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PASCOLI

L'Assiuolo, da Myricae

L'assiuolo di Giovanni Pascoli fa parte della raccolta Myricae, e compare nella


sezione In campagna.

La poesia si svolge infatti in una campagna addormentata, notturna, in


cui il poeta fatica a scorgere la luna. Dal buio gli arriva alle orecchie un
pianto triste e lontano, il verso dell'assiuolo, un uccello notturno, che,
lugubre, ispira al poeta pensieri legati alla morte.
Pascoli si interroga quindi sul mistero che incombe sul nostro universo
e sul destino dell'uomo, votato alla morte senza rimedio.

La figura retorica più caratterizzante di questo componimento è


l'onomatopea, utilizzata dal poeta per rendere il verso dell'assiuolo, chiù,
che chiude ogni strofe con un sinistro presagio di sventura.

Questo è un tratto caratteristico del fonosimbolismo pascoliano, ovvero


della sensibilità del poeta per quegli elementi della natura che combinano
al tempo stesso fascino e paura.

Metro

Tre coppie di quartine di novenari a rima alterna ABABCDCD (dove


l'ultimo verso è sempre l'onomatopeico chiù, monosillabico).
Cadenza ordinata e altalenante-cantilenante.
Le rime sono alternate.
Nel terzo verso, della seconda strofa, troviamo una rima interna: “cullare
del mare”.
Numerose le metafore, onomatopee,analogie e sinestesie.

Dov'era la luna 1? Ché il cielo


notava in un'alba di perla 2,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi 3
da un nero di nubi 4 laggiù:
veniva una voce dai campi:
chiù 5...

Le stelle lucevano rare


tra mezzo alla nebbia di latte 6:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru 7 tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com'eco d'un grido che fu 8.
Sonava lontano 8b il singulto:
chiù...

Su tutte le lucide 9 vette


tremava un sospiro di vento;
squassavano 10 le cavallette
finissimi sistri d'argento 11
(tintinni a invisibili porte
che forse non s'aprono più? 12... );
e c'era quel pianto di morte...
chiù...

Parafrasi

Dov’era la luna dal momento che il cielo nuotava/era immerso (notava: la


luna c'è e non si vede ma inonda di luce il cielo in un diafano chiarore)
in un’alba perlacea (alba di perla = metafora, il cielo assomiglia ad un
alba di perla, di un chiarore opalescente) e pareva che il mandorlo e il
melo si ergessero più in alto per vederla meglio [la luna]. Si scorgevano lampi
silenziosi [per la lontananza] (soffi di lampi = sinestesia) nel nero delle nubi
lontane; si sentiva una voce dai campi: chiù...(riprende il suono naturale
dell’assiuolo, perciò forma una onomatopea pura).
Le stelle brillavano rare nella nebbia simile al latte (nebbia di
latte=metafora): sentivo (nei primi due versi è usato in senso fisico, dato
che si riferisce a degli elementi, nel terzo è usato in senso psicologico,
perché esprime un sentimento che il poeta prova) il cullare del mare, il fruscio
(fru fru = onomatopea) tra i cespugli (fratte), sentivo nel cuore un
trasalimento (sussulto per un’emozione), come il lontano ricordo (com’eco) di
un antico grido per un dolore (d’un grido che fu = è una similitudine, il
sussulto che il poeta sente nel cuore gli evoca un dolore lontano, è
come un grido di un dolore lontano, a sua volta paragonato al verso
dell'assiuolo). Risuonava lontano il singhiozzo soffocato: chiù…
Su tutte le cime degli alberi illuminate dalla luna (lucide vette) soffiava un
vento leggero (sospiro di vento: dà l'idea dell'ansia del poeta). Le
cavallette, scuotevano finissimi sistri d’argento (metafora - il Poeta
immagina che siano le cavallette, che producono un suono simile con
le loro zampe, a scuotere i sistri, ovvero antichi strumenti musicali
utilizzati dagli egizi nelle cerimonie sacre in onore della dea Iside, che
prometteva la resurrezione dopo la morte; i sistri erano costituiti da
sottili lamine metalliche che venivano percosse); un tintinnio che sembra
picchiare a porte invisibili, che forse non si apriranno più (tintinni a invisibili
porte: che forse non si aprono più? = ovvero le invisibili porte della
morte, aprendosi, potrebbero spiegare il mistero della vita; Pascoli non
ha fiducia nella risurrezione: forse ora le porte della morte sono chiuse
per sempre, quindi non restituiranno i morti alla vita->il culto di Iside
evocato dal suono dei sistri non ha effetto); e c’era quel pianto di morte:
chiù...
Note

1 Dov'era la luna: nonostante il colore perlaceo diffuso nell’aria la luna


probabilmente è ancora sotto la linea dell’orizzonte, e quindi non visibile.
Spicca, come spesso nella poesia pascoliana, il dato coloristico, lieve e
sfumato, con cui si apre la scenografia notturna de L'assiuolo.
2 un'alba di perla: analogia pascoliana, tipica della poetica del fanciullino e,
più in generale, dello stile simbolista.
3 soffi di lampi: sinestesia che unisce sensazioni di ambiti sensoriali distinti
e che, nel ricchissimo bagaglio tecnico pascoliano, serve a esprimere tutte le
sfumature e le impressioni delle tempesta notturna in arrivo.
4 nero di nubi: l'espressione, anziché concentrare l'attenzione sulle nubi, la
sposta sul loro colore cupo e minaccioso.
5 chiù: questo è il suono onomatopeico che Pascoli attribuisce al canto
dell’assiuolo, un rapace notturno somigliante al gufo ma poco più grande di un
merlo comune; il verso dell’assiuolo, monotono e monosillabico, viene
percepito come un melanconico e triste presagio di morte.
6 nebbia di latte: i primi due versi della seconda strofe focalizzano
l'attenzione sulla luce notturna e lunare, che filtra per una nebbia che
impedisce la vista delle stelle, ma fa comunque filtrare un indefinito chiarore.
7 fru fru: altro suono onomatopeico che rappresenta il fruscio dei cespugli.
8 Il ricordo del dolore del passato che riaffiora in superficie a causa del
suono lugubre dell’assiuolo.
8b lontano: tutto ciò che è lontano fa paura.
9 lucide: il dato coloristico è ulteriormente arricchito e - al tempo stesso -
sfumato: le "vette" degli alberi sono rese luminose dal riflesso della luce
lunare.
10 squassavano: verbo di sapore onomatopeico, che contribuisce
all'allitterazione della sibilante "s".
11 sistri d'argento: i sistri sono strumenti metallici a scotimento che
emettono un sibilo acuto; erano utilizzati nell'antico Egitto per il culto
misterico della dea Iside, che prometteva la resurrezione dopo la
morte.
12 Le invisibili porte della morte probabilmente non si apriranno più
per restituire i morti alla vita. Quindi il culto di Iside, evocato dal
suono dei sistri, non ha effetto.
Il tema dei “cari” defunti è molto presente nell’opera di Pascoli, che fu molto
segnato dalla morte prematura del padre e della madre, come si vede
emblematicamente in X Agosto o ne La cavalla storna.

Commento

L'assiuolo è una delle poesie aggiunte alla raccolta Myricae nella sua quarta
edizione (1897).
Come tipico di Pascoli, nel componimento domina inizialmente l'elemento
naturale nella sua spontaneità (il mandorlo, il melo, i lampi, le nubi, i
campi) a cui si affianca una presenza oscura, in questo caso rappresentata
dall'onomatopea chiù (che riproduce il verso dell'assiuolo). L'evocazione
quasi mistica emerge anche grazie al novenario dattilico, il metro che
caratterizza la cantilena pascoliana.

Pascoli descrive un paesaggio notturno e nebbioso, animato da vari


rumori, dove all’inizio prevale il sentimento dell’estasi, infatti il poeta
dice che la notte è meravigliosa, il cielo è chiaro come l’alba e perfino
gli alberi sembrano sporgersi per vedere meglio la luna che è nascosta
tra le nubi. Di sottofondo vi è la melodia del mare, i fruscii dei cespugli,
il frinire delle cavallette.
Tutto quest’ambiente è disturbato solamente da una voce monotona e
triste che si leva nei campi: il chiù, il grido dell'assiuolo (piccolo rapace
notturno somigliante al gufo).
Il suono che di strofa in strofa diventa più angoscioso (un singulto)
fino ad arrivare a rappresentare un pianto di morte.
Questo suono è per il poeta una scossa al cuore che fa emergere dal
passato ricordi dolorosi. Pascoli si lascia suggestionare dalle credenze
popolari che considerano la voce dell’uccello notturno un presagio di disgrazia e
di morte.

Le tre strofe sono un crescendo di inquietudine e drammaticità e hanno


una costruzione molto simile: all’inizio prevale un’immagine di luce (la
luna che sta per sorgere, le stelle che brillano, gli alberi illuminati) ma
nella conclusione la luce e la vita che esse simboleggiano vengono
negate da immagini di segno opposto (il nero del temporale, il sussulto
e il grido doloroso, le porte che non si possono più riaprire).

I punti interrogativi con cui la poesia si apre e si chiude trasmettono il senso


di incertezza e di dubbio del poeta.

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