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CONDUZIONE ELETTRICA NEI METALLI

Gli atomi dei metalli sono organizzati in compatte strutture cristalline e vibrano intorno a posizioni fisse. A seconda del metallo, ciascun atomo libera uno o due elettroni
che possono muoversi per tutto il volume di sponibile della struttura.
Cedendo elettroni, gli atomi diventano ioni positivi che non si allontanano dalle loro posizioni di equilibrio. Nei metalli le particelle che trasportano elettricità sono solo gli
elettroni liberi o elettroni di conduzione. Poiché ogni centimetro cubo di un metallo contiene all'incirca 1023 atomi, il numero di elettroni di conduzione presenti in tale
volume è dello stesso ordine di grandezza.

AGITAZIONE TERMICA E CORRENTE ELETTRICA


Come le molecole di un gas, gli elettroni di conduzione si muovono continuamente in modo caotico. Questo moto disordinato di agitazione termica non costituisce, però,
una corrente: per ogni elettrone che si muove in un verso ne esiste in media un altro che si muove in verso opposto, quindi non c'è spostamento netto di carica.
Le cose cambiano se fra gli estremi di un filo metallico è mantenuta, per mezzo di un generatore, una differenza di potenziale. All'interno del filo, non più in condizioni di
equilibrio, si stabilisce un campo elettrico, e gli elettroni di conduzione risentono di una forza che li mette in movimento nella stessa direzione del campo, ma in verso
opposto. Il moto ordinato di carica è quindi dovuto al fatto che le cariche minimizzano la loro energia potenziale spostandosi dal punto potenziale maggiore al punto
potenziale minore.

Corrente elettrica
Una corrente elettrica è un movimento ordinato di particelle dotate di carica elettrica. Nei conduttori metallici le particelle cariche che si spostano sono gli elettroni, che
hanno carica negativa.

IL VERSO DELLA CORRENTE È OPPOSTO AL MOTO DEGLI ELETTRONI


Nei primi anni del XIX secolo, quando ebbero inizio gli studi sulla corrente elettrica, gli elettroni non erano ancora stati scoperti. Come verso convenzionale della corrente
si definì il verso di spostamento di una carica positiva, cioè il verso del campo elettrico. La convenzione vale tuttora: dire che un filo metallico è percorso da una corrente
dall'estremo A all'estremo B significa che nel filo esiste un flusso di elettroni in verso opposto, cioè da B ad A.
Gli elettroni di conduzione si muovono, con una certa i, dall'estremo a potenziale elettrico minore verso l'estremo a potenziale elettrico maggiore, mentre la corrente
scorre per convenzione da quello a potenziale maggiore a quello a potenziale minore.

INTENSITÀ DELLA CORRENTE ELETTRICA


All'interno di un filo conduttore la corrente fluisce in maniera uniforme in ogni punto. La quantità di carica che attraversa, per unità di tempo, qualunque sezione
trasversale del conduttore indica l'intensità della corrente

L'intensità della corrente elettrica che scorre in un conduttore è il rapporto fra la quantità di carica elettrica Aq che attraversa una sezione trasversale del conduttore in
un intervallo di tempo at e l'intervallo di tempo stesso: i= deltaq/delta t
Per esprimere correnti molto deboli si ricorre al sottomultiplo milliampere (simbolo mA), pari a un millesimo di ampere:
Una corrente che scorra sempre nello stesso verso con intensità costante nel tempo è chiamata corrente continua.

RESISTENZA ELETTRICA
La resistenza elettrica R di un conduttore, fissata la d.d.p. AV fra i suoi estremi, è il rapporto fra AV e l'intensità i della corrente che lo percorre: R=delta v/i
Per una data d.d.p., più grande è R, meno intensa è la corrente che scome nel conduttore.Un conduttore ha una resistenza di 1 12 se, con una d.d. p. di 1 V fra i sun.
estremi, è attraversato da 1 A di corrente.

Prima legge di Ohm


A una temperatura fissata, la d.d.p. AV fra gli estremi dun conduttore metallico è direttamente proporzionale all'intensità della corrente che lo percorre. Si ha pertanto:
delta v=R i
dove il coefficiente R, resistenza del conduttore, è costante al variare della d.d.p.
Tutti i conduttori la cui curva caratteristica è una retta si chiamano conduttori ohmici
I conduttori non ohmici hanno curve caratteristiche di forma diversi poiché la loro resistenza varia con la d.d.p.

RESISTORI
Gli elementi dei circuiti elettrici che hanno una resistenza non trascurabile e ubbidiscono alla prima legge di Ohm sono detti resistori (8). Sono esempi di resistori le
lampadine a incandescenza e i fili metallici.
Nella(9)è mostrato lo schema di un circuito costituito da una batteria, un resistore (spesso chiamato resistenza) e un interruttore collegati in serie. Le linee che uniscono i
diversi elementi rappresentano i fili di collegamento, la cui resistenza è considerata nulla.

LA RESISTENZA DIPENDE DALLA NATURA E DALLE DIMENSIONI DEL CONDUTTORE


Ogni conduttore ha una propria resistenza elettrica. Un filo di un dato materiale ha una resistenza che dipende dalle caratteristiche geometriche: la resistenza è tanto più
grande quanto più è lungo il filo, o quanto più è piccola l'area A della sua sezione trasversale (10).
Misure effettuate su fili di lunghezze, spessori e materiali differenti portarono Ohm a formulare una seconda legge sulla resistenza elettrica.

Seconda legge di Ohm


A una temperatura fissata, la d.d.p. AV fra gli estremi di un conduttore metallico è direttamente proporzionale all'intensità i della corrente che lo percorre. Si ha pertanto:
R=p l/A
in cui il coefficiente di proporzionalità p dipende dalla natura del materiale di cui è fatto il filo.
Il coefficiente p (lettera greca "rho"), misurato in 22. m, è detto resistività o resistenza specifica del materiale.

RESISTIVITÀ DEI MATERIALI


I conduttori e gli isolanti si distinguono per la loro resistività (11). Alcuni materiali, come germanio e silicio, sono chiamati semicondut tori e hanno proprietà elettriche
intermedie rispetto ai conduttori e agli isolanti. Nella (Tab. 1) si possono osservare alcuni valori di resistività per materiali conduttori e isolanti alla temperatura di 20
degrees * C

Forza elettromotrice
Per mantenere costante la corrente (e accesa la lampadina) è necessario ripristinare, istante per istante, la dd p. iniziale. Questo è il compito svolto dalla pila e, in
generale, da un generatore elet trico All'interno di un generatore elettrico si verificano processi che trasportano le cariche positive verso il polo positivo e le cariche
negative verso quello negativo. Questi processi si oppongono alla repulsione tra cariche elettriche dello stesso segno e possono essere di natura elettrochimica,
elettromagnetica, termoelettrica, fotoelettrica, piezoelettrica e così via.

GENERATORI ELETTRICI
Nel circuito, all'esterno della pila, la corrente scorre dal polo positivo al All'interno della pila, invece, fluisce dal polo negativo a quello positivo nel verso opposto a quello
in cui scorrerebbe se le cariche fossero soggette solo alla forza elettrica dovuta alla d.d.p. esistente fra i poli Il ruolo di un generatore è analogo a quello di una pompa in
un circuito idraulico. Il movimento delle cariche elettriche fra le due estremità a diverso potenziale di un filo metallico è come il flusso dell'acqua fra due vasi comunicanti
a diverso livello. Affinché il flusso continui, si deve mantenere il dislivello mediante una pompa che fa risalire il liquido spingendolo in verso opposto a quello in cui si
sposterebbe per gravità.
Per portare una massa liquida a una certa altezza, una pompa idraulica deve compiere, contro la forza gravitazionale, un lavoro uguale all'aumento di energia potenziale
del liquido. In modo analogo un generatore deve compiere un lavoro L contro la forza elettrica per portare una carica positiva q dal polo negativo al polo positivo.
Ogni generatore è caratterizzato da una forza elettromotrice, abbreviata in f.e.m. e normalmente indicata con f. Questa grandezza è definita come la d.d.p. AV che esiste
fra i poli del generatore a circuito aperto.
Forza elettromotrice di un generatore
La f.e.m. f di un generatare, uguale alla d.d.p. fra i suoi poli a circuito aperto, è il rapporto fra il lavoro & compiuto per portare una carica positiva q dal polo negativo al polo
positivo e la carica stessa:
f=L/q
Più generatori collegati in serie costituiscono una batteria (14), la cui f.e.m. è la somma delle f.e.m. dei singoli generatori.
Alla chiusura del circuito, la d.d.p. fra i poli di un generatore diventa minore della f.e.m., visto che la resistenza interna del generatore riduce questa tensione. Quando, come
spesso accade, la differenza è trascurabile e si ha, all'incirca, f= AV indipendentemente dalla corrente che scorre nel circuito, il generatore elettrico e chiamato generatore di
forza elettromotrice o generatore di tensione.

RESISTENZA INTERNA DI UN GENERATORE


Il generatore non fornisce al circuito solamente una forza elettromotrice: ma aggiunge anche una resistenza. La corrente che scorre al suo interno incontra, per varie cause,
degli ostacoli. Questa resistenza è detta resistenza interna del generatore.
Per calcolare l'effettiva perp d.F fra i poli A e B del generatore, dobbiamo tenere

conto di entrambi gli effetti. Dal punto mathcal B , a potenziale V, al punto A, a potenziale V_{A} lungo il percor so che passa attraverso il generatore, il potenziale subisce sia un
aumento, uguale af, sia una caduta, uguale ari. Pertanto, si ha:
vb + f - ri = Va

Tensione fra i poli di un generatore


La d.d.p. AVV-V, fra i poli A e B di un generatore, in un circuito percorso da una corrente di intensità i, è uguale alla differenza fra la f.e.m. fe la caduta di tensione causata dalla
resistenza interna r:
Delta v=f-Ri
La d.d.p. AV che un generatore mantiene fra i suoi poli è dunque minore della f.e.m. f. È uguale a fnel caso ideale in cui ar = 0 oppure quando è nulla la corren te, cioè a circuito
aperto.

LEGGE DEI NODI


In un circuito elettrico un nodo è un punto di diramazione. Le correnti elettriche, rispetto a un nodo, possono essere entranti oppure uscenti e obbediscono al teorema dei nodi.
La somma delle intensità delle correnti che giungono nel nodo di un circuito è uguale alla somma delle intensità delle correnti cha se ne allontanano.
i=i1,i2

LEGGE DELLA MAGLIA


In un circuito elettrico, per maglia s'intende qualsiasi percorso chiuso.
Un generatore, in una maglia, fa aumentare il potenziale di una quantità pari alla forza elettromotrice f. Al contrario, una resistenza R attraversata da una corrente i, per la
prima legge di Ohm, fa diminuire il potenziale di una quantità pari a Ri. Aumenti e cadute di tensione obbediscono al seguente teorema della maglia.
Legge della maglia Sommando algebricamente al potenziale V, di un punto A del circuito tutte le variazioni che il potenziale subisce in un giro di qualsiasi maglia, si ottiene di
nuovo V A
VA,F-ri=VA

RESISTORI IN SERIE
Le varie configurazioni di un circuito complesso sono sempre combinazioni di due tipi di collegamenti tra resistori: in serie o in parallelo. La (19) mostra lo schema di un circuito
che comprende due resistori, di resistenze R, ed R2 collegati in serie, cioè disposti uno di seguito all'altro in modo che siano attraversati dalla stessa corrente di intensità i.
(R_{1} + R_{2}) rappresenta la resistenza equivalente, ovvero il valore della resistenza che si dovrebbe inserire per ottenere una corrente di intensità pari a quella ottenuta con il
sistema di resistenze.
Se i resistori collegati in serie sono più di due, rispettivamente di resistenza R p R p R p ,...,.. resistenza equivalente è:
R m =R 1 +R 2 +R 3 +...

RESISTORI IN PARALLELO
Per la prima legge di Ohm si ha: i1=VA-VB/R1
cioè le intensità di corrente nei due rami sono inversamente proporzionali alle resistenze dei rami.
Req= (1/R1, 1/R2)
Se i resistori collegati in parallelo sono più di due, la resistenza equivalente soddisfa l'equazione:

STRUMENTI DI MISURA ELETTRICI


Lo strumento che consente la misura dell'intensità di corrente elettrica si chiama amperometro. Lo strumento deve essere attraversato dalla stessa corrente elettrica che
intende misurare: va inserito in serie nel ramo del circuito in cui si vuole effettuare la misura (22).
Lo strumento con cui si misura la differenza di potenziale si chiama voltmetro. Lo strumento deve avere, ai suoi capi, la stessa differenza di potenziale che vuole misurare: va
collegato in parallelo al ramo del circuito in cui si vuole effettuare la misura (23). Se misurando la tensione tra due punti di un circuito con un voltmerro si ottiene zero, si ha un
cortocircuito.

CIRCUITI RC
le armature di un condensatore vengono collegate ai poli di un generatore e produce una corrente elettrica che varia nel tempo (-25). L'accumulo di carica sulle due armature
genera, fra di esse, una differenza di potenziale crescente Questa differenza di potenziale crescente stered ulteriore afflusso di carica positiva sull'armatura a potenziale
maggiore e di carica negativa sull'armatura a potenziale minore. Con l'aumentare della carica sull'armatura, infatti, aumenta la forza di repulsione tra le cariche dello stesso
segno, e di conseguenza aumenta il lavoro che deve compiere il generatore contro le forze elettriche repulsive. Quindi, il flusso delle cariche elettriche sull'armatura diventa
sempre più lento, fino ad esaurirsi completamente al raggiungimento del valore massimo della carica, ossia Q.
Se si staccano le armature del condensatore dal generatore si ha il processo inverso, chiamato scarica. Questo processo termina quando il condensatore ritorna al suo stato
iniziale, cioè con carica e differenza di potenziale tra le armature nulle.
Un'applicazione importante del circuito RC è il pacemaker.

Due o più condensatori in serie sono collegati in sequenza dallo stesso filo. Essi hanno quindi per costruzione la stessa carica elettrica depositata sulle superfici delle loro
armature, mentre la differenza di potenziale complessiva AV è data dalla somma delle singole differenze di potenziale

Due o più condensatori in parallelo per costruzione sono collegati da fili diversi che si raccordano al filo del circuito negli stessi punti. Come conseguenza di tale configurazione
essi condividono lo stesso valore di differenza di potenziale V mentre la carica totale è data dalla somma delle singole cariche.

Potenza di un generatore elettrico Un generatore che fa scorrere in un cir cuito una corrente continua di intensità i mantenendo fra i suoi poli una d.d.p. AV eroga una potenza
P uguale al prodotto fra AV e i:
P=deltav i
Se il generatore ha una resistenza interna trascurabile, e quindi mantiene fra i poli una d.d.p. uguale alla sua f.e.m. f, la potenza è:
P = fi

EFFETTO JOULE
Il lavoro compiuto da un generatore fa aumentare l'energia potenziale degli elettroni, spostati contro la forza elettrica dal polo positivo al polo negativo. In un circuito chiuso,
però, gli elettroni si muovono e acquistano energia cinetica a spese della loro energia potenziale elettrica. Con lo scorrere della corrente, inoltre, l'energia cinetica degli
elettroni si trasforma in energia interna dei conduttori, che accrescono la propria temperatura e cedono calore all'ambiente,Quest'ultima trasformazione di energia è nota
come effetto Joule.
Legge di Joule La potenza P, assorbita per effetto Joule da un conduttore ohmico è uguale al prodotto fra la sua resistenza R e il quadrato dell'intensità di corrente i:
Pj=Ri”2
Poiché l'energia interna dei conduttori, man mano che cresce, è dispersa nell'ambiente come calore, la potenza P, assorbita da un circuito è anche chiamata potenza dissipata.
Se la resistenza è espressa in ohm e l'intensità di corrente in ampere, la potenza dissipata P, risulta espressa in watt (simbolo W).
E utile ricordare che in relazione all'unità di misura della potenza si usa definire un'unità di misura dell'energia, il kilowattora. Vale: 1 kWh = 3,6 106 J

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