Sei sulla pagina 1di 14

LETTERATURA INGLESE 13/09

Preambolo su Magellano

Maggellano muore in battaglia


Tematica dell’Isola—Isola delle spezie
Stereotipo della barca  ciurma, Magellano ci ha messo parecchi anni per formarla. Tutti ipnotizzati da una nave.
L’Isola serve per uscire da se stessi e da già l’idea della lontananza, un braccio di mare che ti separa dall’isola= scegli
avventura e mistero e il sogno è quello di trovare isola deserta dove si può uscire dal quotidiano. Si sogna che l’isola dia
una certa felicità/armonia  isole = luoghi utopici dove almeno riposare dimenticando i problemi di tutti i giorni
Robison domina e riesce a far fruttare l’isola, recupera tutto dalla nave e i semi fondamentali per produrre (grano…) nel
seguito di Robison diventa un latifondista e fa rendere le sue terre diventando un “millionario”. Si costruisce una casa e
soppravvive per 23 e passa anni. Isola (femmina) viene dominata da Robison (maschio) soggezione e inferiorità.

AUTORI:
 Seamus Heaney
 John Coetzee
 Jamaica Kincaid
 Derek Walcott
 (de) Foe John Coetzze tramite la figura del nemico/antagonista (Foe) scinde il narattore e Susan (protagonista). Il
narratore dovrebbe scrivere la storia di Susan ma poi svicola. Il romanzo d’avventura del 1° capitolo si trasforma in un
romanzo su un romanzo.
ARTICOLI DI:
 Antonio Prete (concetto della lontananza)
 Glissant Eduard
 Deleuze (l’isola e altri scritti)
Compra un manuale di inglese—Bertinetti per Einaudi
700 e 800 impossibilità di pubblicare per le donne
Virginia Wolf (900
20/09

ANTONIO PRETE, Trattato della lontananza (Torino: Bollati Boringhieri, 2008), pp. 116-132.
In questo trattato, Antonio Prete considera l’isola il luogo dell’ipotetica felicità (ci sono Giardini orientali, incantsti,
Castelli che accolgono tutti i desideri). L’isola è staccata dalla terra ferma e da terre già note, andando sull’isola ci
allontaniamo quindi dalla quotidianità. Noi viviamo l’usura della routine, il quotidiano, e ci stacchiamo scoprendo un
luogo. Saramago scopre un’isola da cui ci si aspetta un risarcimento  “il viaggio verso i regni dell’impossibile è il viaggio
dell’immaginazione verso una terra dove si può trovare il risarcimento.”
Magellano voleva dimostrare la presenza di isole e collocarle  trattato di Torresillas. Interesse per la corona spagnola e
personale per Magellano con la rivendicazione. Pigafetta aveva come scopo l’esclusiva sull’ “intervista” e acquisire prestigio.

L’isola è vista come un posto utopico ed è proprio attraverso questa visione utopica (questo creare altri mondi) che si
critica la quotidianità. Doppia valenza: si sogna di andare in un altro posto (anche utopico) bellissimo, che è anche una
critica al luogo d’origine.
(come Dante nella Divina Commedia compie un viaggio ma i personaggi che trova appartengono per la maggior parte alla
Firenze dell’epoca quindi è una crititca alla città di Firenze, alla sua società. Dante andò in esilio a Verona).
L’isola utopica (esempi: l’isola di Atlantide o il mito dell’ Eldorado) attrae ma allo stesso tempo può rappresentare un
rischio, ci si domanda quindi se la conoscenza sia sinonimo di dolore/sofferenza per le conseguenze di questa conoscenza
o sia solamente sinonimo di piacere.

“L’isola si addice all’utopia. Il mare che la circonda


- la preserva dal facile accesso
- la separa dal mondo dei traffici quotidiani e dei vizi  il favoloso e lo straordinario possono abitare su un’isola
- alimenta la meraviglia, sostiene l’immaginazione”
L’immaginazione dà ai nostri desideri un aspetto visivo. Le mappe all’epoca erano neccessarie, davano un’immagine a ciò
che veniva scoperto. Le terre e i mari esercitano fascino “Molto nasce dalla fascinazione di una mappa in una vetrina” –
Richard Yates scrisse sulla Tempesta.
 “Elementi del locus amoenus, del paesaggio ideale si mescolano con elementi fiabeschi.
 Figurazioni dell’origine si sovrappongono al sogno del dopo-civiltà.
 L’età dell’oro si congiunge con il desiderio di una nuova terra, di un nuovo cielo”
Odisseo: nella navigazione di Odisseo, l’apparizione delle isole porta con sé la rivelazione dello straordinario. Il magico, il
terribile, insomma i confini dell’umano hanno sede nelle isole.(problematiche, fascino, condivisibile dal civile e non.)
Dinanzi alla terra dei Ciclopi c’è l’Isola delle Capre che è idilliaca, tutto si può fare ex-novo, non è mai stata toccata
dall’uomo. Ma c’è anche l’Isola delle Sirene che è tutto il contrario, insidiosa. Il sapere è collegato anche alla sofferenza 
Forse bisogna pagare un prezzo per quel piacere ? Es. Sirene, Viaggio di Magellano partiti in molti, tornati in 18.

Il politico deve allontanarsi dalle isole del desiderio?


Platone parlò di Altlantide, isola del potere e della pienezza. È l’isola immensa che si stendeva oltre le colonne d’Ercole.
Luciano Samosata parla dell’Isola dei Beati (di Eldorado) = attrazione irresistibile per i naviganti che appena approdati
vengono costretti a godere delle bellezze del luogo. La città, cuore dell’isola è tutta d’oro. Gli abitanti hanno forme
corporee pur non possedendo corpo: si muovono, pensano, parlano e mai invecchiano. È sempre primavera. Fuori dalla
città c’è il campo Elisio, dove si levano musiche e canti, si recitano versi di Omero + architettura magnifica.

THOMAS MORE - UTOPIA


L’isola di Utopia, descritta da More, era un tempo una penisola, ma Utopo (suo conquistatore) tagliò la roccia
lungo 15 miglia nuova fisionomia dell’isola, divisa in 54 città di = grandezza che rappresentavano le 54 contee
inglesi, con capitale al centro dell’isola.
Ogni 10 anni gli abitanti sono costretti ad alternarsi tra città e campagna (gli abitanti non possono tutti godere
della capitale/città, tutti devono fare tutto e turnarsi così che possa esserci la redistribuzione della ricchezza)
—> democrazia In quest’isola non esiste la proprietà (non si può comprare una casa)—> socialismo
More descrive l’impossibile, tutto ciò non potrà mai accadere nella società inglese dell’800’ così com’è
strutturata (solo il 5% della popolazione deteneva la ricchezza). L’opera diventa quindi satira nei confronti della
società
ROBINSON CRUSOE - DANIEL DEFOE
[il Robinson di Coetzee invece è indolente e non ha niente, costruisce terrazzamenti senza semi  inutile,
sottolineato da Susan (protagonista)]
Robinson rappresenta il tipico uomo inglese borghese emergente di fine 700 che segue l’ideale secondo il quale
se si lavora in questa vita, si può sperare nella salvezza eterna.
Defoe utilizza un linguaggio specifico, legato all’economia, alla merce e al profitto (fa elenchi molto lunghi).
L’isola (femminile) stessa va conquistata e dominata. Va addomesticata.
L’esperienza di Robinson è legata al suo credo religioso ed economico-borghese. Il naufragio viene visto
come una punizione e l’esperienza sull’isola è il percorso per espropriare le sue colpe, ovvero non aver
ascoltato i consigli del padre. (=purificazione/redenzione nel mondo protestante, remissione dei peccati con
solitudine e riflessione).
L’isola dove approda Robinson appare deserta, ma il naufrago scoprirà grotte e segreti: il suo lavoro, il suo
ingegno, ricomporrà il ritmo di una vita ordinata.
Una volta arrivato sull’isola, la domina e accumula ricchezza, non guadagna solo per campare (latifondi
colonizzazione affarista). Essa diventerà quindi un suo possedimento ed egli torna ad essere un capitalista
borghese. Robinson rifiutava la borghesia del padre ma diventa esattamente uguale.
È un romanzo realista, tutto è quindi credibile. [In Pigafetta l’unica frottola è quella dei giganti patagoni.
Contiene anche diari paralleli.]
L’isola di Robinson non è l’isola utopica (Robinson non idealizza l’isola, non la sopporta) ma l’isola della realtà,
infatti il linguaggio utilizzato non è un linguaggio metaforico ma solamente referenziale e del comando, In
Robinson c’è una vera fattualità, tocchiamo con mano tutto ciò che c’è su un’isola. A Friday (Venerdì)
insegnerà il linguaggio del comando. L’aldilà poi diventa aldiqua secolare con la vittoria sull’isola, è sua.
L’isola di Robinson è “muta”, egli non parla con nessuno prima di incontrare Friday ed il pappagallo, scrive
solamente un diario per lasciare una testimonianza. In questo romanzo, Defoe preannuncia la nascita di un
nuova classe sociale.
[come Caliban/Canibal che tenta di stuprare Miranda la bianca giovinetta. Con Ferdinand sperava di
ricominciare. Nell’Aparteid in Sud Africa: misgenation  reato di coesistenza, o copulazione con esemplare di
razza altrui]
l’isola (non è solo la sorgente di un incantamento e il luogo di un’alterità utopica) è la fonte e la guida di una
ricerca azzardata, nell’illusione di un ritrovamento che cambi la vita.
L’isola e le isole dalla loro lontananza guardano il grigio dei giorni allineati sulla terraferma del sempreuguale. E
chiamano all’avventura, e alla passione.
Isola è la lontananza che invita al balzo dell’immaginazione, alla rottura della ripetizione
Ma il suo profilo può nascondere
 dietro la bellezza l’orrore
 dietro l’incantesimo il tragico
 dietro il sogno il dolore
[la conoscenza di popolazioni lontane è stata annunciata

LA TEMPESTA - SHAKESPEARE
La Tempesta è cerniera tra Rinascimento ed età moderna. Robinson invece prelude l’ascesa di una nuova
classe, la borghesia.
In quest’opera, l’isola è l’isola della prova e della perdita della vecchia identità e acquisto della nuova.
Miranda, infatti, dirà - “Oh splendido nuovo mondo” riferendosi al nuovo impero britannico.
Per Ferdinand quell’isola è un Paradiso. Prospero è un padre buono ma anche mago, alla fine rinuncia alla
magia e confida nei due giovani.

È anche un’isola ambigua:


- è negativa secondo il punto di vista dei prigionieri (Calibano), rappresenta la musica (Ariele) e la scoperta
dell’amore (Miranda e Ferdinando)
- ma è anche un luogo di espiazione e di ritorno alla rettitudine (parenti). Contrariamente a quelle di Robinson,
quest’isola è piena di voci (il linguaggio dell’aria è nel canto): ci sono 3 abitanti originari
1. Ariele, uno spiritello servo della strega che verrà liberato da Prospero e diventerà poi suo servo
2. Calibano, un cannibale che tenterà di stuprare Miranda, la figlia di Prospero
3. Sicorace, una strega
Si sentono voci discordanti che ci riportano all’ambiguità del mondo moderno Proserò è la macchina teatrale, si
serve degli altri ma tutto accade per sua decisione.
Anche qui, Proserò insegna a Calibano il linguaggio referenziale e della servitù.
Calibrano poi però inizia a bestemmiare quindi il linguaggio si trasforma, egli rappresenta quindi il classico
selvaggio che si rende conto della sua condizione e si ribella contro il conquistatore (act 1;2).
L’isola è una sorta di babele di lingue su cui Prospero gioca. Con l’abbandono alla magia, smette di fare il
brattinaio. È anche una colonizzazione linguistica.
Quando Prospero si ferma, blocca l’intera macchina teatrale e tutto ricomincia in modo credibile. La rinascita è
rappresentata dall’amore dei due giovani Miranda e Ferdinando.

Prospero è l’artefice di tutto. Miranda viene educata con lo stile del padre mentre Caliban aveva un “gabble”,
sapeva solo l’imperativo.
C’è chi maledice l’isola e chi la vive come una musica e chi come la scoperta dell’amore e chi come
l’espiazione.
Robinson silenzio –Tempesta voci contradditorie.

(Materiale x approfondire)
- i viaggi di Gulliver
- Swift - Gordon Peem
- Edgar Allan Poe
- L’isola del Dottor Morot
- L’isola delle voci – Stevenson
- Kensington Gardens - Barry
- Riscrittura del Robinson – Spark

21/09

Gilles Deleuze, critico francese autore de “L’isola e altri scritti”.


Nel testo sopracitato l’autore individua 2 tipi di isole:
 Le isole continentali  sono le cosidette “isole accidentali”:sono derivate da una separazione dal continente
(promontorio lunghissimo ad una certa l’acqua del mare sale ed emerge solo una montagna di tutto quel
promontorio, il resto diventa continente separato da un braccio di mare), separate da un continente, nate da una
disarticolazione, nate da un’erosione, da una frattura (di tipo orogenetico) sopravvivono all’inabissamento di ciò
che le tratteneva. Le isole continenantali ci ricordano che il mare è sulla terra. Possono anche essere separate
in modo artificiale (es segate)
 Le isole oceaniche sono delle isole originarie, essenziali. In genere sono costituite da coralli e si presentano
come un vero organismo, possono essere delle montagne sottomarine che talvolta sorgono da eruzioni
sottomarine o a causa di movimenti tettonici . Ci ricordano che la terra è anche lì, sotto il mare (il fondale può
sollevarsi) e raccoglie le sue forze per fendere la superficie. L’isola emerge e diventa una presenza che si
scaglia contro il cielo.
 Entrambe queste categorie di isole testimoniano, scrive Deleuze, una profonda opposizione tra l’oceano e la
terra. Questo scontro o meglio, come scrive il critico “questa continua lotta tra la terra e l’acqua” non ha in sé
nulla di rassicurante. Ne deriva che l’uomo possa abitare un’isola solo se
 è cosciente (che sia come stare quasi sulla terraferma) che questa sia una terra sicura e stabile, Deleuze cita
come fulgido esempio l’Inghilterra
 si dimentica o se ignora ciò che essa effetivamente rappresenta, il suo significato originario.
È quindi necessario farsi persuadere dalla convinzione che si sia esaurita (o almeno dominata) quella lotta tra
terra e mare. Altrimenti l’uomo non potrebbe abitare un’isola, senza saperla sicura. Questa neccessità di
accertarsi dell’effettiva abitabilità dell’isola va forse in un certo senso ad annullarne il fascino, legato ad un
approdo verso qualcosa di alternativo, un approdo per sfuggire alla contemporaneità e alla quotidianità.
La riflessione del critico individua inoltre un collegamento tra le nozioni geografiche inerenti le due tipologie di
isole e le funzioni a cui esse possono assolvere, precisando che l’immaginazione con il suo volo, aveva già colto
quanto la disciplina scientifica avrebbe poi decretato. Che l’uomo sogni l’isola con gioia o con angoscia si
sta pur sempre spingendo al di là dei continenti, sta vagheggiando di trovarsi separato da tutto, per
reinventare se stesso e una vita e ricominciare da zero. L’isola dà gioia se è davvero paradisiaca o anche
angoscia se deve trovarsi l’acqua, se deve cacciare, torvarsi un rifugio

Deleuze:
“ci sono isole derivate (continentali), ma l’isola è anche ciò verso cui si va alla deriva”  capiti su un’isola per
caso.
“ci sono isole originarie ma l’isola è anche l’origine”  quell’isola è radicale, assoluta, è l’origine di tutto

Tra la separazione e la ri-creazione ve n’è sempre una che prevale/domina sull’altra. Ma non sono neanche
elementi che si annullano a vicenda. Solo se si è veramente separati, si ha la possibilità di ricrearsi e di ricreare.
Robinson approda sull’isola per ricrearsi ed espiare la propria pena. In questo caso prevale quindi la 2°
componente.
Se fino a questo momento abbiamo osservato l’isola attraverso il punto di vista umano, occorrerà adesso
invertire il paradigma. Adottando come nuovo punto prospettico l’isola dovremo per forza conviverci “che ogni
isola è e resta teoricamente deserta”.
Stando sull’isola è l’uomo a trovarsi separato dal mondo, l’uomo allora ricrea il mondo a partire dall’isola e sulle
acque. Solo se si è veramente separati dal resto è possibile ricrearsi. Ma questa separazione non fa di
quell'isola un'isola deserta. Affinché un'isola smetta di essere deserta non basta che essa sia abitata, l'uomo
non interrompe il deserto. Siamo noi che decidiamo se quell’isola è deserta o abitata.
L'uomo con il suo immaginario sacralizza quel deserto, noi la immaginiamo ancora come isola deserta anche se
la abitiamo.
La solitudine dell'isola viene fissata ed eternata. Questa co-abitazione tra uomo e natura è una costruzione del
nostro pensiero. L'unità fra l'isola e il suo abitante non è reale. Affinché si realizzi quest'unità occorre una
partecipazione collettiva, occorre “l’immaginazione collettiva" che si articola net riti e nelle mitologie.
L’immaginazione collettiva si può anche definire “mitologia”. Però i popoli sembrano aver smesso di
comprendere i propri riti. Si fa dunque necessaria la letteratura, che a detta del critico Deleuze assolverebbe
alla funzione di interpretare ingegnosamente quegli stessi miti che abbiamo dimenticato, o che non siamo più in
grado di decifrare.
Possiamo leggere un libro anche senza conoscenze pregresse nell'ambito mitologico, ma il nostro
apprezzamento di un testo dipenderà sempre dal nostro grado di conoscenza dei miti.
Per leggere il romanzo di Coetzee e comprenderlo a fondo sarà necessario innanzitutto conoscere la fonte
originaria da cui attinge l’autore, seppur ribaltandone i principi cardine. La vera protagonista è Susan, una
donna, lo schiavo Venerdi, che veniva relegato ad un ruolo prettamente marginale nel testo originale, assume
qui una valenza notevole, tanto che diviene l'alternativa ego di Susan.

Al posto dell’economia, che fa quasi da forza motrice nel Robinson di Defoe, c’è la fantasia a far da parona. Alla
religiosità si contrappone invece l’ateismo. Il romanzzo di Coetzee vuole dar voce agli emarginati per eccelenza:
- le donne, ammutolite dal sistema editoriale anglossassone, che non accettava di pubblicare le loro opere
- e gli schiavi, o meglio gli abitanti delle colonie inglesi.
Deleuze prosegue la sua riflessione critica facendo proprio riferimento a Robinson Crusoe, riservando non
poche critiche ai nuclei tematici in esso racchiusi.
"E' difficile immaginare un romanzo così noioso" scrive Deleuze. Non fa che insistere sulla proprietà e Robinson
è sicuramente il possidente più moralistico.
La religione di Robinson premia il lavoro, un lavoro che diventa presto il nuovo paradigma esistenziale del
protagonista. Ma quello di Robinson non è un lavoro finalizzato alla sussistenza, la produzione di beni diventa
ben presto smodata e sovrabbondante, andando a costituire quello che in economia va sotto il nome di
surplus(produco di più così me lo tengo) (il surplus è la molla verso il capitalismo).
Il tempo dell'isola "non è che il tempo necessario al capitale per fornire un beneficio al termine di un lavoro" e il
Dio verso il quale Robinson dimostra una cieca devozione è un Dio che deve garantire la rendita (più produci,
più ti meriti il paradiso, più lavori e più hai fatto il tuo dovere sulla terra e quindi avrai un premio).
L'aspetto della ricreazione mitica in Robinson è del tutto assente. Robinson non ha una compagna, non ha una
Eva e quindi non è un paradiso terrestre.
A detta del critico l'unica funzione del romanzo è quella di illustrare il legame che intercorre tra capitalismo e
protestantesimo. Ci si aspetta nell'isola deserta un ricominciamento, poichè l'isola è il materiale sopravvissuto
della prima origine e il minimo necessario affinché possa aver luogo il ricominciamento è la presenza di un
uomo di una donna per avere l’unione che dà vita a nuove generazione. Sembra allora che la formazione del
mondo abbia bisogno di due tempi:
 una nascita (origine)
 una rinascita. Il primo è necessario quanto il secondo e viceversa. In termini teatrali potremmo affermare che la
catastrofe è necessaria tanto quanto la ricomposizione.

"La Tempesta di Shakespeare" contiene molti nuclei tematici ascrivibili all'interno della mitologia e della
ritualità. Innanzitutto nell'opera vi sono i prerequisiti necessari per innestare un processo di rinascita. Dopo che
Prospero depone la sua bacchetta, abbandonando le vesti di mago, sull'isola possono muoversi liberamente i
due giovani (Ferdinando e Miranda), la coppia di innamorati, che può dare inizio alla ricreazione mitica del
mondo, potrebbero dare vita alla rinascita. I due personaggi sono i tasselli originari all'interno di un vero e
proprio Paradiso Terrestre. Sono i due nuovi Adamo ed Eva. Esemplificativa in tal senso risulta essere
l'esternazione di Ferdinando "Oh mirabile Paradiso Terrestre".
La seconda origine, scrive Deleuze, ci permette di teorizzare “la legge della serie" importante per la letteratura.
La legge della ripetizione di cui la prima ci fornisce soltanto il primo momento iniziale. Come dice Deleuze Non è
necessario che tutto cominci e vada avanti, ma è necessario che tutto si ripeta e che abbia un seguito. Non è un
percorso lineare quello letterario, ma una continua ripresa degli elementi mitici che l'hanno caratterizzata sin
dalle origini. (eterni ritorni di temi e motivi in letteratura). La storia della letteratura sono continui sviluppi e
continue catastrofi per far ricominciare la letteratura in altro modo simile ma diverso portando i vecchi miti.
Questi miti vengono riproposti ma in forma rivisitata, sotto altre e nuove vesti. Si pensi alla Terra Desolata di T.
S. Elliot. E' un'opera che presuppone non poche conoscenze pregresse.
Il mito del Diluvio Universale (centra un’isola): L'arca dopo il diluvio si ferma nell'unico punto della terra che
non è sommerso, l'unico possibile ancoraggio, luogo circolare e sacro dove il mondo ricomincia. Nel racconto di
Saramago questo tema emerge. Nel momento in cui sogna di aver trovato un equipaggio e di caricare a bordo
anche gli animali, il protagonista sta rivivendo, in chiave reinterpretata, quello stesso mito originario che è il
Diluvio Universale. Ha con sè tutti gli animali e l'equipaggio, che servono per attuare il ricominciamento. Con
l'arca non si sa dove si sia giunti, comunque sia è un'isola e non è un'isola degli dèi, ma degli uomini. Molti miti
narrano la presenza di un uovo, in un'isola deserta, da cui possa ricominciare tutto.
La maternità mitologica è spesso una partenogensi, ovvero una riproduzione sessuale senza fecondazione = un
processo spontaneo e misterioso. Da questo luogo può nascere un essere umano, un animale, o addirittura una
coppia di gemelli, maschio e femmina, per dare luogo ad un “ricominciamento paradisiaco”.
Un critico Shakespeariano, Jann Kott scrive che gli esploratori e i colonizzatori vissero l'esperienza della
scoperta di territori inesplorati e di indigeni sconosciuti come una ripetizione dei viaggi di Ulisse e di Enea.
Questi erano inizialmente collezioni di miti e storie tramandati oralmente (collezione colletiva di storie) e che
sono diventati archetipi letterari.
Sembra che una delle fonti della tempesta sia lo stesso viaggio di Magellano, raccontato dettagliatamente nel
diario di Pigafetta. Nella tempesta si rinviene il nuovo linguaggio di marinai e colonizzatori, mescolato a
parafrasi Virgiliane, Oraziane e Ovidiane. Si alterna la retorica delle scritture degli autori classici con il nuovo
linguaggio dell'esperienza. Già all'inizio del 600 dopo le varie scoperte geografiche comincia a formarsi il
cosiddetto impero britannico. Si mescolano mito e realtà. Il mirabile nuovo mondo che Ferdinando è entusiasta
di scoprire è nuovo perchè è diverso; l'isola è popolata di voci ed è un'isola piena di misteri, ma è anche un
mondo ritrovato allo stato puro di quando l’uomo è apparso sulla Terra. Nella Tempesta viene messa in atto una
"ripetizione trasfigurata". Trasfigura ciò che è simile sempre, così come era stato teorizzato da Deleuze nella
legge della serie = eterno ritorno ciclico. Se la mitologia è fuori dal tempo non è mai però fuori dallo spazio.
La mitologia deve essere attualizzata sempre all'interno di un contesto spaziale ben preciso affinchè essa
funzioni. Nel caso specifico della tempesta lo spazio sembra essere la topografia del Mediterraneo, ma non
solo, perchè l'isola di Prospero è ambigua, disabitata, ha una dualità geografica.
I critici riferiscono che si iscrive all'interno della rotta dei viaggi di Enea (tra Cartagine e Tunisi, Cuma e Napoli)
ma allo stesso tempo si colloca anche nel nuovo mondo, perchè alcune ipotesi la localizzano nelle Bermuda. Se
rigenerazione ci deve essere con questa coppia di giovani (ferdinando e Miranda), il tutto non può avvenire nel
mediterraneo che è già corrotto, ma altrove, dove sia possibile un vero ricominciamento diverso all’essente che
è corrotto. L'isola è il luogo della metamorfosi e del cambiamento, ma è anche ipoteticamente una colonia
inglese sulla costa dell’america. Ariel fa naufragare la nave di Alonso, così come nell'Eneide Eolo fa attaccare le
navi di Enea. Ferdinando emerge dal mare come l'Ulisse di Omero e Miranda, come Nausica lo guarda come se
fosse un Dio. La musica di Ariel attiva Ferdinando come il canto delle sirene fa con Odisseo. Tutto è uguale ma
trasfigurato. Prospero deriva i suoi poteri dalla Medea delle metamorfosi di Ovidio e gli incantesimi di Medea
Shakespeare li affida a Sicorax, che somiglia a Circe (impersonifica la magia è strega…) Francis Yates - parla
della tempesta.
Calibano deve il suo nome al saggio di Michel de Montaigne sui cannibali. Calibano è' l'uomo allo stato di natura
soggetto all'insegnamento e ridotto per natura a schavitù. E' deforme, selvaggio, un ibrido, è un mostro. E'
storpio, è il prodotto tra dei e animali. Nel Medioevo nascevano accoppiamenti strani tra streghe e diavoli.
Shakespeare attinge a queste fonti e lo descrive in termini a dir poco raccapriccianti. Nell'Eneide c'è traccia degli
antenati del mostro di Shakespeare, sono esseri che vivono nelle caverne. Le contrapposizioni binarie in
Shakespeare sono sempre più drammatiche e portate all'estremo. Calibano appartiene a una terza categoria, è
una categoria strana, ibrida. Shakespeare ci dice che Calibano come primo uomo della genesi è fatto di polvere
terrena. Stefano puzza di pesce, che forse cammina su 4 zampe e che è ubriaco, avvezzo al vizio.

4/09
Lezione 4

Riassunto di “la poetica del diverso” édouard Glissant:


Paesaggio delle Americhe: è colpito dall’apertura del paesaggio, è un paesaggio irrué = parola che contiene
irrompere (irruption) e scalciare (ruade), e anche eruzione. Glissant prova una sensazione di unità-diversità per
il paese dei Caraibi e il continente Americano.
I Caraibi sono il luogo dove per primi sono sbarcati gli schiavi strappati dalla loro terra, vengono deportati
dall’Africa Occidentale, imbarcati su navi e trasportati nelle Americhe del nord e del sud, nei Caraibi, dove
vengono schiavizzati proprio nel momento in cui le isole si stavano trasformando in veri e propri magazzini
produttori delle materie prime (come il cotone, la canna da zucchero)  con il famoso commercio triangolare
(detto anche tratta atlantica si riferisce alla compra-vendita di schiavi neri comprati in Africa dai capi tribù a
opera dei portoghesi e spagnoli, che poi li rivendevano in America per lavorare nelle piantagioni di mais e
cotone).
Affinché si possa capire come Glissant arrivi a teorizzare la creolizzazione, egli spiega le tappe/ le stratificazioni
di culture, lingue e popoli in America. Una delle caratteristiche principali delle Americhe è la distinzione tra 3 tipi
di America:

 esiste una Meso-America: l’America dei popoli testimoni ovvero dei popoli che ci hanno sempre vissuto, degli
originari (Indios della foresta Amazzonica, le popolazioni originarie del Perù e del Messico)
 Euro-America: L’America di chi è venuto dall’Europa e ha mantenuto sul nuovo continente usi, costumi,
tradizioni del luogo di origine (questo è successo in Quebec, in Canada, gli Stati Uniti e una parte culturale del
Chile e dell’Argentina); la gente che trasmigrando dall’Europa ha mantenuto le sue origini ed usanze, portandosi
dietro quei pochi rimasugli della famiglia. I Popoli che sono andati ad innestarsi sopra la cosidetta “meso-
America”.
 Neo-America: è l’America della creolizzazione (formata dai Caraibi, dal Nord-Est del Brasile, dalle Guyane e dal
Curaçao, dal Sud degli Stati Uniti Florida, dal sud Carolina in giù, da una gran parte dell’America Centrale e
del Messico. La Neo-America è l’America nella quale l’Entrata del contributo Europeo è lampante. È tutta
l’America dove in modo meno visibile c’è stata una creolizzazione ma dal punto di vista teorico la creolizzazione
presuppone che ci sia una interconessione, un bilanciamento di queste forze che si incrociano, altrimenti chi è
più debole scopare.
Nella mente di Glissant la Neo-America ha creato una coesistenza/contaminazione bilanciata.
Questa divisione non prevede frontiere: ci sono invece parrecchie sovvrapposizioni e coesistenze tra le 3
Americhe, c’è dunque una contaminazione, ad esempio la Meso-America è presente nel deserto, in Canada,
nel Québec, ed Usa.
Paesi come il Venezuela e la Colombia hanno una parte caraibica e una parte Andina, quindi una parte di Neo-
America ed una parte di Meso-America. In questi continenti ed isole, gli scontri e i conflitti fra le tre forme di
America si sono moltiplicati. La creolizzazione presuppone un’interconessione
Queste creolizzazioni molte volte avvengono naturalmente tramite ad esempio matrimoni incrociati, altre volte
avvengono tramite la violenza, quando la bella giovane schiava mulatta viene violentata dal padrone. “quando la
colonizzazione interferisce non solo con la terra ma anche con il letto”
Le politiche razziste di destra, conservatrici e neorazziste in Sud Africa sono durate 50 anni, lì le razze erano
tenute separate da una legislazione e da pene ben precise. Si finiva in galera infatti se si avevano dei rapporti
misti (un bianco con una nera e vice versa).
Glissant dice che l’America della creolizzazione (=la NeoAmerica) assume i prestiti dalle altre due (quindi
prende dalla Meso-America, e dall’Euro-America), e tende ad influire sulle altre forme americane.
Nel popolamento della Neo-America prevale l’Africa. Ma chi sono i suoi abitanti?
(Walcott ci dice che un tempo i migranti erano armati)
Esistono 3 tipi di “abitanti” delle Americhe:
 Migrante fondatore: colui che arriva armato dalle navi (Mayflower) ed occupa un territorio. Se gli altri si
sottometeva apposto, sennò usavano le armi.
 Migrante famigliare: quello che arriva in pace (con le foto di famiglia, gli oggetti, pentole, le valigie), non ha le
armi, ma probabilmente arriva con una certa sicurezza perché prima di lui il migrante fondatore armato ha
liberato i territori nei quali poi il migrante famigliare si stabilisce. Popola una gran parte delle Americhe del Nord
o del Sud.
 Migrante nudo: quello che è trasportato a forza dalle navi degli schiavisti dall’Africa (dal Continente) ai Caraibi,
lui è la base costitutiva di questa nuova razza creollizzata, il migrante nudo arriva senza nulla e molte volte egli
parte e non arriva (come dice Walcott nel suo poemetto).

Glissant fa una suddivisione del mare:


egli non sta parlando del Mediterraneo, che è un mare che riporta all’unità (chiuso) un mare che concentra verso
l’uno (es religioni monoteiste). Un mare che ha capacità di orientare il pensiero dell’uomo verso l’unità.
Lui parla del Mar dei Caraibi che è un mare aperto che difrange (incroci di culture), un mare di incontri e
coinvolgimenti, dove si favorisce la diversità, è caratterizzato da elementi che si confondano per creare
qualcosa di nuovo ciò Glissant lo teorizza con la creolizzazione. Ciò che è avvenuto per 3 secoli nei Caraibi
è un incontro di elementi culturali provenienti da orizzonti assolutamente diversi e che si creolizzano, che si
stratificano e si confondono l’uno nell’altro per dare vita a qualcosa di assolutamente imprevedibile e di nuovo: la
realtà creola.
Glissant cerca di descrivere il procedere della storia tutto in modo ciclico o addirittura “vorticistico” ( non
lineare), una delle sue più importantanti creazioni è il vortice che al contempo è anche la rappresentazione di
una clessidra (il tempo sta a te; intuizione ripresa da Yates). Il tempo per lui non è lineare ma ciclico così come
lo è la storia.
La Neo-America vive l’esperienza reale della creolizzazione attraverso la schiavitù, l’espropriazione dei diversi
sistemi di schiavitù. Tramite queste espropriazioni, oppressioni e crimini si realizza una vera conversione
dell’”essere”. La creolizzazione che accade nella Neo-America è la stessa che è in atto in atto il mondo.
La creolizzazione sta avvenendo in tutto il mondo, quindi il mondo si sta creolizzando (le culture del mondo
messe in contatto simultaneo e cosciente cambiano), così l’umanità di oggi abbandona la convinzione che
l’identità di un’essere sia valida e riconoscibile solo se esclude le identità di ogni altro essere.
Non è che annientando il proprio oppositore od altro si acquista un’identità, ma si deve accettare che la propria
identità è/è stata/ si sta facendo dentro il processo di creolizzazione. (questo è qualcosa di rivoluzionario, oggi si
tiene alla difesa della nazionalità con cui si protteggono i confini).
Glissant invece di dirci che l’identità è uno, è statica, è singola, ci dice che fin dall’antichità l’identità è sempre
stata creolizzata (anche i Romani ed i Greci avevano un’identità creolizzata), scende perciò in dettaglio su
questo infatti non è solo una provocazione quella di Glissant perché riporta degli esempi per dimostrare ciò.
In un modo o nell’altro raggiunto un ciclo poi ricomincia un nuovo processo di creolizzazione.

Cos’è la creolizzazione?
Il migrante nudo,africano arriva spogliato di tutto anche della LINGUA, la stiva della nave dei negrieri è il luogo
e il momento in cui spariscono le lingue africane perché nella nave degli schavisti, così come nelle piantagioni,
non si mettevano mai insieme persone della stessa lingua.
Il migrante nudo si ricompone una cultura attraverso la traccia = una lingua e delle arti che tutti possono
condividere, che possono essere accettate da tutti.
Glissant sostiene che la cultura caraibica non si basi sui documenti, vi sono solo delle tracce (perché quando si
è stati schiavizzati non ci si è portati nulla) es. canzoni, ritmi (afroamericani), musiche, storie che si
raccontavano nella Guinea o nella Nigeria e che trasmigrando nei Caraibi o negli Usa ha poi tramandato le
storie  tutto ciò rappresenta una traccia labile.
L’africano per Glyssant non ha possibilità di conservare alcuna forma di eredità (e come altre comunità etniche)
non ha altro che la memoria (=ovvero le tracce che gli rimanevano) per tentare di ricostruire e basare la sua
nuova cultura sulla traccia. Il potere della memoria ha permesso di tramandare delle arti che hanno permesso di
unificare un po’ tutti.
A partire dal solo potere della memoria, ha composto
- linguaggi creoli
- forme d’arte valide per tutti (es. musica jazz partendo da una traccia di ritmi africani fondamentali)
Il Neo-Americano riesce a re-instaurare nei Caraibi, in Brasile, e nell’America del Nord attraverso un pensiero
della traccia forme d’arte che presenta come accettabili per tutti.
Il pensiero della traccia si oppone per Glissant al pensiero di sistema e ai sistemi di pensiero. Il pensiero
della traccia si oppone ad una falsa universalità dei pensieri di sistema.
I pensieri di sistema sono tutti ciò che noi soprattutto in Europa ci siamo costruiti/fabbricati (con la storia,
letteratura), sono dei pensieri di sistema dentro i quali noi siamo incasellati o che guardiamo incasellati noi
stessi per poter interpretare/dire ciò che siamo  tutto ciò non fa altro che sovvertire o malinterpretare ciò che
siamo.
La creolizzazione presuppone che gli elementi culturali messi a confronto debbano essere di valore
EQUIVALENTE. Non può esservi creolizzazione se queste culture non sono alla pari, non può essere una
preponderante sull’altra, perché altrimenti vi sarebbe un’imposizione di una sull’altra; devono essere equivalenti
per potersi creolizzare. Se fra gli elementi messi in relazione alcuni vengono sminuiti, il processo di
creolizzazione non avviene.
Nella Neo-america è stato neccessario rimettere in equilibrio gli elementi messi a confronto, per esempio si è
dovuto rivalutare l’eredità africana. Per Glissant la creolizzazione è inevitabile, è un continuo e reciproco
mischiarsi. La creolizzazione esige che gli elementi eterogenei messi in relazione/le due entità che si
incontrano si devono intervalorizzare (che non ci sia degradazione o diminuzione dell’essere)
Creolizzarsi e meticciarsi hanno due significati diversi, allo stesso modo un meticciato è diverso da un
creolizzato.
 Il meticciato ed i suoi risultati si posono prevedere, calcolare, mentre la creolizzazione è IMPREVEDIBILE.
 Il creolizzato, È un meticciato con il valore aggiunto dell’imprevisto, è qualcosa che ha dell’imprevisto ed è
completamente nuova. La creolizzazione comporta l’imprevedibile e crea nelle Americhe microclimi culturali e
linguistici del tutto inattesi (la creazione di nuove culture e di lingue creolizzate).

In Lousiana si trovano i Black Indians = tribù nate dal mischiarsi di neri schiavi che fuggivano (fuggiaschi) e di
Indiani. Gli indiani sono una popolazione originaria della Meso-America che si mischiano ai migranti nudi// con
il nero che è parente del migrante nudo che è arrivato dall’Africa.
Nel mondo si creano micro e macroclimi di compenetrazione culturale e linguistica.
Musica zydeco = contaminazione precisa che è esempio di creolizzazione musicale
Creoli linguistici: Lingue composite risultato del contatto di elementi eterogeni.
Certe isole derivano dall’avvincendamento di due lingue europee: alcune isole sono state contese da Francia ed
inghilterra. Qualcuno ha imposto per primo (per 40/50 anni) un suo governo che poi si è alternato con un altro, la
popolazione alla fine è dunque bilingue, in parte parla la lingua europea e in parte usa ancora la lingua creola
il tutto fa un gran caos e ne risulta che nessuna isola è uguale all’altra.

I Caraibi vivono la situazione di stare dentro delle isole e quindi il mare fa da confine o fa da barriera, per alcune
isole il mare fa da collegamento mentre per altre fa da barriera.
Le lingue creole tendono a semplificare: non ci sono coniugazioni di tempi verbali, ne diversioni dei participi
passati, tutto è al presente. Questa semplificazione grammaticale sintattica rende le lingue creole molto veloci e
ciò si vede nel personaggio di Walcott.
Personaggio che rivela la sua origine di nero “sifgato” che non ne può più della produzione di questo mondo e
decide di scappare.

La parola “creolizzazione” viede dal termine “creolo” e dalla realtà delle lingue creole.
CREOLO: viene dall’antico castigliano “criallo”, si riferiva in genere a persone di origine europea nate nelle
colonie spagnole o francesi o portoghesi negli anni 20’, era anche un meticcio nato da un genitore indigeno e da
un genitore bianco.

Che cos’è una lingua creola?


È una lingua composita nata dal contatto fra elementi linguistici completamente eterogenei fra di loro.
La lingua creola è un linguaggio nato da un pidgin (semplificazione del linguaggio utilitaristico, semplicistico per
far coinvivere e collaborare varie razze) di lingua europea e le lingue locali nelle colonie.
Le francofonie creole dei Caraibi sono nate dal contatto fra
- le parlate bretoni e normanne del XVII secolo
+++
- con una specie di sintesi fra le sintassi delle lingue dell’Africa nera occidentale sub-sahariana.
Era assolutamente imprevedibile che in 2 secoli una comunità ridotta in schiavitù riuscisse a produrre una lingua
a partire da elementi così eterogenei
Chiamo lingua creola una lingua i cui elementi costitutivi sono eterogenei tra loro.
Un creolo non è un dialetto, è qualcosa di nuovo di cui si deve prenderecoscienza, quasi ogni lingua è in origine
una lingua creola.

Glissant ipotizza che la creolizzazione linguistica funzioni meglio nei territori ristretti e ben delimitati, come
nelle isole e gli arcipelaghi (come isole di Capoverde, nei Caraibi, oceano Indiano) e li definisce dei laboratori.
Gli inglesi e gli spagnoli hanno resistito di più, sono linguaggi più forti dal punto di vista linguistico, sintattico e
lessicale.
Mentre altri linguaggi più deboli come il Bretone si sono anacquati dentro altri linguaggi.

Il fatto che la creolizzazione si applichi alla totalità terra permette che all’interno di questa totalità gli elementi
culturali più eterogenei e lontani possano essere messi in relazione con risultati imprevedibili  quindi per
Glissant tutto è creolizzato e per spiegare ciò fa una distinzione tra 2 forme generali di cultura:
- Culture Ataviche: culture la cui creolizzazione è avvenuta molto tempo fa;
- Culture Composite: culture la cui creolizzazione avviene sotto i nostri occhi. I Paesi dei Caraibi fanno parte
delle culture composite. Le culture composite tendono a diventare ataviche perché la creolizzazione pian piano
si stabilizza e raggiunta una condizione di equilibrio diventa una cultura atavica, quindi diventa
stabilizzata,rispettata e nazionale, adirittura diventa una cultura a cui fare riferimento = una cultura canone.

Ma le culture ataviche tendono a rimettersi in questione, ad certo punto subisce dei terremoti a seconda dei
periodi storici e degli eventi culturali, quando tenta di difendere estremamente lo statuto della sua identità.
I popoli d’Europa e le culture occidentali hanno veicolato nel mondo una concezione mortale, ovvero che ogni
identità è un’identità a radice unica che esclude ogni altra.
Identità = identità a radice unica, cioè contraddicono un principio oggi presente nelle culture composite.
Radice rizoma (Mare caraibico che si infrange) vs Radice unica  conduce all’unità
 Se una cultura a radice unica incontra un’altra cultura a radice unica solo una prevale sull’altra, una scompare
e l’altra persiste, quindi c’è una perdita di identità
 Se nella cultura orizomatica c’è un incontro tra culture vi è una contaminazione pariterica, dove le parti
coesistono vi è quindi un rizoma.
La cultura orizomatica che fu teorizzata da vari filosofi in Francia è un’identità come radice che incontra altre
radici e non più unica  ciò causa una conseguenza importante. Quando si parla di identità radice che si
incrocia con altre identità si ha l’impressione di una minaccia di annacquamento: ci sembra che se andiamo
verso l’altro perdiamo la nostra identità, perdiamo noi stessi e siamo minacciati.
Domanda di Glissant: “Come ci si apre agli altri senza perdere se stessi ?” Come si può accogliere
l’altro?” (non sempre in modo pacifico) Come essere se stessi senza chiudersi agli altri ?”
Glissant ragiona in termini generali, teorici per tutto il mondo, per lui bisogna abbandonare un’identità a radice
unica che è generatrice di conflitti perchè nonostante la radice unica possa essere generale o edificata, se
essa si va a dividere in tanti piccoli culturalismi e nazionalismi genera le guerre. Questi particolarismi
suddividono una radice unica in tante altre radici uniche che poi diventano conflittuali.
Far convivere tutte queste identità se fossero state a radice unica e chiuse nella loro nicchia sarebbe stato un
gran caos.
Glissant: Per far vivere tutte queste popolazioni assieme bisogna
- entrare nella verità della creolizzazione
- riavvicinarsi al pensiero della traccia che è un non sistema di pensiero che
non è né sistematico né dominatore né imponente
è forse un non sistema di pensiero fragile, ambiguo, intuitivo, è un sistema che forse si può adattare a questo
mondo contemporaneo dove, rispetto a prima, le collaborazioni di lavoro erano molto più semplici, gli studi i
viaggi, la rapidità del mondo e dei contatti sono più semplici, secondo il suo modello di creolizzazione ciò
risponde alla contemporaneità.
Per Glissant bisogna entrare nella dimensione mutevole di ogni cambiamento e di scambio in un mondo di
relazioni di un immaginario pensiero della traccia*, in manifestazioni frattali di sensibilità che si formano e si
riformano in maniera inedita, quindi l’imprevedibilità della contaminazione, dell’incontro, in un sistema frattale
che è un sistema tridimensionale che ripercorre il rizoma.
Frattale = oggetti geometrici dotati della capacità di riprodurre la loro forma in varie dimensioni, su scale diverse.
Sono immagini che la natura ci propone, es. il cavolfiore di cui ogni piccola sua parte riproduce in piccolo ciò che
è grande e vice versa.
*Pensiero della traccia = capacità di una persona di ricreare le proprie radici culturali attraverso delle opere
artistico-musicali (es. Bleuse)
Parentesi dell’11/10
il discorso sulla traccia è legato a quando Glissant si riferisce al passaggio, dall’Africa alle Americhe, degli
schiavi deportati, i quali venivano fatti prigionieri anche da altri africani, erano da tribù avverse che prendevano
soldi dagli europei e li facevano prigionieri per deportarli. Costoro spesso acquisivano delle materie prime, finite
e in cambio trasportavano gli schiavi.
Gli schiavi deportati dall’Africa alle Americhe sono i migranti nudi, che parte e va senza nulla se non le catene
legate alle mani.
Tutto ciò che è la ricostituzione di una cultura nel nuovo paese è affidato semplicemente alla memoria.
Per Glissant si può avere una traccia di quello che si era ma non si ha una memoria precisa. Si ha solo una
traccia di quello che si presume essere la propria cultura.
Vi è una stratificazione culturale, dovuta alle diverse etnie che venivano deportate, queste etnie si vanno a
sovrappore a quelle che sono le culture europee dei colonizzatori.  Tutto ciò non crea uno sviluppo lineare
della cultura, della lingua o della storia, ma crea una cultura che si muove in maniera rizomatica, in modo strano
Pensando linguisticamente non è un tronco unico da cui si diramano i rami e poi le foglie, ma è una lingua che
possa avere degli innesti ad altre lingue, soprattutto orali, che vanno poi a contaminare questo linguaggio.
Walcott ci fa capire che non c’è solo un inglese standard, ma anche un inglese rimasticato.
Secondo Glyssant siamo arrivati a un momento della vita dell’umanità in cui l’essere umano comincia ad
accettare l’idea che lui stesso è dentro un processo continuo, che è ente e non essere e che come ente si
trasforma. Non siamo un’enittà assoluta ma un ente in mutamento.
L’essere è relazione, cioè l’essere non è un assoluto ma relazione con l’altro, relazione con il mondo e con il
cosmo, relazione fra l’essere umano e il suo ambiente. È importante il modo in cui una radice entra in contatto
con altre radici: la Relazione.
DEREK WALCOTT:
Il Poemetto di Derek Walcott si concentra su delle particolari isole caraibiche, in particolare passa anche dove
lui era nato.
Vi è un ribaltamento sociale di ciò che si è detto fin’ora: l’isola è qualcosa da cui scappare e non più un
paradiso dove approdare. Egli patisce le sofferenze di un cittadino di terzo mondo, è mulratto quindi vive i
problemi del colore della pelle e di subalternità rispetto al potere governale, a quelle multinazionali che
controllano/si servono di certe isole per gli affari economici.
La caratteristica di questo personaggio è scappare, scappa con una nave, che simbolleggia simbolo di questa
nicchia, di questo mondo circoscritto dove si può avere un ricominciamento, per scoprire l’isola.
Il linguaggio è abbastanza abbordabile, descrive i clichés della poetica anglossassone, vi sono delle
sgrammaticature tipiche delle isole, non è l’inglese aulico talvolta.
Derek Walcott è nato nell’isola di Santa Lucia.

Il poemetto Parla:
- della relazione tra razza e identità nazionale
- della progressione delle ex colonie nel Mondo dove la progressione politica e popolare ha determinato dei
conflitti, massacri (qualcuno si è preso delle terre per produzione di derrate alimentari ma causando anche
conflitti, massacri ecc)
- relazione tra cultura, lingua e le svariate autoritates (= vari riferimenti letterari che lui fa con le autoritates
letterarie = ciò che è lui come scrittore e quelli che sono le sue influenze personali, i suoi riferimenti canonici).
in piccolo riassume la sua vita, mette in gioco il personaggio che lascia l’isola, ribaltando il cliché letterario.
Tutto ciò che si produce in un’isola va a finire in mare (le condutture scaricano vicino alle coste)

Lezione 11/10
Letture integrative (post-colonialismo) non obbligatorie:
- The Empire
- Post-colonial theory –Chills William (capitolp su Honibala)
- Saggio Roberta Cimarosti
- Mappa del nuovo mondo—Adelphi
- Crescere da cretino sotto la bandiera d’inghilterr—Clarke
- Seamus
- Discesa nell’immerso –Poe

Temi fondamentali di Shooner Flight:


- Il problema della relazione tra la razza e l’identità nazionale (chi sono questi abitanti? C’è un’identità nazionale o
come in Walcott siamo in una tabula rasa e da qui non si può che ripartire ex-novo?)
- Corruzione dove c’è una protezione politica-culturale o un annientamento totale di quella che è la cultura pre-
esistente, e quindi ci sono dei conflitti culturali, ecologici  piazza pulita di quella che era la coltivazione pre-
esistente e la sostituzione di piantagioni.
- La relazione tra la cultura, la lingua, e la prevalicazione di potenze europee sulle culture altre  sono i temi di
Wallcot.
- Il canone letterario per Wallcot sono le autoritates. L’isola e le isole tutte erano sotto un sistema di tipo
britannico, e il canone none ra caraibico ma tutto inglese. Walcott fa diventare le autoritates le sue fonti ovvero
gli autori con cui lui dialoga.
 L’eroe lirico di Walcott è l’unico custode della civiltà che al centro si è ormai svuotata.
Shemosini ammirava il poemetto breve “the shooner flight”, più che Omeros (opera grandiosa ed impegnativa
considerata il primo vero capolavoro di Wallcot), che considerava il vero capolavoro di Walcott. C’è molta
autobiografia dentro questo poemetto e anche un gioco intertestuale.
intertextuality –intertestualità = è quando dentro ad un testo sia in prosa, sia in poesia abbiamo dei passi che
sono o riscritti o presi di sana pianta (dell’autore stesso) e riproposti all’interno di un’opera che è tutt’altro, o che
vuole vuole descrivere l’opera in questione.
The shooner flight è stata definita un’opera che è un ibrido di voci, ritmi, lingue.

Nella sezione 6, Walcott mostra il sovvrapporsi delle lingue legate alle varie colonizzazioni, fa riferiemento
direttamente al processo di imitazione.
Walcott dice che dal punto di vista linguistico, “nelle colonie non si è fatto altro che imitare il colonizzatore
da ogni punto di vista” (ci mostra ciò sia con i giochi intertestuali, sia nel capitolo 6 in cui parla del rapporto
sulla produzione delle lingue). La burocrazia (che faceva funzionare il paese), la colonia, la lingua  erano
imposte.
Va acquisita la lingua del colonizzatore per poter accedere alle istituzioni, quindi si diventa degli imitatori.
C’è un triplo canale linguistico che permette al lettore questa alternanza tra:
- Lingua ricordata come una sorta di traccia, è la lingua dei progenitori che si continua a ricordare è la lingua
tribale (del migrante nudo) che si va a sovrapporre alla Lingua acquisita (quella degli olividi?)
(Lingua conosciuta dagli altri “uomini nudi”)
- Lingua dei colonizzatori
= lingua contaminata, ibrida
Wallcot propone una lingua contaminata  è un linguaggio inglese ma tipico, l’inglese è quello dei caraibi ed è
diverso da quello di Londra. È un linguaggio volutamente sgrammaticato.
Il sistema di più lingue sovrapposte, dimostra come le popolazioni di queste isole parlano l’inglese come 5°/6°
lingua, quindi lo parlano molto male; ma di fatto è la base di ogni rapporto sociale.  Per wallcott questo crea
una schizzofrenia linguistica. Eppure, per Wallcot, il fatto che si siano mescolate lingue originarie, l’inglese
può e deve essere appropriato. Una volta imposto, l’inglese deve essere posseduto, quindi chi lo pratica se ne
appropria e ne fa un inglese tutto particolare è l’inglese di Wallcot.
Però alcuni scrittori hanno tentato di rifiutare la colonizzazione, rifiutando l’inglese. Una volta che ci si è resi
conto che l’inlgese è stata la lingua del colonizzatore che ha violentato la loro lingua originaria, la loro cultura e
quant’altro, gli scrittori decidono di non scrivere più i libri in inglese ma di scriverli usando altre lingue originarie.
Ciò non fa altro che ridurre l’utenza. Se un attore africano scrive in inglese possiede un possibile campo di
lettura vastissimo.
[Ngugi Wa Thiong'o un grande del romanzo africano candidato al premio nobel, ha scelto di scrivere nella
propria lingua originaria e di rifiutare l’inglese come presa di posizione politica.]
Ad una prima fase di appropriazione c’è stato anche qualcuno che ha tentato di abrogare la lingua del
colonizzatore, di farne a meno. Ciò non ha funzionato per il mercato del “libro” ma ha funzionato come atto
politico. (Appropriation abrogation)
Si arriva dunque ad un compromesso cioè la lingua di Wallcot. È stato educato in inglese, ha letto i classici e si
è fatto una cultura, si è diplomato e hapreso una borsa di studo, però ora usa una Common language, broken
english (inglese rotto, infranto, rimasticato). Da una parte si fa uso di un uso internazionale dell’inglese ma c’è
anche un apporto personale.
Si parla di un Continuum polidialettico di questa lingua con una base creola. Una complessitità di più dialetti
(o forme distinguibili di linguaggio) che si sovvrappongono nelle varie comunità.
Polidialetti: Più dialetti vanno a confluire, ad innestarsi l’uno sull’altro con una base creola (la base della lingua
che questi deportatori incontravano nelle isole d’origine).
Questa visione di una cultura polidialettica smantella molte credenze che abbiamo quando studiamo inglese per
esempio, molte delle credenze su una struttura fissa di un linguaggio devono essere discusse sono nient’altro
che variazioni di linguaggi che si sovrappongono e che si contaminano a vicenda, che si alterano
continuamente. Questo “continuum” è un continuo variarsi della lingua e adattarsi alle contingenze,
Wallcto ci mostra ciò tramite le caratteristiche seguenti:

 Non esiste il does ma esiste la terza persona


 Si usa ain’t (che sta per i am not, she is not, you are not)
 Uso della forma base per il passato, non esiste il past tense (ed)
 Non esiste la forma passiva, dicono “i surprise” per dire “i am surprised”
 Non esiste la s della 3° persona singolare del presente (he go, invece di he goes)
 Non esiste il passato per la forma irregolare i go  per dire i went
 Vi sono neologismi lessicali ovvero parole inventate che sono la trascrizione anche inesatta di cose orali che si
dicono e che poi diventano dei neollogismi  sono le famose collocations

Trama di the Schooner Flight:


Il protagonista Shabine, stanco di vivere nell’isola, è costretto a lasciarla perché l’isola per lui non è altro che na
nuova forma di schiavizzazione che lo tiene incollato ad un lavoro da servitore/schiavo (“proletario
schiavizzato”). La lingua è il centro del suo dramma personale, sia come persona perché attraverso
l’imposizione della lingua lui si sente schiavizzato, ma è anche l’imposizione a lui come poeta. Scopriremo che
navigando per le isole qualcuno scopre che lui ha un taccuino dove scrive le poesie. (viene preso in giro per
questo)

Entriamo in medias res:


Shabine con lo zaino scende a piedi verso il porto, prende un taxi e così raggiunge il porto.
Il segnale di questa schizzofrenia, è quando lui guarda nello spechietto retrovisore e vede se stesso, in tutto
quello che lui ha patito in questa isola.
- Vede se stesso che si sta strasbordando verso il porto per poter andar via
- e vede anche la persona schiavizzata che si lascia alle spalle.
Cerca un porto che mi soddisfi come uomo e come poeta.
C’è il rimescolamento del linguaggio come forma di sovversione, anche nel linguaggio che usa ci deve far capire
che c’è l’ha con gli inglesi e con l’inglese e deve sovvertire il canone letterario.

The schooner Flight è una tesi sul destino di un popolo e il destino di un poeta in una delle tante isole
caraibiche che sono state colonizzate, soprattutto da colonizzatori che hanno interferito
- con il luogo quindi con la la geografia
- con la gente quindi con i popoli originari (le vite delle persone)
- con la lingua
- con il letto generando quella che è la generazione creola successiva.

Shabine (viene da shab) significa trasandato, malmesso, poveraccio.


In un capitolo del poemetto Shabine si presenta ma in realtà è lo stesso Wallcot che si presenta, ci sta dicendo
delle sue origini che sono non pure ma contaminate esse stesse. Dice di essere “dutch” “nigger” “english”
proprio come era Wallcot, aveva una nonna di origine olandesi, un’altra africana, un nonno di origini inglesi
quindi è il classico mulatto.

Shabine si imbarca sullo shooner flight  metafora di tante cose.


Flight significa volo
- il volo dell’immaginazione/della fantasia = la componente neccessaria per la creazione,
- flight come fuga/volo dai legami scappa da un’isola perché è corrotta, colonizzata e loro sono stati
schiavizzati; è un flight to, un volo/fuga verso qualcosa/un obbiettivo/bersaglio che loro non conosceranno mai.
È una vana ricerca di un’isola che sani con il suo porto e con un orrizzonte senza colpe.
Shabine va alla ricerca di un porto dove potersi riposare, dove poter essere finalmente se stesso, dove non è
dipendente da nessuno e non è sottoposto a forme di schiavizzazione ma vive libero.

È un’amara riflessione (di Wallcot) su tutti quegli Shabines che come lui sono stati schiavizzati. Rimanda
direttamente a quella che è la storia caraibica. Wallcot dice che nella storia caraibica, la storia è irrilevante(non
perché non è stata creata) perché non ha mai davvero importato niente a nessuno, ciò che è stato importante è
stata la perdita/non-presenza della storia cioè l’amnesia di queste razze o l’amnesia di queste razze/l’amnesia
alle quale queste razze sono state condannate. In questo preciso momento è perciò importante avere
un’immaginazione che ricrei il tutto.

Wallcto dice che se non c’è più nulla su queste isole tutto si può rifare/ricostruire (è il classico ricominciamento)
 significa che ad un certo punto della storia/cultura umana ci sono delle pagine bianche da poter riempire con
l’aiuto di un volo immaginativo.

Fonti intertestuali del poemetto:


Wallcot riscrive:
- Descend into meal storm –Edgar Allan Poe
- T. S. Elliot “la terra desolata”
- Yates “the second coming” (il secondo avvento)
- Dylan Thomas, verso ripreso “when I was green”
- Colleridge “la ballata del vecchio marinaio”
- Shakespeare “la tempesta”
- I 12 –Alexander block
- Seafarer (il navigante)

Maria conception = donna per cui Shabine ha lasciato la moglie ed i figli e lui scappa anche da Maria
Conception.

Potrebbero piacerti anche