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GABRIELE D’ANNUNZIO

LA VITA
 L’esteta
Secondo i principi dell’estetismo bisognava fare della vita un’opera d’arte. Durante la sua vita d’Annunzio puntò
sempre a questo obiettivo.
Nacque nel 1863 a Pescara da una famiglia borghese, studiò in una delle scuole più aristocratiche dell’Italia del
tempo. Ebbe un primo successo con un libretto di versi, Primo vere, che suscitò una certa risonanza. Raggiunta la
licenza liceale, a diciotto anni, si trasferì a Roma, per frequentare l’università. In realtà abbandonò presto gli studi e
andò a lavorare per redazioni di giornali.
Per alcuni anni esercitò la professione di giornalista. All’inizio degli anni Novanta si trasferì a Napoli e scrisse per il
giornale “Mattino”.
In campo letterario si fece subito notare sia attraverso una produzione di versi di contenuti erotici, sia per la sua vita
scandalosa caratterizzata da avventure, lusso, duelli. Si rifugiò in un mondo di pura arte e che rifiutava la mediocrità.

 Il superuomo
Durante la fase estetizzante, d’Annunzio attraversò una crisi dovuta alla svolta degli anni Novanta. Lo scrittore così
trovò una nuova soluzione nel mito del superuomo.
Nella realtà, d’Annunzio voleva vivere una vita eccezionale e non una vita comune. I borghesi erano affascinati
soprattutto dalla villa della Capponcina dove lo scrittore viveva da principe.
Attraverso le sue esibizioni clamorose ed i suoi scandali, d’Annunzio attirava l’attenzione delle persone, e così
facendo riusciva a vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti letterari. Gli editori li pagavano ingenti somme,
ma il denaro non gli bastava mai per la sua vita lussuosa.
Il culto della bellezza ed il “vivere inimitabile”, andava in contraddizione con il mostrare denaro e le esigenze del
mercato: disprezzava il mondo borghese e le persone comuni, ma ne aveva bisogno per distinguersi e arricchirsi.

 La ricerca dell’azione: la politica e il teatro


Nel 1897, diventò parlamentare, come deputato dell’estrema destra. Esprimeva il suo disprezzo per i princìpi
democratici ed egualitari, sognava la restaurazione di Roma e una missione imperiale dell’Italia. Nel 1900, passò allo
schieramento di sinistra.
Nel 1898, con la rappresentazione della Città morta, d’Annunzio entrò anche nel mondo del teatro, così da ampliare il
suo pubblico. Nonostante la sua fama, non rimase per tanti anni in questo mondo, poiché a causa dei creditori
inferociti, fu costretto a fuggire dall’Italia e andare in Francia. Qui si adattò al nuovo ambiente letterario, scrisse
persino opere teatrali in francese, ma non tagliò mai i legami con l’Italia.

 La guerra e l’avventura fiumana


Allo scoppio della Prima guerra mondiale, d’Annunzio tornò in Italia e prese parte al conflitto.
Si arruolò come volontario e attirò su di sé l’attenzione attraverso imprese ed incursioni come: la “beffa di Buccari”,
il volo su Vienna. D’Annunzio non combatté nel fango delle trincee, ma nei cieli, a bordo di un aereo da guerra.
Nel dopoguerra , deluso dalla “vittoria mutilata”, insieme a dei volontari marciò su Fiume, sfidando lo Stato italiano.
Nel 1920 fu allontano con le armi e cercò di diventare duce, ma un politico più abile, Benito Mussoli, glielo impedì.
Il fascismo lo definì padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, tenendolo nella villa di Gardone, che
d’Annunzio trasformò in un museo eretto a sé stesso.
D’Annunzio influenzò profondamente la cultura italiana attraverso le sue produzioni, ma influenzò anche la politica
poiché elaborò ideologie, atteggiamenti e slogan che furono fatti propri dal fascismo. Diffuse anche nuovi stili e
costumi, dando vita al fenomeno del dannunzianesimo, che caratterizzò intere generazioni borghesi.
Ispirò anche la nascente cultura di massa.

L’ESTETISMO E LA SUA CRISI


 L’esordio
Le prime due raccolte liriche di d’Annunzio si rifanno a Carducci, la prima opera narrativa si rifà a Verga.
D’Annunzio ricava da Carducci il senso tutto “pagano” delle cose sane e forti, del convivere con una natura solare e
vitale. Sono presenti anche visioni cupe, momenti di stanchezza che riconducono al fascino della morte. Sono
presenti anche caratteri sociali del Verismo.
Fa notare le figure e i paesaggi della sua terra, l’Abruzzo, ma nel libro non si parla mai dei meccanismi della lotta per
la vita.
Nella sua opera il mondo viene definito idillico, non problematico e la natura è rigogliosa e sensuale.
Dal punto di vista narrativo ci sono momenti in cui il narratore esprime la sua soggettività, al contrario
dell’impersonalità verista.
Le novelle di d’Annunzio non si rifanno al gusto documentario, agli interessi sociali, alla visione positivistica del
Verismo, ma si collegano al Decadentismo.

 I versi degli anni Ottanta e l’estetismo


Durante gli anni Ottana scrive alcune opere che si rifanno alla sensualità, al vizio della carne e alla femminilità fatale
e distruttrice.
Queste opere poetiche nascono durante la fase dell’estetismo dannunziano, in cui l’arte viene vista come il valore più
importante e la vita si trasforma in un’opera d’arte poiché si sottrae alle leggi del bello e del male e si sottopone solo
alla legge del bello. Ciò dà vita a un culto religioso dell’arte.
La poesia non sembra nascere da un’esperienza vissuta ma dalla letteratura di poeti classici, dalla tradizione italiana
e da poeti inglesi, francesi.
Per isolarsi dai processi sociali in atto nell’Italia post unitaria, d’Annunzio si isola dalla società borghese e si addentra
in un mondo di pura arte e bellezza. Durante questo periodo l’artista subì un declassamento e fu costretto a
subordinarsi alle esigenze della produzione e del mercato.
Nonostante ciò d’Annunzio non si rassegna e cerca di ottenere il successo, la fama e di condurre una vita lussuosa.
Non vuole che questo sia solo un sogno e quindi cerca di trasformarlo in realtà. Perciò produce libri di successo, che
vadano bene sul mercato, sfrutta la pubblicità che nasce dai suoi scandali, dal lusso sfrenato, dai suoi amori. Così
facendo crea un’immagine nuova di intellettuale.

 Il piacere e la crisi dell’estetismo


L’esteta, realmente, però, non riesce ad opporsi all’ascesa della borghesia resa possibile dall’industrialismo. Il mondo
lacerato da forze e conflitti mette in risalto la fragilità dell’esteta: egli diventa impotente e il culto della bellezza viene
smentito.
Al centro del primo romanzo scritto da d’Annunzio, Il piacere, risalta la figura di Andrea Spinelli, il quale è come se
fosse un “secondo” d’Annunzio. Andrea è un giovane aristocratico, proveniente da una famiglia di artisti. A causa
della sua volontà debolissima non riesce a vivere una vita creativa e rimane senza energie morali.
Durante la sua crisi si trova a dover scegliere tra due immagini femminili: Elena Muti, la donna fatale che voleva
essere corteggiata, e Maria Fares, la donna pura che rappresenta un’occasione di riscatto ed elevazione spirituale.
Andrea è innamorato di Elena, ma quest’ultima lo continua a rifiutare, a questo punto egli va da Maria, ma viene
rifiutato anche da quest’ultima, restando solo.
Dal punto di vista narrativo il romanzo risente del Verismo.

 La fase della “bontà”


Durante questa fase d’Annunzio afferma di voler recuperare l’innocenza dell’infanzia, di ritornare alle cose semplici
e agli affetti famigliari.

I ROMANZI DEL SUPERUOMO


D’annunzio rifiuta il conformismo borghese, esalta il vitalismo gioioso, pieno, libero senza tener conto della morale
comune, rifiuta l’etica della pietà e dell’altruismo, esalta il mito del superuomo, lo spirito della lotta,
dell’affermazione di sé e di un’umanità liberata.
Egli non accetta la borghesia del nuovo Stato unitario, in cui la politica e gli affari rovinano la bellezza , il gusto
dell’azione eroica.
C’era bisogno di una nuova aristocrazia che sapesse distinguersi dagli esseri comuni ed elevarsi attraverso il culto del
bello e la vita eroica.

 Il superuomo e l’esteta
Il nuovo personaggio creato da d’Annunzio, aggressivo, energico, vitalistico, racchiude anche l’immagine dell’esteta.
Per elevarsi è fondamentale il culto della bellezza, in questo modo l’estetismo diventa strumento di dominio sulla
realtà.

IL <<VENTO DI BARBARIE>> DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA


Quest’opera è una polemica contro la speculazione edilizia che stava distruggendo le bellezze di Roma, sia
architettoniche che naturali.
Dopo il 1870, anno in cui Roma entrò nel Regno d’Italia, molte ville nobiliari furono distrutte per lasciare spazio ad
edifici per ministeri, uffici e case d’abitazione per funzionari e impiegati.
Una delle ville più importanti che venne distrutta, fu quella della famiglia Ludovisi.

Lo spirito affaristico, la follia del lucro, distrussero le ville più belle di Roma e a loro posto vennero costruite nuovi
orrendi edifici. Lo scrittore afferma che questa follia non influenzò solo gli imprenditori, ma anche i discendenti delle
antiche casate aristocratiche che invece di proteggere il loro patrimonio e il loro passato splendido, pieno di arte,
presero parte, insieme ai muratori, alla speculazione.
D’Annunzio rimpiange per le bellezze del passato che vanno scomparendo. Accanto ai resti delle ville e al posto dei
terreni fioriti, sorgono le case dei borghesi.
Gli nuovi edifici vengono definiti degli orrori, sono addirittura paragonati ad un tumore che cresce sul fianco della città
e ne assorbe la vita.
Questa battaglia condotta da D’Annunzio fu motivata e meritoria, poiché oggi siamo noi a pagarne le conseguenze.

LE LAUDI
Durante il periodo caratterizzato dall’ideologia del superuomo, d’Annunzio scrive alcuni romanzi che però non
porterò mai a termine.
Scrive “Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi” , che fu un progetto di celebrazione totale del reale. Nel 1903
pubblicò tre libri “Maia”, “Elettra”, “Alcyone” ma non riuscì a terminarli, successivamente scrisse un quarto libro
intitolato Merope.

 Maya
Il primo libro Maya è la trasfigurazione mitica di un viaggio in Grecia realmente compiuto da D’Annunzio. Il viaggio
costituisce la ricerca di un paesaggio mitico, di un vivere divino, caratterizzato dalla forza e dalla bellezza. Dopo
questa prima fase il protagonista si reimmerge nella realtà moderna, nelle «città terribili», nelle metropoli
industriali che nascondono delle potenzialità. Il mito classico va a trasformare questo orrore della civiltà industriale in
nuova forza e bellezza, e coloro che erano mal visti diventano entità mitiche.
Il poeta quindi rimane affascinato da aspetti tipici della modernità come il capitale, la finanza internazionale, i capi
d’industria, le macchine. Si sofferma in particolar modo sulle macchine dicendo che esse possiedono energie utili a
fini eroici ed imperiali.

 Una svolta radicale


D’annunzio inizialmente rifiuta e disprezza le grandi imprese industriali e finanziarie, gli apparati tecnologici, le
macchine, poi però rimane affascinato dalla forza travolgente e grandiosa del capitalismo.
Nonostante passa ad apprezzare la modernità, le metropoli, il letterato umanista è impaurito dalla realtà industriale,
poiché questa lo tende ad emarginare e a farlo scomparire del tutto.

ALCYONE
Alcyone è il terzo libro delle Laudi, comprende 88 componimenti, è come se fosse il diario di una vacanza estiva.
Le liriche sono ordinate secondo un disegno organico, si va dalla primavera piovosa fino a settembre. La stagione
estiva viene vista come unico periodo in cui si ha la pienezza vitalistica: l’io del poeta viene identificato attraverso le
presenze naturali, animali, vegetali.
Dal punto di vista formale si ha la ricerca della musicalità.
L’opera è sostanzialmente una manifestazione del superomismo: solo al superuomo è concesso di cambiare al
contatto con la natura, quindi di vivere oltre il limite umano.

LA PIOGGIA NEL PINETO


Questa poesia ha una struttura musicale: le quattro strofe infatti è come se fossero una sinfonia.
Nella sinfonia della pioggia viene distinto il suono diverso di varie voci, il rumore delle gocce che cadono sulle foglie, il
canto delle cicale.
D’Annunzio si pone come obiettivo di trasformare la poesia in musica.
Tema centrale della poesia è l’identificazione del soggetto con la vita vegetale.
Il volto della donna è come una foglia e i capelli profumano come ginestre.

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