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LEGGI ELETTROMAGNETISMO

Fonte: libro di testo “Corso di elettrotecnica ed elettronica 2” - Hoepli


Forza agente su un conduttore elettrico

Su un filo conduttore percorso da corrente elettrica di intensità l e posto in un campo


magnetico di induzione B costante si sviluppa una forza F :
• intensità pari a F = B⋅I⋅ l dove l è la lunghezza della parte di conduttore interessata dal
campo magnetico
• direzione perpendicolare sia al campo magnetico che alla corrente
• verso individuato dal pollice della mano destra con le dita disposte nel verso della corrente e
potendosi chiudere su vettore B
Se il conduttore non è disposto perpendicolarmente alle linee di forza del campo magnetico si
deve considerare la componente Bn = B⋅senα che è perpendicolare al conduttore .
L'intensità della forza diventa allora: F = B⋅I⋅ l ⋅senα
Al variare di α la forza varia da zero (α = 0°, conduttore disposto lungo le linee di campo) al
valore massimo (α = 90°, conduttore disposto perpendicolarmente alle linee di campo).
Coppia agente su una spira e su una bobina

Quando nel campo magnetico è posta una spira percorsa da corrente, su ognuno dei lati attivi
BC e AD, immersi nel campo magnetico per una lunghezza a, si svilupperà una forza F = B⋅l⋅a

Essendoci due forze uguali, parallele e di verso opposto, sulla spira agirà una coppia di forze,
il cui momento è dato da: C = Fb = B⋅l⋅a⋅b, dove b è il braccio della coppia.
Essendo b = d⋅cosα e a⋅d = S (area della sezione interna della spira), si ottiene: C = B⋅I⋅S⋅cosα

Se la spira è libera di muoversi, l'applicazione della coppia ne determina la rotazione,


l'angolo α varia e, di conseguenza, cambia anche il valore della coppia, da zero (per α = 90°)
al valore massimo (per α = 0°).
Coppia agente su una spira e su una bobina

Per ottenere una coppia di valore costante, indipendentemente dalla posizione della spira, il
campo magnetico deve essere radiale, ossia con le linee di forza dirette tutte verso il centro
della spira e perpendicolari in ogni punto alla circonferenza che la spira stessa descrive con un
movimento rotatorio intorno al proprio centro. In questo caso il braccio delle forze è sempre
pari alla dimensione d e, quindi, si ha C = B⋅l⋅S per qualsiasi posizione della spira.

Per ottenere un campo magnetico radiale si pone tra le espansioni polari di un magnete un
nucleo cilindrico di ferro dolce, in grado di modificare l'andamento delle linee di forza e
renderle radiali nel traferro circostante il nucleo stesso.

Se si considera una bobina di N spire collegate in serie, su ogni spira agirà la stessa coppia,
per cui la coppia totale agente sulla bobina sarà pari a N volte la coppia su ogni singola spira.
La coppia agente su una bobina di N spire immersa in un campo radiale è quindi: C = N⋅B⋅l⋅S
Forze elettrodinamiche agenti tra conduttori
Tra due conduttori rettilinei e paralleli,percorsi da corrente si instaurano delle forze
elettrodinamiche, di attrazione o di repulsione a seconda dei versi delle correnti, dovute al
campo magnetico creato da un conduttore e agente sull'altro.
Nella figure precedenti sono rappresentate le situazioni che si creano su un piano perpendicolare al
conduttore, nei due casi di correnti concordi (a) e discordi (b).

Supponendo di essere nel vuoto (o nell'aria), l'intensità del vettore induzione B1 creato dalla corrente I1
nel punto in cui è posto il conduttore 2 è data da: µ o I1
B1 =
2πd
µ o I1 I 2 l
Sul conduttore 2 agirà la forza F, che dipende dalla corrente I2 e dall'induzione B1: F = B1 ⋅ I 2 ⋅ l =
2πd
Facendo lo stesso ragionamento per il conduttore 1 soggetto all'induzione B2, si ottiene la stessa
espressione per la forza F: µ o I1 I 2 l
F = B2 ⋅ I 1 ⋅ l =
2πd
Nel caso di conduttori posti in un mezzo magnetico di permeabilità occorre considerare la permeabilità del
mezzo invece di quella del vuoto, ottenendo: µ µ II l
F= r o 1 2

e la forza diventa maggiore, dipendentemente dal valore di µr 2πd

Nel caso di due conduttori percorsi dalla stessa corrente (come i due fili di andata e ritorno di un cavo
elettrico), si ha l1 = I2 e, quindi:
µrµo I l
2
F=
2πd
Quanto detto a proposito delle forze elettrodinamiche si può così riassumere:
 due conduttori paralleli, percorsi da corrente, sono soggetti ognuno a una forza di attrazione (correnti
concordi) o di repulsione (correnti discordi), che aumenta con il prodotto delle intensità delle due correnti
(o con il loro quadrato, se uguali), con la permeabilità del mezzo magnetico dove sono posti i conduttori e
con la lunghezza degli stessi; la forza diminuisce, invece, all'aumentare della distanza tra i conduttori.
Induzione elettromagnetica

Il fenomeno dell'induzione elettromagnetica consiste nella generazione di tensioni e di correnti


indotte all'interno di circuiti elettrici chiusi, interessati da un flusso magnetico variabile
concatenato con il circuito stesso.
 Se il circuito concatena un flusso costante nel tempo, non si crea alcuna tensione indotta e
non circola in esso alcuna corrente se il circuito è chiuso.
 Il valore della tensione indotta è direttamente proporzionale alla variazione del flusso
magnetico concatenato e inversamente proporzionale all'intervallo di tempo durante il quale
si ha tale variazione, secondo la relazione:
∆Φ c dΦ c
E= →e= (legge di Faraday-Neumann)
∆t dt
L'espressione indica che la tensione indotta è pari al rapporto incrementale tra le grandezze ∆Φc e ∆t e
quindi al limite per ∆t→0, è pari alla derivata del flusso concatenato; dipende quindi dalla pendenza della
curva che lega le due grandezze: quanto maggiore è la pendenza tanto più grande è la variazione ∆Φc a
parità di ∆t e quindi tanto più elevata è la tensione indotta.
Se il circuito sede della tensione indotta è chiuso, la tensione indotta si comporta da forza
elettromotrice e genera una corrente che, a sua volta, provoca un campo magnetico indotto.
La corrente indotta genera un campo magnetico che si oppone alle variazioni di quello
induttore: se il flusso concatenato induttore tende a diminuire il campo indotto ha un effetto
magnetizzante, concorde con quello induttore, e viceversa.

Queste osservazioni hanno portato alla formulazione della legge di Lenz:


 il verso della tensione indotta è sempre tale da opporsi alla variazione del flusso concatenato
induttore.

Per tener conto di tale opposizione, si esprime matematicamente la legge di Faraday-Neumann-


Lenz nel modo seguente:
∆Φ c Φc

d
E=− →e=−
∆t dt
La relazione stabilisce una corrispondenza tra i segni di ∆Φc e di E: se il flusso aumenta
(∆Φc>0) la tensione indotta è negativa, mentre se diminuisce (∆Φc <0) la tensione è positiva.

Dall'espressione della legge dell’induzione lettromagnetica si ricava che il prodotto E⋅∆t è pari
alla variazione del flusso concatenato, (detto anche impulso di tensione); esso si misura in
Weber o in Volt per secondo e corrisponde, sul grafico all'area del rettangolo elementare
avente altezza E e base ∆t.
Tensione indotta da un flusso magnetico sinusoidale

Si consideri un flusso magnetico concatenato ad un circuito elettrico (bobina di N spire) con un


andamento sinusoidale nel tempo e quindi con una espressione analitica:

ϕ c ( t ) = N ⋅ Φ M ⋅ sin( ωt )

Per la legge dell'induzione elettromagnetica (legge di Faraday-Neumann-Lenz) nella bobina si


produce, a causa della variabilità nel tempo del flusso magnetico, una tensione indotta data da:

dϕ c ( t ) d [N ⋅ Φ M ⋅ sin( ωt )]
e=− =− = − N ⋅ Φ M ⋅ ω ⋅ cos( ωt )
dt dt
Considerando che: − cos( ωt ) = sin( ωt − π / 2 ) si può scrivere:

e = N ⋅ Φ M ⋅ ω ⋅ sin( ωt − π / 2 )

La tensione indotta da un flusso sinusoidale ha, quindi, le seguenti caratteristiche:


• La tensione è sinusoidale, con la stessa pulsazione ω e quindi con la stessa frequenza f del
flusso magnetico
• ha valore massimo dato da: E M = N ⋅ Φ M ⋅ ω = 2πf ⋅ N ⋅ Φ M
EM 2πf ⋅ N ⋅ ΦM
• ha valore efficace pari a: E= = = 4,44 ⋅ f ⋅ N ⋅ ΦM
2 2
• è sfasata in ritardo di 90° rispetto al flusso che I'ha prodotta
Tensione indotta in un conduttore in moto relativo rispetto al campo magnetico

Si consideri un conduttore elettrico che si muove di moto rettilineo uniforme, con velocità costante v, in un
campo magnetico di induzione B costante nel tempo, le cui linee di forza sono tra loro parallele ed "entranti"
perpendicolarmente nel piano del disegno. Le linee di campo magnetico vengono tagliate
perpendicolarmente dal conduttore in moto.

Sulla lunghezza l del conduttore viene indotta una tensione che, come si può dimostrare a partire dalla legge
di Faraday-Neumann, ha la seguente espressione: E = B ⋅l ⋅v
- il verso positivo di E è dato dalla “regola della mano destra” del prodotto vettoriale tra v e B, cioè è dato dal
verso del pollice della mano destra quando si indirizza l’arco delle dita lungo la direzione del vettore v e lo si
chiude sul vettore B.
Se il conduttore si muove nel campo magnetico in direzione non perpendicolare
alle linee di forza, occorre scomporre il vettore velocità nelle due componenti:
• velocità tangenziale vt = v⋅cosα che, non tagliando le linee di flusso, non
produce alcuna tensione indotta
• velocità normale vn = v⋅sinα che, tagliando le linee di flusso produce tensione
indotta con la seguente espressione: E = B ⋅ l ⋅ v ⋅ sinα
Tensione indotta in una spira rotante in un campo magnetico

Si consideri una spira aperta di forma rettangolare, di


lunghezza l e raggio r, posta in rotazione con velocità angolare
ω costante all'interno di un campo magnetico di induzione B
costante, con linee di forza perpendicolari all'asse della spira.

Rappresentando la sezione della spira su un piano


perpendicolare al suo asse di rotazione, la velocità v è quella
periferica di ogni conduttore, legata alla velocità angolare
dalla relazione: v = ω⋅ r

La componente della velocità che "taglia" le linee di campo


magnetico B è quella normale, perpendicolare alle linee di
campo ed è data da: v n = v ⋅ sin α = ω ⋅ r ⋅ sin α

Su ogni conduttore attivo, in movimento all'interno del campo magnetico, nasce una tensione indotta E
data dall'espressione: Econduttore = B ⋅ l ⋅ v ⋅ sinα = B ⋅ l ⋅ ω ⋅ r ⋅ sinα
con polarità individuabile con la regola delle tre dita della mano destra.

Le tensioni indotte nei due conduttori hanno lo stesso valore e agiscono in modo concorde tra loro e quindi
la tensione indotta nella spira sarà la somma delle due:
Espira = 2 ⋅ B ⋅ l ⋅ v ⋅ sinα = 2 ⋅ B ⋅ l ⋅ ω ⋅ r ⋅ sinα = B ⋅ S ⋅ ω ⋅ sinα = ω ⋅ Φ M ⋅ sinα
dove S = 2⋅l⋅r è la sezione della spira, e il prodotto B⋅S = ΦM cioè il flusso magnetico massimo che si
concatena con la spira quando questa è perpendicolare alle linee di campo (α = 0°).
Lo spostamento angolare α della spira può essere espresso in funzione della velocità angolare ω e del
tempo t secondo la relazione: α = ω ⋅ t
Percui la espressione nel tempo della tensione indotta e(t) ai capi di una spira in moto rotatorio costante
dentro un campo magnetico di induzione B uniforme diviene:
e( t ) = ω ⋅ Φ M ⋅ sin(ωt) = EM ⋅ sin(ωt)

tale tensione indotta in una spira varia con la funzione sin(ωt), ossia varia con legge sinusoidale.
 Si è ottenuta, in questo modo, una tensione alternata sinusoidale (generatore di tensione sinusoidale).
Autoinduzione

Si consideri un induttore di induttanza L costante, inserito in un circuito elettrico


in cui è possibile variare la corrente circolante I nel tempo.
Il flusso concatenato Φc con I'induttore è dato da Φc = L⋅I ed è variabile nel
tempo essendo la corrente variabile nel tempo
Essendo l'induttore soggetto a un flusso concatenato variabile, prodotto dalla
sua stessa corrente, ai suoi capi nascerà una tensione per autoinduzione
magnetica, dove il termine "autoinduzione" indica che la causa del fenomeno
induttivo è da imputare allo stesso circuito che ha prodotto il flusso magnetico.

Indicando con ∆Φc = L⋅∆I la variazione del flusso concatenato nell'intervallo di


tempo ∆t , dovuta alla variazione ∆I della corrente , si avrà la tensione indotta E
∆Φc ∆I di
E= =L per ∆t → 0 si ha e = L
∆t ∆t dt
Il valore della tensione di autoinduzione è direttamente proporzionale all'induttanza della bobina e alla
velocità di variazione della corrente; quanto più la corrente nel circuito varia rapidamente, tanto maggiore
è l'incremento (o il decremento) ∆I nell’intervallo di tempo ∆t e tanto maggiore sarà la tensione indotta E.

In merito al verso della tensione indotta, secondo la legge di Lenz, la tensione autoindotta E deve opporsi
alla variazione della corrente che la ha generata: di
e = −L
dt
• se I diminuisce (∆I < 0) la tensione autoindotta E dovrà dare un contributo positivo alle tensioni del
circuito per favorire la circolazione della corrente riaumentandola;
• se I aumenta (∆I > 0) la tensione autoindotta E dovrà dare un contributo negativo alle tensioni del circuito
per cercare di contrastare l’aumento di I.
Mutua induzione

Si considerino due bobine di N1 e N2 spire, avvolte attorno allo stesso nucleo


magnetico.
Le due bobine si dicono sono mutuamente accoppiate, in quanto la circolazione
di corrente in una delle due produce un flusso magnetico nel nucleo, che va a
interessare, in tutto o in parte, anche l'altra bobina.
Questo è quanto avviene, per esempio, nei trasformatori elettrici.

Nella figura sottostante è riportato lo schema di due bobine mutuamente accoppiate, nei casi in cui è
alimentata la bobina 1 e l'altra è aperta (figura a) e viceversa (figura b).
I flussi magnetici che compaiono nello schema hanno il seguente significato:
nel caso a) il flusso Φu è il flusso utile che, prodotto dalla bobina 1, va a interessare anche tutte le spire della
bobina 2; il flusso Φd1 è, invece, il flusso disperso che, prodotto dalla bobina 1, non si richiude entro nessuna
spira della bobina 2; Φ1 è il flusso totale della bobina 1, somma dei due flussi (utile e disperso);
nel caso b) il flusso Φu è ancora il flusso utile, questa volta prodotto dalla bobina 2 e che si richiude in tutte le
spire della bobina 1; il flusso Φd2 è, invece, il flusso disperso che, prodotto dalla bobina 2, non si richiude
entro nessuna spira della bobina 1; Φ2 è il flusso totale della bobina 2, somma dei due flussi (utile e disperso).
Considerando il caso a) e applicando la legge di Hopkinson e la relazione L = N2/ R che lega l’induttanza L
del circuito magnetico con il valore della riluttanza magnetica R del circuito magnetico, si ottiene
l’espressione del flusso totale prodotto dalla bobina 1:
N1 I1 L LI
Φ1 = = 12 N1 I1 = 1 1
R N1 N1

Il flusso utile Φu che, prodotto dalla bobina 1, si richiude nelle spire della bobina 2 è una parte di questo
flusso Φ1 ; introducendo il coefficiente adimensionale α1= Φu / Φ1 variabile tra 0 (flusso utile nullo) e 1 (flusso
utile uguale al flusso totale prodotto e cioè flusso disperso nullo) si ha:
α1 L1 I1
Φ u = α1Φ1 =
N1

α1 L1 I1 N 2
Il flusso utile concatenato con la bobina 2 è dato da: Φ c2 = Φ u N 2 =
N1

Si definisce coefficiente di mutua induzione M il rapporto tra il flusso concatenato con la bobina 2 e la
corrente della bobina 1 che l'ha prodotto:
Φ α LN
M = c2 = 1 1 2
I1 N1

Ripetendo il ragionamento precedente per il caso b) è facile verificare che il coefficiente di mutua induzione
M tra le bobine, pari in questo caso al rapporto Φc1/ I2 sarà dato da:
Φ c1 α 2 L 2 N1
M = =
I2 N2
Moltiplicando membro a membro le espressioni precedenti si ottiene:

α1 L1 N 2 α 2 L 2 N1
M2 = = = α1α 2 L1 L2
N1 N2

Indicando con k = L L il coefficiente o fattore di accoppiamento tra le due bobine, si ottiene:


1 2

M = k L1 L2

relazione che lega il coefficiente di mutua induzione M alle induttanze L1 e L2 delle due bobine e al loro
fattore di accoppiamento k.

Il coefficiente k è un numero adimensionale, la cui unità di misura è la stessa dell’induttanza, cioè H (Henry).

Se le due bobine hanno la stessa induttanza L si ricava facilmente la relazione: M = k ⋅ L

Riguardo ai valori che può assumere il fattore di accoppiamento k, si ha che:


• k = 0 indica che l'accoppiamento tra le bobine è nullo e quindi nessuna linea di flusso prodotta
dall'avvolgimento induttore o magnetizzante si concatena con l'altro;
• k = 1 indica che l'accoppiamento tra le due bobine è perfetto, e quindi tutto il flusso prodotto da una
bobina si concatena con l'altra (flussi dispersi nulli).

L'accoppiamento tra le due bobine è tanto più stretto quanto più k si avvicina a 1, ed è tanto più debole
quanto più il valore di k è prossimo a zero.
Tensione indotta per mutua induzione

Se nel circuito di figura la corrente I1 viene resa variabile nel


tempo, accadono due fenomeni di induzione elettromagnetica:
 nella bobina 1 nasce una tensione indotta per autoinduzione,
dovuta alla variazione del flusso Φ1 prodotto da I1 ;
 nella bobina 2 nasce una tensione indotta per mutua e2(t)
induzione, dovuta alla variazione del flusso utile concatenato Φc2
conseguente alla variazione della corrente I1; l'avvolgimento 1 è
detto induttore in quanto produce la variazione di flusso, mentre
l'avvolgimento 2 è detto indotto, dato che subisce gli effetti di
tale variazione.

Indicando con ∆I1 la variazione della corrente nell'intervallo di tempo ∆t e supponendo M costante, la
variazione del flusso concatenato con la bobina 2 è pari a:

∆Φ c 2 = M ⋅ ∆I1

e, quindi, la tensione indotta nella bobina 2 sarà data, per la legge di Faraday-Neumann, da:
∆I1 dI1
E2 = M ⋅ e per ∆t → 0 e2 ( t ) = M
∆t dt
Come si vede, è stata usata l'espressione senza il segno - : però si deve sempre tener conto della legge di
Lenz e quindi la polarità di E2 deve essere tale da opporsi alla variazione del flusso concatenato Φc2.
Come si può vedere, è stata usata l'espressione
senza il segno - : però si deve sempre tener conto
della legge di Lenz e quindi la polarità di E2 deve
essere tale da opporsi alla variazione del flusso
concatenato Φc2.
Per capire come va applicata la legge di Lenz in
questo caso, si consideri lo schema riportato a
fianco, in cui si suppone che entrambe le bobine
siano avvolte in senso antiorario e che la bobina 2
sia chiusa su un resistore R.

Se nella bobina 1 la corrente l1 aumenta (∆I1 > 0) nella bobina 2 si ha una tensione indotta E2 > 0; tale
tensione deve far circolare nel secondario (bobina 2) la corrente I2 in modo che essa, attraversando la
bobina 2, produca un flusso di reazione diretto verso l'alto, opposto al flusso induttore che sta
aumentando; ciò avviene se la tensione E2 è positiva in D e negativa in C. Si può anche dire, più
correttamente, che la f.m.m. (forza magnetomotrice) di reazione N2I2 deve avere un effetto
smagnetizzante, in modo da opporsi all'aumento della f.m.m. N1I1.

 Il fenomeno della mutua induzione è molto importante ed è alla base del funzionamento di molte
macchine elettriche: sfruttando questo fenomeno è possibile trasferire energia elettrica tra due circuiti
elettricamente separati, dato che la variazione della corrente in un circuito fa nascere tensione ell'altro (e
anche corrente, se il circuito è chiuso).
Convenzione di segno per circuiti mutuamente accoppiati
Quando la corrente entrante nel morsetto segnato con il pallino di una bobina
aumenta, la tensione mutuamente indotta nell'altra bobina è positiva sul
corrispondente morsetto segnato. Se la corrente entrante nel morsetto segnato
diminuisce, si inverte la polarità della tensione indotta.

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