Opere principali Myricae (1891), Poemetti (1897), Canti di Castelvecchio (1903), Poemi
conviviali (1904), Il fanciullino (1897)
LA VITA
Ha una solida formazione classica cui non corrisponde un eguale interesse per la poesia europea
contemporanea. Egli ricerca il sublime nel basso, nel quotidiano, negli ambienti familiari e nel suo
bisogno di affermazione. Tende al mantenimento entro i confini tradizionali del letterato
ottocentesco, mantenendo come tradizionali anche i modi con i quali interviene nella politica e
nella civiltà. Carattere riservato e vita dolorosa segnata da molti lutti.
Nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna
1867 muore il padre, ucciso fucilato
1871 muoiono la mamma e due fratelli, lascia il collegio di Urbino e va a Rimini
1837 facoltà di lettere dell’università di Bologna (borsa di studio)
1876 perde il diritto alla borsa a causa di una partecipazione contro il Ministro della
Pubblica istruzione
1879 finisce in prigione a causa della partecipazione ad una manifestazione
1876 diventa capofamiglia causa morte del fratello maggiore – RICOSTRUZIONE RICERCATA
DEL NUCLEO FAMILIARE
1882 si laurea dopo la ripresa degli studi
1887 va a Massa con le due sorelle – SOSPETTA TUTTO CIÒ CHE NASCE FUORI DAL NUCLEO
FAMILIARE
1891 prima edizione di Myricae
1892 vince il concorso ad Amsterdam ‘’ Certamen ’’ (altre 12 volte)
1895 cattedra all’università di Bologna – succede Carducci
1897 cattedra all’università di Messina
1903 cattedra all’università di Pisa
1912 muore il 6 aprile a Bologna
FANCIULLINO
Impiego di un linguaggio basso, dialettale, popolaresco. Componente rara e preziosa che sfiora
l’estetismo. Ambiguità e duplicità: da un lato il fanciullino è presente in ogni uomo, dall’altra solo il
poeta è in grado di farlo rivivere e parlare.
1897 esce sulla rivista il Marzocco la prosa, il più importante discorso programmatico di Pascoli sul
poeta e sulla poesia, personale poetica. POETA = FANCIULLINO
Il fanciullino vede quello che di solito pasa inosservato: guarda il mondo con stupore infantile alla
luce del quale ogni cosa è una nuova scoperta, si sottrae alla logica comune grazie alla sua
fantasia. LA POESIA è IL LUOGO IN CUI L’UOMO Dà VOCE AL FANCIULLINO E DOVE LO LASCIA
VIVERE, essa nasce dalla coscienza comune della vita infantile e non razionale; acquista così un
valore consolatorio che porta l’uomo alla bontà e alla solidarietà.
Il simbolismo pascoliano punta alla valorizzazione del particolare → cerca di mostrare la strada per
la rivelazione di una verità segreta. L’unico effettivo interprete è il poeta. Poetica del PARTICOLARE
SIMBOLICO.
POESIA: considerata da Pascoli ancora in termini classicisti → consolazione, possibile pacificatrice
delle tensioni sociali, ha la funzione di garantire stabilità all’assetto sociale.
Adesione all’ideologia dell’Italia piccolo-borghese - visibile ne ‘’la grande proletaria si è mossa’’ del
1911 – sostiene la possibilità di un’impresa coloniale in Libia. Invasione vista come ‘atto di civiltà’ (i
colonizzati hanno una cultura inferiore rispetto agli italiani).
MYRICAE
Nello stesso periodo in cui lo scrisse, scrisse anche Poemetti e I Canti di Castelvecchio, tutte e tre
con una unità di fondo dell’ispirazione, ovvero la tendenza narrativa (nei Poemetti) e la tendenza
lirico-simbolica (in Myricae ma anche nei Canti di Castelvecchio, infatti le due sono state concepite
da Pascoli come un nucleo in continuità). RAPSODISMO PASCOLIANO: tendenza a lavorare
contemporaneamente a più generi di scrittura.
I testi presenti in Myricae risalgono agli anni tra il 1877 e il 1900. Furono eseguite 5 edizioni per
questo libro
Livorno 1891 con solo 22 poesie
1892 con 72
1894 con 116
1897 con 152
1900 con 156
Dalla seconda edizione inizia a dividere la raccolta in sezioni, prima in 2, dalla terza in 12, per finire
con 15. Il titolo deriva dal latino che significa “tamerici” che prende spunto dalle Bucoliche di
Virgilio. Il riferimento del titolo a un tema implica l’enunciazione di una poetica del basso, mentre
il rimando classico a Virgilio e al latino comporta una ricerca di sostenutezza (AMBIVALENZA).
La struttura è organizzata secondo un criterio organico che però seguono più una logica semantica,
metrica, infatti ogni sezione è caratterizzata da un tipo metrico ricorrente. Ogni sezione è titolata e
rimanda a un significato specifico, dialogando con le altre creando un ordine di discoro costruito
su rimandi e parallelismi.
Nel libro sono presenti due temi principali, quello della morte del padre e quello della natura come
consolatrice benefica, si ha così un tentativo di costruire un contrasto tra le vicende dolorose
basate sulla crudeltà degli uomini e della dimensione pacifica della natura. Tutto ciò è visibile già
nella prefazione.
Morte: tema protagonista. Ne “il giorno dei morti” rappresenta la famiglia morta vittima di
una condizione di indifesa e di minaccia.
Mito: il mito dell’uccisione del padre getta un’ombra di inquietudine sulla realtà.
Mito = persecuzione funebre quale punizione.
Incubo mortuario: ossessione funebre che scommette sul negativo naturale. Serie
equilibrata di eventi naturali sia positivi che negativi. Si opta per la via dell’inquietudine,
luttuosa.
Ambivalenza: si ha alla fine il raggiungimento della serenità in coincidenza con
un’immagine funebre in cui la pace si identifica con la rinuncia a vivere (NO CHIUSURA
VERA E PROPRIA, MISTERO MINACCIOSO ONNIPRESENTE).
La poesia pascoliana appare divisa tra tradizione e sperimentalismo. Tradizione: forme metriche
chiuse, poesia quale attività privilegiata di conoscenza, esempio di Carducci. Sperimentalismo:
ricerca di un rapporto nuovo tra metriche e stile, ricerca lessico inedito, contiguità con le nuove
tendenze del simbolismo europeo. Necessità per il poeta di precisione nella rappresentazione
della realtà tramite i nomi concreti delle cose → scelta di un vocabolario più preciso → ricerca
della verità utilizzando anche onomatopee e fonosimbolismi, valorizzazione del particolare singolo,
del frammento. Centro dell’interesse = soggetto lirico. Possibilità di avvertire un secondo
significato. I particolari naturali non rimandano a un concetto preciso ma denunciano
un’angoscia e un mistero segreti.
Metrica: fedeltà a forme chiuse, a metri regolari della tradizione che vengono però anche forzati
→ sperimentalismo all’interno della tradizione. Utilizzo del novenario con funzione di
catalizzazione tematica e strutturale, ricerca omogeneità metrica.
Stile: organico alla metrica. Stile nominale, paratassi di periodi brevi per effetto di frammentazione
del ritmo. Tendenza a valorizzare i particolari → visione per frammenti = espressione per
frammenti. Fiducia nel potere di rivelazione immediata. Uso di metafora, sinestesia, onomatopea
e fonosimbolismo. Tono colloquiale e termini dialettali.
I CANTI DI CASTELVECCHIO
Pubblicati a Bologna 1903, lo stesso anno dell’Alcyone dannunziano. Furono fatte 6 edizioni,
l’ultima nel 1912, nelle quali aggiunse ulteriori testi. Continuità con Myricae. All’accusa
nell’oscurità presente nei suoi testi risponde ora con l’aggiunta di un glossario che spiega i termini
utilizzati.
Due temi: naturalistico, con lo scorrere delle stagioni, e famigliare, tragedia dell’uccisione di suo
padre, intrecciati e collisi. Ordine naturale delle stagioni e armonia di alternanza vita-morte con
cattiveria umana estranea al ritmo naturale dell’esistenza. Morte con peso del perturbante, dietro
la vita si nasconde sempre un mistero angoscioso.
No frammentismo di Myricae ma recupero del tema della ricordanza e rapporto uomo-natura dei
Canti leopardiani. Sperimentazioni metriche con recuperi metrica classica, uso del novenario e
alternanza metri parisillabi e imparisillabi. Lingua come strumento privilegiato per raggiungere il
sublime sia dall’alto che dal basso. Mescolanza linguaggio tecnico e popolare.
POEMETTI
1897 → esce la prima edizione dei Poemetti e la quarta di Myricae. 1900 seconda edizione e 1904
edizione definitiva con titolo “Primi poemetti”. Raccolta delle ricerche sulla ricerca pascoliana
caratterizzati dal tentativo di superare il frammentismo attraverso disegni più costruiti e con
l’ausilio di un tessuto ideologico. Spiccata tendenza narrativa, testi lunghi divisi in sezioni e
partecipazione di figure umane dialoganti. Umanitarismo populistico del poeta che rappresenta il
mondo popolare nella sua dignitosa sofferenza.
Aggressività della massa contrapposti ai miti della bontà naturale e della poesia. Bontà naturale:
vita umile e semplice dei contadini ignara delle contraddizioni e dei conflitti. Poesia: rifugio dei
valori cancellati dalla civiltà industriale. Il fascino naturale sembra alludere a una minaccia di
morte e di rovina e non alla realizzazione dell’identità naturale. Rilevanti dono il dolore e
l’inquietudine della vita umana → temi decadenti e di corruzione propri del Decadentismo
europeo (anche per la denuncia implicita ai limiti della civiltà moderna).
Inclinazione narrativa, impegno ideologico e uso della terzina dantesca. Libro più sperimentale di
Pascoli sul piano linguistico. Sperimentalismo di termini dialettali e lingue speciali (straniere) →
plurilinguismo.
Nella poetica di Pascoli l’attenzione alle “piccole cose”, alla vita quotidiana e agli affetti familiari
coesiste con l’interesse per i destini dell’uomo nella sua dimensione universale, che spazia dal
mito, alla politica, ai problemi sociali. Pascoli ritiene che la missione del poeta, oggi come
nell’antichità, sia quella di rivelare agli uomini la verità e di indicare la giusta via; a differenza degli
antichi vati, però, la verità che egli mostra non ha una dimensione eroica ma quotidiana e
semplice, che comprende e dà pari valore alle vicende private e alla politica, agli affetti familiari e
agli interessi sociali e nazionali.
L’appartenenza di Pascoli alla piccola borghesia rurale e il suo legame profondissimo con il nido
degli affetti, che deve essere difeso e tutelato, fa di lui un difensore del diritto di ogni uomo a
possedere una porzione di terra su cui vivere libero e lo spinge a giustificare il colonialismo, visto
come rimedio all’emigrazione che affligge l’Italia e condanna i suoi figli alla lontananza e
all’umiliazione. Il famoso discorso La grande Proletaria si è mossa esprime questa sua visione del
mondo. Il discorso ha lo scopo di rendere onore ai soldati italiani morti e feriti in Libia e a quanti
stanno ancora combattendo. Per giustificare l’entrata in guerra dell’Italia Pascoli utilizza tematiche
proprie del Risorgimento (il consolidamento dello spirito nazionale) e del Socialismo (il riscatto
delle nazioni povere e l’abolizione delle barriere di classe).
Ci sono nazioni potenti e ricche che ne opprimono altre, “proletarie” e povere. L’Italia, la grande
proletaria, la grande martire, i cui figli costretti ad emigrare subiscono ingiurie (li stranomava) da
parte dei ricchi paesi per cui lavorano duramente, ha il diritto di battersi per il suo riscatto.
Bisogna ricordare che con i Poemetti, di cui Italy fa parte, si realizza a detta dei maggiori studiosi di
Pascoli la piena maturazione della poetica dell’autore e si può osservare in modo chiaro e
trasparente l’ideologia piccolo-borghese che Pascoli promuove affrontando temi e questioni che
hanno a che fare con l’attualità e assegnando ai testi una connotazione storica e politica.
Con Italy Giovanni Pascoli si fa poeta civile e politico, generoso e un po’ istigatore di istanze
socialiste venate di etica cristiana. Del 1904, Italy è’ una delle prime testimonianze della
letteratura italiana sull’emigrazione, dramma economico e sociale che lacerò le famiglie e le
comunità produttive della nazione, all’alba del Novecento.
Il poemetto fu una risposta alla mentalità nazionalistica e patriottica dell’Italia dilaniata dalla
diffusa miseria economica. In altri numerosi interventi considererà la questione dell’emigrazione
con grande sensibilità e un certo affanno patetico. Tema che non fu un motivo letterario ma una
realtà che lo toccava da vicino. Tra la gente, nelle famiglie, non si parlava d’altro. L’Italia “antica
madre”, il nido di tutti i nidi degli Italiani, non riusciva più a sfamare i suoi rondinini. Molti
partirono per l’America, qualcuno ritornava dopo molti anni. Pascoli rielaborerà questi discorsi in
una “lingua speciale, entità rara, preziosa, squisita, il cui funzionamento, la cui stessa esistenza è
precisamente condizionata dalla differenza di potenziale rispetto alla lingua normale”.