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Giovanni Pascoli:analisi della poesia "Nebbia"

Uno dei temi caratteristici della poesia pascoliana, come ampiamente descritto nell'articolo precedente, la contrapposizione tra la tranquillit del nido familiare e i pericoli rappresentati dal mondo esterno:il mondo degli affetti del poeta molto chiuso ed impenetrabile dall'esterno. Una delle poesie che maggiormente rappresenta questa contrapposizione la lirica "Nebbia", che fa parte della raccolta "Canti di Castelvecchio": il testo venne pubblicato nel 1899 sulla rivista napoletana "Flegrea" e poi conflu nella prima edizione dei Canti. Come spesso accade nelle poesie di Pascoli, la nebbia non vista tanto come un fenomeno atmosferico ma piuttosto come elemento di separazione tra il poeta e la realt. Ecco la lirica

Nebbia

Nascondi le cose lontane tu nebbia impalpabile e scialba tu funo che ancora rampolli su l'alba da' lampi notturni e da' crolli d'aeree frane.

Nascondi le cose lontane, nascondimi quello che morto! Ch'io veda soltanto la siepe dell'orto la mura ch'a piene le crepe di valeriane.

Nascondi le cose lontane: le cose son ebbre di pianto! Ch'io veda i due peschi, i due meli. soltanto che danno i soavi lor mieli: pel mero mio pane.

Nascondi le cose lontane che vogliono ch'ami e vada! Ch'io veda l solo quel bianco di strada, che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane.........

Nascondi le cose lontane, nascondile, involale al volo del cuore! Ch'io veda il cipresso l, solo qui, solo quest'orto, cui presso sonnecchia il mio cane.

Ci che appare evidentissimo, in questa poesia, la continua ripetizione delle stesse parole all'inizio di ogni strofa.Tutte le strofe hanno lo stesso inizio e ripetono il verbo "nascondere", che esprime l'azione principale compiuta dalla nebbia, che quella di occultare tutto ci che pu essere sgradevole per la serenit del poeta.

La nebbia consente di limitare la visione di Pascoli alle cose familiari e riassicuranti ("I due peschi", "la siepe dell'orto") ed emerge addirittura un desiderio di morte nella quarta strofa: Pascoli vorrebbe quasi che la sua esistenza finisse al pi presto, poich ritiene che il futuro potr riservargli solo difficolt e pericoli. E' evidente per che il mondo esterno, nonostante spaventi il poeta, in un certo senso lo attrae: infatti egli dice che le cose lontane vogliono "ch'ami e vada", quindi Pascoli vive una dolorosa contraddizione tra il desiderio di aprirsi alla vita, di crearsi una famiglia, e la paura costante di fuggire dal ristretto mondo del nido familiare. Tale contraddizione non venne mai superata e rimase una costante nella vita del poeta.

Per eventuali approfondimenti sulla poetica e sulle opere del Pascoli, si veda il sito www.fondazionepascoli.it, che contiene una ricca antologia di scritti e di poesie dell'autore.

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