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Civati Gabriele V

Modernismo
Decadentismo dell’evasione con Pascoli e D’Annunzio che si rifanno alle correnti dell’estetismo e il
simbolismo francese.

La seconda parte del decadentismo è quella della crisi. Mentre per D’annunzio e per Pascoli la
poesia era molto importante, per il decadentismo della crisi è importante la prosa. Nell’800 ci sono
tre grandi stagioni del romanzo:

1) Romanzo storico, esponente è Promessi Sposi di Manzoni nel 1827


2) Romanzo naturalista-verista I Malavoglia 1881
3) Romanzo decadentista. Diviso in due: estetismo con Il Piacere di D’annunzio 1889; romanzi
filosofici/psicologici “della crisi”. Quello che sarà chiamato in Europa il romanzo del
modernismo. In questi l’io non si riconosce più nel mondo, mancano le certezze e la realtà
non può più essere rappresentata. Questo a causa, ad esempio, della teoria di Freud, viene
meno la realtà.

I romanzi modernisti assumono caratteristiche nuove

- materia è interiorizzata. La trama non è di azione come ad esempio nei Promessi Sposi,
tutto invece in questo romanzo avviene nella mente dei personaggi. Il punto di vista è
quindi soggettivo e interno. Tutto è filtrato rispetto ai sentimenti dei personaggi
- c’è una nuova concezione dello spazio e del tempo. Lo spazio diventa personale,
soggettivo. Il tempo è del ricordo e della memoria, non è quindi misurabile
matematicamente, come disse Bergson; il tempo diventa personale e privato. Nei Promessi
sposi c’è cronologia scandita da date mentre nel modernismo no, questi aspetti sono
soggettivi
- Vengono rappresentati nella banalità quotidiana, tutto ciò che avviene non succede
durante eventi storici importanti ma nella banalità di tutti i giorni. Gli avvenimenti sono
normali, non capiamo perché questi personaggi sono da leggere, sono persone comuni,
non eroi
- I protagonisti sono perdenti, degli inetti, non conquistano niente, vivono nell’incertezza,
incapaci di vivere, sono la rappresentazione della debolezza dell’io
- si destruttura la trama su più livelli. La trama viene scomposta, tecniche narrative per
scomporre la materia. Bisogna trovare nuove strategie per dare vita alla dilatazione del
tempo.

POV soggettivo si parla di “memoria involontaria”. Non si ricorda scientemente, non è una
memoria volontaria di ricordi. La memoria involontaria è di spunti che però fanno ricordare altro.

Marcel Proust scrive “Alla ricerca del tempo perduto” romanzo pubblicato tra il 1906-1922. Marcel
il protagonista va dalla zia per un tè e mangia dei dolci francesi e il loro profumo le ricorda tutta la
sua vita. Questa è memoria involontaria, ricordo per caso.

C’è anche la parola “Epifania” che ricorre in James Joyce in Gente di Dublino. L’epifania è una
rivelazione, un oggetto azione che cambia la nostra concezione del mondo.

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Per quanto riguarda i personaggi c’è il concetto di alienazione. La perdita della propria identità
perché l’uomo non è più certezza. Condizione tipicamente borghese che si riscontra in ambito
Nittel- Europeo, area germanica. Thomas Mann scrive I Buttendrok. Claudio Magris afferma che
questi romanzi ruotano intorno al vuoto costruito sul niente, sono personaggi senza personalità.
Robert Musil scrive L’uomo senza qualità. Franz Kafka scrive La Metamorfosi.

Questi ultimi sono personaggi che vivono la debolezza dell’io e che si disgregano. Emerge quindi
l’ipocrisia della società borghese.

Nuova tecnica e nuovo modo di scrivere: flusso di coscienza. I due grandi esponenti di questa
tecnica sono James Joyce con “Ulisse”; e Virginia Woolf con Gita al Faro. C’è una registrazione di
pensieri in modo torrenziale, analogie e struttura, senza freni al pensiero del personaggio. Il
monologo interiore ha pause mentre il flusso di coscienza non ha pause ne struttura, associazioni
di idee continue.

Kafka

Kafka è di Praga tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 è di famiglia ebraica. Suo padre era un
commerciante, posizione economica elevata. Non avevano un buon rapporto, venivano da due
idee di mondo differenti, suo padre voleva per il figlio una vita di commercio attiva Lafka invece
voleva una vita da studioso. Kafka scrive nel 19 una lettera a suo padre. Kafka studia legge e
diventa un impiegato alle assicurazioni generali. Scrive “Il Processo” e “La Metamorfosi” nel 1915.
Avrà delle relazioni amorose deludenti e muore per tubercolosi.

È come se si rispecchiasse nei suoi personaggi perché vive una vita semplice e comune.

L’assurdo kafkiano: Kafka offre situazioni assurde e surreali in contesti normali e quotidiani.
Questa dislocazione sembra che sia normale ma anche se è assurdo. Questo assurdo kafkiano crea
al lettore disagio e alienazione, una perdita dell’identità, un senso di inspiegabilità.

La metamorfosi

Parla di un ragazzo che una mattina si sveglia nel suo letto scarafaggio. La vita degli altri va avanti e
gli altri riconoscono che lui è il figlio, non si stupiscono. Situazione assurda ma contesto normale.
Lui ha una vita normale, va al lavoro. La famiglia ha schifo verso lo scarafaggio, la borghesia quindi
è superficiale, chiudono il figlio in camera. Il protagonista cerca di uscire, il padre lo ferisce
involontariamente e lui morirà a causa di suo padre.

La normalità è che tutto va avanti normale e che il padre cerca di ucciderlo perché è uno
scarafaggio e gli scarafaggi si cerca di ucciderli. Il padre ha voluto uccidere lo scarafaggio o ha
voluto far male al figlio? non si sa perché la volontarietà e l’involontarietà sono sempre al limite.

I padri erano vissuti in un’età posto napoleonica mentre i figli sono più proiettati verso il 900, sono
generazioni che non si comprendono. Degradazione a livello sociale perché da uomo si regredisce
ad animale.

La critica si divide tra senso della colpa e dell’inadeguatezza.

- è come se il protagonista avesse un senso di colpa che non Sa da dove viene ma che lo fa
degradare ad animale. Come se fosse una punizione per qualcosa che lui non sa
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- inadeguatezza perché il protagonista ha sempre vissuto come inadeguato ed è stato un
sollievo diventa scarafaggio perché è l’evidenza di quello che era prima.

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Dice subito che è diventato un insetto, come se fosse normale. Le gambe ma sono zampe, è
personificazione dello scarafaggio. Normalità della casa e assurdità di trasformarsi insetto.
Discorso indiretto libero. Sono discorsi normali e quotidiani. Utilizzo del lavoro dei personaggi
medio borghese in confronto ai personaggi dei romani ad esempio dei Malavoglia, che svolgevano
un lavoro umile. Tutti i personaggi sono mediocri. Lui si sente normale, è questo che crea disagio al
lettore. Qui emerge l’assurdo kafkiano.

Virginia Woolf “Una stanza tutta per sé”

Era una scrittrice inglese che è stata una delle più grandi voci della letteratura europea e ha vissuto
una vita non semplice, si suicidò.

Testo del 1929 cardine nella letteratura femminista perché Woolf afferma una cosa molto

importante. Il titolo mette insieme due cose: la Woolf non è mai stata una suffragetta perché il
voto è conseguenza di una stanza tutta per sé. Da una parte questa ha un significato spaziale, una
donna per affermarsi deve avere una sua autonomia spaziale, deve avere camera in cui
rinchiudersi e lavorare. Lei però parla anche di una rendita tutta per sé, la prima indipendenza che
devono avere è quella economica, la stanza in cui lavoro se la deve pagare lei.

In questi modi arriverà il voto. La Woolf immagina che Shakespeare ha una sorella e la sorte che
avrebbe nella società.

Idea che le donne si potessero comprare, il padre la picchia e poi cerca di comprarla. Idea che le
donne debbano ubbidire. Differenza già dall’infanzia tra maschio e femmina, se bambino rompe le
regole si capisce che ha carattere, se lo fa una bambina lei deve solo obbedire. Uomo sempre stato
cresciuto ad avere intraprendenza mentre femmine no. Donne attrici è uguale a dei cani che
ballano e che sia una prostituta. Frammentismo. Quanto è forte la violenza che un poeta ha nel
corpo di una donna? Quanto si sente di donne pazze, considerate immorali e sopra le righe Woolf
vede poetesse mancate perché sono impazzite perché non so non riuscite ad affermare il loro
genio.

Italo Svevo

È modernista. Nasce nel 1861, nell’anno dell’unità d’Italia. Pascoli nasce nel 1855, D’annunzio nel
1863. Pascoli vive nel centro Italia. D’annunzio al nord principalmente. Svevo nasce a Trieste, città
di frontiera. In questo anno Trieste era austro ungarico, la sua lingua madre era pertanto il
tedesco.

Umberto Saba era anche lui di Trieste e afferma che era una città multiculturale, lingua tedesca ma
una forte comunità italiana, essendo anche un porto ci sono persone che provengono dall’Africa e
dall’Asia.

Svevo nasce in una famiglia di borghesia mercantile. Il suo vero nome è Aron Hector Schmitz,
nome tedesco e famiglia di origine ebraica. Quando inizia a scrivere usa uno pseudonimo che tiene
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insieme le sue due identità: Italo, per Italia, e Svevo, una regione tedesca da cui deriva anche
l’imperatore Federico II di Svevia che volle unire Italia e Germania ma non riesce. Come Federico II
Svevo attraverso il suo nome vuole unire Italia e Germania. Vienna è il fulcro della mitteleuropea
come Praga con Kafka.

Svevo studia in Baviera e la sua formazione è tecnico economico, non umanistica. Suo padre aveva
un’azienda mercantile e lui lavorerà per questa azienda, per questo non studia discipline umane.

Nel 1880 l’azienda del padre fallisce, quindi Svevo vive una degradazione sociale. Svevo è costretto
a lavorare in banca. Svevo fronteggia una tensione alla vita attiva, vita dazienda e borghese, e la
vita letteraria. Questa tensione si aggrava anche per le sue origini ebraiche (fonte di marginalità)
perché lui sta a Trieste ed è italiano ma non è cattolico, lui era un ebreo italiano a Trieste
(minoranza della minoranza). Tra gli ebrei lui era ancora marginalizzato perché non era religioso.
Lui vive questo senso di marginalità, senso di inadeguatezza.

Svevo si sposa con una cugina, matrimonio combinato che produce senso di inadeguatezza. Inizia a
lavorare per la azienda di vernici del suocero. Ritorna ad essere ricco. Rapporto con il padre non
era dei migliori come quello con il suocero. Lui viaggerà molto perché lui ha in mano le
comunicazioni estere dell’azienda, Svevo quindi ha la necessità di imparare inglese e gliele dà
James Joyce. Qui si scambiano idee letterarie. Anche la psicanalisi influenzerà Svevo, lui sarà uno
dei primi in Italia ad andare dall’analista, dagli alunni di Freud.

Tappe importanti della sua vita sono Joyce e psicanalisi, hanno salvato la vita di Svevo. Inizia a
collaborare con il giornale “L’indipendente” di stampo irredentista, vuole far annettere la Venezia
Giulia all’Italia. Svevo su questo giornale scrive di critica letteraria, e nell’89 fa delle recensioni:
apprezza Mastro Don Giosualdo e non apprezza invece Il Piacere. Svevo era considerato uno
scrittore mediocre.

Svevo muore con la moglie in un incidente stradale nel 1928.

Scrive tre romanzi:

1) 1892 “Una vita”


2) 1898 Senilità
3) 1923 La Coscienza di Zeno

Dalla seconda alla terza produzione passano molti anni, perché i due romanzi furono un
insuccesso. Svevo dopo Senilità smette di scrivere e si dedica solo alla vita lavorativa, rinnega la
letteratura. Scrive la "Coscienza di Zeno” perché va in psicoanalisi e conosce Joyce, in cui matura la
figura di Zeno Cosini. Questi tre romanzi sono collegati, è la stessa vita su più fasi, raccontata in
fasi diverse. Anche la “Coscienza di Zeno” era un flop in Italia ma a Parigi fu un successo perché
Joyce va a Parigi e porta con sé La Coscienza di Zeno e la fa leggere a degli intellettuali. Qui il libro
avrà un grande successo. In Italia l’unica recensione a questo libro è di Montale.

Poetica di Svevo

La formazione di Svevo è tecnica economica ma ha anche una formazione letteraria da


autodidatta. Svevo legge:

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- I Classici italiani, Manzoni e Leopardi. Con questi Svevo apprende la lingua perché è di
Trieste e deve formarsi sull’italiano. La sua lingua è di cattivo gusto, priva di retorica, piana,
grigia e semplice in contrapposizione a quella di D’annunzio. In un articolo de
“Indipendente” scrive che lui è un dilettante della letteratura perché scrive non come
professione ma per un’urgenza personale, rivaluta l’idea del dilettantismo
- Naturalisti francesi (Flaubert) e i realisti russi (Tolstoj). Con loro apprende la psicologia dei
personaggi
- Romanzieri Umoristi inglesi, dopo l’incontro con Joyce legge Jonathan Swift e George
Bernard Shaw. Da loro apprende l’ironia.

La filosofia è la disciplina che amava di più Svevo, i suoi riferimenti filosofici sono:

- Schopenhauer, da cui apprende la debolezza della volontà individuale, carattere


inconcludente della vita; e per sopravvivere per il filosofo bisogna guardare la vita da fuori,
distanza da sé. La casualità della vita è centrale in Svevo, a Zeno va bene tutto, non c’è
niente che lui decide e si accontenta, non esiste volontà individuale.
- Darwin con l’evoluzionismo, la lotta per la vita, bisogna lottare per affermarsi. I personaggi
di Svevo si dividono in lottatori e contemplativi. I primi lottano nella propria vita e la
ottengono mentre chi la vive superficialmente. Svevo è cosciente che c è una lotta continua
per affermantesi nella società.
- Marx i fattori economici che muovono la società sono fondamentali per Svevo. La
economia muove la società, lui è cosciente di questa visione della società e critica il
capitalismo borghese dal dentro perché lui è un borghese e capitalista, figlio di
imprenditore. Svevo però non ha la componente rivoluzionaria di formare una società
basata solo su proletariato. La fine della Coscienza di Zeno è che “il mondo è inquinato
dalle macchine” citazione che sembra Marxista e serve qualcosa che curi questa malattia
interiore, mentre per Marx è più sociale e politica
- Henri Bergson sulla concezione del tempo. Il tempo lo divideva in fisico matematico e
tempo della coscienza. Il primo ha momenti tutti uguali, uno esterno all’altro e
unidirezionali, non puoi rivivere un momento più volte e il tempo non torna mai indietro. Il
tempo della coscienza è l’opposto: è un flusso continuo che non si può matematizzare in
momenti, il passato rivive nel presente e non sono esterni e non è unidirezionale ma
pluridirezionale. Da qui nasce l’idea di come organizzare il testo, è tematico, ha un tempo
interno e non fisico matematico
- Freud, Svevo ha fatto psicoanalisi con uno degli studenti di Freud, Waiss. Da Freud Svevo
prende l’analisi dell’io e usa gli strumenti psicoanalitici in letteratura. Come il lapsus; la
gratificazione quando padre di Zeno sta per morire gli dà uno schiaffo ma Zeno pensa che
sia una carezza ma non è così; l’auto inganno, quando cerca di smettere per fumare Zeno è
sicuro che sua moglie la stia tradendo, era solo un modo per fuggire per continuare a
fumare. Svevo sosteneva che la psicoanalisi non serva per curare ma serve come
strumento d’indagine, voleva elementi per letteratura e non curarsi. Per questo Zeno
smette gli incontri con Dottor Esse.

Svevo ha un bisogno di sicurezze, lui ha il posto fisso, lavora, si sposa, contribuisce al sistema
capitalista borghese che lui stesso critica. Svevo vede il problema perché ha una tendenza
letteraria, è immerso nel decadentismo; attraverso tutte le letture Svevo entra in questa crisi e
comprende l’ipocrisia della società, e la critica con le letture e i filosofi che legge. Svevo per questo

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non può evadere, in confronto a Pascoli e D’Annunzio che non leggono così tanta filosofia non
riesce ad evadere.

Opere

Si parla di Itinerario in tre tappe. Svevo ha scritto la stessa storia in tre momenti differenti della
vita; i tre protagonisti sono la stessa persona a distanza di anni. Mancherebbe la parte
dell’anzianità che Svevo non scrive perché muore prima, l’aveva solo abbozzato.

La prima opera è del 1892 Una Vita, risente molto del realismo ottocentesco. L’opera è la
ricostruzione analitica della vita di Alfonso Nitti, il protagonista, si parla della sua vita inadeguata e
da inetto, è una biografia. L’elemento di innovazione di Svevo è l’inserimento di commenti che
aiutano a disvelare le ambiguità della vita del protagonista, i commenti di Svevo ci fanno capire le
inadeguatezze del personaggio. Nel realismo non c’erano commenti mentre Svevo li introduce. È
un superamento del realismo ottocentesco, è proiettato più avanti.

Secondo romanzo è del 1898 è Senilità. In questo emerge l’abbandono del rimpianto realistico
verso il decadentismo. La vita di Emilio Brentani è filtrata dalla sua memoria; si compie il romanzo
decadente, diventa importante ciò che ricorda il protagonista. Il primo romanzo guarda il realismo
mentre Senilità è decadente, supera il realismo (le vite dei personaggi sono reali, sono personaggi
quotidiani non è proprio abbandono del realismo ma un superamento importante). Il punto di
vista è soggettivo e deformante. Brentani dice le cose come le vede ma nella realtà sono diverse.

1923 La Coscienza di Zeno, Svevo utilizza le tecniche freudiane in letteratura. È il punto più alto del
decadentismo italiano. È il diario di Zeno Cosini.

I protagonisti delle sue opere potrebbero essere la stessa persona. Nitti ha 25 anni, Brentani sui
30, Zeno Cosini sui 50. Vivono le stesse idee e questioni, è come se fosse lo stesso personaggio
vissuto in età diverse. Manca la vecchiaia.

I personaggi affrontano anche delle tappe di consapevolezza, è un itinerario di guarigione. In Una


Vita Nitti è un giovane scrittore non famoso, si suicida perché ama una donna che non corrisponde
il suo amore. In Senilità, Brentani decide di auto esiliarsi, decide di vivere appartato, da solo; non si
suicida al contrario di Nitti. Zeno Cosini, invece rispetto agli altri, è cosciente della sua malattia; Sa
che la società è malata ma rispetto ai primi due è consapevole di questo a e quindi può vivere.

Senilità

Apprezzata da Montale che lo definisce “un quadrilatero perfetto”, perché ci saranno quattro
personaggi. Emilio, Amalia, Stefano e Angiolina. Emilio è il protagonista che non riesce a sfondare
nella letteratura italiana, solo locale a Trieste; vive con la sorella Amalia, la prosecuzione di Fosca è
un topos. Emili pensa molto, è un teorista, avevano un’ipertrofia della coscienza. Il suo amico è
Stefano, un pittore che sa stare al mondo, si diverte, non è in teorista ma vive nella pratica ed
Emilio lo invidia, vuole vivere come lui. Ha una relazione con Angiolina, una popolana, che Svevo
racconta come una sorta di prostituta; Angiolina vuole Emilio solo fisicamente al contrario di
Emilio. Angiolina sfrutta Emilio, innamorato. Emilio pertanto si auto inganna, riesce a scindere l’io:
a volte la chiama Ange (quando vuole una relazione più sentimentale, la ama) quando hanno
rapporti sessuali la chiama Giolona.

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Quando Angiolina conosce Stefano è affascinata da questo uomo e dalla sua spontaneità, al
contrario di Emilio, e i due iniziano una relazione. Amalia però è innamorata di Stefano e quando
Amalia scopre questo si uccide con veleno. Emilio capisce che ormai con Angiolina non ci sarà più
nulla e si allontanerà da tutto, vivrà un senso di senilità, solitudine.

Quando muore Amalia c’è il filtro della memoria, quando muore nella memoria di Emilio diventa
bella come Angiolina e quando pensa a Angiolina la pensa intelligente come la sorella. Emilio
unisce le caratteristiche delle due donne.

Idea di senilità come inerzia spirituale, inconcludenza. Non c’è l’idea di senilità anagrafica ma come
una incapacità di vivere. L’esito di brentani è il fallimento esistenziale, Emilio ha 35 anni e fallisce
tuttto quello che sperimenta nella vita.

Se nel primo romanzo Nitti si suicida, Brentani non si suicida ma si ritira in solitudine
volontariamente. C’è un miglioramento della condizione rispetto a Nitti.

Innovazioni narrative di Senilità

1) Narratore in terza persona


2) semplificazione della trama, trama semplice

3) Montale parla di quadrilatero perfetto. I 4 personaggi su cui ruota la trama sono speculari e
duplicati. Emilio, Amalia, Angiolina e Stefano. Due uomini e due donne, due personaggi teoristi
Emilio e Amalia, e due personaggi attivi Angiolina e Stefano. Ci sono delle relazioni che si
intrecciano, Emilio ama Angiolina e Angiolina ama Stefano. C’è invidia speculare, Emilio invidia
Stefano perché è intraprendente; Amalia invidia Angiolina perché Sa farsi amare

Il romanzo inizia senza presentare un personaggio. Emilio è sempre stato un personaggio razionale
e parla con Stefano che gli dice che deve iniziare relazioni per divertimento. Angiolina diventa un
oggetto erotico, ma poi se ne innamorerà (dualismo dei nomi con cui la chiama Emilio). Obiettivi di
Emilio sono famiglia e carriera, entrambi non si avvereranno; la sua famiglia è solo Amalia e la
carriera letteraria non è andata bene.

Emilio cerca di essere lui a salvaguardare la sorella, uomo di casa ma in realtà è il contrario è
Amalia che si occupa della casa. Visione soggettiva della realtà. Amalia pensa di essere quella che
gestisce la casa, la percezione che hanno entrambi sono opposte.

Righe 13-15 parole chiave che descrivono inettitudine di Brentani: insoddisfatto, amarezza,
sospetto, rimpianto. È la descrizione dell’inetto.

Tratto autobiografico di Svevo che inacetisce a Brentani riguardo la sua carriera.

A 35 anni crede ancora di essere un giovane che aspetta. Idea dell’attesa che viene ripresa negli
anni 30/40 del 1900. Idea di vivere sempre aspettando qualcosa che non arriva mai.

Descrizione Angiolina opposta ad Amalia. Tema dell’ombrellino, lei vuole sedurre Emilio.

Duplicazione personaggio tra Ange e Giolona è anche scissione di personalità e memoria. Idea
della memoria involontaria.

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Fine del romanzo

Angiolina diventa ancora più importante per Brentani, diventa pensierosa intelligente come
Amalia. Emilio mischia e sovrappone le due donne.

La Coscienza di Zeno

Inizia ad abbozzarlo nel 1919-1920 ma non trova nessuno che glielo pubblichi. L’editore Capelli a
Bologna gli propone di autofinanziarsi quindi La Coscienza di Zeno è un’autopubblicazione; Capelli
non vuole rischiare di investire su Svevo e per questo lo fa auto pubblicare. Lo pubblica nell’aprile
del 1923. Non avrà un grande successo in Italia, al contrario della Francia in cui Joyce porta con sé
il libro.

Il critico letterario Roberto Balzen, fondatore di Adelphi, manda come regalo ad Eugenio Montale il
libro; Montale scriverà un articolo “Omaggio a Svevo”.

La parabola narrativa va dal 1870 fino alla Prima guerra mondiale nel 1914/15.

È un diario che il Dottor S (sta per Sigmund Freud) ha fatto scrivere a Zeno Cosini perché era in
terapia da lui. Zeno capisce di essere guarito e per vendicarsi Dottor S pubblica il suo diario.
Questo avviene nella prefazione e nel preambolo. Dottor S crede che se Zeno avesse continuato la
terapia sarebbe guarito. Dottor S ci mette in allarme sulle bugiardie e falsità di Zeno, perché è un
paziente, visione soggettiva.

Ci sono sei capitoli tematici

1) Il Fumo: viene raccontato il vizio di Zeno Cosini, che parte per emulare il padre. Padre
grande fumatore e anche Zeno inizia a fumare finché non diventa un vizio
2) La morte del padre: padre è uomo attivo, Zeno è un teorista al contrario di suo padre che è
un uomo pratico. La morte del padre Zeno non la vive come una liberazione ma come
smarrimento, Zeno è incapace di scegliere e di vivere, non Sa prendere decisioni. Schiaffo
prima della morte che Zeno legge come gesto involontario: gratificazione di Freud.
Complesso edipico: Zeno soffre di questo complesso; quando parla della madre è una
figura angelica mentre il padre è il polo negativo della famiglia.
3) La storia del mio matrimonio: Zeno perso suo padre gli serve un’altra figura di riferimento.
Lui incontra Giovanni Malfenti, un ricco borghese con tre figlie. Zeno vuole sposare la più
bella, Ada ma lo rifiuta per Guido. Prova a sedurre Alberta che lo rifiuterà anche lei. Si
sposa con la sorella più brutta, Augusta. Guido è il suo rivale, come il rapporto tra Emilio e
Stefano. Stefano e Guido sono attivi mentre Emilio e Zeno sono teoristi.
4) Il fumo e l’amante: Zeno avrà un amante, Carla, una cantante che ha bisogno di soldi. Zeno
le paga gli studi e avranno una relazione amorosa. Zeno però ha una crisi interiore tra un
senso di colpa verso Augusta (componete religiosa di Svevo, il cristianesimo e l’ebraismo
sono pieni di sensi di colpa) e dall’altra la semplicità di questa relazione. Carla lascerà lei
Zeno, Zeno non sceglie è Carla che lo fa.
5) Storia di un’associazione commerciale: Guido e Zeno si mettono in società, aprono
un’azienda. Guido però investe in borsa perdendo tutto. Inscena un finto suicidio ma in cui
morirà. A risanare l’azienda sarà Zeno. Il ruolo centrale è il denaro, prima è sempre stato
assente invece adesso il denaro diventa fondamentale, in questo capitolo si parla solo di
soldi

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6) Psicoanalisi: Zeno capisce di essere malato ma la terapia non gli serve, come la pensa
anche Svevo. Tutto il mondo è malato per Zeno, è inutile continuare la terapia. L’ultima
pagina di questo libro afferma che tutto il mondo è malato e per sanificare il mondo serve
un grande ordigno che faccia scoppiare il mondo, così possiamo riiniziare da zero.

Caratteristiche del romanzo

- C’è un punto di vista soggettivo e deformante: con Zeno abbiamo un narratore


inattendibile. Noi non ci possiamo fidare di quello che Zeno racconta. Divaricazione tra l’io
narrante e io narrato. Noi capiamo che tra quello che dice è quello che in realtà dovrebbe
dire c’è una distanza. Quando questi non coincidono c’è una inattendibilità dell’autore.
- Sovrapposizione di piani temporali destrutturati. Questo emerge dal non argomento
cronologico ma tematico. Qui emerge l’inattendibilità perché racconta gli stessi eventi a
volte ma in maniera diverse. Alcuni eventi sono riscritti.
- Duplicazione dei personaggi: sono duplici. Nella descrizione del padre di Augusta c’è quello
che Zeno vorrebbe di sé e lo stesso per altri personaggi. Carla diventa bella come dovrebbe
essere la moglie. Vengono mischiati temporalmente anche i personaggi.
- La memoria di Zeno è a livello microtestuale. Zeno ricorda in modo errato e deformato gli
eventi. I critici parlano di tempo misto perché ricordando si mischiano gli spazi temporali.
Zeno rivive il suo passato alla luce del presente e lo modifica e modifica il presente alla luce
del suo passato. Zeno racconta ciò che vuole e come vuole. In Carla c’è quello che vorrebbe
che ci sia in Augusta.
- pensiero riportato: c’è il monologo interiore. Svevo parla di teschio scoperchiato.
- lingua e stile che sembra italiano, Critica di Giacomo De Benedetti. Morde e attacca le cose,
è una lingua scarna, semplice, analitica, italiano antiquato e non artistico.

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