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Il romanticismo è un movimento artistico e culturale che si sviluppa tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 .

questo si sviluppa diversamente a seconda delle zone che si prendono in considerazione possiamo già
vedere la differenza tra la Francia dove viene definito l’interesse per il pittoresco, l’Inghilterra dove
l’interesse è più decentrato sull’irreale e il bizzarro e la Germania dove si riscopre l’interesse per i canti
popolari e i miti autoctoni. In Italia a causa del dibattito tra classicisti e romantici questo genere si
svilupperà più tardi e soprattutto nel nord Italia facendo diventare Milano il centro più importante a livello
culturale di questo periodo con l’istituzione del teatro scala, la biblioteca italiana e la moltitudine di
periodici che la fanno diventare il fulcro dell’editoria nazionale, diverso è invece il clima culturale a Roma la
quale ancora sotto l’influenza dell’arcadia e il provincialismo dello stato pontificio è considerata in questo
periodo solo una bella meta per il turismo; invece Napoli è più incentrata sulla politica seguendo gli influssi
della rivoluzione francese ci sarà la cosiddetta rivolta partenopea che non andrà a buon fine, nonostante
l’oscurantismo borbonico si può dire che gli intellettuali campani riescono a dare comunque il proprio
contributo. è difficile dare una definizione univoca a questo periodo perché si sviluppa tramite varie
filosofie di pensiero diverse ma si possono trovare delle caratteristiche generali in tutti gli artisti di questo
periodo. In primo luogo c’è l’avversione contro l’illuminismo il quale aveva distolto l’attenzione dall’io
concentrandosi prevalentemente sulla politica e mettendo in secondo piano i sentimenti e l’immaginazione
dell’uomo che in questo periodo vengono rivalutati. Questo porta anche all’allontanamento dalle civiltà
classiche con l’accentuarsi del concetto di coscienza nazionale tramite l’interesse ai miti autoctoni. Iniziano
ad avere importanza anche le classi sociali più basse che non sono più considerate solo come volgo
ignorante, piuttosto come incarnazione di ideali autentici. Inizia perciò ad essere tramandata anche la
cultura popolare come le fiabe, i miti e le tradizioni (questione linguistica: La divisione tra classicisti e
romantici si riversa anche nella questione linguistica infatti se tra i primi si schieravano quelli che come
lingua prediligevano il fiorentino trecentesco (anche se c’erano dibattiti nello stesso partito ad esempio
Vincenzo Monti criticava questa scelta sottolineando la bellezza della lingua anche negli scritti moderni e
non fiorentini additando il fiorentino trecentesco come riduttivo), e i romantici che invece optavano per il
fiorentino moderno. A questo dibattito partecipa anche lo stesso Manzoni il quale nella lettera al ministro
Broglio propone di mandare in tutta Italia degli insegnanti fiorentini. Tuttavia anche questa soluzione aveva
dei risvolti negativi difatti si sarebbe creata una frattura tra gli “acculturati” e le masse contadine che non si
sarebbero adeguate a questo cambiamento e la difficoltà anche dai parti dei letterati in primo luogo ad
usare un lessico non proprio). Il disinteresse verso le culture classiche non presuppone però un disinteresse
per la storia, anzi, la storia viene reinterpretata in modo organico senza perciò distinzioni tra secoli positivi
e negativi, in questo periodo verrà rivalutato anche il medioevo come periodo che pone le basi alla
letteratura italiana. Inoltre la religione non viene più usata come strumento di assoluta certezza e
divulgazione. Un aspetto importante è quello della natura la quale può assumere un duplice significato: la
natura autentica come rifugio dal male in contrapposizione con la falsità della civiltà; e la natura malvagia e
lontana che fa comprendere all’uomo la sua limitatezza. Iniziano a svilupparsi le pubblicazioni periodiche
che si fanno portavoce dei dibattiti politici, spesso ricoprendo proprio il ruolo di organi di stampa dei
governi, e del confronto-scontro nelle posizione culturali. Una di questi è la biblioteca italiana la quale
venne fondata nel 1816 dal vicerè austriaco per favorire la restaurazione, la censura austriaca da sempre
austera a molti argomenti liberisti è molto presente perciò molti letterati rifiutarono di far parte della
redazione ed è per questo che sembra molto strano che lo scritto che “importò” il romanticismo in Italia di
Madame De Stael viene pubblicato proprio su questa rivista. Lo scritto in questione è “ sulla materia e
sull’utilità delle traduzioni” un invito dall’intellettuale francese ad aprirsi al romanticismo e di iniziare a
tradurre i romanzi che circolavano nell’Europa settentrionale. Gli intellettuali Italiani si dividono in classicisti
e i romantici. Tra i primi Pietro Giordani il quale riteneva che i modelli classici fossero perfetti e quindi
sarebbe stato inutile cercare la perfezione altrove e che ci fosse una sostanziale differenza antropologica e
culturale tra l’Italia e gli altri paesi dell’Europa settentrionale. Dalla parte dei classicisti abbiamo diversi
contributi rilevanti primo tra tutti quello di Berchet con la lettera semiseria nella quale l’autore consiglia al
figlio la lettura dei testi romantici e poi lo rinnega ironicamente dichiarando la supremazia dei testi classici.
Berchet afferma che il ruolo del poeta debba essere nel popolo il quale è differenziato sia dai cosiddetti
ottentotti, cioè le masse analfabete, sia dai parigini, cioè la glasse aristocratica intellettuale, configurandosi
quindi con la nascente classe della borghesia colta. Un altro periodico che nasce in questo periodo è il
conciliatore il quale contribuiva alla diffusione delle idee romantiche. Redato da un gruppo di intellettuali
dalle diverse idee politiche considerava la diversità stessa come una forma di arricchimento culturale. Il
modello preso in considerazione era quello della rivista illuministica il caffè dei fratelli Verri dopo un solo
anno però anche questo venne bandito dalla censura austriaca.

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