Sei sulla pagina 1di 8

Il CoronaVirus e la

grandezza della semplicità


Myricae, Poemetti e i Limoni
Caputo S., Fabozzi F., Paciolla E.P., Talotti F., Verde M.D.P.


IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 1


Introduzione
SARS-CoV-2, o meglio conosciuto come coronavirus, la malattia che ci ha confinato
nelle nostre case, lontani dai nostri cari e dai nostri amici. L’uomo, che fino a poco fa
plasmava la natura a suo piacimento, si è ritrovato in ginocchio di fronte ai cambiamenti
che essa porta. La popolazione mondiale si è affidata alla moderna medicina e alle nuove
tecnologie per sconfiggere il virus, ma con il loro fallimento le persone si sono trovate
senza speranza. La mancanza di speranza, e la delusione della scienza, hanno portato ad
una caduta di valori e di ideali simili a quella del periodo decadente. Alcuni poeti
decadenti cercarono di affrontare questa crisi esistenziale tramite la ricerca della felicità
nell’esaltazione delle piccole cose, un pensiero analogo è presente anche ai giorni nostri.
Per combattere la solitudine e la reclusione dal mondo esterno, abbiamo iniziato a
focalizzare la nostra attenzione sulla famiglia e sulle piccole cose che riescono a farci stare
bene.

Pascoli e il nucleo familiare

Pascoli, similmente, trovava la felicità e la pace interiore nel suo nucleo familiare, ma
contrariamente a noi la sua reclusione fu volontaria. Pascoli fu un autore che visse a
cavallo tra l’ottocento e il novecento. La sua vita fu pervasa da tragedie familiari, una su
tutte l’assassinio del padre avvenuto il 10 agosto 1867; la morte del padre incise
pesantemente sulla formazione del poeta. Le sue poetiche principali sono:
• La poetica del Fanciullino dove il poeta afferma che in ognuno di noi è presente
un fanciullo, che rimane piccolo anche quando noi cresciamo. Il poeta infatti
rappresenta il fanciullo presente in ognuno di noi, capace di percepire le piccole cose
che agli occhi degli adulti hanno perso di significato.
• Il nido familiare invece rappresenta per Pascoli il modo in cui difendersi da tutti i
mali del mondo esterno. Pascoli vede la famiglia come un luogo caldo, protettivo,
segreto.

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 1


Tra le opere che meglio rappresentano questi due temi troviamo Myricae, la prima
raccolta di Pascoli, che nella sua edizione finale è arrivata a comprendere ben 156 poesie.
Myricae presenta alcuni temi che costituiscono la linea fondamentale della poetica
pascoliana. Myricae indica tamerici, ossia umili piante, da questo riusciamo ad intuire
come Pascoli dia alle piante il simbolo delle piccole cose, fulcro centrale della sua poesia.
Nell’opera infatti la natura viene contemplata nelle sue realtà più umili; vi troviamo anche
però temi tipicamente pascoliani come ad esempio la morte e il nido familiare (es. X
Agosto). Pascoli in quest’opera usa una serie di strumenti tecnici e di figure retoriche
ricorrenti, facendo entrare l’opera nella tradizione poetica simbolista.
I temi della campagna e della semplicità ricorrono anche nei poemetti, altra opera
molto importante di Pascoli. I Poemetti di Pascoli, originariamente pensati dal poeta come
un'unica raccolta, vennero successivamente divisi in due opere differenti e distinte dal
punto di vista tematico: Primi poemetti e Nuovi poemetti. Questi componimenti vengono
definiti poemetti poiché assumono un carattere narrativo molto accentuato, al punto da
poter essere quasi considerati romanzi. I Primi poemetti raccontano la vita dei contadini
della Garfagnana sotto una luce idilliaca, in cui la natura e la campagna diventano un
luogo di protezione e di sicurezza in cui l'uomo può trovare rifugio dalle angosce
dell’esistenza. Nei Nuovi poemetti prevale invece quel sentimento di profonda ansia e
consapevolezza, legato al mistero dell'universo e al rapporto dell’uomo con esso. Il poeta
si concentra in quest'opera sul senso di piccolezza che l'uomo e la Terra provano
guardando all'immensità dell'universo, e giunge alla conclusione del totale disinteresse
divino rispetto agli avvenimenti mortali. Il poeta in quest’opera quindi, intende cantare
non solo le piccole cose ma anche temi più grandi che riguardano il senso e il mistero della
vita: la condizione umana, inesorabilmente segnata dalla morte, dal dolore e dalla paura,
diventa sopportabile soltanto “attraverso la consapevolezza di una comunione di
esperienza e quindi attraverso il reciproco sostegno e conforto di una buona novella,
infine, con il dialogo, lo stare vicini, buoni, in pace”.
Una poesia che esalta le piccole cose, è Germoglio, tratta da Myricæ:

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 2


Germoglio

La scabra vite che il lichene ingromma come di gialla ruggine, germoglia:


spuntar vidi una, lucida di gomma,
piccola foglia.

Al solo che brilla in mezzo a gli umidicci


solchi anche l'olmo screpolato muove:
medita, il vecchio, rame, pei viticci
nuovi, pur nuove:

cui tremolando cercano coi lenti


viticci i tralci a foglie color rame,
mentre su loro tremolano ai venti
anche le rame.

Da qual profonda cavità m'ha scosso


il canto dell'aereo cuculo?
fiorisce a spiga per le prode il rosso
pandicuculo?

è del fior d'uva questa ambra che sento


o una lieve traccia di viole?
dove si vede il grappolo d'argento
splendere al sole?

grappolo verde e pendulo, che invaia


alle prime acque fumide d'agosto,
quando il villano sente sopra l'aia
piovere mosto:

mosto che cupo brontola e tra nere


ombre sospira e canta San Martino,
allor che singultando nel bicchiere
sdrucciola vino;

vino che rosso avanti il focolare


brilla, al fischiare della tramontana,
che giunge come un fragoroso mare
e s'allontana

simile a sogno: quando su le strade


volano foglie cui persegue il cuore
simile a sogno; quando tutto cade,
stingesi, e muore.

Muore? Anche un sogno, che sognai! Germoglia


la scabra vite che il lichene ingromma:
spunta da un nodo una lanosa foglia
molle di gomma.

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 3


La poesia ci parla di quando in primavera spuntano i primi germogli che poi
daranno fiori e frutti, ma in un autunno di tanta vitalità restano solo foglie secche e la
desolazione della natura. Allo stesso modo i nostri sogni sorgono pieni di promesse, ma
sono anch'essi soggetti alle leggi della vita e quindi destinati a perire.
Questi temi affrontati da Pascoli risultano molto vicini a noi in questa particolare
situazione, dove siamo confinati nelle nostre case. Anche noi infatti abbiamo riscoperto il
valore delle piccole cose, e abbiamo imparato che anche dalle cose più umili può nascere
la felicità. Come Pascoli, anche noi ora ci affidiamo alla famiglia, l’unica cosa a cui
possiamo aggrapparci in questo momento buio.
Una poesia invece presa da i primi poemetti, che tratta di temi molto vicini a noi è
L’aquilone.

L’aquilone
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! E' questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 4


la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s’inalza.
S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
Più su, più su: già come un punto brilla
lassù, lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?
Sono le voci della camerata mia:
le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! E te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l'orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Il poeta nella poesia racconta un episodio controverso, in cui la gioia e la felicità di
un ricordo del passato si uniscono all’amarezza per la morte di un compagno del collegio.
Pascoli ribadisce un concetto che è diventato il cardine degli studi sulla memoria: il
ricordo è un elemento bifronte, che può riaccendere sentimenti di pura e incontaminata
nostalgia, ma anche intensi momenti di dolore. L’aquilone è una “poesia della memoria”, in
cui si parla di una morte prematura, tanto violenta quanto inaspettata.

Montale e “I limoni”

Un’altro autore, più moderno, ma vicino al pensiero di Pascoli delle “piccole cose” è
Eugenio Montale. Poeta ermetico del XXI secolo, Montale è molto sensibile verso il disagio
esistenziale dell’uomo, l’autore infatti si fa interprete di una poesia pessimista, incentrata
sul “Male di vivere”. L’opera di Montale I limoni può essere paragonata a Myricae di

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 5


Pascoli, in quanto entrambe le opere trattano di temi quali la gioia e la felicità nata dalle
cose più umili. La poesia di Montale si trova in apertura della raccolta Ossi di Seppia.

I Limoni
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli


si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose


s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo


nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 6


la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
Dalla poesia capiamo come il poeta ami ciò che è quotidiano, povero, poco
importante e che ritrova nel paesaggio scarno della sua Liguria. E in mezzo a queste cose
semplici e reali (di cui l'odore dei limoni è simbolo) si placa l'eterna lotta che tormenta
l'animo dell’uomo. Per raccontare la semplicità e insieme la complessità delle cose,
Montale si esprime con un linguaggio estremamente preciso. Per l’uomo, i limoni
rappresentano la volontà di vivere e di ricominciare la lotta e la speranza per sconfiggere
il grigiore della vita quotidiana ogni volta che sopraggiunge la realtà. Ma i limoni
significano soprattutto la fede e la razionalità dell’uomo contro il mistero della natura e la
sua incomprensione. L’intera opera Ossi di seppia, non ha perso la vibrante e
appassionata ricerca intellettuale dello scoprire i segreti della natura e il significato della
vita. La poesia risulta essere molto attuale, infatti anche se la scienza ha, e continua a
scoprire nuove cose sulla natura, il desiderio di conoscenza non è mai diminuito, ma anzi
aumentato. Anche il bisogno della fede è cresciuto insieme al senso di mistero che
circonda l’uomo e la natura.

Considerazioni finali

Tramite questo excursus nella letteratura di fine ‘800, possiamo dedurre come spesso la
storia sia ciclica e come quest’ultima influisca sulle nostre vite fin da sempre. Meditando
sulla poetica di questi autori e scovando nel nostro animo abbiamo saputo dare maggior
valore a cose che prima davamo quasi per scontate o che ritenevamo banali come l’affetto
familiare a cui era tanto legato Pascoli o alla quotidianità su cui Montale basava la sua
esistenza. Guardando fuori, vediamo strade vuote, luoghi che prima erano sempre pieni
di persone oggi sono deserti, pervasi da un aria di tristezza e di malinconia. Ci sentiamo
come in guerra, e forse in guerra ci siamo. Ma come oggi che ci sentiamo sconfitti e
sopraffatti dalla natura, così domani potremmo trovare la felicità nel vedere le cose più
semplici, come dei bambini che giocano al parco, un po’ come Montale guardava ai
limoni.
Possiamo affermare che questa situazione di reale caos e disperazione sia servita a farci
maturare e ad essere meno legati a beni materiali e più legati ai valori affettivi. Possiamo
quindi concludere dicendo che nel male che spesso ci circonda risiede il vero valore delle
cose e che delle volte da quest’ultimo riusciamo a ricavarne del bene inaspettato. Non ci
resta che gioire dei pochi abbracci che possiamo scambiare.

IL CORONAVIRUS E LA GRANDEZZA DELLA SEMPLICITÀ 7

Potrebbero piacerti anche