Sei sulla pagina 1di 21

Fisica

Quesiti per la maturità


Fenomeni Magnetici Fondamentali
1. cos’è un magnete e quali sono le sue proprietà
Un magnete è un materiale ferromagnetico che è stato magnetizzato e che dunque
crea un proprio campo magnetico. Le sostanze ferromagnetiche producono un cam-
po magnetico in risposta ad un campo magnetico esterno. Un elettromagnete è una
bobina all’interno della quale scorre corrente elettrica. E’ possibile magnetizzare per-
manentemente un materiale portando la sua temperatura al di sopra del punto di
Curie ed esponendolo ad un campo magnetico: gli spin elettronici si allineano crean-
do momenti magnetici microscopici contenuti nei domini di Weiss.
Ogni magnete ha un polo positivo ed uno negativo che si attraggono a vicenda e si
respingono se uguali.
Non esistono monopoli magnetici: dividendo un magnete avremo due magneti e 4
poli complessivi.

2. Quali sono le caratteristiche del campo magnetico


Un magnete genera un campo magnetico simile al campo elettrico generato da un di-
polo. La direzione delle linee di forza è data dalla retta che collega i due poli. Esse so-
no sempre tangenti alla direzione del campo magnetico, escono dal polo nord ed en-
trano nel polo sud ed hanno densità direttamente proporzionale a quella del campo
magnetico. Le linee sono sempre chiuse (teorema di Gauss).
L’unità di misura è il Tesla:

3. Il campo magnetico terreste


La Terra possiede un proprio campo magnetico, probabilmente originato dagli attriti
tra le due fasi del nucleo (dinamo ad autoeccitazione).
I poli geomagnetici sono sfasati di 11,30° rispetto all’asse di rotazione terrestre. Ge-
nera la magnetosfera, zona fondamentale per la vita sulla Terra. Il polo Nord magne-
tico è posto in prossimità del polo Sud geografico e viceversa. Una bussola punta il
nord geografico e il sud magnetico.

4. Determinare sperimentalmente linee di forza


Si possono verificare mediante l’uso di un magnete di prova, in grado di indicare la
direzione delle linee di forza in prossimità del magnete. Oppure si può disporre lima-
tura di un materiale ferromagnetico come il ferro per determinare una sezione di pia-
no del campo tridimensionale.

5. Quali sono le sorgenti del campo magnetico


Le sorgenti del campo magnetico sono magneti permanenti o circolazioni di correnti
attraverso fili, spire o solenoidi.
6. Esperienze di Oersted Faraday e Ampere
Oersted: un filo percorso da corrente genera un campo magnetico in grado di cam-
biare la direzione di una bussola
Faraday: un filo percorso da corrente se dentro un campo magnetico subisce una for-
za
Ampere: due fili percorsi da corrente molto lunghi, molto vicini e posti in parallelo, si
attraggono si la corrente è concorde, si respingono se è discorde.

(i-Pollice, B-Indice, F- Medio)

7. Forza megnetica sul filo percorso da corrente


Una legge sperimentale motiva le esperienze di Ampere e Faraday:

(B si sovrappone a i, regola della mano destra)

8. Legge di Biot-Savart
Una legge sperimentale motiva l’esperienza di Oersted:

Campo Magnetico Campo Elettrico

Mentre il campo elettrico generato da un filo (distribuzione lineare infinita di carica)


è radiale rispetto alla retta, il campo magnetico generato dal medesimo filo (stavolta
è necessario che le cariche scorrano nel filo) ha direzione concentrica rispetto alla se-
zione del filo. In entrambi i casi l’intensità del campo è inversamente proporzionale
alla distanza.

9. Campo magnetico generato da una spira e da un solenoide


Possiamo ricavare la formula del campo magnetico generato da una spira conside-
rando i fili circolari come composti da molti contributi rettilinei da integrare in un so-
lo contributo. Le linee sono circonferenze concentriche rispetto alla sezione del filo.
Il campo magnetico lungo l’asse è sempre perpendicolare al piano della spira.

Campo in un punto dell’asse Campo al centro della spira

Il campo magnetico esterno ad un solenoide infinitamente lungo è nullo, quello in-


terno ha direzione parallela all’asse e hanno distribuzione uniforme ed omogenea.
Nella realtà all’esterno le linee si incurvano per chiudersi le une con le altre.
10. Spira immersa in un campo magnetico
Una spira rettangolare percorsa da corrente, immersa in un campo magnetico e libe-
ra di ruotare attorno ad un asse perpendicolare alla direzione del campo, inizia a ruo-
tare secondo la legge F=Bil. La spira, compiuta una rotazione di 180° (più qualche
grado che percorre per inerzia) si ferma. Se si inverte la direzione della corrente che
circola nella spira (prima che la forza F=Bil la disponga in modo esattamente perpen-
dicolare rispetto al campo magnetico, facendole perdere quei pochi gradi che le ser-
vono per ricominciare a girare) allora la forza assume verso opposto: la spira può
quindi ruotare di altri 180° nello stesso verso e la coppia di forze magnetiche la man-
terrà in rotazione.

Il momento delle forze magnetiche sulla spira di vettore superficie A è:

Tende cioè a ruotare in modo da portare il suo vettore superficie A nella stessa dire-
zione e nello stesso verso di B. Se α=180° l’equilibrio è instabile: basta un piccolo sfa-
samento per riprendere la rotazione.
Introduciamo per comodità una nuova grandezza che metta in relazione direttamen-
te i con A ovvero il momento magnetico della spira:

Momento magnetico Relazione tra M e B

La spira immersa in un campo magnetico con corrente che cambia verso è un model-
lo del motore elettrico.
Il Campo Magnetico

1. Moto di una particella carica in un campo magnetico e forza di Lorentz


Una carica elettrica in moviemento in un campo magnetico è soggetta ad una forza
(caso del filo ma per la carica singola) detta forza di Lorentz:

(si usa la regola della mano destra, ma l’elettrone ha carica negativa)


Dato che F è sempre perpendicolare a v, agirà come una forza centripeta (per il teo-
rema dell’energia cinetica non può cambiare il valore di v ma solo la sua direzione,
poichè il lavoro compiuto sulla particella è sempre perpendicolare allo spostamento,
dunque v=0). Inoltre il modulo della forza è costante: è dunque forza centripeta di
un moto circolare uniforme.

Se la velocità della carica q non è perpendicolare alle linee del campo magnetico (gia-
ce cioè sempre sullo stesso piano, ma inclinata rispetto alla perpendicolare) si muo-
verà di un moto elicoidale: una componente della velocità perpendicolare alle linee
di B farà sì che la particella si muova di moto circolare uniforme; la componente pa-
rallela farà progredire in avanti il moto circolare. La composizione dei moti dà come
traiettoria un’elica cilindrica a passo costante. Il raggio dipende dalla velocità perpen-
dicolare, il passo dell’elica da quella parallela e dal periodo (che a sua volta dipende
da quella perpendicolare)

Raggio dell’elica Passo dell’elica

2. Le fasce di Van Allen e l’aurora boreale


Se il campo magnetico non è uniforme, le traiettorie delle cariche diventano eliche
incurvate il cui raggio si stringe mano a mano che il campo diventa più intenso. Per
questo motivo ai poli (in cui il campo ha più linee di forza, è cioè più intenso) i proto-
ni e gli elettroni provenienti dal vento solare (che sono molto energetici) colpiscono
le molecole dell’atmosfera dando origine ai fenomeni di aurora boreale ed australe. Il
loro moto consueto è quello di spiraleggiare intorno alle linee di forza del campo
geomagnetico, distribuendosi presso delle zone stabili di forma toroidale attorno alla
Terra dette fasce di Van Allen (i protoni nella fascia più interna, gli elettroni in quella
esterna).
3. Cos’è un selettore di velocità
Un selettore di velocità è uno strumento mediante il quale è possibile filtrare le cari-
che per esso passanti, selezionando solo quelle la cui velocità soddisfa determinate
condizioni. Consta di un condensatore piano immerso in un campo magnetico unifor-
me perpendicolare alle linee del campo elettrico interno al condensatore stesso. Se
una particella vi entra, per far sì che la sua velocità non venga deviata è necessario
che forza di Lorentz e forza elettrica siano uguali (in quanto hanno direzione oppo-
sta). Da ciò si ricava che la condizione di velocità per il selettore è:

4. Cos’è lo spettrometro di massa


Uno spettrometro di massa è un dispositivo grazie al quale, note carica e velocità di
una particella, possiamo individuarne la massa.
Consta di un magnete il cui campo magnetico è attraversato perpendicolarmente
dalle particelle; queste subiscono l’influenza della forza di Lorentz incurvando la loro
direzione. Suppenendo che carica e velocità siano uguali per tutte la particelle en-
tranti, l’unica differenza sarà data dalla massa. In questo modo, la curvatura e il rag-
gio dell’incurvatura dipenderanno da m; le particelle impatteranno su di un rivelato-
re che scomporrà il fascio in base alle masse delle particelle che lo compongono.

5. Flusso del campo magnetico e teorema di Gauss per il magnetismo


Il flusso del campo magnetico attraverso una superficie piana ha valore:

E si misura in Weber
Per determinare il flusso di un campo magnetico uniforme attraverso una superficie
non piana possiamo considerare la somma dei piccoli contributi del campo attraver-
so delle sezioni infinitesime piane ed uniformi della superficie. Posso cioè considera-
re l’integrale di superficie del campo magnetico in S
Il teorema di Gauss per il campo magnetico afferma che:

Forma algebrica Forma integrale

Che giustifica l’inesistenza di monopoli magnetici e la chiusura delle linee di campo.


Dimostrazione:
6. Circuitazione del campo magnetico e teorema di Ampere
La circuitazione del campo magnetico lungo una linea chiusa orientata ha valore:

Forma alegebrica Forma integrale

Si considerano dunque i contributi singoli di ogni corrente concatenata alla linea


chiusa, ovverso alle correnti che attraversano un piano che ha la linea orientata co-
me contorno. Avendo il campo magnetico circuitazione diversa da 0, non è conserva-
tivo, a differenza del campo elettrostatico, in cui la circuitazione è nulla e il campo è
conservativo, e l’integrale di linea per andare da un punto A ad un punto B non tiene
conto del cammino, ma solo della differenza di potenziale tra A e B.

Dimostrazione:
7. Proprietà magnetiche dei materiali ed elettromagnete
Il campo magnetico che generano i magneti nasce a causa dell’oerientazione dei mo-
menti magnetici microscopici, cioè degli atomi che possono essere visualizzati come
piccole spire di corrente elettrica che generano dunque un campo magnetico.
Le sostanze ferromagnetiche hanno momenti magnetici relativamente grandi e si alli-
neano bene col campo esterno, generando un campo proprio potente, nello stesso
verso del campo esterno; per cui dentro il magnete il campo totale sarà la somma
dei due campi (esterno ed interno) dunque molto intenso.
Le sostanze paramagnetiche hanno momenti magnetici piccoli e che difficilmente si
allineano, rimanendo perlopiù disordinati; l’addensamento di linee all’interno è tra-
scurabile.
All’interno delle sostanze diamagnetiche i momenti magnetici microscopici si com-
pensano, avendo quindi campo totale nullo; se disturbati da un campo esterno i mo-
menti generano un campo (peraltro molto debole) opposto, tuttavia è un effetto
quasi impercettibile.
Un’utilissima applicazione pratica dei campi magnetici indotti sono gli elettromagne-
ti. In questo modo è possibile avere calamite potentissime mediante il semplice uti-
lizzo di una sostanza fortemente paramagnetica e di una corrente che scorre in un
solenoide attorno al cilindro di tale sostanza.
L’Induzione Elettromagnetica

1. Esperimento di Faraday e corrente indotta da un magnete


Faraday notò che inserendo una calamita all’interno di un solenoide collegato ad un
galvanometro (amperometro che registra correnti molto piccole), quest’ultimo regi-
strava delle variazioni di corrente. Inserendo ed estraendo la calamita velocemente
la corrente registrata era più intensa. Non dipendeva dunque dalla variazione di flus-
so, ma dalla rapidità della variazione del flusso, cioè della variazione del flusso rispet-
to al tempo, ossia della derivata del flusso in dt. Con questo Faraday scoprì come an-
che la corrente può essere indotta da un campo magnetico e non solo viceversa.

2. Cos’è l’induzione elettromagnetica


E’ quel fenomeno per cui la rapidità di variazione del flusso del campo magnetico at-
traverso una superficie conduttrice, genera all’interno di tale superficie una differen-
za di potenziale e di conseguenza una possibile corrente

3. Legge di Faraday-Neumann-Lenz
La legge che mette in relazione la rapidità di variazione del flusso col potenziale è:

Il segno meno è una conseguenza della legge di Lenz, ovvero di quel fenomeno per
cui, una volta indotta una corrente ad esempio all’interno di una spira, la corrente
circolante nella spira genera a sua volta un campo magnetico; se il campo magnetico
generato dalla corrente fosse orientato nello stesso verso in cui è orientato quello
che genera la corrente, la corrente totale ed il campo magnetico totale aumentereb-
bero indefinitamente. Per risolvere questo problema è necessario che la corrente in-
dotta abbia verso opposto a quella che avrebbe se indotta dalla spira, cosa successi-
vamente provata sperimentalmente.
Dunque la corrente indotta col suo campo magnetico indotto contrasta la diminuzio-
ne o l’aumento del flusso.

4. Correnti di Foucault ed applicazioni pratiche


Estraendo un blocco di materiale conduttore da una zona in cui è presente un campo
magnetico, noteremo che la diminuzione del flusso genererà una corrente il cui cam-
po magnetico indotto avrà lo stesso verso del campo permanente. Ma la circolazione
della corrente indotta all’interno del campo magnetico fa sì che la lastra sia soggetta
a delle forze di Lorentz che producono un effetto frenante.
Tale fenomeno vede una sua applicazione pratica nei freni magnetici, che generano
forza mediante lo spostamento di conduttori attraverso campi magnetici (questa re-
sistenza ad esempio è utile nelle cyclette, ma è spesso indesiderata). Inoltre le cor-
renti parassite hanno anche la capacità di riscaldare il conduttore nel quale scorrono,
e vedono una propria applicazione anche nei fornelli ad induzione.
5. Extracorrenti di apertura e chiusura
Quando apriamo o chiudiamo un circuito la corrente varia bruscamente, dunque il
campo magnetico generato dal filo varia in pochissimo tempo, inducendo una cor-
rente opposta molto intensa che si oppone alla chiusura o all’apertura del circuito.

6. Induttanza
L’induttanza misura la capacità di un corpo conduttore di indurre una corrente i in
funzione della variazione del flusso di B che subisce.

Induttanza di una spira Induttanza di un solenoide

7. Mutua induzione
fenomeno che avviene tra due circuiti adiacenti entrambi dotati di induttore. La cor-
rente che scorre in 1 induce un campo che passa attraverso il circuito 2; nel 2 inizia a
scorrere una corrente che induce un campo magnetico il quale induce una corrente
in 1 che circola però in senso opposto, opponendosi alla corrente inziale:

8. Energia del campo magnetico


Un induttore per portare l’intensità di corrente da 0 al valore di regime deve compie-
re un lavoro e dunque spendere energia, che immagazzina in sè fintantoché la cor-
rente sta scorrendo.
Conoscendo il volume del solenoide è a questo punto possibile determinare anche la
densità di energia del campo magnetico (dato che lo supponiamo interamente inter-
no al solenoide stesso):

Energia immagazzinata in un induttore Densità di energia del campo magnetico


La Corrente Alternata

1. Cos’è un alternatore
Un alternatore è un dispositivo che funziona in modo opposto rispetto ad un motore
elettrico. Consta di una spira immersa in un campo magnetico che ruotando genera
una forza elettromotrice alternata. Il flusso del campo magnetico attraverso la spira
varia in modo periodico, seguendo un andamento cosinusoidale. Il valore della cor-
rente forma il grafico di una cosinusoide.

2. Tensione e corrente in alternata e valori efficaci


i valori efficaci di tensione e corrente alternata sono le intensità di tensione e corren-
te continua che producono attraverso un resistore la stessa potenza di tensione e
corrente efficaci. In questo modo è possibile utilizzare le leggi di Ohm

Tensione efficace Corrente efficace

3. Circuito RLC e risonanza


Circuito che contiene in serie un resistore, un induttore e un condensatore. Tra i valo-
ri efficaci di tensione e corrente sussiste la seguente relazione:

Legge di Ohm Impedenza

Dove l’impedenza rappresenta l’ooposizione di un circuito allo scorrimento della cor-


rente alternata al suo interno.
Il valore efficace della corrente è massimo quando l’impedenza è minima, e ciò si ve-
rifica, fissato il valore di R, in condizione di risonanza:

Se la pulsazione del circuito soddisfa questa relazione, la corrente scorre il più facil-
mente possibile nel circuito.

4. Potenza
ipotizzando che induttore e condensatore idealmente non dissipino energia, tutta
l’energia dissipata in un circuito RLC dipende dalla resistenza.
In termini di valori efficaci si utilizza la formula di Galileo Ferraris:
5. Circuito LC
Circuito composto da induttore e condensatore in serie. La corrente inizia a circolare
e nonappena il condensatore inizia ad immagazzinare energia, diminuendo il flusso
di corrente attraverso l’induttore e dunque il flusso del campo magnetico indotto su
se stesso, l’induttore genera una corrente opposta. Una volta che il consensatore sa-
rà carico nel circuito non circolerà più corrente, ma a questo punto l’induttore avrà
iniziato a far circolare corrente nel senso opposto, facendo ricominciare il ciclo.
Questo circuito è paragonabile ad un sistema massa-molla ed è detto circuito oscil-
lante smorzato.

6. Il trasformatore
E’ un elemento circuitale grazie al quale è possibile trasmettere correnti a lunghe di-
stanze mantenendo una tensione alta fra i capi del cavo, ma con una corrente picco-
la, in modo tale da evitare il più possibile dispendi energetici causati dalle resistenze.
Consta di una struttura ad anello detta nucleo interno attorno alla quale sono avvolti
i due capi del circuito. Un trasformatore è in grado di elevare o diminuire la differen-
za di potenziale senza comportare particolari perdite, e si basa sul principio di indu-
zione. Il tutto avviene all’interno di solenoidi, in modo tale che non vi siano dispendi
o correnti parassite.
Il Campo Elettromagnetico

1. Le equazioni di Maxwell - dimostrazione e commento

Forma algebrica Forma integrale Definizione

Dimostrazione della seconda equazione:

Il che comporta che a delle variazioni di circuitazione del campo elettrico corrispon-
dano variazioni di flusso del campo magnetico: il campo elettrico non è dunque con-
servativo.
Si nota poi che il teorema di Ampere presenta alcuni difetti di generalità. Ad esempio
nel caso di un condensatore a facce piane col vuoto in mezzo, registriamo una circui-
tazione diversa da zero per i terminali delle armature e una circuitazione pari a zero
tra le armature. Quanto vale la circuitazione del campo magnetico in una linea com-
planare all’armatura? La risposta è ambigua e il teorema di Ampere non è in grado di
dire se la corrente sia concatenata o meno. Ecco allora che diventa necessario intro-
durre un nuovo termine: la corrente di spostamento.

Dimostrazione della quarta equazione:

Ora la circuitazione del campo magnetico dipende direttamente dal flusso del campo
elettrico attraverso E.
2. Le onde elettromagnetiche
Si può dimostrare che le variazioni del campo elettromagnetico si muovono di veloci-
tà c pari a 3x10 m/s. quando una carica oscilla genera un campo elettrico in alterna-
ta, che induce a sua volta un campo magnetico variabile; in un dato punto P varia
continuamente il flusso di B, e il campo magnetico variabile in P induce un campo
elettrico in un altro punto P*. In questo modo le onde elettromagnetiche si trasmet-
tono anche attraverso il vuoto, dove non ci sono né cariche né correnti, anche quan-
do la carica sorgente ha smesso di muoversi.
Dalla quarta equazione si può ricavare che:

Sono onde trasversali ed E e B sono le grandezze che oscillano.


Questo stretto collegamento tra campo elettrico e magnetico fanno sì che dalle
equazioni di Maxwell si potesse prevedere l’esistenza di perturbazioni di questo cam-
po che riescono a propagarsi nel modo sopracitato. Dunque nel 1861 Maxwell avan-
zò l’ipotesi dell’esistenza di tali onde. Tra il 1886 e il 1889 Rudolf Hertz ne diede la
prova sperimentale.
Dato che sia il campo magnetico che elettrico possiedono una densità di energia è ra-
gionevole supporre che anche le onde elettromagnetiche ne trasportino. Si dimostra:

Densità di energia Energia di irradiamento

Le onde elettromagnetiche trasportano inoltre anche quantità di moto, data dalla ca-
pacità di mettere in moto le cariche che sono influenzate dal suo campo elettroma-
gnetico. Un’onda, investendo un corpo, induce una forza di Lorentz. Si ricava allora il
valore della quantità di moto ceduta al corpo: Quantità di moto
Pressione di radiazione

3. Lo spettro elettromagnetico
Nel vuoto tutte le onde elettromagnetiche si propagano con velocità c, sussiste tutta-
via la relazione:

Ciò fa sì che ad una frequenza alta ed una lunghezza d’onda bassa corrispondano on-
de più energetiche, penetranti e pericolose. Al contrario, a frequenze basse e lun-
ghezze d’onda alte corrispondono onde innocue e deboli, utilizzate quotidianamente
per la comunicazione.
4. Polarizzazione e legge di Malus
La direzione del campo elettrico di un’onda elettromagnetica piana è detta direzione
di polarizzazione dell’onda. Un’onda è polarizzata quando la direzione del suo campo
elettrico è costante oppure varia secondo una legge nota. Un’onda si dice polarizzata
linearmente quando E oscilla restando sempre parallelo a se stesso. La luce non pola-
rizzata è una miscela di infinite onde singolarmente polarizzate in modo casuale.
E’ possibile costruire un materiale la cui fibra lasci passare solamente le onde polariz-
zate linearmente in una certa direzione: si tratta del polarizzatorene lineare. La dire-
zione delle fibre è detto asse di assorbimento, la direzione perpendicolare a questo è
l’asse di trasmissione. I filtri polaroid sono filtri polarizzanti.
La quantità di luce assorbita dal polarizzatore e la quantità di luce lasciata passare
può essere espressa in termini di irradiamento grazie alla legge di Malus:
La Relatività
1. La velocità della luce, l’ipotesi dell’etere e l’esperimento di Michelson-Morley
Il modello dell’elettromagnetismo arriva alla conclusione che la velocità della luce
debba essere la stessa in tutti i sistemi di riferimento, cioè invariante e la cosa è in
completo disaccordo con le leggi della meccanica classica, in particolare con la legge
di composizione delle velocità nella relatività galileiana.
Già da molti anni all’epoca si ipotizzava che la luce (come un’onda meccanica) si pro-
pagasse all’interno di un mezzo materiale detto etere luminifero presente ovunque
nell’universo. Ammettendo l’esistenza dell’etere si postulava che le leggi dell’elettro-
magnetismo fossero valide sono nel caso in cui l’etere fosse in quiete. Ciò risolveva il
problema della velocità della luce, poiché il cosiddetto vento d’etere (causato dal
moto relativo tra l’etere e la Terra) avrebbe consensito una velocità della luce diversa
da c. L’esperimento per dimostrare l’esistenza dell’etere fu proposto da Maxwell nel
1875 e messo in pratica da Michelson e Morley tra il 1881 e il 1887. L’esperimento
prevedeva l’utilizzo di un interferometro per registrare le interferenze causate dal
vento d’etere. L’esperimento ebbe risultato negativo: il vuoto era a tutti gli effetti
vuoto e non venne registrata alcuna interferenza: il problema andava ripensato da
capo.

2. Gli assiomi della relatività ristretta


Fu Einstein nel 1905 con la relatività ristretta (e poi con la relatività generale, che
estendeva i principi a tutti i sistemi di riferimento, anche se non inerziali) a formulare
una soluzione al problema dell’invarianza di c, rivoluzionando la fisica attraverso due
assiomi:
1. Le leggi e i princìpi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento
inerziali.
2. La velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore c, indipendentemente dal moto
relativo tra la sorgente e l’osservatore.

3. La simultaneità
Einstein comprese che il problema dell’interpretazione dell’invarianza di c era causa-
to dal fatto che tutta la fisica contemporanea si basava sull’ipotesi dell’esistenza di
un tempo assoluto. Egli riuscì, con un esperimento mentale, a dimostrare come an-
che il concetto di simultaneità sia relativo: se la luce ha una velocità finita e dunque
fronte d’onda, un’osservatore che si muove a grande velocità verso un fronte d’onda
allontanandosi da un altro, vedrà l’evento verso cui è diretto accadere prima di quel-
lo da cui si sta allontanando. Di contro un osservatore fermo a terra vedrà gli stessi
eventi simultaneamente: ecco confutata l’ipotesi di un tempo assoluto ed omogeneo
4. La dilatazione dei tempi
Ammettendo di avere due orologi sincronizzati secondo la relatività, ossia che tengo-
no conto dell’invarianza di c, in cui il primo riceve l’informazione a t e il secondo a
, possiamo vedere quanto dura lo stesso evento per due sistemi di riferi-
mento inerziali differenti. Lo stesso evento, visto dal punto di vista di un osser-
vatore che si muove a velocità prossime a c, durerà più a lungo di quanto lo mi-
suri un osservatore fermo rispetto all’evento stesso. Se inizialmente i due oro-
logi, nonostante la distanza, erano sincronizzati, noteremo dopo il tempo tra-
scorso ad alte velocità, che quello che ha viaggiato avrà guadagnato dei secon-
di; per lui l’evento avrà avuto una durata più breve.

Dimostrazione:
5. La contrazione delle lunghezze
Se due osservatori in due sistemi di riferimento inerziali diversi misurano due tempi-
stiche diverse per lo stesso evento, saranno in disaccordo anche con le misure di lun-
ghezza. Dunque, conoscendo il tempo proprio (essendo cioè sul sistema di riferimen-
to solidale al fenomeno, cioè sul sistema che viaggia ad alte velocità) è possibile rica-
vare anche la lunghezza propria.

Dimostrazione:
6. Il grafico di gamma
Per semplificare le formule di contrazione e dilatazione introduciamo i termini

Beta Coefficiente di dilatazione

Graficando il coefficiente di dilatazione in funzione della velocità noteremo innanzi-


tutto che c è asintoto di v, e avremo dunque ricavato la legge secondo la quale la ve-
locità della luce è una velocità limite che nessun corpo può superare; in secondo luo-
go noteremo come al tendere di v a c, gamma aumenterà in modo esponenziale.
Quanto più veloce un osservatore viaggierà, tanto più subirà una dilatazione dei tem-
pi, e pochi momenti passati per lui a grandi velocità, corrispondono a molti anni per
un osservatore rispetto a lui fermo.

7. Il paradosso dei gemelli


E’ un esperimento mentale elaborato per mettere in crisi la relatività, in realtà spiega
il suo funzionamento. Se uno di due gemelli parte per un viaggio a velocità prossime
a quelle della luce su di un’astronave mentre il secondo resta sulla Terra, si potranno
apprezzare gli effetti di dilatazione relativistica dei tempi. Colui che viaggia, vedrà da-
vanti a sè uno spazio da percorrere contratto, e lo percorrerà in 10 anni; il secondo lo
vedrà percorrere uno spazio molto più ampio alla medesima velocità. Dunque una
volta terminato l’evento (il viaggio) per l’astronauta saranno passati 10 anni, per il
terrestre 32.
Il terrestre vede l’astronauta percorrere a velocità v uno spazio ampio, l’astronauta
vedrà se stesso percorrere uno spazio molto più piccolo alla medesima velocità; per
il primo saranno passati molti anni, per il secondo molti meno.
Il primo vede le cose intorno a sè muoversi a velocità consuete ma vede l’astronauta
muoversi lentamente. Il secondo anche vede le cose attorno a sè muoversi normal-
mente, ma vede il terrestre muoversi molto più velocemente.
Questo esempio spiega in modo efficace come tempo e spazio siani strettamente
connessi; lo spaziotempo e le sue geometrie sono infatti l’argomento principale della
relatività generale.
Il paradosso dei gemelli venne confermato da un esperimento compiuto con un ae-
reo e due orologi atomici.
8. Le trasformazioni di Lorentz
Le trasformazioni che contengono gli effetti relativistici sono state formulate da Lo-
rentz già prima della relatività di Einstein. Queste equazioni lasciano invariate le leggi
dell’elettromagnetismo e dunque anche la velocità c che se ne ricava.
Prendono in considerazione quattro coordinate (tre spaziali ed una temporale) per i
sistemi di riferimento inerziali. Le trasformazioni di Galileo risultano essere un caso
specifico di quelle di Lorentz, dato che a velocità molto lontane da c gli effetti relativi-
stici sono impercettibili.

Trasformazioni di Lorentz Trasformazioni di Galileo

9. Effetto Doppler relativistico e redshift


Essendo anche la luce provvista di un fronte d’onda, anch’essa risente di un effetto
Doppler. Tuttavia, data la sua invarianza, è necessario precisare come sia del tutto
indifferente se ad avvicinarsi o allontanarsi è la sorgente rispetto al ricevitore oppure
il ricevitore rispetto alla sorgente. Vale ciò anche tenendo conto del primo principio
di relatività ristretta di Einstein.

Frequenza in allontanamento Frequenza in avvicinamento

Risulta utile in astrofisica adoperare la grandezza z. Se quest’ultima è pari a zero allo-


ra sorgente e ricevitore sono in quiete. Se è minore di zero, le righe di assorbimento
(dovute al fatto che la sorgente assorbe alcune frequente della luce che emette, che
dunque risultano come “buchi” nello spettro) risultano spostate verso il blu. Se è in
avvicinamento, risultano spostate invece verso il rosso. Tale effetto sono detti Red-
shift e Blueshift

Potrebbero piacerti anche