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George Herbert

È tradizionalmente definito un poeta metafisico, ma non solo: è anche il più importante poeta
religioso del Seicento inglese, un periodo storico di cui tutto si può dire tranne che sia stato
tranquillo. Di origine gallese, Herbert è immerso sin dalla prima giovinezza in cultura e filosofia:
sua madre Magdalen era la patrona del principale dei poeti metafisici inglesi, John Donne, e suo
fratello, Edward, fu il padre del deismo inglese e nobilitato da Giacomo I. Dopo una carriera
politica e diplomatica, nel 1626 divenne pastore nella Chiesa d’Inghilterra, dedicandosi anima e
corpo alla sua missione spirituale nella piccola cittadina di Bemerton. Morì a soli 39 anni nella sua
parrocchia. Dopo aver ricapitolato la biografia dell’autore, mi dedicherò ad alcune riflessioni su
Herbert poeta e sulla sua distanza dalla poesia metafisica. George Herbert è un tormentato pastore e
uomo di chiesa, che, pur allontanandosi dalle audaci immagini e metafore di John Donne, conserva
un certo gusto per la sperimentazione. Questo lo si può apprezzare in due delle poesie più celebri
dell’autore gallese, Easter Wings (“Ali pasquali”) e The Altar (“L’altare”). Il tema della prima
prima poesia è la risurrezione: il testo è sperimentale nella sua organizzazione, in quanto esso è
costruito come ali di allodola, il cui volo alterna cadute a improvvise risalite. Questa, sintetizza
Herbert, è la dialettica tra peccato e riconciliazione che contraddistingue l’esistenza umana. La
seconda poesia è ricca di riferimenti veterotestamentari (dal Genesi e da Ezechiele): il sacrificio che
Herbert intende offrire sull’altare di Dio è il suo cuore, purificato dal peccato. L’autore configura
The Temple (1633, la sua raccolta principale) come un diario della sua difficile esperienza religiosa,
delle sue ansie e delle sue inquietudini. Ciò lo si evince chiaramente in The Collar: lo
sperimentalismo herbertiano lo si avverte sin dal titolo, in quanto “collar” è omofono di “choler”, la
collera. L’oggetto principale del suo ministero, vale a dire il collarino da pastore, diventa il
correlativo oggettivo della sua collera e della sua rabbia verso Dio, una rabbia che è soltanto
teatrale, poiché essa si esaurisce nella chiusura della poesia con Herbert che riconosce il primato di
Cristo e confessa la sua totale sottomissione al Maestro. Tema di questa poesia è la riaffermazione
del libero arbitro, in quanto il poeta può ribellarsi a Dio perché è libero in Lui, ma riconosce infine
la sua sottomissione alla parola divina e il ministero pastorale: La sua raccolta poetica è la perfetta
costruzione di un tempio che equivale in tutto e per tutto a un essere umano, dotato di grande
sensibilità e introspezione, in un’epoca dove dominava una poesia cerebrale e artificiosa.

THE ALTAR:
A broken ALTAR, Lord, thy servant rears,
Made of a heart and cemented with tears:
Whose parts are as thy hand did frame;
No workman's tool hath touch'd the same.
A HEART alone
Is such a stone,
As nothing but
Thy pow'r doth cut.
Wherefore each part
Of my hard heart
Meets in this frame,
To praise thy name:
That if I chance to hold my peace,
These stones to praise thee may not cease.
Oh, let thy blessed SACRIFICE be mine,
And sanctify this ALTAR to be thine.

Traduzione:
Un altare spezzato, Signore, ha innalzato il tuo servo,
cementato di lacrime, fatto col cuore;
le cui parti hanno la forma che volle
la tua mano,
attrezzo d’operaio mai ne ha toccato uguale.

Un cuore solitario
È tale pietra
Che nulla ha inciso
Se non la tua potenza.
Perciò ogni parte
Di un cuore arduo si unisce insieme
A lodare il tuo nome.

Così che quando dovrò tacere,


saranno le pietre il mio cantore.(queste pietre non cessino mai di lodarti)
Fa che il tuo santo sacrificio sia il mio,
e questo Altare santifica per essere degno di te.

SPIEGAZIONE: "L'Altare" è spesso chiamato un poema "geroglifico" perché è scritto nella forma
di ciò che descrive. The Altar, è un componimento ricco di riferimenti dal Genesi e da Ezequiele.
L’altare allude a tre riferimenti: il primo, alla tavola cerimoniale dove si svolgono le santificazioni, i
sacrifici e i riti religiosi; il secondo, il sacrificio di Herbert che offre sull’altare il suo cuore
purificato dal peccato; il terzo, la poesia stessa a forma di altare. Il componimento inizia con una
riflessione sulla debolezza e sulla fragilità umana. Elogia la potenza di Dio e termina chiedendo la
benedizione di Dio per questo sacrificio, utilizzando il pentametro giambico. Nel distico finale,
chiede a Dio di accettare il suo sacrificio, il suo cuore come massima espressione di sacrificio di sé,
così da annullare totalmente la distanza tra “mio” e “tuo”.
Structure of The Altar:

‘The Altar’ by George Herbert is a sixteen line poem that is contained within one stanza of text. It is
a “shape” poem, meaning that the lines of text are arranged on the page to form an image. In this
case, the shape of an altar. The middle eight lines are considerably shorter than those before and
after them. They are also indented farther than the others. 

The poem makes use of a simple rhyme scheme of AABBCCDD, and so on, changing end sounds
with each couplet. The meter is also regulated. The first lines are written in iambic pentameter. This
means that they contain five sets of two beats. The first of these is unstressed and the second is
stressed. Later on, the poem changes and there are examples of iambic dimeter and iambic
tetrameter. 

Literary Devices in The Altar:

Herbert makes use of several literary devices in ‘The Altar’. These include but are not limited to
metaphor, alliteration, and imagery. The latter, imagery, refers to the elements of a poem that
engage a reader’s senses. Traditionally, the word “image” is related to visual sights, things that a
reader can imagine seeing, but imagery is much more than that. It is something one can sense with
their five senses. For example, the description of the altar is “Made of heart and cemented with
tears”. 

A metaphor is a comparison between two, unlike things that do not use “like” or “as” is also present
in the text. When using this technique a poet is saying that one thing is another thing, they aren’t
just similar. In ‘The Altar’ the extended metaphor that runs throughout the entire poem is one of its
most important aspects. The poet uses stone related images to depict the construction of an altar out
of his heart. 

Alliteration occurs when words are used in succession, or at least appear close together, and begin
with the same sound. For example, “heart” and “hand” in lines two and three and “pow’r” (also an
example of syncope) and “part” in lines eight and nine. 

Analysis of The Altar 

Lines 1-4

A broken ALTAR, Lord, thy servant rears,

Made of a heart and cemented with tears:

Whose parts are as thy hand did frame;

No workman’s tool hath touch’d the same.


In the first four lines of ‘The Altar,’ the speaker begins with the word “ALTAR” in all caps. This
emphasizes the object further after it has already appeared in the title and on the page through the
shape of the lines. He explains in these first lines that he is God’s servant and that he is building an
altar out of his heart. It is “Made of a heart” and “cemented with tears”. The altar is, of course,
metaphorical, but that doesn’t decrease its importance. His tears hold the bits of it together like
cement. It is his plan, when his altar is complete, to use his heart as a means to worship and grow
closer to God. The choice of the word “broken” alludes to the imperfections of humanity. No
human being could build a perfect altar, only God can do that. 

He refers to the “parts” of the altar in the next lines. They have not been altered from how God
made them. This refers to Exodus chapter 20, verse 25 where God says that if an altar is going to be
built that it should be made from stone that hasn’t been altered in any way. 

Lines 5-12 

A HEART alone

Is such a stone,

As nothing but

Thy pow’r doth cut.

Wherefore each part

Of my hard heart

Meets in this frame,

To praise thy name:

The next eight lines of ‘The Altar’ make up the center of the poem. The word “HEART” appears in
all caps, again drawing a reader’s attention right to it. He speaks about his heart as a “stone” that
can only be shaped by God. God is the only force with the power to do so. The parts of the “hard
heart,” (an example of alliteration) come together to make the larger object. All of the speaker’s
heart is used to praise God. 
Lines 13-16 

That if I chance to hold my peace,

These stones to praise thee may not cease.

Oh, let thy blessed SACRIFICE be mine,

And sanctify this ALTAR to be thine.

The final quatrain of ‘The Altar’ is used to create the image of the altar’s base. These lines are
written in iambic tetrameter meaning that they each contain four sets of two bets. The first of these
is unstressed and the second is stressed. The speaker talks directly to the listener, whomever he
intended them to be. He explains how he built the altar so that he might continue to praise God if he
should die. 

The last lines are directed to God. He asks to take on God’s sacrifice, the death of Christ. He wants
to do something that is just as difficult and prove himself in God’s eyes. This is completed through
the construction of the altar out of his own heart.

The Pulley  La puleggia fu pubblicata nel 1633 nella raccolta The Temple. La poesia racconta il
momento in cui Dio sta creando l'umanità. Il poema diviso in 4 stanze, ciascuna contenente 5 righe
con uno schema di rima ABABA. Come in molte altre sue opere, troviamo Herbert che medita su
idee e argomenti cristiani: la creazione dell'umanità, la generosità di Dio, ecc. La poesia differisce
dalle altre in quanto non è una poesia profondamente emotiva o personale, ma piuttosto neutra e
informativa nel suo tono. Il titolo, the pulley, è stato interpretato come un simbolo per l'umanità che
si avvicina a Dio. Nella prima strofa, Herbert pone il lettore in un posto che nessun uomo è mai
stato fisicamente: la creazione di Dio dell'uomo e del mondo. Questo consente al lettore di
interpretarla in modo meno letterale e metaforico, ma solleva anche la domanda intrigante "Dio con
chi parla?". Il dialogo aggiunge certamente un elemento personale alla poesia, facendo sembrare
che Dio stia parlando al lettore. Questo stile di conversazione aggiunge ethos al poema, sembrando
suggerire ai lettori che questa potrebbe essere la parola di Dio. Herbert introduce il concetto di Dio
"versando" metaforicamente benedizioni su tutta l'umanità, con Dio che mostra ai lettori la sua
generosità (un tema ricorrente nella Bibbia) affermando, "... riversa su di lui tutto ciò che possiamo.
Lascia che le ricchezze del mondo ... si contraggano in un arco. " Nella seconda strofa, Herbert
elenca le benedizioni con cui Dio conferisce all'umanità: forza, saggezza, solo per citarne alcune. È
interessante il modo in cui le benedizioni che Herbert sceglie non sono le merci fisiche, come il cibo
o il riparo, ma piuttosto le cose che potremmo dare per scontate come semplici tratti umani. Nel fare
questo, Herbert sta ricordando ai lettori che l'amore di Dio è molto più importante con i beni terreni.
Nella sua terza riga, Stanza 2 (e probabilmente l'intero poema) fa una svolta. Dio passa dal generoso
e dal voler darci tutto all'improvviso riluttante a benedirci con un'altra qualità: il riposo. Herbert ci
dice che questa è l'unica cosa che Dio sceglie di non donarci, "... solo di tutto il suo tesoro, Riposa
nella parte inferiore." I temi affrontati sono: l'amore e la generosità sconfinata di Dio: Dio inizia il
poema inondando il suo popolo di benedizioni e diffondendolo in tutto il mondo perché tutti
possano goderne. Molto probabilmente Herbert voleva enfatizzare maggiormente questa qualità
amorosa, poiché questo è uno degli insegnamenti centrali nella fede cristiana; l'amore dell'uomo per
Dio: la poesia trasmette la sensazione che l'amore dell'uomo per Dio sia quasi necessario per
sopravvivere. Dio è colui che dà e rifiuta tutte queste benedizioni. Inoltre, Dio mette in guardia
l'umanità dal pericolo di amare tutto ciò che ha dato loro su di Lui. L'amore dell'uomo per Dio deve
essere impegnato e vero affinché possano conoscere il riposo. Il titolo delle poesie potrebbe
rappresentare Dio che tira l'uomo verso di lui nei cieli, quindi avvicina a sé quelli che ha creato a
sua immagine.

Testo:

When God at first made man,


Having a glass of blessings standing by,
“Let us,” said he, “pour on him all we can.
Let the world’s riches, which dispersèd lie,
Contract into a span.”

So strength first made a way;


Then beauty flowed, then wisdom, honour, pleasure.
When almost all was out, God made a stay,
Perceiving that, alone of all his treasure,
Rest in the bottom lay.

“For if I should,” said he,


“Bestow this jewel also on my creature,
He would adore my gifts instead of me,
And rest in Nature, not the God of Nature;
So both should losers be.

“Yet let him keep the rest,


But keep them with repining restlessness;
Let him be rich and weary, that at least,
If goodness lead him not, yet weariness
May toss him to my breast.”

Traduzione:

Analisi: La puleggia di George Herbert è un poema religioso e metafisico incentrato sulla


"puleggia" come concetto principale del poema. Herbert vuole svelare la verità sul perché gli esseri
umani sono così irrequieti e insoddisfacenti nonostante abbiano tutte le cose che vuole.

Dopo che Dio ha creato questo universo, ha raccolto tutte le benedizioni del mondo in un bicchiere
e le ha distribuite agli esseri umani uno dopo l'altro. In primo luogo, ha dato la forza, quindi l'essere
umano è diventato abbastanza forte da sopravvivere. Uno per uno, Dio ha dato loro la bellezza, la
saggezza, l'onore, il piacere e molte altre benedizioni. Quando quasi tutto se ne fu andato, Dio si
riposò in fondo al bicchiere, pensando che entrambi avrebbero dovuto essere perdenti 'se il resto'
fosse dato. Quando ottengono tutto ciò che vogliono, nel senso di sufficienza, possono dimenticare
Dio. Da un lato, quando gli esseri umani si riposano, dimenticano Dio e si riposano. Di
conseguenza, Dio perderà l'amore e l'affetto degli esseri umani. D'altra parte, quando viene
concesso il riposo, le persone perderanno forza, onore, saggezza e bellezza e tutte le altre capacità
umane. Dio sa che l'uomo è per nascita incline alla letargia. Si riposeranno a scapito del progresso.
Il progresso e il resto non vanno mai d'accordo. Otteniamo uno perdendo l'altro. Dio è sicuro che
l'uomo loderà solo le cose che Dio ha dato loro, non il dio stesso. L'umanità perderà la sua essenza,
si stancherà e vagherà in cerca di riposo.

Nella parte conclusiva del poema, Herbert fornisce due ragioni per cui l'essere umano va da Dio. In
primo luogo, andranno a Dio per bontà, fede o emozioni divine e lealtà innata per lui. In secondo
luogo, se non vanno a dio per la prima causa, andranno da lui quando saranno stanchi. La
stanchezza porta gli esseri umani all'ombra di Dio. Allora il Dio decide di allontanare l'uomo dal
riposo per fargli sentire che il riposo eterno si trova solo in Dio. Per il resto, almeno l'uomo si
ricorderà di Dio e andrà da lui per il suo amore e riposo. L'inquietudine lamentosa o lo scontento
per le cose mondane alla fine condurranno un uomo a dio. Voleva che solo in Lui l'uomo scoprisse
il vero riposo. Solo lui può veramente dare all'umanità il riposo che cerca freneticamente.

Il poeta risponde in tono semplice che la ragione per cui l'uomo è così insoddisfacente e stanco è
che Dio non ci ha donato il suo prezioso riposo gioiello, ma ha tenuto il riposo gioiello con lui.
Quindi, per il bene del riposo, corriamo sempre da qui a lì. Ora pensiamo di essere completi perché
abbiamo tutto, ma nel momento in cui lo sentiamo, un altro momento ci sentiamo vuoti e
diventiamo irrequieti. Questo è esattamente ciò che Dio vuole che siamo. Se questo accade a noi,
allora solo noi ci ricordiamo di Dio e andiamo da lui per il resto.'

Il titolo della poesia la puleggia è una presunzione che porta il tema della poesia. Nella puleggia dal
punto di vista meccanico per azionarla una sorta di potenza e forza deve essere applicata a
un'estremità per sollevare l'oggetto dell'altra estremità. La forza applicata fa la differenza sul peso
che viene sollevato. Il resto' che dio tiene con sé è la leva che attira l'umanità verso dio. Qui si
confrontano con forza due oggetti del tutto diversi, uno della pura fisica che è carrucola e l'altro
della pura religione che è Dio. Il rapporto tra uomo e dio viene confrontato con la carrucola
metaforica. Per riportare l'uomo al Dio, alla sua origine, Dio allontana l'uomo dal resto». Questo
può essere possibile solo nelle concezioni metafisiche. Quindi il titolo è tematico.

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