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Giovanni Pascoli - Vita

Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna. Quando aveva
11 anni Pascoli perde il padre, a cui dedica la poesia ‘Cavallina storna’,
vittima di un omicidio dalle circostanze misteriose; dopo ciò seguirono la
morte della madre e di tre fratelli. (rottura del nucleo familiare)
Nel 1873 si iscrisse alla facoltà di lettere dell’università di Bologna, dove
entrò nella cerchia dei discepoli di Carducci. È di questo periodo la sua
adesione all’internazionale dei lavoratori.
Divenne professore e impegnando le medaglie vinte nei concorsi ad
Amsterdam ottenne i soldi che gli permisero di comprare una casa a
Castel vecchio dove ci andò a vivere con le sue sorelle Ida e Mariù
ricostruendo quel nucleo familiare perso da ragazzo. Successivamente
venne chiamato alla cattedra di Letteratura italiana per sostituire
Carducci. Infine Pascoli morì di cancro nel 1912.

Per tutta la vita Pascoli si sentì un orfano, come simboleggiato nella sua
poesia dall’immagine ricorrente del “nido”. Il nido rinvia al tema della
famiglia, fuori dal nido la realtà gli appare oscura e minacciosa, mentre
all’interno del nido è calda e accogliente.

Politica
Per quanto la politica l’ideologia Pascoli è un’ideologia socialista di
stampo marxista che affida alla poesia la missione di diffondere l’amore
e la fratellanza.
Partecipò dunque alla lotta dei socialisti tuttavia nel 1911 quando l’Italia
conquisterà la Libia il poeta sarà favorevole a questa guerra perché la
vede come una conquista del proletariato scriverà dunque un’opera
intitolata la grande proletaria si è mossa.
La siepe
La poesia prende spunto da un discorso elettorale – detto Discorso della
siepe – tenuto da Gabriele D’Annunzio in cui si rivolge ai proprietari
terrieri esaltando il valore della proprietà individuale rappresentata
dalla siepe che cinge i loro campi.
Per Pascoli invece la siepe rappresenta il posto in cui ci si sente sicuri un
po’ come il nido essendo che la siepe costituisce un mezzo di protezione
dell’orto come fa la famiglia.

La poetica del Fanciullino


Pascoli ha esposto le sue idee sulla poesia in un saggio “Il fanciullino”,
pubblicato nel 1897, diviso in venti brevi capitoli. Secondo Pascoli, in ogni
uomo c’è un fanciullo, capace di sperimentare ogni giorno emozioni e
sensazioni nuove.
Il fanciullino è ripreso dal Fedone di Platone opera nella quale Cebes
Tebano afferma che in ognuno di noi c’è un fanciullino che viene però
soffocato nell’età adulta
È poeta quindi chi sa ascoltare la voce del fanciullino che parla a lui
come ad ogni uomo.

L’allegoria del fanciullo rimanda ad una concezione della poesia come


lirica e pura inoltre per Pascoli la poesia non è creazione, ma scoperta di
un’essenza poetica che si trova già nella realtà.
Le opere
MYRIACAE
Myriacae è la prima raccolta poetica pascoliana pubblicata nel 1891 e
comprendeva 22 poesie, venendo progressivamente arricchita fino alla
quinta edizione, del 1900, che presenta il numero definitivo di 156
componimenti brevi. Myriacae contiene testi composti in momenti
diversi, riveduti e corretti nel corso delle edizioni successive.
Pascoli propone questo libro come un ideale “primo tempo” della sua
poesia. Il titolo infine riprende un'espressione di Virgilio contenuta nella
quarta bucolica, “Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae” , cioè
"(Non a tutti) piacciono gli arbusti e le umili tamerici e questo titolo
allude al carattere umile dei temi trattati.

“LAVANDARE”
Il poeta passeggia tra i campi in una giornata nebbiosa e vede un aratro
solo, come lui.
Poi sente il canto delle lavandaie al canale che accompagna il loro lavoro.
Le due figure centrali del componimento sono le lavandaie, che stanno
cantando, e l’aratro simbolo della solitudine (senza buoi e dimenticato).

“TEMPORALE”
Il componimento è breve ed intenso, proprio come un temporale.
L’autore lo suddivide in due parti:
 La prima, legata all’aspetto uditivo, descrive il suono del temporale
come “Un bubbolìo lontano”.
 Nella seconda parte, le percezioni sensoriali restano sì
fondamentali, ma si spostano dal piano uditivo a quello visivo. Il
resto del brano è un’esplosione di immagini e colori forti che dicono
molto circa la visione della vita da parte dell’autore. La tematica
della natura è molto ricorrente in Pascoli.
Tra i temi cari all’autore troviamo proprio quello del nido nel
componimento il nido è però soggetto a tempeste ed intemperie: la
perdita dei genitori è per Pascoli un trauma mai davvero superato.

“X AGOSTO”
X agosto è uno dei componimenti più emozionanti e strazianti mai scritti
dall’autore Giovanni Pascoli, inclusa in Myricae.
La poesia si apre descrivendo l’ambientazione temporale: è il 10 agosto
cioè la notte di San Lorenzo, giornata in cui in genere si manifesta la
caduta delle stelle che rappresenta il pianto della natura per la morte
del padre. In questo paesaggio c’è una rondine che sta tornando nel suo
nido per dare da mangiare ai suoi piccoli d’un tratto è stata uccisa ed è
caduta a terra con ancora il verme in bocca e i suoi figlioli pigoleranno
sempre più a piano fino a morire di fame. Anche un uomo stava
tornando a casa e come la rondine d’un tratto gli sparano.
All’interno della poesia Pascoli cita Leopardi definendo il mondo un
“Atomo opaco del male” il poeta con queste parole allude alla crudeltà
dell’uomo che rende oscuro il pianeta.
Pascoli risente dell’influenza di Leopardi per quanto riguarda il
pessimismo e la concezione negativa del mondo “Atomo opaco del male”
(frase che si trova nel X Agosto)
I Canti di Castelvecchio
Dal 1895 Pascoli trascorre tutto il tempo libero a Castelvecchio, dove
acquistò una casa. Cercò di ricostruire un “nido” familiare con le sorelle.
Proprio qui pubblicò una raccolta intitolata “Canti di Castelvecchio”.
“La mia sera”.
In un paesaggio dopo un forte temporale sta scendendo la sera. Ora che
tutto riposa, si sente da lontano il suono delle campane che sembrano
ricordare la ninna nanna cantata da sua madre. Il ritorno alla infanzia
conferma nell’immaginario la presenza dei morti, anche se in questo
componimento non assume tragicità, ma solamente un triste ricordo.

Stile
Il lessico è innovativo con mescolanze di parole dotte e comuni ma
sempre preciso e scrupolosamente scientifico quando nomina uccelli
(cince, pettirossi, fringuelli, assiuoli...) o piante (viburni o biancospini,
timo, gelsomini, tamerici...).
La poesia di Pascoli è una poesia evocativa, caratterizzata dal
fonosimbolismo ossia l’utilizzo della figura retorica dell’onomatopea
(zirlo dei merli, sciabbordare delle lavandaie) che porta alla
manifestazione dei sentimenti.
Una poesia di pure immagini in cui l’io è assente.

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