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Novembre

Novembre è una poesia di Giovanni Pascoli tratta dalla raccolta poetica Myricae e pubblicata per la prima volta nel
1891.
Si tratta di tre strofe composte ciascuna da tre endecasillabi e un quinario, con schema di rime alternate ABAB.
Questo testo è particolarmente rappresentativo della poetica di Pascoli, poiché fonde la sua sensibilità nella
descrizione del mondo naturale e la sua percezione del dolore insito nella natura umana. La felicità descritta in
Novembre è precaria e poco duratura, messa in parallelo con il mondo naturale che, come essa, è completamente
caduco e illusorio.
Nella prima strofa Pascoli descrive un giorno che sembra quasi primaverile, caratterizzato da una serie di immagini
felici e solari. In chiusura, tuttavia, si può già notare una prima nota cupa data da una brutta sensazione a livello
olfattivo (l’odore del prunalbo è “amaro”, v. 4).
La seconda strofa, però, è introdotta dalla congiunzione avversativa ma, che smaschera l’illusione e riporta alla
realtà:il mondo, prima apparentemente aperto a nuova vita, è attraversato da segnali di morte (“secco il pruno”,
“stecchite le piante”, v. 5; “nere trame”, v. 6; “vuoto il cielo”, v. 7; “cavo [...] il terreno”, vv. 7-8), che il poeta coglie
soprattutto con lo sguardo. Questi amari indizi vengono confermati dalla terza strofe, in cui predominano le
sensazioni uditive: regna il “silenzio” (v. 9), mentre le “ventate” portano solo il rumore di “foglie” (v. 11) morte che
cadono. Il ritorono alla vita, tanto atteso e sperato, si rivela essere quello dell’estate “dei morti” (v. 12).Sempre in
questa strofa, il poeta descrive quanto sia precaria la felicità a cui l'essere umano può aspirare ricorrendo ad un
paragone con il mondo naturale(fogli che cadono ), dimostra la propria illusorietà.

Il gelsomino notturno
La poesia “Gelsomino notturno” è stata scritta da Pascoli nei Canti di Castelvecchio in occasione del
matrimonio dell’amico Raffaele Briganti. Il tema principale del componimento è l’unione dei due sposi ed il
germogliare di una nuova vita.
Il poeta, immerso in un’atmosfera trepidante ma anche di smarrimento, trasmette il mistero che palpita nelle
piccole cose della natura. Si accorge che la notte è viva più che mai e che quando tutto intorno è silenzioso (e si pensa
che sia anche addormentato) è tutto più vivo che mai: i fiori sbocciano e le farfalle volano. Vite che iniziano quando
la vita consueta normalmente si ferma. Il momento della vita notturna rappresenta anche un momento di
malinconia per il poeta che ripensa ai suoi morti.
Da un ossimoro, dalla presenza di termini antitetici, i simboli di morte si trasformano in simboli di vita come nel
verso “nasce l’erba sopra le fosse”.
La notte è avvolta da un senso di pace a cui viene contrapposto l’agitarsi della vita nella casa.
Nei versi successivi c’è l’immagine dei nidi in cui i piccoli dormono sotto le ali della madre, immagine rassicurante
del nido come casa, ambiente protetto, tema molto caro al poeta.
“L’odore di fragole rosse” è una sinestesia in cui il profumo - percezione olfattiva - sembra acuito dal rosso delle
fragole, percezione visiva. E’ qui evidente il tema dell’attrazione edella tentazione sensuale. Su tutto si diffonde un
senso di mistero: vita e morte si compenetrano tra loro ed infatti, alla fine, “nasce l’erba sopra le fosse”.
L’ape che trova già prese le celle del suo alveare è una immagine che trasmette il senso di esclusione che il poeta,
incuriosito dall’eros ma anche intimorito da questo, diffidente.
All’odore del fiore si accompagna il salire della luce sulla scala e infine il suo spegnersi al primo piano con i punti di
sospensione che alludono al congiungersi degli sposi e al mistero della vita che continua a palpitare anche se è buio.

La lirica si chiude ancora con un ossimoro: “E’ l’alba”, il momento del risveglio, che contrasta con “si chiudano i
petali un poco gualciti”. “Nell’urna molle e segreta”, che simbolicamente rappresenta il grembo materno, si dischiude
una nuova vita, si cova “non so che felicità nuova”.

il ritratto di un esteta : Andrea Sperelli


Sperelli è un personaggio a cui lo scrittore dedica molta attenzione, illustrando in modo preciso e minuzioso i
pensieri del protagonista. Andrea rappresenta la personificazione dell’autore.
Il brano inizia con un’ aperta dichiarazione di ostilità di D’Annunzio nei confronti del mondo borghese, responsabile
di sommergere sotto il grigio diluvio democratico (nel 1882 si sono svolte elezioni a suffragio allargato in certe paesi
europei , non nell'italia dove si ha ancora un suffraggio censitario) molte cose belle e rare, e fra queste anche l’antica
nobiltà italica,
dedita alla cultura, all’eleganza e all’arte:
D'annunzio vede questa società futura democratica in cui tutti hanno i stessi diritti come un depotenziamento della
vita individuale Egli ritiene che lo stimolo alla competizione e a definire sé stessi in rapporto agli altri sia
fondamentale per avere una società trainata dagli individui migliori .
Il protagonista del romanzo, Andrea Sperelli, appartiene per tradizione familiare
a questo mondo raffinato (classe arcadica) che sta ormai scomparendo:Andrea segue la tradizione familiare: è un
gentiluomo colto ed elegante che ha ricevuto una straordinaria educazione estetica perché ha alternato lunghe
letture con lunghi viaggi in compagnia del padre. Da lui ha ereditato il culto appassionato della bellezza, il disprezzo
per la mediocrità e i pregiudizi, il la ricerca insaziabile (avidità del piacere) il che è indice di egoismo e di mancanza
di equilibrio
Le massime del padre di Andrea esprimono i principi di base dell’estetismo:fare la propria vita come si fa
un’opera d’arte, cioè esprimere il proprio sentire in assoluta libertà, non avere rimpianti, possedere senza essere
posseduti (habere, non haberi). Ma l’educazione paterna, che presuppone uno spirito forte, diventa immorale e
dannosa per chi, come Andrea, è facile preda degli istinti: questo ha sviluppato solo una sensibilità eccezionale (forza
sensitiva) che lo rende incline alla bellezza e al godimento dei sensi (prodigo di sé)-non mette freni all'uso dei beni
materiali e spirituali-, a scapito della forza morale. Dunque l’arte e la e la bellezza danno al conte Sperelli solo un
appagamento dei sensi, ma privo di forza di volontà (natura involontaria), si abbandona totalmente alle massime
volontarie del padre senza accorgersi della loro potenza devastante e distruttiva.
L'ultimo passaggio indica la natura di Andrea Sprelli ,quando intraprende qualcosa di nuovo , vive un avverto
di piacere subito dopo il raggiungimento di piacere( la nuova casa a Roma ),si sente "d'invincibile tristezza"
ripartisce la sua ricerca per un nuovo piacere
Anche se D’Annunzio prende le distanze dal protagonista, sottolineandone il carattere debole, l’autore trasferisce
molto di sé nel personaggio:
•la contaminazione tra arte e vita traduce simbolicamente il programma dannunziano di una «vita inimitabile»;
• la Roma tardorinascimentale e barocca che Andrea Sperelli predilige evoca un’epoca di ricchezza e
decadenza, simbolo del piacere di vivere ma anche della corruzione spirituale.
È la Attività stessa Roma, aristocratica e corrotta, frequentata da D’Annunzio e da lui descritta in vari
articoli giornalistici, a conferma della sua vicinanza all’estetismo europeo di fine Ottocento e della sua
distanza dal classicismo (alla salda moralità di Carducci era congeniale la Roma classica e imperiale).

il Fanciullino
Testo fondamentale per comprendere la poetica di Pascoli è lo scritto fanciullino(1906).Si tratta di un testo in 20
brevi capitoli articolato come una sorta di dialogo interiore tra il poeta e la sua anima di " fanciullino". Il fanciullino
rappresenta l'innocenza e del candore che sopravvivono anche nell'uomo adulto.
Secondo Pascoli, in ogni uomo si cela un «fanciullino», ovvero la capacità di guardare con stupore a quanto lo
circonda; ma gli uomini comuni, diventando adulti, tendono a perdere questa particolare sensibilità dell’infanzia , a
differenza del poeta.
Questo passaggio di consapevolezza, tra l’infanzia e la maturità, si traduce in una crescente rigidità del linguaggio
che col tempo si fa sempre più logico e chiaro.
L’intento di Pascoli è di sottolineare come, per cogliere il reale nella sua pienezza, si debba tentare di retrocedere
verso un linguaggio infantile, preconscio, dove il suono assume maggiore forza e significato.
Il «poeta fanciullo» vede tutto con meraviglia, come per la prima volta; si sottrae alla logica ordinaria grazie
all’attività fantastica, parla «alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle», piange e ride «senza perché, di
cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione», scopre legami inconsueti tra le cose, rovescia le proporzioni e
rimpicciolisce «per poter vedere» o ingigantisce «per poter ammirare».
La poesia, come ricordo del momento magico dell’età infantile non inventa nulla, ma scopre nelle cose quotidiane gli
echi dell’interiorità e delle inquietudini della coscienza.
E' compito del poeta risvegliare il "fanciullino" che è nascosto in ciascuno di noi , dargli voce grazie alla poesia.Il
poeta, quindi, possiede una sensibilità speciale che gli consente di caricare signficati misteriosi anche gli oggetti più
comuni, coltiva un rapporto privilegiato con la natura, comunica verità segrete agli altri uomini , crea una visione
alternativa della realtà, espressa attraverso un linguaggio equivalente a quello creativo e innocente proprio
dell'infanzia.

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