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sono reciproche
Prof.ssa Adalgisa Colombo
22
- Data lequazione :
x
2
( k+1) x +k =0
determinare k affinch
x
3
1
+ x
3
2
= 9
come procedere?
delta 0 A >
( )
2
2
x -( k+1) x +k
0
0
1 4
=
k k + >
ogni k
si
perch? elevato al quadrato
1) x
2
( k+1) x +k =0
x
3
1
+ x
3
2
= 9
come procedere?
waring
3
3
b c b
a a a
| | | || |
| | |
\ . \ .\ .
( ) ( )
3
3 2 2
3
3
2
1 3 1 9
1 3 3 3 3 9
8
x -( k+1) x +k =0
3
2
k k k
k k k k k
k
b c b
a a
k
a
| | | || |
| | |
+ + =
+ + + =
.\ .
=
. \
=
\
Prof.ssa Adalgisa Colombo
23
- Determinare quale valore si deve attribuire al parametro k affinch le radici x
1
e x
2
dellequazione:
x
2
+ kx + 16 = 0
soddisfino le seguenti condizioni:
1) x
2
1
+ x
2
2
= 4
2) x
1
= 4x
2
come procedere?
2
0
64 0
8
8; 8
k
k
k k
A >
>
=
> s
1) x
2
+ kx + 16 = 0
x
2
1
+ x
2
2
= 4
come procedere?
waring
2
2
2 4
32 4
6
b c
a a
k
k
no
| |
=
|
\ .
=
=
non accettabile
2) x
2
+ kx + 16 = 0
x
1
= 4x
2
come procedere?
sostituisco una radice nella formula di somma
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4
5
5
b
x x
a
x k
k
x
+ =
=
=
ora come procedere?
sostituisco x alla parametrica
( )
2 2
2
2
16 0
25 5
4 16.25
0
25
4.25 100
10
k k
k
k
k
+ =
+
=
= =
=
accettabile
- risolvi:
1 1
2 3
x
x
+
>
Prof.ssa Adalgisa Colombo
25
( )
1 1
2 3
3 3 2
0
2 3
3 2 3
0
2 3
?
x
x
mcm
comeproce
x x
x
x
der
x
e
+
>
+
>
+
>
come procedere?
analizzo numeratore e denominatore
0
3 3 2
.
3 2 3 2
3 2 3
1
3 2 3
N
x
x
x
>
+
<
+
<
< + +
D > 0
x >0
0 3+2r3
soluzioni: 0<x<3 2 3 +
Prof.ssa Adalgisa Colombo
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1.4 Breve presentazione (preparata per fornire informazioni ai
colleghi del Consiglio di Classe prima dell'incontro con il ragaz-
zo)
Autismo cos'
I sintomi dellautismo sono riassumibili in tre aspetti: compromessa l'interazione
sociale, compromessa la comunicazione verbale e non verbale, il comportamento,
gli interessi e le attivit sono ristretti, ripetitivi e stereotipati. Tali sintomi nella
maggior parte dei casi sono riscontrabili fin dal primo anno di vita. Il linguaggio,
quando presente (circa met dei casi) ripetitivo, fa uso della terza persona al
posto della prima, viene usato in forma non adeguata a comunicare, ad esempio con
l'uso di frasi senza significato o fuori del contesto. La carenza dell'immaginazione e
dell'imitazione non consentono il normale gioco infantile, che viene sostituito da
movimenti stereotipati privi di senso. Tali sintomi, perdurano nel corso della vita
intera, pur con le modificazioni che il progredire dell'et solitamente comporta. La
prognosi severa per quanto riguarda l'autosufficienza e la comparsa di comporta-
menti indesiderabili come l'aggressivit e agitazione. La prevalenza della sindrome ri-
guarda un caso su 500 nati (Filipek PA et AA. Neurology 22 agosto 2000, pp.
468-79). Quando le cause sono ignote manca la possibilit di una terapia causale e
radicale: l'unico intervento di provata efficacia resta quello della pedagogia speciale
personalizzata volta a colmare i deficit mediante una paziente educazione, che deve
Prof.ssa Adalgisa Colombo
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iniziare precocemente e coinvolgere i familiari, la scuola e la societ adulta in modo
coerente e programmato.
Comunicazione facilitata cos
La comunicazione facilitata considerata una strategia di comunicazione aumentati-
va-alternativa. Il suo utilizzo consente ad una persona con problemi di comunicazio-
ne di esprimere, attraverso un intervento graduale, il pensiero intrappolato a causa
di una comunicazione verbale nulla, insufficiente o stereotipata. La CF comporta
lutilizzo di un "mezzo", fotografie, simboli, tastiera di carta, tastiera elettrica,
ecc. Utilizza inoltre un accesso diretto e dipendente per costruire un futuro accesso
diretto ma indipendente.
La comunicazione facilitata altro non che il supporto fisico iniziale mano-su-mano
oppure mano-su-braccio, per permettere al soggetto con sindrome autistica o co-
munque alla persona con problemi di comunicazione, di compiere scelte esatte
nellindicare delle figure, degli oggetti o delle lettere. Il facilitatore NON GUIDA il
facilitato nella scelta, ma piuttosto stabilizza il movimento e, in alcuni casi, effet-
tivamente rallenta la mano della persona che si accinge a compiere una scelta.
PRESENTAZIONE L'ALUNNO
La sindrome autistica causa un disturbo cerebrale le cui cause sono ancora poco
chiare, ma che condiziona e altera profondamente l'utilizzo corretto delle informa-
zioni che giungono al sistema sensoriale nella sua globalit. Conseguentemente chi ne
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affetto non in grado di comprendere, codificare ed utilizzare le informazioni vi-
sive, uditive, tattile e olfattive che gli giungono dall'esterno secondo le modalit che
sono proprie alla maggior parte degli individui. Il disordine sensoriale che ne risulta
ostacola la comunicazione in ingresso e in uscita.
Nell'alunno anche assente la produzione orale, non essendo in grado di controllare
volontariamente i movimenti necessari allesecuzione della parola.
COME AVVIENE LA COMUNICAZIONE PER L'ALUNNO?
- Attraverso luso di una strategia aumentativa/alternativa della comunicazione,
la COMUNICAZIONE FACILITATA, conosciuta come CF, in grado di espri-
mere il suo pensiero nonostante la comunicazione verbale sia nulla.
- La CF comporta lutilizzo di un "mezzo", che per L'alunno la postazione del
PC
- Laccesso alla comunicazione risulta dipendente dalla presenza del facilitatore.
Il supporto fisico aiuta L'alunno a superare alcune difficolt fisiche ed emoti-
ve. Quando si ha un difetto di programmazione, per iniziare un programma
motorio necessario laiuto di uno "starter". Il facilitatore (linsegnante di
sostengo o lassistente educatore) ha questa funzione di "starter" che eserci-
ta sia con il contatto fisico che con la sollecitazione verbale e il messaggio
empatico.
Per saperne di pi:
il supporto fisico per L'alunno si concreta con la mano del facilitatore leggermente
appoggiata sulla schiena (allaltezza delle scapole) o sulla coscia (altezza del ginoc-
chio) . Il supporto tende a regredire in una semplice alternanza di tocco.
Il facilitatore richiede lattenzione sul compito in atto e interrompe o corregge il
linguaggio stereotipato (consiste nella scrittura di parole non coerenti ma comode
o rassicuranti)
STRATEGIA: mi Rivolgo all'alunno esattamente come mi sarei rivolta ad un sogget-
to normoabile della stessa et.
Gli OBIETTIVI del Piano Educativo Individualizzato dellalunno nellAmbito Relaziona-
le e riscontrabili principalmente nellattivit proposta sono:
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- La capacit di esprimere i propri vissuti anche emotivi,
- La capacit di attivare autonomamente una iniziativa (anche comunicativa)
personale
- promuovere la consapevolezza nelle proprie modalit di comunicazione
- riconoscere, contenere e gestire le situazioni di ansia (da esposizione alle e-
mozioni, che degenerano in manifestazioni di autolesionismo)
Il restante personale del Liceo, stato sensibilizzato attraverso colloqui individuali a inizio anno
e in corso d'anno su necessit specifica.
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1.5 AGGIORNAMENTO INDISPENSABILE
Riflessioni, di Tiziano Gabrielli (ottobre 2003)
pro.di.gio. n. 5, ottobre 2003
anno: 4 numero: 5 data uscita: 15 ottobre 2003
AUTISMO: COSA SI RICHIEDE ALLA SCUOLA
Alla SCUOLA si richiede QUALITA e non quantit.
Noi veniamo a ritirare Jacopo anche dopo solo unora di lezione, non ci sono problemi, n
ci sentiamo per questo in difficolt o contrariati, ma essenziale che il permanere di Jaco-
po a scuola sia produttivo e di alto livello qualitativo.
QUALITA
Qualit significa:
NON AVERE PREGIUDIZI
CALMA, DISPONIBILITA, TRANQUILLITA,
SAPERE BENE COSA FARE e soprattutto
SAPERE COSA NON-FARE
COSA E LAUTISMO
un disturbo cerebrale complesso, le cui cause sono ancora poco chiare, che condiziona
ed altera profondamente lutilizzazione corretta delle informazioni che giungono al sistema
sensoriale nella sua globalit.
Conseguentemente il bambino non in grado di comprendere, distinguere, codificare ed
utilizzare le informazioni visive, uditive, tattili ed olfattive, che gli giungono dallesterno.
E confuso e invaso da un intricato e spesso intollerabile insieme di sensazioni difficilmen-
te gestibili. Questo suo vivere in un caos sensoriale gli impedisce di partecipare, relazio-
narsi, capire, apprendere ed elaborare come succede normalmente agli altri bambini.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
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Questa enorme difficolt di ricevere adeguatamente e di utilizzare informazioni diventa
vuoto di informazioni. Vuoto che si esprime in mancanza di interessi, di linguaggio, in soli-
tudine, agitazione, ritardo, ritualit, incapacit di relazione ma questo non significa che Ja-
copo e i bambini come lui, non desiderino liberarsene, n che non lo si possa insegnare
loro.
Lo sforzo di tutti di rendere chiaro ci che viene proposto e di condurre progressivamen-
te questi bambini verso una selezione, un ordine nellapprendere e una normalizzazione
del vivere con gli altri, eliminando ci che di disturbo in questo cammino sia che venga
dallesterno, sia che dipenda dal problema biologico condizionante.
SAPERE COSA FARE
Accogliere un bambino con autismo o malattie correlate significa adottare le dovute strate-
gie:
Sapere cosa fare significa sapere:
COSA RICHIEDERE ALLAMBIENTE
LUOGHI, TEMPI E ATTIVITA DA EFFETTUARE
DEBBONO ESSERE SEMPRE PROGETTATI PRIMA
1 - STRUTTURAZIONE DEL LUOGO
Significa organizzare e definire stabilmente alcuni spazi protetti allinterno della scuola,
Luoghi specifici, utili ad una ottimale realizzazione delle attivit da svolgere, identificati se-
condo le caratteristiche del bambino e gli obiettivi educativi per lui individuati. Protetto si-
gnifica: configurato, adeguato, tranquillo.
Significa anche OCCASIONALMENTE organizzare e definire rapidamente ulteriori spazi
protetti per adeguarsi ad attivit diverse, nuove.
2 - STRUTTURAZIONE DEL TEMPO
Sulla base delle caratteristiche del bambino e degli obiettivi educativi per lui individuati si
debbono progettare, condividere, valutare gli insegnamenti da proporre. Questo significa
organizzare e definire prima, in generale e nel quotidiano, i tempi, le attivit da proporre e
eseguire; come effettuare la loro misurazione, registrazione, nonch le valutazioni periodi-
che da effettuare sugli apprendimenti per elaborare nuove pianificazioni e strategie.
NB. Lorganizzazione dello spazio e del tempo dovr essere pianificabile, comprensibile e
visibile anche per il bambino.
3 - STRUTTURAZIONE DELLE ATTIVITA
(es. Costruire e seguire il Tabellone calendario-attivit).
COSA RICHIEDERE ALLE PERSONE
1 - COSA E RICHIESTO ALLE INSEGNANTI
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FIDUCIA in s stesse e nel bambino
DEDIZIONE, DETERMINAZIONE & CONTINUITA
PREPARAZIONE, FORMAZONE e AFFRANCAMENTO DAI PREGIUDIZI
(Es. di pregiudizi radicati quanto falsi: handicap irreversibile; ritardo mentale; averbalit:
aggressivit; asocialit; autolesionismo, bambini pericolosi, difficili, ecc.
I pregiudizi confondono e impediscono il riconoscimento che lautismo una disfunzione e
non un male senza soluzione.
Avere nella scuola un bambino con autismo come avere un bambino con diabete. Come
una classe intera informata e si ferma di fronte ad un malore di un bambino con diabete
per soccorrerlo, per la stessa ragione dovrebbe fermarsi se Jacopo con autismo, non ri e-
sce a comprendere quanto gli richiesto.
2 - ELIMINARE il NO e la frase QUESTO NON SI FA
La negazione e basta non serve a questi bambini. Non possono riempire un vuoto con un
vuoto. Ma vale per essi la sostituzione, lalternativa. Una azione negata va giustificata e
subito sostituita con unaltra azione o proposta, giustificata, guidata, facilitata, premiata.
Va spiegato il perch non si fa lazione negata. Lo si pu fare verbalmente oppure dise-
gnando delle vignette che spieghino visivamente quanto non va fatto e quanto invece va
fatto in alternativa e vanno spiegati gli effetti di queste due contrapposte scelte, sia sul
bambino, sia su chi gli sta attorno (es. Non gridare perch tutti scappano mentre quando
parli tutti tornano felici e sorridenti).
In certe situazioni la negazione pu trovare accoglienza se la sua formulazione viene op-
portunamente anticipata con una spiegazione (ad es. non ci fermiamo perch il negozio
oggi chiuso).
COSA SI CHIEDE AL BAMBINO.
QUALSIASI COMPETENZA E ACQUISIBILE DA UN BAMBINO CON AUTISMO.
MEGLIO SE E UNA ABILITA o UNA COMPETENZA SPENDIBILE, FUNZIONALE, UTI-
LE A MIGLIORARE LA PROPRIA INTEGRAZIONE PIUTTOSTO CHE DI RARA UTILIZ-
ZAZIONE.
CERTAMENTE CI VUOLE TEMPO E IMPEGNO MA TUTTO PUO ESSERE INSEGNA-
TO.
SE UN BAMBINO FALLISCE, NON E SBAGLIATO IL BAMBINO, MA LA RICHIESTA
CHE GLI E STATA FATTA.
SE CE INSUCCESSO OCCORRE SEMPLIFICARE, SCOMPORRE MODIFICARE LA
RICHIESTA PER RENDERLA ESEGUIBILE.
RENDERE ESEGUIBILE CONSENTE AL BAMBINO DI DIVERTIRSI E DI OTTENERE
GRATIFICAZIONE DA CHI GLI E ATTORNO E DALLE COSE CHE FA.
RENDERE ESEGUIBILE NON SIGNIFICA TRASFORMARE LA VITA IN QUALCOSA DI
STUPIDO, MA CONSENTIRE AL BAMBINO DI NON DIVENTARE UNO STUPIDO.
SE IL BAMBINO HA SUCCESSO OCCORRE ANDARE OLTRE con:
Prof.ssa Adalgisa Colombo
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1) ALLENAMENTO,
2) ACCELERAZIONE,
3) GENERALIZZAZIONE e
4) IMPLEMENTARE
NB. In molte situazioni accade che se un compito svolto molto bene dal bambino, che ri-
sulta interessato e tranquillo per un discreto intervallo di tempo, lidentico compito (es. un
puzzle) viene proposto di routine al bambino, e persino di continuo.
Uno dei problemi di cui soffrono questi bambini la ritualizzazione e la adesivit, modalit
che consentono loro di comprendere apparentemente meglio quanto accade nel mondo
caotico che ruota attorno a loro, ma che li lega ad una routine devastante.
Attenzione
La propensione al ripetersi e al permanere eccessivamente non li trasforma in geni (es. il
personaggio fumetto del film Rain man) e non va spronata, n tollerata ma va invece u-
sata come strumento per far lavorare meglio il bambino ( es. ti lascio fare il puzzle un mi-
nuto, poi lo sospendiamo, lasciandolo l in bella vista, per disegnare o per dire la filastroc-
cae dopo tutte queste attivit, lo riprendiamo per altri due minuti).
Possiamo usare il SE-POI, cio se farai questo (attivit desiderata dall'insegnante), poi po-
trai fare questaltro (attivit desiderata da Jacopo)
La flessibilit e larmonia nelle competenze (e non leccesso) un obiettivo importantissi-
mo nella soluzione dellautismo.
PREREQUISITI
Il prerequisito di ogni richiesta al bambino, da parte delle insegnati o dei compagni, deve
essere la sua ATTENZIONE che inizia con lo sguardo reciproco (occhi negli occhi e si
conta sino a cinque, mantenendo una corretta distanza), e qualsiasi azione o richiesta va
rispettivamente accompagnata o formulata verbalmente (es. Guardami Jaco-
poConsegna i quaderni alle tue compagne).
Durante lo sguardo reciproco (attentivit ottenuta), si fanno verbalmente le richieste in
modo chiaro, semplice, diretto, senza ambiguit o doppi sensi, con modalit e velocit di
voce normali e moderate.
Solo se necessario, oppure solo inizialmente, utilizzare ulteriori supporti alla richiesta ver-
bale, quali lindicazione con lindice, con lo sguardo, con la direzione della testa, con luso
di unimmagine fotografica di quanto richiesto aiuti che vanno progressivamente ridotti .
Nello stesso modo oltre ai suggerimenti si possono utilizzare rinforzi (bravo campi o-
ne ecc; quelli che si usano anche per i coetanei) e premi (specialmente gettoni di ri-
compensa, per acquisire il diritto a una merendina, che potrebbe poi coincidere con quella
che viene data a giusto orario a tutti). Questo per abituare il bambino ad essere attento a
ci che gli si propone, alle richieste, o a ci che succede attorno a lui e che lattenzione
premia.
NB. In senso pi generale non si premia lazione effettuata ma lattentivit e un altro impor-
tante obiettivo prolungarne i tempi progressivamente.
Abituare il bambino a mantenersi attento significa consentirgli di partecipare, osservare e
apprendere qualsiasi competenza sino alla normalizzazione.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
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VERBALIZZAZIONE
Ogni richiesta spontanea fatta da Jacopo se formulata in forma verbale corretta, intelleggi-
bile, va prontamente esaudita anche se esula dalla situazione in cui ci si trova o su cui ci si
applica (es. sta disegnando e chiede di andare in bagno. Si interrompe e lo si porta subito
in bagno).
Questo per consentire a lui la comprensione dellutilit del linguaggio verbale
Qualsiasi richiesta fatta da Jacopo, se scarsamente o solo parzialmente verbalizzata, op-
pure addirittura non verbale, seppur comprensibile, va sempre trasformata in richiesta ver-
bale intelleggibile; va espressa dalloperatore con voce chiara e in modo semplice; va
suggerita; va richiesta in imitazione e solo poi eseguita.
Meglio rinforzare il linguaggio verbale con il linguaggio del corpo, dei segni, delle conven-
zioni ecc (es. rispondo s, muovendo la testa; chiedo perch? usando il segno con la
mano; ecc.). Secondo gli esperti oltre l80% del linguaggio tra gli uomini non verbale e
pertanto questa dimensione della comunicazione va attentamente insegnata ai bambini,
persino quelli autistici.
Ogni apparente distrazione di Jacopo, per seguire un accadimento attorno a lui (atten-
nzione ad un fenomeno inatteso), con interruzione delle attivit in essere, (es. passaggio
di un aereo nel cielo; il girarsi al richiamo di un amico, ecc.) dovr essere gratificata per far
comprendere a Jacopo che lattenzione va prestata anche al mondo attorno, o anche con-
temporaneamente a ci che si sta facendo.
Jacopo deve formulare VERBALMENTE descrizioni di ci che sta vedendo o facendo o
che sta per fare ovvero dare risposte a ci che gli viene chiesto. Se la verbalizzazione
troppo tardiva, si procede ugualmente allazione, sfruttando la sua esecuzione come mo-
mento per fargli riformulare, facilitandolo, la richiesta nel modo verbale e gestuale dovuto.
(Successivamente quando le richieste e la comprensione saranno raggiuntee ci si rivol-
ge al bambino per esaudire una sua richiesta, si potrebbero introdurre due opzioni -risposta
affinch lui scelga, facendo attenzione a porre la richiesta meno allettante per ultima: vuoi
una caramella o un mestolo? Il bambino non molto attento seppur in grado di compren-
dere il linguaggio tende a recuperare e ripetere lultima parte dellofferta ma il disappunto
di non ottenere quanto realmente desiderato aumenter la sua attenzione alla successiva
formulazione della richiesta. Quindi non gli si offre solo la possibilit di effettuare una scel-
ta autonoma ma lo si abitua ad elevare ad un livello attentivo pi adeguato l a verbalizza-
zione)
Qualsiasi richiesta fatta a Jacopo, dovr essere formulata dapprima verbalmente e se
possibile associata con il linguaggio del corpo (es. Ci sediamo per la lezione e se intendo
con ci fermarmi in una stanza, mi siedo); poi con suggerimenti fisici (es. indicare con lo
sgardo; avvicinargli loggetto in questione) che saranno progressivamente eliminati.
MA COMUNQUE se il bambino, al terzo tentativo, non esegue quanto gli si richiede, LO SI
FACILITA E SI COMPLETA SEMPRE LESECUZIONE DI QUANTO RICHIESTO.
Questo per comprendere il legame fra richiesta verbale e azione e per impedirgli la fru-
strazione nellesecuzione fallita di un compito (cosa diversa dalla frustrazione prodotta dal
Prof.ssa Adalgisa Colombo
35
corretto rifiuto di un capriccioFrustrazione questa che non gli fa male se prontamente di-
luita con una nuova proposta).
Usate aiuti meno intrusivi possibile e diluite in molti gettoni ricompensa le azioni per otte-
nere un premio.
ADEGUATEZZA E COMPORTAMENTI PROBLEMA
Favorire qualsiasi partecipazione o relazione con altri purch adeguata, consona alla
situazione.
Guidare verso comportamenti corretti, adeguati, circostanziati, convenzionali.
NB. Ricordare che il comportamento adeguato va richiesto e preteso non solo da Jacopo
ma anche da chi sta attorno a lui, adulto o coetaneo.
Da comportamenti inadeguati di un coetaneo o di un adulto (anche se in generale non ap-
paiono cos gravi perch noi siamo abituati a pensare come normodotati capaci di una va-
lutazione di merito) possono originare per imitazione o per lo stimolo sensoriale che li ha
accompagnati, i comportamenti problema o inadeguati che, una volta appresi, sono poi di
difficile rimozione.
Favorire lattenzione a ci che fanno gli altri bambini
(Es.: -coinvolgerlo con frasi del tipo:
- Guarda che stanno facendo. Vuoi fare anche tu il girotondo?
- Chiedi che si fermino. Chiedi: Fermatevi per cortesia, voglio giocare.
- Chiedi ora a Francesca e Michela che ti diano la mano- Ok Giro, giro tondo
- Guarda cosa fa Giorgia, aiutala a raccogliere le foglie.
- Guarda cosa scrive alla lavagna Michele e, se particolarmente semplice e concreto
quanto scritto, scriviamo anche noi quello che ha scritto Michele; oppure disegnamo
quello che ha scritto: es. APE ecc.)
IMITAZIONE
Promuovete l'imitazione dei coetanei ogni volta che possibile:
La possibilit-capacit di imitazione una caratteristica innata e sempre presente nella
condizione autistica per cui il binomio ATTENZIONE - IMITAZIONE apre percorsi abilitativi
immensi.
Usate come modello i suoi coetanei sia per ottenere comportamenti adeguati, sia per i n-
segnare. Dallingresso alluscita della scuola potete creare una gara organizzata di esempi
pratici. Limitazione uno strumento meraviglioso.
Qualsiasi cosa gli volete insegnare affiancategli due sue amichette, una per parte, e fategli
vedere come gli altri fanno quella cosa.
Es.: - Siediti come seduta Simona.
- Disegnate questa cosa sul foglio come la disegna
- Alzate tutti la mano quando volete rispondere alle mie domande.
- Jacopo alza la mano come gli altri prima di dirmelo.
- Questa una
Prof.ssa Adalgisa Colombo
36
Correggetelo gentilmente ma puntualmente se infrange regole per le quali sarebbero cor-
retti i suoi pari.
Promuovete l'apprendimento del nome degli altri alunni e la competenza nel chiamarli per
interagire in attivit e relazione con i suoi pari.
Es.: - Saluta i tuoi amici. Ciao
Consegna a Maria il quadernoe dille che il voto del compito
Richiedete che dialoghino fra loro a turno.
Come ti chiami? Come stai?Che classe fai? Dove abiti?
Hai visto che tempo fa oggi?
Che bella maglietta hai? Che colore preferisci?
Mi piacciono i tuoi pennarelli nuovi. Me ne dai uno?
Daresti a Marisa quello verde.
Hai capito cosa dobbiamo fare ora? Ecc.
Lavorate sull'espansione delle formalit di relazione insegnado i "saluti", il sorridersi, lo
sguardo nel dialogo, il modo di parlarsi, di mostrare gli oggetti, i compiti, facendo loro (e a
Jacopo) apprendere cosa dire quando ci si incontra, quando si va a passeggio, quando si
va a fare la spesa, quando si fa un compito, quando si risponde alla mestra, quando non si
capisce o si vorrebbe risentire quanto stato richiesto.
Aiutatelo a chiedere sempre quello di cui ha o avrebbe bisogno.
Es: Ora la maestra dar ad ogni bambino uno strumento musicale.
Cosa farai quando ti dar il tuo strumento? Guarda cosa fa Amelia.
Si siede, mette lo strumento sul tavolino e aspetta il segnale della mestra.
Aiutatelo a dire:- Star seduto calmo e suoner al segnale.-
Poi premiatelo: Bravissimo:la maestra ti dir quando devi suonare.
Incoraggiate la conversazione tra loro insegnadogli a chiedere a un bambino di sedersi
accanto a lui per la colazione o nella pausa gioco.
Premiatelo quando lui nomina classificandoli gli oggetti che vede e riconosce. Espandete
la competenza con descrizione semplice di funzioni e caratteristiche minori.
Premiatelo quando sempre spontaneamente fa richieste o avvia con qualcuno una con-
versazione spontanea usata nel gioco o negli apprendimenti e lavorate per espanderla.
Aiutatelo mentre conversa con gli altri bambini: ha bisogno di suggerimenti nell'interazione
con i pari.
Coinvolgete gli altri bambini e complimentatevi con loro per un buon lavoro come vi com-
plimentate con lui.
Se si presenta loccasione in cui sia naturale che un pari lo corregga, incoraggiare il pari a
farlo.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
37
Es. Invece di dire non spingere dite Bambini dovete toccarvi pi piano. Invece di Non
urlare, direte Parlate pi piano
Es. Se bighellona fuori dalla fila,dite: -Anita d a Jacopo di sbrigarsi e prendilo per mano.
TRANQUILLITA, PACATEZZA, TOLLERANZA, e poi ricordate
Se qualcosa non va o si complica procedere con calma e ricominciare.
CHI CONTROLLA CHI?
Ricordare che il controllo della situazione, del progetto, degli obiettivi lo avete VOI e non il
bambino.
Serve autorit in serenit. Lautorevolezza sta nella chiarezza e nel valore di ci che pro-
ponete.
Lo scopo non il controllo del bambino, il contenerlo, il far passare il tempo ma bens apri-
re il bambino ad esperienze utili, significative e produttive.
COSA RICHIEDERE AGLI ALTRI BAMBINI DURANTE LE ORE DI SCUOLA RISPETTO
A JACOPO
Adeguatezza. Fare attenzione a non urtarlo, non abbracciarlo, tironarlo, sbatterlo , spi n-
gerlo, a non urlare, ecc., ma essere modelli di adeguatezza, adoperare modalit compor-
tamentali corrette al fine di insegnare a Jacopo come ci si presenta, ci si guarda, ci si par-
la, come ci si saluta, come si progetta assieme un compito, come si esegue, ecc.
Se la classe ride rumorosamente ad un suo comportamento improprio lui trasformer tale
azione in un premio, in una possibilit interessante di attirare lattenzione divertita degli al-
tri su di s.
Quindi informate la classe che mantenere un comportamento adeguato un bene. Che
essere indifferenti a capricci o comportamenti impropri un bene per Jacopo mentre un
bene dirgli bravo quando si comporta bene.
Spiegate prima, al bambino con autismo, cosa succeder e come dovr comportarsi e se
inadeguato aiutatelo con vignette, con gli esempi dei coetanei e la loro imitazione, con la
riduzione esplicita dei gettoni premio, con lindifferenza assoluta rispetto a quanto non va
bene.
I comportamenti problema non vanno mai trasformati in momenti di comunicazione attiva,
transitiva oppure rinforzati con risposte che (anche se inavvertitamente) forniscono quanto
desiderato dal bambino (es. il bambino grida e subito si esce, o si corre da lui, o ci si gira
tutti verso di lui).
Sappiate inoltre che molti comportamenti problema vengono eliminati semplicemente ap-
pesantendoli (es. se Jacopo si sfrega la testa o ha altre attivit motorie inopportune ecco
che gli si proporr uno schema motorio pi complesso da eseguire: fai questo, fai questo
ecc. secondo una attivit motoria grossolana, di una certa durata, ma preparata prima, co-
s da essere competenti, veloci ed efficaci quando ci sar da proporla. Esistono attivit utili
anche agli altri bambini e che si possono eseguire assieme: mimare una poesia significati-
va).
Limportante non pensare che solo cose banali e di modesta rilevanza possano essere
proposte perch cos si anticipa e si amplifica la realizzazione del gap tra questi bambini e
Prof.ssa Adalgisa Colombo
38
i coetanei.
Ogni comportamento problema va interrotto prontamente.
(Es. una ecolalia si interrompe introducendo questioni sulla stessa: due coniglietti; due co-
nigliettiChiedete: Come fanno i coniglietti a scappare dal lupo? Dimmi come corrono i
coniglietti? Di che colore sono i coniglietti?)
Siate sempre presenti ma cercate di renderlo autonomo.
Incoraggiatelo con complimenti quando si comporta adeguatamente
(Es. appena sta seduto bene e in silenzio durante la lezione della maestra. Dopo un po di
tempo).
Premiatelo quando opportuno ed adeguato e siate indifferenti quando non lo .
Quando il bambino realizza con successo qualcosa, andatene fieri e compiacetevi per un
lavoro ben fatto da entrambi. Poi ,il giorno successivo, datevi un altro obiettivo, dimenti-
candovi del precedente successo.
Compiacersi va bene ma si pu ottenere di pi.
Fare bene non cos complesso come si soliti pensare, n richiede unenorme bagaglio
formativo ma una speciale attenzione alle soluzioni pratiche, alle piccole strategie da adot-
tare, un particolare riguardo ai principi secondo cui ci si deve muovere. Siate disponibili al
confronto con gli altri operatori, con i genitori, senza paura di giudizi o critiche perch il la-
voro da fare molto e nessuno sa fare tutto da subito.
Quello che invece non si dovrebbe dimenticare ma che non viene mai detto, che ogni
volta che non ci si impegna, che si lascia andare si perduta unoccasione,
unopportunit di aiutare un bambino e domani un uomo ad esistere oggi tra i bambini e
domani tra gli uomini.
COSE DA NON FARE
Non permettetegli di utilizzare le stesse cose, gli stessi materiali, sempre nello stesso or-
dine, ogni giorno.
State attenti ad eliminare la sua rigidit e lavorate perch accetti meglio i cambiamenti.
Non permettetegli di utilizzare comportamenti inappropriati per attirare la vostra attenzi o-
ne.
Non consentite anarchia, n confusione.
Completate sempre i compiti prefissati magari riducendo i tempi di lavoro.
Fate preparare e riordinare secondo modalit normali.
Coinvolgete altri bambini nelle stesse competenze.
Non permettetegli di stare o giocare da solo anche se lui lo vorrebbe.
Attivatevi per ottenere un cambiamento verso linterazione: non imparer mai a giocare, a
studiare o a condividere qualcosa con gli altri se li evita e se non glielo insegnate.
Non cercate di evitare alcune situazioni solo perch ritenete che siano difficili per lui.
Lavorate proprio sulle sue difficolt, sfruttando la negativit per costruire positivit, inco-
raggiando le sue capacit.
Non confondete la calma con la lentezza o la noia.
Lavorate e insegnate a velocit normale. Non costruite handicap sullhandi cap.
Non lo proteggete troppo. Lasciatelo diventare indipendente.
Non permettete a voi stessi, come insegnanti di sostegno di rimane intrappolati nella routi-
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ne
della classe: i vostri obiettivi sono un po diversi da quelli degli altri docenti: le competenze
e lintegrazione come occasione di normalizzazione con e attraverso coetanei.
CONTINUITA
Non dimenticate il confronto con i genitori.
Serve anche a trasferire un ottimo lavoro in un ambiente in cui magari non si fa altrettanto,
oppure per apprendere corrette modalit per effettuare e continuare un ottimo lavoro in
una struttura che non lo sa ancora fare.
Comunque vadano le cose da un confronto continuo il bambino che ci guadagna.
FASE I INTERAZIONE - ADEGUATEZZA
1) Aiutate anche fisicamente il bambino a partecipare a tutte le attivit
Concentrate l'attenzione nel fargli imparare le prime regole essenziali
(mettersi in fila, stare seduto; stare in silenzio).
Non aiutatelo pi quando capace.
2) Aiutate il bambino nellapprendimento in parallelo e in gruppo.
Aiutate il bambino ad espandere la durata della attenzione e della relazione
Aiutate il bambino ad agire tra gli altri bambini
3) Insistete sul "sapersi comportare"durante la lezione
Aiutatelo ad usare scorrettamente i materiali di lezione
Aiutatelo ad usare correttamente i quaderni e i libri
Aiutatelo a seguire la lezione alla lavagna.
4) Premiatelo molto per i comportamenti appropriati
La lezione della maestra, quando tutti devono stare attenti, un momento molto difficile
per i nostri bambini. Inizialmente pretendete che il bambino sieda composto e in silenzio
per poco tempo. Prefiggetevi un obiettivo alla sua portata.
Rinforzate moltissimo se raggiunge questo obiettivo poi lasciatelo distrarsi e uscite ma
scegliete voi il tempo di uscita anticipando il bambino possibilmente.
Il giorno successivo pretendete l'attenzione per pi tempo alla lezione da cui voi estrarrete
(con una strategia comune e condivisa con la maestra) un elemento chiaro per disegnarlo,
continuando questa procedura finch il bambino capace di sedersi appropriatamente per
tutto il tempo deciso e di seguire parte della lezione.
Se i capricci disturbano la classe potete tranquillamente allontanare il bambino dalla clas-
se e andare fuori, ma solo per PROPORRE UN ALTRO LAVORO (magari pi facile per
lui) ma poi proponete in altra sede qualcosa di pi complicato, meglio se con un compa-
gno presente, che funga da guida ma mai "premiare" il suo comportamento negativo ri n-
forzandolo, con il disimpegno o tollerando un comportamento inadeguato o solitario.
FASE II VERBALIZZAZIONE
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1) Promuovete l'uso del linguaggio
Lavorate con il piccolo gruppo sui dialoghi formali e con la maestra e i compagni organi z-
zate una brevissima lezione finale con domande e attivit specifiche per Jacopo, a cui
partecipino in modo corale tutti, ma in cui il protagonista sia lui.
Richiedete il contatto oculare quando parla o gli viene rivolta la parola.
Aiutatelo a rispondere correttamente alla maestra e agli altri bambini.
A questo momento finale fate precedere e seguire un tempo breve di normali prestazioni
molto adeguate al programma di alunni.
Insegnategli il modo in cui pu chiedere agli altri qualcosa
2) Prefiggetevi il raggiungimento di comportamenti appropriati nella classe.
Seguire il lavoro di gruppo.
Partecipare a progetti, competenze libere e strutturate, a quando si riordina la classe
3) Aiutate linterazione
L'insegnante di sostegno deve diventare amica degli altri bambini
Gli altri bambini di conseguenza vorranno stare intorno a lei e quindi intorno al bambino in
difficolt. L'insegnante deve aiutare continuamente il bambino a partecipare, ascoltare e
parlare con gli altri bambini in modo appropriato
FASE III Perseguire: ADEGUATEZZA, PRECISIONE, COMPETENZA E DURATA.
1) Prefiggetevi pi indipendenza durante le attivit
Richiedete al bambino si guardare il tabellone calendario delle attivit e gli altri alunni nella
lezione per sapere cosa succeder o far dopo (non ditegli cosa deve fare )
Richiedete al bambino pi verbalizzazione e iniziate a pretendere che entri nei discorsi,
dapprima con semplici parole chiave, inerenti e facilitate nella formulazione e poi sponta-
nee, alzando la mano per partecipare alle discussioni di classe
Assicuratevi che il bambino canti tutte le canzoni, reciti le poesie, anche a turno, ecc. in-
sieme alla classe
2) Aumentate la frequenza dell'interazione spontanea con gli altri bambini
Incoraggiatelo a fare domande e a rispondere alle domande degli altri sempre piu elabora-
te
Pretendete che attiri l'attenzione degli altri prima di parlargli toccandoli o chiamandoli per
nome
Incoraggiatelo a condividere
Promuovete speciali amicizie anche fuori orario scolastico con i compagni di classe
L'insegnante utilizzi il bambino come suo speciale aiutante in modo che gli altri lo ammiri-
no per le sue qualit
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Riassunto delle regole generali
1. Discutere, Condividere, Preparare e Seguire un Progetto
-Strutturare lambiente
-Strutturare gli avvenimenti, modalit e tempi e i singoli esercizi
-Informare su ruoli e attivit, le altre persone o bambini coinvolti
2. Preparare e Predisporre gli strumenti; coinvolgere il bambino nella preparzione e nel ri-
ordino
3. Non consentire tempi morti
4. Tranquillit, Disponibilit, Comprensione, Calma e Buon umore, Lasciare i problemi a
casa
5. Anticipare
6. Perseguire: Adeguatezza, Precisione, Competenza e Durata
7. Cercare e ottenere lo Sguardo; prolungare lo sguardo a cinque secondi.
8. Formulare le richieste in maniera chiara, semplice, pacata, a moderato tono di voce
9. Verbalizzare ci che si compie
10. Pretendere, invogliare, attendere verbalizzazione
11. Coinvolgere Individuare, visualizzare, definire gli esercizi
12. Facilitare i compiti. Avviarli e lasciarli compiere in autonomia
Introdurre il ruolo del compagno, sfruttando limitazione, la turnazione, lo scambio.
13. Che ogni attivit divenga un successo, un piacere
14. Richiedere cose secondo obiettivi pre-definiti
Non produrre richieste esorbitanti le capacit e se irrosolte occorre semplificare
16. Ridurre progressivamente suggerimenti o premi
17. Favorire e premiare lattenzione prestata a ci che succede nellambiente, anche
incidentalmente, al di fuori del compito.
18. Favorire e premiare qualsiasi richiesta (ad eccezione di premi organizzati secondo get-
toni di
economia) se formulata correttamente anche se extra situazione
19. Lateralizzare (favorire luso della sola mano destra o sinistra, se mancino - nelle atti-
vit di rito)
20. Non creare esclusione dalle attivit o rallentamento nell esecuzione di richieste.
21. Seguire lordine di scrittura (da sinistra a destra; dallalto al basso) nelle attivit grafi-
che e di
lettura o interpretazione di immagini
22. Strutturare ma non ritualizzare
23. Premiare sempre i comportamenti corretti. Non considerarli mai ovvi e scontati.
24. MAI PREOCCUPARSI DI EVENTUALI COMPORTAMENTI PROBLEMA
MAI PREMIARLI nemmeno inavvertitamente; n renderli comunicazione fruibile.
Continuare a proporre il progetto della giornata o prodursi in proposte alternative o strate-
gie opportune
25. Riferire sullandamento e confrontarsi