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Table of Contents

Esperienza di Oersted
La forza di Lorentz - Matematicamente
La legge di Lenz e l'autoinduzione - Sapere.it
Permeabilità magnetica
Magnetismo
Magnetizzazione residua e ciclo di isteresi: spiegazione e grafici
Elettromagnetismo
Esperienza di Oersted
openfisica.com

La forza di Lorentz - Matematicamente


matematicamente.it

La legge di Lenz e l'autoinduzione - Sapere.it


sapere.it

Permeabilità magnetica
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Magnetismo
mateliber.it

Magnetizzazione residua e ciclo di isteresi: spiegazione e grafici


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Esperienza di Oersted

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Esperienza di Oersted
In laboratorio disponi un filo metallico sopra un ago di bussola, parallelamente ad esso.
Collega il filo ad un generatore di corrente continua e osserva cosa accade quando passa
corrente. Cambia il verso della corrente ed osserva cosa cambia.
Fino agli inizi del XIX secolo i fenomeni legati all'elettricità ed al magnetismo furono
considerati indipendenti e di conseguenza studiati e analizzati separatamente. Nel 1820
una esperienza storica segnò la data di nascita dell'elettromagnetismo, una teoria unificata
che dimostra come i fenomeni elettrici e magnetici siano indissolubilmente collegati.

In questo anno Hans Cristian Oersted (1777 - 1851), fisico e filosofo danese, scoprì
che una corrente elettrica provocava una diversa orientazione di un ago magnetico posto
nelle vicinanze del filo.
L'anello di congiunzione era stato trovato: la corrente elettrica interagiva con l'ago
magnetico ed era quindi in grado di creare un campo magnetico nello spazio circostante,
proprio come un magnete naturale.
Oersted era uno studioso che si ispirava ai principi della Filosofia Naturale, basata sulla
ricerca dell'unità di tutti i fenomeni naturali e descrisse i suoi risultati (qualitativi) secondo
quest'ottica.
(H.C. Oersted "Experimenta circa effectum conflictus electrici in acum magneticum").
In particolare egli cercava, in analogia con le leggi di Newton e di Coulomb, una forza di
tipo attrattivo-repulsivo tra magneti e correnti.
Inaspettatamente, Oersted osservò che sull'ago non agivano forze attrattive-repulsive
rispetto al filo, ma una forza deviante.
Si deve al fisico francese Andrè Marie Ampère (1775 - 1836) il rapido sviluppo anche
teorico di questo nuovo campo di indagine. Ampère era un newtoniano convinto e non si
espresse in termini di campo, ma piuttosto in termini di azione a distanza. L'interrogativo
era: se non esistono sorgenti di campo, qual è l'origine del campo magnetico?
Nello stesso anno dell'esperienza di Oersted, egli indagò sulle interazioni che si
esercitavano tra magnete e magnete, tra corrente e magnete ed infine tra correnti.
Dobbiamo ai suoi studi le relazioni teoriche che collegano il campo magnetico alla corrente
che circola in un conduttore di qualunque forma, relazioni poi riprese nella sintesi operata
da Maxwell.
La fotografia è stata ottenuta diponendo della limatura di ferro sparsa su un piano
perpendicolare alla direzione di un filo rettilineo percorso da corrente.
Come si vede il campo magnetico intorno al filo percorso da corrente non è radiale , cioè
le linee non hanno origine dal filo, ma risultano essere circolari e concentriche, così che in
ogni punto la direzione del campo magnetico si mantiene perpendicolare al filo.
Per rappresentarle c'è bisogno di tutte le 3 dimensioni spaziali.
Utilizzando aghi magnetici al posto della limatura di ferro e assegnando come verso
delle linee quella indicata dal polo nord dell'ago, si può vedere che le linee di campo hanno
un andamento antiorario se la corrente esce dal piano (verso l'alto nella foto), orario se la
corrente entra nel piano (verso il basso nella foto).

Regola della mano destra: avvolgendo idealmente con la mano destra il filo conduttore
con il pollice nel verso della corrente, le altre dita danno il verso delle linee di campo.
La forza di Lorentz - Matematicamente
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La forza di Lorentz è una forza che agisce su una carica elettrica in movimento
all’interno di un campo magnetico; questa forza si esprime con il seguente prodotto
vettoriale:
X
vec F = q vec v × vec B
dove q indica la carica elettrica puntiforme, v è il vettore velocità con cui si muove la
carica elettrica, e B è il campo magnetico cui essa è sottoposta.
Come sappiamo, dalla definizione di prodotto vettoriale, possiamo scrivere il modulo
della forza di Lorentz come prodotto dei moduli dei vettori velocità e campo elettrico per il
seno dell’angolo tra essi compreso, per il valore della carica q:
F = q*v*B*sin α
La direzione della forza di Lorentz è perpendicolare al piano su cui giacciono i vettori
velocità e campo magnetico; il suo verso è dato dalla regola della mano destra.
Nel caso in cui la carica sia positiva, si pone il pollice della mano nel verso della velocità,
e le dita in quello del campo magnetico; il verso della forza è quello uscente dal palmo.
Nel caso in cui, invece, la carica sia negativa, si pone il pollice nel verso opposto a quello
della velocità e le dita nel verso del campo magnetico: il verso della forza è uscente dal
palmo.
La forza di Lorentz riguarda qualsiasi particella carica che sia in movimento: se le
particelle sono ferme, infatti, la loro velocità è nulla e di conseguenza anche la forza che
agisce su di essa è nulla.
Inoltre, è stato dimostrato anche sperimentalmente che la forza che agisce sulle cariche
elettriche per la presenza del campo magnetico riguarda anche cariche che si muovono nel
vuoto, e non solo quelle che scorrono all’interno di un conduttore.
L’esperimento è stato fatto considerando un fascio catodico posto all’interno di un
campo magnetico; si nota che il fascio viene deviato dalla presenza del campo, rispetto alla
direzione rettilinea.
Ponendo un fascio catodico parallelamente ad un filo percorso da corrente elettrica, e
sottoposti entrambi ad un campo magnetico, si nota un particolare fenomeno.
Se la corrente che attraversa il filo ha lo stesso verso del raggio catodico, le correnti si
attraggono; il fascio, quindi, viene deviato verso il filo. Se, invece, la corrente ha verso
opposto a quello del fascio, esse tendono a respingersi; e il fascio, quindi, viene deviato
nella direzione opposta.
Il fascio di elettroni nella lampadina
viene deviato dalla presenza della corrente elettrica che scorre nel filo.

Si notano, quindi, gli stessi effetti che si avrebbero nel caso di due fili percorsi da
corrente elettrica.
Esercizio
Una carica puntiforme di 1,0 μC si muove a velocità costante di 3,0 m/s in un campo
magnetico di intensità 0,15 T. La direzione che viene percorsa dalla particella forma un
angolo di 45° con la direzione del vettore campo magnetico. Determinare l’intensità della
forza che agisce sulla particella, direzione e verso del vettore.
Possiamo rappresentare la situazione descritta nel problema con una semplice
schematizzazione:

Per determinare l’intensità della forza di Lorentz che agisce sulla particella, dobbiamo
avere tre informazioni.
Sappiamo che la sua carica, che espressa in Coulomb vale 1,0 * 10^(-6) C; la velocità
della particella e l’intensità del campo magnetico cui essa è sottoposta ci vengono fornite
dal problema.
Sapendo, poi, che l’angolo compreso tra il vettore velocità e il vettore campo magnetico
è di 45°, possiamo applicare la formula vista precedentemente:
F = q*v*B*sin α = 1,0 * 10^(-6) * 3,0 * 0,15 * sin 45° = 0,32 * 10^(-6) N
La direzione del vettore forza è perpendicolare al piano su cui giacciono i vettori
velocità e campo magnetico.
Il suo verso è dato dalla regola della mano destra; sapendo che la carica è positiva,
ponendo il pollice sul vettore velocità e le dita nel verso del campo magnetico, notiamo che
il verso della forza è uscente dal palmo, e quindi uscente dalla pagina.
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La legge di Lenz e l'autoinduzione - Sapere.it
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Avvicinando un magnete a un circuito, la variazione di flusso del campo magnetico


produce nel circuito una corrente indotta. Questa corrente genera a sua volta un campo
magnetico, il cui effetto sul circuito è, come dimostrato sperimentalmente, quello di opporsi
al campo magnetico esterno. In altre parole, il verso della f.e.m. indotta è tale da opporsi
alla causa che l'ha prodotta. Questo significa che se, per esempio, la f.e.m. è stata generata
da un aumento del flusso del campo magnetico concatenato col circuito, essa tende a far
circolare una corrente di verso tale da produrre un flusso di verso opposto a quello
inducente.
Quanto detto è riassunto dalla legge di Lenz, che stabilisce che la corrente indotta
circola sempre con verso tale da opporsi alle variazioni di flusso che l'hanno generata.
Quindi la legge di Lenz permette di prevedere quale sarà il verso della corrente indotta in
un circuito da un campo magnetico variabile.
La legge di Faraday-Neumann, integrata con la legge di Lenz (legge di Faraday-
Neumann-Lenz), stabilisce che la f.e.m. indotta in un circuito sia esprimibile attraverso la
relazione:

dove ΔΦ è la variazione di flusso nel tempo (Δt) e il segno meno tiene conto della legge
di Lenz.
L'autoinduzione
Poiché si ha una "forza controelettromotrice" ogni volta che interviene una variazione
di flusso di un campo magnetico, se consideriamo un solenoide nel quale si faccia variare −
per esempio, aumentare − l'intensità della corrente, si produrrà un campo magnetico
variabile. Man mano che l'intensità della corrente aumenta, aumenta anche il flusso del
campo magnetico generato dalla corrente stessa, quindi sul solenoide si produrrà una
corrente indotta, il cui effetto è quello di opporsi all'aumento della corrente inducente.
Questo fenomeno prende il nome di autoinduzione e la f.e.m. che si genera prende il nome
di f.e.m. autoindotta. In sintesi, quando il flusso di campo magnetico concatenato con un
circuito varia per effetto della variazione dell'intensità della corrente del circuito stesso, la
f.e.m. è detta di autoinduzione. Lo schema della figura 19.3 riassume i fenomeni principali
connessi ai magnetismi.
Permeabilità magnetica
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La permeabilità magnetica, indicata con il simbolo μ, è una grandezza fisica che


esprime la propensione di un certo materiale a magnetizzarsi se è in presenza di un campo
magnetico.
Tale grandezza si definisce come
μ = B/ H
dove B è l'induzione magnetica e H è il campo magnetico.
Nel Sistema Internazionale l'unità di misura della permeabilità magnetica è
H/m
dove H è il simbolo utilizzato per l'henry (unità di misura dell'induttanza elettrica) ed m
indica il metro.
La permeabilità magnetica varia a seconda del materiale considerato, nonché dalla
temperatura del medesimo e dalla frequenza del campo magnetico, fattori che possono
comunque essere trascurati negli esercizi e nelle applicazioni più comuni.

Permeabilità magnetica nel vuoto


La permeabilità magnetica nel vuoto, indicata con il simbolo μ0, è una costante fisica che
vale esattamente

Nei calcoli e nelle applicazioni si può ricorrere al seguente valore approssimato

Permeabilità magnetica del mezzo


Quando siamo in un mezzo diverso dal vuoto, la permeabilità magnetica μ di un
materiale assume un valore diverso rispetto al vuoto, e si ricava sperimentalmente a
partire dalla definizione.

Permeabilità magnetica relativa


Un ulteriore metodo per determinare la permeabilità magnetica di un materiale si basa
sull'utilizzo della permeabilità magnetica relativa (μr), una grandezza adimensionale
definita dal rapporto tra l'intensità del campo magnetico del mezzo e l'intensità del campo
magnetico nel vuoto
μr=H/H0
Tale formula si riduce a
μr=μ/μ0
Grazie alla permeabilità magnetica relativa di un mezzo è possibile calcolare la
permeabilità magnetica del mezzo, secondo la relazione
μ = μ0 μr
Tabella delle principali permeabilità magnetiche relative dei materiali
Nella seguente tabella riporto la permeabilità magnetica relativa dei principali
materiali:

Materiali
Permeabilità magnetica relativa
Aria 1,0000004
Acqua 0,999910
Argento 0,999981
Vetro 0,999987
Rame 0,999990
Alluminio 1,000022
Platino 1,0003
Ferro temperato 5000

Classificazione magnetica dei materiali


In base al valore della permeabilità magnetica relativa, i materiali vengono classificati
in:
- materiali paramagnetici, se la permeabilità magnetica relativa è di poco superiore ad
1, come accade nel caso di aria, alluminio e platino.

- materiali diamagnetici, se la permeabilità magnetica relativa è strettamente minore di


1;
- materiali ferromagnetici, se la permeabilità magnetica relativa è notevolmente
superiore ad 1.
Magnetismo
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Campo magnetico prodotto da fili percorsi da corrente


Nel 1819 un esperimento di Hans Christian Oersted dimostrò che un filo, percorso da
cariche, esercita una forza su un ago magnetico nelle sue vicinanze, quindi genera un
campo magnetico.
In questo tipo di campo magnetico i due poli non sono sempre evidenti, possiamo però
individuarli mediante un ago magnetizzato: esso si disporrà con i suoi poli orientati verso i
poli opposti del campo.
Possiamo individuare tre principali casi di campo magnetico filo percorso da corrente.

Attorno ad un filo rettilineo

Troviamo che l'aghetto si posiziona sempre tangente alla circonferenza che ha


per centro il filo e raggio la distanza dell'ago. Le linee di forza sono quindi circolari. Il verso
si ottiene con la regola della mano destra: immaginiamo di avvolgere il filo con la mano
destra, con il pollice che punta nella direzione della corrente, il verso delle linee di forza
seguirà le nostre dita.

Al centro di una spira

Al centro della spira il campo magnetico ha direzione perpendicolare al


piano individuato dalla spira. Il verso è indicato dal pollice destro, quando le altre dita
seguono il verso della corrente.
In zone periferiche, abbastanza vicine al filo da poterlo considerare rettilineo, il campo
magnetico segue le regole usate per il filo rettilineo.
Complessivamente questo campo magnetico è simile a quello generato da un magnete.
All'interno di un solenoide

Un solenoide è formato da una serie di avvolgimenti ad elica di un filo


conduttore. La direzione è perpendicolare al piano di una qualsiasi spira, e il verso, come
prima, è individuato dal pollice destro se le altre dita seguono il verso della corrente in una
qualsiasi spira.

Più il solenoide è lungo, più il campo magnetico da esso generato è uniforme.


Questo campo magnetico è ancora più simile e quello di un magnete.

Principio di equivalenza di Ampère


Un tempo questi due casi (magnete e filo conduttore) erano considerati diversi e
indipendenti.
Ampère dimostrò che in realtà questi due fenomeni erano riconducibili e seguivano le
stesse leggi.
Riprendiamo i casi già studiati.

Campo magnetico prodotto da un filo rettilineo percorso da


corrente continua
Legge di BIOT-SAVART
Consideriamo un circuito percorso da una corrente stazionaria I. Il tratto che
prenderemo in esame è supposto rettilineo, molto lungo e di sezione trascurabile (filo
rettilineo indefinito). Supponiamo di esplorare lo spazio intorno a

tale filo con un ago magnetico, a distanze dal filo molto piccole rispetto alla sua lunghezza.
Tale operazione fu eseguita per la prima volta da Biot e Savart ed il risultato delle loro
misure si può riassumere nella
seguente espressione per il campo B:

dove d è la distanza del punto P dal filo; La costante m0, detta permeabilità magnetica
del vuoto vale:

le sue unita' di misura sono m0=[Bd/I]=Tm/A


La direzione del campo B è nel piano della circonferenza con centro sul filo e passante
per P e risulta ad essa tangente. Per determinare il verso si può usare la regola della mano
destra: se si pone il pollice nella direzione della corrente, e le dita nella direzione del punto
P, quando si chiude la mano, le dita della mano destra indicheranno il verso del campo.
Riassumendo:
Una corrente elettrica presente all'interno del filo genera un campo magnetico in cui B
risulta essere direttamente proporzionale all'intensità della corrente e inversamente
proporzionale alla distanza dal filo.
Le linee del campo sono circonferenze e i due poli sono sempre presenti accoppiati su
ciascuna linea.

Vediamo ora l'effetto di un campo magnetico esterno su un circuito chiuso percorso da


corrente e interamente immerso in esso.

Un circuito chiuso è formato da un filo conduttore avvolto in modo da delimitare una


superficie chiusa: esso è caratterizzato dal valore della corrente i che scorre nel filo, dal
verso della corrente, dalla superficie A racchiusa e dal numero N degli avvolgimenti (o
spire) del filo.
E' utile, a questo punto, definire una nuova grandezza vettoriale che permette di
descrivere in modo semplice il comportamento del circuito nel campo magnetico.
Si chiama momento di dipolo magnetico μ un vettore perpendicolare al piano delle
spire, diretto dalla parte in cui si vede la corrente circolare in verso antiorario. Il modulo
vale:
μ=NiA
L'unità di misura del momento magnetico è A m2.
Considera una spira di forma rettangolare di lati a e b, percorsa da una corrente i e
immersa in un campo magnetico B uniforme.
Immagina che la spira sia disposta in modo che il momento di dipolo sia allineato con il
campo magnetico esterno.
Le linee di campo, quindi, attraversano perpendicolarmente la spira. Come agisce la
forza magnetica sui lati a e b e sull'intera spira?
Tutti i lati della spira sono perpendicolari al campo e quindi essi sono sottoposti ad una
forza magnetica massima.
Sui lati a agiscono due forze opposte di modulo Fa = i a B, sui lati b altre due forze
opposte di modulo Fb = i b B.
Queste due coppie agiscono lungo la stessa retta d'azione e tendono ad allargare (o a
comprimere) la spira. Se la spira è rigida, non hanno alcun effetto su di essa: la spira rimane
in equilibrio nel campo.
Possiamo dire che la posizione di equilibrio della spira è quella in cui è massimo il flusso
di campo magnetico attraverso la spira.
E' una posizione di equilibrio stabile? Che cosa succede alterando questa posizione?
Immaginiamo ora che la spira sia inclinata in modo che il momento di dipolo formi un
angolo α diverso da 0 con il campo magnetico. Che cosa cambia?

La spira è rettangolare, di lati a e b e di area A. Essa è percorsa da una corrente i ed è


immersa in un campo magnetico B, in modo che il momento di dipolo μ formi un angolo α
con le linee di campo.
Sui lati b della spira agisce una coppia di forze, ognuna di modulo
Fb = i b B
La distanza tra le due rette d'azione (braccio della coppia) vale a sen α
Il momento meccanico di una coppia di forze è un vettore di modulo τ uguale al
prodotto forza x braccio, quindi:
τ = i b B a sen α = i A B sen α
Per una spira con un avvolgimento (N = 1), il prodotto i A è l'intensità del momento di
dipolo magnetico μ
τ = μ B sen α
Il momento meccanico è diretto perpendicolarmente al piano di rotazione della spira,
verso dalla parte da cui si vede la rotazione antioraria (nel nostro caso entra nel piano della
pagina).
Il momento meccanico iniziale diminuisce mentre la spira ruota fino ad annullarsi nella
posizione di equilibrio (in cui il braccio della coppia è zero).

Spire e magneti
In generale, una spira di qualsiasi forma percorsa da corrente e immersa in un campo
magnetico esterno tende a ruotare allineando il proprio momento di dipolo magnetico con
il campo.
Il comportamento della spira è analogo a quello di un aghetto di bussola: anche esso
tende a ruotare per allinearsi con le linee di campo.
Un ago di bussola è semplicemente un piccolo magnete rettilineo o a barra.
A tutti e due questi oggetti diversi può essere associato un momento di dipolo magnetico.

spira percorsa da corrente magnete a barra Il


momento di dipolo μ è perpendicolare al piano della spira ed è legato al valore i della
corrente, al numero N degli avvolgimenti ed all'area A racchiusa. Il modulo vale:
μ = N i A Il momento di dipolo μ è un vettore che ha la direzione del magnete e verso
uscente dal polo Nord (e quindi da Sud a Nord all'interno del magnete)
Il comportamento di spire e magneti in un campo magnetico si può allora esprimere in
termini di momento di dipolo magnetico:
Un magnete rettilineo oppure una spira percorsa da corrente immersi in un campo
magnetico esterno e liberi di muoversi tendono a disporsi nella posizione in cui il momento
di dipolo magnetico è orientato parallelamente e concordemente con il campo magnetico
esterno.

Legge di Ampère
Riassumiamo brevemente le interazioni viste sinora tra magneti e correnti.
1. Oersted scoprì che non solo un magnete naturale, ma anche una corrente
produce un campo magnetico nello spazio circostante;
2. Se un circuito (o parte di esso) viene immerso in un campo magnetico pre-
esistente (non il proprio!), esso subisce una forza magnetica: un filo rettilineo si
sposta, una spira ruota, orientandosi come un aghetto magnetico.
Possiamo dire che, come i magneti naturali, anche le correnti generano dei propri campi
magnetici (intrinseci) e, a loro volta, subiscono l'influenza di campi esterni. La situazione è
analoga a quanto visto per l'elettricità: una carica elettrica produce un proprio campo
elettrostatico nello spazio circostante e, se viene immersa in un campo elettrico esterno,
subisce una forza elettrica. Così come il campo elettrostatico funge da intermediario per le
interazioni tra cariche elettriche, il campo magnetico è un intermediario per le interazioni
tra magneti, tra magneti e correnti e, come vedremo, tra correnti.

Nel 1820, subito dopo la scoperta sperimentale di Oersted, il fisico francese Andrè
Marie Ampère (1775 - 1836) iniziò una serie di esperimenti per approfondire le
connessioni tra elettricità e magnetismo. Egli descrisse i suoi risultati, nello stesso anno,
negli Annales de Chimie et de Physique e più tardi, nel Mémoire sur la théorie mathématique
des phénomènes électrodynamiques completato nel 1827. Le conclusioni sperimentali di
Ampère furono le seguenti:
1. Le correnti elettriche esercitano forze sui magneti;
2. I magneti esercitano forze sulle correnti elettriche;
3. Le correnti interagiscono tra loro.
Ampère formulò un principio di equivalenza tra correnti e magneti:
Un circuito percorso da corrente si comporta come un magnete.
Egli ipotizzò inoltre che le proprietà di in un magnete naturale derivassero dalla
presenza di correnti microscopiche al suo interno. La domanda da porsi è questa: che
relazione esiste tra la corrente ed il campo magnetico da essa prodotto? Dato un circuito
comunque complicato, come prevedere l'andamento del campo magnetico nello spazio
circostante?
Per quanto riguarda il campo elettrico, la relazione tra le cariche sorgenti del campo
elettrico ed il campo stesso è data dalla legge di Gauss che fa parte delle 4 equazioni
fondamentali di Maxwell e che permette di prevedere l'andamento del campo
elettrostatico data una distribuzione di cariche nello spazio. Ricordiamo la legge di Gauss:
Legge di Gauss In simboli Alcune importanti conseguenze Il flusso elettrico attraverso una
superficie gaussiana è proporzionale alla somma algebrica delle cariche interne alla

superficie Espressione del campo radiale creato da una carica singola;


Forza di Coulomb tra cariche;
Espressione del campo all'interno di un condensatore;
Capacità di un condensatore.
Ampère formulò una legge analoga che pone in relazione una distribuzione di correnti
nello spazio ed il campo magnetico da esse prodotto. Essa vale per correnti stazionarie (che
non variano nel tempo). Se per la legge di Gauss si deve far ricorso al concetto di flusso
elettrico, per la legge di Ampère abbiamo bisogno della circuitazione del campo
magnetico. Flusso e circuitazione sono infatti le due grandezze che descrivono
efficacemente le proprietà generali di un campo di forze.
Circuitazione di campo magnetico.
1. Si considera un immaginario percorso chiuso all'interno di un campo magnetico
e si sceglie un verso di percorrenza (Il percorso non è una linea del campo, nè
un circuito!);
2. Si suddivide il percorso in elementi infinitesimi dl;
3. Per ogni elemento si calcola il prodotto scalare B . dl (infinitesimo) tra il vettore
locale B ed il vettore dl;
4. Si sommano tutti gli infinitesimi: la quantità scalare ottenuta è la circuitazione
C (B) del campo B lungo il percorso. Essa ha dimensioni fisiche [campo
magnetico * lunghezza] e si misura in T m
La somma così descritta è una somma integrale e si calcola con i metodi dell'analisi
infinitesimale. Non dobbiamo preoccuparci di questo: se il campo magnetico è stato
generato da circuiti percorsi da corrente, la legge di Ampère permette di calcolare
immediatamente il valore della circuitazione semplicemente osservando la disposizione
spaziale delle correnti.
Ci interessano solo le correnti concatenate con il percorso, cioè quelle che attraversano
la superficie delimitata dal percorso chiuso (è importante che il percorso sia chiuso!)
Legge di Ampère In simboli Alcune importanti conseguenze La circuitazione C (B) del
campo magnetico lungo un qualsiasi percorso chiuso è proporzionale alla somma algebrica
delle correnti concatenate al percorso. Espressione del campo magnetico creato da
un conduttore rettilineo;
Espressione del campo magnetico creato da un conduttore avvolto a spirale;
...
La costante μ0 e' la permeabilità magnetica del vuoto e vale: μ0 = 4p 10-7 Tm/A
Il ruolo della permeabilità magnetica è analogo a quello della costante dielettrica ε0 del
vuoto: essa è legata alle proprietà magnetiche del vuoto, come la costante dielettrica è
legata alle proprietà elettriche. I materiali ferromagnetici sono caratterizzati da valori della
permeabilità molto alti rispetto a quella del vuoto.

Nel disegno i1 e i2 rappresentano correnti che escono dal piano della pagina, i3 e i4
correnti che entrano nella pagina. Se abbiamo scelto un verso di percorrenza antiorario, le
correnti che escono dalla pagina sono considerate positive, le altre negative (con un verso
orario i segni delle correnti cambiano). Nel nostro caso le correnti concatenate sono i1, i2 e
i3. Le correnti non concatenate al percorso non influiscono sulla circuitazione.
Maxwell sistemò la legge di Ampère tra quelle fondamentali dell'elettromagnetismo,
anche se ne ampliò il significato, come vedremo quando studieremo i campi non stazionari.
Per il momento osserviamo che, a differenza di quanto avviene per il campo elettrostatico
che ha circuitazione sempre nulla, la circuitazione di campo magnetico dipende dal percorso
e dalle correnti con esso concatenate: il campo magnetico non è conservativo.
In condizioni di particolare simmetria delle correnti (stazionarie), la legge di Ampère
permette di determinare facilmente l'andamento del campo magnetico creato dalle
correnti.

Campo magnetico in una bobina

Campo magnetico all'interno di una spira percorsa da corrente, visualizzato con limatura
di ferro.
La spira percorsa da corrente è perpendicolare al piano della pagina: le linee di campo
magnetico hanno senso antiorario intorno al capo da cui la corrente esce dalla pagina e
orario dove la corrente entra.
All'interno della spira le linee di campo sono tutte concordi ed il campo magnetico
risulta rafforzato.
La spira si comporta come una lamina magnetica con il polo Nord sulla faccia da cui
escono le linee di forza.
Il campo magnetico si rafforza ancora di più in presenza di molti avvolgimenti, come
accade nel caso di una bobina o solenoide percorso da corrente.

Solenoide
Un solenoide è un filo avvolto a spirale, le cui caratteristiche geometriche sono la
lunghezza L e il numero di spire N. Il rapporto n = N/L si chiama densità lineare delle spire.

Se il solenoide è molto lungo, il passaggio di corrente nelle sue spire crea un campo
magnetico abbastanza uniforme (linee paralleli ed equidistanti) all'interno e un campo
praticamente nullo all'esterno.
Per determinare il valore del campo magnetico all'interno di un solenoide si utilizza la
legge di Ampère.
Immaginiamo un percorso chiuso rettangolare di lati a e b con uno dei due lati a
immerso dentro il solenoide parallelamente alle linee di campo, ed il lato opposto esterno al
solenoide.
Se si considera la circuitazione di campo magnetico lungo tale percorso, l'unico lato che
contribuisce con un termine non nullo è il lato a all'interno della bobina, perché i due lati b
sono perpendicolari al campo e il lato esterno si trova in un campo magnetico praticamente
nullo.
La circuitazione lungo il percorso rettangolare vale quindi
C (B) = B L
dove B è il valore del campo all'interno del solenoide.
La legge di Ampère collega la circuitazione alla sommatoria delle correnti concatenate al
percorso:

Se la bobina e' formata da N spire allora


Poiché le spire hanno densità lineare n, la somma delle correnti concatenate (tutte
concordi) sarà n a i.
Si ha quindi:
C (B) = B a = μ0N i
Pertanto il campo magnetico all'interno di un solenoide infinitamente lungo, con una
densità di spire n e percorso da corrente i ha modulo:
B = μ0 N i/L

La bobina si comporta esattamente come un magnete a barra di lunghezza L con il polo


Nord all'estremità da cui escono le linee di campo ed il polo Sud all'altra.
Si noti che le linee di campo magnetico sono sempre linee chiuse e sono dirette dal polo
Nord al polo Sud all'esterno della bobina (o del magnente) e dal polo Sud al polo Nord
all'interno della bobina (o del magnete).
Per visualizzare i due poli si usa ancora una volta la mano destra: se le dita avvolgono il
solenoide nel verso della corrente, il pollice indica il polo Nord.
Come abbiam visto, la bobina è dotata di un momento di dipolo magnetico μ di modulo
μ = N i A (con A sezione del solenoide).
N.B. Il momento di dipolo magnetico è diretto dal polo Sud verso il polo Nord all'interno
della bobina concordemente con il verso delle linee di campo magnetico.
Per il solenoide possiamo quindi dire:
In prima approssimazione ipotizziamo ugualmente che il campo magnetico rilevato sia
uniforme all'interno del solenoide e nullo all'esterno.
Riassumendo:
Magnetizzazione residua e ciclo di isteresi:
spiegazione e grafici
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Che cosa hanno in comune un hard disk e una rudimentale bussola realizzata con uno
spillo appoggiato sulla superficie dell’acqua? Per quanto si tratti di due oggetti
completamente diversi, entrambi funzionano grazie a una particolare proprietà dei
materiali con cui sono realizzati: infatti sia il ferro dello spillo che il materiale di cui sono
ricoperti i piatti dell’hard disk sono capaci di conservare una certa magnetizzazione
residua.
Per capire di che cosa si tratti, immaginiamo di inserire un certo materiale all’interno
di un solenoide collegato a un generatore di corrente elettrica inizialmente spento. Se
aumentiamo gradualmente la corrente II che scorre nel solenoide, all’interno del materiale
verrà generato un campo magnetico B⃗ B→ che diventa sempre più intenso man mano
che II cresce.
È naturale aspettarsi che, spegnendo il generatore, il campo magnetico B⃗ B→ all’interno
del materiale scompaia: così succede quando il solenoide è vuoto, e in effetti le cose vanno
in questo modo nella maggior parte dei casi.
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Ci sono però alcuni materiali speciali, detti ferromagnetici, che si comportano
diversamente. Innanzitutto, a parità di corrente passante nel solenoide, il campo magnetico
che viene prodotto in essi è molto più intenso (addirittura fino a 10 000 volte maggiore).
Inoltre si verifica un fenomeno chiamato saturazione magnetica per cui il campo
magnetico non aumenta più una volta che ha raggiunto un certo valore caratteristico per
ogni materiale. Non importa quanta corrente facciamo scorrere nel solenoide: oltre un
certo limite B⃗ B→ smette di crescere e non c’è modo di smuoverlo. La situazione è
rappresentata dalla figura seguente, in cui viene rappresentato, in blu, l’andamento
dell’intensità del campo magnetico B⃗ B→ in funzione dell’intensità della corrente elettrica
II:

Non solo: una volta raggiunta la saturazione, quando la corrente viene spenta il campo
magnetico non si annulla del tutto! Il blocco di materiale ferromagnetico rimane in uno
stato di magnetizzazione residua che lo trasforma in un magnete permanente. Come si
può vedere in quest’altra figura, in cui sebbene l’intensità della corrente venga ridotta
l’intensità di BB rimane costante:

Per riportarlo alla situazione iniziale (B=0B=0) è necessario invertire il verso della
corrente nel solenoide in modo da produrre un campo magnetico di segno opposto:

Se si aumenta ulteriormente la corrente invertita si raggiunge presto la saturazione del


campo magnetico nel verso opposto:

A questo punto spegnere la corrente produce una magnetizzazione di segno negativo


per cancellare la quale è necessario far scorrere una certa quantità di corrente nel verso
iniziale:

Aumentando ancora la corrente si ritorna nello stato di saturazione, chiudendo così


quello che viene chiamato ciclo di isteresi.
Grazie alla capacità di “memorizzare” un campo magnetico, i materiali ferromagnetici
sono spesso utilizzati come supporto per immagazzinare dati. I due stati possibili di un
bit (lo 00 e l’11 del codice binario) vengono associati ai due possibili versi in cui è
possibile magnetizzare un blocchetto di materiale ferromagnetico. In questo modo siamo in
grado letteralmente di scrivere la materia con i campi magnetici.

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