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29/09/2020

l’età napoleonica

1. strutture politiche, sociali ed economiche


le nuove strutture statali
L’ingresso dei francesi in Italia nel 1796 segna una svolta di grande importanza.
Crollano infatti i vecchi Stati e si formano organismi politici nuovi, prima le
cosiddette “repubbliche giacobine” e in seguito strutture statali più vaste come ad
esempio la Repubblica Cisalpina.
In seguito con l’affermarsi del regime napoleonico, altri organismi secolari come ad
esempio il regno di Napoli, passano sotto il dominio dei congiunti di Napoleone.
Queste strutture statali, ispirate al modello francese, sono decisamente moderne per
quanto riguarda il punto di vista dell’amministrazione, dell’apparato giudiziario,
dell’esercito e della scuola. In questo modo si formano in Italia gruppi di funzionari
pubblici, di ufficiali e insegnanti: è questo un fenomeno rilevante che contribuisce
che contribuisce a conferire un aspetto più moderno ai ceti medi italiani.
l’economia
Il regime napoleonico contribuì inoltre a svecchiare le strutture economiche, furono
infatti aboliti privilegi e istituti feudali e fu ridato impulso alla libera circolazione
della proprietà terriera attraverso le vendite dei beni ecclesiastici, ovvero con la
privatizzazione dei demani pubblici. Iniziò così a rinforzarsi la proprietà terriera, che
costituì la base del nuovo regime. Anche il commercio e le industrie furono
avvantaggiati dall’eliminazione delle barriere doganali interne per una grande parte
dell’Italia settentrionale e anche dalla creazione di infrastrutture e canali.
Queste spinte furono però frenate dalla politica di Napoleone che considerava l’Italia
come una zona di sfruttamento e sfruttava la sua economia alle esigenze della
Francia: la prima doveva fornire materie prime alle industrie francesi.

2. le ideologie
Gli anni 1796 costituirono il cosiddetto “triennio giacobinno”: sono questi anni di
profonde illusioni in un rinnovamento politico. All’interno dello schieramento dei
‘patrioti’, che appoggiano le innovazioni portate dalla Francia, si distinguono due
tendenze molto diverse: una più democratica, che aspira ad un radicale cambiamento
politico, sociale ed economico; l’altra di orientamento moderato, che mira a graduali
riforme che salvaguardino il principio della proprietà privata e l’egemonia dei ceti
superiori di cui facevano parte i proprietari terrieri e la ricca borghesia, contenendo le
spinte dei ceti popolari. Queste idee erano però proprie solo dei ceti colti. Le masse
popolari rimasero profondamente estranee a queste idee, conservandosi fedeli alle
tradizioni religiose e politiche del passato. Anche questa divisione tra patriottici,
favorevoli al progresso e contadini, estranei ed ostili alle idee innovatrici, saranno poi
uno dei punti cardine della successiva formazione di uno stato unitario.
Nonostante però da un lato il regime Napoleonico trovò consensi in numerosi strati
sociali, dall’altro trovo il dissenso di molti rappresentanti di ceti superiori, specie
degli intellettuali. Infatti la componente politicamente più avanzata, quella
‘giacobina’, vide nell’instaurarsi della dittatura napoleonica un tradimento delle
istanze di libertà e democrazia sorte nel momento del primo fervore rivoluzionario.

3. le istituzioni culturali: pubblicistica, teatro, scuola, editoria


Il triennio giacobino vede il sorgere di nuovi istituti o comunque lo svilupparsi di
istituti già formati. Ci fu inoltre una grande necessità di coinvolgere il maggior
numero di cittadini nel processo di favorire l’adesione alle nuove idee che diede un
impulso alla pubblicistica. L’attività giornalistica aveva già avuto rilievo nel secondo
Settecento, ma ora i giornali si moltiplicano e assumono una spiccata importanza
politica.
Questa azione di propaganda viene svolta anche attraverso il teatro, uno strumento di
forte suggestione sui più diversi strati sociali.
il regime napoleonico
Il regime napoleonico diede impulso a queste forme di comunicazione, piegandole
però a divenire strumenti di creazione del consenso al dominio personale del
dittatore. Queste forme di propaganda quindi, da espressione di fervore democratico
tendono a diventare forme di propaganda di regime. Anche al teatro viene affidato un
ruolo importante nel promuovere il consenso. Ciò però significa la soppressione di
ogni libertà di dissenso, infatti nel 1811 la rappresentazione della tragedia di Aiace di
Foscolo, in cui si potevano ravvisare delle critiche verso la politica di Napoleone,
venne interrotta dalle autorità.

4. gli intellettuali
Nel triennio giacobino si delineò un ruolo sociale nuovo per l’intellettuale. Egli ora
era colui che elaborava e diffondeva le ideologie della trasformazione democratica,
che aveva il compito di creare il consenso di massa intorno a tali idee. Era il suo un
ruolo attivo, egli doveva immergersi nel cuore del processo politico, infatti questo fu
un periodo di intensa partecipazione alla vita politica e fu vissuto dagli intellettuali
con estremo entusiasmo, quasi come se fossero loro gli artefici del progresso.
Appunto però questo periodo fu spento dall’assestarsi del regime napoleonico.
Riprese anzi vigore il vecchio ruolo del poeta cortigiano, celebratore dei fasti del
potere: ruolo che fu incarnato esemplarmente da Vincenzo Monti.

5. la questione della lingua


la lingua letteraria
Per quanto riguarda la lingua, sia i poeti che i pensatori si rifanno sempre ai modelli
illustri e scrivono in una lingua aulica, lontanissima dall’uso parlato. Il lessico della
poesia costituisce una lingua a sé: il linguaggio è costantemente impreziosito da
perifrasi dotte e allusioni mitologiche, la sintassi è ampia e complessa. Questo
linguaggio conferma ciò che riguarda il pubblico e la circolazione delle opere
letterarie: la letteratura è un fatto d’élite, rivolta a una piccola cerchia di persone che
condivide la cultura, i gusti e il linguaggio con lo scrittore.
03/10/2020
Il gruppo dei puristi tra cui Cesari, ritiene che debba rimanere una lingua classicista,
cioè uguale a se stessa, perché solo il classicismo conferisce il livello di dignità che
ogni opera deve avere. Il moderno, il nuovo, è considerato dai puristi come qualcosa
di negativo, come un fatto che avrebbe portato un peggioramento della cultura. Inn
realtà ciò che veniva dal resto del mondo era molto diverso da ciò che c’era prima,
perché la cultura era molto più aperta, con una struttura sociale molto più
diversificata. Questa polemica durò più o meno dal 1790 fino al 1820.
Classicismo è ciò che imita il classico, che si rifà al classico, è una modalità di azione
che si ispira al classico. In Italia c’erano tante persone che avevano un
atteggiamento classicista, in questo caso con accezione negativa.
C’è poi chi invece vede il nuovo e vorrebbe portarlo nel suo paese.
Nel 1797 arriva in Italia Napoleone e si era dunque diffusa la cultura francese in
Italia. I francesi portano il loro bagaglio culturale come le riviste, i romanzi che
attraggono gli italiani grazie alla loro modernità rispetto ai poemi classici. Nelle città
più avanzate si prova dunque a provare a copiare questa cultura, una delle prime
riviste italiane è ‘il caffè’. L’italia era a questo punto divisa tra chi voleva che questa
si svecchiasse, e chi la voleva mantenere tale senza cambiamenti.
Ugo Foscolo era italo-greco, vissuto a Venezia in una famiglia colta ma non ricca. Egli
decise di scrivere un romanzo, il primo romanzo italiano. Questo libro si chiama ‘le
ultime lettere di Jacopo Ortis’. Il romanzo è di tipo epistolare e nella funzione
narrativa la storia è raccontata attraverso delle lettere. Sceglie questo genere
perché già due romanzi di questo tipo avevano fatto successo : ‘Le nouvelle Eloise’ e
‘I dolori del giovane Werter’. Quest’ultimo aveva avuto così tanta fama da creare un
fenomeno detto Werterismo. Foscolo sceglie questo romanzo perché consente di
spezzare la narrazione in tanti piccoli episodi, dato che non aveva una lingua sicura a
sorreggerlo. Lo stile epistolare inoltre è più adatto a una lingua retorica come
l’italiano.
La nouvelle Eloise (cercare breve trama) rousseau
Tema di italiano 20
29 ottobre verifica storia
Prima settimana di novembre compito italiano (4 o 5)
Questo libro si può definire romantico, sentimentale, si considera uno dei primi del
romanticismo. A partire dalla metà del ‘700 si sviluppano tendenze romantiche che
consistono nell’esaltazione del sentimento e di sentimenti fuori dal comune.
Viene rappresentata la fusione tra uomo e natura, si passa da una rappresentazione
razionale a una soggettiva ed emotiva del reale.
In germania la stessa strada viene tentata da goethe che scrive un romanzo
epistolare intitolato Werter.
Racconta la storia di Werter, il protagonista, un intellettuale pieno di ideali che cerca
la massima felicità vivendo la vita ai massimi livelli, ‘utopia del vivere’, perché non è
possibile in realtà vivere sempre al massimo. Werter nella prima parte dell’opera
vive con la gente semplice a contatto con la natura. Ad un certo punto arriva Lotte,
una ragazza di cui lui si innamora, ma lei è già promessa ad Albert che è l’opposto di
Werter, è il tipico uomo che pensa al lavoro per tirare su la sua famiglia. Lotte decide
di stare con Albert e Werter si dispera fino a meditare il suicidio. Werter percepisce
che la sua storia non è andata a buon fine a causa della società e dunque lui si
allontana. Werter ad un certo punto cerca di baciare Lotte ma lei lo respinge e gli
parla. Werter è combattuto perché vuole stare con Lotte ma non vuole avere una
relazione adulterina, alla fine si spara.
Il libro ebbe successo perché molti giovani iniziarono e rivedersi in lui. Iniziarono a
copiarlo, anche a suicidarlo.
Ugo Foscolo a partire da questa opera scrive un’opera analoga, le ultime lettere di
jacopo ortis.
Classicismo e romanticismo
L’italia ha una propensione al classicismo che gli altri paesi invece superano, essi
infatti stanno esplorando nuove sensibilità, un nuovo modello da trovare diverso da
quello romano.
Alla fine del ‘700 ci sono due tentenze domninanti in europa che sembrano essere in
antitesi : classicismo e preromanticismo, da un lato l’armonia del modello classico,
simmetrico e ordinato, dall’altra il brio, la novità del modello sentimentale, eroico.
In realtà non c’è una grande distanza tra queste due idee perché sono originate
dallo stesso punto. Infatti il punto focale è che gli intellettuali nella seconda metà del
‘700 cercano posto, la dignità di essere intellettuali in un modo che non li vuole più
perché non servono. In questo nuovo modo ciò che conta è chi è in grado di fare
denaro, non chi scrive poesia. In verità non è indispensabile avere un poeta per
vivere e questo diventa fondamentale per gli intellettuali, in questo mondo è
fondamentale la tecnica. Gli intellettuali cercano risposte alla domanda ‘a cosa serve
un poeta?’. L’intelletuale andava da un mecenate a lavorare per insegnare ai suoii
figli, o presso un re e gli faceva da ambasciatore, scriveva le lettere, curava i rapporti
con le nazioni estere etc. Ora c’è però il mercato, ci sono le riviste e i giornali.
Mentre prima gli intellettuali erano liberi, ora la libertà è inferiore perché i romanzi
e gli articoli vanno venduti, se l’intellettuale non risponde all’idea del bello del
pubblico il mercato non lo riconosce. L’intellettuale è quindi schiavo e per sua
natura non era democratico, non riteneva che un incolto potesse godere del suo
genio. Le risposte a questo sono di diverso genere e sono entrambe di rifiuto verso il
mondo contemporaneo : la prima è il neoclassicismo, che è un rifugio in un mondo
ideale, il rifiuto del contemporaneo, è un rifugio ideale, le passioni ci sono ma sono
nascoste (winkelmann mare). Quando altri scrittori contemporaneamente
percorrono la strada del preromanticismo, sono portati dallo stesso fenomeno, dal
rifiuto di essere normali. Entrambe le forme di espressione vengono dal rifiuto di
essere normali.
Caratteri fondamentali del romanticismo italiano
Ci sono delle tendenze preromaniche. Il nome romantico viene dal termine
‘romantik’ che viene utilizzato in area germanica, individuava le parti dei poemi in
cui vi erano elementi fantastici e aveva una connotazione negativa. Questo termine
andrà a identificare la nuova modalità di concepire l’arte che si sviluppa in tutta
europa, e comprende tematiche come l’esaltazione del sentimento e della
passionalità. Ci sono tanti romanticismi a seconda dell’area in cui ci si trova. La
tematica della morte ad esempio si sviluppa soprattutto in ambiente inglese. In italia
si sviluppa un romanticismo più legato all’illuminismo, più realistico e razionale
perché il romanticismo italiano è profondamente legato al contesto storico, alle
guerre che avvengono in italia per l’unificazione del paese. Il romanticismo è un
momento in cui si esalta lo spirito più della ragione, in italia avviene solo
l’esaltazione della religiosità.
Si considera iniziato il romanticismo quando madame de stael, signora molto ricca
che passava le giornate aprendo la sua casa ai giovani intellettuali, si rende conto
della grave arretratezza culturale dei giovani italiani. Pubblica sulla biblioteca
italiana un articolo chiamato ‘sulla maniera e sulle utilità delle traduzioni’. Qui dice
con molta moderatezza che gli italiani devono capire che intorno a loro succede
qualcosa che può essere interessante, che circolano delle opere che in italia non ci
sono, molto moderne, così tanto da essere in grado di creare platee di lettori.
Afferma che l’italia dal punto di vista culturale è arretrata e aveva ragione, creò su
questo suo intervento un vespaio.
Questo crea un disappunto tra gli intellettuali italiani: classicisti e romantici
I classicisti sbeffeggiando madame perché gli italiani erano in grado di sapere cosa
era bello e cosa no, affermavano inoltre che tradurre le opere straniere sarebbe
stato un tradimento delle radici culturali italiane
I romantici invece, tra cui Berchet, riteneva invece che lo svecchiamento della
cultura italiana avrebbe finalmente creato una cultura per il popolo e che solo
svecchiandola il popolo sarebbe diventato colto. Il popolo è inteso da Berchet come
borghesia, perché secondo lui la letteratura non deve essere né parigini e ottentotti.
Il popolo per lui è quindi la borghesia, lui è borghese.
13/10/2020
Il romanticismo italiano è un fenomeno borghese, la lettertura era divisa in
letteratura e para-letteratura, questo è avvenuto in più arti come ad esempio la
pittura e la decorazione. Questa suddivisione ha reso difficile per i nuovi fenomeni
culturali emergere, perché questi venivano accusati di non essere abbastanza
elevata. In questo fenomeno si inserisce alessandro manzoni, il primo grande
romanziere che creò il primo fenomeno di massa della cultura italiana ovvero ‘i
promessi sposi’. È la prima opera letteraria italiana che entra in moltissime case
della borghesia italiane. Viene stampata diverse volte e anche in piccole dimensioni.
Il libro era un oggetto di lusso con la copertina in pelle, le miniature dorate sulla
copertina e si esponeva nelle biblioteche della casa. Il libro diventa poi più piccolo e
meno costoso, con copertina di carta, prima grossa poi più sottile, diventa quindi
accessibile anche ai più poveri. Questo libro viene anche venduto nelle fiere
paesane.
Manzoni
Manzoni è la figura più importante del panorama italiano dell’800 ed è famoso per il
suo romanzo ‘i promessi sposi’. È milanese, nasce nel 1785 quando l’italia ancora
non esisteva. È considerato uno dei maggiori artefici del risorgimento italiano
attraverso la tua cultura, muore nel 1871 come senatore del Regno italiano. È un
esponente dell’alta borghesia che fa il romanticismo italiano. Era sulla carta figlio di
un conte decaduto, Pietro Manzoni e la mamma era Giulia Beccaria, figlia del padre
Cesare Beccaria che scrisse ‘dei delitti e delle pene’. Giulia era anche una bellissima
donna e visse in libertà tutta la sua vita, infatti Manzoni in realtà non era figlia di
Pietro, ma di una relazione che Giulia aveva avuto con Giovanni Verri, un illuminista.
Manzoni l’aveva sposata già incinta. Il matrimonio tra Verri e Giulia non dura molto
tempo, infatti lei dopo pochi anni si reca a Parigi e Manzoni viene cresciuto dal Verri
a Milano, negli istituti dei preti. Giulia quando Manzoni cresce lo porta con lei a
Parigi e continua ad avere per tutta la vita un rapporto con lei, questa è una svolta
nella vita di Manzoni. Giulia a Parigi aveva un salotto letterario ed è in questo
contesto che Manzoni conosce perfettamente il francese e capisce quanto l’italia era
indietro sia sul piano culturale sia sul piano politico. Si dice infatti che Manzoni sia
l’anima del risorgimento italiano.
Manzoni torna in italia in cui gli intellettuali scrivono principalmente in versi perché
non vi era una lingua adatta alla prosa.
Lui quando inizia a scrivere benché sia un intellettuale moderno, scrive poesie. Lui sa
dall’inizio ritiene che la letteratura abbia una funzione di utilità, un pensiero
profondamente romantico, il romanticismo italiano è anche profondamente
illuinista. La letteratura doveva essere utile per creare una coscienza morale etica,
doveva servire all’uomo per migliorarsi, doveva essere edificante, cioè deve
costruire un’etica della persona. La sensucht non esiste in area culturale italiana
perché qui le problematiche del popolo erano molto più concrete.
Manzoni all’inizio scrive opere poetiche alla ricerca della chiave per arrivare al
popolo, chiaramente un popolo borghese. Manzoni fa una serie di esperimenti e si
chiede cosa accomuna il popolo, compone ‘gli inni sacri’ che celebrano le feste
religiose. Si rende però conto che serve qualcosa in più, prova allora a scrivere delle
tragedie che hanno come oggetto il vero, qualcosa che sia realmente accaduto,
scrive infatti tragedie storiche ma anche que non arriva al suo punto focale.
Attraverso le tragedie arriva anche all’utile. Mancava qualcosa che fosse
interessante e lui capisce che deve cercare la strada della prosa e mettere al centro
di quella prosa delle persone comuni che compiono azioni straordinarie, ciò è
possibile solo con il romanzo.

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