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I disturbi dell'apprendimento ormai rappresentano uno dei problemi più rilevanti con cui si
confrontano i bambini, le famiglie e gli insegnanti.
Sintomi come le Difficoltà di lettura, ovvero la DISLESSIA, di scrittura DISORTOGRAFIA e le
difficoltà nelle prove matematiche chiamata DISCALCULIA sono molto diffusi e spesso sono
associati a un disagio con risvolti emotivi, cognitivi, sociali.
Se guardiamo le statistiche fornite dagli studiosi vediamo che possiamo individuare varie
problematiche scolastiche, come per esempio →
• condizione di handicap
• disturbo specifico d'apprendimento (4%)
• disturbi specifici collegati (es: ADHD)
• svantaggio socioculturale grave
• difficoltà scolastiche in altre aree scolastiche rilevanti
Parlando della 2° categoria notiamo che non sempre i confini tra una categoria e l’altra sono
evidenti; due problematiche possono essere compresenti senza stabilire che l’una sia
conseguenza con l’altra.
Con questa definizione possiamo collegarci a Donald Hammill che stabilisce una definizione
di Learning Disability → Gruppo eterogeneo di disturbi manifestati da difficoltà nell’acquisizione e
nel uso di abilità di ascolto, espressione orale, lettura, matematica dovuti a disfunzioni del sistema
nervoso centrale.
Queste possono verificarsi in contemporanea con altri fattori di Handicap o con influenza estrinseche.
-La prima definizione di DSA veniva data nel Report Annuale del 1986 del National
Advisory Committee on Handicap Children e nello stesso anno nasceva la rivista scientifica
il “Journal of Learning Disabilities”.
Attorno al 1980 venne affrontato il problema di tradurre l’espressione di “Learning Disability”
→ Disturbo (specifico) di Apprendimento = DSA → la scelta di riferirsi in generale sembra
più opportuna perché evitava il pericolo di una patologizzazione del bambino.
Termini come Difficoltà o Disabilità avrebbero costituito una fonte di confusione = sono usate per
riferirsi ad altre categorie di soggetti.
Dal 2007, in italia, sono disponibili le Raccomandazioni per la pratica clinica sui disturbi
specifici dell'apprendimento (DSA) elaborate con il metodo della Consensus Conference →
qui si ribadisce che la principale caratteristica di questa categoria nosografica è quella della
Specificità = il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma
circoscritto lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
-Uno dei principali criteri per stabilire la diagnosi di DSA e quello della
Discrepanza tra abilità nel dominio specifico interessato e l'intelligenza generale.
↓
da questo criterio vengono derivate implicazioni sul piano diagnostico → esistono alcune
difformità su come applicare il C.D. ma la Consensus ha trovato un accordo =
-compromissione dell'abilità specifica deve essere significativa
-livello intellettivo deve essere nei limiti di norma
Altre caratteristiche dei DSA descritte dalla Consensus sono →
• il loro carattere evolutivo
• la diversa espressività del disturbo nelle diverse fasi evolutive dell'abilità in questione
• l'alta comorbilità
• il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che li caratterizzano
• l'impatto negativo sull'andamento scolastico
Per l’indagine epidemiologica (confronto tra le caratteristiche delle persone sane con quelle delle
persone malate per poter quantificare la relazione tra un'esposizione specifica e la malattia) viene
richiesta l’applicazione dei Fattori di Esclusione →
Svantaggio Socioculturale, gli handicap sensoriali o mentali, la carenza d'istruzione ed i
disturbi emotivi.
Lo Svantaggio Socioculturale è molto presente nei DSA e vari elementi contribuiscono alla
nascita di un problema; questi fattori hanno effetti diversi ma con il risultato di un bisogno di
considerazione particolare.
→ su questa base molti studi dimostrano che gli stranieri si distinguono dagli italiani solo per
le prove di lettura = è improbabile che i bambini stranieri presentino difficoltà cognitive e
scolastiche generalizzate
-Le nuove tecnologie, con il passare degli anni, hanno un po' ridotto certi problemi, però
sono nate nuove tipologie di problematiche.
Come ci dice Erickson “Il compito dell’adolescente è quello di acquisire un senso di identità
stabile e integrato” tutto questo è possibile oltretutto con l’identificazione con i pari.
Questa Identificazione è un momento molto importante e caratteristico di questa fase perchè
ha tutta una dinamica specifica.
E’ una fase molto complicata, che definisce Fase di Transizione, di Crisi perché è una fase
dove l’individuo dall’infanzia passa all’età adulta e questo passaggio implica varie
insicurezze che lo mettono appunto in crisi.
Da un lato vediamo come l’adolescente abbandona le sicurezze e le garanzie infantili,
sentendo una grande voglia di conoscere quello che il mondo degli adulti; ma dall'altra
vediamo che sente anche un forte senso di inquietudine verso questo modo sconosciuto.
Per questo Erikson ci dice che l’adolescente soffre di questa bivalenza, di questi sentimenti
contrastanti che lo portano ad una Crisi di Identità.
All’interno di questa crisi spicca un ostacolo psicologico → angoscia data dalla percezione
del negativo ovvero l’individuo non si sente degno, si sente inadeguato rispetto al mondo.
Lui chiama questa condizione psicologica Identità Negativa→ diventa un’identità a cui
l'adolescente può fare ricorso laddove invece sente un’identità ancora molto fragile e quindi
diventa l'unico modo per avere un’identità forte.
Uno dei modi di difesa primitivi da questo forte sentimento di inferiorità è proprio la
Proiezione in negativo sugli altri.
Comunque sia dati questi sentimenti confusionari troviamo nell adolescenza la voglia della
ricerca alla coerenza, questo perchè si instaura il senso di fedeltà ai propri valori e alle
proprie ideologie. Questo serve all’individuo a rispecchiarsi e avere conferma dell’
adeguatezza dei propri valori.
Anche Anna Freud parla di queste angosce→ ne parla attraverso i meccanismi di difesa e
l’età evolutiva.
Nel saggio L’io e i meccanismi di difesa descrive come l’io attivi le difese per contrastare le
pulsioni provenienti dal l’ES → i meccanismi di difesa nell’insieme devono essere considerati
come strumenti che L’IO ha a disposizione contro 3 forme di Angoscia = angoscia reale -
angoscia - angoscia morale
Propone così un modello cronologico delle difese introducendo una dimensione evolutiva
definendo così la distinzione tra meccanismi di difesa primitivi e i meccanismi di difesa più
evoluti.
Introdurre un aspetto evolutivo gli ha permesso di identificare alcuni meccanismi tipici
dell’adolescenza come →
l’ascetismo o l’individualizzazione, oppure l’identificazione con un coetaneo.
-Nel caso dell’ascetismo, bisogno di controllo della pulsione, porta l’adolescente fino
all’estremo controllo e frustrazione di quelli che sono i bisogni fondamentali, e quindi riuscire
a controllare il proprio corpo per l’adolescente vuol dire controllare anche le proprie pulsioni,
molto spesso abbiamo dei sintomi parossistici, come controllare l’alimentazione (forme di
anoressia).
-Nel caso di l'intellettualizzazione, la maturazione dello sviluppo cerebrale, che è proprio
dell’adolescenza, possono essere utilizzati per sviluppare quel desiderio ma questo viene
vissuta in maniera molto passionale e questa è una funzione che è alla base di un interesse
che è condivisa e diventa collante all’interno di un gruppo, il gruppo dei pari, permette
all’adolescente di far parte del gruppo dei pari.
-Nel caso dell’identificazione con un amico, con un partner, permette ai ragazzi e ragazze, di
mantenere un certo equilibrio tra quelli che sono i bisogni narcisistici e i desideri libidici.
Quindi in tutti i casi, i meccanismi di difesa, consentono all’IO di limitare, lo sviluppo di
angoscia e di dispiacere, e allo stesso tempo permettono di assicurare la scarica della
pulsione entro certe circostanze e cioè in qualche modo instaurando un’armonia tra l’ES, il
SUPER IO e la realtà esterna, quindi mediando.
Quelle in cui possiamo riscontrare maggiormente effetti negativi sulle prestazione intellettive
e di apprendimento sono l'alcol, il fumo e le droghe →
L’alcol
L’alcol è uno tra i principali teratogeni, esso danneggia la funzione della placenta.
Dal 1973 con l’acronimo FAS viene identificata la sindrome alcolica fetale correlata
all’alcolismo materno.
le caratteristiche più evidenti di questa sindrome sono gli effetti fisici come la microcefalia,
malformazioni al cuore, agli arti ed ai legamenti e al viso o gli effetti psicologici tipo
l’irritabilità, l’iperattività, crisi, prestazioni intellettive sotto la media e problemi di adattamento
dall’adolescenza in poi come deficit motori, di attenzione o di apprendimento.
Il fumo
Naturalmente un altro teratogeno è il fumo che introduce nicotina e monossido di carbonio
nel flusso sanguigno della madre e di conseguenza nel feto compromettendo il
funzionamento della placenta per quanto riguarda lo scambio di ossigeno e nutrimento tra la
mamma e il bambino.
È stata riscontrata una correlazione tra fumo e la presenza del labbro leporino con o senza
palatoschisi e tra fumo e rischio di aborto e morte infantile (SIDS: sindrome della morte
improvvisa). Inoltre il fumo comprometteva la regolazione degli organi interni, i neonati
esposti a nicotina durante la gravidanza riportano una frequenza cardiaca maggiore.
Si è associato il fumo anche a disturbi della condotta e deficit nell’apprendimento.
Le droghe
Le droghe sono correlate a deficit cognitivi e comportamentali.
La marijuana potrebbe compromettere il funzionamento dell’amigdala, implicata nella
regolazione emotiva.
L’uso delle droghe da parte delle mamme in gravidanza può provocare ad i bambini i
seguenti sintomi: durante le prime settimane tremori, disturbi del sonno e apatia verso
l’ambiente esterno, a lungo termine arresto dello sviluppo, deficit nella comprensione della
lettura.
Eroina e metadone correlano con aborti e morti premature ma non con deficit fisici.
Per i bambini che nascono dipendenti da sostanze narcotiche manifestano i sintomi
dell’astinenza (vomito, disidratazione, convulsioni, irritabilità ecc) ed inoltre hanno problemi a
coordinare la respirazione con la deglutizione.
La cocaina e il crack hanno un effetto vasocostrittore che aumenta la pressione sanguigna
della madre e del feto.
Compromette il passaggio di ossigeno e sostanze nutritive attraverso la placenta. I bambini
esposti alla cocaina hanno più difficoltà a instaurare legami affettivi ed hanno un
atteggiamento emotivo negativo; può essere compromesso il legame affettivo tra bambino e
caregiver.
Il trattamento più utilizzato nell’intervento dei DSA → Training Centrato sul Deficit =
abilitare il bambino nell'uso del meccanismo promuovendo processi meno consueti, ma
funzionalmente equivalenti.
↓
Tutti gli interventi devono dare la giusta importanza ai fattori individuali, a quelli ambientali e
a quelli interattivi
Materiali e media
La multimedialità può essere d'aiuto per i soggetti con deficit, grazie ai computer e ai vari
programmi, oltre al fatto che il materiale su pc può venir meglio gradito perché viene sentito
meno come scolastico.
Dislessia e Disortografia
Per dislessia si deve intendere solo uno specifico disturbo all'automatizzazione (velocità) e
nella correttezza della lettura che non va confusa con disortografia solo uno specifico
disturbo nella correttezza della scrittura (difficoltà di trascrizione da fonema a grafema) e per
disgrafia una specifica difficoltà nella realizzazione manuale di grafemi e quindi nel grafismo.
Uno dei Problemi nella valutazione di Dislessia e Disortografia è come misurare questi
disturbi da un punto di vista psicometrico e quali parametri considerare per integrare la
Valutazione Clinica → essa indaga su l'impatto che le difficoltà di lettura e di scrittura hanno
nella vita di tutti i giorni, con particolare attenzione per la vita scolastica e le possibili
ripercussioni sul piano emotivo e relazionale.
Mentre la Valutazione Psicometrica → può dare problemi perché non sono state ancora
definite né le prove da utilizzare, né quanti e quali dovrebbero essere i parametri che devono
ricadere nella fascia critica, inoltre, se 2 clinici usano strumenti diversi, possono giungere a
valutazioni diverse.
-La disgrafia viene individuata analizzando la leggibilità del grafema, dove se una persona
che non ha mai visto una calligrafia non capisce ciò che è stato scritto, si può parlare di
questo disturbo.
Altri aspetti importanti del grafismo riguardano la gestione dello spazio sul foglio, il rispetto
delle distanze tra le lettere e le parole, ecc...
Parlando di comorbilità, la dislessia è spesso associata alla disortografia, ed entrambe
spesso sono associate alla discalculia o ad altri disturbi evolutivi, come ad esempio un
disturbo da deficit di attenzione-iperattività o disturbi del comportamento o dell'umore.
Per il trattamento della disortografia purtroppo non ci sono dati raccolti in modo sistematico,
quindi in attesa di studi sistematici il suggerimento è quello di migliorare i processi sottostanti
la corretta produzione di parole regolari ed irregolari.
Per le parole regolari i processi sono quelli di analisi fonologica e dell'associazione con i
corrispondenti grafemi, e più avanti nello sviluppo, quelli relativi a gruppi ortografici
particolari (gh, ch, gl, sc, gn) e quelli relativi alla padronanza della scrittura di
raggruppamenti di lettere.
Nel caso di parole irregolari, può funzionare un misto di memorizzazione delle eccezioni
associato all'apprendimento di regole.
Per quanto riguarda la velocità di scrittura, non sono ancora disponibili studi italiani per
verificare la possibilità di migliorare la velocità di scrittura e pochi sono i contributi presenti
nella letteratura con alunni di lingua inglese.
Si pensa che un intervento sulla competenza ortografica abbia un effetto benevolo
indiretto sulla velocità di scrittura.
Per la disgrafia, Berninger e Graham hanno dimostrato che insegnando adeguati pattern
motori ad alunni di prima elementare, si possono ottenere dei significativi cambiamenti,
anche se però è da studiare se è possibile migliorare bambini più grandi che ormai hanno
automatizzato il modo errato di scrivere.
I problemi di espressione scritta si presentano sotto varie forme e in associazione con altre
difficoltà, ci sono molte prove a sostegno dell'ipotesi che sono problemi migliorabili,
usando aiuti esterni che riducono il carico cognitivo e potenziando le strategie metacognitive
e motivazionali.
-I DISTURBI DI CALCOLO
In Italia, 5 bambini su 25 (20%) in classe sembrano soffrire di difficoltà di calcolo.
Spesso (90%) si riscontra disagio generalizzato di calcolo perché si possono avere problemi
emotivi-motivazionali → ansia, resistenza al ragionamento matematico, paura di sbagliare,
o anche perché diversi aspetti dell'apprendimento matematico si intersecano.
Come detto prima nel panorama scientifico l’ipotesi di Piaget → il concetto di numerosità
non viene acquisito prima dei 6-7 anni poiché subordinato allo sviluppo delle capacità tipiche
del pensiero operatorio;
Oggi invece, la capacità di comprendere il mondo in termini numerici è innata e condivisa
dall'uomo con animali che si trovano a diversi livelli della scala filogenetica.
-Starkey e Cooper con un loro studio (1980) hanno usato la tecnica dell'abituazione
disabituazione per mostrare come i bambini reagiscono, a soli 4-6 mesi, alla numerosità
(i bambini guardano più a lungo gli stimoli nuovi perchè perdono interesse in quelli vecchi,
guardando ad esempio più a lungo uno stimolo cartoncino disabituante con un numero
differente di figure).
I bambini come gli adulti sembrano possedere un particolare processo di percezione visiva
chiamato subitizing che permette loro di ricavare la numerosità di un insieme in modo
immediato, senza cioè attivare particolari abilità di conta.
Avere il concetto di numerosità implica il saper compiere operazioni sulle numerosità ed
avere quindi delle aspettative aritmetiche (competenza che sembra essere molto primitiva).
-Secondo Gelman e Gallistel, l'acquisizione del conteggio verbale si basa sulla similarità
di strutture tra i processi di conteggio Preverbali e quelli Verbali.
I processi preverbali rendono intelligibili i meccanismi di conteggio verbale e ne consentono
l'apprendimento.
Nell'interazione competenza non verbale-ambiente si sviluppa l'abilità di conteggio verbale
secondo i seguenti principi:
1. principio della corrispondenza uno ad uno: ogni parola-numero deve essere
collegata ad uno e uno solo degli oggetti da contare, e viceversa
2. principio dell'ordine stabile: le parole-numero necessarie per contare un certo
insieme di oggetti devono essere ordinate secondo una sequenza fissa ed immutabile
3. principio della cardinalità: l'ultima parola-numero pronunciata in un conteggio
designa la numerosità dell'insieme
4. principio dell'astrazione: in un compito di conteggio ciò che risulta rilevante negli
oggetti è solo il fatto di costruire delle entità distinte che possono essere numerate,
quindi i principi di conteggio possono essere applicati a qualsiasi collezione di elementi
(reale o immaginari), purché discreti
5. principio dell'irrilevanza dell'ordine: il conteggio può essere fatto iniziare da
qualsiasi elemento senza in questo modo influenzare il risultato
-Da un indagine italiana → Esistono 5 fasi di acquisizione dell'abilità di conteggio che
risentono ampiamente delle esperienze cui il bambino è esposto:
1. la sequenza di numeri è usata come stringa di parole (uno, due, sette, cinque)
2. le parole-numero vengono usate in sequenza unidirezionale in avanti a partire dall'uno
(uno, due, tre, quattro...)
3. la sequenza è producibile a partire da un numero qualsiasi della serie, sono presenti
relazioni numeriche "prima di", "dopo di"
4. le parole-numero della sequenza sono trattate come entità distinte che non devono più
ricorrere ad elementi concreti di corrispondenza biunivoca (tre è più di due)
5. la sequenza è usata come catena bidirezionale sulla quale e attraverso la quale operare
in modi diversi (quattro, cinque... venti, diciannove..).
-Per capacità di calcolo si intende l'insieme dei processi che consentono di operare sui
numeri tramite operazioni aritmetiche.
I fatti aritmetici o operazioni base, sono dei problemi elementari (tabelline, semplici
addizioni, ecc...) i cui risultati sono archiviati nella memoria a lungo termine, dalla quale
possono essere direttamente richiamati senza ricorrere a particolari procedure di calcolo
(conoscenza dichiarativa).
Quando il soggetto non è in grado di recuperare direttamente il risultato dalla memoria, deve
usare allora un'altra componente del sistema di calcolo, deve ricorrere alla conoscenza di
procedure, generiche e specifiche, del calcolo.
-Secondo Siegler e Mitchell, i bambini usano diverse strategie di calcolo (conteggio con le
dita, conteggio verbale) che vengono scelte in base ad un livello di fiducia che rappresenta
la soglia al di sotto della quale il bambino percepisce l'insicurezza della propria risposta.
-Un modello alternativo è il Il modello del triplo codice di Dehaene si basa su 2 premesse
fondamentali:
-i numeri possono essere rappresentati mentalmente in 3 diversi formati (verbale uditivo /
quattro, arabico visivo / 4 e come grandezza analogica),
-ogni codice numerico specifico possiede i propri processi di input e output.
Il primo tipo è una sorta di cecità ai numeri, tipo l'incapacità di comprendere le numerosità e
di manipolare.
Secondo Butterworth, esiste un cervello matematico che fornisce al bambino delle capacità
numeriche innate ampliabili con l'apprendimento, e dove il modulo numerico si attiva
automaticamente (non si può guardare il mondo senza ricavare la numerosità di ciò che si
vede).
Il secondo tipo si riferisce alle difficoltà nell'acquisizione delle procedure e degli algoritmi di
calcolo, dove si ipotizza che esistano componenti indipendenti, dove ci sarebbe un fattore
che individua la rapidità di esecuzione (variabile tempo), un fattore che riguarda la
conoscenza numerica ed un fattore che riguarda il calcolo scritto.
→ Particolare importanza va data ai tipi di errori commessi dai bambini; così facendo è
possibile intervenire in maniera mirata.
Seguendo l'idea che il sistema del calcolo è indipendente da quello della comprensione e da
quello della produzione dei numeri, gli errori che possono essere commessi vengono
classificati così:
Strumenti di valutazione
Come strumenti di Valutazione vengono utilizzate delle prove →
I disturbi non verbali vennero contrapposti a quelli di natura verbale come la Dislessia →
associata a disfunzioni dell’emisfero sinistro; quindi in disturbo non verbale venne associato
a un malfunzionamento del emisfero destro.
Per Rourke, uno dei primi a interessarsi di questo fenomeno, spiega che la sindrome non verbale
sarebbe più grave in quei casi in cui le fibre che consentono il passaggio di informazioni tra
gli emisferi fossero danneggiate o non sviluppate correttamente.
A partire del 1989, R. propone un modello che descrive le risorse e deficit della sindrome
non verbale e le spiegazioni delle manifestazioni cliniche sulla base di relazioni
causa-effetto.
Attraverso esso è possibile è possibile capire quali sono i sintomi più frequenti affetti dai bambini con
sindrome non verbale.
Non esistono ancora criteri standardizzati per la diagnosi del disturbo dell’apprendimento
non verbale; ma in Italia è stato individuato un insieme di criteri diagnostici per
l’individuazione del disturbo →
1.Difficoltà cognitive specifiche di natura visuospaziale
2.Profilo di apprendimento scolastici con cadute nell’area matematica e in altre discipline
3.Assenza di fattori d’esclusione per disturbi specifici dell’apprendimento.
Il Danv è considerato alla stregua degli altri disturbi specifici dell’apprendimento.
Alla base della sua diagnosi vi è l’identificazione di un problema a carico degli apprendimenti
che richiedono l’elaborazione di informazioni visive e spaziali, con un profilo cognitivo
caratterizzato da una discrepanza tra abilità verbali, preservate, e non verbali danneggiate.
Il Danv crea difficoltà non solo a carico di problemi cognitivi ( attenzione, memoria visuo
spaziale ) ma anche a problemi di relazione sociale tanto che diventa sempre più frequente
l’isolamento sociale e aspetti depressivi.
Un buon trattamento riabilitativo deve essere strutturato a partire dall’analisi dei bisogni,
ovvero dalle abilità risultate carenti attraverso il processo diagnostico.
è necessario considerare Quali sono le priorità nello specifico caso da trattare; può
veramente risultare utile la riabilitazione di componenti di base ma di fronte a gravi cadute è
necessario integrare il trattamento con materiale volto a migliorare le prestazioni a questo
livello.
-il primo programma è stato abilità visuo spaziali→ training riabilitativo rivolta bambini
dalla terza elementare alla terza media, esso è distinto in 10 arie ognuna delle quali
considerano Aspetto che potrebbe essere carente dai bambini con Danv.
- il programma orientamento e rappresentazione dello spazio allo scopo di migliorare le
abilità di orientamento geografico dei ragazzi della scuola media inferiore
- il programma memoria visiva è un addestramento della memoria visuo-spaziale attraverso
un software strutturato in 3 livelli di difficoltà.
2) sei (o più) dei seguenti sintomi di iperattività-impulsività sono persistiti per almeno 6
mesi con una intensità che causa disadattamento e contrasta con il livello si sviluppo:
-Iperattività
a) spesso muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia
b) spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta
che resti seduto
c) spesso scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori
luogo (negli adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di
irrequietezza)
d) spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo
e) è spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”
f) spesso parla troppo
-Impulsività
g) spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate
h) spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno
i) spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si intromette nelle
conversazioni o nei giochi)
Questo disturbo viene riscontrato nella popolazione con un indice che va dal 3% al 7% con
un rapporto tra maschi e femmine che va dal 4 a 1 e dal 9 a 1.
L'ICD chiama questo disturbo, disturbo dell'attività e dell'attenzione, inoltre, a seconda
del manuale di riferimento, si formulano diagnosi diverse e di conseguenza si rilevano dati
diversi relativamente alla diffusione del disturbo.
-ASPETTI EVOLUTIVI
L'età media di insorgenza è tra i 3 e i 4 anni e l'evoluzione del disturbo si manifesta secondo
tempi e modalità diverse a seconda di una serie di variabili che mediano le manifestazioni
sintomatologiche, come:
la qualità delle relazioni con e tra familiari, l'accettazione nel contesto scolastico, il profilo
cognitivo generale e la presenza di altri disturbi.
I ragazzi con ADHD mostrano inoltre scarsa capacità di mantenere amicizie e risolvere
conflitti interpersonali.
Questo disturbo si mantiene anche in età adulta, ed il farmaco metilfenidato produce un
effetto positivo nel 78% degli adulti, mentre l'intervento psicologico è utile se incentrato su
strategie di problem solving per gestire situazioni complesse.
-PROBLEMA DI COMORBILITÀ
Almeno il 70% dei bambini con ADHD presenta un disturbo associato, inoltre, dato che i
alcuni sintomi di questo disturbo non si manifestano in maniera continua e regolare, è
spesso difficile formulare una diagnosi.
Sembra che i bambini affetti da ADHD abbiano dimensioni ridotte in alcune aree cerebrali:
l'area pre-frontale destra, il nucleo caudato, il globulo pallido ed il cervelletto.
Barkley ha proposto il modello ibrido nel quale il problema centrale è un deficit di inibizione
e delle funzioni esecutive, dove il deficit inibitorio determina difficoltà a livello di memoria di
lavoro, autoregolazione delle emozioni, motivazione ed arousal, interiorizzazione del
linguaggio ed analisi/sintesi degli eventi.
Sonuga-Barke ha proposto il modello a 2 vie per il DDAI, dove il disturbo è visto come il
punto di arrivo di 2 processi psicologici ed evolutivi differenti e la composizione di 2 distinte
vie→
-La via dei pensieri e del comportamento deficitari, caratterizzata da deficit di controllo
inibitori (che comporta assenza di controllo comportamentale e riduzione dell'impegno nei compiti);
-La via dello stile motivazionale, dove il deficit porta alla scarsa tolleranza per l'attesa
(problema di attesa della ricompensa).
Per questo motivo si richiede una valutazione di tipo comportamentale ovvero in almeno 2
contesti di vita, inoltre, non esistono strumenti neuropsicologici in grado di dare la certezza
della presenza di questo disturbo.
-Interventi terapeutici
Il trattamento combinato (farmacologico + psicologico) sui bambini da migliori risultati anche
rispetto al farmacologico per quanto riguarda gli aspetti secondari, come la relazione con i
pari e il livello di soddisfazione dei genitori.
Tuttavia tramite studi di followup, si è visto che il trattamento combinato, nel tempo, perde di
efficacia. →
Il trattamento farmaceutico viene usato per i casi più d'emergenza e per i sintomi primari
(disattenzione, iperattività, impulsività), è efficace perché rapido, ma ci sono poche prove
sulla sua utilità a lungo termine.
Il trattamento psicologico dura di più nel tempo ed agisce sui sintomi secondari, quelli
che influiscono sulle relazioni sociali.
Lo scopo principale del trattamento è quello di rendere il bambino consapevole delle proprie
difficoltà e di aiutarlo nell'acquisizione di una maggiore autoregolazione, usando sia tecniche
comportamentali che cognitive→
C'è la tecnica dei gettoni, dove il bambino viene premiato per il comportamento positivo
tramite l'acquisizione di punti (o punito con la perdita).
Siccome le tecniche comportamentali sono difficilmente generalizzabili al contesto di vita del
bambino, spesso si associano a tecniche cognitiviste, come autoistruzioni verbali e problem
solving.
Si lavora inoltre sugli aspetti attribuzionali, dove il bambino deve imparare a dare il giusto
peso alle proprie azioni, deve aumentare la consapevolezza, deve sviluppare il discorso
autodiretto, per imparare anche a pianificare.
Si lavora poi sui genitori con corsi di formazione detti parent training, che sostengono i
genitori nel loro difficile compito e insegnano loro tecniche educative diverse da quelle
tradizionali.
Si insegna agli insegnanti a come comportarsi con i bambini DDAI e a non colpevolizzarli
troppo, inoltre è importante che si insegni loro come costruire un contesto ben strutturato
(disposizione banchi, ecc...), perché questo tipo di contesto fa migliorare il comportamento
dei bambini ADHD.
Quindi occorre agire sia sui bambini, che sui genitori, che sugli insegnanti, possibilmente su
più fronti possibili, considerando diversi fattori contemporaneamente.
In generale, qualsiasi tipo di intervento può dare risultati limitati se non si adatta alle
esigenze del bambino, ma anche della famiglia e degli insegnanti che fan parte del contesto
in cui vive il piccolo.