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Giovanni Pascoli (1885-1912)

Il Fanciullino (1897)
Il Fanciullino è un saggio a puntate pubblicato sulla rivista “il Marzocco”. Anche nell’età adulta in ogni individuo
sopravvive un fanciullino che osserva il mondo e «vede tutto con meraviglia, tutto come per la prima volta» alla stregua
di un Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede o sente per la prima volta. (A differenza di Leopardi il fanciullino non
viene annullato dalla scoperta del vero). Di questa parte infantile e irrazionale dell’io il poeta sa ascoltare e trascrivere la
voce, poiché mantiene la limpidezza del cuore. Egli attraverso la poesia coglie le somiglianze e le relazioni più
ingegnose tra le cose. La poesia è dunque una conoscenza pre-razionale, pre-grammaticale e intuitiva. Il poeta non
deve proporsi contenuti morali, civili, ideologici o religiosi poiché spettano a oratori, filosofi, storici, maestri, tribuni o
demagoghi. La poesia è pura e disinteressata e canta delle piccole cose (fiori, piante, uccelli, insetti e rettili).

MYRICAE (1891)

● X Agosto

In questi versi è ripercorso l’​assassinio del padre​, avvenuto il 10 agosto 1867. La sciagura familiare viene associata alla
festività di ​San Lorenzo​, quando si verifica il fenomeno astrale delle stelle cadenti. Il dolore personale sembra riflettersi
in una corrispondenza cosmica, dilatandosi fino a diventare l’allegoria del dramma universale della vita. La Terra appare
agli occhi del poeta come ​atomo opaco del Male.​ ​Male​ tanto più spietato perché gratuito e diretto a colpire creature
innocenti. Tale violenza immotivata è prodotta dall’uomo e non dalla natura (diversamente dal pensiero di Leopardi). ​La
natura​ (il cielo) appare distante, ma in realtà partecipa al suo dolore con il ​pianto di stelle.​ Quella commozione consola il
poeta e i ​rondinini​, accomunati dal ​trauma della protezione infranta​, dalla​ tragedia dell’essere orfani​, dalla ​distruzione
del «nido»​. La prima e l’ultima quartina incorniciano il componimento con l’immagine di San Lorenzo. La seconda e la
terza quartina descrivono l’uccisione di una rondine che portava il cibo ai suoi piccoli, mentre la quarta e la quinta
rappresentano l’assassinio dell’uomo, che non potrà più portare alle sue figlie le bambole che aveva comprato per loro.
La morte della rondine anticipa e richiama quella del padre del poeta. La critica ha inoltre individuato una ​implicita
similitudine con il martirio di Cristo​ la rondine abbattuta rimane con le ali aperte ​come in croce​ (v. 9); gli ​spini​ del v. 6
sembrano rimandare alla corona di spine portata da Cristo nella Passione; inoltre le rondini, nella leggenda popolare,
sono gli uccelli che consolarono Gesù in croce. Anche il perdono offerto ai carnefici (​Perdono​, v. 14) ricorda le parole di
Cristo.

● L’assiuolo

Nella prima strofa crea un’​atmosfera indefinita​. Tale indeterminatezza ci viene data sin da subito attraverso l’immagine
della luna sorgente, che fa sembrare come se il cielo nuotasse in un alba di perla. Altri elementi che rendono
l’atmosfera vaga sono l’uso dell’imperfetto (notava, venivano, parevano), delle sinestesie (soffi di lampi) e di nomi
seguiti da complementi di specificazione (nero di nubi). Quest’uso delle parole per creare atmosfere che spingano alla
riflessione è detto ​impressionismo linguistico​. All’improvviso ode una voce dai campi (chiù). Nella seconda strofa in
questa nebbia di latte sente le onde di un mare, il cui suono lo culla; sente il fru fru tra le fratte (suono) e sente infine il
chiù come un singulto (percezione). Nella terza strofa squassano le cavallette producendo suono simile ai sistri
(strumenti egizi legati al culto di Iside e Osiride e dunque alla resurrezione. Le porte dell’aldilà però non si aprono più e il
chiù viene avvertito come un ​pianto di morte. ​Il chiù verso dell’assiuolo si carica ​fonosimbolicamente​ di significati diversi
sino a diventare un canto lugubre di coloro che non ritorneranno più alla vita.

● I puffini dell’Adriatico

Nell’incanto dell’alba estiva il paesaggio appare immobile. C’è bonaccia e le barche sono ferme. Il poeta sente qualcuno
parlare. Dapprima non comprende chi sia, poi comprende che quel chiacchiericcio proviene dai puffini. Essi parlano tra
loro come i marinai parlano da una paranza all’altra. Mentre la prima quartina e la seconda terzina sono incentrate su
sensazioni visive( ​impressionismo linguistico​), i versi centrali del sonetto sono incentrati sulla percezione acustica. Il
chiacchiericcio​ (v. 8) dei puffini, ma anche dello ​sciacquìo​ (v. 11) del mare hanno forte ​valenza fonosimbolica
accrescono la carica simbolica del linguaggio della natura, che il poeta tenta di cogliere e decifrare.

● Il temporale

Il poeta-fanciullo si pone con inquieto stupore di fronte a un temporale a un lampo e a un tuono che producono in lui
turbamento e paura. Nel temporale dopo una percezione sonora, si passa alle sensazioni visive. Particolare rilievo è
riservato ai ​colori​ rosso (rosseggia, orizzonte affocato) e al nero (il cielo nero di pece) e al bianco (il casolare, la cui
forma ricorda un’ala di gabbiano)

● Il lampo

Il lampo mostra per un istante come sono il cielo e la terra attraverso un’illuminazione improvvisa. La terra è ansante,
livida e in sussulto come se fosse protesa a qualcosa che sta per accadere, e il cielo è tragico e disfatto. In lontananza
una casa appare e scompare così come un ​occhio che sia affaccia su una realtà altra.

● Il tuono

Alla paura generata dal lampo segue il fragore del tuono che però si smorza presto. Si raggiunge un istante di silenzio
che viene rotto da una ​rassicurante e consolatoria voce di madre ​che canta una ninna nanna. La rima semantica
culla-nulla ​indicherebbe come l’infanzia sia l’unico stadio della vita con un valore.

● Novembre

La poesia che racconta di una giornata di inizio novembre (l’estate di San Martino) ha per tema il ​contrasto tra illusione
e realtà. ​All’inizio l’aria è gemmea, la temperatura è mite e tu ricerchi gli albicocchi in fiore e l’odore amaro del prunalbo
(biancospino). Pensi infatti sia primavera e lo senti nel cuore, ma il pruno è secco, il cielo è vuoto, le piante sembrano
stecchi e il terreno è duro e cavo. È infatti l’estate fredda dei morti (l’estate di San Martino). Allo stesso modo appena
morto​ un caro lo ricerchi nella realtà come lo avverti nei ricordi, ma ormai è morto.

CANTI DI CASTELVECCHIO (1903)

● Nebbia

In questa poesia ridonda il ritornello “nascondi le cose lontane, che vogliono che io vada”. Il poeta chiede alla nebbia di
nascondere ciò che non vuole vedere. Egli vuole vedere solo il suo giardino con le sue piante e il suo cane
sonnecchioso. Egli ha ​paura di affrontare il mondo​ e vuole la protezione della sua casa, dei suoi affetti e del giardino
così come il suo cane.

● La mia sera

Se Foscolo elogiava la sera come fatal quiete che tranquillizzava lo spirito guerrier che ruggiva dentro di lui, la​ sera​ di
Pascoli è personale e rappresenta la ​vecchiaia​ a cui aspira. Nella poesia sono presenti tre piani: la sera reale, la sera
metaforica e la sera del ricordo. Nella prima parte (la sera reale) ci viene presentato un paesaggio quieto e tranquillo.
Dopo un giorno pieno di lampi e scoppi (la vita travagliata), ora ci sono tante stelle, il gre gre delle renelle, lo stornire
delle tremule foglie di pioppo. Il cielo è tenero e vivo, le stelle sembrano pulsare e delle nere nubi sono rimasti i cirri
porpora e oro. Nella seconda parte (la sera metaforica) ci vengono descritti voli di rondini, i cui figli per via del temporale
non mangeranno. Le piccole rondini nei loro nidi rimandano all’affetto che al poeta è venuto a mancare per via della
prematura dipartita dei genitori​. Nella terza parte (la sera del ricordo) il don don delle campane richiama in lui sonno. Il
suono dello campane lo rassicura e si carica ​fonosimbolicamente​ di significato sino a diventare per il poeta ​canti di
culla​. Egli regredisce a quando la madre cantava lui la ninna nanna e poi avverte il ​nulla. ​Tale nulla rappresenta il sonno
oppure la morte che lo attende dopo la vecchiaia.

● Il gelsomino notturno

Il componimento è un moderno epitalamo composto per le nozze dell’amico Gabriele Briganti. Il gelsomino notturno è
fiore che rimane chiuso di giorno, ma emana il suo profumo di notte. Tale fiore allude all’​amore​ e all’​eros​. Eros che
viene raccontato come qualcosa di violento e contronatura. Di notte si aprono questi fiori ed emanano il loro profumo
nell’ora in cui lui pensa ai morti. Nel silenzio l’unico rumore proviene da una casa. Nel mentre arriva un ape tardiva che
però non può più impollinare nessun fiore. Per tutta la notte si sale il profumo del gelsomino notturno. La coppia dentro
la casa sale. All’alba i fiori si chiudono e uno ha i petali un po’ sgualciti, in questo si cova una felicità che il poeta non
può comprendere poiché ​escluso dall’amore.

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