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Michel Butor:

1926-2016
è stato un poeta e scrittore francese. Come scrittore di romanzi è assimilato al nouveau roman
Per lui il romanzo è uno strumento efficace con cui mettere in discussione le modalità abituali di
rappresentazione e interpretazione della realtà
Il nostro rapporto con il mondo è sempre mediato da discorsi e racconti con cui viene presentato, i quali
implicano uno scarto rispetto a quel che vogliono raccontare  questo scarto sarà al centro dell’attenzione dello
scrittore e del suo lavoro sul linguaggio
Romanzo NON può costituire una rappresentazione esatta di cose e fatti per fornire una conoscenza oggettiva
MA si propone come uno studio critico delle modalità di conoscenza della realtà (che in sé rimarrà sempre fuori
portata)  Questo implica la consapevolezza di poter conoscere appuieno solo il proprio strumento di
conoscenza.

Opere:
1954: Passage de Milan  romanzo d’esordio. Presenta una struttura che si ritrova nelle opere successive: in
uno spazio circoscritto (palazzo di Parigi) per un tempo limitato (12h scandite in 12 capitoli, di una notte di festa
che finirà tragicamente) si compie una metamorfosi. Il male e e il reale dilagano da ogni spazio temporale
1956: L’emploi du temps un impiegato di banca tiene un diario a partire dal 7° mese della sua permanenza
nella città inglese di Bleston dove si trova per un tirocinio. Nel contempo prova a fare il racconto retrospettivo dei
mesi precedenti. Indaga sulla città che avverte ostile, cerca di orientarsi nello spazio e nel tempo:
- Quello della sua permanenza passata e presente nella città
- Il tempo storico della cittadina inglese
1957: La Modification nello spazio di tempo di un viaggio in treno tra Parigi (dove vivono moglie e figli) e
Roma (dove dovrebbe incontrare l’amante) un uomo rivive nel chiuso del suo scompartimento tutti i viaggi
precedenti. Il viaggio in treno come la città per il protagonista di Emploi du temps diventa viagio interiore alla
ricerca di sé attraverso immagini, scene e squarci di Parigi e di Roma in un complesso montaggio che
sovrappone passato e presente, vita privata e miti universali. Il romanzo riscosse grande successo, è la
rivisitazione di un topos della letteratura romanzesca: il triangolo amoroso, l’adulterio trattato in forma non
convenzionale. Il monologo interiore del narratore si esprime alla 2° persona (vous) in modo da sollecitare la
partecipazione emotiva del lettore.
1960: Dégres  Butor sfrutta tutte le risorse della tecnica del montaggio per narrare in 400 pag la lezione di
un’ora di un prof di liceo tenuta martedì 12 ottobre 1954.
1964: Essais sur le roman in cui scrive “il romanzo è il luogo per eccellenza nel quale studiare in che modo la
realtà ci appare o può apparirci”

Personaggi, eventi e personaggi


 Sono pretesti per lo studio delle modalità di presentare il soggetto nel reale secondo tecniche di simultaneità
o sovrapposizione di piani spaziali e temporali la cui ricomposizione è affidata all’attività del lettore
 NON sono mai oggetto di una narrazione lineare o di un’indagine psicologia e sociale.
Butor abbandona il romanzo per sperimentare altre forme espressive, sempre più affascinato da altri linguaggi:
pittura, cinema, musica, fotografia.

Samuel Beckett:
1906-1989
Irlandese vissuto molti anni in Francia, rimette in questione le fondamenta della letteratura e s’interroga sulla
funzione del linguaggio e dell’arte
Personaggi
- Corrosi da una colpa non esplicitata
- Condannati ad un’erranza paralizzante
- Proressivamente deprivati di un corpo e di un nome
- Colti in momenti cruciali della loro vita
- In procinto di morire
- Solitari e ripiegati su se stessi
 Sono emblematici di una radicale desumanizzazione
Parlano senza tregua a dispetto a dispetto di tutto e di tutti.
Dopo gli studi universitari, Beckett viaggia in Europa: Londra, la Germania nazista, ma soprattutto Parigi, dove a
più riprese soggiorna e lavora.
Fondamentale è l'incontro con Joyce, e anche la scoperta della letteratura francese, principalmente di Proust, al
quale dedica un saggio nel 31.
Beckett inizialmente pubblica in inglese (Murphy, 1938; edizione francese nel '47), ma presto scrive anche
direttamente in francese (per poi tradurre in inglese) poesie (apparse sui «Temps Modernes» nel '46), novelle,
racconti, pièces teatrali.
Allo scoppio della guerra s'impegna attivamente nella Resistenza, a Parigi, poi nel Sud della Francia.
Nel dopoguerra si trasferisce nella capitale.
Molloy, Malone meurt, L'Innommable: trilogia romanzesca scritta e pubblicata a cavallo dei primi anni 50’
impone il suo nome tra i più grandi scrittori 900eschi.
In Molloy (1951) le 2 parti del romanzo si riflettono a specchio:
1) segue il cammino lento e faticoso del protagonista, storpio, alla ricerca della casa della madre;
2) il cammino lento e faticoso dell'ispettore Moran, incaricato di cercare Molloy.
Entrambi i personaggi scrivono: Molloy per raccontare il suo viaggio, Moran per fare una relazione della sua
ricerca.
Entrambi subiscono un processo di declino fisico, al punto che alla fine non riescono più a stare in piedi e
procedono a 4 zampe. Progressivamente Moran assomiglierà all'oggetto della sua «caccia», Molloy.
- L'assenza di coordinate spazio-temporali precise
- la ripetizione delle stesse peripezie
- la lenta ma inesorabile disgregazione fisica dei personaggi: tutto ciò trasforma il cammino parallelo e speculare
di Molloy e Moran in un' erranza senza senso, assurda, kafkiana, che sembra portare solo alla morte.
Nel romanzo seguente, Malone meurt (Malone muore, 1952), Beckett sembra riprendere il filo della narrazione
laddove l'aveva lasciato in Molloy. Malone, recluso e immobile, in punto di morte, uccide il tempo che gli resta da
vivere raccontando frammenti di storie inventate che s'intrecciano con l'evocazione della sua vita presente.
In L'Innommable (L'Innomminabile, 1953), lo scrittore va oltre: fa parlare in un lungo monologo un personaggio
senza nome, ridotto a un tronco con un abbozzo di testa e una gamba sola, fratello di sventura di personaggi già
incontrati nelle opere precedenti. Il racconto si riduce a questa voce interiore che lotta contro la morte cercando
invano di ricostruire «come si sono svolte le cose» dall'inizio fino alla fine, sulla soglia della morte.

Romanziere, drammaturgo, poeta, traduttore, sceneggiatore per la profonda coerenza creativa della sua ampia
opera Beckett viene insignito del premio Nobel per la letteratura nel '69.
Ma come Blanchot anch'egli si chiude in una solitudine silenziosa ed esigente, alla ricerca di una concentrazione
espressiva.
Pubblica regolarmente testi scarni, difficilmente riconducibili a un qualsiasi genere. Enigmatiche e austere
risultano le sue ultime prose, peraltro molto brevi, da Mal vu mal dit (Mal visto mal detto, 1980) e Cap au pire
(«Rotta verso il peggio», 1982) a Soubresauts («Sussulti», 1989), ultima tappa di questa singolarissima
esplorazione della scrittura.

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