parallelo
di Claudia Volterrani, Camilla Gavazzi, Diletta Michelacci, Rachele Guarnieri
La legge di Ohm prende il nome dal fisico tedesco Georg Simon Ohm.
Nato a Erlangen nel 1787 e morto a Monaco di Baviera nel 1854, fu
figlio di un fabbro e dovette interrompere varie volte gli studi per aiutare
il padre. Maestro a Bamberga, professore di matematica e fisica al
ginnasio di Colonia, diede nel 1827 le dimissioni da insegnante per
contrasti col ministero, e impart lezioni private fino al 1833: in
quell'anno, a riconoscimento delle sue importanti ricerche di elettrologia,
fu nominato docente del politecnico di Norimberga, di cui fu poi rettore
fino al 1849. Negli ultimi anni fu professore nell'universit di Monaco e
consulente dell'amministrazione dei telegrafi.
Ci che ora conosciuto come la legge di Ohm compare per la prima
volta nel volume
Die galvanische Kette mathematisch bearbeitet (Il circuito galvanico
dimostrato matematicamente) del 1827, in cui egli diede la sua completa
teoria sull'elettricit. In questo scritto, Ohm ha dichiarato che la sua
legge per la forza elettromotrice che agisce tra le estremit della parte di
un circuito il prodotto della forza della corrente e la resistenza della
parte del circuito.
La comunemente definita 1 Legge di Ohm esprime la legge
costitutiva di proporzionalit diretta tra la differenza di potenziale
elettrico applicata ai capi di un conduttore e l'intensit della corrente
elettrica che lo attraversa. La costante di proporzionalit detta
resistenza elettrica.
Un'altra relazione, detta anche impropriamente seconda legge di Ohm,
permette di calcolare la resistenza di un materiale a partire da resistivit,
lunghezza e sezione.
Denotando con V la differenza di potenziale elettrico ai capi di un
conduttore elettrico, e con I la corrente elettrica che lo attraversa, la 1
legge di Ohm ha la forma:
R= V/I
dove R la resistenza elettrica caratteristica del conduttore.
aumentano le oscillazioni degli ioni del metallo. Gli urti degli elettroni con
gli ioni si fanno cos pi frequenti e ci comporta un aumento della
resistivit e, quindi, della resistenza elettrica del conduttore, che per la
seconda legge di Ohm dalla resistivit dipende.
Definiamo circuito elettrico un insieme di conduttori collegati l'uno
all'altro in modo continuo e collegati ai poli di un generatore. La corrente
passa nei vari conduttori nel verso che va dal polo positivo al polo
negativo del generatore. All'interno del generatore, invece, la corrente
passa nel verso che va dal polo negativo al polo positivo. Il percorso
della corrente circolare e quindi, si dice, che essa circola nel circuito.
I componenti elettrici di un circuito elettrico (ad esempio resistori,
condensatori, induttori e generatori di tensione) possono essere
collegati fra loro in serie oppure in parallelo per mezzo di conduttori
elettrici (ad esempio fili metallici) che trasportano al loro interno gli
elettroni per il funzionamento del circuito.
La differenza di potenziale data dal generatore misurata da un
voltmetro montato in parallelo, cos come la misura della corrente ci
viene data dall'amperometro, inserito in serie nel circuito.
Circuiti in serie
Si parla di collegamento in serie quando due o pi componenti, che
possono essere resistenze o condensatori, sono collegati in modo da
formare un percorso unico per la corrente elettrica che li attraversa.
Resistori in serie
Due resistenze si dicono in serie se sono poste una di seguito all'altra e
unite attraverso un solo capo di conduttore.
Due resistenze in serie hanno in comune un solo punto, chiamiamo
esso B, allo stesso potenziale, mentre gli altri due capi non sono uniti fra
loro e hanno, in generale, potenziale Va e Vc differenti.
Circuiti in parallelo
Si parla di collegamento in parallelo quando componenti (resistenze o
condensatori) sono collegati ad una coppia di conduttori in modo che la
tensione elettrica sia applicata a tutti quanti allo stesso modo. Inoltre gli
utilizzatori sono paralleli l'uno all'altro e svolgono funzione indipendente:
se uno non funziona gli altri funzionano.
Resistori in parallelo
Due o pi resistenze si dicono collegate in parallelo se sono unite
attraverso entrambi i capi, cio tutti i
primi capi confluiscono nello stesso
nodo e tutti i secondi confluiscono in
un altro nodo.
Collegando gli stessi ponti, tutte le
resistenze sono sottoposte alla
stessa differenza di potenziale.
Poich i nodi A e B sono comuni ai
Per la legge dei nodi, ovvero che la somma delle correnti che entrano in
un nodo uguale alla somma delle correnti uscenti, nel nodo A
confluisce la corrente I che si suddivide nelle correnti I1 e I2 :
I= I1 + I2
Descrizione dell'esperimento
Per prima cosa abbiamo costruito il primo circuito, quello con le
resistenze in serie, come spiegato precedentemente nella descrizione
dell'apparato, collegando tra loro, con dei connettori, il generatore di
tensione, i resistori, il voltmetro (in parallelo) e l'amperometro (in serie).
Dopo aver acceso il generatore di tensione, lo abbiamo poi regolato per
fornire al circuito una differenza di potenziale iniziale di circa 0,75 volt e
contemporaneamente abbiamo registrato i valori dell'intensit di
corrente ; abbiamo quindi proceduto a registrare i dati ogni volta
aumentando di circa 1 volt il valore di V, inserendoli in una tabella da
cui poi, successivamente, avremmo creato un grafico.
A questo punto abbiamo proceduto verificando sperimentalmente la
formula teorica della Resistenza equivalente per le resistenze in serie:
Req= R1+R2+R3+...+RN
ottenendo come risultato:
Req= 560+560= 1120
Abbiamo poi eseguito la stessa procedura per quanto riguarda il
secondo circuito, quello con le resistenze in parallelo, dopo averlo
costruito come spiegato nella descrizione dell'apparato, collegando
sempre generatore, resistori, voltmetro (in parallelo) e amperometro (in
serie).
Acceso il generatore di tensione e stabilita una differenza di potenziale
iniziale di 0,86 volt circa, abbiamo registrato contemporaneamente il
valore dell'intensit di corrente, questa volta aumentando ogni volta di
circa 0,9 volt il valore di V. Raccolti tutti i dati in una tabella,
successivamente saremmo andati a creare un grafico e a calcolare il
rapporto tra la differenza di potenziale e l'intensit di corrente.
Per ultima cosa abbiamo proceduto alla verifica della formula per la
Resistenza equivalente, in questo caso quella per le resistenze in
parallelo, ovvero:
Req = 1/{(1/R1)+(1/R2)+(1/R3)..+(1/Rn)}
ottenendo come risultato:
Req = 1/{(1/560)+(1/560)} = 280
V(V)
0,75
1,75
2,74
3,77
4,72
5,73
6,79
7,72
8,75
9,73
10,76
11,76
12,74
R()
1071,43
1029,41
1096
1077,14
1123,81
1081,13
1113,11
1118,84
1107,59
1105,68
1109,28
1109,43
1107,83
V(V)
0,86
1,73
2,67
3,37
4,27
5,16
6,07
6,95
7,62
8,5
9,29
10,02
10,82
R()
277,42
279,03
275,26
276,23
277,27
277,42
277,17
276,89
276,09
277,79
276,49
276,8
274,62
N.B!
Nella misurazione di una grandezza fisica inevitabile compiere degli
errori di misura. Tali errori possono dipendere da:
limiti degli strumenti stessi: ogni strumento ha una sensibilit
limitata e non quindi in grado di misurare valori inferiori alla sua
sensibilit;
imprevedibili errori umani nell'uso degli strumenti o nella procedura
sperimentale.
Gli errori di misura si distinguono in: errori sistematici ed errori
accidentali, che sono imprevedibili a priori.
Gli errori sistematici sono dovuti ad imperfezioni degli strumenti
utilizzati o a imprecisioni della procedura di misura. Questo tipo di errore
fa si che le misure siano tutte regolarmente errate o per difetto o per
eccesso.
Gli errori accidentali sono dovuti ad eventi casuali che capitano nel
processo di misura. Possono essere generati sia da imprecisioni dello
strumento di misura, sia da imprecisioni dello sperimentatore, sia da
variazioni casuali della grandezza fisica presa in esame.
Osservazioni finali
E' stato possibile verificare che i valori della resistenza equivalente
ricavati sperimentalmente (e con l'applicazione della 1 legge di Ohm) ,
sia nel caso delle resistenze poste in serie, sia in quello delle resistenze
in parallelo, coincidono o comunque tendono ai valori ottenuti tramite le
specifiche formule.
Resistenze in serie
Req= 1120 (valore ricavato attraverso le formule teoriche)
Valore medio, ricavato sperimentalmente, delle resistenze in serie
1096,21
Resistenze in parallelo
Req= 280 (valore ricavato attraverso le formule teoriche)
Valore medio, ricavato sperimentalmente, delle resistenze in parallelo
276,81