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APPUNTI LATINO

Già qualcuno aveva fatto satire (Ennio) con varietà di contenuti (Moralistica non troppo
aggressiva) e varietà di metri.
Forse la prima satira era un po’ differente dalla seconda satira di Lucilio, la quale si caratterizza per
un metro specifico, l’esametro, per l’atteggiamento aggressivo e moralistico, mentre le prime non
erano molte aggressive e moralistiche.
Questa satira esametrica ha dei successori: Orazio, Propezio Giovenali. Tutti riconoscono Lucilio
come loro padre.
Accanto a questo filone ne esiste un altro: satira menippea, un misto di prosa e di versi, detto
anche prosimetro. Si chiama menippea da Menippo da Gadara: gli stoici hanno dato un grande
contributo, hanno usato la diatriba (modo con cui gli stoici facevano la filosofia, cioè misto di prosa
e versi e dialoghi) perche cercano di insegnare in una maniera più pratica e coinvolgente: tipico dei
cinici e degli stoici, poi copiato a romaMenippo.
Aristotele invece fa dei propri trattati, ma non abbiamo nulla di proprio, soprattutto abbiamo
appunti dei suoi alunni. Gli stoici invece scrivono in maniera più coinvolgente. Un autore è
Varrone, poi seguono Seneca e Petronio.
I libri delle satire sono 30, ma abbiamo solo frammenti e abbiamo difficoltà a dire a quale libro
appartiene il frammento.
Le tematiche:
- AMOROSA, si trova in vari libri, soprattutto nel XVI chiamato Collira, forse donna amata da
Lucilio, ha fatto ciò che facevano poeti del I secolo d.C. sono i poeti neoterici, che dedicavano libri
alle donne amate. C’è anche il libro XXX, Lucilio è molto esplicito nel parlare, paragona la donna a
una cavalla che deve essere domata. Il XXX libro in realtà contiene anche una cosa tipica della
satira, la favola, molto famosa “La storia della volpe furba e del leone malato” (mangia tutti coloro
che vanno a trovarlo, la volpe rimane fuori dalla caverna). La favola è tipica delle satire, Orazio ne
mette una famosissima, il topo di campagna e il topo di città. I libri VII e VIII parlano d’amore,
descritto in maniera esplicita: parla delle fanciulle, dell’amore dei fanciulli, della vita coniugale (e si
capisce che detesta le donne, è misogino, è contrario al matrimonio); non gli interessa la passione,
sentimento che turba l’animo, ma invece non evita la parte fisica. Ci sono anche dei frammenti più
romantici.
- VITA QUOTIDIANA: ne parla nel VI libro, parla delle abitudini correnti, degli oggetti d’uso, dei
mestieri… È la descrizione della vita quotidiana, perche secondo lui la satira doveva parlare di cose
di ogni giorno.
- CENA, nel libro XX: descrive il banchetto, parla di quello che accadeva nel banchetto, questo era
offerto da un certo Granio, ci descrive le bevande, i discorsi che si facevano  diventa un topos
della letteratura. Il banchetto è una delle cose che verranno più copiate nella letteratura. La più
importante cena descritta è quella di Petronio..
- SCENETTE DI VITA QUOTIDIANA, EVENTI SPORTIVI: libro IV, descrive combattimento dei
gladiatori, che per i romani era una cosa comune, piacevano molto gli spettacoli circensi.
- FATTO DI CRONACA, tratto dal libro II, descrive un processo promosso dall’oratore Albucio,
contro Scevola. Le accuse sono inverosimili (omicidio, atti osceni). Albucio è appassionato del
mondo greco e pronuncia tutte le parole latine nella maniera greca e allora viene deriso.
Lucilio è molto moralistico, attacca la morale e la politica del tempo: commenta le virtù degli
antichi, le cattive abitudini che c’erano al tempo, ma non sappiamo da che libro è tratto.
Infatti per questo loda il tempo antico. Questa morale di Lucilio è la stessa che aveva Cicerone, che
scrive De officiis, che riprende Panezio, e dice che le persone devono conciliare le cose oneste con
utili.
Vengono messe in evidenza le caratteristiche della poesia di Lucilio: l’aggressività, il soggettivismo
(autobiografia), il percepire la poesia come giocom scherzo (ludus).
- AGGRESSIVITÀ: I libro delle satire, parodia dell’assemblea degli dei: immagina che gi dei facciano
un concilio perché roma è in grave difficoltà, per risolvere la situazione fanno venire il diluvio ma
dicono di non dover uccidere tutti, ma solo Lentulo, si fanno le domande tra loro (così Lucilio
insulta Lentulo). Lo vogliono far morire di indigestione perché lui era famoso per essere un
ghiottone. È un personaggio veramente esistito: infatti Lucilio è aggressivo con una persona già
morta (satira post mortem). C’è parodia letteraria perché la inquadra nel concilio degli dei, con cui
si aprono tutte le opere epiche, ma li prende in giro e quest’assemblea sembra l’assemblea del
senato, così prende in giro sia l’assemblea degli dei come caratteristica dell’epica ma anche
l’assemblea del senato. Quindi l’intento è far divertire, non solo far vedere i vizi e far vedere la
parodia.
- SOGGETTIVITÀ, racconta gli episodi in prima persona, nel libro III è contenuto l’iter siculum,
perche lui ci racconta del suo viaggio compiuto da Roma in Sicilia. Ci fa vedere tutti gli episodi
curiosi che gli sono capitati, fa vedere le scene che ha visto, le cose che ha mangiato, alle difficoltà
incontrate: è la descrizione materiale di un viaggio. Mettendo il viaggio nella satira lo fa diventare
un topos, lo si trova in Orazio (Roma-Brindisi).
- Nel libro V manda una lettera a un amico che mentre lui stava male non è andato mai a trovarlo:
si arrabbia molto, è molto risentito nei confronti di questo amico. Fa vedere che l’amico forse è più
interessato alle cose che scrive.
- Mette in evidenza il verum=realtà, che diventa soggetto della satira. Questo si vede nei libri in cui
parla di poetica: come comporre come deve essera fatta la poesia, che linguaggio, quale rifiuta e
quale poesia sceglie. Si vede che è un uomo legato alla realtà: ci sono parole del linguaggio
quotidiano, alcuni grecismi, si trova di più negli strati più bassi che negli strati alti (conservare la
propria lingua). Chiama le sue satire SERMONES (sermo=linguaggio quotidiano), lo farà anche
Orazio alludendo alla lingua semplice fatta per scrivere le satire.
- Fa due riflessioni sulla politica: libro IX, fa la distinzione tra poema (opera breve) e poesis (opera
lunga), dedica la satira a questa riflessione, si vede proprio che lui è indirizzato per una poesia più
breve, quella lunga non gli piace molto. Questo c’è perche in quegli stessi anni, si diffonde la
poesia neoterica (Cicerone non la amava) che aveva la caratteristica della brevitas. Nonostante il
linguaggio non elevato è un poeta DOCTUS, che si rende conto di quello che succede, la
consapevolezza di come va fatta la poesia si vede nel libro XXVI. Nel libro XXVI Lucilio dice che non
vuole fare l’epica nemmeno la tragedia: troppo alte, troppo enfatici, parlano di cose inverosimili,
preferisce una poesia che parla della realtà quotidiana. Prende di mira Pacuvio e ne fa una
parodia, attaccando lo stile e i contenuti. Lui vuole parlare di mores, abitudini, costumi, della gente
quotidiana. Lui cura per quanto può lo stile, ma non ne è ancora maniaco, Orazio dice che Lucilio è
fangoso, non usa quello che useranno i poeti neoterici, questi sistemeranno organizzano bene il
discorso, mentre Lucilio scrive di getto.

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