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Preambolo su Magellano
AUTORI:
Seamus Heaney
John Coetzee
Jamaica Kincaid
Derek Walcott
(de) Foe John Coetzze tramite la figura del nemico/antagonista (Foe) scinde il narattore e Susan (protagonista). Il
narratore dovrebbe scrivere la storia di Susan ma poi svicola. Il romanzo d’avventura del 1° capitolo si trasforma in un
romanzo su un romanzo.
ARTICOLI DI:
Antonio Prete (concetto della lontananza)
Glissant Eduard
Deleuze (l’isola e altri scritti)
Compra un manuale di inglese—Bertinetti per Einaudi
700 e 800 impossibilità di pubblicare per le donne
Virginia Wolf (900
20/09
ANTONIO PRETE, Trattato della lontananza (Torino: Bollati Boringhieri, 2008), pp. 116-132.
In questo trattato, Antonio Prete considera l’isola il luogo dell’ipotetica felicità (ci sono Giardini orientali, incantsti,
Castelli che accolgono tutti i desideri). L’isola è staccata dalla terra ferma e da terre già note, andando sull’isola ci
allontaniamo quindi dalla quotidianità. Noi viviamo l’usura della routine, il quotidiano, e ci stacchiamo scoprendo un
luogo. Saramago scopre un’isola da cui ci si aspetta un risarcimento “il viaggio verso i regni dell’impossibile è il viaggio
dell’immaginazione verso una terra dove si può trovare il risarcimento.”
Magellano voleva dimostrare la presenza di isole e collocarle trattato di Torresillas. Interesse per la corona spagnola e
personale per Magellano con la rivendicazione. Pigafetta aveva come scopo l’esclusiva sull’ “intervista” e acquisire prestigio.
L’isola è vista come un posto utopico ed è proprio attraverso questa visione utopica (questo creare altri mondi) che si
critica la quotidianità. Doppia valenza: si sogna di andare in un altro posto (anche utopico) bellissimo, che è anche una
critica al luogo d’origine.
(come Dante nella Divina Commedia compie un viaggio ma i personaggi che trova appartengono per la maggior parte alla
Firenze dell’epoca quindi è una crititca alla città di Firenze, alla sua società. Dante andò in esilio a Verona).
L’isola utopica (esempi: l’isola di Atlantide o il mito dell’ Eldorado) attrae ma allo stesso tempo può rappresentare un
rischio, ci si domanda quindi se la conoscenza sia sinonimo di dolore/sofferenza per le conseguenze di questa conoscenza
o sia solamente sinonimo di piacere.
LA TEMPESTA - SHAKESPEARE
La Tempesta è cerniera tra Rinascimento ed età moderna. Robinson invece prelude l’ascesa di una nuova
classe, la borghesia.
In quest’opera, l’isola è l’isola della prova e della perdita della vecchia identità e acquisto della nuova.
Miranda, infatti, dirà - “Oh splendido nuovo mondo” riferendosi al nuovo impero britannico.
Per Ferdinand quell’isola è un Paradiso. Prospero è un padre buono ma anche mago, alla fine rinuncia alla
magia e confida nei due giovani.
Prospero è l’artefice di tutto. Miranda viene educata con lo stile del padre mentre Caliban aveva un “gabble”,
sapeva solo l’imperativo.
C’è chi maledice l’isola e chi la vive come una musica e chi come la scoperta dell’amore e chi come
l’espiazione.
Robinson silenzio –Tempesta voci contradditorie.
(Materiale x approfondire)
- i viaggi di Gulliver
- Swift - Gordon Peem
- Edgar Allan Poe
- L’isola del Dottor Morot
- L’isola delle voci – Stevenson
- Kensington Gardens - Barry
- Riscrittura del Robinson – Spark
21/09
Deleuze:
“ci sono isole derivate (continentali), ma l’isola è anche ciò verso cui si va alla deriva” capiti su un’isola per
caso.
“ci sono isole originarie ma l’isola è anche l’origine” quell’isola è radicale, assoluta, è l’origine di tutto
Tra la separazione e la ri-creazione ve n’è sempre una che prevale/domina sull’altra. Ma non sono neanche
elementi che si annullano a vicenda. Solo se si è veramente separati, si ha la possibilità di ricrearsi e di ricreare.
Robinson approda sull’isola per ricrearsi ed espiare la propria pena. In questo caso prevale quindi la 2°
componente.
Se fino a questo momento abbiamo osservato l’isola attraverso il punto di vista umano, occorrerà adesso
invertire il paradigma. Adottando come nuovo punto prospettico l’isola dovremo per forza conviverci “che ogni
isola è e resta teoricamente deserta”.
Stando sull’isola è l’uomo a trovarsi separato dal mondo, l’uomo allora ricrea il mondo a partire dall’isola e sulle
acque. Solo se si è veramente separati dal resto è possibile ricrearsi. Ma questa separazione non fa di
quell'isola un'isola deserta. Affinché un'isola smetta di essere deserta non basta che essa sia abitata, l'uomo
non interrompe il deserto. Siamo noi che decidiamo se quell’isola è deserta o abitata.
L'uomo con il suo immaginario sacralizza quel deserto, noi la immaginiamo ancora come isola deserta anche se
la abitiamo.
La solitudine dell'isola viene fissata ed eternata. Questa co-abitazione tra uomo e natura è una costruzione del
nostro pensiero. L'unità fra l'isola e il suo abitante non è reale. Affinché si realizzi quest'unità occorre una
partecipazione collettiva, occorre “l’immaginazione collettiva" che si articola net riti e nelle mitologie.
L’immaginazione collettiva si può anche definire “mitologia”. Però i popoli sembrano aver smesso di
comprendere i propri riti. Si fa dunque necessaria la letteratura, che a detta del critico Deleuze assolverebbe
alla funzione di interpretare ingegnosamente quegli stessi miti che abbiamo dimenticato, o che non siamo più in
grado di decifrare.
Possiamo leggere un libro anche senza conoscenze pregresse nell'ambito mitologico, ma il nostro
apprezzamento di un testo dipenderà sempre dal nostro grado di conoscenza dei miti.
Per leggere il romanzo di Coetzee e comprenderlo a fondo sarà necessario innanzitutto conoscere la fonte
originaria da cui attinge l’autore, seppur ribaltandone i principi cardine. La vera protagonista è Susan, una
donna, lo schiavo Venerdi, che veniva relegato ad un ruolo prettamente marginale nel testo originale, assume
qui una valenza notevole, tanto che diviene l'alternativa ego di Susan.
Al posto dell’economia, che fa quasi da forza motrice nel Robinson di Defoe, c’è la fantasia a far da parona. Alla
religiosità si contrappone invece l’ateismo. Il romanzzo di Coetzee vuole dar voce agli emarginati per eccelenza:
- le donne, ammutolite dal sistema editoriale anglossassone, che non accettava di pubblicare le loro opere
- e gli schiavi, o meglio gli abitanti delle colonie inglesi.
Deleuze prosegue la sua riflessione critica facendo proprio riferimento a Robinson Crusoe, riservando non
poche critiche ai nuclei tematici in esso racchiusi.
"E' difficile immaginare un romanzo così noioso" scrive Deleuze. Non fa che insistere sulla proprietà e Robinson
è sicuramente il possidente più moralistico.
La religione di Robinson premia il lavoro, un lavoro che diventa presto il nuovo paradigma esistenziale del
protagonista. Ma quello di Robinson non è un lavoro finalizzato alla sussistenza, la produzione di beni diventa
ben presto smodata e sovrabbondante, andando a costituire quello che in economia va sotto il nome di
surplus(produco di più così me lo tengo) (il surplus è la molla verso il capitalismo).
Il tempo dell'isola "non è che il tempo necessario al capitale per fornire un beneficio al termine di un lavoro" e il
Dio verso il quale Robinson dimostra una cieca devozione è un Dio che deve garantire la rendita (più produci,
più ti meriti il paradiso, più lavori e più hai fatto il tuo dovere sulla terra e quindi avrai un premio).
L'aspetto della ricreazione mitica in Robinson è del tutto assente. Robinson non ha una compagna, non ha una
Eva e quindi non è un paradiso terrestre.
A detta del critico l'unica funzione del romanzo è quella di illustrare il legame che intercorre tra capitalismo e
protestantesimo. Ci si aspetta nell'isola deserta un ricominciamento, poichè l'isola è il materiale sopravvissuto
della prima origine e il minimo necessario affinché possa aver luogo il ricominciamento è la presenza di un
uomo di una donna per avere l’unione che dà vita a nuove generazione. Sembra allora che la formazione del
mondo abbia bisogno di due tempi:
una nascita (origine)
una rinascita. Il primo è necessario quanto il secondo e viceversa. In termini teatrali potremmo affermare che la
catastrofe è necessaria tanto quanto la ricomposizione.
"La Tempesta di Shakespeare" contiene molti nuclei tematici ascrivibili all'interno della mitologia e della
ritualità. Innanzitutto nell'opera vi sono i prerequisiti necessari per innestare un processo di rinascita. Dopo che
Prospero depone la sua bacchetta, abbandonando le vesti di mago, sull'isola possono muoversi liberamente i
due giovani (Ferdinando e Miranda), la coppia di innamorati, che può dare inizio alla ricreazione mitica del
mondo, potrebbero dare vita alla rinascita. I due personaggi sono i tasselli originari all'interno di un vero e
proprio Paradiso Terrestre. Sono i due nuovi Adamo ed Eva. Esemplificativa in tal senso risulta essere
l'esternazione di Ferdinando "Oh mirabile Paradiso Terrestre".
La seconda origine, scrive Deleuze, ci permette di teorizzare “la legge della serie" importante per la letteratura.
La legge della ripetizione di cui la prima ci fornisce soltanto il primo momento iniziale. Come dice Deleuze Non è
necessario che tutto cominci e vada avanti, ma è necessario che tutto si ripeta e che abbia un seguito. Non è un
percorso lineare quello letterario, ma una continua ripresa degli elementi mitici che l'hanno caratterizzata sin
dalle origini. (eterni ritorni di temi e motivi in letteratura). La storia della letteratura sono continui sviluppi e
continue catastrofi per far ricominciare la letteratura in altro modo simile ma diverso portando i vecchi miti.
Questi miti vengono riproposti ma in forma rivisitata, sotto altre e nuove vesti. Si pensi alla Terra Desolata di T.
S. Elliot. E' un'opera che presuppone non poche conoscenze pregresse.
Il mito del Diluvio Universale (centra un’isola): L'arca dopo il diluvio si ferma nell'unico punto della terra che
non è sommerso, l'unico possibile ancoraggio, luogo circolare e sacro dove il mondo ricomincia. Nel racconto di
Saramago questo tema emerge. Nel momento in cui sogna di aver trovato un equipaggio e di caricare a bordo
anche gli animali, il protagonista sta rivivendo, in chiave reinterpretata, quello stesso mito originario che è il
Diluvio Universale. Ha con sè tutti gli animali e l'equipaggio, che servono per attuare il ricominciamento. Con
l'arca non si sa dove si sia giunti, comunque sia è un'isola e non è un'isola degli dèi, ma degli uomini. Molti miti
narrano la presenza di un uovo, in un'isola deserta, da cui possa ricominciare tutto.
La maternità mitologica è spesso una partenogensi, ovvero una riproduzione sessuale senza fecondazione = un
processo spontaneo e misterioso. Da questo luogo può nascere un essere umano, un animale, o addirittura una
coppia di gemelli, maschio e femmina, per dare luogo ad un “ricominciamento paradisiaco”.
Un critico Shakespeariano, Jann Kott scrive che gli esploratori e i colonizzatori vissero l'esperienza della
scoperta di territori inesplorati e di indigeni sconosciuti come una ripetizione dei viaggi di Ulisse e di Enea.
Questi erano inizialmente collezioni di miti e storie tramandati oralmente (collezione colletiva di storie) e che
sono diventati archetipi letterari.
Sembra che una delle fonti della tempesta sia lo stesso viaggio di Magellano, raccontato dettagliatamente nel
diario di Pigafetta. Nella tempesta si rinviene il nuovo linguaggio di marinai e colonizzatori, mescolato a
parafrasi Virgiliane, Oraziane e Ovidiane. Si alterna la retorica delle scritture degli autori classici con il nuovo
linguaggio dell'esperienza. Già all'inizio del 600 dopo le varie scoperte geografiche comincia a formarsi il
cosiddetto impero britannico. Si mescolano mito e realtà. Il mirabile nuovo mondo che Ferdinando è entusiasta
di scoprire è nuovo perchè è diverso; l'isola è popolata di voci ed è un'isola piena di misteri, ma è anche un
mondo ritrovato allo stato puro di quando l’uomo è apparso sulla Terra. Nella Tempesta viene messa in atto una
"ripetizione trasfigurata". Trasfigura ciò che è simile sempre, così come era stato teorizzato da Deleuze nella
legge della serie = eterno ritorno ciclico. Se la mitologia è fuori dal tempo non è mai però fuori dallo spazio.
La mitologia deve essere attualizzata sempre all'interno di un contesto spaziale ben preciso affinchè essa
funzioni. Nel caso specifico della tempesta lo spazio sembra essere la topografia del Mediterraneo, ma non
solo, perchè l'isola di Prospero è ambigua, disabitata, ha una dualità geografica.
I critici riferiscono che si iscrive all'interno della rotta dei viaggi di Enea (tra Cartagine e Tunisi, Cuma e Napoli)
ma allo stesso tempo si colloca anche nel nuovo mondo, perchè alcune ipotesi la localizzano nelle Bermuda. Se
rigenerazione ci deve essere con questa coppia di giovani (ferdinando e Miranda), il tutto non può avvenire nel
mediterraneo che è già corrotto, ma altrove, dove sia possibile un vero ricominciamento diverso all’essente che
è corrotto. L'isola è il luogo della metamorfosi e del cambiamento, ma è anche ipoteticamente una colonia
inglese sulla costa dell’america. Ariel fa naufragare la nave di Alonso, così come nell'Eneide Eolo fa attaccare le
navi di Enea. Ferdinando emerge dal mare come l'Ulisse di Omero e Miranda, come Nausica lo guarda come se
fosse un Dio. La musica di Ariel attiva Ferdinando come il canto delle sirene fa con Odisseo. Tutto è uguale ma
trasfigurato. Prospero deriva i suoi poteri dalla Medea delle metamorfosi di Ovidio e gli incantesimi di Medea
Shakespeare li affida a Sicorax, che somiglia a Circe (impersonifica la magia è strega…) Francis Yates - parla
della tempesta.
Calibano deve il suo nome al saggio di Michel de Montaigne sui cannibali. Calibano è' l'uomo allo stato di natura
soggetto all'insegnamento e ridotto per natura a schavitù. E' deforme, selvaggio, un ibrido, è un mostro. E'
storpio, è il prodotto tra dei e animali. Nel Medioevo nascevano accoppiamenti strani tra streghe e diavoli.
Shakespeare attinge a queste fonti e lo descrive in termini a dir poco raccapriccianti. Nell'Eneide c'è traccia degli
antenati del mostro di Shakespeare, sono esseri che vivono nelle caverne. Le contrapposizioni binarie in
Shakespeare sono sempre più drammatiche e portate all'estremo. Calibano appartiene a una terza categoria, è
una categoria strana, ibrida. Shakespeare ci dice che Calibano come primo uomo della genesi è fatto di polvere
terrena. Stefano puzza di pesce, che forse cammina su 4 zampe e che è ubriaco, avvezzo al vizio.
4/09
Lezione 4
esiste una Meso-America: l’America dei popoli testimoni ovvero dei popoli che ci hanno sempre vissuto, degli
originari (Indios della foresta Amazzonica, le popolazioni originarie del Perù e del Messico)
Euro-America: L’America di chi è venuto dall’Europa e ha mantenuto sul nuovo continente usi, costumi,
tradizioni del luogo di origine (questo è successo in Quebec, in Canada, gli Stati Uniti e una parte culturale del
Chile e dell’Argentina); la gente che trasmigrando dall’Europa ha mantenuto le sue origini ed usanze, portandosi
dietro quei pochi rimasugli della famiglia. I Popoli che sono andati ad innestarsi sopra la cosidetta “meso-
America”.
Neo-America: è l’America della creolizzazione (formata dai Caraibi, dal Nord-Est del Brasile, dalle Guyane e dal
Curaçao, dal Sud degli Stati Uniti Florida, dal sud Carolina in giù, da una gran parte dell’America Centrale e
del Messico. La Neo-America è l’America nella quale l’Entrata del contributo Europeo è lampante. È tutta
l’America dove in modo meno visibile c’è stata una creolizzazione ma dal punto di vista teorico la creolizzazione
presuppone che ci sia una interconessione, un bilanciamento di queste forze che si incrociano, altrimenti chi è
più debole scopare.
Nella mente di Glissant la Neo-America ha creato una coesistenza/contaminazione bilanciata.
Questa divisione non prevede frontiere: ci sono invece parrecchie sovvrapposizioni e coesistenze tra le 3
Americhe, c’è dunque una contaminazione, ad esempio la Meso-America è presente nel deserto, in Canada,
nel Québec, ed Usa.
Paesi come il Venezuela e la Colombia hanno una parte caraibica e una parte Andina, quindi una parte di Neo-
America ed una parte di Meso-America. In questi continenti ed isole, gli scontri e i conflitti fra le tre forme di
America si sono moltiplicati. La creolizzazione presuppone un’interconessione
Queste creolizzazioni molte volte avvengono naturalmente tramite ad esempio matrimoni incrociati, altre volte
avvengono tramite la violenza, quando la bella giovane schiava mulatta viene violentata dal padrone. “quando la
colonizzazione interferisce non solo con la terra ma anche con il letto”
Le politiche razziste di destra, conservatrici e neorazziste in Sud Africa sono durate 50 anni, lì le razze erano
tenute separate da una legislazione e da pene ben precise. Si finiva in galera infatti se si avevano dei rapporti
misti (un bianco con una nera e vice versa).
Glissant dice che l’America della creolizzazione (=la NeoAmerica) assume i prestiti dalle altre due (quindi
prende dalla Meso-America, e dall’Euro-America), e tende ad influire sulle altre forme americane.
Nel popolamento della Neo-America prevale l’Africa. Ma chi sono i suoi abitanti?
(Walcott ci dice che un tempo i migranti erano armati)
Esistono 3 tipi di “abitanti” delle Americhe:
Migrante fondatore: colui che arriva armato dalle navi (Mayflower) ed occupa un territorio. Se gli altri si
sottometeva apposto, sennò usavano le armi.
Migrante famigliare: quello che arriva in pace (con le foto di famiglia, gli oggetti, pentole, le valigie), non ha le
armi, ma probabilmente arriva con una certa sicurezza perché prima di lui il migrante fondatore armato ha
liberato i territori nei quali poi il migrante famigliare si stabilisce. Popola una gran parte delle Americhe del Nord
o del Sud.
Migrante nudo: quello che è trasportato a forza dalle navi degli schiavisti dall’Africa (dal Continente) ai Caraibi,
lui è la base costitutiva di questa nuova razza creollizzata, il migrante nudo arriva senza nulla e molte volte egli
parte e non arriva (come dice Walcott nel suo poemetto).
Cos’è la creolizzazione?
Il migrante nudo,africano arriva spogliato di tutto anche della LINGUA, la stiva della nave dei negrieri è il luogo
e il momento in cui spariscono le lingue africane perché nella nave degli schavisti, così come nelle piantagioni,
non si mettevano mai insieme persone della stessa lingua.
Il migrante nudo si ricompone una cultura attraverso la traccia = una lingua e delle arti che tutti possono
condividere, che possono essere accettate da tutti.
Glissant sostiene che la cultura caraibica non si basi sui documenti, vi sono solo delle tracce (perché quando si
è stati schiavizzati non ci si è portati nulla) es. canzoni, ritmi (afroamericani), musiche, storie che si
raccontavano nella Guinea o nella Nigeria e che trasmigrando nei Caraibi o negli Usa ha poi tramandato le
storie tutto ciò rappresenta una traccia labile.
L’africano per Glyssant non ha possibilità di conservare alcuna forma di eredità (e come altre comunità etniche)
non ha altro che la memoria (=ovvero le tracce che gli rimanevano) per tentare di ricostruire e basare la sua
nuova cultura sulla traccia. Il potere della memoria ha permesso di tramandare delle arti che hanno permesso di
unificare un po’ tutti.
A partire dal solo potere della memoria, ha composto
- linguaggi creoli
- forme d’arte valide per tutti (es. musica jazz partendo da una traccia di ritmi africani fondamentali)
Il Neo-Americano riesce a re-instaurare nei Caraibi, in Brasile, e nell’America del Nord attraverso un pensiero
della traccia forme d’arte che presenta come accettabili per tutti.
Il pensiero della traccia si oppone per Glissant al pensiero di sistema e ai sistemi di pensiero. Il pensiero
della traccia si oppone ad una falsa universalità dei pensieri di sistema.
I pensieri di sistema sono tutti ciò che noi soprattutto in Europa ci siamo costruiti/fabbricati (con la storia,
letteratura), sono dei pensieri di sistema dentro i quali noi siamo incasellati o che guardiamo incasellati noi
stessi per poter interpretare/dire ciò che siamo tutto ciò non fa altro che sovvertire o malinterpretare ciò che
siamo.
La creolizzazione presuppone che gli elementi culturali messi a confronto debbano essere di valore
EQUIVALENTE. Non può esservi creolizzazione se queste culture non sono alla pari, non può essere una
preponderante sull’altra, perché altrimenti vi sarebbe un’imposizione di una sull’altra; devono essere equivalenti
per potersi creolizzare. Se fra gli elementi messi in relazione alcuni vengono sminuiti, il processo di
creolizzazione non avviene.
Nella Neo-america è stato neccessario rimettere in equilibrio gli elementi messi a confronto, per esempio si è
dovuto rivalutare l’eredità africana. Per Glissant la creolizzazione è inevitabile, è un continuo e reciproco
mischiarsi. La creolizzazione esige che gli elementi eterogenei messi in relazione/le due entità che si
incontrano si devono intervalorizzare (che non ci sia degradazione o diminuzione dell’essere)
Creolizzarsi e meticciarsi hanno due significati diversi, allo stesso modo un meticciato è diverso da un
creolizzato.
Il meticciato ed i suoi risultati si posono prevedere, calcolare, mentre la creolizzazione è IMPREVEDIBILE.
Il creolizzato, È un meticciato con il valore aggiunto dell’imprevisto, è qualcosa che ha dell’imprevisto ed è
completamente nuova. La creolizzazione comporta l’imprevedibile e crea nelle Americhe microclimi culturali e
linguistici del tutto inattesi (la creazione di nuove culture e di lingue creolizzate).
In Lousiana si trovano i Black Indians = tribù nate dal mischiarsi di neri schiavi che fuggivano (fuggiaschi) e di
Indiani. Gli indiani sono una popolazione originaria della Meso-America che si mischiano ai migranti nudi// con
il nero che è parente del migrante nudo che è arrivato dall’Africa.
Nel mondo si creano micro e macroclimi di compenetrazione culturale e linguistica.
Musica zydeco = contaminazione precisa che è esempio di creolizzazione musicale
Creoli linguistici: Lingue composite risultato del contatto di elementi eterogeni.
Certe isole derivano dall’avvincendamento di due lingue europee: alcune isole sono state contese da Francia ed
inghilterra. Qualcuno ha imposto per primo (per 40/50 anni) un suo governo che poi si è alternato con un altro, la
popolazione alla fine è dunque bilingue, in parte parla la lingua europea e in parte usa ancora la lingua creola
il tutto fa un gran caos e ne risulta che nessuna isola è uguale all’altra.
I Caraibi vivono la situazione di stare dentro delle isole e quindi il mare fa da confine o fa da barriera, per alcune
isole il mare fa da collegamento mentre per altre fa da barriera.
Le lingue creole tendono a semplificare: non ci sono coniugazioni di tempi verbali, ne diversioni dei participi
passati, tutto è al presente. Questa semplificazione grammaticale sintattica rende le lingue creole molto veloci e
ciò si vede nel personaggio di Walcott.
Personaggio che rivela la sua origine di nero “sifgato” che non ne può più della produzione di questo mondo e
decide di scappare.
La parola “creolizzazione” viede dal termine “creolo” e dalla realtà delle lingue creole.
CREOLO: viene dall’antico castigliano “criallo”, si riferiva in genere a persone di origine europea nate nelle
colonie spagnole o francesi o portoghesi negli anni 20’, era anche un meticcio nato da un genitore indigeno e da
un genitore bianco.
Glissant ipotizza che la creolizzazione linguistica funzioni meglio nei territori ristretti e ben delimitati, come
nelle isole e gli arcipelaghi (come isole di Capoverde, nei Caraibi, oceano Indiano) e li definisce dei laboratori.
Gli inglesi e gli spagnoli hanno resistito di più, sono linguaggi più forti dal punto di vista linguistico, sintattico e
lessicale.
Mentre altri linguaggi più deboli come il Bretone si sono anacquati dentro altri linguaggi.
Il fatto che la creolizzazione si applichi alla totalità terra permette che all’interno di questa totalità gli elementi
culturali più eterogenei e lontani possano essere messi in relazione con risultati imprevedibili quindi per
Glissant tutto è creolizzato e per spiegare ciò fa una distinzione tra 2 forme generali di cultura:
- Culture Ataviche: culture la cui creolizzazione è avvenuta molto tempo fa;
- Culture Composite: culture la cui creolizzazione avviene sotto i nostri occhi. I Paesi dei Caraibi fanno parte
delle culture composite. Le culture composite tendono a diventare ataviche perché la creolizzazione pian piano
si stabilizza e raggiunta una condizione di equilibrio diventa una cultura atavica, quindi diventa
stabilizzata,rispettata e nazionale, adirittura diventa una cultura a cui fare riferimento = una cultura canone.
Ma le culture ataviche tendono a rimettersi in questione, ad certo punto subisce dei terremoti a seconda dei
periodi storici e degli eventi culturali, quando tenta di difendere estremamente lo statuto della sua identità.
I popoli d’Europa e le culture occidentali hanno veicolato nel mondo una concezione mortale, ovvero che ogni
identità è un’identità a radice unica che esclude ogni altra.
Identità = identità a radice unica, cioè contraddicono un principio oggi presente nelle culture composite.
Radice rizoma (Mare caraibico che si infrange) vs Radice unica conduce all’unità
Se una cultura a radice unica incontra un’altra cultura a radice unica solo una prevale sull’altra, una scompare
e l’altra persiste, quindi c’è una perdita di identità
Se nella cultura orizomatica c’è un incontro tra culture vi è una contaminazione pariterica, dove le parti
coesistono vi è quindi un rizoma.
La cultura orizomatica che fu teorizzata da vari filosofi in Francia è un’identità come radice che incontra altre
radici e non più unica ciò causa una conseguenza importante. Quando si parla di identità radice che si
incrocia con altre identità si ha l’impressione di una minaccia di annacquamento: ci sembra che se andiamo
verso l’altro perdiamo la nostra identità, perdiamo noi stessi e siamo minacciati.
Domanda di Glissant: “Come ci si apre agli altri senza perdere se stessi ?” Come si può accogliere
l’altro?” (non sempre in modo pacifico) Come essere se stessi senza chiudersi agli altri ?”
Glissant ragiona in termini generali, teorici per tutto il mondo, per lui bisogna abbandonare un’identità a radice
unica che è generatrice di conflitti perchè nonostante la radice unica possa essere generale o edificata, se
essa si va a dividere in tanti piccoli culturalismi e nazionalismi genera le guerre. Questi particolarismi
suddividono una radice unica in tante altre radici uniche che poi diventano conflittuali.
Far convivere tutte queste identità se fossero state a radice unica e chiuse nella loro nicchia sarebbe stato un
gran caos.
Glissant: Per far vivere tutte queste popolazioni assieme bisogna
- entrare nella verità della creolizzazione
- riavvicinarsi al pensiero della traccia che è un non sistema di pensiero che
non è né sistematico né dominatore né imponente
è forse un non sistema di pensiero fragile, ambiguo, intuitivo, è un sistema che forse si può adattare a questo
mondo contemporaneo dove, rispetto a prima, le collaborazioni di lavoro erano molto più semplici, gli studi i
viaggi, la rapidità del mondo e dei contatti sono più semplici, secondo il suo modello di creolizzazione ciò
risponde alla contemporaneità.
Per Glissant bisogna entrare nella dimensione mutevole di ogni cambiamento e di scambio in un mondo di
relazioni di un immaginario pensiero della traccia*, in manifestazioni frattali di sensibilità che si formano e si
riformano in maniera inedita, quindi l’imprevedibilità della contaminazione, dell’incontro, in un sistema frattale
che è un sistema tridimensionale che ripercorre il rizoma.
Frattale = oggetti geometrici dotati della capacità di riprodurre la loro forma in varie dimensioni, su scale diverse.
Sono immagini che la natura ci propone, es. il cavolfiore di cui ogni piccola sua parte riproduce in piccolo ciò che
è grande e vice versa.
*Pensiero della traccia = capacità di una persona di ricreare le proprie radici culturali attraverso delle opere
artistico-musicali (es. Bleuse)
Parentesi dell’11/10
il discorso sulla traccia è legato a quando Glissant si riferisce al passaggio, dall’Africa alle Americhe, degli
schiavi deportati, i quali venivano fatti prigionieri anche da altri africani, erano da tribù avverse che prendevano
soldi dagli europei e li facevano prigionieri per deportarli. Costoro spesso acquisivano delle materie prime, finite
e in cambio trasportavano gli schiavi.
Gli schiavi deportati dall’Africa alle Americhe sono i migranti nudi, che parte e va senza nulla se non le catene
legate alle mani.
Tutto ciò che è la ricostituzione di una cultura nel nuovo paese è affidato semplicemente alla memoria.
Per Glissant si può avere una traccia di quello che si era ma non si ha una memoria precisa. Si ha solo una
traccia di quello che si presume essere la propria cultura.
Vi è una stratificazione culturale, dovuta alle diverse etnie che venivano deportate, queste etnie si vanno a
sovrappore a quelle che sono le culture europee dei colonizzatori. Tutto ciò non crea uno sviluppo lineare
della cultura, della lingua o della storia, ma crea una cultura che si muove in maniera rizomatica, in modo strano
Pensando linguisticamente non è un tronco unico da cui si diramano i rami e poi le foglie, ma è una lingua che
possa avere degli innesti ad altre lingue, soprattutto orali, che vanno poi a contaminare questo linguaggio.
Walcott ci fa capire che non c’è solo un inglese standard, ma anche un inglese rimasticato.
Secondo Glyssant siamo arrivati a un momento della vita dell’umanità in cui l’essere umano comincia ad
accettare l’idea che lui stesso è dentro un processo continuo, che è ente e non essere e che come ente si
trasforma. Non siamo un’enittà assoluta ma un ente in mutamento.
L’essere è relazione, cioè l’essere non è un assoluto ma relazione con l’altro, relazione con il mondo e con il
cosmo, relazione fra l’essere umano e il suo ambiente. È importante il modo in cui una radice entra in contatto
con altre radici: la Relazione.
DEREK WALCOTT:
Il Poemetto di Derek Walcott si concentra su delle particolari isole caraibiche, in particolare passa anche dove
lui era nato.
Vi è un ribaltamento sociale di ciò che si è detto fin’ora: l’isola è qualcosa da cui scappare e non più un
paradiso dove approdare. Egli patisce le sofferenze di un cittadino di terzo mondo, è mulratto quindi vive i
problemi del colore della pelle e di subalternità rispetto al potere governale, a quelle multinazionali che
controllano/si servono di certe isole per gli affari economici.
La caratteristica di questo personaggio è scappare, scappa con una nave, che simbolleggia simbolo di questa
nicchia, di questo mondo circoscritto dove si può avere un ricominciamento, per scoprire l’isola.
Il linguaggio è abbastanza abbordabile, descrive i clichés della poetica anglossassone, vi sono delle
sgrammaticature tipiche delle isole, non è l’inglese aulico talvolta.
Derek Walcott è nato nell’isola di Santa Lucia.
Il poemetto Parla:
- della relazione tra razza e identità nazionale
- della progressione delle ex colonie nel Mondo dove la progressione politica e popolare ha determinato dei
conflitti, massacri (qualcuno si è preso delle terre per produzione di derrate alimentari ma causando anche
conflitti, massacri ecc)
- relazione tra cultura, lingua e le svariate autoritates (= vari riferimenti letterari che lui fa con le autoritates
letterarie = ciò che è lui come scrittore e quelli che sono le sue influenze personali, i suoi riferimenti canonici).
in piccolo riassume la sua vita, mette in gioco il personaggio che lascia l’isola, ribaltando il cliché letterario.
Tutto ciò che si produce in un’isola va a finire in mare (le condutture scaricano vicino alle coste)
Lezione 11/10
Letture integrative (post-colonialismo) non obbligatorie:
- The Empire
- Post-colonial theory –Chills William (capitolp su Honibala)
- Saggio Roberta Cimarosti
- Mappa del nuovo mondo—Adelphi
- Crescere da cretino sotto la bandiera d’inghilterr—Clarke
- Seamus
- Discesa nell’immerso –Poe
Nella sezione 6, Walcott mostra il sovvrapporsi delle lingue legate alle varie colonizzazioni, fa riferiemento
direttamente al processo di imitazione.
Walcott dice che dal punto di vista linguistico, “nelle colonie non si è fatto altro che imitare il colonizzatore
da ogni punto di vista” (ci mostra ciò sia con i giochi intertestuali, sia nel capitolo 6 in cui parla del rapporto
sulla produzione delle lingue). La burocrazia (che faceva funzionare il paese), la colonia, la lingua erano
imposte.
Va acquisita la lingua del colonizzatore per poter accedere alle istituzioni, quindi si diventa degli imitatori.
C’è un triplo canale linguistico che permette al lettore questa alternanza tra:
- Lingua ricordata come una sorta di traccia, è la lingua dei progenitori che si continua a ricordare è la lingua
tribale (del migrante nudo) che si va a sovrapporre alla Lingua acquisita (quella degli olividi?)
(Lingua conosciuta dagli altri “uomini nudi”)
- Lingua dei colonizzatori
= lingua contaminata, ibrida
Wallcot propone una lingua contaminata è un linguaggio inglese ma tipico, l’inglese è quello dei caraibi ed è
diverso da quello di Londra. È un linguaggio volutamente sgrammaticato.
Il sistema di più lingue sovrapposte, dimostra come le popolazioni di queste isole parlano l’inglese come 5°/6°
lingua, quindi lo parlano molto male; ma di fatto è la base di ogni rapporto sociale. Per wallcott questo crea
una schizzofrenia linguistica. Eppure, per Wallcot, il fatto che si siano mescolate lingue originarie, l’inglese
può e deve essere appropriato. Una volta imposto, l’inglese deve essere posseduto, quindi chi lo pratica se ne
appropria e ne fa un inglese tutto particolare è l’inglese di Wallcot.
Però alcuni scrittori hanno tentato di rifiutare la colonizzazione, rifiutando l’inglese. Una volta che ci si è resi
conto che l’inlgese è stata la lingua del colonizzatore che ha violentato la loro lingua originaria, la loro cultura e
quant’altro, gli scrittori decidono di non scrivere più i libri in inglese ma di scriverli usando altre lingue originarie.
Ciò non fa altro che ridurre l’utenza. Se un attore africano scrive in inglese possiede un possibile campo di
lettura vastissimo.
[Ngugi Wa Thiong'o un grande del romanzo africano candidato al premio nobel, ha scelto di scrivere nella
propria lingua originaria e di rifiutare l’inglese come presa di posizione politica.]
Ad una prima fase di appropriazione c’è stato anche qualcuno che ha tentato di abrogare la lingua del
colonizzatore, di farne a meno. Ciò non ha funzionato per il mercato del “libro” ma ha funzionato come atto
politico. (Appropriation abrogation)
Si arriva dunque ad un compromesso cioè la lingua di Wallcot. È stato educato in inglese, ha letto i classici e si
è fatto una cultura, si è diplomato e hapreso una borsa di studo, però ora usa una Common language, broken
english (inglese rotto, infranto, rimasticato). Da una parte si fa uso di un uso internazionale dell’inglese ma c’è
anche un apporto personale.
Si parla di un Continuum polidialettico di questa lingua con una base creola. Una complessitità di più dialetti
(o forme distinguibili di linguaggio) che si sovvrappongono nelle varie comunità.
Polidialetti: Più dialetti vanno a confluire, ad innestarsi l’uno sull’altro con una base creola (la base della lingua
che questi deportatori incontravano nelle isole d’origine).
Questa visione di una cultura polidialettica smantella molte credenze che abbiamo quando studiamo inglese per
esempio, molte delle credenze su una struttura fissa di un linguaggio devono essere discusse sono nient’altro
che variazioni di linguaggi che si sovrappongono e che si contaminano a vicenda, che si alterano
continuamente. Questo “continuum” è un continuo variarsi della lingua e adattarsi alle contingenze,
Wallcto ci mostra ciò tramite le caratteristiche seguenti:
The schooner Flight è una tesi sul destino di un popolo e il destino di un poeta in una delle tante isole
caraibiche che sono state colonizzate, soprattutto da colonizzatori che hanno interferito
- con il luogo quindi con la la geografia
- con la gente quindi con i popoli originari (le vite delle persone)
- con la lingua
- con il letto generando quella che è la generazione creola successiva.
È un’amara riflessione (di Wallcot) su tutti quegli Shabines che come lui sono stati schiavizzati. Rimanda
direttamente a quella che è la storia caraibica. Wallcot dice che nella storia caraibica, la storia è irrilevante(non
perché non è stata creata) perché non ha mai davvero importato niente a nessuno, ciò che è stato importante è
stata la perdita/non-presenza della storia cioè l’amnesia di queste razze o l’amnesia di queste razze/l’amnesia
alle quale queste razze sono state condannate. In questo preciso momento è perciò importante avere
un’immaginazione che ricrei il tutto.
Wallcto dice che se non c’è più nulla su queste isole tutto si può rifare/ricostruire (è il classico ricominciamento)
significa che ad un certo punto della storia/cultura umana ci sono delle pagine bianche da poter riempire con
l’aiuto di un volo immaginativo.
Maria conception = donna per cui Shabine ha lasciato la moglie ed i figli e lui scappa anche da Maria
Conception.