Pascoli, similmente, trovava la felicità e la pace interiore nel suo nucleo familiare, ma
contrariamente a noi la sua reclusione fu volontaria. Pascoli fu un autore che visse a
cavallo tra l’ottocento e il novecento. La sua vita fu pervasa da tragedie familiari, una su
tutte l’assassinio del padre avvenuto il 10 agosto 1867; la morte del padre incise
pesantemente sulla formazione del poeta. Le sue poetiche principali sono:
• La poetica del Fanciullino dove il poeta afferma che in ognuno di noi è presente
un fanciullo, che rimane piccolo anche quando noi cresciamo. Il poeta infatti
rappresenta il fanciullo presente in ognuno di noi, capace di percepire le piccole cose
che agli occhi degli adulti hanno perso di significato.
• Il nido familiare invece rappresenta per Pascoli il modo in cui difendersi da tutti i
mali del mondo esterno. Pascoli vede la famiglia come un luogo caldo, protettivo,
segreto.
L’aquilone
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! E' questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
Montale e “I limoni”
Un’altro autore, più moderno, ma vicino al pensiero di Pascoli delle “piccole cose” è
Eugenio Montale. Poeta ermetico del XXI secolo, Montale è molto sensibile verso il disagio
esistenziale dell’uomo, l’autore infatti si fa interprete di una poesia pessimista, incentrata
sul “Male di vivere”. L’opera di Montale I limoni può essere paragonata a Myricae di
I Limoni
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Considerazioni finali
Tramite questo excursus nella letteratura di fine ‘800, possiamo dedurre come spesso la
storia sia ciclica e come quest’ultima influisca sulle nostre vite fin da sempre. Meditando
sulla poetica di questi autori e scovando nel nostro animo abbiamo saputo dare maggior
valore a cose che prima davamo quasi per scontate o che ritenevamo banali come l’affetto
familiare a cui era tanto legato Pascoli o alla quotidianità su cui Montale basava la sua
esistenza. Guardando fuori, vediamo strade vuote, luoghi che prima erano sempre pieni
di persone oggi sono deserti, pervasi da un aria di tristezza e di malinconia. Ci sentiamo
come in guerra, e forse in guerra ci siamo. Ma come oggi che ci sentiamo sconfitti e
sopraffatti dalla natura, così domani potremmo trovare la felicità nel vedere le cose più
semplici, come dei bambini che giocano al parco, un po’ come Montale guardava ai
limoni.
Possiamo affermare che questa situazione di reale caos e disperazione sia servita a farci
maturare e ad essere meno legati a beni materiali e più legati ai valori affettivi. Possiamo
quindi concludere dicendo che nel male che spesso ci circonda risiede il vero valore delle
cose e che delle volte da quest’ultimo riusciamo a ricavarne del bene inaspettato. Non ci
resta che gioire dei pochi abbracci che possiamo scambiare.