-Ungaretti è uno di quei poeti che è rimasto impresso nella memoria collettiva;
-Ungaretti è il primo poeta italiano del ‘900 di formazione non solo europea, ma globale (vd Alessandria d
Egitto, Parigi, Brasile).
-Negli anni di Ungaretti, Alessandria era una città ricca di etnie, religioni, modi di vita diversi e liberi;
Alessandria è anche storia per ungaretti, vd il porto di Faros che il tempo avrebbe sepolto “Il porto sepolto”=
nella sua poesia viene continuamente ripreso il mito di Ulisse, che nei primi anni del Novecento ritorna (vd
D’annunzio, per cui è il simbolo del superuomo): per Ungaretti è l’uomo che ha combattuto (come Ungaretti),
torna a casa (come Ungaretti), perché le avventure sono infinite.
-La poesia è insieme mistero e strumento di esplorazione del mistero; “il mistero c’è ed è in noi, basta non
dimenticarselo”: è il periodo in cui studia i versi di Mallarmé.
-La poesia francese cerca di scoprire le corrispondenze tra le cose e mentre Baudelaire lo fa tenendo presente
riferimenti realistici, Mallarmé trasforma tutto in qualcosa di assurdo e astratto, un'indagine sull’impossibile
della parola.
Parigi: Ungaretti va a Parigi. Da tutta Europa affluiscono lì artisti per sperimentare un’arte nuova, che rifiuta
l’ordine e il buon senso. E’ il centro della modernità. Ungaretti ammira molto Apollinaire, uno scrittore francese
che scrive con una libertà che Ungaretti non dimenticherà; è un poeta che parte dal simbolismo e va al
modernismo.
-Ungaretti è anche un traduttore. La traduzione è un dialogo, è un ponte che crea un'amicizia tra il poeta che
traduce e il poeta tradotto.
-1914 Milano: scoppia la guerra. L’Italia non è ancora entrata in guerra. Ungaretti scrive all’interventista
Prezzolini di essere smarrito. “Sono senza posto nel mondo”. “Come fare a vivere e continuamente
rinchiudersi, come una tomba. Alessandria D’Egitto, Parigi, Milano, tre tappe, 26 anni, e il cantuccio di terra
per il mio riposo non me lo posso trovare. E’ questa la mia sorte.” “sono un estraneo dappertutto”, “e se la
guerra mi consacrasse italiano, il medesimo entusiasmo, i medesimi rischi, il medesimo eroismo, la medesima
vittoria, per me, per il mio caso personale, la bontà della guerra, per tutti gli italiani, finalmente una comune
passione, una comune passiamo, finalmente l’unità d'Italia".
-Guerra: La prima poesia scritta in guerra ha un epigrafe “Cima quattro 23 dicembre 1915”: sono i luoghi delle
sei battaglie dell’Isonzo. La terza battaglia fa 20000 morti in due settimane. Scrive di non essere mai stato
attaccato così tanto alla vita, mentre rimane accanto al compagno morto. Ciò che colpisce ‘ lo slancio vitale,
che si concentra sull’esistere in quanto proiettato nel flusso della vita; si riconnette al vitalismo fascista.
-Talento per l'analogia, capacità di creare immagini fulminanti. Riesce ad unire il particolare all’universale.
-Scrive con versi liberi scarnificati, perchè spesso i versi sono composti da 1-2 parole, produce un verso
spezzato che assomiglia ai singhiozzi. → vd la poesia “Fratelli”, Mariano 15 luglio 1916. La poesia è
un’indagine sulla parola fratelli, condotta con le orecchie e con il cuore. La parola fratelli l’hanno pronunciata
altri soldati, Ungaretti l’ha solo ricevuta. Fratelli=fragilità, qualcosa che sta fra di noi e ci unisce, è vibrazioni, è
una foglia appena nata.
1)adesione alla vita 3)bisogno di scavare nelle parole
2)potere di evocare immagini 4)necessità di trovare la propria identità
I fiumi
-Nel "I fiumi” da “L’allegria”,Ungaretti racconta di essersi disteso nel fiume Isonzo;è un rito funebre,battesimale.
Racconta poi anche i fiumi che per lui sono stati importanti,tra i quali c’è anche la Senna(vedi soggiorno a
Parigi).
-l’identità per Ungaretti è come un fiume,che non è mai uno solo:l’acqua scorre di fiume in fiume. Il Serchio è
un affluente del Nilo,il Nilo della Senna ecc…
-Il fiume scorre continuamente,è un simbolo eracliteo.
Il fascismo
-Ungaretti è stato interventista,nazionalista e fascista ma rimane deluso dalla guerra.
La sua adesione al fascismo è stata spontanea,anche per i rapporti con Mussolini che aveva conosciuto di
persona. Nonostante ciò,mentre altri scrittori ebbero posti importanti dopo aver aderito al fascismo,per lui non
fu così;egli risolse i propri problemi in autonomia,recandosi in Brasile.
L’Allegria
-E’un libro scavato nel presente,nel senso della realtà;si confronta con le avanguardie ma senza essere
avanguardista.
A partire dal 1933 e dalla sua opera “Il sentimento del tempo”,cerca di costruire una nuova poesia che senza
rinunciare ad essere moderna recuperi la tradizione(si ispira a Petrarca,ma anche alla religione cristiana alla
quale si converte in questi anni);diventa simbolico e allusivo,utilizza anche l’endecasillabo.
-In Brasile muore suo figlio a 9 anni per un’appendicite mal curata,ma riesce a scriverne solo dopo molti
anni,come in Trincea non riesce subito a trovare le parole.
Allen Ginsberg,poeta statunitense,dichiara:"quando ci incontrammo fu per leggere poesie ad alta voce(...)di
Ungaretti ricordo quella faccia corrugata,come un diavolo che ride per l’esistenza che è durata tanto a lungo
per lui con tanta gioia lirica per un uomo anziano”→ fedeltà all’allegria,all’antico stupore dinanzi alle parole.
Intervista
Due episodi sono molto importanti:
-nel 1942 Mondadori offre ad Ungaretti un contratto per la stampa di tutte le sue opere a qualunque prezzo;
-prima lezione all’università di Roma, dove si accalcavano centinaia e centinaia di studenti per ascoltarlo.
-”Ho fatto il poeta nei ritagli di tempo, ho fatto sempre un secondo mestiere”. Fu, infatti, giornalista e
professore, sempre a contatto con i giovani
“L’umanità si conosce meglio nei giovani. I giovani sono sinceri, non hanno ancora provato troppo la vita e vi si
abbandonano. E quindi si scoprono nella loro autenticità umana”.
-La sua poesia nasce pubblicamente a Parigi, in un cafè, che il martedì riuniva i poeti; incontra Marinetti e
Papini, Palazzeschi. Alcuni di questi poeti gli chiesero di dar loro alcune delle sue poesie, che poi vennero
pubblicate nelle riviste.
-Fu subito attratto da Leopardi e Mallarmé, che conobbe quando era ancora giovane; era un poeta oscuro, che
spesso non capiva, ma c’era qualcosa di segreto che lo attraeva.”La poesia è poesia quando porta in sé il
segreto”. “Se la poesia è decifrabile, nel modo più elementare, non è più poesia. Anche la poesia che pare
semplice contiene un segreto”. Secondo Ungaretti, Leopardi l’aveva capito