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La corrente elettrica

Per produrre e osservare gli effetti della corrente bisogna possedere:


• Una pila, ovvero un generatore di corrente;
• Un filo metallico, di rame;
• Qualcosa che permetta il passaggio di corrente, come una lampadina.
Se la lampadina si accende ci è dunque un passaggio di corrente nel circuito, dalla pila alla
lampadina e viceversa; nel caso contrario non vi è corrente nel circuito. Se la luce emessa dalla
lampadina diventa sempre più intensa significa che l’intensità di corrente è aumentata; al
contrario, minore è l’intensità luminosa minore è la corrente. È possibile collegare più
lampadine e più pile. Se si collegano più lampadine la luminosità, dunque la corrente, si riduce;
se si collegano più pile in serie la luminosità aumenta.
La corrente elettrica che circola in un circuito elettrico è un movimento di cariche elettriche
che attraversa tutti i punti del circuito.
Una particella carica positivamente è respinta dalle forze generate dalle cariche positive ed è
attratta dalle forze generate dalle cariche negative. Le cariche vengono messe in movimento e
vengono trasportate da fili o cavi metallici ricoperti da materiali isolanti.

L’unità di misura della corrente elettrica è l’ampere (A). La corrente elettrica è il rapporto tra
la quantità di corrente elettrica (C) e l’intervallo di tempo (s) in cui la corrente elettrica passa
attraverso il filo:

∆𝑸
I= ∆𝒕

In un conduttore scorre una corrente di intensità pari a 1 A quando una quantità di carica di 1 C
attraversa una sezione del conduttore in un intervallo di tempo pari a 1 s:

𝟏𝑪
1 A = 𝟏𝒔

I circuiti elettrici
I circuiti elettrici sono assemblamenti di dispositivi elettrici collegati a un generatore di
tensione per mezzo di un filo conduttore, con lo scopo di distribuire la corrente elettrica erogata
dal generatore alle varie componenti che li costituiscono.
Un circuito elettrico è un percorso chiuso che permette alle cariche di partire da un estremo,
percorrere tutto il circuito fino all’altro estremo, e infine ritornare al punto di partenza in
modo da ripetere il percorso. Un circuito elettrico può funzionare in due modi:
• Corrente continua (---);
• Corrente alternata (~).
Un circuito a corrente continua è definito tale quando le cariche si muovono sempre nello
stesso verso e con la stessa intensità di corrente, in questo caso si parla di corrente
stazionaria.
Un circuito elettrico deve disporre di un generatore di tensione. Questo è indispensabile per
il funzionamento del circuito. Il circuito elettrico più semplice è costituito da un filo
conduttore i cui estremi sono collegati a un generatore di tensione. Gli estremi del filo
vengono collegati ai poli del generatore, di cui uno è positivo e l’altro è negativo. Il verso
della corrente è dato dal moto delle cariche positive; la corrente si muove lungo il circuito
positivo e va verso quello negativo. Il generatore di tensione sposta le cariche positive dal
polo negativo al polo positivo; come effetto si ha una differenza di potenziale tra i capi del
circuito.

∆𝑉 = 𝑉+ − 𝑉− ≥ 0

La differenza di potenziale che un generatore a corrente continua presenta tra i propri poli
quando non è collegato a un circuito prende il nome di forza elettromotrice. È il massimo
valore di differenza di potenziale che un generatore è in grado di mantenere ai capi di un
circuito.

• I condensatori sono altri componenti che possono essere collegati a un circuito


elettrico. Essi accumulano energia e hanno una propria capacità.
• Gli utilizzatori si collegano a un circuito e vengono attraversati dalla corrente. Ogni
utilizzatore è un conduttore che oppone resistenza (R) al passaggio di corrente
elettrica. Gli oggetti che oppongono resistenza al passaggio di corrente si chiamano
resistori.
• Gli induttori creano una corrente aggiuntiva che si oppone alle variazioni di corrente
create dall’esterno.
• Un interruttore elettrico permette di regolare il passaggio della corrente,
consentendolo o interrompendolo nel circuito. Può essere aperto o chiuso.

In un circuito le diverse componenti di una stessa tipologia, possono essere collegate tra
loro in due possibili modi: in serie o in parallelo.
Due resistenze si dicono in serie se sono poste una di seguito all’altra e vengono unite da un
solo capo del conduttore. Due resistenze in serie corrispondono a un’unica resistenza
equivalente di valore uguale alla somma delle due resistenze.
Due resistenze si dicono in parallelo quando sono unite attraverso entrambi i capi del
conduttore, i primi capi confluiscono nello stesso nodo e i secondi capi confluiscono in un
altro nodo.

Le leggi di Ohm
Le leggi di Ohm descrivono il comportamento di un resistore in un circuito elettrico
attraversato da corrente. La prima legge di Ohm stabilisce che la resistenza elettrica è data
dal rapporto tra la differenza di potenziale ai capi del conduttore e l’intensità di corrente; la
seconda legge di Ohm mette in relazione la resistenza elettrica di un conduttore con la
resistività.
∆𝑽 𝟏𝑽 ∆𝑽
• Prima legge di Ohm: R (Ω) = ; 1Ω = 𝟏𝑨; I =
𝑰 𝑹
𝑳 𝑹𝑨 Ω×𝒎𝟐
• Seconda legge di Ohm: R(Ω) = ρ 𝑨; ρ = → = Ω× 𝒎;
𝑳 𝒎
𝑹𝑨 𝑹𝑨 𝝆𝑳
ρ= ;L= ;A=
𝑳 𝝆 𝑹
Non tutti i conduttori rispettano la prima legge di Ohm, quelli che la seguono vengono
definiti conduttori ohmici.

L’effetto Joule
L’effetto Joule riguarda qualsiasi conduttore percorso da corrente elettrica e consiste nella
dissipazione di una parte dell’energia elettrica in altre forme di energia, prevalentemente
sotto forma di calore. Nel caso dei conduttori ohmici e dei circuiti a corrente continua il
calore generato è dato dal prodotto tra la potenza elettrica e l’intervallo di tempo.

Il campo magnetico
La proprietà del magnete è quella di attrarre il ferro e altri metalli. Il primo studio moderno
sui fenomeni magnetici si devono al fisico William Gilbert, che individuò nella Terra,
concepita come un grande magnete, la causa dell’orientamento degli aghi magnetici. Un
ago magnetico appeso a un filo si orienta con un’estremità verso il polo Nord terrestre e con
l’altra estremità verso il polo Sud. La Terra è una grande calamita, con due poli magnetici
che si trovano vicino al polo Nord e al polo Sud. Un ago si dispone sempre in direzione
Nord-Sud. In realtà, nei pressi del polo Nord geografico si trova il polo Sud magnetico, e
verso il polo Sud geografico si trova il polo Nord magnetico. Se nelle vicinanze dell’ago
sono presenti dei magneti l’ago risente dell’attrazione magnetica: il suo polo Nord viene
attratto da un’estremità del magnete (il polo Sud) e viene respinto dall’altra estremità (il
polo Nord), e viceversa. In base a ciò è possibile attribuire la polarità a qualunque magnete.
La proprietà del magnete può essere prodotta artificialmente; l’acciaio non è in grado di
attrarre piccoli oggetti di ferro, ma se si avvicina al contatto della magnetite, esso acquisisce
la capacità di attrarre gli oggetti in ferro: dunque è stato magnetizzato.
• Non è possibile separare i poli magnetici di un ago o di una calamita, a differenza
delle cariche elettriche. Se si taglia una calamita al centro, si otterranno due calamite
più piccole che presentano entrambe le polarità, vengono infatti chiamati dipoli
magnetici;
• Un corpo elettrizzato attrae corpi di differenti sostanze, invece la calamita attrae
unicamente pezzetti di ferro e di pochi altri metalli;
• Cariche elettriche e poli magnetici diversi si attraggono, poli uguali si respingono.

Un magnete crea sempre intorno a se un campo; lo spazio che circonda un qualsiasi


magnete acquisisce la proprietà di interagire con altri magneti e con alcuni materiali,
esercitando su di essi una forza attrattiva o repulsiva a seconda dell’orientamento reciproco
dei loro poli. Considerando questo campo indipendentemente dagli effetti che può causare
sulla materia circostante, si parla di campo magnetico o campo magnetizzante. Il verso
del campo magnetico è quello che va dal polo Sud al polo Nord dell’ago magnetico. La
direzione è la retta lungo la quale si dispone un ago magnetico.

Hans Christian Oersted dimostrò che un filo percorso da corrente provoca la deviazione
di un ago magnetico posto nelle sue vicinanze: il passaggio di corrente elettrica in un filo
genera un campo magnetico. Oersted per provare ciò:
• Dispose un filo in modo che esso avesse la direzione del campo magnetico terrestre,
mentre l’ago magnetico si orientava spontaneamente lungo quella direzione;
• Con il passaggio di corrente attraverso il filo, l’ago magnetico ruotava, disponendosi
poi perpendicolarmente al filo, indicando così la direzione e il verso del campo
magnetico.

Per trovare il verso del vettore del campo magnetico si può usare la regola della mano
destra: il pollice indica il verso della corrente del filo, le dita della mano destra,
chiudendosi, seguono invece il verso delle linee del campo magnetico.

Micheal Faraday dimostrò che un magnete esercita una forza su un conduttore


percorso da corrente. Egli evidenza la reciprocità delle interazioni tra magneti e
correnti: cariche elettriche in moto generano campi magnetici, cariche elettriche immerse
in un campo magnetico ne subiscono gli effetti. L’esperimento di Faraday consiste:
• In un circuito, il filo conduttore immerso nel campo magnetico non presenta alcuna
traccia di corrente;
• Chiudendo il circuito, il passaggio della corrente nel conduttore da si che esso subisca
l’effetto della forza magnetica, che tende a spostare il telaio verso il basso.

André-Marie Ampère studiò il comportamento di due fili percorsi da corrente: due fili
conduttori rettilinei e paralleli si attraggono se la corrente li percorre nello stesso
verso, si respingono se la corrente li percorre in versi opposti.
Il modulo della forza agente su un tratto lungo l di ogni filo è direttamente proporzionale
alla lunghezza l del filo e alle intensità di corrente 𝑰𝟏 e 𝑰𝟐 dei due fili, ed è inversamente
proporzionale alla distanza r tra i fili:

𝒍𝑰𝟏 𝑰𝟐
𝑭𝟏 = 𝒌
𝒓
La forza di Lorentz
La particella di carica q che si muove con velocità v: è sottoposta a una forza perpendicolare
al piano contenente i vettori v e B. Il modulo della forza di Lorentz è uguale a:

𝒒𝑰𝒗𝒔𝒆𝒏𝜶
𝑭=𝒌
𝒓
La forza è nulla se v = 0 (particella in quiete) e α = 0 (velocità della particella parallela alla
direzione del campo magnetico). La forza è massima quando α = 90° (campo e velocità
perpendicolari).
Il verso della forza si ottiene con la regola della mano destra: con il pollice si indica il
verso del vettore v e con l’indice si indica il verso del vettore B, il medio, aperto
perpendicolarmente alle altre due dita, indica il verso della forza.
La legge di Biot-Savart dice che il modulo del campo magnetico non dipende dalle
grandezze relative alla particella in moto, ma unicamente dalla sorgente del campo e
dalla distanza della particella dal filo.

Una spira è un filo conduttore chiuso di forma circolare; se è percorsa da corrente, si crea
un campo magnetico. L’intensità è uguale a:

𝝅𝒌𝑰
𝑩=
𝑹
L’intensità del campo è direttamente proporzionale alla corrente I e inversamente
proporzionale al raggio R della spira.

Un solenoide è un avvolgimento costituito da un filo conduttore avvolto a elica su un


materiale isolante da un punto di vista elettrico. Equivale a numerose spire messe affiancate
l’una accanto all’altra. Nel caso in cui la lunghezza del solenoide sia maggiore del suo
raggio, il campo magnetico è uniforme al suo interno. L’intensità del campo magnetico
all’interno di un solenoide si calcola:

𝟐𝝅𝒌𝑰𝑵
𝑩=
𝒍
L’intensità del campo è direttamente proporzionale alla corrente I e al numero di spire per
unità di lunghezza (n).

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