Sei sulla pagina 1di 7

Giovanni Pascoli

Decadentismo in Italia oltre ad essere una corrente letteraria è anche una corrente filosofica. Si
torna all’idea di decadentismo di Benedetto Croce: decadentismo è periodo di grande crisi. 4
autori che si ramificano in chi evade la crisi, chi cerca di andare oltre, di non affrontare la crisi
dell’uomo, ovvero Giovanni Pascoli e Gabriele D’annunzio. Dannunzio è vicino all’estetismo
mentre Pascoli più vicino al simbolismo. C’è anche chi affronta la crisi perché non partono dai
presupposti estetico-simbolisti ma dal modernismo. Quelli autori che si rendono conto che l’uomo
è in crisi e la affrontano, cercano di rappresentarla; i due rappresentati italiani sono Luigi
Pirandello e Italo Svevo.

Giovanni Pascoli nasce nel 1855 in Emilia-Romagna. Sono due i grandi eventi che lo segnano per
tutta la sua vita:

1. Morte del padre. Pascoli aveva 12 anni; suo padre era segretario di un conte, la sua
posizione era molto ambita dalla popolazione ed è per questo che è stato ucciso. Pascoli
soffre per il senso di omertà e giustizia: tutti sanno chi ha ucciso il padre ma nessuno
testimonia. La sfiducia nell’umanità è ricorrente in tutte le sue poesie. Dopo la morte del
padre muoiono anche la madre e la sorella maggiore; Pascoli ha un’esigenza di ricostruire
una famiglia, un “nido”. Compra una casa a Lucca dove va a vivere con le due sorelle, Ida e
Maria. Ida poi abbandona la casa perché si sposa e Pascoli tenta il suicidio per questa cosa,
si sente tradito. Pascoli non ha mai costruito una famiglia sposandosi perché ha un
problema relazionale con le donne, sembra che non abbia mai consumato un rapporto
sessuale in tutta la sua vita, per questo vive con sua sorella
2. Il carcere: Pascoli studia letteratura a Bologna da Carducci. Pascoli è affascinato dalle idee
socialiste e partecipa ad una manifestazione in cui viene preso dalla polizia, schedato e
messo in carcere. Ci esce grazie all’aiuto di Carducci. Pascoli capisce che la politica non fa
per lui, rifiuta la politica. Un’unica eccezione è nel 1911 in cui c’era Giolitti che in
quest’anno attacca la Libia; Pascoli scrive un articolo di giornale “La grande proletaria si è
mossa”, lo scrive perché dopo la morte di Carducci Pascoli prende il suo posto. Pertanto, la
sua posizione lo obbliga a esprimersi su questa questione. Pascoli odiava insegnare perché
era timido.

Il fanciullino

Pascoli scrive in prosa un testo di poetica, in cui dice che tipo di poesia vuole portare avanti,
chiamato “Il Fanciullino”. Il suo tipo di scrittura è umile, il suo punto di vista è quello di un
bambino. Il poeta deve farsi bambino. Pascoli evade la crisi abbassando lo sguardo a quello di un
bambino. “Il sentiero dei nidi di ragno” in questo Calvino affronta la resistenza dagli occhi di un
bambino, questo lo riprende da Pascoli. D’annunzio invece fa l’opposto di Pascoli, parlando di
superuomo.

Pascoli è una svolta nella poesia italiana: fino ad ora la poesia precedente era quella di Carducci e
tutti i poeti si rifacevano a lui. Con Pascoli c’è una svolta soprattutto per il contenuto, la forma è di
stampo classica mentre i contenuti sono diversi, innovativi.

Nel 1897 pubblica “Il fanciullino”, un’opera in prosa di poetica. Gli autori anche nel passato che
hanno portato innovazioni hanno scritto testi in cui esprimevano la loro poetica. Pascoli in questo
contrappone il bambino all’adulto. Il fanciullino è quello che secondo Pascoli è il poeta: il poeta
deve farsi fanciullo, bambino.

Pag 363

Pascoli dice che il bambino è colui che dà un nome alle cose che non ha mai visto (collegamento
Baudelaire con corrispondenze nella natura; Pascoli le chiama somiglianze). Il poeta guarda con
curiosità il mondo, come il bambino, la curiosità è centrale.

Il bambino ingigantisce le cose piccole ridimensiona le cose grandi, non ha bene in mente le
gerarchie e strutture della società. Il bambino descrive con semplicità, in modo umile le cose, il
mondo (fondamentale per Pascoli). Il bambino vede cose che l’adulto non vede: le connessioni, ed
è qui che sta Baudelaire. Pascoli ha letto Baudelaire? Non si sa con certezza ma si capisce che è
arrivato alle stesse conclusioni di Rambaud (liberarsi da realtà per vedere cosa gli altri non
vedono) e Baudelaire. Probabilmente, Pascoli vive la stessa crisi del decadentismo legata al fatto
che non si possa più parlare di una realtà corsa, non si parla più dell’io ma di cosa c’è al di là. Si
rompe il rapporto tra io-natura, è una frattura che non si può ricomporre.

L’adulto, invece, è l’individuo razionale, pertanto non può essere poeta. L’adulto si basa sulla
ragionevolezza e l’utilità, non fa azioni irrazionali (è la stessa critica che fa il dandy. I dandy
rifiutano l’idea del borghese razionale, che era volto solo all’utilità; Pascoli prende le idee
dell’estetismo, non è un dandy ma arriva alla stessa consapevolezza di critica di quella società).
Pertanto, Pascoli è cosciente che la poesia non si crea ma si coglie, sta nelle cose. Non è più quella
poesia neoclassica e romantica che creavano qualcosa; i decadenti colgono, la poesia è nelle cose
e bisogna coglierla perché emerge attraverso le relazioni, corrispondenze e quello che suscita. Il
poeta deve cogliere queste corrispondenze.

Pascoli è affascinato dalla figura di Omero, si dice che era cieco; Pascoli inventa quest’idea per cui
Omero fosse accompagnato da un bambino. Per questo motivo le opere di Omero annullano tutta
la parte erotica (nell’Iliade e nell’Odissea non ci sono incontri sessuali). Perché secondo Pascoli è
appunto accompagnato da un bambino e quindi è per questo motivo che ci sono molti giochi ed
elementi che interessano i bambini.

Caratteristiche della poesia di Pascoli:

1. Impressionismo: termine ripreso dall’arte; il pittore più importante dell’impressionismo è


Monet. È una registrazione soggettiva della realtà attraverso i sensi. La realtà si costruisce
per illuminazione, impressione e non su forme e tratti perfetti. In poesia la realtà non è
fotografica ma è data per registrazioni sensoriali, uno sguardo, un colore, un suono, un
profumo; da qualcosa di piccolo e momentaneo
2. Simbolismo: come Boulder e Rambaud ma più attenuato, comunque cerca i legami nella
natura. frequenza di analogie
3. Compresenza degli opposti. Nelle poesie di Pascoli convivono elementi opposti: vita e
morte, chiaro e scuro, grande e piccolo. Due elementi opposti presenti nella stessa poesia
4. Il frammentismo: il decadentismo non rappresenta una realtà complessiva ma un
frammento, un attimo, una briciola della realtà. Pascoli inizia questa stagione. Il
frammentismo si ottiene attraverso la reticenza, punteggiatura e pause che servono per
spezzare il discorso, per renderlo frammentato perché non si può rappresentare tutta la
realtà ma solo una parte
Myricae

La prima raccolta di poesie di Pascoli è Myricae, del 1891. Il titolo è ripreso da un verso delle
Bucoliche di Virgilio “Arbusta iuvant humilisque myricae”. Myricae sono le tamerici, dei cespugli
mediterranei. Le chiama così perché queste piante sono umili, proprio come la sua poesia che è
fatta di cose quotidiane e, quindi, umili.

Nelle varie edizioni di Myricae, Pascoli aggiunge delle poesie, nel 1891 erano 22 poesie, nel 1900
diventano 156. Pascoli, inoltre, afferma che nella poesia bisogna togliere, eliminare: fare una
sintesi (ovvero eliminare gli elementi inutili e di troppo). La poesia del 1900 sarà tutta così,
pertanto, Pascoli è il primo moderno; Ungaretti distilla le parole.

Stile: il lessico è basato sul

1. fonosimbolismo: attraverso le parole vuole imitare i suoni, sono molto frequenti le


onomatopee pregrammaticali (bum, splash, bam) e grammaticali (bisbiglio, strisciare. Dei
termini che contengono il rumore dell’azione che questi esprimono). Pascoli utilizza anche
la allitterazione.
2. Il lessico è concreto e specifico. Pascoli rifiuta la scrittura troppo alta e critica Leopardi
perché scrive un “mazzo di rose e viole” perché questi due fiori non crescono nello stesso
periodo. Pascoli utilizza il termine adatto per ogni contesto, il suo linguaggio è tecnico (per
la flora, fauna, …)

Le tematiche sono:

1. Il Nido: Pascoli vuole ricostituire il nido famigliare


2. La morte: soprattutto legata a quella del padre, descritta molte volte da Pascoli

Pag 372 L’Avandare

Pascoli parte da un’immagine verista ma espressa in modo differente. La forma di questa poesia è
chiusa, tradizionale: è madrigale.

Rappresenta un campo arato e le donne che cantano per passare il tempo mentre lavano i panni;
questa immagine è verista ma viene descritta non come un documento umano, tipico del verismo,
ma “per pennellate”. Nella prima terzina la vista e i colori sono centrali: il campo è metà arato
(nero) e metà no (grigio) e c’è un aratro abbandonato per il campo tra la nebbia. Nella seconda
terzina il senso fondamentale è l’udito: (onomatopea sciabordare) si sentono le lavandaie lavare i
panni che vengono sbattuti sulle ceste e le donne che cantano. Nell’ultima quartina sono riportate
le cantilene delle donne, che si sentono abbandonate dai loro uomini come l’aratro abbandonato
in mezzo al campo. L’aratro è un simbolo che rappresenta la solitudine, incompiutezza,
abbandono. C’è il lessico specifico, tecnico-contadino (parla di maggese al posto di campo; la gora;
la frasca).

10 agosto
Il tema della poesia è la morte del padre, la poesia è divisa in quartine per decasillabi. Pascoli
prende spunto dalla giornata di San Lorenzo per dire che lui sa perché’ il cielo fa accadere le stelle
cadenti: è come se il cielo stesse piangendo per la morte del padre di Pascoli, morto il 10 agosto. Il
cielo e l’universo partecipano alla morte del padre.

La seconda quartina (metonimia del tetto) afferma che una rondine tornava al suo nido ma viene
uccisa e questa cade morente tra gli alberi. Emerge il tema del frammentismo, sembra un
telegramma. La rondine aveva in becco il cibo per la sua famiglia.

Terza quartina: la rondine è come se fosse l’emblema della cristianità, è come se la rondine fosse
Gesù. Viene esplicitato il nido, la famiglia che pigola sempre più piano (analogia, il nido non pigola
ma lo fanno le rondini). La rondine è paragonata all’uomo ma anche al cielo lontano, il cielo è
infinitamente grande e la rondine infinitamente piccola (compresenza opposti).

Il padre viene messo dopo la rondine, lui torna alla sua famiglia. Il verso che segue è uguale a
quello per la rondine, quando viene ucciso chiede perdono. Come la rondine portava il cibo ai suoi
piccoli, così suo padre portava un dono alle sue figlie: due bambole.

Il nido della rondine aspetta la rondine invano; climax (attonito, immobile, addita., ripreso da 5
maggio di Manzoni) il padre muore con le bambole in mano come la rondine con il verme nel
becco.

Si rivolge al cielo che sta piangendo con le stelle cadenti (il cielo è di mondi sereni, infinito e
immortale, climax), è come se il padre sta raggiungendo il cielo. La terra è un atomo opaco del
Male (emozione negativa con lettera maiuscola).

L’Assiuolo

Poesia contenuta nelle Myricae. L’assiuolo è un uccello simile alla civetta. Questa poesia è
importante perché da questa che critici della poesia pascolana (Mengallo e Contini) hanno parlato
di impressionismo simbolico.

Inizia con dov’era la Luna, un richiamo al Canto Notturno di Leopardi, perché il cielo nuotava in
un’alba di perle (analogia), il cielo nuotava in queste nubi che coprono la luna. Si ergeva dalla terra
il Mandorlo e il Pelo, che si ergono per vedere la luna. C’è la contrapposizione tra il cirlo lontano
chiaro e i mandorli e i peri che si ergono in cielo (un qui miserabile degli alberi e l’immensità della
luna).

Soffi di lampi sinestesia. Le nubi bianche che sono illuminate dal lampo si contrappongono dal
nero che c’è laggiù, l’elemento del colore rimanda all’impressionismo. Si sente il verso dell’assiolo,
con un’onomatopea pregrammaticale.

Le stelle erano poche nel cielo, rare; in mezzo in una nebbia di latte; sentivo, sentivo, sentivo è
anafora. Sente la tempesta e pensa al cullare del mare. Sente un fru-fru tra le fratte (allitterazione
di fr). Sentiva nel cuore un sussulto, quindi si avvicina rispetto al mare che è lontano, perché ha
sentito un tuono. Il sussulto per il tuono che ha Pascoli è simile al simbolo dell’assiuolo, entrambi
reagiscono allo stesso modo dal lampo.

Tremava il vento è personificazione. È interessante come non c’è mai l’elemento naturale intero
ma frazionato (un soffio, …). Si sentono le cavallette frinire, come se stessero muovendo
(sfrascavano sistri di argento onomatopea). riferimento ad Iside per i sistri, strumenti che si usano
per il culto della dea; il marito di Iside viene ucciso e spezzettato, lei cerca di ricomporre il corpo,
gli fa bere l’acqua della vita e poi il marito torna nell’aldilà.

I sistri tintinnano vicino alle porte dell’aldilà. Pascoli non può far rivivere nessuno dall’aldilà, al
contrario di Iside.

Tema della morte, Pascoli piange nel sentire il verso dell’uccello che riporta la sua mente alla
perdita del padre. Dietro a immagini semplici c’è un simbolo.

Novembre

Poesia che piacque tantissimo a Carducci.

Già dal titolo dà l’ambientazione. L’aria è come se fosse sempre più chiara e tersa. Il cielo è così
rischiarato che ricerca gli albicocchi in fiore e dell’odore dei frutti del biancospino. È come se
riuscissi a sentire queste cose. C’è una bellissima giornata e anche se è autunno ti aspetti una
giornata primaverile. Termini botanici e specifici.

Ma il pruno è senza foglie e noi vediamo solo il cielo azzurro con le trame nere, che sono i rami.
Simbolismo: quello che sta dietro questa poesia è la morte.

Il cielo è senza uccelli e il terreno è cavo, non è fertile. c’è allitterazione della R. Intorno c’è
silenzio, da lontano senti un cadere fragile di foglie nel giorno di San Martino 11/11. C’è ossimoro
perché è estate fredda.

Canti di Castel Vecchio

Le poesie di Canti di Castelvecchio sono meno rispetto a quelle di Miricae.

Sono simili a Miricae per i temi di:

- la poesia utile (titolo della Miricae)


- tanto simbolismo. Simboli rimane della morte, del nido, della famiglia
- ricordo dei famigliari

Invece le differenze tra le due sono:

- aumento del lessico rispetto a Miricae. Ci sono dialettismi e linguaggio tecnico contadino
- poesie sono più narrative, più lunghe

Il Gelsomino Notturno

“Il Gelsomino Notturno” poesia scritta nel 1901 ed è un epitalamio (epi è un prefisso che significa
sopra, e talamo che significa letto nuziale) poesia scritta da Pascoli per le nozze di un amico. Poesia
come regalo di nozze.

Il gelsomino è un fiore notturno. fiori di giorno si aprono di notte si chiudono, per il gelsomino è il
contrario. Si apre la poesia con un E, una congiunzione, come se ci volesse dire che questo si lega
ad un qualcosa di già scritto. I fiori si aprono durante l’ora in cui pensa ai suoi cari: di notte. C’è
l’utilizzo del ‘che’ polivalente.
Compaiono le falene termini tecnici botanici di pascoli (bruni). Gli uccelli hanno smesso di gridare
(la parola grido ha due plurali grida, degli uomini, e gridi degli animali. Perché derivano da gridum),
lontano c’è una casa, che bisbiglia (metonimia perché sono le persone che bisbigliano dentro la
casa). C’è davanti natura notturna e lontano c’è una casa. Ci sono i nidi/ali degli uccelli che
dormono come gli occhi sotto le ciglia (similitudine). Dal gelsomino esce un profumo esagerato
come è l’odore delle fragole rosse (sinestesia: olfatto con colore); Pascoli vuole dire che le fragole
sono così rosse che sembrano profumare. Nella sala della casa splende un lume, lontana, e c è la
natura: nasce l’erba sopra le tombe. Emerge la tematica della morte anche in questa poesia.

C’è un’ape che torna dopo una giornata ad impollinare ma tutto l’alveare è occupato.

La chioccetta è la gallina: due significati.

- Lei cammina per il pollaio è azzurra (perché sera) e cammina con tutti i suoi cuccioli che
pigolano come se fossero stelle.
- Ma la chioccetta è anche una delle stelle più luminose delle Pleiadi, si può rileggere questi
versi come la chioccetta la stella delle Pleiadi. La chioccetta va per la volta celeste azzurra
con il suo pigolio di stelle quindi con tutta la sua costellazione, con le altre stelle che
luccicano. Pigolio di stelle è analogia.

Con due versi Pascoli ci ha fatto vedere i suoi elementi fondamentali: compresenza opposti
(infinitamente piccolo la gallina che è con i pulcini è infinitamente grande la costellazione
nell’universo), frammentismo, simbolismo (la gallina con i piccoli rappresenta il nido famigliare) e
impressionismo (aia azzurra, il colore dell’immagine).

Per tutta la notte in questo paesaggio c’è vento e nello sfondo c’è la casa. Mentre c è un vento nel
primo piano, di là il nume si sposta al primo piano (la luce si sposta al secondo piano e poi si
spegne). Frammentismo.

Tre puntini è figura retorica della reticenza.

C’è un salto, ellissi, viene tolta una parte. È l’alba si chiude il gelsomino e c’è l’idea che
nell’indomani si apriranno. La seconda lettura è che la casa da lontano è quella dei due sposi che
consumano la prima notte insieme e dentro il corpo della donna arriverà un figlio. Pascoli augura
ai suoi amici di avere un bambino. Si paragona i petali del gelsomino che si chiudono con il sesso
femminile e l’idea di un nuovo bambino.

Emerge il simbolismo pascoliamo per eccellenza, tutto ciò che dice si riferisce ad altro.

Squarotti dice che l’amore di Pascoli è un elemento presente perché vediamo come secondo lui
l’amore è sempre lontano. Lui non riesce ad avere un rapporto d’amore con una donna, tutto ciò
che è umano per Pascoli è da tenere lontano, è spaventato da questo. Lui si sente a casa con la
natura, è interessato dalla botanica, animali, è come un bambino. Vede come un’altreritá questa
cosa.

Parole semplici e perfette.

Elemento erotico della poesia, vede il sesso femminile come un bambino, un mondo che lui non
conosce.
3 elementi dell’erotismo ma che per Pascoli è struggente, è come se lo vede e basta senza
parteciparci. Non può partecipare alla sfera erotica, infatti la casa è lontana rispetto alla natura che
è vicina.

- elemento dei petali, urna molle, …


- le fragole rosse
- luce della casa si spegne giù e si accende su

Potrebbero piacerti anche