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L’OTTOCENTO

Durante l'ultimo lustro del 700 e i primi tre del nuovo secolo l'Europa fu messa a
soqquadro da Napoleone, che seppe mimetizzare la propria ambizione e gli interessi
della Francia, atteggiandosi a liberatore dalla tirannide assolutistica. In tal modo
migliaia di giovani si strinsero fiduciosi attorno alle sue bandiere. E quando la
luminosa meteora dell’ “uom fatale” tramontò per sempre a Waterloo (1815), fu
subito evidente che nessun colpo di spugna avrebbe potuto cancellare il solco sul
quale stavano per incamminarsi i popoli, giacché il Congresso di Vienna si illuse di
dare all'Europa un definitivo assetto politico e sociale, fondato sul principio della
legittimità e sulla restaurazione dei governi preesistenti alla Rivoluzione francese,
ma non fu in grado di soffocare le nascenti speranze  di indipendenza e di libertà e la
svegliata coscienza nazionale. Conseguentemente le dottrine illuministiche, che
precedentemente avevano attecchito solamente tra gli intellettuale, si adattarono
alla nuova realtà storica, rinnovandosi con gli entusiasmi, coi sogni, con le promesse
dell’epopea napoleonica, sicché prese consistenza una parola, una meta: il
Risorgimento. Si può capire l'intera storia del secolo XIX soltanto se si mette nella
giusta luce l'importanza del risveglio operato da Bonaparte. Esso spiega i moti del 20
e del 21; è il punto di partenza del glorioso 48; vi troviamo i presupposti per la
proclamazione del Regno d'Italia (1861), con cui Napoleone ci aveva allettato a varie
riprese. Il XIX secolo si può dividere in tre periodi: il periodo dell’epopea napoleonica
(1896-1821) ; quello eroico del Risorgimento italiano (1821-40); 3) quello borghese
della nuova Italia" (1870-1900) 
Il periodo napoleonico - Il Neoclassicismo
Sotto il profilo letterario e artistico l'età napoleonica fu caratterizzata dal
Neoclassicismo. Esso fu sostanzialmente una forma del gusto, che si rifece ai modelli
classici e che ebbe origine verso la metà del '700, manifestandosi prima di tutto
nelle arti figurative. Risalgono a quel tempo, infatti, gli scavi di Ercolano e Stabia, con
la conseguente diffusione di stampe riproducenti monumenti, sculture e pitture, in
quell'occasione ritrovate e gli studi archeologi del Winckelmann, un tedesco
trasferitosi a Roma, che diffuse il gusto dell'antichità e l'amore per la bellezza,
concepita classicamente come armonia e proporzione. Il modello classico passò ben
presto dalle arti figurative alla letteratura. L’ aspetto prevalente del Neoclassicismo
fu ellenizzante. Affermato il valore assoluto della bellezza, come ideale supremo
dell'esistenza, essa fu identificata nell' armonia mista alla grazia, espressa attraverso
la serenità che nasce dal superamento delle passioni, l'equilibrio dei sentimenti,
l'esatto rapporto delle proporzioni; e siccome parve che in una sola fase della vita
civile, l'umanità avesse saputo attingere pienamente a questi valori supremi, nella

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splendida civiltà dell’ Ellade antica, il mondo delle belle immagine  greche divenne il
comune patrimonio spirituale e l'Ellade la patria ideale, la terra del sogno a cui
approdare, per evadere da una realtà spesso deludente. La mitologia fu lo
strumento di questa evasione: personaggi ed avvenimenti della vita contemporanea
furono descritti attraverso il travestimento mitologico o paragonati a momenti dei
miti antichi; donde il suo carattere dottrinario, freddo, monotono, risoltosi in una
imitazione piatta e senza anima.
Poiché tale involuzione trovò il terreno più idoneo nel clima storico dell'Impero, ne
consegue che il crollo del dittatore scatenò la pronta reazione di un avverso
movimento.
Il Romanticismo
I paladini di questa rivolta ideale, pur ammirando incondizionatamente il bello
assoluto, non ammettevano che si potessero disdegnare altri mondi meno illustri,
ma degni di attenzione, oltre ad Atene e a Roma, c'erano la Germania con l'arte
gotica, le Fiandre con l'arte fiamminga, la Spagna con l'arte moresca; oltre ad Omero
e Cicerone, c'erano il Medioevo con Dante…
 D'altra parte, quel vento di reazione procedeva tra mille difficoltà, per l'ostacolo
costituito, nella nostra Italia soprattutto, da una tradizione letteraria e artistica
profondamente radicata nelle nostre coscienze.
In Germania, invece, si formò attorno a Goethe una scuola, che ben presta ruppe i
ponti con il maestro e che ebbe come fondatori i critici Guglielmo e Federico
Schlegel, i filologi Giacomo e Guglielmo Grimm, il drammaturgo Schillen, i poeti e
letterati Herder Burger e i filosofi Fichte, Schelling, Hegel e, come mezzo di
diffusione, la rivista Athenaeum. Sulle premesse di Herder (che distingueva
nettamente la poesia naturale, espressione del genio di una nazione, dalla poesia
d'arte, conseguenza dell’imitazione) sorse il movimento dello Sturm und Drang
(Tempesta ed assalto) in difesa della libertà creatrice de poeti.
 In un primo momento, i romantici tedeschi si prefissero un programma
sostanzialmente negativo, poiché si limitavano al disconoscimento degli assiomi
retorici; la qual cosa li costrinse ad enunciare, poco per volta, i capisaldi di una
nuova dottrina filosofico-artistica, da contrapporre ai precetti ripudiati: a)
Predominio dell'individuo nei confronti della società umana, vale a dire ribellione
dell’uomo singolo al livellamento operato dall' Illuminismo in nome della ragione;
 b) trionfo del sentimento e della fantasia (caratteristiche personali dell'individuo)
sulla ragione divinizzata dagli illuministi;

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 c) assoluta libertà dell’individuo e quindi dell'artista, in quanto la poesia, spontanea
voce del cuore, non può essere guidata, né costretta entro generi letterari, regole
e modelli; 
d) superamento della concezione illuministica della storia con una valutazione più
giusta e non soltanto negativa;
e) restituzione all’uomo dell'orgoglio della propria origine e del proprio spirito, della
fede nell' aldilà, della possibilità di sopravvivere con le opere, in contrasto con la
concezione meccanicistica dell’esistenza, sostenuta dall’ Illuminismo;
f)  affermazione del valore della nazione, in opposizione al cosmopolitismo
illuministico.
Il Romanticismo in Italia 
Nel gennaio 1816 il primo numero del periodico milanese" La biblioteca italiana"
pubblicò un articolo della Stael: “Sulla maniera e sulla utilità delle traduzioni”, nel
quale gli Italiani venivano esortati a rompere le catene della pedanteria ed a
interessarsi dei problemi culturali europei, affinando la loro sensibilità estetica per
mezzo delle letterature straniere Sebbene animata da un sincero impulso di
amicizia, la grande scrittrice vi dimostrava superficialità e scarsa conoscenza dei fatti
di da casa nostra, giacché ignorava che l'isolamento letterario (se mai fosse esistito)
era tramontato per merito di Foscolo ed altri. Di fronte a tale articolo, i sostenitori
più intransigenti delle tradizioni (Monti) classiche insorsero, ma in compenso altri
scrittori presero le difese della Stael, primo fra tutti il milanese Giovanni Berchet,
con la sua "Lettera semiseria”, pubblicata con lo pseudonimo di Grisostomo (Bocca
d'oro). E’ quest'ultimo il più importante "manifesto” programmatico del
Romanticismo italiano. In esso lo scrittore enuncia i principi della nascente scuola
italiana: 1) esigenza di una poesia “Popolare", interpretazione della natura, 2)
urgenza di spogliarsi della "devozione per un solo idolo letterario" e di ammirare,
invece, tutti i veri grandi poeti di ogni tempo e luogo; 3) necessità di comprendere
che la poesia “deve essere viva come l'oggetto ch'ella esprime, libera come il
pensiero che le dà moto, ardita come lo scopo a cui è indirizzata".
 La Lettera semiseria fu la scintilla che diede l'avvio a vivaci discussioni protrattesi
per un decennio fra i seguaci del classicismo e del romanticismo. Ben presto la
nuova corrente spirituale, esortando gli italiani a scuotersi dal loro torpore, acquistò
tra noi uno speciale valore politico e fu sinonimo di liberalismo e italianità. Accortasi
dell’errore commesso, quando aveva ospitato l'articolo della Staël, La Biblioteca
italiana fece marcia indietro (in quanto l'Austria aveva capito che la nuova corrente

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non convogliava gli italiani verso motivi germanici, ma verso il pensiero di
nazionalità e gli ideali di libertà) e si atteggiò a gelosa custode delle "glorie italiane,",
ubbidendo servilmente alle istruzioni del governo austriaco. I novatori rintuzzarono,
però, gli attacchi degli avversari, stringendosi intorno al periodico “Il conciliatore”,
fondato apparentemente con l'intenzione di promuovere un accordo tra le varie
antitesi, in realtà con la speranza di indebolire l'assolutismo politico, per mezzo della
divulgazione di tutte quelle idee liberali. Il Conciliatore prese spunto dal Caffé per
quanto si riferisce alla poliedricità divulgativa del contenuto, spaziante dalla morale
alla pedagogia, dall'economia alla giurisprudenza; ma se ne scostò per due aspetti
inconfondibile: 1) L'ampio posto dato alla letteratura romantica (con articoli originali
o con recensioni di opere straniere); 2) la costante allusione alle aspirazioni
nazionali. Su questo duplice binario il "foglio azzurro" (com'era chiamato per il
colore della carta) durante tredici mesi, mantenne accesa la fiaccola del
patriottismo.
Soltanto durante tredici mesi: giacché iniziò le pubblicazioni nel settembre del 1818
e rimase in vita fino all'ottobre 1819. Dopo 118 numeri la Polizia austriaca lo
soppresse. Tuttavia, in un primo momento le polemiche non diminuirono
d'intensità, ma a poco a poco le discussioni perdettero la loro ragione d'essere. I
novatori chiarirono con il passare del tempo il loro atteggiamento e fissarono i
cardini dottrinali che avrebbero dovute differenziare il Romanticismo italiano da
quello d'oltralpe:
a. rinuncia alle stravaganze esotiche, a vantaggio dell’equilibrio e della
compostezza dell’ opera;
b.  rifiuto di “imitare servilmente” le opere degli antichi, pur ammirandole e
studiandole;
c.  assoluto rispetto delle verità cristiane;
d.  predilezione per i soggetti che rispecchino le idealità del tempo presente.
 Questi postulati implicarono, inoltre, l'appassionato culto della patria, oltre ad un
interesse specifico per i problemi sociali, storici, morali, filosofici, religiosi
dell’Ottocento: donde l'efficace contributo dato dalla nuova corrente letteraria al
Risorgimento nazionale.

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