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PROVA DI COLLAUDO A VUOTO DI UN TRASFORMATORE

(MONOFASE)
ALLIEVO: CLASSE:
Andronaco Federico 5° BAUT
DATA CONSEGNA: PER PRESA VISIONE FIRMA DOCENTE: VALUTAZIONE:
09/11/2023 P.P.V. √

TECNICA DEL TRASFORMATORE


Il trasformatore è la più basilare delle macchine elettriche giacché e l’unica ad essere
statica tra di esse, invero la sola a non essere costituita da parti in movimento.
Il relativo scopo è quello di trasformare i parametri della potenza elettrica apparente
per fini di trasporto e di utilizzo.
Basicamente si compone di almeno due bobine, gli avvolgimenti primario e secondario
di numero di spire diverso o uguale (trasformatore separatore), reversibili, e di un
nucleo ferromagnetico, il cui ruolo è quello di aumentare la permeabilità magnetica
tanto da facilitare il più possibile lo scorrimento del flusso tra l’avvolgimento primario
e quello secondario.
La relazione esistente tra i due avvolgimenti è:
𝑉1 ∙ 𝐼1 = 𝑆1 ≥ 𝑉2 ∙ 𝐼2 = 𝑆2
Ove 𝑉1 e 𝐼1 sono i parametri dell’avvolgimento primario (ingresso) mentre 𝑉2 e 𝐼2 sono
i parametri del secondario (uscita).
Se la tensione al secondario è maggiore di quella al primario , il trasformatore è
elevatore, viceversa è abbassatore. Essendo una macchina reversibile, un
avvolgimento può svolgere la funzione dell’altro, determinando il comportamento
della macchina.
La potenza apparente al primario deve essere uguale a quella del secondario o
maggiore, considerando le perdite di potenza nel circuito elettrico ed in quello
magnetico.
Se il numero di spire è il medesimo, il trasformatore è impiegato solo per separare un
circuito elettrico dall’altro, assume la denominazione di trasformatore separatore.

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STRUTTURA DEL TRASFORMATORE
Le parti fondamentali del trasformatore sono:
• la colonna, parte verticale sulla quale sono avvolte le bobine;
• la gamba o fiancata, parte verticali priva di avvolgimenti;
• il giogo, parte orizzontale che funge da collegamento fra colonna e gamba;
• il traferro, lo spessore in aria formatosi tra le diverse parti, che è opportuno
ridurre.

Tali parti sono realizzate in materiale ferromagnetico ridotto in lamierini, con lo scopo
di massimizzare la permeabilità magnetica ed al contempo ridurre le correnti che
scorrerebbero nel circuito magnetico, provocando dissipazione di potenza, riducendo
pertanto il rendimento della macchina.
I lamierini sono realizzati in diverse tipologie:
• classica;
• al silicio (≤ 5%);
• a cristalli orientati.

Le tipologie di trasformatore in funzione della sua struttura sono:


• quadrato;
• a scalini;
• corazzato, ove gli avvolgimenti primario e secondario sono avvolti sulla
medesima colonna, pertanto concentrici.

Trasformatore corazzato monofase.

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PARAMETRI DEL TRASFORMATORE
Il trasformatore consta dei seguenti parametri nominali, forniti dal costruttore e così
suddivisi:

𝑆𝑛 = potenza apparente nominale [𝑘𝑉𝐴];


• parametri nominali in
regime di funzionamento: 𝑉𝑝𝑛 = tensione primaria nominale [𝑘𝑉 ];

𝑓𝑛 = frequenza nominale [𝐻𝑧];

𝑉𝑆0 = tensione secondaria a vuoto [𝑉 ];


• parametri nominali
a vuoto: 𝑃𝑂 = perdita a vuoto nel ferro [𝑊 ];

𝑃𝑂 % = perdita a vuoto nel ferro percentuale;

cos 𝜑0 = coseno di phi a vuoto;

• parametri nominali
𝑃𝐶𝐶 = potenza di cortocircuito [𝑊 ];
in cortocircuito:
𝐼2𝐶𝐶 = corrente secondaria di cortocircuito [𝐴];

𝐼𝐶𝐶 % = corrente di cortocircuito percentuale;

𝑉2𝐶𝐶 = tensione secondaria di cortocircuito [𝑉 ];

𝑉𝐶𝐶 % = tensione di cortocircuito percentuale;

cos 𝜑𝐶𝐶 = coseno di phi in cortocircuito;

𝑃𝑗 = perdita per effetto joule nel rame [𝑊 ].

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Δ = collegamento a triangolo, preferito al primario
• collegamento nei trasformatori A.T./B.T. per confinare le
e classe: armoniche che avrebbero effetto in rete;

y = collegamento a stella, utile al secondario nei


trasformatori A.T./B.T. per la fornitura di tensione
duale 230/400 V;

𝑛 = presenza di neutro accessibile;

classe.

TRASFORMATORE IDEALE
Il trasformatore ideale consta delle parti precedentemente descritte.
Al fine di trasformare i parametri della potenza è necessario alimentare il primario,
ovvero l’ingresso, mediante una tensione alternata 𝑣1 , che attraverso lo scorrimento
della corrente alternata 𝑖𝜇 , detta di magnetizzazione, produce un flusso magnetico
alternato 𝜙(𝑡), che a sua volta determina una forza elettromotrice indotta
all’avvolgimento primario 𝑒1 che si oppone a 𝑣1 ed una forza elettromotrice indotta al
secondario 𝑒2 . Tali forze elettromotrici dipendono dalle seguenti relazioni:
𝑑𝜙 𝑑𝜙
𝑒1 = 𝑁1 ∙ ; 𝑒2 = 𝑁2 ∙
𝑑𝑡 𝑑𝑡
Ove 𝑁1 è il numero di spire dell’avvolgimento primario, ove 𝑁2 è il numero di quelle
del secondario.
Ne consegue che le tensioni ai capi degli avvolgimenti sono direttamente proporzionali
al numero di spire, pertanto, se:
𝑒1 𝑁1
𝑁2 = 2𝑁1 ⟹ 𝑒2 = 2𝑒1 ⟹ = =𝑚
𝑒2 𝑁2
Ove 𝑚 è il rapporto spire, che nel caso di perdite trascurabili, si eguaglia a 𝐾, invero il
coefficiente di trasformazione, definito come:
𝑣1 𝑒1
𝐾= ≅
𝑣2 𝑒2
Nel caso di funzionamento sotto carico la tensione 𝑒2 fa scorrere una corrente
secondaria concatenata 𝐴2 , uguale al prodotto del numero di spire del secondario 𝑁2
e la corrente del secondario 𝑖2 , generata dalla tensione 𝑒2 , la quale tenderebbe a far
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variare il flusso magnetico alternato che produce la tensione 𝑒2 , che la induce, pertanto
nel primo avvolgimento è indotta una corrente 𝐴1′ , denominata corrente primaria
concatenata di reazione, pari al prodotto tra il numero di spire del primario 𝑁1 e la
corrente primaria di reazione 𝑖1′ . Donde di soddisfa:
𝐴1′ = 𝑁1 ∙ 𝑖1′ = 𝐴2 = 𝑁2 ∙ 𝑖2
La variazione totale del flusso ∆𝜙 e di quello concatenato ∆𝜙𝐶 , ovvero la somma del
valore massimo negativo e del valore massimo negativo (valore picco-picco) del flusso,
e di quello concatenato, deriva dalle seguenti relazioni:
1 1
∆𝜙 = ∙ 𝐸1 ∙ ∆𝑡 = ∙𝑈 ⟹ ∆𝜙𝐶 = 𝑁1 ∙ ∆𝜙 = 𝑈
𝑁1 𝑁1
Disponendo dei valori medi, la tensione è pari a:
𝑈
𝐸1𝑚 =
𝑇
2
Ove 𝑈 è l’impulso di tensione definita come il prodotto tra il valore efficace della forza
elettromotrice indotta al primario 𝐸1 e la variazione di tempo ∆𝑡 in cui la precedente
assume il valore picco-picco, misura in [V ∙ s]. Per ricavare il flusso magnetico massimo
𝜙𝑀 , ovvero la meta di ∆𝜙, mediante la definita formula fondamentale del flusso del
trasformatore, è opportuno considerare che:
∆𝜙 ∆𝜙𝐶 𝑁1 ∙ ∆𝜙 𝑈 𝐸1𝑚 ∙ 𝑇
𝜙𝑀 = = = = =
2 2𝑁1 2𝑁1 2𝑁1 4𝑁1
Disponendo dei valori efficaci, è doveroso in regime sinusoidale porre:
𝐸1
𝐸1𝑚 =
1,11
Ne deriva che:
𝐸1 ∙ 𝑇
𝜙𝑀 =
4,44𝑁1
Ottenendo il valore del flusso, si può ricavare la corrente di magnetizzazione:
𝜙∙ℛ
𝑖𝜇 =
𝑁1
Ove ℛ è la riluttanza del circuito magnetico.
È così possibile calcolare la corrente totale del primario del trasformatore ideale:

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𝑖1 = 𝑖𝜇 + 𝑖1′

Da una breve analisi si deduce che il rapporto tra le correnti primaria e secondaria è
inversamente proporzionale a quello dei numeri delle spire del primario e del
secondario, e pertanto a quello delle tensioni dei circuiti elettrici separati:

𝑖1 𝑣2 𝑁2 1
= = =
𝑖2 𝑣1 𝑁1 𝑚
Da cui, ovviamente, si verifica:
𝑣1 ∙ 𝑖1 = 𝑣2 ∙ 𝑖2

TRASFORMATORE REALE
Il trasformatore reale è soggetto alle perdite, dovute a 4 fondamentali fattori:
• resistenza degli avvolgimenti;
• concatenazione non perfetta del flusso magnetico tra gli avvolgimenti: in parte
infatti è disperso;
• perdite nel ferro per isteresi e correnti di Foucault;
• corrente di magnetizzazione non sempre trascurabile.

Grandezze fittizie
Le grandezze del trasformatore reale che consentono di adottare modelli equivalenti
allo scopo di quantificare le perdite sono:
• 𝑅0 , resistenza volta a riprodurre le perdite nel ferro, dipendente persino dalla
frequenza e dalla forma d’onda;
• 𝐿0 , induttanza determinante il valore di 𝑖𝜇 , coincidente al valore di induttanza
del primario a vuoto;
• 𝑅1 e 𝑅2 , resistenze che riproducono le perdite per effetto Joule del primario e
del secondario;
• 𝐿𝑑1 e 𝐿𝑑2 , induttanze volte a replicare il flusso del primario non concatenato con
il secondario e quello generato dalla corrente concatenata 𝐴2 non compensato
dalla corrente primaria di reazione concatenata 𝐴1′ .

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Trasformatore reale a vuoto
Nel caso di funzionamento a vuoto bisogna considerare opportunamente che:

• 𝐼2 = 𝐼1 = 0. Ciò avviene perché il circuito elettrico del secondario, al fine di non
alimentare alcun carico in uscita dalla macchina, deve essere aperto;
• la formula fondamentale del flusso del trasformatore rimane invariata.
• 𝐼0 = 𝐼𝜇 + 𝐼𝑎 , invero la corrente primaria a vuoto è pari alla somma vettoriale tra
la corrente magnetizzante e quella relativa alle perdite per il fenomeno d’isteresi
e per la circolazione di correnti parassite nel circuito ferromagnetico;
• 𝑉1 = 𝐸1 + (𝑅1 + 𝑗𝜔𝐿𝑑1 ) ∙ 𝐼0 , ove il termine (𝑅1 + 𝑗𝜔𝐿𝑑1 ) ∙ 𝐼0 è spesso
trascurabile, dunque 𝑉1 ≅ 𝐸1 .

RENDIMENTO
Il rendimento è il rapporto tra la potenza attiva in uscita dalla macchina ed utilizzabile
dal carico e la potenza attiva in ingresso alla macchina:
𝑃2 𝑉2 ∙ 𝐼2 cos 𝜑 𝑃2 𝑉2 ∙ 𝐼2 cos 𝜑
𝜂= = = =
𝑃1 𝑉1 ∙ 𝐼1 cos 𝜑1 𝑃2 + 𝑃0 + 𝑃𝑗 𝑉1 ∙ 𝐼1 cos 𝜑1 + 𝑃0 + 𝑃𝑗

Ove 𝑃0 sono le perdite a vuoto nel ferro, suddivise in:


1,6−−2 𝐼𝑊
• perdite per correnti di Foucault: 𝑃𝑐𝑝 = 𝑘𝑝 ∙ 𝐵𝑀 ∙ 𝛿2 + , ove 𝑘𝑝 è il
𝑓
1,6−−2
coefficiente di perdita, 𝐵𝑀 è l’induzione magnetica massima elevata a due
valori frutto dell’empirismo, 𝛿 è la sezione dei lamierini;

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• perdite per isteresi magnetica: 𝑃𝑖𝑚 = 𝑘𝑖 ∙ 𝐵𝑀 2
∙ 𝑓, ove 𝑘𝑖 è il coefficiente di
isteresi, calcolato sul grafico campo magnetico–induzione magnetica (H − B).
Ove 𝑃𝑗 sono le perdite calcolate in regime di cortocircuito nel rame. Per calcolarle a
correnti differenti a quella di cortocircuito è necessario servirsi, come nel calcolo della
caduta di tensione nell’intervallo vuoto-carico, di:
𝐼2
𝛼=
𝐼2𝑛
Ove 𝐼2 è una corrente secondaria generica, ove 𝐼2𝑛 è la corrente secondaria nominale
di cortocircuito.
Per ricavare 𝑃𝑗 generico è sufficiente svolgere:

𝐼2 2
𝑃𝑗 = ( ) ∙ 𝑃𝐶𝐶 = 𝛼 2 ∙ 𝑃𝐶𝐶
𝐼2𝑛
L’espressione conseguente è:
𝛼 ∙ 𝑉2 ∙ 𝐼2 cos 𝜑 𝛼 ∙ 𝑃𝑛 𝑃𝑛
𝜂= = =
𝛼 ∙ 𝑉1 ∙ 𝐼1 cos 𝜑1 + 𝑃0 + 𝛼 2 ∙ 𝑃𝐶𝐶 𝛼 ∙ 𝑃𝑛 + 𝑃0 + 𝛼 2 ∙ 𝑃𝐶𝐶 𝑃 + 𝑃0 + 𝛼 ∙ 𝑃
𝑛 𝛼 𝐶𝐶

Si può ricavare un’𝛼 che renda simili le perdite minimizzandole, massimizzando il


rendimento:

𝑃0
𝛼𝜂𝑀 = √
𝑃𝐶𝐶

Per 𝛼𝜂𝑀 esiste una corrente secondaria di massimo rendimento:

𝑃0
𝐼𝜂𝑀 = 𝐼2𝑛 ∙ 𝛼𝜂𝑀 = 𝐼2𝑛 ∙ √
𝑃𝐶𝐶

Il rendimento in condizioni nominali, con 𝛼 ≈ 1 è congruente a:


𝑃𝑛
𝜂𝑛 =
𝑃𝑛 + 𝑃0 + 𝑃𝐶𝐶

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SVOLGIMENTO DELLA SPERIMENTAZIONE
La prova si è effettuato fornendo l’alimentazione ad uno dei due avvolgimenti della
macchina elettrica, collegata a valle del circuito, ove a monte è inserita la
strumentazione. Quest’ultima è costituita da:
• un voltmetro, a monte degli altri strumenti (con l’intento di aumentare
l’attendibilità dei valori forniti sulla tensione in uscita all’alimentatore), per la
misura della tensione di applicazione al primario 𝑉1𝑛 del TR. M.;
• un wattmetro a basso cos 𝜑, a valle del voltmetro, volto a misurare la potenza
attiva 𝑃0 richiesta alla rete.
• un milliamperometro, a monte della macchina, per quantificare i deboli valori di
𝐼0 .

𝑃0
Mediante i calcoli analitici si ricava inoltre il fattore di potenza a vuoto: cos 𝜑0 =
𝑉1𝑛 ∙𝐼0
Data l’esiguità di 𝑃0 rispetto al prodotto 𝑉1𝑛 ∙ 𝐼0 tale valore è molto basso. A vuoto la
macchina richiede maggior potenza reattiva 𝑄0 fornita e restituita al generatore
rispetto a quanta ne venga richiesta e dissipata per effetto Joule nell’avvolgimento
primario, la cui è impedenza 𝑍1 risulta tanto bassa da non permette di considerare né
la caduta di tensione ai suoi capi (𝑉1𝑛 − 𝐸1 ) né tantomeno la potenza attiva 𝑃10 che
esso dissipa. Difatti la 𝑃0 si riferisce univocamente alla potenza attiva dissipata nel
circuito ferromagnetico dal parametro fittizio 𝑅𝑎 , il cui valore dipende dalle correnti
parassite che circolano nel circuito ferromagnetico e l’isteresi costituente quest’ultimo.
L’esperienza consiste in un numero di misurazioni effettuate dagli strumenti e delle
opportune operazioni analitiche effettuate con sei incrementi di tensione (l’ultimo del
4,3% superiore alla tensione primaria nominale) forniti dal variac (o variatore di
tensione) dell’alimentatore da banco.
Le 6 misurazioni strumentali sono state succedute dai calcoli delle variabili strumentali
di 𝑉1 , 𝐼0 e 𝑃0 e mediante queste ultime delle variabili analitiche 𝑆0 , 𝑄0 , cos 𝜑0 , 𝑅𝑎 ed
𝑋0 .
La prima si ricava dalla relazione:
𝑆0 = 𝑉1 ∙ 𝐼0
La seconda si ottiene in coordinate rettangolari:

𝑄0 = √𝑆0 2 − 𝑃0 2

Le componenti reale ed immaginaria dell’impedenza fittizia 𝑍𝑎0 equivalgono a:

𝑉1 2 𝑉1 2
𝑅𝑎 = ; 𝑋0 =
𝑃0 𝑄0
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Schema elettrico di montaggio

± ±
W A

V. T. TR

ZOUT→∞
V1n V

CONSIDERAZIONI STRUMENTALI
Dopo aver appurato la scelta della macchina, nel nostro un trasformatore monofase
dalla potenza apparante nominale 𝑆𝑛 pari a 760 VA, si è effettuata la scelta
strumentale, considerando la tipologia di funzionamento della succitata macchina.
Particolarmente sono stati selezionati:
• un voltmetro dalla portata superiore rispetto alla tensione nominale, il cui valore
si attesta a 300 V;
• un milliamperometro, impiegato per via delle bassissime correnti di esercizio nel
funzionamento a vuoto (circa 3 ÷ 4% della corrente primaria nominale 𝐼1𝑛 ),
dalla portata di 500 mA;
• un wattmetro a basso cos 𝜑, il cui impiego è d’obbligo per la relativamente
elevata potenza reattiva scambiata con il generatore.

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CONSIDERAZIONI IN MERITO AI RISULTATI OTTENUTI
Effettuando le misurazioni ed eseguendo i calcoli analitici si possono trarre delle
conclusioni sul comportamento della macchina al variare della tensione applicata
all’avvolgimento primario.
Si può asserire che all’aumento di quest’ultima crescano con un andamento
approssimativamente esponenziale la corrente primaria a vuoto 𝐼0 e la potenza attiva
dissipata nel circuito ferromagnetico 𝑃0 .
Mediante la sesta misura si riescono ad ottenere dati significativi per il tracciamento
del grafico che mostra la relazione tra la variazione di 𝑉1 e quelle delle succitate
grandezze.
Le perdite non variano consistentemente giacché si è adottata la frequenza di rete e
non ne sono state effettuate variazioni.
Un’ulteriore evidenza della sperimentazione è l’attenuazione del fattore di potenza
cos 𝜑0 , imputabile al sensibile aumento della corrente magnetizzante 𝐼𝜇 rispetto a
quello modesto della corrente 𝐼𝑎 dovuta alle perdite per il fenomeno di isteresi
magnetica e per la circolazione di correnti parassite nel circuito ferromagnetico, che
produce il proporzionale incremento della potenza reattiva a vuoto 𝑄0 più significativo
di quello relativo alla potenza attiva a vuoto 𝑃0 .

Tabella macchina

COSTRUTTORE
MACCHINA IN ESAME
FUNZIONE MODELLO
CARATTERISTICHE NOM.
MATRICOLA

trasformatore monofase

Sn = 760 VA
Elettronica Veneta
carico fn = 50 Hz
M 13/EV
V1n = 230 V I1n = 3,7 A

V2n = 230–400 V I2n = 1–1.73 A

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Tabella strumentazione

STRUMENTAZIONE ADOPERATA
DATI DI IMPIEGO COSTRUTTORE

FUNZIONAMENTO - CLASSE - DIVISIONE F.S. - PORTATA


DENOMINAZIONE MODELLO
VOLT - AMPÈRE - OHM - POTENZA - FREQUENZA -
TOLLERANZA MATRICOLA

SEB
Elettromagnetico cl. 0,5 – d.f.s. 500
milliamperometro Tipo F 05
Portata 500 mA
N° 685887

SEB
Elettromagnetico cl.0,5 – d.f.s. 120
voltmetro Tipo F 05
Portate 60 / 120 / 300 / 600 V
N° 685885

Elettrodinamico - cos φ 0,2 – cl. 05 – New Tronic


d.f.s. 150
Tipo LW 1 600
PV 75 / 150 / 300 / 600 V
wattmetro
N. 237384
PA1 0,5 A (RW = 7,6 Ω; L = 5,2 H)

PA2 1 A (RW 1,9 Ω; L=1,3 H)

Elettronica Veneta
alimentatore da banco Vn = 0 – 350 V
2385 - ES/EV

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CONSIDERAZIONI IN MERITO AI RISULTATI OTTENUTI
Effettuando le misurazioni ed eseguendo i calcoli analitici si possono trarre delle
conclusioni sul comportamento della macchina al variare della tensione applicata
all’avvolgimento primario.
Si può asserire che all’aumento di quest’ultima crescano con un andamento
approssimativamente esponenziale la corrente primaria a vuoto 𝐼0 e la potenza attiva
dissipata nel circuito ferromagnetico 𝑃0 .
Mediante la sesta misura si riescono ad ottenere dati significativi per il tracciamento
del grafico che mostra la relazione tra la variazione di 𝑉1 e quelle delle succitate
grandezze.
Le perdite non variano consistentemente giacché si è adottata la frequenza di rete e
non ne sono state effettuate variazioni.
Un’ulteriore evidenza della sperimentazione è l’attenuazione del fattore di potenza
cos 𝜑0 , imputabile al sensibile aumento della corrente magnetizzante 𝐼𝜇 rispetto a
quello modesto della corrente 𝐼𝑎 dovuta alle perdite per il fenomeno di isteresi
magnetica e per la circolazione di correnti parassite nel circuito ferromagnetico, che
produce il proporzionale incremento della potenza reattiva a vuoto 𝑄0 più significativo
di quello relativo alla potenza attiva a vuoto 𝑃0 .

Tabella risultati misurazioni e calcoli analitici

cosφ0=P0/V1n*I0
Grandezza e
formule

KV ΔV V kA ΔA A kW ΔW P0 Ra X0 S0

N. → V/div. n. div. V A/div. n. div. A W/div. n. div. W Ω Ω VA ad.

un.

1 1 105 105 10-3 40 0,04 0,05 59 2.95 3737 3699 4,2 0,70

2 1 120 120 10-3 43 0,043 0,1 37 3,7 3891 4011 5,1 0,71

3 1 135 135 10-3 48 0,048 0,1 46 4,6 3961 3996 6,4 0,70

4 2 80 160 10-3 55 0,055 0,1 61 6,1 4196 4037 8,8 0,69

5 2 110 220 10-3 99 0,099 0,2 54 10,8 4481 2559 21,7 0,49

6 2 120 240 10-3 118 0,118 0,2 64 12,8 4500 2280 28,3 0,45

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Grafici comportamento macchina
P0
I0 14 f.d.p.
0,8

12 0,7

10 0,6

P0
0,5
8
0,4
6
0,3

4
0,2

2 0,1
I0
0 0
0 100 200 300 0 100 200 300

V1 V1

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