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8. Legge di Biot-Savart
Una legge sperimentale motiva l’esperienza di Oersted:
Tende cioè a ruotare in modo da portare il suo vettore superficie A nella stessa dire-
zione e nello stesso verso di B. Se α=180° l’equilibrio è instabile: basta un piccolo sfa-
samento per riprendere la rotazione.
Introduciamo per comodità una nuova grandezza che metta in relazione direttamen-
te i con A ovvero il momento magnetico della spira:
La spira immersa in un campo magnetico con corrente che cambia verso è un model-
lo del motore elettrico.
Il Campo Magnetico
Se la velocità della carica q non è perpendicolare alle linee del campo magnetico (gia-
ce cioè sempre sullo stesso piano, ma inclinata rispetto alla perpendicolare) si muo-
verà di un moto elicoidale: una componente della velocità perpendicolare alle linee
di B farà sì che la particella si muova di moto circolare uniforme; la componente pa-
rallela farà progredire in avanti il moto circolare. La composizione dei moti dà come
traiettoria un’elica cilindrica a passo costante. Il raggio dipende dalla velocità perpen-
dicolare, il passo dell’elica da quella parallela e dal periodo (che a sua volta dipende
da quella perpendicolare)
E si misura in Weber
Per determinare il flusso di un campo magnetico uniforme attraverso una superficie
non piana possiamo considerare la somma dei piccoli contributi del campo attraver-
so delle sezioni infinitesime piane ed uniformi della superficie. Posso cioè considera-
re l’integrale di superficie del campo magnetico in S
Il teorema di Gauss per il campo magnetico afferma che:
Dimostrazione:
7. Proprietà magnetiche dei materiali ed elettromagnete
Il campo magnetico che generano i magneti nasce a causa dell’oerientazione dei mo-
menti magnetici microscopici, cioè degli atomi che possono essere visualizzati come
piccole spire di corrente elettrica che generano dunque un campo magnetico.
Le sostanze ferromagnetiche hanno momenti magnetici relativamente grandi e si alli-
neano bene col campo esterno, generando un campo proprio potente, nello stesso
verso del campo esterno; per cui dentro il magnete il campo totale sarà la somma
dei due campi (esterno ed interno) dunque molto intenso.
Le sostanze paramagnetiche hanno momenti magnetici piccoli e che difficilmente si
allineano, rimanendo perlopiù disordinati; l’addensamento di linee all’interno è tra-
scurabile.
All’interno delle sostanze diamagnetiche i momenti magnetici microscopici si com-
pensano, avendo quindi campo totale nullo; se disturbati da un campo esterno i mo-
menti generano un campo (peraltro molto debole) opposto, tuttavia è un effetto
quasi impercettibile.
Un’utilissima applicazione pratica dei campi magnetici indotti sono gli elettromagne-
ti. In questo modo è possibile avere calamite potentissime mediante il semplice uti-
lizzo di una sostanza fortemente paramagnetica e di una corrente che scorre in un
solenoide attorno al cilindro di tale sostanza.
L’Induzione Elettromagnetica
3. Legge di Faraday-Neumann-Lenz
La legge che mette in relazione la rapidità di variazione del flusso col potenziale è:
Il segno meno è una conseguenza della legge di Lenz, ovvero di quel fenomeno per
cui, una volta indotta una corrente ad esempio all’interno di una spira, la corrente
circolante nella spira genera a sua volta un campo magnetico; se il campo magnetico
generato dalla corrente fosse orientato nello stesso verso in cui è orientato quello
che genera la corrente, la corrente totale ed il campo magnetico totale aumentereb-
bero indefinitamente. Per risolvere questo problema è necessario che la corrente in-
dotta abbia verso opposto a quella che avrebbe se indotta dalla spira, cosa successi-
vamente provata sperimentalmente.
Dunque la corrente indotta col suo campo magnetico indotto contrasta la diminuzio-
ne o l’aumento del flusso.
6. Induttanza
L’induttanza misura la capacità di un corpo conduttore di indurre una corrente i in
funzione della variazione del flusso di B che subisce.
7. Mutua induzione
fenomeno che avviene tra due circuiti adiacenti entrambi dotati di induttore. La cor-
rente che scorre in 1 induce un campo che passa attraverso il circuito 2; nel 2 inizia a
scorrere una corrente che induce un campo magnetico il quale induce una corrente
in 1 che circola però in senso opposto, opponendosi alla corrente inziale:
1. Cos’è un alternatore
Un alternatore è un dispositivo che funziona in modo opposto rispetto ad un motore
elettrico. Consta di una spira immersa in un campo magnetico che ruotando genera
una forza elettromotrice alternata. Il flusso del campo magnetico attraverso la spira
varia in modo periodico, seguendo un andamento cosinusoidale. Il valore della cor-
rente forma il grafico di una cosinusoide.
Se la pulsazione del circuito soddisfa questa relazione, la corrente scorre il più facil-
mente possibile nel circuito.
4. Potenza
ipotizzando che induttore e condensatore idealmente non dissipino energia, tutta
l’energia dissipata in un circuito RLC dipende dalla resistenza.
In termini di valori efficaci si utilizza la formula di Galileo Ferraris:
5. Circuito LC
Circuito composto da induttore e condensatore in serie. La corrente inizia a circolare
e nonappena il condensatore inizia ad immagazzinare energia, diminuendo il flusso
di corrente attraverso l’induttore e dunque il flusso del campo magnetico indotto su
se stesso, l’induttore genera una corrente opposta. Una volta che il consensatore sa-
rà carico nel circuito non circolerà più corrente, ma a questo punto l’induttore avrà
iniziato a far circolare corrente nel senso opposto, facendo ricominciare il ciclo.
Questo circuito è paragonabile ad un sistema massa-molla ed è detto circuito oscil-
lante smorzato.
6. Il trasformatore
E’ un elemento circuitale grazie al quale è possibile trasmettere correnti a lunghe di-
stanze mantenendo una tensione alta fra i capi del cavo, ma con una corrente picco-
la, in modo tale da evitare il più possibile dispendi energetici causati dalle resistenze.
Consta di una struttura ad anello detta nucleo interno attorno alla quale sono avvolti
i due capi del circuito. Un trasformatore è in grado di elevare o diminuire la differen-
za di potenziale senza comportare particolari perdite, e si basa sul principio di indu-
zione. Il tutto avviene all’interno di solenoidi, in modo tale che non vi siano dispendi
o correnti parassite.
Il Campo Elettromagnetico
Il che comporta che a delle variazioni di circuitazione del campo elettrico corrispon-
dano variazioni di flusso del campo magnetico: il campo elettrico non è dunque con-
servativo.
Si nota poi che il teorema di Ampere presenta alcuni difetti di generalità. Ad esempio
nel caso di un condensatore a facce piane col vuoto in mezzo, registriamo una circui-
tazione diversa da zero per i terminali delle armature e una circuitazione pari a zero
tra le armature. Quanto vale la circuitazione del campo magnetico in una linea com-
planare all’armatura? La risposta è ambigua e il teorema di Ampere non è in grado di
dire se la corrente sia concatenata o meno. Ecco allora che diventa necessario intro-
durre un nuovo termine: la corrente di spostamento.
Ora la circuitazione del campo magnetico dipende direttamente dal flusso del campo
elettrico attraverso E.
2. Le onde elettromagnetiche
Si può dimostrare che le variazioni del campo elettromagnetico si muovono di veloci-
tà c pari a 3x10 m/s. quando una carica oscilla genera un campo elettrico in alterna-
ta, che induce a sua volta un campo magnetico variabile; in un dato punto P varia
continuamente il flusso di B, e il campo magnetico variabile in P induce un campo
elettrico in un altro punto P*. In questo modo le onde elettromagnetiche si trasmet-
tono anche attraverso il vuoto, dove non ci sono né cariche né correnti, anche quan-
do la carica sorgente ha smesso di muoversi.
Dalla quarta equazione si può ricavare che:
Le onde elettromagnetiche trasportano inoltre anche quantità di moto, data dalla ca-
pacità di mettere in moto le cariche che sono influenzate dal suo campo elettroma-
gnetico. Un’onda, investendo un corpo, induce una forza di Lorentz. Si ricava allora il
valore della quantità di moto ceduta al corpo: Quantità di moto
Pressione di radiazione
3. Lo spettro elettromagnetico
Nel vuoto tutte le onde elettromagnetiche si propagano con velocità c, sussiste tutta-
via la relazione:
Ciò fa sì che ad una frequenza alta ed una lunghezza d’onda bassa corrispondano on-
de più energetiche, penetranti e pericolose. Al contrario, a frequenze basse e lun-
ghezze d’onda alte corrispondono onde innocue e deboli, utilizzate quotidianamente
per la comunicazione.
4. Polarizzazione e legge di Malus
La direzione del campo elettrico di un’onda elettromagnetica piana è detta direzione
di polarizzazione dell’onda. Un’onda è polarizzata quando la direzione del suo campo
elettrico è costante oppure varia secondo una legge nota. Un’onda si dice polarizzata
linearmente quando E oscilla restando sempre parallelo a se stesso. La luce non pola-
rizzata è una miscela di infinite onde singolarmente polarizzate in modo casuale.
E’ possibile costruire un materiale la cui fibra lasci passare solamente le onde polariz-
zate linearmente in una certa direzione: si tratta del polarizzatorene lineare. La dire-
zione delle fibre è detto asse di assorbimento, la direzione perpendicolare a questo è
l’asse di trasmissione. I filtri polaroid sono filtri polarizzanti.
La quantità di luce assorbita dal polarizzatore e la quantità di luce lasciata passare
può essere espressa in termini di irradiamento grazie alla legge di Malus:
La Relatività
1. La velocità della luce, l’ipotesi dell’etere e l’esperimento di Michelson-Morley
Il modello dell’elettromagnetismo arriva alla conclusione che la velocità della luce
debba essere la stessa in tutti i sistemi di riferimento, cioè invariante e la cosa è in
completo disaccordo con le leggi della meccanica classica, in particolare con la legge
di composizione delle velocità nella relatività galileiana.
Già da molti anni all’epoca si ipotizzava che la luce (come un’onda meccanica) si pro-
pagasse all’interno di un mezzo materiale detto etere luminifero presente ovunque
nell’universo. Ammettendo l’esistenza dell’etere si postulava che le leggi dell’elettro-
magnetismo fossero valide sono nel caso in cui l’etere fosse in quiete. Ciò risolveva il
problema della velocità della luce, poiché il cosiddetto vento d’etere (causato dal
moto relativo tra l’etere e la Terra) avrebbe consensito una velocità della luce diversa
da c. L’esperimento per dimostrare l’esistenza dell’etere fu proposto da Maxwell nel
1875 e messo in pratica da Michelson e Morley tra il 1881 e il 1887. L’esperimento
prevedeva l’utilizzo di un interferometro per registrare le interferenze causate dal
vento d’etere. L’esperimento ebbe risultato negativo: il vuoto era a tutti gli effetti
vuoto e non venne registrata alcuna interferenza: il problema andava ripensato da
capo.
3. La simultaneità
Einstein comprese che il problema dell’interpretazione dell’invarianza di c era causa-
to dal fatto che tutta la fisica contemporanea si basava sull’ipotesi dell’esistenza di
un tempo assoluto. Egli riuscì, con un esperimento mentale, a dimostrare come an-
che il concetto di simultaneità sia relativo: se la luce ha una velocità finita e dunque
fronte d’onda, un’osservatore che si muove a grande velocità verso un fronte d’onda
allontanandosi da un altro, vedrà l’evento verso cui è diretto accadere prima di quel-
lo da cui si sta allontanando. Di contro un osservatore fermo a terra vedrà gli stessi
eventi simultaneamente: ecco confutata l’ipotesi di un tempo assoluto ed omogeneo
4. La dilatazione dei tempi
Ammettendo di avere due orologi sincronizzati secondo la relatività, ossia che tengo-
no conto dell’invarianza di c, in cui il primo riceve l’informazione a t e il secondo a
, possiamo vedere quanto dura lo stesso evento per due sistemi di riferi-
mento inerziali differenti. Lo stesso evento, visto dal punto di vista di un osser-
vatore che si muove a velocità prossime a c, durerà più a lungo di quanto lo mi-
suri un osservatore fermo rispetto all’evento stesso. Se inizialmente i due oro-
logi, nonostante la distanza, erano sincronizzati, noteremo dopo il tempo tra-
scorso ad alte velocità, che quello che ha viaggiato avrà guadagnato dei secon-
di; per lui l’evento avrà avuto una durata più breve.
Dimostrazione:
5. La contrazione delle lunghezze
Se due osservatori in due sistemi di riferimento inerziali diversi misurano due tempi-
stiche diverse per lo stesso evento, saranno in disaccordo anche con le misure di lun-
ghezza. Dunque, conoscendo il tempo proprio (essendo cioè sul sistema di riferimen-
to solidale al fenomeno, cioè sul sistema che viaggia ad alte velocità) è possibile rica-
vare anche la lunghezza propria.
Dimostrazione:
6. Il grafico di gamma
Per semplificare le formule di contrazione e dilatazione introduciamo i termini