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Associazione Mnemosine

Corso Singolo strutturato in Master di I Livello in

BES – Bisogni Educativi Speciali

Modulo 1
“L'inclusione scolastica”

Corsista
Irene Silani

Anno Accademico 2018/2019

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INDICE

1. Le norme e l’organizzazione per l’integrazione 3

BIBLIOGRAFIA 8

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1. Le norme e l’organizzazione per l’integrazione

Da quando e stata emanata la Direttiva sui Bisogni Educativi Speciali (BES) la scuola e il
personale docente hanno subito importanti modifiche, valorizzando sempre più le unicità e le
irripetibilità di ciascun allievo. In ogni contesto educativo ci sono, quasi sempre, alunni che
presentano una richiesta speciale di attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e
culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti
dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse.
L’acronimo BES viene quindi utilizzato per indicare una vasta area di studenti per i quali il
diritto, sancito dalla Legge 53/2003, della personalizzazione dell’insegnamento deve essere
applicato con determinate accentuazioni in quanto a peculiarità, intensività e durata delle
modificazioni. Tutti gli alunni con BES hanno il diritto ad avere accesso a una didattica
individualizzata e personalizzata. Le strategie, le indicazioni operative, l’impostazione delle attività
di lavoro, i criteri di valutazione degli apprendimenti e i criteri minimi attesi, trovano definizione
all’interno del PDP – Piano Didattico Personalizzato.
Nel PDP, per ciascuna materia o ambito di studio, devono essere individuati gli strumenti
compensativi e dispensativi necessari a sostenere l’allievo nell’apprendimento. Alcuni strumenti
compensativi sono, per farne un esempio esplicativo e chiaro, la tabella dei mesi, dell’alfabeto e dei
vari caratteri; la tavola pitagorica; la tabella delle misure e delle formule geometriche; la
calcolatrice; il registratore; il computer con programmi di videoscrittura ecc. Si tratta di strumenti
che facilitano il successo negli apprendimenti, supportando l’alunno nell’acquisire le conoscenze
necessarie al suo sapere. Mentre, vengono considerate misure dispensative, alcune attività
scolastiche e strumentali che riguardano il sollevare l’alunno dal compiere azioni che normalmente
sono richieste in fase di insegnamento-apprendimento.
Tra gli strumenti utilizzati dagli insegnanti per gli alunni BES, bisogna, però, fare una
distinzione tra PEI e PDP, poiché il PEI (Piano Educativo Individualizzato) viene utilizzato solo per
gli studenti che presentano handicap certificato, mentre il PDP (Piano didattico Personalizzato) si
utilizza per studenti con DSA.
A seguito, poi, della Legge 170 / 2010 sui DSA, che tecnicamente non sono dei BES ma
necessitano comunque di Bisogni Educativi Speciali a scuola, sono state emanate delle disposizioni
che hanno cercato di declinare cosa e come fare per accogliere i bisogni educativi speciali di un
numero ancora più ampio di difficoltà in un progetto di inclusione e di successo formativo utile al
bambino. Di fatto, la Direttiva Ministeriale 27 Dicembre 2012 tenta di fornire una risposta alle

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esigenze dei bambini con bisogni educativi speciali, individuandone le caratteristiche ed
evidenziando i passaggi necessari a garantirne l’inclusione scolastica, nonché il massimo successo
formativo, estendendo a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione
dell’apprendimento. Nella Direttiva infatti, vengono individuate tre grandi aree: disabilita, disturbi
evolutivi specifici, svantaggio economico, linguistico, culturale.
Se parliamo di disabilità, non possiamo non tener conto del ritardo cognitivo, delle minorazioni
fisiche, psichiche e sensoriali, con presenza più o meno accentuata di disturbi sul fronte sensoriale,
motorio, intellettivo. Con la Legge 104 si afferma l’autonomia dell’alunno, promuovendo
l’apprendimento dello stesso e ribadendo l’importanza della progettualità nei confronti dei bimbi
con diversabilità. Nella descrizione dei processi di apprendimento dei soggetti disabili si esige
un’ampiezza descrittiva e interpretativa superiore a quella che viene richiesta nella valutazione
comune. Quindi, il risultato finale dell’apprendimento richiede una documentazione “speciale” che
colga le specificità dell’allievo, le quali possono essere condensate anche in poche righe. Tra gli
strumenti pedagogici utilizzati per cogliere tali specificità non si possono non citare la Diagnosi
Funzionale (DF) e il Profilo Dinamico Funzionale (PDF) che fanno da ponte tra la Scuola e la
Società. La DF viene redatta dall’ASL o dall’ASP, in occasione del primo incontro e viene
successivamente integrata e superata da un altro documento: il Profilo Dinamico Funzionale. Il
PDF, che viene revisionato alla fine di ogni anno scolastico, segna il passaggio dal giudizio alla
spiegazione, per questo e funzionale rispetto all’alunno e rispetto al piano educativo da realizzare.
Viene utile ricordare, inoltre, che in presenza di alunni con DSA e possibile osservare registrare
comorbilità con altri disturbi. Per i disturbi evolutivi specifici, si sofferma l’attenzione sui DSA
ovvero, sui Disturbi Specifici di Apprendimento e sulle sue diverse manifestazioni quali: dislessia,
disortografia, disgrafia, discalculia. Ricerche accreditate, attestano che i DSA sono di origine
neurobiologica, hanno matrice evolutiva e si mostrano con un’atipia dello sviluppo, modificabili
attraverso interventi mirati e specifici. Nel quadro di queste difficoltà rientrano anche quelle
dell’area verbale, pertanto parliamo di disturbi del linguaggio e di bassa intelligenza verbale
associata ad alta intelligenza non verbale; mentre per l’area non verbale, si riscontrano disturbi della
coordinazione motoria, le disprassie, i disturbi non-verbali, e la bassa intelligenza non verbale
associata ad alta intelligenza verbale.
Tra i disturbi possibili sono da includere quelli dello spettro autistico lieve o disturbi specifici
misti. Continuando nell’analisi non si può omettere il funzionamento Intellettivo Limite (FIL), detto
anche “Border Cognitivo” o “Cognitivo Borderline”. E’ questa una condizione evolutiva
caratterizzata da un funzionamento cognitivo borderline, termine che indica una zona di confine tra
normalità e disabilità. Per individuare un FIL, risulta necessario considerare tanto le difficoltà di

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apprendimento, quanto il suo manifestarsi in eta evolutiva.
Parliamo invece di Disturbo da deficit di attenzione / Iperattività, in sigla ADHD, considerando
questo come un disturbo neuro evolutivo, dalla triade sintomatologica: disattenzione, iperattività,
impulsività. Sono alunni che manifestano difficoltà a scuola e nelle relazioni tra pari e adulti, dai
comportamenti oppositivi e provocatori, con forti disagi emotivi, dall’umore altalenante.
Infine, sono inclusi tra i BES, tutti gli svantaggi socio-economici, culturali e linguistici, capaci di
creare situazioni di difficoltà sia sul fronte cognitivo, che sul fronte dell’adattamento sociale e
relazionale. Per evitare di incappare in equivoci, e per chiarezza di quest’area, e bene considerare
tante le cause, quanto le diverse manifestazioni che la caratterizzano. Lo svantaggio socio-
economico, linguistico e culturale può avere una genesi riconducibile alla famiglia, dove
intervengono a decretare le difficoltà un basso livello di istruzione dei genitori, nonché delle figure
parentali che ruotano intorno all’alunno e le condizioni socio-economiche con scarsi stimoli
linguistici e culturali. Tra le cause scatenanti vi sono anche forme educative considerate inadeguate,
talvolta inopportune come quelle che muovono i genitori ad essere iperprotettivi, autoritari,
permissivi, svalutativi, frustranti o incoerenti con conseguente disequilibrio, a discapito del minore.
In alcuni casi e il contesto relazionale a dar vita ad una povertà affettiva e relazionale che si
manifesta nel minore con stati di isolamento. La stessa scuola, può essere causa di disagio e
difficoltà, spesso legata a docenti poco formati, o a metodologie rigide o errate: insegnamento
trasmissivo-nozionistico, incapacità di gestire la classe, valutazione selettiva scarso rapporto
empatico con le dinamiche di classe.
Una scuola, che, invece, sia capace di assicurare il successo formativo, nel rispetto delle
differenze, e che consideri ogni potenziale come utile al raggiungimento dello scopo, garantisce che
ogni bambino, possa trovare nell’istituzione scolastica, condizioni e modi affinché tutto avvenga, in
modo lineare e inclusivo. Molto importante è stato, infatti, il passaggio dall’integrazione
all’inclusione verificatosi tra il Sistema Scuola e il contesto sociale di riferimento. Quando si parla
di inclusione, ci si riferisce ad una tensione etica che apre ad una dimensione nella quale ciascuno
partecipa, viene riconosciuto e coinvolto, al proprio contesto di vita, con dignità, nel rispetto dei
propri diritti e nell’esercizio della cittadinanza.
Esiste una differenza tra i termini: inserimento, integrazione, inclusione. Per inserimento si
intende l’introduzione di un individuo svantaggiato all’interno del gruppo classe; ci si riferisce alla
presenza di alunni con disabilita nelle scuole e al diritto di tutti di frequentare quest’ultima. Quando
si parla di integrazione si presuppone all’adeguamento del contesto al bambino con disabilità; gli
alunni disabili devono essere inseriti in classi normali agendo sul piano organizzativo e didattico.
L’inclusione rappresenta, invece, la piena ed incondizionata disponibilità ad accogliere tutte le

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diversità. Essa è riferita a tutti ed il contesto è già predisposto all’inclusione. Essa si realizza
attraverso le pratiche educative dell’interdipendenza e della complementarietà, che coinvolge i
soggetti e il contesto di riferimento. L’inclusione comporta:
- La messa in atto di valori inclusivi;
- Attribuire uguale valore ad ogni vita e ad ogni morte;
- Aiutare ognuno ad avere un senso di appartenenza;
- Accrescere la partecipazione di minori ed adulti alle attività di apprendimento ed insegnamento,
alle relazioni e alle comunità nel territorio della scuola;
- Ridurre l’esclusione, la discriminazione e gli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione;
- Riformare le culture, gli interventi e le pratiche per rispondere alla diversità, cosi da valorizzare
ognuno in modo uguale;
- Collegare l’educazione alle realtà locali e globali;
- Imparare dal modo in cui gli ostacoli per alcuni alunni sono stati ridotti, per estenderli
anche ad altri.
Dunque è necessario analizzare, monitorare e verificare, a livello collegiale, i processi di
integrazione e inclusione al fine di identificare quegli elementi e quei meccanismi che tendono ad
ostacolarne l’efficacia per passare, successivamente, a formulare proposte per migliorarla. Per
promuovere l’inclusione all’interno della classe:
- Occorre mettere in campo una nuova prospettiva pedagogica per poter aiutare i
disabili a vivere in questo mondo,
 Deve essere progettata la condizione integrata dell’applicazione

Una classe funziona bene quando essa è il risultato di sforzi incessanti dell’insegnante per creare,
mantenere e ripristinare le condizioni che sviluppano l’apprendimento. Come afferma lo studioso
D’Alonzo nel suo testo Gestire le integrazioni a scuola, la gestione della classe include tutte le cose
che un insegnante deve fare per promuovere il coinvolgimento e la cooperazione dell’allievo.
Insegnare, quindi, non è solo applicare la didattica ma e motivare gli studenti ad apprendere ed
imparare la bellezza dello “Studium”, concetto che al suo interno implica la passione” e la
“curiosità” nei confronti dello scibile umano, organizzando l’accoglienza di tutti e condividendo le
regole da rispettare.
Ma, sin da sempre, una delle preoccupazioni che accompagna la certificazione e il pregiudizio.
Esso viene inteso come un giudizio, come un’opinione precostituita su un gruppo o su una
categoria. Il pregiudizio e sorretto dalle aspettative che si hanno nei confronti di una persona o di un
gruppo. Le aspettative non fanno altro che influenzare fortemente il sentimento di auto-efficacia

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degli allievi e il comportamento dell’insegnante nei confronti dei propri bimbi. Infatti, più elevata è
l’aspettativa da parte dell’insegnante più elevato sarà il livello raggiunto dagli alunni, e viceversa.
Inoltre, chi si occupa di docenza, può rivolgere agli allievi diversi comportamenti lodando gli
studenti da cui si aspetta molto per le risposte esatte, mostrando comprensione verso gli allievi da
cui si aspetta poco e palesando rabbia verso i bambini da cui si aspetta molto. Le attese degli
insegnanti si possono formare per:
 Stereotipi;
 Informazioni precedenti;
 Osservazione diretta.
Talvolta, le aspettative inaccurate possono rivelarsi errate, perché i docenti creano delle
situazioni in cui e possibile la conferma dell’evidenza. Dunque e bene che l’insegnante mantenga
una relazione di tipo professionale con i propri allievi, ponendosi come un ricercatore, eliminando il
pregiudizio e verificando le ipotesi. Ma, proprio come diceva il grande Albert Einstein: “è più facile
spezzare un atomo piuttosto che un pregiudizio”, tale compito si rivela essere, la maggior parte delle
volte, di ardua impresa.
In conclusione, per favorire le integrazioni delle diverse esigenze personali, tra cui rientrano
anche i Bisogni Educativi Speciali, è compito degli insegnanti riuscire ad individuare le differenze
individuali riconoscendole, valorizzandole e cercando di comprenderle.

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BIBLIOGRAFIA

Bibliografia critica:
- D’Alonzo, L., Gestire le integrazioni a scuola, Brescia, La Scuola, 2009.

- Paparella, N., “Il progetto Bes”, in N. Paparella, N. Rocca (a cura di), Disabili mentali. Cittadini a
pieno titolo, Edizioni di Solidarieta, Lecce, 2010, pp. 77-97

Dispense:
-Corso di 50 ore, in modalità webinair, “I bisogni educativi speciali (BES): inclusività e strumenti di
intervento” tenuto da Associazione Nazionale Orientatori (ASNOR – Ente accreditato dal Ministero
dell’Istruzione dell’Universita e della Ricerca per la formazione del personale della Scuola DM
05/07/2013 - Direttiva 90/2003).

-Corso di 4 ore, in modalità webinair, “Criteri e strumenti della valutazione glottodidattica” tenuto
dalla Docente Daria Coppola - Università di Pisa - (con la collaborazione di Andrea Zingoni).

-Corso di 5 ore, in modalità webinair, “I dispositivi europei per la trasparenza delle competenze e
delle qualificazioni”, tenuto dalla Docente Erica Lepri.

-Corso di 50 ore, in modalità webinair, “Dislessia Amica” (Livello Avanzato), realizzato


dall’Associazione Italiana Dislessia (AID) con Fondazione TIM

Siti Web:
-www.edscuola.it/archivio/handicap, contiene numerose informazioni aggiornate sulle
problematiche e l’attualità dell’handicap ed una raccolta normativa, cliccando su” norme.

-www.superabile.it, contiene numerose informazioni sui diversi aspetti della disabilità.

-www.superando.it, sito della F I S H, federazione Italiana per il Superamento dell’handicap.

-http://digilander.libero.it/rihas sito con moltissimo materiale didattico, gestito dalla Dr.ssa Angela

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Carlino Bandinelli.

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