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Verga

Contesto storico:
Nel 1848 in Europa c'è una fase di grande crescita economica quella che gli storici
chiamano seconda rivoluzione industriale. E'un periodo di progresso economico,
di crescita demografica e di grande ottimismo e di grande fermento. Ci sono delle
innovazioni che cambiano la vita di tutti i giorni, ci sono le macchine a vapore, il
treno, l'illuminazione pubblica nelle strade nelle grandi città, i rubinetti con
l'acqua che non erano cose scontate. Sono delle invenzioni che cambiano una
società intera. Dal punto di vista culturale questo periodo si chiama positivismo
proprio perché era fortemente influenzato dal periodo storico economico che si
passava. Il Positivismo è una grande corrente culturale che investe ogni campo
del sapere dalla poesia, alla pittura, alla letteratura, alla scultura ,alla filosofia. Va
contro il romanticismo e recupera la lezione dell'Illuminismo. Quindi abbiamo la
fiducia nel progresso, la fiducia nella ragione, nella scienza e va contro il
Romanticismo perché era irrazionale perché portava avanti delle istanze anti
scientifiche. E infatti il Positivismo si basa su tre grandi pilastri che già avevamo
visto nel dell'Illuminismo.
-L'ottimismo nella scienza nel progresso nel futuro si pensava che il futuro
sarebbe stato meglio del presente più si andava avanti e più si migliorava.
-Il laicismo
-Poi si pensava che attraverso la ragione sarebbero stati risolti tutti i grandi
problemi dell'umanità: le guerre, la povertà e le malattie. C'era una fiducia
incondizionata.
Questo Positivismo per quanto riguarda la letteratura e in particolare la prosa si
chiama Naturalismo. il naturalismo è una corrente culturale letteraria che nasce
in e in Francia nella metà dell'Ottocento il più grande rappresentante è Zola un
personaggio di grande importanza laico socialista. Lui cercava nelle sue opere di
descrivere la natura, la realtà così come la vedeva coi suoi occhi e cercava di
descrivere le condizioni sociali disperate del popolo francese. Zola vuole fare una
sorta di denuncia sociale. Vedete politici vedete è stato francese in che condizioni
stanno i contadini francesi. Sono disperati sono poveri sono ammalati sono in
condizioni disumane quindi intervenite. nei suoi romanzi voleva denunciare le
condizioni di vita dei più umili. Il naturalismo viene introdotto in Italia da un
intellettuale di grande importanza Luigi Capuana che traduce, recensisce e
conosce, fa conoscere i romanzi naturalisti. Il Verismo si pone come obiettivo una
rappresentazione vera, scientifica della realtà senza che sia distorta una
rappresentazione oggettiva, rispetto al Romanticismo una cosa completamente
diversa perché il romanticismo era fortemente soggettivo cioè dire una
presentazione che cambiava a seconda della persona che la narrava invece qui
doveva essere oggettiva ci doveva essere la letteratura doveva essere la prosa ad
essere scientifica doveva essere appunto una scienza. Anche la lingua doveva
essere nuova se io devo rappresentare gli uomini e devo rappresentare in
maniera credibile devo farli parlare in maniera credibile con la lingua degli uomini
e quindi la lingua degli scrittori naturalisti alla lingua degli scrittori veristi. E una
lingua molto molto semplice e che si avvicina alla lingua degli uomini. Il Verismo
in Italia ha grandissimo successo grazie all'opera di Giovanni Verga

NATURALISMO E VERISMO: DIFFERENZE E SIMILITUDINI

Tra queste due correnti letterarie esistono però anche alcune differenze, mentre
la narrativa Naturalista descrive spesso gli ambienti del proletariato urbano,
quella Verista si rivolge prevalentemente agli ambienti rurali.
Inoltre gli scrittori veristi non attribuiscono, generalmente, alle loro attività
letterarie quel valore politico che è invece un dato fondamentale in molti autori
francesi, vicini ai movimenti popolari e socialisti.

Lo scrittore più noto del Verismo è il siciliano Luigi Capuana, che ha una funzione
fondamentale nel diffondere la conoscenza di Zola in Italia ma il più grande
scrittore italiano del periodo è Giovanni Verga, amico di Capuana e autore dei
massimi capolavori del Verismo italiano.

Importanti differenze tra il Verismo verghiano e il Naturalismo di Zola si possono


individuare nella tecnica narrativa e nell’ideologia.

Le opere di Zola fotografano con puntualità la società francese del secondo


impero e ne rilevano lo scontro tra i nuovi soggetti emarginati e le classi sociali
emergenti.

Questo nel Verga verista non avviene mai. Egli utilizza la tecnica della
“regressione”: il narratore si mimetizza nei personaggi, adotta il loro modo di
pensare e di sentire e usa il loro modo di esprimersi.

Queste due tecniche narrative così lontane sono conseguenze di due ideologie
radicalmente diverse. Zola interviene a commentare e a giudicare perché crede
che la letteratura possa contribuire a cambiare la realtà.

Dietro la regressione di Verga nell’ambiente rappresentato vi è invece il


pessimismo di chi ritiene che la realtà sia immodificabile, che la letteratura non
possa in alcun modo incidere su di essa, e che quindi lo scrittore non abbia il
“diritto di giudicare”, e debba limitarsi alla riproduzione oggettiva dei fatti.

Uno dei punti salienti del Verismo è infine il suo carattere regionale, il fatto che gli
scrittori importanti del Verismo, pur operando nell’ambiente milanese,
provengono dal meridione e mettono in luce i problemi e le contraddizioni del
sud.

Biografia:
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di ricchi proprietari
terrieri. La famiglia era patriottico risorgimentalista. Cosa vuol dire. Siccome si
pensava che i problemi della Sicilia derivassero da Napoli perché c'era il Regno
delle Due Sicilie. Andiamo via da Napoli poi togliamoci da Napoli dal Regno delle
Due Sicilie andiamo a confluire con la Sicilia nell'Unità d'Italia nell'Italia unita così
avremo parzialmente risolto i nostri problemi. L'idea era questa: la famiglia era
appunto credeva nell'unità d'Italia come miglioramento per la Sicilia. Lui si arruola
infatti nel 1861 all'indomani dell'Unità d'Italia si arruola come volontario nelle
truppe della Guardia Nazionale di Catania che erano le truppe del nuovo Stato nel
1865 siccome apparteneva a una famiglia ricca se ne va a Firenze, dove conosce i
grandi intellettuali italiani e conosce Luigi Capuana che è un personaggio molto
importante nella sua vita. Verga ero assillato dal successo doveva fare successo,
comincia a scrivere ea leggere. Nel 1866 pubblica “una peccatrice” e non è il suo
primo romanzo. I suoi primi romanzi sono opere giovanili ed erano sempre di
argomento storico patriottico. Come abbiamo visto prima per esaltare l'unità
d'Italia adesso “la peccatrice” è un'opera tardo romantica. Cosa vuol dire il
romanticismo ormai nell'ultimo periodo era diventato. Lacrimoso sdolcinato. Non
era il romanticismo di Foscolo o in parte di Leopardi. E quindi tardo romantico
vuol dire una cosa strappalacrime la peccatrice non ha grande successo nel 1870
invece pubblica “Storie di una capinera" ed è un romanzo che ha un discreto
successo anche questo è un'opera tardo romantica è un'opera nella quale si parla
di storia di una monacazione forzosa, una storia di una persona una donna che è
fatta fare monaca contro la sua volontà. Anche qui c'è un amore visto in maniera
morbosa in maniera intensa in maniera tardo romantica. Poi nel 1872 se ne va a
Milano. Milano è il grande centro culturale italiano ormai da tanto tempo dai
tempi dell'Illuminismo. Qui conosce gli scapigliati e gli scapigliati sono un gruppo
di intellettuali che anche in Francia vengono definiti poeti maledetti cioè dire
vivevano con l'alcol, il fumo in condizioni economiche disperate e trattano temi
fortemente anticonformisti cioè dire contrari alla società borghese in cui
vivevano. Lui comincia qui a Milano comincia a cambiare piano piano tematiche
nel 74 pubblica “Nedda” che una novella nella quale vengono introdotti i disperati
la condizione gli umili, è una poverissima raccoglitrice di olive. E anche se ancora
non siamo all'interno del verismo già le tematiche sono tipiche del verismo. Non
siamo ancora nel verismo perché non c'è la tecnica di narrazione del verismo. Ora
vediamo cosa vuoi dire nel 77 anche Capuana recensisce la sua Assommoir che è
un'opera, un romanzo di émile Zola. Verga lo legge e rimane entusiasta dice
finalmente ho capito come si deve fare un romanzo così gli uomini si ma ci
devono essere le tecniche veriste. Da questo momento in poi cambia produzione
completamente infatti scrive “Vita dei campi” e i “Malavoglia”. Vita dei campi
nell'80 Malavoglia nell'81. Purtroppo per lui sono delle opere che non hanno
assolutamente successo. Infatti lui deluso ritorna, scrive un'opera il marito di
Elena nell'82 che ritorna alle tematiche precedenti preveriste quindi alla società
mondana e non agli umili. nell'88 prima a puntate, poi il romanzo unico nell'89
pubblica Mastro don Gesualdo nel 90. Tutte queste opere vengono scritte mentre
lui era a Milano lontano dalla Sicilia. Nel 1893 dopo quasi ventun anni per
l'esattezza ritoma in Sicilia ormai è deluso e isolato dal panorama culturale
italiano e non ha successo. Ora vediamo perché si dedica soltanto alla rivisitazione
di alcune opere per farle diventare opere teatrali. E qui c'è anche un processo
contro Mascagni che aveva messo in musica Cavalleria rusticana lui prima gli
aveva dato il permesso poi glielo toglie i due litigano vanno a finire a
processo.Verga non aveva un bel carattere, trattava male le donne e quindi è un
processo che poi durerà molto tempo e lui avrà anche un forte risarcimento danni
dal punto di vista economico. Nel 1920 dopo la Prima guerra mondiale lui ha
finalmente il successo meritato e viene nominato senatore a vita nel 22 muore
sempre a Catania.

Verga ha una fortuna diciamo soltanto una fortuna letteraria soltanto dopo la
Prima guerra mondiale perché gli anni gli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi
anni del Novecento fino alla prima guerra mondiale sono monopolizzata dalla
figura di D'Annunzio che più in là vedremo D'Annunzio portare avanti un'Italia
forte e vincente maschilista antidemocratica e violenta. Un'Italia per duri per
uomini duri con un linguaggio pomposo aristocratico difficile Mentre verga
parlava di poveri disgraziati i Malavoglia di Mastro don Gesualdo. D'Annunzio ha
definito Verga uno spazzaturaio perché parlava di spazzatura gli umili non
potevano permettersi di entrare nell'arte, l'arte era una cosa aristocratica per
pochi, lui parlava di spazzatura non va bene. E quindi non ebbe assolutamente
successo come accadrà poi per Svevo come accadrà poi per Pirandello per lo
stesso motivo perché portavano avanti delle tematiche antidannunziane e la
moda era quella in grande pubblico. Gli intellettuali volevano questo e quindi tutti
coloro i quali portavano avanti istanze diverse non avevano successo. Dopo la
guerra cambia tutto. Dopo la guerra 1918 non puoi parlare dell'Italia vincente,
forte e vittoriosa. L'Europa era a pezzi l'Italia era a pezzi era sconfitta, aveva
conosciuto alla morte la distruzione e il dolore e quindi tutti gli intellettuali che
avevano portato avanti gli sconfitti. Poi come me come Pirandello la malattia o
anche come Svevo vengono rivalutati. Infatti nel 1920 quando poi avrà ottant'anni
viene celebrato con un grandissimo intellettuale qual era

Produzione:
La produzione di Verga può essere definita in due parti. Preverista e verista.
La parte preverista, lo spartiacque è l'Assommoir di Zola che Verga legge grazie a
Capuana che recensisce. La produzione preverista abbiamo detto la prima parte
abbiamo opere di argomento storico patriottico quando ancora lui era legato
all'Unità d'Italia e sperava che l'unità d'Italia cambiasse la situazione. Poi abbiamo
le opere tardo romantiche strappalacrime dove c'è un amore disperato un amore
morboso. Dopo un po' comincia a cambiare i temi con gli uomini però
dallAssomoir poi cambia tutto. La differenza tra le opere preveriste le opere
veriste è la tecnica della narrazione. Allora un'opera verista doveva rispettare dei
canoni primo fra tutti tecnica dell'impersonalità cioè dire l'autore doveva
descrivere la storia senza passare dal proprio punto di vista senza che fosse
deformata dalla lente del narratore. La storia doveva essere narrata così come
nasce come se fosse narrata dalle persone del popolo. Quindi ad esempio quando
Manzoni diceva a povera Lucia povera Lucia è un intervento dell'Autore perché
sta compatendo Lucia. questo non lo deve fare un Autore verista, lui si deve
astenere deve raccontare raccontare senza far vedere il suo punto di vista E deve
descriverla e basta. Questa si chiama tecnica dello straniamento. L'autore deve
estraniarsi come L'altra tecnica si chiama tecnica della regressione. Cosa vuol
dire. L'autore deve regredire al livello dei personaggi deve farsi personaggio deve
pensare come se fosse uno degli umilli e deve parlare come se fosse uno degli
umili deve regredire. Manzoni innalza i suoi personaggi a livello quasi dell'autore,
Renzo parla in maniera anche abbastanza colta per un povero filatore ed è
portatore di valori di valori sani positivi. Invece Verga è lui che si abbassa al livello
dei personaggi a livello degli umili. Questa si chiama tecnica della regressione e
soprattutto si vede anche nella lingua. Lui regredisce l'autore al livello dal punto
di vista linguistico dei personaggi e fa parlare gli umili con la lingua degli umili.
Utilizza un linguaggio semplicissimo utilizza proverbi una struttura quasi del
dialetto siciliano e utilizza il discorso indiretto libero discorso indiretto libero sia
perché per ricalcare il linguaggio popolare, attraverso il discorso indiretto libero
come se parlasse del punto di vista dei personaggi del popolo.

Pensiero:
Verga era un autore fortemente conservatore, che vedeva positivamente l'Unità
d'Italia. Lui dice da sempre dal paleolitico alla società moderna. L'uomo, la società
umana è caratterizzata dalla legge del più forte il più forte alla meglio vince il più
debole perisce sempre anche se ci sono le macchine e l'industria. Questa legge
primordiale che fa parte antropologicamente del modello della società è stata
sempre così e sarà sempre così. Quindi è inutile illudere le persone come fa il
socialismo. Non ce ne sarà miglioramento, anzi più cerchi di migliorare la
situazione è peggio è, infatti ora lo vedremo con i suoi con i suoi romanzi nella
novella Libertà dove i contadini si fanno inebriare della Libertà poi si ubriacano e.
va a finire un bagno di sangue la libertà è peggio di prima.

Delusione post risorgimentale:


Verga proveniva da una famiglia che credeva nell'unità d'Italia che avrebbe
migliorato le sorti della Sicilia. In realtà dopo l'Unità d'Italia nel 1861 la situazione
non solo non migliora per la Sicilia secondo Verga ma peggiora e quindi anche
perché quello rappresenta un cambiamento, il cambiamento ha peggiorato la
situazione. E l'unica ancora di salvezza per non essere sconfitti dalla società è
l'ideale dell'ostrica. L'ostrica se è attaccata allo scoglio vive se si stacca dallo
scoglio muore. Lo scoglio è la famiglia,l'ostrica rappresenta le persone, l'umanità,
se si rimane attaccata ai valori della famiglia l'onore ai valori contadini allora si
sopravvive. se sì si tenta di scappare dallo scoglio e allora si muore.

Personaggi:
I personaggi di Verga sono mossi da istinti animaleschi. C'è l'istinto sessuale
irrefrenabile come nella Lupa che poi porta alla pazzia e l'istinto della
conservazione del cibo. E anche qui poi questo istinto porta ad accumulare
sempre più sempre più accumulare la roba come mazaro anche in questo caso
questo istinto primordiale alla conservazione porta alla pazzia. Quindi sono
personaggi che agiscono non mossi da valori come Renzo e Lucia ma sono
personaggi che si comportano quasi in maniera animalesca.

Romanzi:
Il più grande romanzo di Verga sono i Malavoglia pubblicato nel 1881 ed è la storia
della famiglia Toscano che è una famiglia che come dice Verga si fa prendere
dalla fiumana del progresso. I personaggi principali sono due Padron Ntoni e il
nipote Ntoni che sono portatori di istanze completamente diverse: quello è
attaccato ai valori della famiglia e quello rivoluzionario. Entrambi però vengono
sconfitti e vengono vinti e battuti dalla società. Allora Padron Ntoni abitava ad
Acitrezza nella casa del nespolo e aveva una barca chiamata la Provvidenza. Suo
figlio Bastianazzo era sposato con Maruzza la longa, era bassa chiamata alla longa
apposta perché i soprannomi venivano fatti anche così per l'opposto. Bastianazzo
e Maruzza dei figli Ntoni, Luca, Lia, Mena e Alessi. A un certo punto Ntoni
Malavoglia viene chiamato a fare il soldato deve fare il soldato se ne deve andare
al Nord. Mancano due braccia forti per andare in mare perché è una famiglia di
pescatori e a questo punto Padron Ntoni il nonno si fa venire un'idea per
sopperire alla mancanza di queste due braccia forti. Ci mettiamo a fare il
commercio dei lupini prendiamo il lupini e li portiamo da una parte all'altra, per
comprare il carico di lupini. Va dall'usuraio del paese, si indebita e come pegno
mette la casa del nespolo la casa in cui abita. Però purtroppo il primo viaggio
durante il quale i lupini dovevano essere trasportati da una porta all'altra. la barca
la Provvidenza fa naufragio.Bastianazzo muore. La barca si rompe e il carico di
lupini è perduto. Quindi oltre alla tragedia della perdita del figlio Padron Ntoni ha
una e tutta la famiglia è una tragedia anche economica. La barca è quasi del tutto
rotta e i lupini sono perduti ma noi in ogni caso deve restituire questo debito. Nel
frattempo Ntoni Malavoglia se ne va a fare il militare a Napoli e lì conosce la bella
vita e conosce. Quando torna in paese vuole continuare a fare la bella vita. Non si
vuole spaccare la schiena a fare il marinaio e quindi prende cattive strade e si
mette a fare il contrabbandiere e poi viene arrestato. Mena che doveva sposarsi
col figlio di un ricco del Paese, perché all'inizio i Malavoglia erano erano Padron
Ntoni erano tra i proprietari non erano molto molto poveri, aveva la barca aveva la
casa e mena si doveva sposare con uno il figlio di uno ricco. Nel momento in cui
diventano poveri perdono la casa e vanno a lavorare a giornata non sono più
padroni e quindi mena non si sposa perde anche il suo grande amore Alfio Mosca
che l'amava veramente e l'altro fratello Luca muore nel 1866 nella battaglia di
Lissa. Anche qui la battaglia di Lissa nell'anno della terza guerra d'indipendenza è
una battaglia voluti da Savoia il militare che porta a Napoli in ntoni Malavoglia e il
militare voluto dai Savoia la leva obbligatoria nei Borbone non c'era anche qui dal
punto di vista storico. Diciamo che la tragedia della famiglia dei toscano dei
Malavoglia nasce anche per colpa dei Savoia. Luca muore in battaglia, Lia siccome
vede un carabiniere che esce di notte da casa sua. Si pensa che era una poco di
buono ma se il Paese l'aveva bollata come una poco di buono e quindi lascia il
paese in realtà il carabiniere voleva avvertire Lia e mena dicendo che la notte
successiva ci sarebbe stata una retata contro tutti i contrabbandieri quindi tenete
buono sotto chiave è vostro fratello Antonio altrimenti lo devo arrestare.
Comunque la cosa viene vista in maniera differente ed è inutile perdere tempo a
spiegare perché era tutto inutile. La famiglia è distrutta, l'unico che si salva è
Alessi è quello che conserva l'ideale dell'ostrica, quello che rimane attaccato
all'ostrica. Non si fa prendere dalla fiumana del progresso e continua a lavorare
lavora a giornata si spacca la schiena riprende la casa del nespolo, rifà la
provvidenza e prende con sé Mena Malavoglia ricostruisce la casa proprio perché
rimane attaccato all'ostrica e non c'è la Provvidenza la provvidenza divina come in
Manzoni non c'è più la Provvidenza fa naufragio. Verga non era credente però
questa speranza che c'era nei Malavoglia di Alessi in Mastro don Gesualdo non c'è.

Gesualdo Motta è un muratore prima povero poi diventa molto ricco da Mastro
diventa Don. Anche lui però anche se ricco è uno sconfitto perché non è più un
membro del popolo, non è più un mastro ma non è nemmeno un membro della
nobiltà a cui lui aspira non è più un Don quindi perde del tutto tradisce del tutto i
suoi valori. Gesualdo Motta è ricco vuole diventare nobile sposa Bianca Trao, una
che non lo ama lo sposa soltanto perché è ricco. Nasce una figlia Isabella che non
si sa nemmeno se è di Gesualdo. A 16 anni Isabella vuole sposare un cugino
squattrinato, Gesualdo glielo impedisce la fa sposare col duca di lei col figlio del
duca di Leyra. per farla breve nel 1848 quando c'è l'insurrezione dei moti del 48 e i
terreni di Gesualdo vengono invasi dai rivoluzionari, lui si trasferisce a Palermo se
ne va a stare nel Palazzo del suocero del duca di Leyra. Qui muore solo anche lui
anche se ricco è un vinto perché tradisce le nostre l'ideale dell’ostrica abbandona i
valori degli umili e vorrebbe diventare un nobile sposando Bianca ma i nobili non
lo accettano, lui muore solo. questa è una visione ancora più cupa perché non
c'era almeno Alessi che cercava di che ha cercato anche in maniera positiva di
ricostruire tutto. Invece la visione pessimistica di Gesualdo Motta è ancora più
cupa.

Rosso Malpelo
Rosso Malpelo è una famosa novella di Giovanni Verga. Venne pubblicata per la
prima volta nel 1878 su Il Fanfulla, salvo poi essere unita ad altre novelle e
pubblicata nel 1879-1880 nella raccolta Vita dei campi.

Malpelo è un ragazzino con i capelli rossi. All'epoca in cui è ambientata la novella


di Verga, per via delle superstizioni popolari, i capelli rossi erano indice di malizia e
per questo motivo il ragazzo viene trattato male dai concittadini. Preferisce,
quindi, starsene per conto suo. Neanche la madre lo ama molto: non ha mai
accettato il fatto che abbia deciso di andare a lavorare nella cava e non si fida di
lui, pensa che rubi i soldi dello stipendio che porta a casa. Pure la sorella lo
accoglie sempre picchiandolo.

L'unico con cui sembra andare d'accordo è il padre, Mastro Misciu, il cui
soprannome è Bestia. Anche il padre lavora alla cava ed è l'unico ad avergli
dimostrato un po' di affetto. Per questo motivo quando gli altri operai cercano di
prendere in giro il padre, Malpelo lo difende sempre. Un giorno Mastro Misciu, su
ordine del padrone, accetta di abbattere un vecchio pilastro inutile: il lavoro è
pericoloso, gli altri operai si sono rifiutati, ma Mastro Misciu ha bisogno di soldi.
Prevedibilmente il pilastro cade addosso all'uomo e Malpelo, disperato, comincia
a scavare a mani nude sotto le macerie, si spezza le unghie, chiede aiuto, ma
quando gli altri arrivano il padre è ormai morto.

Se prima Malpelo era scorbutico e ringhioso, dopo la morte del padre il suo
carattere peggiora. Inoltre comincia a lavorare proprio nella galleria dove il padre
era morto.

Un giorno alla cava arriva a lavorare Ranocchio, un ragazzino che si è lussato il


femore e che non può più fare l'operaio a causa della sua zoppia. Malpelo lo
prende subito di mira e cerca di farlo reagire a suon di insulti e botte. Ranocchio
non si difende e Malpelo lo picchia sempre di più: vuole che Ranocchio impari a
reagire e che capisca che la vita non è facile, bensì una sfida continua.

In realtà Malpelo si è affezionato a Ranocchio e spesso gli dà parte del suo cibo e
lo aiuta nei lavori più pesanti. Finalmente viene recuperato il cadavere di Mastro
Misciu e Malpelo tiene come un tesoro i pochi oggetti posseduti dal padre.
Purtroppo ben presto anche Ranocchio muore, di tisi, Malpelo è sempre più solo
(la madre si è risposata e non vuole avere a che fare con lui e anche la sorella si è
trasferita in un altro quartiere) e finisce per scomparire nella cava dopo che gli era
stato assegnato il compito di esplorare una galleria sconosciuta.

Nessuno avrebbe mai accettato un compito così pericoloso, ma Malpelo ormai


non ha più niente da perdere: prende pane, vino, attrezzi e vestiti del padre ed
entra nella galleria per non uscirne mai più. La sua unica vendetta da morto è
aver instillato il terrore negli altri operai che hanno sempre paura di vederlo
spuntare fuori all'improvviso con i suoi capelli rossi e i suoi occhiacci.

Commento di Rosso Malpelo


Rosso Malpelo è una novella in cui il narratore è imparziale, scompare dalla
narrazione e si limita a presentare i personaggi facendoli agire e a scrivere in
maniera indiretta i dialoghi, in modo da dare un più crudo realismo. In questa
novella si apprezza la tecnica dello straniamento: Verga fa coincidere il suo punto
di vista con l'opinione degli abitanti del villaggio nei confronti di Malpelo,
sfruttando una sorta di regressione culturale (lo si nota tantissimo nell'incipit).
Tuttavia il lettore può capire che la vera opinione dello scrittore è un'altra grazie al
fatto che nello stesso incipit Verga usa proposizioni consecutive e conclusive che
suonano strane al lettore e gli fanno capire come Verga la pensi in realtà
diversamente.

Tecnicamente essendo uno scrittore verista, vige nella novella il principio


dell'impersonalità anche se alla fine Verga non può non far notare tutta la pietà
che prova verso Malpelo, una persona che non può in nessun modo sottrarsi al
suo destino. Altro dettaglio importante è che Verga spiega che trattare male
ragazzi come Malpelo fa sì che poi loro si comportino nello stesso modo nei
confronti degli altri.

Rosso Malpelo è uno spaccato della vita quotidiana della Sicilia della fine del XIX
secolo, con tutta la sua povertà e lo sfruttamento dei poveri: si trattano i temi
dello sfruttamento della classe povera e dell'infanzia negata.

Il linguaggio della novella è estremamente realistico, pieno zeppo di dialetto e di


modi di dire popolari. Il tutto è stato fatto per mettere a disagio il lettore e farlo
riflettere sulle condizioni di vita dell'epoca. Inoltre Verga ci trasmette il suo
messaggio: se nasci povero non importa quanti sforzi farai per migliorarti, alla fine
sempre povero sarai.
Prefazione I Malavoglia
La decisione di scrivere questo racconto fu influenzata molto dal ciclo di opere
"Rougon-Macquart" di Émile Zola, protagonista per eccellenza del Naturalismo
francese, da cui Verga trasse spunto.
Temi: il desiderio di stare meglio e le sue tragiche conseguenze, la comunanza di
tutte le classi sociali tanto nella lotta per la vita quanto nella sconfitta, l’analisi di
tale fenomeno a partire dal livello sociale più basso, perché meno complicato, il
progetto di un ciclo romanzesco.
Spiegazione
L’umanità, nel suo insieme, parrebbe progredire verso forme d’esistenza sempre
migliori; ma a ben guardare non è così. La fiumana del progresso, infatti, avanza
con la forza di un potere che assorbe tutto e tutti, per poi lasciare ogni cosa e ogni
individuo ai margini, dopo esserne servito. Il mondo si popola così di creature
sconfitte, di vinti. A essere sommersi sono soprattutto i deboli che si lasciano
sorpassare dall’onda per finire più presto, i vinti che levano le braccia disperate.
I protagonisti del mondo descritti da Verga sono dunque colore che, per la
bramosia (individuale e collettiva) di ottenere sempre il nuovo e il meglio,
rimangono travolti dai loro stessi desideri. C’è dunque una contraddizione
insanabile nel progresso complessivo dell’umanità: esso è frutto dell’ambizione
dei singoli, i quali finiscono però schiacciati dalla loro stessa ricerca del meglio.
Tutti sono tormentati (travagliati) da questa tensione a stare meglio, che facciano
parte dei ceti sociali più poveri o di quelli più elevati.
Commento
In questo testo si coglie il clima della cultura positivista di fine Ottocento.
Secondo Verga, l’ambiente degli umili si presta meglio all’analisi scientifica dei
comportamenti umani nella società.
Per quanto riguarda lo stile narrativo, Verga si serve di un narratore esterno alla
vicenda che parla in terza persona, questo perché, secondo la sua opinione, il
compito dello scrittore è solo quello di studiare e rappresentare le cose come
stanno realmente, non quello di giudicarle.
LA RIVOLUZIONE PER IL DAZIO SULLA PECE
L’amministrazione comunale mette il dazio sulla pece che colpisce tutti i
proprietari di barche (è con la pece che si riparano le barche e se ne fasciano
comunque gli scafi). Le donne scendono in piazza a protestare, capitanate dalla
Zuppidda, moglie del calafato (colui che ripara le barche e dunque diretto
interessato). Il fatto che siano solo le mogli a protestare dà una nota di ridicolo a
tutta la scena, risolta in chiave grottesco-caricaturale. La zuppidda dichiara che il
tutto è stato voluto da don Silvestro (lui ha imposto la tassa), dato che nessuno lo
ha voluto come marito, allora tutte le donne si affacciarono a sbraitare volendo
ammazzare tutti quelli delle tasse, c’è un'inversione di ruoli dato che nel
frattempo gli uomini guardavano dalla finestra la rivoluziona attuata dalle loro
mogli.Nel momento della rivolte però i pezzi grossi del paese si tenevano nascosti.

Addio di Ntoni
Riassunto
Dopo cinque anni di prigione, 'Ntoni, una sera, torna a casa, ma deciso ad
andarsene subito. Il fratello minore, Alessi, ha riscattato la casa del nespolo e lì,
nella staticità della tradizione e nella continua lotta contro le avversità, è ripresa la
vita modesta ma dignitosa della famiglia Malavoglia. Ntoni avverte la sacralità di
quel focolare domestico e si sente indegno di rimanerci, dopo che vi ha gettato il
disonore con la sua azione disonesta. Il suo ritorno è un atto di tenera nostalgia, il
bisogno di trovare un punto di riferimento ora che si sente solo ed escluso. Ma è
soltanto un momento: il tempo di mangiare una minestra e di imprimere alla
memoria tutto quello che può di quei luoghi che suscitano in lui tanti affettuosi
ricordi. E poi l'addio : quasi un atto di espiazione, compiuto con consapevole
determinazione da chi non ha saputo assolvere al suo compito sacro di
capofamiglia.
Commento
La pagina è poetica e drammatica. Vi predominano sentimenti elementari e
profondi in cui sentiamo il culto della famiglia, dell'onore, della tradizione. Si ha
l'impressione di un mondo statico (anche il risveglio del paese al mattino ha una
sua ripetitività sacrale) in cui chiunque infranga le regole imposte è destinato
all'esclusione e all'espiazione. Ntoni lo sa, e lo sanno anche gli altri che non lo
trattengono, perché andarsene è il suo dovere. Il ritorno è stato soltanto un atto di
affetto, potremmo dire di debolezza sentimentale da parte di 'Ntoni che rivive
ricordi e immagini con voluttà, quasi volesse conservarli nell'intimo del cuore a
consolazione della sua consapevole solitudine del futuro.

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