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GIOVANNI PASCOLI

Giovanni Pascoli è stato un poeta e accademico italiano, figura


emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento. Nonostante la
sua formazione eminentemente positivistica, è insieme a Gabriele
D'Annunzio il maggior poeta decadente italiano

nascita 31 dicembre 1855, San Mauro


Pascoli
decesso 6 aprile 1912, Bologna
istruzione Università di Bologna
fratelli  Alessandro Giuseppe
Pascoli, Maria Pascoli, Luigi
Pascoli, Ida Pascoli, Raffaele
Pascoli, Giacomo Pascoli
genitori  Ruggero Pascoli, Caterina Vincenzi
Alloccatelli
VITA
Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna,
da una famiglia di condizione abbastanza agiata: il padre, Ruggiero, era
fattore di una tenuta di proprietà dei principi Torlonia.
Era una tipica famiglia patriarcale, molto numerosa: Giovanni era il quarto
di ben dieci figli. 
L’uccisione del padre. La vita familiare venne sconvolta da una tragedia: il
10 agosto 1867, mentre tornava a casa dal mercato di Cesena, Ruggiero
Pascoli fu ucciso a fucilate.
La morte del padre creò difficoltà economiche alla famiglia, che dovette
lasciare la tenuta, trasferirsi a San Mauro e in seguito a Rimini, dove il
figlio maggiore Giacomo aveva trovato lavoro, assumendo il ruolo
paterno (viene chiamato infatti “piccolo padre”). Al primo lutto in un
breve giro di anni, ne seguirono altri, in una successione impressionante:
nel 1868  morirono la madre e la sorella maggiore, nel ’71 il fratello Luigi,
nel ’76 Giacomo.
GLI STUDI
Giovanni Pascoli frequentò il collegio degli Scolopi ad Urbino, dove
ricevette una rigorosa formazione classica. Nel ’71, per le ristrettezze
della famiglia, dovette lasciare il collegio, ma potè proseguire gli studi a
Firenze. Nel ’73, grazie al brillante esito di un esame (della commissione
faceva parte Carducci), ottenne una borsa di studio presso l’Università di
Bologna, dove frequentò la facoltà di Lettere. 
La militanza socialista. Negli anni universitari Pascoli subì il fascino
dell’ideologia socialista di Andrea Costa. Partecipò a manifestazioni
contro il governo, fu arrestato nel ’79 e dovette trascorrere alcuni mesi in
carcere, per venire alla fine assolto. L’esperienza fu però per lui
traumatica e determinò il suo definitivo distacco dalla politica militante. 
La carriera di insegnante. Ripresi con impegno gli studi, si laureò nel
1882. Iniziò subito dopo la carriera di insegnante liceale, prima a Matera,
poi dal 1884 a Massa. Qui chiamò a vivere con sé le due sorelle, Ida e
Mariù, ricostituendo così idealmente quel nido familiare che i lutti
avevano distrutto. Nel 1887, sempre con le sorelle, passò ad insegnare a
Livorno, dove rimase sino al ’95.
IL PENSIERO ( IL NIDO)
Il nido è il luogo in cui il nucleo familiare vive secondo le regole
patriarcali, leggi rigide che devono essere rispettate. Nessuno può
allontanarsi dal nido, infranto unicamente dalla serie interminabile di
lutti; la sessualità è bandita, è permesso solamente l’affetto per i parenti e
per i morti; ogni altra forma di relazione viene sentita come un
tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali del «nido». Questa
serie di legami inibisce anche il rapporto amoroso: non vi sono relazioni
amorose nell'esperienza del poeta che conduce una vita, come egli stesso
confessa, forzatamente casta. C'è in lui lo struggente desiderio dì un vero
«nido», in cui esercitare un'autentica funzione di padre, ma il legame
ossessivo con il «nido» infantile spezzato gli rende impossibile la
realizzazione del sogno. Del rapporto sessuale Pascoli conserva una
visione adolescenziale, fatta di turbata attrazione di ripugnanza. 
IL PENSIERO ( LO SPIRITO DA FANCIULLINO)
 
La vita amorosa ai suoi occhi ha un fascino torbido, è qualcosa di proibiti
di misterioso, da contemplare da lontano, con palpiti e tremori (vedi Il
gelsomino notturno). I morti sono presenze che alloggiano
continuamente nel nido e proteggono i suoi abitanti, allontanando i
problemi della realtà esterna. Il nido resta al di fuori della storia e dei suoi
sconvolgimenti, proteggendo i familiari. Per tutta la vita Pascoli tenta di
ricomporre il nido infantile. Si può capire allora perché il matrimonio di
Ida, nel 1895, fu sentito da Pascoli come un tradimento, una profanazione
della sacralità del «nido», e determinò in lui una reazione spropositata,
patologica, con vere manifestazioni depressive.
 
TIPI DI OPERE
Pascoli è un allievo di Carducci particolarmente bravo. 
Pascoli è un personaggio del Decadentismo (la figura dominante è quella
del poeta, è il veggente, colui che si lascia colpire dalla realtà, come un
fanciullo): non pensa a voler documentare la realtà.
Pascoli rappresenta la poesia di chi si racchiude nel suo io e la poesia
nasce dallo sguardo di fanciullo che c’è dentro ognuno di noi.
La sua produzione va divisa in 2 parti:
 produzione latina
 produzione italiana.
LE OPERE
Giovanni Pascoli è considerato, insieme a Gabriele D’Annunzio, il più
importante poeta decadente italiano. Nelle sue opere possiamo 
riscontrare una concezione intima e interiore del sentimento poetico,
orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero
di una dimensione infantile e quasi primitiva. Ecco alcune suo opere:

 Il gelsomino notturno
 X agosto
 Il lampo
 Il sogno
 Brivido
 Maria
X AGOSTO
Giovanni Pascoli scrisse questa poesia non in onore della notte di San
Lorenzo, come molti potrebbero pensare, dato il titolo X agosto, ma per
ricordare il padre. Il 10 agosto del 1896 il padre di Pascoli veniva infatti
assassinato da due sicari appostati sul luogo dove stava passando con il
suo carretto.
Le motivazioni che spinsero i due a sparare sono rimaste ignote, ma
probabilmente si trattò di un attacco di brigantaggio ai danni di Ruggero
Pascoli.
X agosto fu pubblicata per la prima volta il 9 agosto 1896 ne Il Marzocco e
successivamente fu inserita nella sezione Elegie delle Myricae.
Tante le figure retoriche che si trovano in questa poesia di Pascoli e che
possiamo analizzare meglio di seguito:

 gran pianto: metafora che viene usata per indicare il fenomeno


atmosferico che porta alla caduta delle stelle;
 cielo lontano: metafora per mettere in luce indifferenza di Dio nei
riguardi della sofferenza degli esseri sulla terra;
 il suo nido […] che pigola e anche un uomo tornava al suo nido:
metonimie, figura retorica che sostituisce il termine che andrebbe
usato con un altro di significato molto simile. In questo caso a
pigolare non è il nido, ma i suoi abitanti e quindi i piccoli della
rondine, mentre il padre di Pascoli non stava tornando al nido, ma a
casa
 come in croce: similitudine, la rondine viene paragonata a Gesù in
croce.

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