Sei sulla pagina 1di 3

Pianto antico è una celebre poesia di Giosuè Carducci dedicata a suo figlio che

dovrebbe, secondo la data riportata sul testo autografo, risalire a giugno 1871. Inserita
nella raccolta Rime nuove del 1887, si tratta del quarantaduesimo componimento. Il
piccolo Dante, così si chiamava il bambino, morì che aveva soli tre anni a causa,
probabilmente, del tifo. Si trovava nella casa paterna di via Broccaindosso, a Bologna.
All’epoca, così come il bimbo di Carducci, non era insolito che gli infanti morissero,
considerate le conoscenze ancora limitate dell’epoca in termini di medicina. Vediamo
ora testo, parafrasi e analisi di Pianto antico di Carducci.

Pianto antico di Carducci: testo

L’albero a cui tendevi


la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior,
nel muto orto solingo 5
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita, 10
tu de l’inutil vita
estremo unico fior,

sei ne la terra fredda,


sei ne la terra negra;
né il sol più ti rallegra 15
né ti risveglia amor.

Parafrasi
Quell’albero verso cui tu allungavi la tua piccola mano, il melograno verde e rigoglioso dai
bei fiori rossi, nel solitario e silenzioso giardino tutto è da poco rifiorito, nel mese di giugno
che lo nutre con luce e con calore.
Tu,figlio, fiore della mia pianta tormentata e ormai inaridita, tu, ultimo e unico fiore
della mia inutile vita ora sei sepolto nella terra fredda, sei sepolto nella terra nera, e il sole
non può renderti più felice, così come il mio amore non può più svegliarti.
Pianto antico: commento
Pianto antico è un componimento inserito nelle Rime nuove, raccolta che racchiude tutta
la varietà dei temi di Carducci. È una delle poesie più famose dell’autore, scritta in
memoria del figlioletto Dante, morto a soli tre anni l’anno prima rispetto a quello in cui la
poesia è stata scritta.
L’analisi di Pianto antico di Carducci può cominciare già a partire dal titolo, che
comprende la parola antico: con questo aggettivo l’autore rimanda a un dolore che ha
sempre colpito l’uomo, quello della morte dei giovani, incomprensibile per la logica
umana.
Si tratta di un interrogativo che rimane senza risposta: non può rispondere
la Provvidenza, che non riesce in alcun modo dare una spiegazione sensata alla morte,
né può farcela l’espressione del dolore intimo e inspiegabile vissuto in modo laico, come
in Foscolo e Manzoni.
Nella poesia si nota sin dall’inizio la fortissima opposizione tra vita e morte, data
dall’antitesi simmetrica che Carducci crea tra immagini vitali e luminose, che si
accumulano nelle prime due strofe, e quelle scure e morenti presentate nelle ultime due
strofe.
Fintanto che si tratta di immagini luminose si vedono i colori della primavera e la vitalità
di una natura che rinasce; quando la poesia va incupendosi si impone in maniera
prepotente l’assenza di vita, l’impossibilità anche per la forza dell’amore di un padre di
sconfiggere la morte.
Pur provandoci, Carducci non riesce a cacciare via quell’immagine ossessiva
della morte che lo pervade tramite il costante richiamo ai colori e alla vita della primavera.
Già nelle strofe colorite c’è come un anticipo di ciò che sarà, l’orto solitario ("muto orto
solingo" v. 5), così come il melograno (v. 3) che, seppur fiorito, nella mitologia classica era
la pianta sacra di Persefone, la dea degli Inferi.
A primo impatto la tematica della poesia di Carducci ha solo una componente
autobiografica, ma non è così: a una più attenta osservazione emerge una
contrapposizione generica tra la morte di ogni uomo, che è inevitabile, e il ripetersi
continuo e ciclico della natura. La bella stagione è tornata, la natura si è risvegliata,
proprio quello che il figlioletto del poeta non potrà fare mai più.
Analisi metrica e figure retoriche
Per quanto riguarda forma e struttura di Pianto antico, solo all’apparenza i versi sono
semplici e piani. In verità, leggendo attentamente, appare evidente come il ritmo si faccia
sempre più spezzato per via dei suoni aspri, con uno stile che va via via tramutandosi in
quello di un canto popolare.
Dal punto di vista metrico, la poesia segue uno schema anacreontico. Il componimento
si suddivide in quattro quartine di settenari, così composte: il primo verso è piano, secondo
e terzo verso sono piani e rimano tra loro (rima baciata), il quarto verso è tronco.
La poesia presenta un vaso numero di figure retoriche. Anzitutto, è da sottolineare le
frequenti allitterazioni che insistono sulla lettera r, che con il suo suono aspro
contribuisce a rendere stridente e cupa l’atmosfera del componimento. Particolarmente
calcato, anche grazie all’uso frequente di parole tronche, è il nesso -or: “fior”, “orto”, “or
ora”, “ristora”, “calor”, “amor”.
L’allitterazione della r non è l’unica presente nel componimento: insistite sono anche le
lettere o e u, che trasmettono la triste pesantezza del dolore.
Numerosi sono anche gli enjambements, fin dal primo verso ("l’albero a cui tendevi / la
pargoletta mano"). Ad ampliare il legame fra i versi contribuisce anche l’iperbato che crea
un largo salto tra il “Tu” al v. 9, che apre l’apostrofe diretta al figlio, e il verbo “sei”, che
arriva solamente al v. 13 dopo due incisi.
Alcuni enjambements sono poi particolarmente significativi, come quello presente tra i
versi 9 e 10, “pianta / percossa e inaridita”, che amplifica, spezzandola, la
dolorosa metafora. Metaforico è infatti il riferimento al figlio come fiore e al padre come
pianta, che crea un parallelismo con il melograno fiorito presente al v. 4.
Nel testo sono inoltre presenti alcune antitesi. Su di esse si gioca la contrapposizione tra
la vita e la morte, che ricorre nelle immagini: “verde melograno” vs “pianta percossa e
inaridita” (vv. 3 e 10) e “di luce e di calor” vs “terra fredda, [...] terra negra” (vv. 8 e 13-14).
A scandire i versi si trovano anche numerose anafore, soprattutto nei versi finali: “tu” (vv. 9
e 11), “sei” (vv. 13-14) e “né” (vv. 15-16). Anche l’articolo determinativo che apre i primi tre
versi costituisce una sorta di anafora costruita tramite dei polittoti.

Potrebbero piacerti anche