-Un condensatore è un componente dei circuiti elettrici in grado di accumulare quantità più o meno grandi di carica, a seconda
della differenza di potenziale a cui si trova.
-I condensatori piani sono costituiti da due armature piane e parallele, di uguale sezione S a distanza d, fra le quali viene
interposto un materiale isolante (dielettrico).
Quando sulle armature del condensatore la quantità di carica accumulatasi aumenta, si osserva che la d.d.p. tra di esse cresce
proporzionalmente.
La capacità
-La capacità ci informa sulla quantità di carica che si accumula in un condensatore a seconda della differenza di potenziale a cui
viene sottoposto.
-La capacità C di un condensatore è definita come il rapporto fra la carica Q presente sulle armature e la differenza di
potenziale
Precisiamo che, quando un condensatore viene caricato con una carica Q, si intende che le due armature presentano entrambe
la carica complessiva Q, ma di segno opposto tra loro.
L'unità di misura della capacità è:
-È possibile verificare sperimentalmente che la capacità nel caso di un condensatore piano è data da:
Dove è la costante dielettrica relativa (per alcune sostanze vedi la tabella 4 dell'unità 21) .
Per innalzare la capacità, se si lasciano invariate le dimensioni delle armature e la distanza tra di esse, si mette un dielettrico
caratterizzato da una ) più elevata.
Condensatore uniforme
-Un condensatore è uniforme in quanto tutti i punti (a parte la regione vicina ai bordi estremi delle armature) il vettore
campo elettrico ha intensità, direzione e verso costanti. Le linee di forza, oltre a essere parallele, sono anche equidistanti e
indicano così che l'intensità di è la stessa ovunque.
Sotto l'azione del campo la forza elettrica compie un lavoro per portare una carica da un'armatura all'altra.
Come abbiamo già visto nell'unità 21, possiamo considerare un metallo come un insieme disposto in modo ordinato e
regolare di ioni positivi, che vibrano senza spostarsi dalle rispettive posizione, fra i quali si muovono gli elettroni di
conduzione, che procedono in modo caotico zigzagando in ogni direzione a causa degli urti contro gli ioni positivi.
Quando agli estremi del conduttore si applica una differenza di potenziale, il campo elettrico che si forma esercita una forza
sugli elettroni di conduzione.
Gli urti, e quindi le perdite di energia, continuano a esserci, ma nel complesso la presenza del campo elettrico costringe gli
elettroni a seguire una direzione privilegiata.
Se si riesce a mantenere nel tempo la tensione ai capi del conduttore, il moto degli elettroni prosegue nello stesso verso,
generando una corrente elettrica.
L'intensità di corrente elettrica I è il rapporto tra la carica Q che attraversa la sezione di un conduttore in un certo intervallo di
tempo e l'intervallo di tempo stesso:
L'unità di misura dell'intensità di corrente elettrica è l'ampere (simbolo A), in ricordo del fisico francese, André-Marie Ampere,
che si occupò fra l'altro dell'interazione tra fili percorsi da corrente.
Quando l'intensità e il verso della corrente elettrica si mantengono costanti nel tempo, si ha una corrente continua.
Infine, quando si parla di corrente elettrica, occorre distinguere tra la velocità con cui viaggia il segnale riguardante i
cambiamenti del campo elettrico (che è pari alla velocità della luce, cioè circa 300000 km/s) e la velocità dei singoli elettroni.
Quest'ultima, detta velocità di deriva, è dell'ordine di 10-5 m/s, per cui un elettrone impiega ore ad attraversare un
conduttore.
nel SI l'ampere è una grandezza fondamentale, grazie alla maggiore precisione e facilità misurazione rispetto al coulomb.
Sfruttando il magnetismo, è anche possibile darne una definizione indipendente dal coulomb.
Il generatore di tensione
Per avere un passaggio continuo di corrente occorre garantire che agli estremi del conduttore sia presente un dislivello
elettrico (cioè la tensione o d.d.p.). Altrimenti, se viene a mancare la d.d.p., in brevissimo tempo la corrente va a zero a
causa degli urti che gli elettroni subiscono durante il moto.
Nei circuiti elettrici si definisce il generatore di tensione, che funziona come una sorta
di pompa di elettroni. All'interno dei generatori più diffusi che utilizzano energia chimica
o magnetica, gli elettroni sono spinti costantemente ad accumularsi in una stessa zona,
chiamata polo negativo, mentre in un'altra parte, detta polo positivo, si verifica una
carenza di elettroni. Quando i due poli vengono collegati a un conduttore, gli elettroni
iniziano a percorrerlo, muovendosi dal polo negativo verso quello positivo, mentre il
verso convenzionale della corrente è quello opposto (freccia blu)
il generatore di tensione ha lo scopo di mantenere ai capi di un conduttore o di un circuito una certa differenza di
potenziale (o tensione), che è responsabile del passaggio della corrente elettrica.
I COMPONENTI
L'insieme degli elementi tramite i quali la corrente viene inviata a uno o più utilizzatori (la lavatrice, il trapano, la radio, il
computer..) è detto circuito elettrico .
Per misurare l'intensità di corrente e la tensione gli appositi strumenti devono essere inseriti nel circuito in modo corretto.
la d.d.p. di più generatori in serie è data dalla somma delle singole d.d.p.:
Che cosa accade quando applichiamo tensioni di valore diverso allo stesso conduttore metallico? Se aumentiamo la d.d.p. la
corrente che circola aumenta a sua volta.
Costruiamo un semplice circuito elettrico, costituito da un filo metallico di costantana (una lega di rame e nichel), fili di
collegamento e un generatore. Inseriamo un amperometro (disponendo in serie) per misurare l'intensità di corrente che circola
nel conduttore e un voltmetro (in parallelo) per rilevare la differenza di potenziale ai suoi capi. Modifichiamo per mezzo del
generatore, la tensione d'ingresso, facendo attenzione che il filo non si riscaldi troppo.
Leggiamo ogni volta i valori della d.d.p. e dell'intensità di corrente I e osserviamo le proporzionalità.
Cerchiamo di capire il significato fisico della costante /I. A tale scopo, consideriamo un filo metallico con la stessa lunghezza
e la stessa sezione del precedente, ma fatto di un altro materiale (il rame).
Ripetendo le misurazioni con una serie analogo di valori della differenza di potenziale, constatiamo che il rapporto /I è
anche questa volta costante, ma il suo valore è diverso da prima.
Siamo indotti perciò a pensare che la costante /I esprima una caratteristica propria del conduttore, che ne influenza il
comportamento elettrico.
Dal confronto dei dati delle due tabelle, si deduce che passando dal primo al secondo caso il valore della costante diminuisce:
ciò vuol dire che, a parità di differenza di potenziale, l'intensità di corrente che attraversa il filo di rame è maggiore rispetto a
quella del filo di costantana.
In conclusione, il rapporto /I riflette l'opposizione da parte del conduttore nei confronti del passaggio della corrente.
Laresistenza elettrica R è data dal rapporto tra la differenza di potenziale applicata agli estremi del conduttore e
l'intensità della corrente I che vi circola:
unità di misura:
In un grafico /I nel quale si rappresenta l'andamento dell'intensità di corrente elettrica in funzione della tensione
applicata a un conduttore, ponendo sull'asse delle x e I sull'asse delle y, maggiore è la pendenza della retta, minore è la
resistenza elettrica.
Quanto abbiamo sin qui esposto in merito al comportamento di un conduttore sottoposto a differenza di potenziale è
sintetizzabile nella prima legge di Ohm.
In un conduttore l'intensità di corrente elettrica I che lo attraversa è direttamente proporzionale alla differenza di potenziale
presente ai suoi capi e la costante di proporzionalità è data dalla resistenza R del conduttore:
Il termine resistenza è riferito a qualunque utilizzatore che assorbe corrente elettrica. Spesso, per motivi di progettazione, nei
circuiti vengono inseriti dei componenti che hanno un valore ben preciso di resistenza, chiamati resistori. Talvolta resistenza e
resistore, riferiti al componente fisico, sono adoperati come sinonimi. I resistori possono essere di forme diverse. Negli schemi
elettrici questo è il loro simbolo
Perché elettrodomestici come il tostapane o il ferro da stiro una volta collegati alla presa della corrente, si riscaldano
notevolmente?
Vediamo in quale maniera si ottiene l'energia termica finale a partire da quella elettrica iniziale. Nel generatore le cariche
acquistano energia potenziale e nel conduttore collegato al generatore stesso gli elettroni, a causa delle forze del campo
elettrico, si mettono in movimento, per cui la loro energia potenziale inizia a trasformarsi in energia cinetica. Tuttavia, essi non si
spostano in uno spazio vuoto.
Considerata la struttura del conduttore metallico, dopo un percorso più o meno breve gli elettroni urtano contro gli ioni del
reticolo cristallino. I quali accrescono così la loro energia di oscillazione a scapito di quella cinetica delle particelle cariche.
Dopodiché, gli elettroni, la cui velocità in seguito all'urto è diminuita, vengono nuovamente accelerati dalle forze del campo
elettrico: il processo si ripete. Tali eventi, che a livello microscopico provocano un aumento dell'energia cinetica media di
oscillazione degli ioni del reticolo, equivalgono a livello macroscopico a un innalzamento della temperatura del conduttore.
effetto Joule
L' è quel processo fisico nel quale l'energia elettrica di dissipa, al passaggio della corrente attraverso i
conduttori, sotto forma di calore.
Se non ci fosse l'effetto Joule, una volta innescata, la corrente elettrica all'interno del conduttore potrebbe essere mantenuta
all'infinito, senza più la necessità di continuare a far funzionare il generatore.
LA LEGGE DI JOULE
In un conduttore ohmico vale la prima legge di Ohm , quindi ai capi della resistenza R dobbiamo assicurare una
differenza di potenziale costante affinchè nel resistore circoli una corrente di intensità costante I. Poiché per definizione è
il lavoro fatto sull'unità di carica per portarla da un estremo all'altro del resistore (tra cui sussiste proprio quella d.d.p.) il prodotto
è il lavoro compiuto sull'unità di carica per spostarla dall'estremo A all'estremo B.
Il lavoro complessivo allora è dato dalla somma dei lavoro compiuti sulle singole cariche:
(quando in un problema to chiede di
trovare l'energia usa questa formula,
l'unità di misura è il J)
Lapotenza P che bisogna fornire a un circuito elettrico di resistenza R per far circolare una corrente elettrica di intensità
costante I è data da:
Poiché siamo in regime stazionario (applichiamo una tensione costante e circola una corrente costante I, in base al
principio di conservazione dell'energia, la potenza erogata, cioè l'energia che forniamo nell'unità di tempo, viene
trasformata in calore.
Quindi, la quantità rappresenta allo stesso tempo la quantità di potenza che viene dissipata per effetto Joule,
cioè sotto forma di calore, da parte del circuito.
In base a quanto abbiamo detto, la potenza dissipata per effetto Joule da una corrente elettriche che attraversa un conduttore
ohmico è direttamente proporzionale:
☺ alla resistenza R del conduttore
☺ al quadrato dell'intensità di corrente
Se conosciamo sia la d.d.p. applicata sia l'intensità di corrente elettrica I di un circuito elettrico, possiamo trovare
direttamente la potenza P. Infatti:
IL KILOWATTORA
Sappiamo che l'unità di misura della potenza è il watt (W).
È un errore diffuso pensare che il kilowattora (di cui sentiamo parlare a proposito delle bollette dell'energia elettrica) si
riferisca alla potenza considerandolo magari un multiplo del watt.
kilowattora
In realtà il (kWh) è la quantità di energia assorbita quando si sviluppa la potenza di 1 kW (cioè 1000 W)
per un intervallo di tempo di 1h:
Nella prima legge di Ohm la resistenza R rappresenta una proprietà intrinseca del conduttore, che riflette a livello
macroscopico la sua predisposizione a lasciarsi attraversare dalla corrente elettrica oppure a ostacolarla in seguito agli urti
degli elettroni contro gli ioni del reticolo cristallino. Quali sono i fattori che la influenzano?
Una prima ipotesi è che la lunghezza del conduttore possa incidere sulla resistenza. Per verificarlo effettuiamo una serie di
misure.
Immagine 3
Immagine 1 Immagine 2
Immagine 2: confrontando la prima e l'ultima colonna, ricaviamo che fra la lunghezza e la resistenza c'è una proporzionalità
diretta. L p im g zz ppi , t iplic … ch l s c ppi , t iplic …
Immagine 3: la rappresentazione grafica della relazione R e I è una retta passante per l'origine.
Quale può essere, a livello microscopico, la spiegazione di quanto abbiamo appena osservato?
Possiamo pensare che aumentando la lunghezza del filo e quindi il percorso degli elettroni cresca di conseguenza anche il
numero degli urti: la resistenza è perciò maggiore.
Immaginiamo di applicare più volte agli estremi la stesa differenza di potenziale ottenendo i risultati della tabella 4. Osservando
la prima e la quarta colonna, si rileva che la sezione e la resistenza sono grandezze inversamente proporzionali. Questo
sig ific ch s l p im ppi , t iplic …l s c i t l m tà, t z ..
La rappresentazione grafica della relazione tra R ed S è un ramo di iperbole: all'aumentare della sezione S la resistenza R
diminuisce.
Quale può essere la ragione di questo andamento dal punto di vista microscopico?
Si intuisce che, all'aumentare della sezione, aumenta lo spazio utile per il passaggio degli elettroni attraverso il filo e dunque,
diventa maggiore l'intensità di corrente. Per la prima legge di Ohm ciò vuol dire che la resistenza, poiché è inversamente
proporzionale all'intensità, diminuisce. Infine, si osserva sperimentalmente che i risultati cambiano a seconda del materiale
usato.
Quanto abbiamo detto in merito all'andamento della resistenza in funzione della lunghezza, della sezione e del tipo di
conduttore viene sintetizzato dalla seconda legge di Ohm.
La resistenza R di un conduttore è direttamente proporzionale alla lunghezza, inversamente proporzionale alla sezione S e
dipende dalle caratteristiche del conduttore:
La è una costante e viene chiamata resistività. Il suo valore cambia con il materiale (devi guardare la tabella sotto)
Unità di misura della resistività
Dalla tabella 5 si può capire il motivo per cui nei cavi elettrici viene usato comunemente il rame: ha bassa resistività e costi
inferiori rispetto ad altri metalli. Talvolta, però diventano importanti e determinanti altre caratteristiche. Per esempio, nelle
linee elettriche ad alta tensione viene preferito l'alluminio per la sua leggerezza (il minore peso costituisce un vantaggio),
mentre l'acciaio, nonostante abbia una resistività maggiore sia del rame sia dell'alluminio, è preferibile per le linee
ferroviarie elettrificate in virtù della sua maggiore solidità meccanica.
I valori della resistività sono validi per una temperatura ben precisa (nel caso della tabella 5 sono riferiti a 0°C).
Questo perché, se la temperatura si modifica, cambia anche la resistività. Per quale motivo?
In un conduttore all'aumentare della temperatura il moto di vibrazione degli ioni nelle loro posizioni reticolari diviene più
frenetico. Ciò comporta un aumento degli urti degli elettroni e quindi, una resistenza e una resistività più elevate. In definitiva,
a parità di lunghezza, sezione e materiale, al crescere della temperatura aumenta la resistività del conduttore.
Le leggi di Ohm Pagina 9
Immagine 2
Immagine 1
Immagine 1: consideriamo la resistività del rame in funzione della temperatura. Per un'ampia gamma di temperature che va da
valori molto bassi sino a valori un po' inferiori a quello di fusione del metallo, la rappresentazione è una retta. Poiché però la
retta non passa per l'origine, al raddoppiare della temperatura t la resistività non raddoppia: non si può parlare di
proporzionalità diretta fra t bensì di dipendenza lineare.
Immagine 2: quanto più , tanto meno la resistività cambia al variare della temperatura. Nel grafico resistività-
temperatura questo si traduce in una minore inclinazione della retta.
I semiconduttori, il carbone e le soluzioni elettrolitiche hanno un negativo, in quanto la loro resistività diminuisce
all'aumentare della temperatura.
Contrariamente a quanto accade tra t è corretto affermare che la variazione di resistività è direttamente
proporzionale alla variazione di temperatura
Nel grafico, riguardante il piombo, si osserva che per temperature inferiori a 7 K (che è la temperatura critica) valore molto
vicino allo zero assoluto , la resistività è uguale a zero: la corrente elettrica non incontra più nessuna resistenza e ,quindi a
differenza di ciò che accade a temperatura ambiente, la sua intensità rimane costante per tempi lunghissimi. In queste
situazioni si parla di superconduttività (o superconduzione).
Lasuperconduttività è un fenomeno per il quale, a temperature molto basse (dell'ordine di poche decine di kelvin,
cioè molto al di sotto di 0°C), un conduttore presenta resistività e resistenza elettrica nulle.
Le ricerche in tale campo mirano a ottenere materiali superconduttori a temperature sempre più elevate. Al momento le
temperature più alte per la superconduzione sono intorno a 135 K.