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Giovanni Pascoli

Nacque a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855.


Il 10 agosto 1867, suo padre venne ucciso da sicari sconosciuti; questo delitto verrà rievocato in
molti componimenti dell’autore (X agosto e La cavalla storna).
Successivamente, seguono altri lutti (madre, sorella e fratelli).

Nelle sue opere parla di:


 Tema della morte -> e nel dialogo con i defunti
 Tema del nido -> rappresenta la sicurezza e la protezione
che la famiglia ci dà contro il mondo esterno
 Tema del grembo materno -> sempre ricollegato alla
protezione e alla sicurezza e al rifiuto della vita adulta
(desiderio di vivere per sempre nell’infanzia)
 Tema del fanciullino -> il poeta deve vedere le cose
come un bambino le vede per la prima volta, con
stupore per le piccole cose e l’uso di parole semplici;
anche senza un vero e proprio legame logico

Pascoli struttura le sue opere con figure retoriche e linguaggi significativi:

1. Usa la parola come suono, attraverso l’uso dell’onomatopea, deve essere evocativo per le
sue emozioni
2. Uso dell’analogia -> accostamento di due immagini o situazioni che sono completamente
diverse tra di loro e prive di senso logico, ma sono accostate poiché formano le emozioni
3. Uso della sinestesia -> associazione espressiva tra due parole pertinenti a due differenti
sfere sensoriali (es. cader fragile)
4. Uso dell’ossimoro -> accostamento di due parole contrastanti (es. estate fredda)
5. Linguaggio semplice con frasi brevi e concise, mentre nei Poemi Conviviali usufruisce di un
linguaggio ricercato

Era il poeta Vate dell’età giolittiana, vale a dire il poeta ufficiale.

Nel corso della sua vita si trasferirà con la sorella Ida, ma quando lei si sposò lui lo considerò quasi
come un tradimento -> rapporto morboso, quasi ossessivo
Opere maggiori:

1. Myricae
È la sua opera più celebre, il termine deriva dalla parola “tamerici” che sono degli alberi
diffusi nella macchia mediterranea).
Il titolo fa già capire che la sua poesia è come un’arte fatta di cose semplici e umili; infatti
nel libro si succedono quadretti (in pochi versi) che delineano le immagini della vita di
campagna, e in alcuni casi di brevi memorie della propria terra e dell’infanzia.
Contemporaneamente, l’opera rappresentava una vera rivoluzione per la poesia italiana sia
per quanto riguarda i temi (soggetti umili, sviluppi brevi) sia per lo stile (risente dell’uso
dell’analogia, del simbolo e della suggestione creata dai suoni).

2. I Poemetti
Componimenti divisi in due parti, Primi poemetti (1904) e Nuovi poemetti (1909).
Il tema principale è la vita della campagna, qui il fanciullino che è in Pascoli cerca in ogni
cosa elementi di semplicità e di poesia ingenua e spontanea.
Qui Pascoli compie uno sviluppo narrativo, scrivendo componimenti molto più lunghi e
costruiti (ricorre all’uso della terzina).
Un’’ampia parte di questi componimenti rappresentano una sorta di storia romanzata di
una famiglia toscana, in momenti di vita contadina.

3. I Canti di Castelvecchio
Pubblicati nel 1903. Il titolo richiama la dimora in Garfagnana nella quale Pascoli volle
ricostruire, con la sorella Maria, il nido degli affetti familiari.
Temi tratti dalla vita di campagna, con liriche ispirate dai ricordi dell’infanzia e dai familiari
scomparsi.
Questo ricostruisce il ricordo e il simbolo dell’infanzia e dei ricordi di Pascoli. È il libro più
maturo dell’autore, in cui usa sistematicamente il simbolismo e l’analogia.

Altre opere:

 Le ultime opere (Odi e Inni, Le canzoni di re Enzio) rimasero incompiute; ma rappresentano


un abbandono della poetica del “fanciullino”.
Pascoli qui si presenta come il poeta-vate della nazione, in cui canta temi storici e
personaggi storici; celebra il Risorgimento o le virtù civili
 Compose una raccolta di poesie in latino, i Carmina
 Scrisse alcune prose, il Fanciullino e Il sabato
La poetica del fanciullino
Il fanciullino è un saggio pubblicato nel 1897 su una rivista fiorentina.
Secondo l’ideologia di Pascoli in ogni uomo c’è un “fanciullo”, capace di commuoversi e
sperimentare ogni giorno emozioni e sensazioni nuove.
Spesso questo fanciullino è soffocato e ignorato dal mondo esterno degli adulti.
Egli osserva le piccole-grandi cose della campagna con una prospettiva rovesciata:
 Cose grandi -> le vede piccole (brillare delle stelle che gli pare un pigolìo)
 Cose piccole -> le ingrandisce (dei ciuffi d’erba gli sembra una foresta)

Questo fanciullo non è una condizione anagrafica, ma interiore.


È la perfetta rappresentazione dell’ingenuità e dell’innocenza.

- Guarda la realtà con continuo stupore ed entusiasmo


- Percepisce il lato bello di ogni situazione
- Osserva ogni cosa con occhio incantato
- Esprime le proprie immagini in maniera istintiva, senza razionalità

Vede ciò che gli adulti non vedono più -> cose piccole, voci della natura
Si esprime con parole semplici e spontanee, con intuizione e senza uno
specifico ragionamento.

In comune con il vero poeta ha:


1. Si esprimono in modo istintivo e irrazionale
2. Usano un linguaggio semplice, tipico della gente di campagna
Novembre (Myricae)
Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante


di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,


odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
fredda, dei morti.

La poesia inizia con un’immagine molto positiva, di primavera che però si rivelerà presto solo
un’illusione.
La seconda quartina esprime una serie di elementi e immagini negative (avversativo), l’illusione è
espressa dal fatto che non è primavera, ma autunno; stagione in cui gli alberi sono privi di foglie e
il cielo è vuoto e il terreno freddo e gelido.
Si conclude con negatività, che richiama al senso di morte.

Novembre
→ prima strofa : immagine di una giornata limpida e luminosa, sembra primavera
→ seconda strofa : subentra il disinganno, si negano le apparenze iniziali
→ terza strofa : rivelazione conclusiva, la luce che sembrava preannunciare la primavera è in realtà
l’aria gelida autunnale

Fondamentale è il contrasto tra il principio e la conclusione - dai simboli della vita si arriva
all’estremo opposto.
Il poeta ha ripreso il motivo lirico antichissimo che descrive come la vita umana passa veloce,
rileggendolo con una nuova sensibilità di chi denuncia l’inganno dei sensi.

Lavandare
→ prima strofa : viene raffigurato l’aratro abbandonato a se stesso
→ seconda terzina : l’attenzione si sposta sulle lavandaie che sbattono e lavano i panni
→ strofa finale : l’ultimo verso riprende la figura dell aratro abbandonato

Il messaggio del testo si ritrova nell’ultima strofa, è qui che si crea il legame che unisce i tre
momenti della lirica : l’aratro abbandonato rappresenta la solitudine umana.
- l’innamorata è senza compagno
- l’aratro è senza buoi
- il poeta che si ritrova orfano e senza amore

X Agosto
→ prima strofa : è la notte di San Lorenzo, le stelle cadenti rappresentano il pianto dell’Universo
→ parte centrale : sono un blocco compatto, distribuito con simmetria
- due strofe : tema della rondine
- due strofe : tema del padre
→ l’ultima strofa : simmetrica alla prima, ribadisce e drammatizza ciò che è già stato anticipato al
verso 3 (il pianto dell’Universo)

Il pianto ha due funzioni :


- commisera la malvagità degli uomini
- costituisce un modo per purificare il mondo, lavandolo dal male
La morte del padre è ritratta come un crimine vergognoso che colpisce un padre innocente.
Si denuncia in questo modo una legge di sofferenza ed ingiustizia che sconvolge l’umanità.

CANTI DI CASTELVECCHIO
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La mia sera
→ prima parte : raffigurazione della sera campestre dopo un temporale che ha provocato spavento,
la visione è quella dell’io fanciullino
→ seconda parte : mediante il paragone con gli uccellini nel nido il poeta parla di sè e della propria
infanzia, emerge il tema del dolore individuale

Il fanciullino osserva sullo stesso piano, la natura è umanizzata.


Il poeta si proietta nella sera con il suo io perplesso, per lui l’unico bene possibile (davanti alla
tempesta) è raggiungere la pace della sera. A tale scopo deve rientrare in se stesso.
Per questo la strofa decisiva è l’ultima, qui la sera naturale si trasforma nella sera soggettiva del
fanciullo-poeta.

ESERCITAZIONE BRANO DI CRITICA pag 397


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1) Perché, secondo quanto affermato dal critico Barberi Squarotti, nelle poesie di Pascoli i lutti
familiari rivestono un ruolo così importante?
Partiamo dal presupposto che il “nido”, per Pascoli, simboleggia la famiglia e lo indica come unico
luogo sicuro, dove la morte è resa più sopportabile se non addirittura esorcizzata.
La perdita/dispersione della famiglia è quindi la situazione peggiore nella quale si possa trovare un
individuo.
Ciò che gli accade negli anni è esattamente questo.
Perderà il padre che viene ucciso da sicari sconosciuti e tale avvenimento costringerà la famiglia a
trasferirsi nella casa materna.
Negli anni a seguire perderà la sorella, i fratelli e la madre che lui considerava la figura dominante
della famiglia.
Arriva da qui la sua necessità di rivolgersi alla simbologia della morte strettamente legata al
“nido”.
Troviamo questi riferimenti su personaggi, oggetti, paesaggi ed eventi.

2) Quale parallelismo intercorre fra la concezione pascoliana del "nido" familiare e la sua idea di
nazione?
L’Italia diventa la figura del “nido” dove tutta la popolazione si deve riunire, anche se in povertà.
Questo perché in “famiglia” tutti si sostengono a vicenda e così facendo si possono superare i
momenti più duri.
Allo stesso tempo l’Italia rappresenta la grande Madre che deve sfamare tutti i suoi “figli” ovvero
la popolazione.

3) In quale delle poesie che abbiamo letto si ritrova il concetto di "nido"? Prendi qualche esempio e
descrivi.

X Agosto (pag 394)


Qui viene raccontata l’uccisione di una rondine che tornava fatta notare al suo tetto (nido) con la
cena per i figli. In seguito viene fatta notare la somiglianza nella morte del padre, anche lui è stato
ucciso mentre tornava a casa e stava portando delle bambole alle sue figlie.
La malinconia e il dolore, l’attesa dei rondinini e delle figlie che non finirà mai.

La mia sera (pag 416)


Nella quarta strofa, viene reintrodotta la figura del “nido” quando si parla delle rondini che volano
intorno.
La tempesta ha fatto sì che non siano riuscite a raccogliere troppo cibo per i piccoli e che quindi la
cena sarebbe stata scarsa.
Pascoli si identifica nella loro figura poiché anche a lui da piccolo era toccata la stessa sorte.

ESERCITAZIONE BRANO DI CRITICA pag. 423 - 424


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1. Quali elementi caratterizzano la produzione poetica prima di Pascoli (se riesci fai degli esempi
tratti da brani letterari che ti ricordi dagli anni precedenti)?
Prima di Pascoli venivano seguiti dei canoni razionalistici di ordinamento logico conduttore.
Questo vuol dire che la poesia si sviluppava secondo un filo conduttore ben preciso dall’inizio alla
fine.
E’ ben visibile se si osservano la continuità del significato e la costruzione sintattica. Entrambe
sono ordinate in modo logico secondo dei rapporti di reggenza e dipendenza.
Con Pascoli invece si parla di paratassi: le fasi sono brevi e non sono legate da rapporti di
subordinazione. Il significato è contenuto in un singolo verso (al massimo in due).

2. Quale è secondo Gioanola, il legame profondo che unisce le numerose immagini di cui è ricca la
produzione poetica pascoliana?
Gli elementi nuovi, introdotti in ogni breve periodo, non sono collegati logicamente ai periodi
precedenti ma analogicamente.
Soggetto e oggetto, natura e ragione sono per Pascoli elementi che appartengono allo stesso
tempo al mondo e alla soggettività. La sua tecnica analogica, la paratassi accentuata e le
intermittenze del significato sono la risposta all’antinaturalismo pascoliano (perchè il simbolismo è
considerato il contrario del naturalismo).

3. Rileggi il Gelsomino Notturno (pagine 423-424): quali sono le corrispondenze (simboli e allusioni)
presenti nel testo? Citali puntualmente (cioè riporta i versi esatti e spiega).
“e s’aprono i fiori notturni” v1 : i fiori sono il simbolo del calar della sera.
“penso a’ miei cari” v2 : quando il poeta ripensa ad amici e parenti che sono defunti, facendo
quindi allusione alla morte.
“farfalle crepuscolari” v4 : sono un’altra allusione alla morte perchè sul dorso hanno una macchia
a forma di teschio.
“sotto l’ali dormono i nidi” v7 : ritroviamo il concetto di nido che caratterizza la poesia di Pascoli.
“dai calici aperti si esala / l’odore di fragole rosse” vv 9-10 : è una prima allusione alla
fecondazione.
“passa il lume” v19 : è lo stesso lume del v 11 (portato prima dalla sala al pianerottolo) ed ora nella
camera da letto ad indicare che l’unione amorosa sta giungendo alla fine.
“è l’alba:si chiudono i petali / un poco gualciti ; si cova / dentro l’urna molla e segreta / non so che
felicità nuova” vv 21-24 : è l’epilogo, indica la fine della notte e l’inizio della giornata (della nuova
vita). I petali sono gualciti dall’aria notturna e simboleggia la sposa non più vergine. L’urna molle e
segreta allude all’organo sessuale femminile e alla camera degli sposi.

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