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L’orizzonte d’attesa è l’insieme delle aspettative che ha il pubblico.

Viene da ciò che il produttore dell’opera


ha lasciato trapelare dell’opera. Nel mercato della letteratura l’orizzonte d’attesa è molto importante. Gli
editori e gli scrittori danno al pubblico ciò che pensano che al pubblico piace. Però ci sono gli scrittori che si
adeguano pienamente al gusto del pubblico, altri perseguono la loro via originale a volte volutamente
discostata o in con itto coi gusti del pubblico. Il primo tipo di letteratura si chiama letteratura di consumo o
commerciale, oggi corrisponderebbe a un certo tipo di giallo, romanzo sperimentale, fantascienza. Il secondo
invece è quello delle menti più originali, Baudelaire, Rimbaud, Verga, i quali propongono testi che sono fuori
dall’orizzonte d’attesa del pubblico. L’orizzonte d’attesa poi può essere smentito anche da opere che
riscuotono molto più successo rispetto a quanto avrebbero guadagnato se fossero stati nell’orizzonte d’attesa
del pubblico.
Gabriele D’Annunzio è un autore che qualsiasi cosa faccia, tiene costantemente conto dell’orizzonte d’attesa
del pubblico. In tutta la sua produzione lui cerca la relazione col pubblico, cerca di attirare, sedurre il
pubblico, anche quando è ntamente scandaloso lo fa per compiacere il pubblico.
D’Annunzio ha scritto moltissimo, ha scritto per il teatro, per il cinema, le pubblicità.
Il pubblico tra 800 e 900 al quale si rivolge D’Annunzio è un pubblico nuovo. È il pubblico del dilettantismo:
il pubblico della borghesia giovane italiana tra 800 e 900. In Italia c’è stata l’industrializzazione, comincia a
nascere la società di massa, certi consumi diventano più accessibili, la villeggiatura, i manifesti, c’è una
modernità nuova che porta con se anche inquietudini come i movimenti socialisti. La morale tradizionale
borghese, il liberalismo dei padri, il senso della misura borghese non danno più risposte a questa giovane
borghesia che invece vuole esperienze straordinarie, fuori dalla consuetudine, dalla misura. Oltre la morale
borghese che è prudente e ipocrita, a questa morale i giovani borghesi vogliono costituirne una fondata sulla
bellezza. Se la morale borghese è tutta ipocrita e falsa la bellezza porta alla verità. Il mondo si giusti ca
soltanto da un punto di vista estetico. Conseguenza l’arte deve diventare azione. È un estetismo di massa,
legato alla società borghese. La bellezza porta verità, è al centro della morale. In politica sono nazionalisti,
antisocialisti, disprezzano la massa ma loro stessi fanno parte della società di massa. Questo dilettantismo è il
sintomo di certezze culturali, scienti che, esistenziale, positiviste che vengono meno.

Gabriele D’Annunzio
La sua vita è tutto un evento. Nasce a Pescara nel 1863. Il padre dovrebbe essere un proprietario di terre ma
in realtà è povero perché spende un sacco di soldi. Pescara nel 1800 è tipo Aci Trezza infatti per studiare va
in un collegio a Prato, dove si distingue per il talento e l’irrequietezza. Nel 1877 fa una prima raccolta ‘primo
vere’ (= all’inizio della primavera), poesie che copiano Carducci. Una sua grande caratteristica è che copia
tutti, è un grande imitatore di tutti gli autori. Quando esce questa raccolta lui fa circolare la notizia che è
morto, in modo da ricevere recensioni benevole. Ha 16 anni ma ha già in mente quali sono i meccanismi di
promozione dell’opera. A 18 anni va a Roma sull’università. Fa la facoltà di lettere ma non la nisce. Non la
nisce perché preferisce frequentare i salotti romani e scrivere sui giornali di Roma. In particolare la cronaca
bizantina e la tribuna. Noi non li chiameremmo giornali ma più riviste che parlano delle élite romane, della
vita lussuosa delle classi alte, la vita che piace a lui e che frequenta.
Scrive recensioni di opere musicali, di esposizioni d’arte, si cimenta nella prossima d’arte narrativa, una prosa
particolarmente raf nata che stava nella terza pagina, articoli mondani. Questo è il periodo in cui assume la
maschera dell’esteta. Lui scrive poesie e un romanzo molto importante che suscita molto scandalo: “il
piacere”(1889). Lui ci mette dentro tutto ciò che ha visto e frequentato in questa Roma corrotta, lussuosa ed
edonistica. Contemporaneamente si apre alla letteratura contemporanea: legge Wilde, Zola…
Nel 1891 si trasferisce a Napoli per evitare le cause con i creditori, poi nel 1898 sopra Fiesole, in una villa che
si chiama la caponcina. Gli anni novanta oltre che essere anni di grande lavoro sono anni in cui conosce la
loso a di Nietzsche , la musica di Vagner, e quindi inizia a sviluppare per e un nuovo tipo di ruolo che si
incontra con quello dell’esteta. Questo nuovo ruolo è il superuomo. Diventa L’esteta che tende a una assoluta
affermazione di se. Sta in un mondo tutto funzionale alla propria auto affermazione. Oltre la morale, i doveri
civili, dotato di una sensibilità fuori dal comune, capace di sognare grandissime imprese. In questo periodo
scrive infatti i romanzi detto “del superuomo” perché richiamano questa gura. Esteta e superuomo si
incontrano in D’Annunzio. Una delle poche cose originali di D’Annunzio è che ogni superuomo alla ne si
rivela un incapace. Questi sono romanzi molto complicati nel linguaggio, è analogico, enfatico, sempre fuori
di misura. Mentre invece il piacere è scritto in modo letteralmente piacevole. Nel 1897 entra in politica. Il
superuomo entra nella politica. Traduce il suo pensiero in azione e contemporaneamente si afferma in uno
scenario più ampio. Va dalla parte di estrema destra. Non ama la democrazia, odia il socialismo. Nel 1900
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quando ci sono tutte le leggi restrittive per la libertà lui cambia schieramento e va a sinistra perché è
contrario a queste leggi. Lui deve promuovere se stesso, lui è di esempio.
Inizia a scrivere per il teatro che aveva un pubblico molto vasto e poi per il cinema che è la nuova musa.
Scrive la sceneggiatura per un lm degli anni 10 “Cabiria” è un lm storico.
Nel 1910 scappa a Parigi perché sempre inseguito dai creditori. Torna da Parigi solo per partecipare alla
prima guerra mondiale da interventista.
Si arruolò nell’aviazione, a volte fa imprese inimitabili, una volta vola su Vienna e lancia volantini. Una volta
il suo aereo fu abbattuto e rimase ceco da un occhio. La cosa curiosa è che il suo aereo era un biposto con
entrambi i posti i comandi e quindi pareva che lui avesse sempre qualcuno di anco perché non era bravo a
guidare. Fa il testimonial anche per un dentifricio.
Dopo la prima guerra mondiale cerca di rimanere sulla scena politica facendo proprie le rivendicazioni dei
reduci che si lamentano della vittoria mutilata, la mancata concessione all’Italia di alcuni territori che oggi
stanno in Croazia. Così nel 19 organizza una spedizione con un suo piccolo esercito di volontari sulla città di
Fiume. A Fiume ci rimane diversi mesi e instaura uno stato, a nome dell’Italia, con le sue leggi e costituzioni.
Chi stava imitando D’Annunzio? Garibaldi, erano i nuovi Mille.
Con l’impresa di Fiume D’Annunzio si avvicina a Mussolini, i due sono in con denza ma anche in
concorrenza. È stato provato che anche D’Annunzio pensava a una marcia su Roma, come gesto simbolico e
politico per affermarsi sulla scena politica. Ma D’Annunzio è un poeta, un imitatore, un uomo di spettacolo,
Mussolini invece è un vero politico. Infatti in questo confronto D’Annunzio poco per volta risulta emarginato.
Molti slogan fascisti arrivano da D’Annunzio.
Nell’ultima parte della sua vita si ritira in una villa al Gardone che è il vittoriale , un museo che D’Annunzio
fa di se stesso. Nel 38 muore quando ormai si capisce che disprezza tanto Mussolini

Il piacere

(Email di Francesca)

Il capitolo doveva farci vedere l’esteta in scena e da quella scena, fatta di oggetti belli che risponde a una
morale estetica e da questo rapporto con gli oggetti abbiamo capito cos’è di lui. Ora il narratore ci spiega
meglio.
Esteta—> inetto

Società di massa democratica perché da a tutti lo stesso valore, non conosce l’estetica.
L’aristocrazia intellettuale che conosce la bellezza è messa ai margini in questa società di massa.
Analogia —> società di massa = triste diluvio
Una razza intellettuale : una razza di gentiluomini e artisti. Usa razza, è il nostro sangue che ci rende così,
siamo solo noi ad essere così, gentiluomini e artisti insieme. La parola razza richiama il nazionalismo, il
concetto per cui ci sono razze superiori e inferiori. (Ricordare che è nell’ottocento che nasce il razzismo vero)
Pedagoghi= gli insegnanti
Il padre che è della sua stessa razza gli insegna cos’è la bellezza. Lo porta in giro quindi è cosmopolita, gli da
i libri.
Il culto della bellezza, l’estetismo e il bisogno di esperienze sempre più forti. (?)
La vita di un uomo deve essere un’opera fatta da quello stesso uomo. Sei tu che devi fare della tua vita
un’opera d’arte. La superiorità vera è tutta qui. La superiorità rispetto a chi? Alla massa.
I lettori andavano pazzi per queste cose, loro essendo massa si illudevano di uscire dalla massa cercando di
imitare una vita inimitabile. Leggere D’Annunzio equivaleva entrare nel suo mondo ed essere come lui.
Questo meccanismo funziona con la pubblicità dei beni di lusso: se compro una giacca di Armani dopo mi
sento parte del mondo di Armani.
La regola dell’uomo di intelletto è: possedere e non essere posseduto. Non devi mai dipendere da un altro ma
essere sempre libero, se vuoi fare la vita come un’opera d’arte. Devi difendere solo dal concetto di bellezza
che é tuo.
È l’anziano che istruisce il giovane sul mondo come lo vede lui: come faceva ‘Ntoni vecchio.
Se la vita è un’opera d’arte io devo provare continuamente sensazioni e creare immagini. Uno spirito
disoccupato dalla bellezza e dalle sensazioni passa la vita a rimpiangere. È ciò che si aspettano di sentire i
devoti al dilettantismo, una vita impiegata dal piacere, sensazioni, fuori dall’ordinario. Queste massime si
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basavano su delle scelte, cioè presuppongono una decisione da parte di chi vive in quel modo. Ma queste
massime venivano trasmesse a una natura involontaria. Andrea è un inetto,un perplesso, sempre in dubbio su
cosa fare. La sua volontà è debolissima.

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