere questa integrazione, così aspetti di equivalenza psichica e di
finzione diventano modalità di percezione della realtà. Il maltrattamento offre al bambino un potente
disincentivo emotivo ad assumere la prospettiva degli altri (capacità minime di mentalizzazione con
interpretazioni stereotipate, concrete, di basso livello). La mentalizzaizone di un bambino ha luogo attraverso
l’esperienza di riflessione sui suoi stati mentali, facilitata dalle madri, che li trattano fin da piccoli come
soggetti agenti dotati di una loro mente. Attraverso il gioco vengono integrate le modalità più arcaiche
(finzione e equivalenza psichica). Si è studiato come i genitori con buone capacità di mentalizzazione hanno
più probabilità di allevare figli sicuri. La mentalizzazione può inoltre rompere l’irretimento
(imprigionamento) che i genitori con storie di attaccamento avverse provano nel pensare di crescere figli
insicuri.
Karen Horney (1885-1952) Lo sviluppo della personalità (nevrotica):
Secondo Horney, la personalità può essere intesa come una sfera composta da molti strati difensivi
concentrici. Il nucleo più profondo è costituito da una mancanza di fiducia, che dipende dalle difficoltà
relazionali più antiche con la madre. Il secondo strato è formato dalla superbia originaria, che si è sviluppata
come risposta al senso di inferiorità generato dall'insicurezza originaria. a causa della superbia originaria
l'individuo ritiene sia più importante dimostrare la sua superiorità piuttosto che dedicarsi all'autentica
realizzazione di sé. La terza linea di difesa è costituita dall'immagine idealizzata di sé: l'individuo giunge ad
attribuirle si poteri illimitati, credendo di essere un eroe, un genio, un amante ideale, … ciò che sembra
mancante viene ritoccato o mascherato. Per sostenere il sé idealizzato si organizza una quarta linea difensiva
che è la brama di gloria: è un impulso potentissimo, una sorta di ossessione demoniaca, che devia tutte le
energie verso la costruzione del falso sé (nevrotico). La brama di sé è simile a un mostro che divora
l'individuo da cui è stato creato. quinta linea è costituita da tendenze nevrotiche, istanze psichiche che
operano per confermare la brama di gloria. le più importanti sono: l'esigenza di perfezione, l'ambizione
nevrotica (che spinge al successo materiale, scolastico, economico,…), il trionfo vendicativo (raggiungere il
potere per sconfiggere e umiliare gli altri). Non è facile tuttavia mantenere in piedi la struttura del sé
idealizzato, in quanto molte prove dimostrano il contrario. In questo processo di aggiustamento e
occultamento di dati l'individuo smarrisce l'interesse per la verità e la capacità di distinguere il vero dal falso.
Un altro strato di difesa è costituito dai meccanismi nevrotici: il soggetto ritiene che gli altri non abbiano
dato ciò che gli spettava di diritto. Si sviluppa così il sistema dell'orgoglio che rafforza l'idea di essere un
individuo superiore. Tuttavia in questa fase si sente combattuto tra il vero sè e gli strati nevrotici, trovando
un senso di devitalizzazione o autoalienazione. a questo punto l'individuo comincia a soffrire, il sistema
nevrotico non riesce più a sopportare il peso della sua struttura e quindi cerca a livello inconscio di
rimuovere conflitti, mitigare le tensioni e prevenire la paura con vari meccanismi di difesa: l’annebbiamento
della realtà, la proiezione delle esperienze interiori, la scissione o disintegrazione psichica. All'interno
dell'individuo nevrotico si scatena un conflitto fra il sé orgoglioso, amore, e il sè disprezzato, odio. Per
risolvere questo conflitto l'individuo sviluppa l'ultimo strato nevrotico che è rappresentato dalle differenti
strutture di personalità.
-Vero sé processo di crescita: sviluppo umano
-Nevrosi deviazione delle energie costruttive del sé: falso ‘io’, falso ‘sé’
1) Genesi delle nevrosi dissintonie madre-figlio Origine della sfiducia originaria 2) Senso di insicurezza
a cui risponde con superbia originaria 3) Costruzione di un’immagine di sé idealizzata 4) Brama di gloria
(soluzione nevrotica estesa) 5) Tendenze nevrotiche (esigenza di perfezione, ambizione nevrotica, trionfo
vendicativo) 6) L’individuo smarrisce il suo interesse per la verità 7) Sviluppo dei meccanismi nevrotici
sofferenza (chi soffre in realtà?) 8) Soluzioni nevrotiche (strutture di personalità).
Milton Erikson(1901-1980) Il ciclo della famiglia: aspettative e malattie 1) Adolescenza (stare con i
coetanei e con la famiglia) disturbi della condotta, schizofrenia 2) Fase del corteggiamento anoressia
mentale, schizofrenia, depressione 3) Il matrimonio (convivenza) e le sue conseguenze (rapporti con le
famiglie di origine) 4) Nascita ed educazione dei figli 5) Fase centrale del matrimonio (convivenza) 6)
Emancipazione dei figli dai genitori 7) Fase del pensionamento 8) La vecchiaia (come i giovani seguono gli
anziani)
DPTS e memoria: i soggetti che hanno subito un trauma fisico, sessuale o psicologico presentano una
difficoltà nella regolazione degli affetti. per la maggior parte del tempo possono essere liberi da sintomi, ma
in alcune circostanze senza alcuna apparente ragione possono presentare comportamenti aggressivi,
regressivi o irrazionali. Si ritiene che particolari stimoli possano riattivare attraverso la memoria implicita,
condizioni e le azioni simili a quelle capitate durante gli episodi traumatici. a livello psicologico questi
soggetti tendono a sviluppare delle discontinuità nel tempo nella memoria, amnesie, e nell'organizzazione
della personalità. L'individuo cerca di rispondere ai traumi mediante l'allontanamento della sua vita mentale
delle memorie riguardanti le circostanze e gli eventi traumatici.
DPTS in età evolutiva: nei bambini la sintomatologia si manifesta attraverso comportamenti aggressivi,
introversi o iperattivi. Nei bambini la «ripetizione del trauma» si manifesta nei sogni (incubi), attraverso il
gioco, i disegni o l’espressione verbale. Possono essere presenti sintomi di intorpidimento emozionale,
deficit attentivi, mnestici, condotte erotizzate (giochi sessuali persistenti), ridotta capacità di regolare le
emozioni, sintomi somatici (mal di testa o stomaco) e paure collegate agli eventi traumatici. Negli
adolescenti con DPTS possono essere presenti: comportamenti antisociali, sintomi dissociativi, disturbi
alimentari, autolesionistici e abuso di sostanze psicoattive.
Attivazione dell’asse dello stress: Nella sindrome postraumatica da stress vi è una alterata regolazione
dell’asse dello stress. - Iperattivazione del sistema adrenergico; - Riduzione dell’attività del sistema
immunitario - Iperattivazione dei sistemi che favoriscono l’infiammazione (aumento delle citochine
proinfiammatorie) - Deficit dei sistemi attentivi - Alterazioni della memoria autobiografica e dello stato di
coscienza - Dissociazione (compartimentalizzazione della memoria episodica).
Il disturbo post traumatico evidenzia come un trauma possa creare gravi problemi psicologici alle persone. Si
è studiato il ruolo dei traumi grazie ai soldati che hanno partecipato alla guerra del Vietnam 1955-75. Il 30%
dei soldati americani hanno avuto questo DPTDS. È caratterizzato da un evento traumatico (guerra, incidente
stradale, catastrofi naturali, assalto, violenza fisica e sessuale). Chi subisce questo trauma, nel tempo può
rivivere lo stesso trauma o pezzi a livello psicologico, anche nei sogni può avvenire. Sono come dei
flashback, i pazienti rivivono frammenti di questa esperienza traumatica. Il paziente evita tutti gli
avvenimenti che possono ricordare il trauma. Queste persone hanno ansia continua, vergogna, depressione,
sensi di colpa, irritazione, aggressività, iper-vigilanza, hanno amnesie. Se hanno subito abusi dai genitori
tendono a ripeterli negli altri. Hanno un intorpidimento emotivo, l’emozione viene azzerata. Disturbo acuto
dello stress se capita nel primo mese. DPTDS se si evidenzia successivamente, è acuto e cronico. Una parte
delle persone con trauma reprime il ricordo del trauma che quindi va a disporsi nell’inconscio, e si manifesta
nelle sindromi da conversione. La risposta al trauma può essere: - DPTDS - Altri disturbi psichiatrici che
dipendono dal fatto che il ricordo è stato cancellato Questo disturbo è complesso da trattare. Di solito si
usano anti-depressivi, beta-bloccanti. Una parte dei soggetti che hanno traumi, sviluppa disturbi dissociativi
e da sintomi somatici. Pierre Janet, dice che quando uno ha un trauma, tende a relegare nella mente la
memoria del trauma e isolarla da altri ricordi. Le persone che tendono a fare questa cosa, tenendo a
comportarsi in maniera automatizzata. Noi tutti facciamo cose in automatico, come guidare la macchina,
oppure come il linguaggio. Questi automatismi patologici creano problemi soprattutto nelle relazioni. Il
trauma può indurre un’inibizione, un’insensibilità corporea ed emotiva, uno tende a non sentire il corpo per
non associare sensazioni corporee legate al trauma. Es degli abusi sessuali, i pazienti dopo diverso tempo
dimenticano di aver subito il trauma -> il ricordo è stato compartimentalizzato. I diversi disturbi: - Disturbi
dissociativi, che riguardano identità personalità, lacune della memoria, fughe dissociative (= persone che si
dimenticano tutto), depersonalizzazioni (= non si sente vivo, non sente le emozioni), derealizzazioni (= non
si sente vivere nel mondo reale, vede il tempo passare lento o veloce) Nei disturbi, alcuni rientrano nei
problemi psicologici che generalo malattie organiche: - Disturbo da sintomi somatici, il 30% delle persone
che vanno dal neurologo non hanno nessun disturbo organico (hanno solo mal di schiena o mal di testa, o
stanchezza, o disturbo addominale) ma dagli esami non risulta nulla. È manifestazione di un problema
psicologico spesso traumatico, con un sintomo fisico. Es: bambini che hanno difficoltà con un insegnante ->
mal di pancia, mal di testa, vomito. Il dolore è reale - Disturbo da ansia di malattia, il soggetto pensa di avere
una malattia - Disturbo da conversione come l’isteria, il paziente ha problemi psicologici che danno
anestesie, paralisi o crisi epilettiche. Possono dipendere anche dalla cultura.
32. I DISTURBI DISSOCIATIVI E I DISTURBI DA SINTOMI SOMATICI
Psicopatologia dissociativa
La dissociazione rappresenta una delle modalità di funzionamento e di difesa della psiche più rilevanti. Nella
ultima parte dell’Ottocento il medico e filosofo francese Pierre Janet (1859-1947) analizzò –mediante la
scrittura automatica e l’ipnosi – una paziente (Lucie) affetta da «paralisi isterica». Attraverso questi metodi
fu in grado di ipotizzare l’esistenza di pensieri e memorie «scisse e dissociate» che ritornano a tormentare la
mente e il corpo della paziente causando dei sintomi. Secondo Janet la «dissociazione» è una risposta
difensiva a un trauma travolgente. Le memorie del trauma vengono «compartimentalizzate», segregate
nell’inconscio. La dissociazione consiste in una disconnessione delle funzioni della coscienza, della
memoria, dell'identità ed è la percezione dell'ambiente, solitamente integrate. Janet è stato uno tra i primi
psicologi moderni a riconoscere collegamento con la dissociazione patologica i traumi fisici, psichici o
sessuali. È una risposta difensiva a un trauma travolgente che permette di ridurre l'ansia e il conflitto
psicologico. Ciò provoca:
1) automatizzazione dissociativa (episodi ci comportamento automatico controllato dalla coscienza);
2) la compartimentalizzazione consiste nella separazione tra aree di consapevolezza e memoria. Questo
processo sembra collegato la normale modalità di immagazzinamento e recupero delle memorie.
Offre a un individuo un meccanismo per immagazzinare e recuperare le informazioni emotivamente
cariche. Isola gli affetti e i ricordi soverchianti. Non è un meccanismo perfetto perché le emozioni e
ricordi collegati al trauma irrompono periodicamente nella consapevolezza normale, sono perciò
ricordi intrusivi. tutti i disturbi dissociativi provocano forme di alterazione dell’identità (distacco dal
proprio sé, fuga dissociativa, disturbo multiplo della personalità): in soggetti avvertono un senso
ricorrente di distacco dal proprio sé fino fenomeni di fuga dissociativa o alla presenza di identità
differenti nello stesso individuo (disturbo multiplo di personalità). Secondo Janet i disturbi
dissociativi sono associati a un'alterazione dell'attenzione che impedisce ad alcune informazioni di
entrare nel flusso della coscienza.
3) Un altro meccanismo adottato anche dagli animali è l’inibizione motoria e sensoriale: paralisi
motoria, perdita della sensibilità tattile (anestesia, anedonia). la reazione di immobilizzazione
disorienta il predatore, abituata a cacciare uccidere animali movimento. L'evento traumatico provoca
inoltre un blocco dell'apprendimento e della memoria episodica con una sensibilizzazione della
memoria implicita riferita ai contesti della minaccia mortale. Una volta sopravvissuto l'animale
recupera progressivamente la sensibilità al dolore.
Per comunicare con le componenti della mente non accessibili alla coscienza, dissociate, Janet utilizzo oltre
alla scrittura automatica anche l'ipnosi. Ideò una serie di strategie psicoterapeutiche atte a modificare la
memoria degli episodi traumatici e facilitando nella guarigione.
La percentuale dei disturbi dissociativi è intorno al 10% della popolazione. Le cause più frequenti sono i
traumi infantili: da catastrofi, guerre, violenze sui minori (negli USA vi sono più di 20 milioni di figli di
alcolisti). Una delle forme più gravi di trauma infantile sono le violenze fisiche, le molestie e gli abusi
sessuali da parte dei genitori o di altri parenti. Uno studio ha evidenziato che le vittime cercavano prima di
tutto di fuggire o di nascondersi e se non era possibile la fuga, la maggior parte dei soggetti presentava una
reazione di congelamento, analgesia, esperienze di uscita fuori dal corpo o amnesia dissociativa. La
«compartimentalizzazione» è stata studiata in un campione di 129 sottoposte ad abusi sessuali documentati
con una visita al pronto soccorso. Dopo 17 anni, il 38% di esse non ricordava più di aver subito un abuso
sessuale. (Steinberg e Schnall 2006, p. 26). Alcuni esseri umani traumatizzati riportano spesso una
condizione di dolore cronico, oppure sintomi collegati con l'analgesia o con l'insensibilità tattile.
Quadri clinici dei disturbi dissociativi
1) Disturbo dissociativo dell’identità: disgregazione dell’identità in due o più stati di personalità distinte.
Sono presenti amnesie dissociative ricorrenti (vuoti della memoria), irruzione involontaria delle esperienze
dissociative e amnesie dissociative (vuoti della memoria, disfunzioni della memoria procedurale, evidenza di
azioni che non si ha la consapevolezza di aver compiuto). Le esperienze dissociative possono essere
osservate da terzi o riferite dal paziente. La causa è spesso una condizione di abuso interpersonale fisico o
sessuale. Il rischio di suicidio è alto. Un aspetto fondamentale del disturbo e l'irruzione improvvisa
involontaria delle esperienze dissociative. la causa di questo disturbo è spesso un abuso interpersonale fisico
o sessuale. Il rischio di suicidarsi è molto alto. la diagnosi differenziale va posta con il disturbo depressivo
maggiore, il disturbo bipolare, i disturbi psicotici e disturbi da assunzione di sostanze psicoattive. Si associa
spesso al disturbo post-traumatico da stress.
2) L’amnesia dissociativa: caratterizzata dalla incapacità di ricordare informazioni autobiografiche
importanti spesso associate ai traumi. si tratta generalmente di amnesie circoscritte che si collegano a
condizioni di disagio psicologico o a una significativa compromissione in ambito sociale e lavorativo.
L’amnesia generalizzata è più rara e si può manifestare attraverso una condizione detta «fuga dissociativa».
Si associano spesso a una storia di automutilazioni e a tentativi di suicidio. La causa sono traumi, violenze ed
abusi. Prevalenza intorno al 2% della popolazione. la diagnosi differenziale deve essere posta con il disturbo
dissociativo della personalità, disturbi neuro cognitivi, sequela di traumi cranici, disturbi convulsivi, disturbi
da abuso di sostanze psicoattive.
3) Il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione: caratterizzato da episodi di depersonalizzazione
(non ho identità, i pensieri non sono miei, non sento le emozioni, mi sento come un robot) e/o
derealizzazione (mi sembra di vivere in un mondo irreale, il tempo è rallentato o velocizzato, sono presenti
distorsioni sensoriali), con esame della realtà integro e significativa compromissione del funzionamento in
ambito sociale e lavorativo, in assenza di altre malattie mentali e non attribuibile all' assunzione di sostanze
psicoattive. La durata degli episodi è in genere breve (minuti o ore). Insorge in adolescenza ed è dovuto ad
abuso e trascuratezza emotive. la diagnosi deve essere posta con il disturbo da attacchi di panico e con
disturbi psicotici in cui l'esame di realtà non è integro.
Quadri clinici del disturbo da sintomi somatici: sono quadri clinici che presentano come meccanismo
psicopatologico principale fenomeni di somatizzazione e di conversione.
1) Il disturbo da sintomi somatici: è caratterizzato da uno o più sintomi somatici (dolore addominale, mal
di testa, nausea, stanchezza) presenti da più di 6 mesi associati a preoccupazione per la salute in assenza di
riscontri medici obiettivi. Colpisce circa il 5% della popolazione, con una prevalenza nel sesso femminile.
Riguarda il 75% degli individui con ipocondria. Nei bambini prevale un sintomo soltanto (mal di stomaco,
mal di testa, ecc.) Non risulta alcuna malattia organica ma i pazienti soffrono in maniera autentica. La
diagnosi differenziale e con il disturbo di panico, con il disturbo d'ansia generalizzato, disturbi depressivi,
disturbo da conversione.
2) Il disturbo da ansia di malattia: grave preoccupazione di avere o di contrarre una malattia grave a fronte
di sintomi di lieve intensità (lievi vertigini o disagi corporei transitori). Deve essere presente da 6 mesi.
Riguarda il 25% dei pazienti con ipocondria. l'ansia per la salute diventa centrale nella vita e nell'immagine
del se del paziente. Tra l’1% e il 10% della popolazione anziana. Il disturbo è raro nei bambini. La diagnosi
differenziale viene posta insieme al disturbo da sintomi somatici, disturbi d'ansia, disturbo ossessivo
compulsivo, disturbo depressivo maggiore.
3) Il disturbo di conversione: quadro clinico caratterizzato da sintomi neurologici (anestesia, disturbi
sensoriali, paralisi, movimenti anomali, disturbi della deglutizione, disturbi dell’eloquio, crisi epilettiformi
film Il grande cocomero) che non sono compatibili con la fisiopatologia neurologica. il disturbo da
conversione può manifestarsi con episodi acuti o in modalità persistente. Talvolta sono presenti sintomi
dissociativi. Circa il 5% dei pazienti che si recano da un neurologo hanno un disturbo da conversione.
L'esordio può venire a qualsiasi età.
4) Negazione o manipolazione di condizioni cliniche. Pazienti che negano la presenza di sintomi clinici e
che rifiutano o manipolano le cure mediche (in condizioni critiche rifiutano un ricovero ospedaliero). si tratta
di condizioni psicologiche e comportamentali che hanno un significativo effetto negativo su condizioni
cliniche con rischio di sofferenza, invalidità o morte.
5) Il disturbo fittizio. Il paziente o altri producono intenzionalmente segni e sintomi clinici, in assenza di
vantaggi (come nella simulazione) sindrome di Münchhausen.
Nel caso disturbi da sintomi somatici disturbi associati la psicoterapia sia dimostrata più efficace della
terapia farmacologica. particolarmente efficaci sembrano essere i training di consapevolezza basati sulla
meditazione (mindfulness).
33. DISTURBI D’ANSIA
Paura, ansia e angoscia
-Il termine «ansia» deriva dal verbo latino «angere» che significa «stringere, soffocare». La parola ansia si
riferisce a una condizione di preoccupazione, agitazione, sensazione di mancanza d’aria.
-L’ansia è collegata con la paura, ma mentre la paura è una emozione che un individuo avverte di fronte a un
pericolo reale, nell’ansia la causa è spesso indefinita e imprecisata.
-L’ansia è in relazione con il tempo. L’individuo con ansia proietta verso il futuro una minaccia o una
preoccupazione. Quando la minaccia sembra avvicinarsi l’individuo prova angoscia. L’angoscia è uno dei
temi dominanti del film Melancholia diretto da Lars von Trier (2011).
- Oltre ai fenomeni soggettivi presenta dei segni fisiologici che sono sovrapponibili alla condizione di
iperattivazione del sistema autonomo simpatico.
Epidemiologia e cause Per effettuare la diagnosi la sintomatologia deve essere persistente, cioè deve essere
presente da sei mesi, inoltre deve causare una compromissione significativa del funzionamento sociale e
scolastico. La diagnosi di una sindrome ansiosa viene posta quando la sintomatologia causa un significativo
disagio sia a livello soggettivo sia nelle abitudini di vita, con comportamenti volti a evitare lo scatenarsi o
l'accentuarsi della condizione psicopatologica. si possono usare alcune scale come la Multidimensional
Anxiety Scale for Children, la Child Anxiety-Related Emotional disorders Oppure interviste diagnostiche
come la K-SADS-PL. L’incidenza dei disturbi d’ansia in età prepuberale si aggira intorno al 10% per
crescere fino al 15% in adolescenza. Vi è una possibile contiguità tra i disturbi d'ansia del bambino e le
patologie ansiose dell'età adulta, d'altra parte vi è un'associazione tipica fra i disturbi d'ansia e i disturbi
psicopatologici dell'età evolutiva come disturbi dell'umore e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
La comorbidità dei diversi disturbi d’ansia si pone con: 1) i disturbi dell’umore (disturbo depressivo e
bipolare) e 2) con il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Per la diagnosi e la quantificazione della
gravità del disturbo sono state messe a punto delle scale di valutazione dell’ansia si basano su questionari e
interviste. Le cause sono molteplici: fattori genetici, stili educativi, modalità di attaccamento, strategie con
cui vengono affrontate e risolte le difficoltà della vita. Sia Freud che Jung ritenevano che l’ansia fosse un
fattore molto importante per l’autoconoscenza e la crescita personale.
Principali disturbi d’ansia
1) Disturbo d’ansia da separazione: Intorno a 6-8 mesi, quando i bambini iniziano a riconoscere con
maggiore chiarezza le figure di attaccamento, si manifestano normali ansie da separazione e abbandono.
Questo tipo di comportamento si riduce progressivamente ridursi fra i 3 e i 5 anni di età. In alcuni bambini
intorno ai 7-8 anni può insorgere il disturbo d’ansia da separazione (DAS). In questi soggetti (1-3% della
popolazione) la sensibilità alla separazione diventa eccessiva; essi presentano una intensa componente
ansiosa tanto da interferire con le normali attività quotidiane e con i normali compiti evolutivi (paure
irrealistiche, timore d’incidenti, rifiuto scolastico). La caratteristica essenziale del disturbo è la
preoccupazione eccessiva riguardo alla separazione da casa o dalle figure di attaccamento, con ansia
anticipatoria e condotte di evitamento (sintomi somatici la mattina mal di pancia; incubi, paure legate a
possibili calamità). La DAS è favorita da genitori con disturbi affettivi (ansia e depressione). Vi è una
prevalenza nel sesso femminile. Il bambino può manifestare un comportamento regressivo, parlando in
maniera da essere compreso solo dalla madre. in altri casi il bambino è molto inibito, con eccessiva lentezza
e apparente riflessività, con presenza di difficoltà scolastiche ed eccessiva timidezza. negli adolescenti sono
frequenti le somatizzazioni e i comportamenti provocatori per attirare l'attenzione dei genitori. Può evolvere
in età adulta nel disturbo di panico, nell’ no agorafobia oppure in disturbo dell'umore.
2) Mutismo elettivo: Incapacità di parlare in situazioni sociali (a scuola), mentre a casa sono in grado di
esprimersi correttamente con genitori e altri parenti. Non si esprimono, né rispondono alle domande. Spesso
utilizzano la scrittura per comunicare con le insegnanti e i compagni. Di solito si manifesta prima dell’inizio
della scuola primaria. Si tratta di bambini che presentano una elevata ansia sociale, eccessiva timidezza,
imbarazzo sociale, tendenza al ritiro e all’isolamento.
3) Fobia specifica: Phobos era una divinità greca che incuteva paura e terrore. Le fobie riguardano paure
esagerate e irragionevoli di fronte a stimoli considerati dai più come irrilevanti. Le fobie esordiscono prima
dei 10 anni e colpiscono il 10% della popolazione. Gli stimoli fobici possono essere: - Animali (cani, gatti,
serpenti insetti) - Ambienti naturali (temporali, altezza, acqua, ecc.) - Sangue, iniezioni, ferite - Stimoli
situazionali (aeroplano, ascensore, autobus, treno, luoghi chiusi) - Altro (paura di soffocare, di vomitare,
paura delle maschere, paura dei rumori). Di fronte allo stimolo fobico gli individui avvertono ansia
crescente, desiderio di fuga, tachicardia, vertigini, nausea, sudorazione abbondante. colpisce più
frequentemente le femmine, esordisce prima dei 10 anni se tende a scomparire o attenuarsi nel tempo. Vi è
una frequente associazione con altri disturbi d'ansia e con i disturbi depressivi.
4) Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale): La fobia sociale è uno stato di intensa ansia attivato da
situazioni sociali nelle quali il soggetto deve interagire con persone nuove, sconosciute, non famigliari, o da
situazioni nelle quali può essere osservato, giudicato, umiliato. Si parla di fobia sociale quando l’ansia in
bambini di età superiore a tre anni raggiunge livelli tali da interferire con la vita sociale, comportando
condotte di evitamento delle condizioni d’interazione sociale. La prevalenza della fobia sociale è intorno al
2%. Questi bambini si sentono continuamente osservati e giudicati dagli altri. Evitano di guardare gli altri
negli occhi e hanno paura ad essere guardati. Uno dei sentimenti prevalenti è la vergogna, che sembra
dipendere da esperienze di perdita di sintonizzazione con la madre. La vergogna è quindi la riattivazione di
una precoce esperienza di disconnessione sociale. Una persona che si vergogna assume una postura
sottomessa, guarda in basso, china la testa e curva le spalle. Quando i genitori usano la vergogna come
strumento di socializzazione primaria i bambini tendono a essere spaventati e possono sviluppare una fobia
sociale. Nella fobia sociale i bambini temono di essere giudicati negativamente, di comportarsi in maniera
stupida, di essere umiliati. È presente rifiuto scolastico e negli adolescenti l’abuso di alcol e droghe per
favorire la disinibizione. I bambini con questo disturbo hanno difficoltà riconosce alle espressioni facciali
emozionali e provano ansia mentre guardano il volto degli interlocutori. La fobia sociale si associa
frequentemente ad altri disturbi d'ansia o dell'umore.
5) Disturbo di panico (AP): L’attacco di panico è un periodo di intensa paura e malessere, che insorge
acutamente, raggiunge il suo acme in 10 minuti, spesso associato: 1) a una sintomatologia somatica
(palpitazioni, sudorazione, tremore, sensazione di soffocamento, dispnea, dolore toracico, nausea, malessere
addominale, stordimento o vertigini, parestesie, sensazioni di calore o di freddo) 2) ad una sintomatologia
cognitiva (derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di diventare matto, paura di
morire). 3) L’AP è frequentemente associato ad ansia da separazione, agorafobia e disturbo depressivo
maggiore. L’esordio può verificarsi in età adolescenziale ed in età adulta. La prevalenza in età evolutiva è
intorno al 3% della popolazione. ti pensa ci sia qualche predisposizione genetica a sviluppare attacchi di
panico. Si associa a stili d’attaccamento insicuri, ansia da separazione, agorafobia e al disturbo depressivo
maggiore. Da un punto di vista fisiopatologico è stato sostenuto che gli stimoli che scatenano l'attacco di
panico riattivano una situazione di pericolo immagazzinata nella memoria implicita. Per porre questa
diagnosi devono essere escluse altre malattie quali malattie organiche, cardiache, neurologiche oppure abuso
di sostanze stimolanti.
6) Agorafobia: è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di paura o ansia marcate durante
l'utilizzazione dei trasporti pubblici, quando ci si trova in spazi aperti, in spazi chiusi, stare tra la folla o stare
fuori di casa da soli. Questi individui temono ed evitano queste situazioni. si spostano generalmente con un
accompagnatore. È presente nell’ 1,7% degli adolescenti e degli adulti. Si associa spesso al disturbo da
attacco di panico.
7) Disturbo d’ansia generalizzato: Il paziente presenta una eccessiva preoccupazione rispetto alle proprie
capacità. Ha bisogno di continue rassicurazioni. Presenta uno stato di tensione, somatizzazioni, irrequietezza,
facile affaticamento, difficoltà a concentrarsi, difficoltà ad addormentarsi, irritazione. Lo stato d’ansia
generalizzato deve essere presente da almeno 6 mesi, nella maggior parte dei casi, senza che vi siano state
evidenti cause scatenanti. Colpisce il 2% della popolazione (maggiormente nel sesso femminile, rapporto 2 a
1). L’insorgenza è rara prima dell’adolescenza. Si associa spesso a un disturbo depressivo.
Trattamento:
-Informare: dare consigli psicopedagogici, limitare le sostanze eccitanti (bevande che contengono caffeina),
evitare le attività sociali non competitive, abitudini di addormentamento. Usare una terminologia
comprensibile per i genitori e il bambino sul tipo di problema, sull'origine e sulle evoluzioni della
sintomatologia. Può essere utile dare dei consigli psico pedagogici relativamente alle abitudini alimentari e
nel tempo libero.
-Partecipazione ad attività sociali non competitive
-Training di autoconsapevolezza (meditazione, yoga, training autogeno)
-Trattamento psicoterapeutico (individuale, terapia della famiglia)psicoterapia + intervento farmacologico
(nelle forme ansiose stabili e invalidanti SSRI, BDZ).
Sono disturbi in cui il sintomo più importante è l’ansia. È collegata al futuro, alla preoccupazione, è un
malessere interiore e psicologico, è collegato alla paura. La paura si sa da che cosa è provocata. L’ansia
invece non si sa da cosa è provocata. L’angoscia è l’ansia al quadrato, la sensazione è che il pericolo sia
sempre più vicino a te. Ci sono dei farmaci efficaci: benzodiazepine o ansiolitici (tavor, valium, enn, xanax),
agiscono sul lobo frontale, sull’amigdala e addormentano i neuroni, li polarizzano -> l’ansia sparisce. Il 10%
dei bambini sono ansiosi Il 15-20% negli adolescenti. Cause: - Genetica - Stili educativi (cibo, ciclo sonno-
veglia, sostanze eccitanti) - Attaccamento insicuro - Freud: conflitto tra ES e super io Tipi di ansia: - Ansia
da separazione, bambini (7-8 anni) hanno paura a stare lontano dalla mamma o dalla casa. Hanno incubi, non
vogliono andare a casa. 1-3% della popolazione. Spesso i genitori hanno problemi psichiatrici, ansia o
depressione - Mutismo elettivo, bambini che non parlano fuori di casa. Rispondo però in maniera scritta -
Fobia specifica, 6% della popolazione, con reazione di ansia crescente, tachicardia, sudorazione - Disturbo
da attacco di panico, ansia aumenta molto, manca aria, depersonalizzazione, derealizzazione. Le persone non
si muovono da sole, vanno sempre in giro con qualcuno. Hanno paura di morire. Si associa a paura degli
spazi aperti. - Disturbo da ansia sociale, 2%, i bambini pensano di essere osservati e giudicati dagli altri.
Sentono vergogna nelle condizioni sociali. Non guardano gli altri. Gli adolescenti tendono ad usare sostanze
(alcol e droga) per abbassare ansia nei contesti sociali - Disturbo di ansia personale, bambini non sono in
grado di rilassarsi, non riescono ad addormentarsi, calo del rendimento scolastico. Il sistema dell’ansia è
sempre attivato. Se dura a lungo, l’ansia ostacola il sonno, interferisce con la vita, porta alla depressione.
L’ansia è mancanza di benessere. Secondo Freud e Jung l’ansia era considerata santa perché il paziente
comincia a guardarsi dentro, a scoprirsi per raggiungere l’equilibrio. Chi non ha l’ansia è svantaggiato perché
non guaderà mai dentro di sé. Interventi per ridurre ansia: - Educativo, si limitano i videogiochi - Attività
fisica - Ciclo sonno-veglia regolare - Interrompere sostanze eccitanti e cioccolata - Attività sociali non
competitive, scout - Trattamento psico-terapeutico - Intervento con farmaci (inibitori della ricaptazione della
serotonina).
34. IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
Le ossessioni sono pensieri (ad esempio l’idea di essere contaminato dai germi), impulsi (ad esempio, tic), o
immagini mentali (ad esempio la visione della morte del proprio padre) assillanti, tormentosi, indesiderati a
cui i pazienti cercano di resistere e che provocano un’elevata ansietà. Sono episodi continuativi e pervasivi.
a) Temi aggressivi, religiosi, sessuali o pensieri collegati al dubbio e al controllo;
b) Ossessioni di ordine e simmetria (disposizione di oggetti ordinati secondo…)
c) Ossessioni di contaminazioni e di pulizia (paura di contaminarsi …)
Le compulsioni sono comportamenti (ad esempio lavarsi in continuazione) o atti mentali (ad esempio
pregare) che vengono realizzati nel tentativo di esorcizzare l’ansia e le paure causate dalle ossessioni. Le
compulsioni vengono avvertite come eccessive, irragionevoli, che fanno perdere tempo, che generano
malessere. I soggetti affetti disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) sono consapevoli che le loro ossessioni e
compulsioni sono delle intrusioni indesiderate e fonte di dolore (diversamente dai soggetti con personalità
ossessivo-compulsiva che ritengono normale il loro comportamento). Nella DOC è opportuno distinguere
due livelli: quello delle manifestazioni cliniche, ossessioni e compulsioni, da quello dei contenuti, cioè dal
contenuto dei pensieri che provocano paura e angoscia.
La prevalenza della DOC è intorno all’1.5% l’età di esordio in genere è prima dei 10 anni. È più frequente
nei maschi.
Eziologia. Vi è sicuramente una predisposizione genetica. Per la psicoanalisi si tratta di un conflitto non
risolto relativo alla fase anale. Per il modello cibernetico si tratta di un errore di regolazione dei processi di
eccitazione e di inibizione. Influenza genetica è stata calcolata dal 45 al 65%. Ipotesi autoimmune
alcune infezioni da streptococco beta emolitico possono scatenare sintomi ossessivi, tic e la sindrome di
Gilles de la Tourette, producendo anticorpi contro le strutture dei GB (PANDAS) Disfunzione del sistema
frontale la RM conferma l’implicazione dei GB (caudato, putamen), del giro del cingolo, delle regioni
orbito-frontali medie (alterazioni del circuito fronto-striato-talamo-corticale).
Comorbidità: ADHD (40%), disturbo da tic e sindrome di Gilles de la Tourette (60%), Disturbo depressivo
maggiore (35%), disturbo bipolare (25%).
Disturbi correlati al disturbo ossessivo-compulsivo: 1) Disturbo da dimorfismo corporeo (eccessiva
preoccupazione per un difetto dell’aspetto corporeo spesso inesistente); 2) Disturbo da accumulo (individui
che non riescono a disfarsi degli oggetti) 3) Tricotillomania (strappamento ricorsivo e compulsivo di
cappelli) 4) Disturbo da escoriazione (sfregamento della pelle fino a produrre escoriazioni)
Trattamento Intervento psicoeducativo (rinunciare agli stili educativi autoritari) Psicoterapia: terapia
cognitivo-comportamentale (esposizione alle situazioni ansiogene e anticipazione della risposta);
meditazione di consapevolezza. Trattamento farmacologico: SSRI e talvolta antipsicotici atipici (risperidone,
aripiprazolo)
Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini mentali che assillano e tormentano provocando ansia. Da
qui si creano pensieri aggressivi, religiosi, sessuali collegati al dubbio e al controllo oppure ossessioni di
ordine e simmetria oppure ossessioni da contaminazione e pulizia. Le compulsioni sono comportamenti o atti
mentali fatti nel tentativo di esorcizzare l’ansia. Queste però generano malessere essendo eccessive. I
soggetti affetti da DOC si rendono conto che le ossessioni e le compulsioni sono indesiderate e sono fonte di
dolore. VS soggetti con personalità ossessivo-compulsiva che ritengono normale il comportamento. Età di
esordio prima dei 10 anni: 1,5%, più frequente nei maschi. Per Freud si tratta di un conflitto non risolto
relativo alla fase anale. Per il modello cibernetico si tratta di un errore di regolazione dei processi di
eccitazione e inibizione. L’influenza genetica è intorno al 45-65%. Ipotesi autoimmune: alcune infezioni da
streptococco possono scatenare questi sintomi ossessivi, tic o sindrome di Tourette, producendo anticorpi
contro le strutture dei GB. Oppure disfunzione del sistema formale: la RM conferma l’implicazione dei GB.
Comorbidità: ADHD (40%), tic, sindorme di Tourette (60%) Disturbi correlati: - Dimorfismo corporeo,
preoccupazione per un difetto corporeo inesistente - Disturbo da accumulo, non riescono a disfarsi degli
oggetti - Tricotillomania, strappamento dei capelli - Disturbo da escoriazione, sfregamento della pelle
Trattamento: intervento educativo (no autoritario), psicoterapia con terapia cognitivocomportamentale e
mediazione di consapevolezza; trattamento farmacologico SSRI o antipsicotici atipici (aripiprazolo,
risperidone).
35. I DISTURBI DELLA CONDOTTA
Voi sono una costellazione di comportamenti eversivi e antisociali che possono comparire nella prima
infanzia e persistere nei periodi successivi della vita fino all'età adulta con una generale tendenza
all'aggravamento in età adolescenziale e giovanile. Alla base di questi comportamenti vi è una
predisposizione alla aggressività e all'incapacità di controllarla. Si distingue un’ voi aggressività predatoria,
nella quale l'animale si muove silenziosamente mantiene un'attenzione vigile e determinata verso l'obiettivo,
da una affettiva, nella quell'animale cerca di incutere paura nell'avversario. Nella prima vi sono atti violenti
compiuti con attenzione e distacco, il bambino generalmente sta attento a non farsi male durante la condotta
violenta, la seconda, invece, si manifesta con attacchi impulsivi e non pianificati, caratterizzati da una rabbia
incontrollata, durante la quale il bambino spesso si danneggia fisicamente. Appare evidente che tutti fattori
interagiscono fra di loro: gli individui con personalità antisociale tendono a vivere in ambienti socio
economici degradati, sviluppano in genere rapporti educativi deficitari e tendono ad avere figli che più
facilmente presentano disturbi della condotta.
I comportamenti violenti sono caratterizzati da:
1) aggressività (comportamento che ha lo scopo di far male e nuocere a una o più persone);
2) impulsività;
3) mancato rispetto delle regole. Si riconoscono due tipi generali di aggressività. L’aggressione affettiva
(reazione alla minaccia) viene osservata quando si stimola l’ipotalamo mediale. Lo stato d’animo della
rabbia sembra dipendere dal perdurare di una situazione di stress. L’aggressione predatoria (attacco silente)
viene evocata dalla stimolazione dell’ipotalamo laterale.
2. Il disturbo della condotta (DC): Il disturbo della condotta caratterizzato da comportamenti aggressivi e
antisociali con carattere ripetitivo e persistente che ha causato significativa compromissione del rendimento
scolastico. I sintomi di base sono:
1) aggressività nei confronti di persone o animali (minaccia o intimorisce, da inizio a colluttazioni fisiche,
utilizza armi)
2) distruzione delle proprietà (appicca il fuoco, distrugge …);
3) inganno e furto;
4) grave violazione delle regole (prima dei 13 anni trascorre la notte fuori casa, fugge di casa, marina la
scuola).
La prevalenza è del 7% nei bambini e del 3% nelle bambine tra i 5- 10 anni, con un picco di condotte
violente tra i 17-18 anni. Esordio infantile (aggressività persistente, impulsività e affettività); esordio
adolescenziale (meno grave) le condotte aggressive sono attuate per obiettivi relazionali (farsi accettare dai
pari). Esordio adolescenziale: aggressività a insorgenza tardiva aggressive vengono esibite per specifici
obiettivi relazionali, per questa ragione sono successivamente abbandonate. Comorbidità: altre malattie
psichiatriche (40%), ADHD (40%) (del regista Phil Joanou, 2006), molti adulti con disturbo depressivo
maggiore erano affetti da DC nell'infanzia o nell'adolescenza. Si può identificare in alcuni casi una
prevalenza dell'aggressività predatoria, in altri di quella affettiva, a volte con sintomatologia aggressiva altre
volte senza aggressione. Un utile strumento di diagnosi del disturbo è la scala semistrutturata K-SADS-PL.
I comportamenti violenti sono caratterizzati da: - Aggressività - Impulsività - Mancato rispetto delle regole
Ci sono due tipi principali di aggressività: - Aggressione affettiva o reazione alla minaccia, viene osservata
quando si stimola l’ipotalamo mediale. Lo stato d’animo della rabbia dipende delle situazioni di stress -
Aggressione perentoria o attacco silente, viene evocato dalla stimolazione dell’ipotalamo laterale Il disturbo
oppositivo-provocatorio o DOP è formato da comportamenti ostili, collerici, polemici, provocatori e
vendicativi. I bambini hanno umore collerico, irritabile, comportamenti provocatori, sfidanti e condotte
vendicative. Per la diagnosi è necessario che i sintomi siano presenti: - In bambini piccoli più volte alla
settimana per almeno 6 mesi - Per i bambini sopra i 6 anni almeno una volta a settimana per 6 mesi
Prevalenza: - 4% maschi - 2% femmine Cause: - Fattori ereditari - Ambiente - Stile educativo SI associa
solitamente a deficit di attenzione, iperattività (50%), disturbi d’ansia e depressivi (20%). Il disturbo della
condotta o DC è caratterizzato da comportamenti antisociali e aggressivi con carattere ripetitivo e persistente
e conseguente compromissione del rendimento scolastico. Sintomi base: - Aggressività - Distruzione delle
proprietà - Inganno e furto - Grave violazione di regole Prevalenza tra i 5-10 anni: 7% maschi e 3%
femmine. Picchi anche a 17-18 anni. Esordio infantile, bambini piccoli già aggressivi. Gruppo più difficile.
Disturbi della condotta a esordio adolescenziale, prognosi migliore. Questi entrano in certe compagnie e
diventano aggressivi. Cause: - Fattori genetici, persone con disturbi della condotta - Ambiente delinquenziale
- Legame di attaccamento disorganizzato Problemi di auto-regolazione, disturbi esteriorizzanti (= i problemi
psicologici vengono esternalizzati). Ci sono dei percorsi psicoterapeutici o farmaci per aiutare queste
persone, altrimenti le persone vanno a finire nei disturbi anti-sociali della personalità. Il disturbo antisociale
della personalità è una personalità strutturata contro gli altri in modo da manipolare gli altri. L’altro è visto
come una pedina per la propria soddisfazione. C’è uno studio in Inghilterra per valutare questo disturbo nelle
prigioni inglesi: 50-60% dei prigionieri avevano questo disturbo. Questi bambini hanno molta probabilità di
finire dentro circuiti delinquenziali e in prigione. Il bullismo è collegato con questo disturbo della condotta.
Il capo banda (che ha il disturbo della condotta) recluta persone normali per scagliarsi contro la vittima. Poi
c’è il pubblico che partecipa, è molto grave. Ci sono diverse forme di bullismo: - Fisico tra i maschi -
Verbale e manipolatorio tra le donne. Il bullismo assomiglia ai regimi totalitari, vedi nazismo. I regimi
totalitari mettono l’uno contro l’altro usando la polizia segreta. Per gli insegnanti questi disturbi generano
molti problemi all’intento della classe. Per la società è alla base dell’atteggiamento delinquenziale.
36. I DISTURBI DEPRESSIVI E BIPOLARI
I disturbi del tono dell’umore sono i disturbi depressivi e il disturbo bipolare. Si tratta di condizioni
caratterizzate da melanconia patologica, ovvero una condizione di dolore psicologico eccessiva, incongrua e
incomprensibile. Secondo una prospettiva etologica questi disturbi sono collegati al pericolo di essere
abbandonati.
I disturbi depressivi, che colpiscono l’1-2% dei bambini e il 4% degli adolescenti, si articolano: 1) Disturbo
depressivo maggiore 2) Disturbo depressivo persistente (distimia) 3) Disturbo da disregolazione dell’umore
dirompente. I disturbi bipolari, che colpiscono 1-2% dei soggetti in età evolutiva, si articolano: 1) Disturbo
bipolare di tipo I 2) Disturbo bipolare di tipo II.
1) DISTURBI DEPRESSIVI
1. Il disturbo depressivo maggiore. Consiste in una serie di crisi di melanconia senza speranza. Intenso
dolore mentale, non prova piacere per nulla. Considera la vita un inferno. Profondo senso di fatica, grave
insonnia, risvegli precoci, movimenti lenti, poco eloquio, assenza di desiderio sessuale, inappetenza e
stitichezza. Ansia, senso di colpa, indegnità, vergogna. Disturbi della memoria. Ideazione suicidaria. Talvolta
si associa ad allucinazione e deliri (depressione psicotica). Si presenta in modo ciclico: dura in genere dai 2
agli 8 mesi. La persona va in contro a periodi di depressione alternati da stati di benessere. In alcuni casi gli
episodi depressivi si associano a sintomi psicotici, depressione psicotica i soggetti affetti presentano idee di
riferimento e di persecuzione, deliri e talora anche allucinazioni uditive e olfattive. Dopo il primo episodio
depressivo, via il 50% di probabilità di avere una seconda crisi, probabilità che aumenta dopo due episodi.
Mediamente nella vita vi sono sei episodi depressivi: nel 30% dei soggetti l'episodio depressivo non guarisce
del tutto i soggetti continuano a presentare una depressione residua che necessita di trattamento
farmacologico. Il 20% della popolazione ha sofferto di un episodio depressivo. La popolazione colpita è il
5%.
2. Il disturbo depressivo persistente. Umore depresso o irritabile per almeno un anno, riduzione
dell’appetito, faticabilità, bassa autostima, incapacità di concentrarsi, sentimenti di tristezza e perdita di
speranza. I soggetti colpiti appaiono infelici, apatici, scarso interesse per il gioco, lamentele somatiche, poca
mimica facciale. Sono frequenti le lamentele somatiche e i disturbi del sonno e dell'appetito. Negli
adolescenti: rabbia, irritabilità, ritiro sociale, abuso di sostanze, tentativi di suicidio, condotte pericolose.
Comorbidità: ADHD (20%), disturbi della condotta (20%). il 20% dei bambini con disturbi depressivi può
sviluppare un disturbo bipolare. I disturbi depressivi sono correlati con l'ideazione suicidaria e i
comportamenti suicidari.
3. Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente. Scoppi di collera in forma verbale o
comportamentale, prima dei 10 anni, diverse volte alla settimana, in diversi contesti (casa, scuola, amici), per
più di 12 mesi. Tra gli scoppi di collera è persistentemente arrabbiato e irritato. Tra il 2 e il 5% in età
evolutiva. Non è possibile fare diagnosi in presenza di disturbo bipolare e di disturbo oppositivo
provocatorio. mentre può associarsi al disturbo da ADHD e ai disturbi d'ansia. Cause: vulnerabilità genetica
(35%), esperienze di vita negative (economiche, scolastiche).
Le cause dei disturbi depressivi non sono ancora note punto si stima che il 35% dei casi dipende da una
vulnerabilità genetica: le esperienze di vita negative favoriscono le ricadute, ma non spiegano nella natura,
nell'intensità degli episodi depressivi.
Ruolo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
Un ruolo fondamentale nell’eziologia dei disturbi dell’umore viene svolto da alcune aree del sistema limbico
che regolano l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Gli eventi stressanti prolungati sono in grado di ridurre il tasso
di disponibilità dei neurotrasmettitori serotonina e noradrenalina e di iperattivare l’asse ipotalamo-ipofisi-
surrene. A fronte di uno stress prolungato l’ipotalamo rilascia il fattore di rilascio delle corticotropine
(CRF) agisce sulla neuroipofisi che rilascia l’ormone cortico-surrenalico (ACTH) rilascio da parte del
surrene di ormoni glucocorticoidi (cortisolo). Il cortisolo produce insonnia, ansia, immunosoppressione,
danni a vasi cerebrali, cardiaci e morte neuronale.
2. IL DISTURBO BIPOLARE
Nel disturbo bipolare cicli di depressione si alternano a cicli di esaltazione (mania). Nella fase maniacale il
soggetto avverte uno stato di esaltazione gioiosa, una sconfinata fiducia in se stesso. È eccitato, instancabile,
dorme pochissimo, parla con chiunque, non ascolta nessuno, manca di autocritica. La prevalenza in età
evolutiva è dall’1 al 2%.
1) Il disturbo bipolare di tipo I. Presenza di un episodio maniacale che dura almeno 1 settimana (con
intolleranza alle regole, comportamenti pericolosi e talvolta antisociali: furti, iperattività, ridotta necessità di
sonno, logorrea, ipersessualità). Talvolta sono presenti comportamenti ostili e aggressività fisica e verbale.
L’episodio maniacale può essere seguito da episodi ipomaniacali (minore intensità) e da episodi depressivi
maggiori che durano più di 2 settimane (umore depresso, perdita di interesse piacere, insonnia, agitazione o
rallentamento psicomotorio, mancanza di energia, sentimenti di colpa e di autosvalutazione, ridotta capacità
di concentrazione, pensieri ricorrenti di morte).
2) Il disturbo bipolare di tipo II. Episodio ipomaniacale (eccitato, euforico, superficiale, vanagloria,
imprudente, promiscuità sessuale) che deve durare almeno 4 giorni consecutivi seguito da un episodio
depressivo maggiore (che può durare più di 2 settimane). l'episodio depressivo è caratterizzato da umore
depresso, perdita di interesse, di piacere, disturbi vegetativi come insonnia, diminuzione dell'appetito e della
libido sessuale. Spesso nel db di tipo II non viene riconosciuta la fase ipomaniacale e si tende a porre
diagnosi di disturbo depressivo maggiore. Cause: ereditarietà (85%). Possono essere scatenati da farmaci
(antidepressivi, corticosteroidi, androgeni, isoniazide), terapia elettroconvulsiva. Comorbidità: ADHD (20-
90%), disturbo della condotta (30%), disturbo d’ansia (50%), abuso di sostanze.
3. Il comportamento autolesivo non suicidario Atto intenzionale volto a ledere una o più parti del corpo
senza intento suicidario. Si tratta di un fenomeno in aumento nella popolazione adolescenziale tanto da
essere considerato una sorta di epidemia. I tassi di prevalenza variano negli adolescenti tra il 15 e il 45%.
Cinque o più episodi autolesivi nell’ultimo anno che interessano la cute, associati a pensieri e sentimenti
negativi. Patogenesi attirare l’attenzione, alterata attivazione del sistema degli oppioidi endogeni.
Sembrano associarsi ad una personalità alessitimica e al disturbo di personalità borderline. Terapia SSRI,
aripipazolo, antagonisti degli oppiacei.
4. Le condotte suicidarie sono generalmente associate al disturbo del tono dell'umore. L’ideazione
suicidaria è molto frequente negli adolescenti di entrambi i sessi (25% delle femmine e 14% dei maschi).
Negli USA vengono ricoverati 12.000 soggetti dai 5 ai 14 per comportamenti suicidari. Il suicidio è la
seconda causa di morte in età evolutiva. voi sono soggetti che possono avere una malattia psichiatrica oppure
senza alcuna storia psichiatrica. Il tasso dei suicidi è in rapida ascesa soprattutto nei maschi che vivono nelle
società più industrializzate, mentre i tentativi di suicidio sono più frequenti nelle ragazze. Sono soggetti che
presentano in genere disturbi depressivi, impulsività, disturbi della condotta con aggressività e abuso di
sostanze. Nei bambini tra i 3 e i 12 anni affetti da disturbi depressivi maggiori, la presenza di pensieri e di
comportamenti suicidari è intorno al 10%. La prevenzione del comportamento suicidario è collegata agli
interventi di prevenzione e di trattamento delle condizioni cliniche associate al disagio sociale, familiare e
psicopatologico che ne stanno alla base. I segnali di avvertimento possono essere: modificazione improvvisa
del comportamento, presenza di intensa tristezza o disperazione, marcato riduzione di interesse verso attività
che nel passato davano soddisfazione, mancanza di energia e concentrazione, elaborazione di pensieri di
autodistruzione e morte, comparsa di irritabilità, difficoltà a ricevere gratificazioni esterne, disinteresse verso
la scuola, lo sport e altre attività sociali e culturali, modificazioni dell'appetito e del sonno.
Trattamento Trattamento psicoterapeutico: si associa al trattamento farmacologico. molto importanti sono
gli interventi psicologici di sostegno e genitori. con i pazienti è possibile fare delle terapie cognitivo-
comportamentali di base di mantenimento. Nei casi di depressione maggiore si sono rivelati efficaci i
trattamenti basati sulla consapevolezza e la presa di distanza dei pensieri negativi, mindfulness. È di tipo
individuale e della famiglia. Può essere associato alla meditazione. Trattamento farmacologico: nel disturbo
depressivo maggiore SSRI, talvolta antidepressivi triciclici. Disturbi bipolari: stabilizzanti del tono
dell’umore litio, valproato di sodio.
37. LA SCHIZOFRENIA E LE PSICOSI IN ETA’ EVOLUTIVA
Le psicosi sono delle condizioni cliniche caratterizzate da disturbi della percezione (allucinazioni), del
pensiero e dell’ideazione (deliri), e del comportamento, che si associano a una perdita di contatto con la
realtà e decadimento della consapevolezza e della capacità di organizzare vissuti personali. voi schizofrenia
può essere insorgenza precoce, prima dei 18 anni, o insorgenza molto precoce, prima dei 13 anni.
La schizofrenia è un tipo di psicosi che colpisce 1 persona su 100. L’esordio si manifesta nell’adolescenza,
anche se la malattia può presentarsi prima dei 10 anni. Schizofrenia significa «mente divisa». Sintomi
positivi: a) Pensiero deliri (inserimento del pensiero, trasmissione del pensiero, eco del pensiero, furto del
pensiero); b) Disturbi della percezione allucinazioni (voci); c) Disturbi dell’ideazione (delirio di controllo,
deliri di riferimento, deliri di persecuzione). Sintomi negativi: a) assenza di volontà (apatia, abulia); deficit
del pensiero e del linguaggio; c) appiattimento affettivo; d) asocialità. La schizofrenia si manifesta con
episodi. Il primo episodio è caratterizzato in genere da sintomi positivi, con un periodo prodromico di
sintomi negativi e disturbi del comportamento. Le crisi psicotiche hanno una durata variabile, da qualche
giorno a diversi mesi, e tendono a ripetersi. 1/3 dei soggetti presenta un QI inferiore alla media E difficoltà
nelle relazioni sociali. Dopo il primo episodio psicotico meno del 15% dei ragazzi recupera completamente.
L’evoluzione della malattia è in genere cronica e l'esordio precoce è un fattore prognostico negativo.
Il DSM- 5 individua sei criteri diagnostici per poter formulare la diagnosi di schizofrenia: il primo criterio
consiste nella presenza di almeno due sintomi per un mese tra deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato,
comportamenti grossolanamente disorganizzati o catatonici, sintomi negativi punto il secondo criterio si
riferisce ad abbassamento significativo del livello di funzionamento del paziente nelle relazioni personali,
scolastiche o lavorative. il terzo criterio riguarda la persistenza dei sintomi, per almeno sei mesi. Il quarto
criterio prevede l'esclusione di altre malattie come: il disturbo bipolare, le allucinazioni e deliri non psicotici,
il disturbo post traumatico da stress, il disturbo di personalità schizotipico o schizoide, il disturbo ossessivo
compulsivo. Il quinto criterio specifica che i disturbi psicotici non debbono dipendere dall'assunzione di
sostanze psicoattive o da altre malattie internistiche. Il sesto criterio si riferisce ai pazienti con una storia di
disturbo dello spettro dell'autismo ai quali può essere assegnata anche la diagnosi di schizofrenia se per
almeno un mese presentano deliri e allucinazioni preminenti. Nei bambini sono frequenti soprattutto disturbi
del pensiero, le allucinazioni e l'appiattimento affettivo. I sintomi psicotici possono associarsi con altri
sintomi di alcune patologie psichiatriche oppure durante malattie neurologiche. La più frequente psicosi
organica transitoria è lo stato del delirante, che un bambino può presentare durante un'infezione acuta
caratterizzata dal rapido rialzo febbrile. E’ importante distinguere la schizofrenia rispetto ai sintomi presenti
dal disturbo bipolare: la schizofrenia presenta una personalità premorbosa dai tratti bizzarri e l'assenza di
un'anamnesi positiva per un disturbo dell'umore.
Nell’età evolutiva la schizofrenia si manifesta sia con sintomi positivi che con sintomi negativi. Le
allucinazioni e i deliri nei bambini possono dipendere da malattie neurologiche (epilessia, cefalea) o malattie
organiche (rialzo febbrile, encefaliti). Molto significativa è la personalità premorbosa (tratti bizzarri,
personalità schizotipica). Importante è la componente genetica (gemelli omozigoti 50%, dizigoti 10%).
L’ipotesi attuale è che la schizofrenia sia una malattia del neurosviluppo (con un alterato funzionamento di
dopamina, glutammato e GABA). A livello neuroanatomico si associa a una diminuzione dello spessore
della sostanza grigia nei lobi frontale, parietale e temporale, con una diminuzione delle connessioni tra i
circuiti cerebrali.
Trattamento ed evoluzione A 40 anni dall’esordio il 50% dei pazienti presenta una condizione clinica
molto compromessa, il 25% una remissione parziale dei sintomi e soltanto, il 25% ha avuto una remissione
completa. La frequenza di suicidio è molto alta (5- 10% dei casi). Il riconoscimento e trattamento precoce
favoriscono l’evoluzione positiva della malattia. L’esordio acuto richiede un ricovero ospedaliero. Il
trattamento farmacologico viene effettuato con farmaci antipsicotici atipici (risperidone, clozapina,
olanzapina). Interventi educativi, psicosociali e famigliari per facilitare l'inserimento scolastico, lavorativo e
sociale dei pazienti affetti da schizofrenia.
38. I DISTURBI D’EVACUAZIONE
I disturbi dell’evacuazione riguardano la capacità di controllare l’emissione di feci e urina nelle modalità
(tempi e luoghi) socialmente appropriati. Lo sviluppo del controllo degli sfinteri (vescicale e anale) dipende
sia dalla maturazione dei sistemi neuromuscolari coinvolti (fattori biologici) sia dall’apprendimento delle
norme di pulizia socialmente riconosciute (fattori culturali). I disturbi dell’evacuazione sono: 1) l’enuresi
(emissione involontaria di urina) 2) l’encopresi (emissione involontaria di feci).
Fisiologia della minzione L’urina viene formata a livello renale attraverso un processo di filtrazione e
depurazione del sangue. Attraverso gli ureteri giungono alla vescica 50 ml all’ora. Gli stimoli alla minzione
vengono avvertiti quando la vescica contiene 150- 250 ml, al di sopra di 700 ml lo svuotamento della vescica
diviene automatico. La distensione della vescica induce un aumento del tono parasimpatico (contrazione
della vescica) e una diminuzione del tono simpatico (rilasciamento dello sfintere vescicale). La muscolatura
striata controlla lo sfintere vescicale esterno. Esistono varie stazioni di controllo della minzione: nella parte
rostrale del ponte, nel locus coeruleus, nell’ipotalamo, nei nuclei del setto e in diverse aree corticali.
L’enuresi è caratterizzata dall’emissione involontaria di urina in assenza di una chiara patologia organica
(diabete, spina bifida). Non è diagnosticabile fino a 5 anni di età (quando viene raggiunto il completo
controllo vescicale). Il sintomo deve essere presente almeno 2 volte alla settimana per almeno 3 mesi
consecutivi e deve provocare disagio al soggetto. Si distingue una enuresi notturna, diurna o mista. Può
essere primaria (il soggetto non ha raggiunto il completo controllo della vescica) oppure secondaria
(controllo acquisito per almeno 6 mesi). La prevalenza all’età di 5 anni è intorno al 10%, a 10 anni del 5%, a
15 anni dell’1%. Colpisce prevalentemente i maschi. Nelle bambine è maggiormente presente l’enuresi
diurna (a 7 anni 3%). Cause: - famigliarità (70% di parente prossimo con enuresi); - bassa capacità
funzionale della vescica; - anomalo funzionamento dell’ormone antidiuretico (ADH) - microrisvegli e
sonnambulismo - Nel 40% si associa a disturbi psicopatologici (DSA, disturbi depressivi)
Trattamento dell’enuresi Bisogna enfatizzare che l’enuresi non è «colpa» dei bambini. I bambini con
enuresi non sono soddisfatti del loro corpo e non hanno un buon rapporto con esso. Studi psicologici hanno
evidenziato che i bambini con enuresi fanno più uso del meccanismo della repressione, con maggiore
difficoltà a verbalizzare le emozioni. àBisogna informare i genitori della natura involontaria del deficit.
Indicare una riduzione dei liquidi 3-4 ore prima di andare a letto. à Terapie comportamentali: Dispositivo
acustico successo fino al 70%. Sveglia il bambino quando si rilevano gocce di urina all’interno della
biancheria. Antidepressivi triciclici (imipramina) > 6 anni, remissione tra il 10 e il 50%. Farmaci
antidiuretici (Desmopressina DDAVP) analogo sintetico della vasopressina: ha spiccata azione antidiuretica,
per via endonasale spray.
Encopresi L’encopresi consiste nella involontaria (o volontaria) evacuazione di feci in luoghi inadeguati per
il contesto sociale e culturale del bambino (biancheria, pavimento), con frequenza variabile di una volta al
mese per almeno tre mesi consecutivi, in un bambino con più di 4 anni (o livello mentale equivalente). Si
distinguono due forme: 1) encopresi con costipazione e incontinenza (presenza di una massa fecale con
perdita di feci liquide o semisolide). La presenza di una enorme massa fecale (fecaloma) determina nel
bambino una paura di evacuare per il dolore del transito delle feci; 2) encopresi senza costipazione e
incontinenza (evacuazione in luoghi inappropriati di feci di consistenza e forma normali). La percentuale di
encopresi in età pediatrica oscilla dallo 0,3 al 3%. L’encopresi si associa a disturbi di apprendimento,
iperattività, disturbo oppositivo provocatorio, disturbo della condotta. Talvolta si associa a condizioni di
abuso fisico e sessale. Il trattamento prevede approcci educativi, psicoeducativi e di natura medica (visita
chirurgica, trattamenti farmacologico sintomatico (lassativi, fibre), trattamenti comportamentale ad hoc).
39. DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
L’Indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) mette in relazione il peso con l’altezza.
L’alimentazione racchiude oltre alla soddisfazione di un bisogno istintuale aspetti affettivi, sociali e
simbolici à ruolo della madre come nutrice, la condivisione del cibo con famigliari e amici. Esistono sistemi
di regolazione dell’introito calorico: a) a breve termine (distensione delle pareti gastrointestinali dopo il
pasto); b) a lungo temine (ruolo del tessuto adiposo, ruolo di diversi ormoni: insulina, CCK, GPL-1, Leptina,
noradrenalina, endocannabinoli).
Bellezza e peso ideale Secondo gli psicologi evoluzionisti la bellezza fisica gioca un ruolo fondamentale
nella scelta sessuale. I maschi tendono a scegliere donne «giovani e belle». Le donne tendono a scegliere
maschi «alti, muscolosi e di rango sociale superiore». Negli anni recenti si sono sensibilmente modificati
alcuni parametri culturali che si riferiscono alla «bellezza». Nel 1950 venivano considerate «belle» ragazze
con BMI = 20, nel 2000 il BMI era sceso a 18. In Occidente si è sviluppato un «culto della magrezza». In
Italia 1/3 delle ragazze (15-20 anni) si giudica grassa. La paura d’ingrassare incomincia nelle bambine già
verso gli 8 anni d’età. Nei paesi industriale la metà delle bambine tra gli 8 e i 9 anni desidererebbe essere più
magra.
L’immagine corporea Si tratta di una interpretazione soggettiva, un modello di sé che si basa su: - fattori
biologici (caratteristiche del corpo, taglia e forme); - caratteristiche percettive (come ci vediamo e come
percepiamo il nostro corpo); - fattori cognitivi (cosa pensiamo del nostro corpo e cosa pensiamo pensino gli
altri); - fattori cognitivo-affettivi (esperienze affettivoemozionali in rapporto al corpo); - fattori interpersonali
(rispecchiamento, imitazione, identificazione) - fattori socio-culturali (moda); - fattori di personalità - Ruolo
dell’autostima à essere soddisfatti di sé - Ruolo dell’adolescenza à il problema di essere accolti dai pari,
essere sufficientemente simpatici, originali, ecc.
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) 1) L’anoressia nervosa 2) La bulimia nervosa 3)
Disturbi da abbuffate compulsive 4) La dismorfia muscolare 5) L’ortoressia nervosa Colpiscono in
prevalenza la popolazione femminile. Le manifestazioni cliniche si evidenziano in età adolescenziale. Sono il
segno di una rilevante sofferenza psichica. I DCA sono sindromi legate alla cultura, sono praticamente
assenti nei paesi poveri dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina.
1. Anoressia nervosa L’anoressia nervosa (AN) venne descritta in ambito medico per la prima volta da
Richard Merton alla fine del 1600. Nel 1874 l’inglese Gull e il francese Lasègue si occuparono in
modo sistematico di un quadro che denominarono rispettivamente “anoressia nervosa” e “anoressia
isterica”. L’anoressia nervosa presenta una triade caratteristica: a) riduzione dell’assunzione di
calorie con significativa e cronica perdita di peso b) intensa paura di aumentare di peso e diventare
grassi c) una alterazione della concezione del peso e della forma del proprio corpo. Sono stati
descritti due sottotipi di AN: 1. Il sottotipo restrittivo la riduzione di peso avviene attraverso la
dieta e l’esercizio fisico. 2. Sottotipo con abbuffate/condotte di eliminazione comportamenti di
svuotamento improprio (vomito, abuso di lassativi, diuretici e clisteri). Anoressia lieve BMI tra 18.5
e 17 Anoressia moderata tra 16.9 e 16 Anoressia grave tra 15.9 e 15 Anoressia estrema BMI sotto
15.
Cause e prognosi I sintomi dell’anoressia compaiono in genere dopo i 12 anni. preoccupazioni per il
peso del corpo, preoccupazioni per l’assunzione calorica (assumere cibi «sani», cibi con poche
calorie), disturbo dell’immagine corporea, paura di ingrassare, vomito autoindotto, intensa attività
fisica, abuso di lassativi. Nei paesi industrializzati circa il 10% delle ragazzine tra 12 e 15 anni
presenta un disturbo alimentare, ma soltanto una percentuale tra l’1 e il 3% sviluppa una vera e
propria anoressia mentale. Il rapporto femmine maschi è di 10 a 1. Le cause sono multifattoriali:
fattori individuali, famigliari e culturali: L’AN negli gemelli omozigoti è pari al 40-55%. -
Sperimentazione dell’autocontrollo (personalità ossessivo-compulsiva); - Evitamento della sessualità
(dimensione dell’eterna infanzia) - Famiglie orientate verso il successo e la competizione La
mortalità riguarda il 5% delle pazienti. L’80% rientra nel peso normale ma più del 50% presenta una
comorbidità psichiatrica.
2. Bulimia nervosa La bulimia nervosa (BN) venne invece proposta come quadro clinico autonomo
solo nel 1979 ad opera di Gerald Russell. Può rappresentare una fase della AN ed è caratterizzata: 1)
Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive (almeno una alla settimana per 3 mesi) 2) Contromisure
improprie e ricorrenti per eliminare le calorie assunte (vomito autoindotto, abuso di lassativi,
diuretici e clisteri) 3) Percezione di sé come troppo grassa, con paura d’ingrassare e ossessiva
attenzione al peso (che è nella norma). Colpisce le ragazze tra i 12 e i 25 anni, il tasso di prevalenza
è intorno all’1%. Durante la crisi bulimica le pazienti avvertono la sensazione di aver perduto il
controllo di sé, senso di colpa, umore depresso. La bulimia si associa a disturbo bordeline di
personalità, ai comportamenti impulsivi. Le complicazioni riguardano l’equilibrio idro-salino e danni
a carico della mucosa del cavo orale.
3. Disturbo delle abbuffate compulsive Il disturbo delle abbuffate compulsive (Binge Eating
Disorder, BED) è stato identificato nel 1990. Il sintomo principale è la presenza di episodi ricorrenti
di abbuffate compulsive. Avvengono almeno una volta alla settimana per 3 mesi. Questi episodi
avvengono in un vero e proprio stato alterato di coscienza, in solitudine mangiano enormi quantità di
cibo. Segue sensazione penosa, disgusto per aver mangiato troppo. Si associa spesso ad obesità e a
quadri di psicopatologia (depressione, disturbi bipolari, disturbo d’ansia, abuso di sostanze). La
prevalenza è nelle donne del 3.5%, negli uomini del 2.5%
4. La dismorfia muscolare (anoressia inversa, vigoressia) preoccupazione, in persone visibilmente
muscolose, di essere troppo magre e troppo poco prestanti. Ne sono colpiti il 10% dei soggetti body
builder.
5. Ortoressia nervosa. Ricerca ossessiva di cibo ritenuto sano. Questi individui dedicano la maggior
parte del loro tempo e delle loro energie a ricercare cibo sano, non contaminato, evitando cibi non
sani e impuri. Il disturbo colpisce il 7% della popolazione per raggiungere l’80% in alcune
popolazioni selezionate. L’ortoressia nervosa condivide alcuni tratti caratteristici del pensiero
religioso.
Prevenzione e cura Prevenire le concezioni del sé basate sulla apparenza e sulla competizione. Favorire la
formazione di un’immagine di sé equilibrata e tollerante. La maggior parte delle pazienti nega la malattia.
Terapie della famiglia, terapie di gruppo. Nei casi più gravi: ricoveri coatti, farmaci SSRI e antipsicotici
atipici.
Problema molto attuale, presente nella società occidentale. Ci sono ragazze e ragazzi che si sentono grasse e
decidono di ridurre l’apporto alimentare. Sviluppano delle tecniche per eliminare il cibo assunto o aumentare
le calorie consumate. Anche quando sono magrissime credono ancora di essere grasse. Sono un problema
psichiatrico. Dobbiamo introdurre il concetto di: indice di massa corporea, concetto che lega peso e altezza
(BMI). Peso del corpo (kg)/ altezza in metri al quadrato. Una persona ha un peso nella norma: 18,5-25 BMI
Sottopeso: 25-30 Obesità 1: 30-35 Obesità 2: 35-40 Obesità 3: 40-41 Noi studiamo questo disturbo correlato
all’anoressia mentale che non esiste nei paesi non occidentali, non industriali (come Africa). È collegato
quindi all’idea di bellezza che c’è in occidente, dove bellezza è sinonimo di magrezza. Es le modelle hanno
un BMI da 20 a 18. In alcuni paesi non vengono assunte modelle sotto i 18.5 BMI, perché le ragazzine
tendevano a copiare queste modelle. Per questi motivi culturali, in Italia 1/3 delle femmine tra 15-20 anni si
giudica grassa. 50% delle bambine di 8-9 anni vuole essere più magra. Poi c’è un discorso collegato con
l’adolescenza, nell’accettazione del proprio corpo che è sempre quasi negativa. C’è un problema di
autostima. C’è anche un problema di immagine interiore: le ragazze hanno un’immagine interiore superiore a
quella dei maschi, perché si guardano di più allo specchio. In questo disturbo c’è qualcosa che non va
nell’immagine corporea: le ragazze si vedono grasse. L’anoressia mentale è caratterizzata da una triade: -
Riduzione dell’assunzione delle calorie e perdita di peso con BMI < 18,5. Può essere lieve tra 18-17,
moderata 17-16, grave <16. - Paura di ingrassare - Non si rendono conto della sua situazione Anoressia
mentale: - Restrittivo, calo di peso grazie a due strumenti, riduzione del cibo ed esercizio fisico - Abbuffate
con eliminazione (vomito o lassativi). Le ragazze hanno tratti ossessivi compulsivi, vedi controllo di cibi e
calorie. Sotto un certo peso si rischia la morte: problemi cardiaci o del metabolismo osseo. Il 5% muore e il
50% torna normale ma vita sempre difficile anche per la relazione sessuale perché sembra che sia una strada
per impedire di sviluppare rapporti intimi. Poi c’è la bulimia nervosa. Colpisce solitamente ragazze. Qui non
ci sono problemi di peso. Il BMI è normale ma hanno la percezione di sé come grasse. Presentano abbuffate
compulsive e contromisure improprie per eliminare il cibo in eccesso. Ci sono crisi ed eliminazione per il
vomito. C’è un disturbo borderline di personalità. Il disturbo da abbuffate compulsive. Peso superiore alla
norma. Abbuffate notturne in stato di trans. Mangiano in solitudine. Colpisce donne e uomini di mezza età.
Vigoressia o anoressia inversa o dismorfia muscolare. Maschi giovani che si sentono magri anche se sono
eccessivamente muscolosi. 10% di bodybuilder ne è colpito. Ortoressia nervosa, colpisce uomini e donne di
mezza età ed anziani. Ricerca ossessiva di cibo ritenuto sano. Cibo non contaminato. C’è una dimensione
psichiatrica legata alla religione e alla vita eterna (da controllare sul libro, il prof ha solo accennato). Cura: -
Psicoterapia, di gruppo o individuale - Attività con famiglie (no competizione, aumentare la presenza
affettiva) - Prevenzione, educazione alimentare - Decostruire immagini dei social media – Farmaci.
42. DISTURBI DA DIPENDENZA
Il picco di utilizzazione delle sostanze psicoattive illegali si ha dai 15 ai 25 anni.
Tolleranza: stato di progressiva decrescente responsività a una sostanza psicoattiva.
Dipendenza (fisica): assuefazione a una sostanza psicotropa.
Sindrome da astinenza: segni e sintomi severi alla sospensione dell’uso di una sostanza psicoattiva
Impulsività: desiderio ed eccitazione che spinge a fare uso di una sostanza psicoattiva.
Compulsività: stato di malessere e dolore dovuti alla carenza della sostanza psicoattiva.
Ciclo della dipendenza: impulsività prima e compulsività dopo.
Nuove dipendenze: gioco d’azzardo, shoping compulsivo, dipendenza da internet, perversioni sessuali
Caratteristiche dei disturbi da dipendenza Dipendenze dovute a: 1) sostanze psicoattive: alcol, caffe,
cannabis, allucinogeni, inalanti, oppiacei, sedativi-ipnotici-ansiolitici, stimolanti e tabacco; 2) nuove
dipendenze (gioco d’azzardo, dipendenza da internet, shopping compulsivo, ecc.).
1) Presenza di uno stato mentale compulsivo (assumere la sostanza, mettere in atto un comportamento)
2) Perdita di controllo (rispetto alla sostanza o al comportamento di dipend.)
3) Stato mentale negativo (disforia, ansia, tensione, irritazione) à che riflette una sindrome d’astinenza Da un
punto di vista clinico si può distinguere: A) Una condizione di abuso (maladattamento che dura da più di 12
mesi) caratterizzato dall’assunzione ricorrente di sostanze psicoattive. B) Una condizione di dipendenza (più
grave) con fenomeni di tolleranza alla sostanza (aumento della dose); presenza di sintomi d’astinenza;
intenso desiderio di liberarsi dalla dipendenza; utilizzazione di tempo ed energie per ottenere la sostanza o
attuare il comportamento dipendente.
1. Alcool 2. Nicotina 3. Inalanti 4. Oppio 5. Cocaina 6. Cannabis 7. Allucinogeni 8. Oppioidi metabolizzanti
Comportamenti da dipendenza: uso di sostanze illegali o legali, gioco d’azzardo, internet, social media,
shopping compulsivo. Questi disturbi presentano due aspetti: - Fenomeno della tolleranza, con le sostanze
soprattutto. I soggetti hanno bisogno di quantità sempre maggiori per raggiungere livelli di soddisfazione che
all’inizio venivano raggiunti con quantità inferiore - Dipendenza fisica, assuefazione e sindrome da
astinenza. Ci sono altre due caratteristiche: - Impulsività è il desiderio che spinge un individuo ad un
comportamento o all’uso di una sostanza, prima fase del ciclo compulsivo. - Compulsività, stato di malessere
o dolore se manca la sostanza. Seconda fase del ciclo. Dovuta a sostanze psicoattive e nuove dipendenze. Si
tratta di condizioni che possono interferire con l’equilibrio, la vita di studio e lavorativa di una persona. Tra
le sostanze psicoattive, le peggiori sono legali: alcool e tabacco. Alcool è zucchero, basso nella birra, medio
nel vino, alto nei superalcolici. L’alcool determina una disinibizione, una sedazione fino al coma. Soprattutto
nei paesi del nord, le persone assumono alcool molto velocemente. Questo è grave perché assumendo molto
alcol se questo è il 0,4% nel sangue si va in contro al coma etilico e poi la morte. Se si beve lentamente a
livello 0,2/0,3% la persona è talmente ubriaca che non beve più e non va in coma. Se uno beve veloce invece
rischia il coma. Coma etilico è la prima causa di morte in maschi tra 15-18 anni. È un valore che tende a
diminuire. L’alcool rende irritate e aggressive le persone -> difficile vita familiare L’alcool distrugge i
neuroni e quindi nei giovani è sconsigliato. Il tabacco ha una sostanza: la nicotina che induce la liberazione
di dopamina che genera dipendenza. Questa è la dipendenza più forte. La nicotina è un veleno, nelle sigarette
è molto poca. Il tabacco si è originato in ambiente religioso nel sud America. La cannabis è una sostanza che
viene estratta dalla canapa indiana. Sostanza attiva: tetraidrocannabinolo. Viene fumata in foglie, in resina,
mangiata in olio. Ha un effetto di euforia e disinibizione e rilassamento e sogni ad occhi aperti. È utile per
combattere la nausea, il dolore, le contrazioni muscolare nella SLA, nelle terapie di chemio. La percentuale
di sostanza attiva era 5% nelle foglie. Ora però ci sono foglie con 14% di sostanza attiva. C’è anche il 25%,
dove la cannabis diventa allucinogeno, con crisi psicotiche acute. La cannabis provoca problemi nei giovani ,
sembra meno problematica in persone di una certa età. A lungo andare si ha perdita di neuroni e anche
sindrome motivazionale (= non avere più obiettivi). I bambini sono dipendenti da sostanze volativi come
acetone, idrocarburi, solventi, colle. C’è un’alterazione degli stati di coscienza, sono molto pericolose perché
possono determinare alterazione degli organi interni (soprattutto fegato), vengono inalate sostanze epato-
tossiche. L’oppio. È una resina del centro del papavero che viene prodotta in Afganistan. La morfina deriva
dall’oppio. Eroina è morfina più veloce, è una delle sostanze più terribili in termini di dipendenza e
assuefazione. Una volta veniva iniettata anche con aghi non sterili -> HIV, epatite B. Ora invece si usa
inalata. È una sostanza sedativa. Anni ’70 erano colpiti gli adolescenti. La cocaina invece è una sostanza
eccitante, viene aspirata attraverso il naso. Dà un colpo di benessere e di energia. Alza la dopamina la
noradrenalina, crea dipendenza. Aumenta la pressione, il cuore deve compiere un grande sforzo. È la droga
degli uomini di successo perché ti senti potente. es. Freud faceva uso di cocaina. MDMA o ecstasy è un
eccitante parente della cocaina che produce però un alto livello di socievolezza e interesse per un’altra
persona. Viene distribuita in pastiglie (molto pericoloso perché non si sa cosa sia). LSD sostanza
allucinogena. Videogiochi, dipendenza più nei maschi. Social media, è consigliato dopo la 2° superiore. Si
dovrebbe negoziare le ore giornaliere (< 2 ore). Non lasciar dormire i bambini con il cell. Si parla anche di
demenza digitale che ha diversi ordini di problemi, non solo nei bambini. I bambini infatti ad oggi hanno il
cellulare fin da piccoli, infatti i bambini sono sempre più immaturi. Queste nuove tecnologie utilizzano
conoscenze psicologiche per rendere gli umani sempre più disumani in funzione del profitto. Questi
progettisti non danno i cellulari e i computer ai loro figli.
45. PSICOFARMACI
Meccanismi d’azione degli psicofarmaci • Ansiolitici-Benzodiazepine • Antipsicotici • Antidepressivi •
Stabilizzanti del tono dell’umore • Trattamento ADHD
Benzodiazepine (ansiolitici) Agiscono legandosi sul recettore del GABA
Antipsicotici Agiscono legandosi sul recettore della Dopamina
Leggere i tipi di farmaci. Divisi in: benzodiazepine (dati raramente al bambino come valium, xanax e si
collegano con il recettore del gaba e fanno entrare uno ione cloro negativo nei neuroni che vengono iper
polarizzati e quindi addormentati. Creano dipendenza, tolleranza per cui bisogna aumentare la dose per avere
lo stesso effetto ed influiscono negativamente sulla memoria), farmaci antidepressivi (di due tipi: triciclici
che non si usano più perché hanno effetti collaterali importanti, si usano nell’enuresi e nella cefalea; e poi
HSSRI. Si danno sia nella depressione sia nell’ansia) stabilizzanti dell’umore (disturbo bipolare) farmaci
anti psicotici (nella schizofrenia o aggressività e disabilità intellettiva. Cloropromazina è un farmaco
vecchio, risperidone è il nuovo ma è il capolinea) e stimolanti (disturbi iperattività ed attenzione) e poi
abbiamo i farmaci anti epilettici: depachin e carbamazepina (riducono eccitabilità del sistema nervoso e
spesso interferiscono con apprendimento).
LA PERSONALITÀ (dal libro della Mc Williams), confronta con pdf sul sito del prof La personalità è
quell’insieme di comportamenti, pensieri, sentimenti che ognuno prova e ha. Poi ci sono le difese che fanno
si che una persona possa essere definita secondo una personalità. C’è sempre stato un forte interesse nei
caratteri, fin dalla antichità. Questo perché le persone che vogliono migliorare devono ridurre gli aspetti
problematici delle proprie personalità. Secondo la McWilliams dobbiamo distinguere il livello evolutivo e il
tipo di carattere. Dobbiamo definire la personalità e il livello (normale, nevrotico, borderline, psicotico). Ci
possono essere psicosi di vario tipo a seconda della personalità. Nevrotico è una persona che funziona bene
anche se sente dentro di sé delle cose come sofferenze emotive. Per Freud: è una persona che ha uno
sviluppo a livello edipico, le persone sentono dentro di loro un conflitto. Per Mahler hanno superato la fase
di separazione e individuazione e hanno dentro di sé un’immagine della madre buona, hanno dentro di sé
delle difese mature e durante la psicoterapia sono in grado di osservare quello che accade, di distaccarsi da sé
stessi e capire che hanno dei problemi. La personalità psicotica, persone che hanno deliri, allucinazioni. Sono
fermi alla fase di sviluppo orale per Freud. Fase simbiotica della Mahler. Usano le difese primitive, mancano
di funzione riflessiva, non sono in grado di immaginare che cosa provano gli altri. Questa è una condizione
patologica. Personalità borderline, è un livello dove c’è incoerenza e discontinuità del sé, con difese
primitive e secondo la Mahler non è superata la tappa di individuazione e separazione. Questi individui
entrano ed escono dalle relazioni perché da una parte vogliono un eccessivo coinvolgimento, dall’altra
pensano di essere controllati. Sono molto difficili da seguire in terapia. Questa è una condizione patologica.
È collegata all’attaccamento insicuro disorganizzato. Noi andremo a studiare 9 tipi di personalità che si
sviluppano secondo tre livelli. Le difese primitive sono delle modalità cognitive e affettive e
comportamentali inconsce che gli individui apprendono e tendono a usare nella loro vita. Ogni personalità ha
una serie di difese che rappresentano lo stile con cui affrontiamo dei problemi relazionali ed emozionali. Un
individuo assume queste difese secondo diversi fattori: - Biologici - Relazionali - Imitativi di difese che
usano i genitori - Difese di abitudine Freud è il primo che ha parlato di difese. Le caratteristiche: - Operano
fuori dalla coscienza - Si sviluppano durante la maturazione - Sono presenti in tutti i i livelli - Si attivano in
momenti di difficoltà - Riducono l’esperienza cosciente - Si collegano alle psico-patologie - Ci sono difese
meno mature o primitive che riguardano il confine tra li sé e il mondo - Quelle più mature, parlano di ES, IO
e SUPER IO Difese primitive, sono arcaiche, pre verbali, pre logiche, hanno a che fare con il mondo magico,
sono: - Ritiro estremo, forti tensioni emotive che portano al sonno. Il paziente si difende modificando lo stato
di coscienza. Anche gli adulti lo usano, entrando in un mondo fantastico interiore per sottrarsi alle situazioni
sociali e interpersonali. È uno stato di ritiro. La struttura di personalità schizoide usa questa difesa. I pazienti
possono essere anche scrittori, artisti, scienziati, mistici ma anche malati mentali. - Diniego, accade dopo
esperienze spiacevoli e si rifiuta di accettare che queste accadano. Succede soprattutto dopo un lutto: “non è
morto”. Anche negli adulti è un processo problematico perché l’idea patologica è che i pazienti soprattutto da
bambini concepiscono il pensiero che se non riconoscono qualcosa allora questo non è reale. I pazienti
vedono tutto bello. La struttura è ipomaniacale: i pazienti sono intrattenitori, parlano facilmente, nascondono
bene il lato depressivo. - Controllo onnipotente, l’individuo adulto crede di poter influenzare il mondo con il
proprio pensiero. È tipico dell’equivalenza psichica. È una fantasia di poter controllare il mondo. La struttura
è personalità antisociale, tema del controllo sugli altri. Unico obiettivo: proprio piacere. - Idealizzazione e
svalutazione estrema, modo di pensare dei bambini piccoli che credono nell’esistenza di un’autorità benevola
e onnipotente. Con l’idealizzazione si unisce l’imitazione della figura perfetta. La struttura è narcisista: il
paziente è rassicurato grazie a potenza, fama, importanza. I pazienti sono fragili e hanno sempre bisogno di
input positivi. Le persone che idealizzano tenendo poi a svalutare (bipolare) gli idoli. - Proiezione e
introiezione, proiezione è quando un individuo non ha un confine preciso tra sé e mondo e considera
qualcosa che viene da sé come prominente dal mondo. es. persone che avvertono odio e paura in sé e lo
proiettano fuori e dicono che gli altri li odiano e che il mondo fa paura. La strutturaa è paranoide.
L’introiezione è considerare qualcosa di negativo che sta all’esterno come proveniente da dentro di sé, c’è
un’identificazione con l’aggressore, tipico di struttura depressiva. - Scissione, qualsiasi dimensione della
psiche viene giudicata o positiva o negativa, una visione manichea, struttura borderline. I pazienti creano e
distruggono relazioni. - Somatizzazione, incapacità di esprimere stati emotivi verbalmente ed esprimerli
attraverso malattie. Esempio: disturbi da conversione. - Acting out, espressioni attraverso l’azione in maniera
automatica, convulsiva. Struttura sociopatica e ossessivo-compulsive, isteriche. - Sessualizzazione, individuo
usa attività sessuale e fantasie per padroneggiare l’ansia e aumentare l’autostima. È un modo per sentirsi
vivi. - Dissociazione estrema, es nel DPTDS permette di staccarsi dal dolore e segregare le esperienze
traumatiche in un luogo della memoria non avvicinabile (amnesia). Struttura del disturbo della personalità o
delle personalità multiple. RIASSUNTO dell’ultima lezione: Struttura di personalità è l’insieme di fattori che
caratterizzano ciascuno di noi, i fattori si dividono in 3 ambiti: - Ambito comportamentale, come sorridiamo,
come ci muoviamo, come ci poniamo di fronte alle cose - Processi difensivi: primitivi e maturi. I processi
difensivi sono schemi di reazione che usiamo in modo inconsapevole e caratterizzano la vita mentale
soprattutto quella legata alle relazioni - Contenuti soggettivi: emozioni e sentimenti che proviamo Ci sono
due aspetti del carattere improntante: - Livello del carattere: normale, nevrotico (= sofferenza lieve),
borderline e psicotico - Tipo di carattere: antisociale, narcisista, schizoide, paranoide, depressivo,
masochista, ossessivo-compulsiva, isterica.
Ci sono anche le difese mature: - Rimozione = dimenticare un’idea che ci disturba. Tipico della personalità
isterica. Questo funziona fino ad un certo punto, poi ritornano, riemergono - Regressione, comportarsi come
bambini (es. quando si sta male). Tipico degli ipocondriaci. - Isolamento dall’affetto, vengono isolati i
sentimenti dalla conoscenza - Intellettualizzazione, il paziente parla dei sentimenti in un modo quasi
analettico, parla con poca enfasi emotiva - Razionalizzazione, entra in azione quando non riusciamo ad
ottenere qualcosa e attraverso un giro di parole giustifichiamo l’insuccesso - Moralizzaizone, si ha quando si
pensa che si doveva seguire quella determinata linea (es. colonizzatori giustificano la violenza con il fatto
che dovevano portare la cultura). Tipico di persone ossessivo-compulsive - Compartimentalizzazione,
distingue due piani: si agisce in una maniera davanti alla gente e in modo diverso in area privata. È una sorta
di ipocrisia - Annullamento, tentativo di ridurre sensazioni negative attraverso rituali. Tipico
dell’ossessivocompulsivo - Volgersi verso di sé, tenendo a rivolgere contro di sé atteggiamenti e affettivi. È
una versione matura dell’introiezione, tipica di personalità depressive. Le persone tengono ad addossarsi
troppo la colpa - Spostamento: una preoccupazione interiore viene diretta verso un oggetto esteriore. -
Formazione reattiva è trasformare qualcosa nel suo opposto (odio-amore). Tipico personalità ossessivo-
compulsive - Capovolgimento: si sposta il ruolo all’interno di una relazione. es. se i figli non si mettono in
collegamento con il genitore, esso parla a sua volta molto di più con i suoi genitori - Identificazione,
assumere le caratteristiche di un’altra persona. Succede banalmente con i genitori. - Sublimazione, cercare di
risolvere problemi attraverso il lavoro. Es. difese sadiche, il dentista sublima questa difesa, oppure desiderio
di punire -> avvocato) - Umorismo, sottotipo di sublimazione. È un elemento centrale della salute mentale
RICORDA: la struttura non è il disturbo, è la modalità di esistere della persona in alcune caratteristiche
comportamentali, nei processi difensivi, ad un livello non necessariamente patologico. Ci sono 3 categorie: -
Emotive (istrionica, narcisistica, masochista) - Intellettive (schizoide o schizotipica) - D’azione (ossessivo-
compulsiva)
LA STRUTTURA OSSESSIVO-COMPULSIVA Non va confusa con il disturbo ossessivo-compulsivo. Si
tratta di personalità organizzate sul pensare (ossessivo) e/o sul fare (compulsivo). Il paziente può avere più o
meno uno dei due tipi. Non hanno capacità di esentare sentimenti, intuizione, di sognare ad occhi aperti.
Sono lontane dal mondo dei sentimenti. Nella formazione di questa struttura c’è l’esperienza di essere state
controllate troppo. Queste persone hanno come tematiche ricorrenti: sporco e pulito, il tempo (programmare,
segnare), il denaro. Hanno sviluppato un super io severo, moralizzante, inaccessibile. Queste persone vivono
una situazione di rabbia, di irritazione, di ansia e di vergogna. Nelle famiglie: prevale il controllo, standard
elevati di comportamento, rigidità e coerenza, premiazione dei comportamenti corretti e punizione, scarsa
presenza di capacità affettiva. Oppure ci sono famiglie dove i bambini vengono ignorati e allora
interiormente sviluppano la regola “sarò diverso dai genitori” puntando la loro vita sull’ordine.
La personalità ossessiva. È organizzata intorno al pensare, sono ostinati, ordinati, puntuali, rigidi, inflessibili,
non adattabili. La difesa principale è l’isolamento affettivo, sopravvalutano le attività mentali e cognitive.
Sono efficaci nel mondo del lavoro, non nell’intimità domestica. Ci può essere la formazione reattiva che
dice che nascondono il desiderio di essere ribelli. La personalità compulsiva Es. i chirurghi perché sono
organizzati intorno al fare e la loro autostima è basata dell’azione. I problemi vengono annullati attraverso
l’agire. Stereotipia = fare le cose nella giusta maniera, nel giusto ordine. Più cresce l’ansia e più aumentano
questi comportamenti. Anoressia e bulimia sono manifestazione di questa personalità. Il sè negli ossessivi e
compulsivi: oltre alla rabbia c’è preoccupazione per il controllo e la rettitudine, rimangono fissate sui
dettagli, i pazienti hanno un problema con le scelte, analizzano tutto, vogliono agire nel migliore dei modi. I
compulsivi non stanno molto a compiere delle scelte. Sono persone polemiche, controllanti e critiche verso
gli altri. Il terapeuta è infastidito da questi pazienti che insistono, si oppongono. Cosa dovrebbero fare? La
gentilezza deve essere mantenuta, non si danno consigli, non esercitare controllo, no intellettualizzaizone,
aiutare a riconoscere le emozioni (educazione alle emozioni).
LA STRUTTURA ISTRIONICA Non è il disturbo isterico. Sono personalità dove c’è un alto grado di
emotività, intense, ipersensibili. Sono soggetti socievoli, cordiali, energici, intuitivi, attratti dai drammi.
Questa manifestazione emotiva appare talvolta esagerata, superficiale e artificiosa. Sono persone che
possono essere molto creative. È più presente nelle donne. Le professioni che li rendono visibili: attori,
ballerini, politici, insegnanti. I sentimenti: ci sono livelli di ansia, diversi livelli di vulnerabilità, vergogna e
sensi di colpa. Le difese: rimozione, conversioni, seduzione (senza desiderio erotico), regressione (es.
sindrome di Stoccolma), stavolta acting-out controfobico (si avvicinano a ciò che temono di più). Quando
sono sopraffatti dalle emozioni dissociano. Le famiglie: secondo Freud si tratta di fase orale ed edipica (le
ragazze non si sentono sufficientemente apprezzate, per cui svalutano la relazione materna avvicinandosi al
padre; i maschi fanno il contrario. In questo modo sviluppano delle considerazioni deboli e insignificanti,
usando la sessualità come schema difensivo) questi pazienti hanno difficoltà nella dimensione intima e
sessuale. Hanno una concezione della dimensione dei maschi e delle femmine con ambiti e valore differenti:
donne insignificanti e uomini forti. Spesso ci sono dei padri che sono narcisisti e madri inadeguate che
generano il non apprezzamento. Il sè da una parte è timoroso ed imperfetto però c’è un alta autostima legata
al senso di potere sugli altri. Queste personalità appaiono superficialmente affettive. La relazione terapeutica:
c’è attenzione tra medici maschi con pazienti femmine perché si rischia di avere molta confusione
(seduzione) MA anche con le donne è competitivo. L’atteggiamento paternalista è molto pericoloso nella
terapia. es. Elvis
LA STRUTTURA NARCISISTICA Personalità organizzata intorno al mantenimento dell’autostima
tramite conferme che vengono dall’esterno. Dipendo da qualcosa di esterno a loro. Individui concentrati su di
essi nei quali è più importante l’impressione che danno agli altri rispetto all’integrità, all’autenticità,
all’essere sé stessi. Sono persone che appaiono sicure ed energiche, inaccessibili, sopravvalutano la loro
capacità e tenendo a valutare gli altri. Sono sempre impegnati nella mente riguardo risorse visibili: ricchezza,
fama, bellezza. Individui in cui l’immagine prende il posto della sostanza. MA al loro interno di sentono
vuote, c’è un senso di inadeguatezza, di inferiorità. Sono persone dotate di qualità intuitive, più sensibili ai
messaggi emotivi. Si tratta di bambini che si sono eccessivamente piegati ad essere come desideravano i loro
genitori per ricevere segnali di approvazione da parte dei genitori. A livello emozionale avvertono vergogna
(“essere considerato cattivo dagli altri” -> venire giudicati negativamente) e invidia (verso quelli che
sembrano essere soddisfatti). Difese: Idealizzazione: prima valutazione e poi svalutazione Perfezionismo e
critica degli altri Cause: Appendici narcisistiche dei genitori. I genitori danno premi emotivi se i bambini
rispecchiano il volere dei genitori. Ambiente competitivo e premiazioni a situazioni di successo. Pazienti
devono essere rassicurati del proprio valore, alimentano un falso sé di aspetti solo accettabili. Tutta questa
fatica genera un problema: c’è un arresto della capacità di amare, difficoltà nei rapporti intimi. Queste
persone hanno sentimenti di grandiosità e svuotamento, inferiorità. Due poli opposti. Questi vengono
alternati con sentimenti compensatori: odio, disprezzo, vanità, superiorità. Questi individui sono fragili
perché temono di perdere l’autostima, hanno il timore di frammentarsi, non presentano rimorso né
gratitudine. Per provare rimorso bisogno infatti ammettere un proprio difetto. Provare gratitudine vuole dire
aver bisogno di qualcuno. Nella terapia prima tendono a idealizzare il terapeuta e poi a svalutarlo. Il
terapeuta dovrebbe cercare di mostrare che esso stesso fa errori, per insegnare che tutti gli esseri umani sono
imperfetti. È più improntante l’autenticità che la perfezione. Far emergere le emozioni è molto importante ->
educare a riconoscere le emozioni. Queste persone hanno problemi nelle relazioni: amicizie, amore. Origina
da una capacità di capire le emozioni dei genitori e di essere come loro li vogliono.
LA STRUTTURA MASOCHISTA AUTODISTRUTTIVA o MASOCHISTA Gli individui sembrano i
peggiori nemici di sé stessi. Sono masochisti. Pensano di raggiungere il piacere attraverso modelli basati su
sofferenza e lamento. Sono sempre sofferenti, si lamentano sempre. Percorrono questa via perché sperano di
avere un bene maggiore. Talvolta si autoferiscono per sentirsi vivi, autolesionismo Ci sono due tipi di
strutture autodistruttive: - Relazionale, pensano di mantenere una relazione attraverso la sofferenza - Morale,
sofferenza per il raggiungimento di ideali morali I pazienti avvertono tristezza, rabbia collegata a
risentimento e indignazione. Si vedono come persone sofferenti che soffrono in maniera ingiusta, si sentono
sfortunati, sono senza colpa. Sviluppano come processo distruttivo l’acting out distruttivo. Si auto-
distruggono scegliendo il tempo e il luogo dove soffrono. Questo è un processo inconscio. Coazione a
ripetere: ripetere dolori avuti durante l’infanzia. Talvolta si mettono in certe situazione dove gli altri li fanno
soffrire e non capiscono che si sono messi di proposto in queste situazioni. Cause: - infanzia senza attenzione
dei genitori che si accorgevano dei figli solo quando stavano male. Quindi la sofferenza è il prezzo da pagare
per avere una relazione. Modelli genitoriali depressivi, inversione di modelli genitoriali. Tendono a far
portare in superficie gli aspetti peggiori del partner (sado-masochisti). Il sè: - Relazionale: sono persone
bisognose, incomplete, fraintese, non apprezzate, maltrattate. - Morale: persone grandiose e sprezzanti,
attaccamento mediante la sofferenza. Se vengono incoraggiati a ribaltare la situazione non sono contenti, si
lagnano su un’altra area -> non riescono ad uscire dalla tristezza. Hanno anche istanze sadiche perché
torturano gli altri con le proprie sofferenze. Nella relazione terapeutica simulano persone bisognose, i
terapeuti devono cercare di non dare troppo peso ai lamenti. Le persone con questa personalità altrimenti si
rinforzano. Ci deve essere una sana auto-affermazione. Hanno un forte taglio estetico ed artistico. Vedi Van
Gogh. Sono dunque personalità attive.
LA STRUTTURA SCHIZOIDE E SCHIZOTIPICA Sono due cose diverse ma vicine. Persone introverse
con personalità iper-sensibile, fastidio a luce, movimenti, rumori forti. Queste personalità hanno molto in
comune con l’autismo: si ritirano dal mondo esterno creando un mondo interiore. Sono gentili, pacati,
eccentrici, sono isolati. Ha separato il sé dal mondo. Difesa: ritiro nel mondo interiore, dell’immaginazione,
dell’intelletto. Il fuori è pericoloso. Hanno avuto attaccamento evitante e hanno sviluppato il carattere perché
le madri erano poco interessate a loro oppure troppo presenti e quindi si sono difesi trovando pace dentro di
sè. Il paziente è indifferente alle valutazioni, si oppone alle convenzioni sociali. Teme di essere inglobato,
coinvolto. Preferisce stare per conto suo, preferisce l’abbandono. Mantiene l’autostima alta attraverso la
creatività. Sono personalità bloccate sulla fase orale. Schizoide: distacco dalle relazione sociali, riduzione
delle espressioni emotive. Non provano piacere nelle relazioni, sceglono lavori individuali, poco interesse
alle relazioni sessuali. Poco piacere nelle attività di gruppo. Pochi amici e confidenti, freddezza emotiva,
affettività appiattita e distacco. Sono individui distaccati. Solitudine. Schizotipica: no interesse in rapporti
sociali e distorsione cognitive ed eccentricità del comportamento. Nel pensiero hanno idee di riferimento:
interpretazione di idee scorrette e avvenimenti strani (es. 2012 fine del mondo, loro ci credono). Hanno
esperienze percettive insolite come allucinazioni. Sono sospettosi, interessati alla magia. Non hanno amici,
sono preoccupati, hanno ansia in contesti sociali. Parlano in maniera strana, manieristi. La relazione
terapeutica: hanno paura di essere inglobati. Il terapeuta non devono dare troppo svago. Ci dovrebbe essere
contatto con la realtà, contatto con gli altri. Punti in comune tra i due: isolamento, ritiro nella fantasia, evitare
le situazioni di contatto con altri, sono gentili, non alzano la voce, sono indifferenti al giudizio degli altri
Punti di disaccordo: Schizoide è più piatto, schizotipico è più produttivo.
LA PERSONALITA’ PARANOIDE ED EVITANTE: paranoia meccanismo difensivo in cui quello che
hanno di problematico internamente lo collocano al di fuori di loro. Proiettano su altri le proprie personalità
negative. Concezione di sé grande e importante (megalomania). Fermi ad un periodo in cui il bambino non
distingue l’interno dall’esterno (vicini al periodo simbiotico). Modalità difensiva molto arcaica. Si
impegnano per gli altri (cariche politiche) ma quando sono vicini alla patologia possono essere delinquenti
(hanno paura che gli altri li possano eliminare e quindi eliminano gli altri – serial killer). Tengono lo
sguardo, si muovono con fare circospetto, gettano Occhiate verso il basso o in giro come se temessero
qualcosa. Hanno di fondo paura, più o meno sentita a cui si possono aggiungere risentimento, vendetta,
gelosia, invidia. Da piccoli presentano elevato grado di irritabilità e aggressività. Organizzati attorno alla
paura di essere danneggiati: temono i rapporti umani. Temono aggressione fisica e umiliazione e quindi
cominciano a difendersi. Sono oppressi da sensi di colpa e ansia o senso di colpa e vergogna. Meccanismi
difensivi: PROIEZIONE, una forma particolare di essa. Per esempio sentono di odiare una persona (a livello
inconscio) e quindi proiettano questo odio fuori e pensano che quella persona li odi e di conseguenza li
odiano anche loro e devono difendersi da essa (giustificano questo comportamento di odio).
Personalità che dipende dalla presenza di un’autorità dominatrice come padre patriarca che induce nel
piccolo esperienze di umiliazione e sopraffazione o che viene mortificato e punito (padre padrone o madre
dittatrice). Oppure dovuto ad una madre molto ansiosa.
Incapacità di sopportare ansia reagendo rabbiosamente. Hanno pochi amici ma se si fidano sono persone che
tengono amicizia come valori più importanti. Sono capaci di amare, non sono antisociali.
Il sé: polarità ambivalente emotiva che oscilla da sé impotente e umiliato a immagine onnipotente e
trionfante. Hanno un atteggiamento ambivalente. Per questo hanno sensi di colpa: si ritengono importanti e
credono di aver dato origine loro ad una situazione di cui si sentono causa. Idea che tutto quello che accade è
collegato a loro. Quando vanno verso la psicosi pensano che alla televisione si parli di loro, ed hanno senso
di colpa (megalomania correlata al senso di colpa).
Tendono a sfidare le autorità infatti è insito il desiderio di sconfiggere il genitore persecutore. Tanti paranoici
hanno aderito a regimi totalitari e tendono ad identificare categorie di persone come bersagli (omosessuali in
particolare).
Si articola in due modalità: paranoide ed evitante (e anche ambivalente). PARANOIDE: persone che hanno
diffidenza e sospettosità di essere ingannati, sfruttati e danneggiati. Se vedono qualcuno parlare a bassa voce
pensano che stiano parlando di lui. Dubitano anche degli amici. Non si confidano perché pensano che le info
che danno potrebbero ritorcersi contro lui. Non dimenticano le offese, portano rancore. Se attaccati
contrattaccano. A livello intimo sospetta della fedeltà del partner. Tendono ad incolpare gli altri per i propri
problemi.
EVITANTE: hanno paura di essere giudicati dagli altri (ipersensibili) e quindi evitano di avere contatti con
altri. Paura di essere inadeguato. Si sente non attraente e inferiore ad altri. Fugge da queste situazioni
soprattutto quando ci sono persone che non conosce – evita le novità. Hanno paura di sbagliare nelle
relazioni con altri. Differenti dagli schizoidi perché gli s. non hanno ansia sociale ma non sono interessati
agli altri (il perché stanno da soli è diverso).
Relazione terapeutica: non si fidano degli altri (neanche del medico).
Per esempio, Freud diceva lui stesso di essere paranoide.
AMBIVALENTE: insicurezza e incapacità di decidere bloccano questi individui.
Questa personalità, come l’istrionica, è molto presente negli insegnanti.
Per esempio: bambino che è in una stanza con te e sente piatti cadere in un'altra stanza e dice “sono stato io”
anche se è palese che non sia così!
LA PERSONALITA’ IPOMANIACALE: hanno un’organizzazione profonda depressiva che neutralizzano
attraverso diversa del DINIEGO ovvero negano depressione apparendo socievoli, disinvolti… Non riescono
a stare soli. Hanno difficoltà ad amare perché sono superficiali e corruttibili. Fanno sempre progetti e non
riescono a fermarsi. Progetti, movimento, sono attratti da droghe e psicofarmaci (per esempio Robin
Williams: si vede dagli occhi che è sofferente e infatti si è tolto la vita). Sono abili intrattenitori e narratori,
organizzati lungo asse oralità, parlano tanto o si mordono le unghie, masticare la gomma da masticare.
Manifestano a volte improvvisi momenti di rabbia. Sono esageratamente mobili. Simili alle istrioniche ma
non sono orientate su emozioni ma sulla mente (istrionici usano tutto il corpo per esprimersi, questi invece
usano parole e pensiero). Preferiscono qualsiasi tipo di distrazione, per evitare di prendere contatto con la
realtà emotiva perché non reggono la dimensione affettiva. Ripetute separazioni, critiche, abusi ecc.. portano
a questa personalità e al diniego. Hanno evidenze di numerose relazioni interrotte bruscamente.
La relazione terapeutica: errore che possono fare psicoterapeuti è sottovalutare dolore di queste persone che
sembrano eccezionali e brillanti. Bisogna indagare se stanno dicendo la verità.
Per esempio Beningni ecc.. persone con la sindrome di Peter Pan.
Personalità d’azione:
LA PERSONALITA’ ANTISOCIALE: poco probabile in persona che vuole fare insegnante. Vuole avere
potere su altri al fine di manipolarli. Manipolazione consapevole. Chiamate anche psicopatiche. Sono
indifferenti verso gli altri. Non hanno sviluppato attaccamento nelle prime tappe della vita. Sono in grado di
adoperare gli altri ma non amano. Hanno maggiore aggressività degli altri da bambini, non sviluppano
autocontrollo ed hanno bassi livelli di serotonina e bassa reattività del sistema nervoso, quindi sono bambini
che hanno alta attività del sistema parasimpatico (cuore batte lentamente). Hanno bisogno di esperienze più
intense per sentirsi vivi. Si tratta di soggetti che utilizzano CONTROLLO ONNIPOTENTE e vendetta
(trionfo sadico); quando sentono ansia agiscono (azione) e poi dimenticano o minimizzano ciò che hanno
fatto. Si sviluppano con i disturbi della condotta oppure con un’infanzia all’insegna di trascuratezza, rigore
stremo e indulgenza estrema (madri deboli, padri collerici), frequenti episodi di abbandono, perdita e
separazione. A volte è una struttura ereditata dai genitori. Fallimento dell’attaccamento (Disorganizzato,
insicuro). Il sé: unico accudimento emotivo verso se stessi, pensano di essere onnipotenti, temono di essere
deboli. Alimentano la loro autostima attraverso il potere. Possono presentare invidia positiva dopo aver
controllato qualcuno (desiderano distruggere ciò che più desiderano). Vengono svalutate e disprezzate le
emozioni.
Relazione terapeutica: pensano che chi li vuole aiutare li voglia controllare e si è visto che sono molto
difficili da rieducare (molto frequenti nelle prigioni) e sembra che una to psicoterapia riesca a cambiare
soggetti solo se passano periodo di depressione molto grave.
Gli altri sono delle pedine che possono essere utili. Vivono la loro dimensione a livello fisico. Siamo nelle
personalità collegate all’azione.
LA PERSONALITA’ DEPRESSIVA: malinconia interiore, tristezza. INTROIETTIVA: pensano di essere
troppo indulgenti con sé stessi, si fanno del male, credono di non essere sufficientemente buoni ecc..
ANACLITICI: continuamente in contatto con qualcuno, sentono che gli manca qualcosa, non vogliono stare
soli.
Amano mangiare, tratti orali. Collegato a deprivazione infantile (svezzati troppo presto) oppure hanno
dovuto fare da genitore ai loro genitori. Agiscono con INTROIEZIONE ovvero dirigono verso sé affetti
negativi. Sono il contrario delle personalità dove c’è paranoia. Spesso pensano di essere cattivi o colpevoli,
senso di colpa dovuto a quello che hanno passato e visto dai loro genitori. Capiscono perché provano senso
di colpa, sono consapevoli di ogni errore e pensiero egoistico. Idealizzano gli altri e svalutano sé stessi, il
contrario dei narcisisti. Vi può essere una perdita precoce oppure incuria dei genitori oppure atmosfera in cui
si scoraggia espressione di sofferenza oppure bambino che viene reclutato per essere genitore per altri
bambini o grave depressione materna.
Il sé: pensano di essere cattivi, hanno senso di colpa, aiutano altri e sono impegnati in attività sociali (diverso
da paranoidi ed evitanti), fanno da mangiare per altri, aiutano persone in difficoltà per contro bilanciare.
Pensano che le cose brutte succedono perché se le meritano. Più presente nelle donne perché utilizzano
fusione e introiezione per sviluppare la propria identità.
Relazione terapeutica: ritengono terapeuta bravo ma che quando li conoscerà veramente li lascerà perdere.
Psicoterapeuti o cercano di salvare queste persone o diventano loro stessi depressi. Devono cercare di essere
equilibrati, comprensivi ed insegnare ai pazienti che non verranno abbandonati perché loro pensano che visto
che sono cattivi vengano abbandonati. Hanno difficoltà ad accettare ferie del terapeuta a volte, con
manifestazione di rabbia, ma imparano che ci sono interruzioni nei rapporti che non sono abbandoni.
Per esempio Forrest Gump.
QUESTE SONO LE STRUTTURE PRESENTI NEL LIBRO DELLA MC. WILLIAMS.