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Esperienza di Oersted
La forza di Lorentz - Matematicamente
La legge di Lenz e l'autoinduzione - Sapere.it
Permeabilità magnetica
Magnetismo
Magnetizzazione residua e ciclo di isteresi: spiegazione e grafici
Elettromagnetismo
Esperienza di Oersted
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Esperienza di Oersted
In laboratorio disponi un filo metallico sopra un ago di bussola, parallelamente ad esso.
Collega il filo ad un generatore di corrente continua e osserva cosa accade quando passa
corrente. Cambia il verso della corrente ed osserva cosa cambia.
Fino agli inizi del XIX secolo i fenomeni legati all'elettricità ed al magnetismo furono
considerati indipendenti e di conseguenza studiati e analizzati separatamente. Nel 1820
una esperienza storica segnò la data di nascita dell'elettromagnetismo, una teoria unificata
che dimostra come i fenomeni elettrici e magnetici siano indissolubilmente collegati.
In questo anno Hans Cristian Oersted (1777 - 1851), fisico e filosofo danese, scoprì
che una corrente elettrica provocava una diversa orientazione di un ago magnetico posto
nelle vicinanze del filo.
L'anello di congiunzione era stato trovato: la corrente elettrica interagiva con l'ago
magnetico ed era quindi in grado di creare un campo magnetico nello spazio circostante,
proprio come un magnete naturale.
Oersted era uno studioso che si ispirava ai principi della Filosofia Naturale, basata sulla
ricerca dell'unità di tutti i fenomeni naturali e descrisse i suoi risultati (qualitativi) secondo
quest'ottica.
(H.C. Oersted "Experimenta circa effectum conflictus electrici in acum magneticum").
In particolare egli cercava, in analogia con le leggi di Newton e di Coulomb, una forza di
tipo attrattivo-repulsivo tra magneti e correnti.
Inaspettatamente, Oersted osservò che sull'ago non agivano forze attrattive-repulsive
rispetto al filo, ma una forza deviante.
Si deve al fisico francese Andrè Marie Ampère (1775 - 1836) il rapido sviluppo anche
teorico di questo nuovo campo di indagine. Ampère era un newtoniano convinto e non si
espresse in termini di campo, ma piuttosto in termini di azione a distanza. L'interrogativo
era: se non esistono sorgenti di campo, qual è l'origine del campo magnetico?
Nello stesso anno dell'esperienza di Oersted, egli indagò sulle interazioni che si
esercitavano tra magnete e magnete, tra corrente e magnete ed infine tra correnti.
Dobbiamo ai suoi studi le relazioni teoriche che collegano il campo magnetico alla corrente
che circola in un conduttore di qualunque forma, relazioni poi riprese nella sintesi operata
da Maxwell.
La fotografia è stata ottenuta diponendo della limatura di ferro sparsa su un piano
perpendicolare alla direzione di un filo rettilineo percorso da corrente.
Come si vede il campo magnetico intorno al filo percorso da corrente non è radiale , cioè
le linee non hanno origine dal filo, ma risultano essere circolari e concentriche, così che in
ogni punto la direzione del campo magnetico si mantiene perpendicolare al filo.
Per rappresentarle c'è bisogno di tutte le 3 dimensioni spaziali.
Utilizzando aghi magnetici al posto della limatura di ferro e assegnando come verso
delle linee quella indicata dal polo nord dell'ago, si può vedere che le linee di campo hanno
un andamento antiorario se la corrente esce dal piano (verso l'alto nella foto), orario se la
corrente entra nel piano (verso il basso nella foto).
Regola della mano destra: avvolgendo idealmente con la mano destra il filo conduttore
con il pollice nel verso della corrente, le altre dita danno il verso delle linee di campo.
La forza di Lorentz - Matematicamente
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La forza di Lorentz è una forza che agisce su una carica elettrica in movimento
all’interno di un campo magnetico; questa forza si esprime con il seguente prodotto
vettoriale:
X
vec F = q vec v × vec B
dove q indica la carica elettrica puntiforme, v è il vettore velocità con cui si muove la
carica elettrica, e B è il campo magnetico cui essa è sottoposta.
Come sappiamo, dalla definizione di prodotto vettoriale, possiamo scrivere il modulo
della forza di Lorentz come prodotto dei moduli dei vettori velocità e campo elettrico per il
seno dell’angolo tra essi compreso, per il valore della carica q:
F = q*v*B*sin α
La direzione della forza di Lorentz è perpendicolare al piano su cui giacciono i vettori
velocità e campo magnetico; il suo verso è dato dalla regola della mano destra.
Nel caso in cui la carica sia positiva, si pone il pollice della mano nel verso della velocità,
e le dita in quello del campo magnetico; il verso della forza è quello uscente dal palmo.
Nel caso in cui, invece, la carica sia negativa, si pone il pollice nel verso opposto a quello
della velocità e le dita nel verso del campo magnetico: il verso della forza è uscente dal
palmo.
La forza di Lorentz riguarda qualsiasi particella carica che sia in movimento: se le
particelle sono ferme, infatti, la loro velocità è nulla e di conseguenza anche la forza che
agisce su di essa è nulla.
Inoltre, è stato dimostrato anche sperimentalmente che la forza che agisce sulle cariche
elettriche per la presenza del campo magnetico riguarda anche cariche che si muovono nel
vuoto, e non solo quelle che scorrono all’interno di un conduttore.
L’esperimento è stato fatto considerando un fascio catodico posto all’interno di un
campo magnetico; si nota che il fascio viene deviato dalla presenza del campo, rispetto alla
direzione rettilinea.
Ponendo un fascio catodico parallelamente ad un filo percorso da corrente elettrica, e
sottoposti entrambi ad un campo magnetico, si nota un particolare fenomeno.
Se la corrente che attraversa il filo ha lo stesso verso del raggio catodico, le correnti si
attraggono; il fascio, quindi, viene deviato verso il filo. Se, invece, la corrente ha verso
opposto a quello del fascio, esse tendono a respingersi; e il fascio, quindi, viene deviato
nella direzione opposta.
Il fascio di elettroni nella lampadina
viene deviato dalla presenza della corrente elettrica che scorre nel filo.
Si notano, quindi, gli stessi effetti che si avrebbero nel caso di due fili percorsi da
corrente elettrica.
Esercizio
Una carica puntiforme di 1,0 μC si muove a velocità costante di 3,0 m/s in un campo
magnetico di intensità 0,15 T. La direzione che viene percorsa dalla particella forma un
angolo di 45° con la direzione del vettore campo magnetico. Determinare l’intensità della
forza che agisce sulla particella, direzione e verso del vettore.
Possiamo rappresentare la situazione descritta nel problema con una semplice
schematizzazione:
Per determinare l’intensità della forza di Lorentz che agisce sulla particella, dobbiamo
avere tre informazioni.
Sappiamo che la sua carica, che espressa in Coulomb vale 1,0 * 10^(-6) C; la velocità
della particella e l’intensità del campo magnetico cui essa è sottoposta ci vengono fornite
dal problema.
Sapendo, poi, che l’angolo compreso tra il vettore velocità e il vettore campo magnetico
è di 45°, possiamo applicare la formula vista precedentemente:
F = q*v*B*sin α = 1,0 * 10^(-6) * 3,0 * 0,15 * sin 45° = 0,32 * 10^(-6) N
La direzione del vettore forza è perpendicolare al piano su cui giacciono i vettori
velocità e campo magnetico.
Il suo verso è dato dalla regola della mano destra; sapendo che la carica è positiva,
ponendo il pollice sul vettore velocità e le dita nel verso del campo magnetico, notiamo che
il verso della forza è uscente dal palmo, e quindi uscente dalla pagina.
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La legge di Lenz e l'autoinduzione - Sapere.it
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dove ΔΦ è la variazione di flusso nel tempo (Δt) e il segno meno tiene conto della legge
di Lenz.
L'autoinduzione
Poiché si ha una "forza controelettromotrice" ogni volta che interviene una variazione
di flusso di un campo magnetico, se consideriamo un solenoide nel quale si faccia variare −
per esempio, aumentare − l'intensità della corrente, si produrrà un campo magnetico
variabile. Man mano che l'intensità della corrente aumenta, aumenta anche il flusso del
campo magnetico generato dalla corrente stessa, quindi sul solenoide si produrrà una
corrente indotta, il cui effetto è quello di opporsi all'aumento della corrente inducente.
Questo fenomeno prende il nome di autoinduzione e la f.e.m. che si genera prende il nome
di f.e.m. autoindotta. In sintesi, quando il flusso di campo magnetico concatenato con un
circuito varia per effetto della variazione dell'intensità della corrente del circuito stesso, la
f.e.m. è detta di autoinduzione. Lo schema della figura 19.3 riassume i fenomeni principali
connessi ai magnetismi.
Permeabilità magnetica
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Materiali
Permeabilità magnetica relativa
Aria 1,0000004
Acqua 0,999910
Argento 0,999981
Vetro 0,999987
Rame 0,999990
Alluminio 1,000022
Platino 1,0003
Ferro temperato 5000
tale filo con un ago magnetico, a distanze dal filo molto piccole rispetto alla sua lunghezza.
Tale operazione fu eseguita per la prima volta da Biot e Savart ed il risultato delle loro
misure si può riassumere nella
seguente espressione per il campo B:
dove d è la distanza del punto P dal filo; La costante m0, detta permeabilità magnetica
del vuoto vale:
Spire e magneti
In generale, una spira di qualsiasi forma percorsa da corrente e immersa in un campo
magnetico esterno tende a ruotare allineando il proprio momento di dipolo magnetico con
il campo.
Il comportamento della spira è analogo a quello di un aghetto di bussola: anche esso
tende a ruotare per allinearsi con le linee di campo.
Un ago di bussola è semplicemente un piccolo magnete rettilineo o a barra.
A tutti e due questi oggetti diversi può essere associato un momento di dipolo magnetico.
Legge di Ampère
Riassumiamo brevemente le interazioni viste sinora tra magneti e correnti.
1. Oersted scoprì che non solo un magnete naturale, ma anche una corrente
produce un campo magnetico nello spazio circostante;
2. Se un circuito (o parte di esso) viene immerso in un campo magnetico pre-
esistente (non il proprio!), esso subisce una forza magnetica: un filo rettilineo si
sposta, una spira ruota, orientandosi come un aghetto magnetico.
Possiamo dire che, come i magneti naturali, anche le correnti generano dei propri campi
magnetici (intrinseci) e, a loro volta, subiscono l'influenza di campi esterni. La situazione è
analoga a quanto visto per l'elettricità: una carica elettrica produce un proprio campo
elettrostatico nello spazio circostante e, se viene immersa in un campo elettrico esterno,
subisce una forza elettrica. Così come il campo elettrostatico funge da intermediario per le
interazioni tra cariche elettriche, il campo magnetico è un intermediario per le interazioni
tra magneti, tra magneti e correnti e, come vedremo, tra correnti.
Nel 1820, subito dopo la scoperta sperimentale di Oersted, il fisico francese Andrè
Marie Ampère (1775 - 1836) iniziò una serie di esperimenti per approfondire le
connessioni tra elettricità e magnetismo. Egli descrisse i suoi risultati, nello stesso anno,
negli Annales de Chimie et de Physique e più tardi, nel Mémoire sur la théorie mathématique
des phénomènes électrodynamiques completato nel 1827. Le conclusioni sperimentali di
Ampère furono le seguenti:
1. Le correnti elettriche esercitano forze sui magneti;
2. I magneti esercitano forze sulle correnti elettriche;
3. Le correnti interagiscono tra loro.
Ampère formulò un principio di equivalenza tra correnti e magneti:
Un circuito percorso da corrente si comporta come un magnete.
Egli ipotizzò inoltre che le proprietà di in un magnete naturale derivassero dalla
presenza di correnti microscopiche al suo interno. La domanda da porsi è questa: che
relazione esiste tra la corrente ed il campo magnetico da essa prodotto? Dato un circuito
comunque complicato, come prevedere l'andamento del campo magnetico nello spazio
circostante?
Per quanto riguarda il campo elettrico, la relazione tra le cariche sorgenti del campo
elettrico ed il campo stesso è data dalla legge di Gauss che fa parte delle 4 equazioni
fondamentali di Maxwell e che permette di prevedere l'andamento del campo
elettrostatico data una distribuzione di cariche nello spazio. Ricordiamo la legge di Gauss:
Legge di Gauss In simboli Alcune importanti conseguenze Il flusso elettrico attraverso una
superficie gaussiana è proporzionale alla somma algebrica delle cariche interne alla
Nel disegno i1 e i2 rappresentano correnti che escono dal piano della pagina, i3 e i4
correnti che entrano nella pagina. Se abbiamo scelto un verso di percorrenza antiorario, le
correnti che escono dalla pagina sono considerate positive, le altre negative (con un verso
orario i segni delle correnti cambiano). Nel nostro caso le correnti concatenate sono i1, i2 e
i3. Le correnti non concatenate al percorso non influiscono sulla circuitazione.
Maxwell sistemò la legge di Ampère tra quelle fondamentali dell'elettromagnetismo,
anche se ne ampliò il significato, come vedremo quando studieremo i campi non stazionari.
Per il momento osserviamo che, a differenza di quanto avviene per il campo elettrostatico
che ha circuitazione sempre nulla, la circuitazione di campo magnetico dipende dal percorso
e dalle correnti con esso concatenate: il campo magnetico non è conservativo.
In condizioni di particolare simmetria delle correnti (stazionarie), la legge di Ampère
permette di determinare facilmente l'andamento del campo magnetico creato dalle
correnti.
Campo magnetico all'interno di una spira percorsa da corrente, visualizzato con limatura
di ferro.
La spira percorsa da corrente è perpendicolare al piano della pagina: le linee di campo
magnetico hanno senso antiorario intorno al capo da cui la corrente esce dalla pagina e
orario dove la corrente entra.
All'interno della spira le linee di campo sono tutte concordi ed il campo magnetico
risulta rafforzato.
La spira si comporta come una lamina magnetica con il polo Nord sulla faccia da cui
escono le linee di forza.
Il campo magnetico si rafforza ancora di più in presenza di molti avvolgimenti, come
accade nel caso di una bobina o solenoide percorso da corrente.
Solenoide
Un solenoide è un filo avvolto a spirale, le cui caratteristiche geometriche sono la
lunghezza L e il numero di spire N. Il rapporto n = N/L si chiama densità lineare delle spire.
Se il solenoide è molto lungo, il passaggio di corrente nelle sue spire crea un campo
magnetico abbastanza uniforme (linee paralleli ed equidistanti) all'interno e un campo
praticamente nullo all'esterno.
Per determinare il valore del campo magnetico all'interno di un solenoide si utilizza la
legge di Ampère.
Immaginiamo un percorso chiuso rettangolare di lati a e b con uno dei due lati a
immerso dentro il solenoide parallelamente alle linee di campo, ed il lato opposto esterno al
solenoide.
Se si considera la circuitazione di campo magnetico lungo tale percorso, l'unico lato che
contribuisce con un termine non nullo è il lato a all'interno della bobina, perché i due lati b
sono perpendicolari al campo e il lato esterno si trova in un campo magnetico praticamente
nullo.
La circuitazione lungo il percorso rettangolare vale quindi
C (B) = B L
dove B è il valore del campo all'interno del solenoide.
La legge di Ampère collega la circuitazione alla sommatoria delle correnti concatenate al
percorso:
Che cosa hanno in comune un hard disk e una rudimentale bussola realizzata con uno
spillo appoggiato sulla superficie dell’acqua? Per quanto si tratti di due oggetti
completamente diversi, entrambi funzionano grazie a una particolare proprietà dei
materiali con cui sono realizzati: infatti sia il ferro dello spillo che il materiale di cui sono
ricoperti i piatti dell’hard disk sono capaci di conservare una certa magnetizzazione
residua.
Per capire di che cosa si tratti, immaginiamo di inserire un certo materiale all’interno
di un solenoide collegato a un generatore di corrente elettrica inizialmente spento. Se
aumentiamo gradualmente la corrente II che scorre nel solenoide, all’interno del materiale
verrà generato un campo magnetico B⃗ B→ che diventa sempre più intenso man mano
che II cresce.
È naturale aspettarsi che, spegnendo il generatore, il campo magnetico B⃗ B→ all’interno
del materiale scompaia: così succede quando il solenoide è vuoto, e in effetti le cose vanno
in questo modo nella maggior parte dei casi.
PUBBLICITÀ
Ci sono però alcuni materiali speciali, detti ferromagnetici, che si comportano
diversamente. Innanzitutto, a parità di corrente passante nel solenoide, il campo magnetico
che viene prodotto in essi è molto più intenso (addirittura fino a 10 000 volte maggiore).
Inoltre si verifica un fenomeno chiamato saturazione magnetica per cui il campo
magnetico non aumenta più una volta che ha raggiunto un certo valore caratteristico per
ogni materiale. Non importa quanta corrente facciamo scorrere nel solenoide: oltre un
certo limite B⃗ B→ smette di crescere e non c’è modo di smuoverlo. La situazione è
rappresentata dalla figura seguente, in cui viene rappresentato, in blu, l’andamento
dell’intensità del campo magnetico B⃗ B→ in funzione dell’intensità della corrente elettrica
II:
Non solo: una volta raggiunta la saturazione, quando la corrente viene spenta il campo
magnetico non si annulla del tutto! Il blocco di materiale ferromagnetico rimane in uno
stato di magnetizzazione residua che lo trasforma in un magnete permanente. Come si
può vedere in quest’altra figura, in cui sebbene l’intensità della corrente venga ridotta
l’intensità di BB rimane costante:
Per riportarlo alla situazione iniziale (B=0B=0) è necessario invertire il verso della
corrente nel solenoide in modo da produrre un campo magnetico di segno opposto: