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Circuiti a corrente alternata

IC= V/ X corrente di spostamento

XC = 1 / (w*C) reattanza capacitiva

w = 2 *π * f pulsazione (pgreco è 3,14)

Tra i circuiti a corrente alternata consideriamo:

1. Il condensatore → immaginiamo di avere un generatore in corrente alternata collegato ad un


condensatore: se consideriamo la tensione ai capi del condensatore che varia alternativamente,
quindi varia in maniera continua, e continuamente assume valori o positivi o negativi, questo
comportamento della tensione determina nel condensatore delle fasi di carica e di scarica, queste
fasi sono equivalenti ad un passaggio di corrente. Questa pseudo corrente che riguarda il
dielettrico, ovvero il materiale posto tra le due armature, prende il nome di CORRENTE DI
SPOSTAMENTO ed è legata da una formula simile a quella della legge di Ohm.
T/xc La reattanza capacitiva ha un valore che dipende dalla capacità e da una pulsazione. Al
variare della frequenza mi varia anche la pulsazione, e se mi varia la pulsazione mi varia anche la
reattanza capacitiva e conseguentemente si possono fare delle considerazioni: se la frequenza è
uguale a 0, la reattanza XC diventa infinita e nel circuito non passa corrente, se diventa infinita è
come se il circuito fosse aperto. Se la frequenza è molto alta, la reattanza diventa piccola.
Che rapporto c’è tra la tensione e la corrente generata nel circuito?
Si dice che la corrente non è in fase con la tensione ma è in anticipo di 90°, ovvero corrente e
tensione non vanno di pari passo ma anzi una anticipa l’altra, anticipare significa che quando la
corrente raggiunge il massimo, il valore massimo della corrente arriva prima del valore massimo
della tensione.
2. Immaginiamo un generatore di tensione alternata che va ad alimentare un’induttanza L, quindi una
bobina che avvolge un materiale ferromagnetico: la tensione che stiamo applicando determina una
corrente alternata che genera un campo magnetico che varia continuamente e sulle basi di Faraday
sappiamo che si genera sul circuito una forza elettromotrice e si oppone alle variazioni di corrente.
Come risultato otteniamo una formula che lega corrente e tensione, ed è simile alla legge di Ohm:
vediamo che la corrente è uguale alla tensione diviso la reattanza induttiva. II = V / X L
XL = w * L w = 2*π*f
Per frequenze molto basse la reattanza induttiva tende a 0 e si oppone poco al passaggio della
corrente alternata, si comporta quasi come se fosse un cortocircuito mentre se abbiamo una
frequenza molto alta, la reattanza induttiva è molto alta e si comporta come una resistenza molto
alta, con un tasto aperto e si oppone al passaggio della corrente, diventa quasi come se il circuito
fosse interrotto.
Che rapporto c’è tra la tensione e la corrente generata nel circuito?
Anche in questo caso tensione e corrente non sono in fase, la corrente induttiva è sfasata di 90 °, è
90° in ritardo rispetto alla tensione.
3. Circuito che ha un generatore di tensione alternata, e nel circuito vediamo una resistenza,
un’induttanza e una capacità.
Cosa succede all’interno di questo circuito?
La corrente è in relazione con la tensione con una legge simile alla legge di Ohm: I = V / Z dove con
1 2
Z si intende l’impedenza del circuito (formula impedenza: √𝑅 2 + (𝑤 ∗ 𝐿 − (𝑤 ∗ 𝐶)) ).
La reattanza complessiva la possiamo ricavare come somma della reattanza capacitiva e reattanza
induttiva X = XC + XI = w*L – 1/ (w*C) e possiamo ricavare l’angolo di fase della corrente che è dato
dal rapporto tra la reattanza diviso la resistenza. Tgϕ = X / R.
Condizione di risonanza = reattanze uguali quando XC = Xl cioè w*L = 1 / (w*C)
Nelle condizioni di risonanza la capacità e l’induttanza si annullano reciprocamente ed è come se
nel circuito ci fosse solo una resistenza.

Se abbiamo circuiti con impedenze in serie, possiamo ottenere un’impedenza equivalente che è
somma delle singole impedenze Z = Z1 + Z2 + Z3
Se abbiamo delle impedenze in parallelo, possiamo ottenere un’impedenza equivalente che è
legata ad esse con la relazione: 1 /Z = 1/ z1 + 1 /Z2 + 1 / Z3 e cosa via.

Potenza dei circuiti in corrente alternata


La potenza elettrica di un circuito è data dal prodotto della tensione per la corrente. In corrente
alternata l’esistenza dell’angolo di fase tra tensione e corrente, complica le cose e per questo
nell’ambito della corrente alternata si definiscono tre potenze:
• Potenza apparente, è data dal prodotto della tensione per la corrente → S = V*I
• Potenza attiva, è il prodotto tra V tensione, I corrente e coseno dell’angolo di fase → P =
V*I*cos ϕ
• Potenza reattiva, è data da tensione per corrente per il seno dell’angolo di fase → Q = V *
I*sen ϕ

Di questi, il valore più importante è quello della POTENZA ATTIVA che è rappresentata geometricamente
dal prodotto della tensione V per la componente della corrente che è in fase con la tensione, che vale I *cos
ϕ.
Cosa significa?

Cos ϕ → rappresenta il valore di potenza.

La potenza attiva è la potenza che può trasformarsi in potenza utile, il valore della potenza attiva
moltiplicato per il tempo ci dice quant’è l’energia che spendiamo, quant’è l’energia termica, luminosa,
meccanica che utilizziamo che non è altro che l’energia che ci viene misurata dal contatore e che paghiamo
nella bolletta dell’ENEL.

Geometricamente, cosa si intende per angolo di fase?

La corrente I ha due componenti, una di queste due componenti giace sullo stesso asse dove giace la
tensione, mentre l’altra è perpendicolare alla tensione. Tra tensione e corrente c’è un angolo chiamato ϕ
(fi) che è l’angolo di fase; la componente della corrente che giace sullo stesso asse della tensione è data dal
prodotto I x il coseno dell’angolo di fase.
Fattore di potenza = cos ϕ

La potenza reattiva misura il prodotto della tensione per la componente della corrente che è
perpendicolare alla tensione stessa I sen ϕ che non è in fase con la tensione ma è perpendicolare, cioè è in
quadratura.

Se nel circuito ci sono capacità e induttanza, la potenza reattiva è impegnata nella creazione del campo
elettrico nel condensatore e del campo magnetico nello spazio circostante quindi questa potenza, dal
punto di vista fisico, si traduce in corrente che è impegnata nel creare un campo elettrico sul condensatore
e un campo magnetico sullo spazio ed è corrente che non produce energia utilizzabile, me dissipa energia
per effetto Joule, è corrente che non produce energia ma anzi la spreca. E’ per questo motivo che gli enti
che forniscono energia elettrica impongono di limitare la potenza reattiva: nel caso più comune, quello
dove il carico è attivo, c’è una forte potenza reattiva e può esserci se c’è nel circuito ci sono molti motori.
Se l’angolo di fase della corrente è eccessivo, per evitare di pagare un sovraprezzo si può compensare la
componente induttiva inserendo nel circuito una capacità di valore sufficiente a riportare l’angolo ϕ ai
valori indicati dall’ente fornitore e questa tecnica si chiama RIFASAMENTO e viene attuata mediante
l’impiego di appositi condensatori. L’angolo ϕ deve stare entro certi limiti indicati dal fornitore di energia
perché se eccede a questi limiti si possono avere dei problemi: se questo angolo assume certi valori per cui
si ha una potenza reattiva molto maggiore non è una bella cosa perché significa che stiamo sprecando
corrente, energia perché oltre a non alimentare il circuito, l’energia viene anche dissipata per effetto Joule.

La potenza apparente non si misura in WATT ma in VOLTAMPERE.

La misura della potenza attiva richiede l’utilizzo di uno strumento apposito, il WATTMETRO che comprende
due bobine attraversate una dalla corrente del circuito e l’altra da una corrente che è proporzionale alla
tensione. La deviazione complessiva dell’indice del WATTMETRO è proporzionale al prodotto dei due valori
e anche al coseno della differenza di fase.

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