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Il campo magnetico
Gli effetti del magnetismo erano noti sin dall’antichità, almeno dal VII a.C., quando si
iniziarono a “osservare” le proprietà di pietre magnetiche (ad esempio Fe3O4, detta
magnetite) in grado di attrarre pezzetti di ferro. Si pensi, infatti, che la parola magnetismo
ha origine dalla zona di Magnesia nell’Asia Minore una delle zone più ricche di minerali
con tali proprietà magnetiche.
Inoltre, sin dal XII secolo circa, si è sfruttato inconsapevolmente il magnetismo terrestre
attraverso l’uso della bussola che rappresentava uno strumento fondamentale nella
navigazione.
Successivamente, nel 1600 William Gilbert ipotizzò che la Terra fosse un gigantesco
magnete. Ma bisognò attendere la seconda metà del 1700 per i primi esperimenti sulla
misura delle forze tra due aghi magnetici. John Michell prima e C. A. Coulomb poi,
misurarono per la prima volta tale forza e osservarono che essa dipendeva dall’inverso
del quadrato della distanza.
All’inizio del 1800 fu Hans Christian Oersted che stabilì che tra fenomeni elettrici e
magnetici c’era uno stretto legame, contrariamente a quanto si pensava fino a quel
momento.
Due caratteristiche fondamentali dei magneti sono:
1. i magneti sono sempre formati da due poli, detti polo nord e polo sud
2. come per le cariche elettriche, due poli opposti si attraggono e due poli uguali si
respingono
Coulomb osservò, inoltre, che spezzando un magnete in due, nel tentativo di separare i
due poli, si ottengono invece due magneti completi ciascuno con i due poli nord e sud. Si
noti che non c’è alcuna evidenza sperimentale dell’esistenza di un monopolo magnetico
anche se in alcune teorie è prevista la sua esistenza; l’unità più piccola esistente è
dunque un dipolo magnetico.
La descrizione dell’interazione magnetica, proprio come nel caso dei fenomeni elettrici, è
possibile attraverso l’idea di campo, definendo un campo magnetico B (il campo B
prende il nome di induzione magnetica).
Hans Christian Oersted
Fino all’esperimento di H.C Oersted del 1813 si riteneva che le interazioni tra
magneti, e quelle tra magneti e la Terra, non avessero niente in comune con i
fenomeni elettrici.
Oersted si accorse che, facendo circolare corrente elettrica in un filo rettilineo, un ago
magnetico posto nelle vicinanze si disponeva tangenzialmente ad una circonferenza,
situata su un piano perpendicolare al filo e avente centro sul filo stesso.
Invertendo il verso della corrente, l’ago magnetico ruotava di 180°.
Nord
Sud
André-Marie Ampère
L’anno successivo all’esperimento di Oersted, Ampère, partendo dai risultati ottenuti da
Oersted, osservò che, presi due fili paralleli percorsi da corrente:
• i due fili si attraevano se le due correnti avevano lo stesso verso
• i due fili si respingevano se le due correnti erano di verso opposto
Questo dimostrò che doveva esserci qualcosa di diverso dalle interazioni elettrostatiche
che non potevano essere in alcun modo responsabili di tale comportamento.
Oersted aveva dimostrato che una corrente dà origine ad un campo magnetico. Ampère
dimostra che un tale campo agisce con una forza su un’altra corrente.
Legge di Biot-Savart
Successivamente Biot e Savart ripetendo l’esperimento di Oersted con un singolo filo
determinarono la dipendenza del campo B dall’intensità della corrente e dalla distanza r dal
filo, ossia:
i
B∝
r
Inoltre, le linee di campo sono circonferenze concentriche attorno al filo.
Definizione operativa del campo magnetico
Come abbiamo visto in precedenza, per definire il campo elettrico E in un punto abbiamo
fatto uso della carica di prova q0 ponendola in quel determinato punto e ricavando la
forza coulombiana che agiva su di essa.
F
Ricordiamo che abbiamo definito il campo elettrico E = .
q0
Supponiamo di avere una carica di prova q0 in moto con velocità v in una regione in cui
è presente un campo magnetico B. Si osserva sperimentalmente che su questa carica di
prova agisce una forza che ha modulo proporzionale alla carica q0 e al modulo della
velocità e che inoltre dipende dall’orientamento del vettore velocità rispetto al vettore B.
Procediamo con una serie di osservazioni sperimentali:
• la forza è nulla quando v è parallelo a B
• la forza è perpendicolare al piano individuato dai vettori v e B
• l’intensità della forza aumenta in funzione del valore dell’angolo tra v e B fino a
diventare massima quando v e B sono ortogonali (angolo 90°).
Quindi, indicando con FMAX il valore della forza corrispondente all’angolo di 90°, si può
definire il modulo di B, nel punto in cui i due vettori v e B sono ortogonali, come
FMAX
B=
|q|v
Assunta tale definizione, tutti i dati sperimentali risultano consistenti con la relazione
vettoriale
F =q v ×B
F = q(E + v × B)
Dall’equazione che definisce la forze di Lorentz risulta che l'unità di misura di B nel SI è:
newton[N ] newton[N ]
= ≡ tesla[T ]
coulomb[C] ⋅
metro[m] ampere[A] ⋅ metro[m]
secondo[s]
Spesso, come unità di misura di campi magnetici piccoli, si utilizza il gauss [G] che non è
del SI, che è
Si noti che poiché F è sempre ortogonale alla direzione del moto in qualunque punto
di un campo magnetico stazionario, il lavoro fatto dalla forza di Lorentz sulla carica
è sempre nullo.
Ciò implica che un campo magnetico stazionario non può variare l’energia cinetica
di una particella in movimento ma può soltanto deflettere la sua traiettoria.
Sottolineiamo che la forza di Lorentz è uguale a zero
quando:
• la carica è nulla
• la carica è ferma
• la velocità v della carica e il campo B sono paralleli
1. la direzione della tangente a una linea di forza del campo magnetico in un punto
qualsiasi coincide con la direzione di B in quel punto
2. la spaziatura tra le linee fornisce un’idea dell’intensità di B; il campo magnetico è
intenso dove le linee sono più ravvicinate.
In figura sono riportate le linee del campo magnetico nel caso di una barra magnetica
(dipolo magnetico) (a), di una calamita (b) e della Terra (c).
c)
a) b)
Si noti che nel casi:
L’asse magnetico della Terra non coincide con quello di rotazione: L’angolo formato dai
meridiani geografici con i meridiani magnetici (o, in altri termini, con le linee di forza del
campo geomagnetico) prende il nome di declinazione magnetica.
Il polo nord magnetico si trovava negli ultimi decenni al largo delle coste canadesi, in
movimento verso la Siberia a velocità crescente: se alla metà degli anni Novanta la
velocità di spostamento era di circa 15 chilometri all’anno, adesso pare essere di ben 55
chilometri all’anno.
Campo magnetico prodotto da correnti stazionarie
La legge di Biot-Savart applicata al caso di un filo rettilineo percorso da corrente dice
che l’intensità del vettore B in un punto distante r dall’asse del filo vale:
μ0i
B=
2πr
con 𝜇0 detta permeabilità magnetica del vuoto e vale 𝜇0 = 4𝜋 · 10-7 N/A2
μ0i dl × r
dB = Prima Legge elementare di
4π r 3 Laplace
Dalla prima legge elementare di Laplace si può dedurre la Legge di Ampère-Laplace
integrando lungo tutto il circuito percorso da corrente
μ0i dl × r
∮ 4π ∮ r 3
B = dB =
Legge di Ampère-Laplace
1. Filo rettilineo di lunghezza indefinita
Calcolare il campo B in un punto P situato ad una distanza d da un filo rettilineo di
lunghezza indefinita percorso da una corrente elettrica di intensità i.
Il contributo dB dovuto all’elemento dz nel punto P è un
vettore perpendicolare al piano formato da dz e r (quindi
perpendicolare alla figura, diretto verso il foglio).
d l × r = dz z 2 + d 2 sinθ = dz z 2 + d 2 cosφ
d d
z = d ⋅ tgφ dz = dφ r=
cos 2φ cosφ
μ0i dz μ0i
dB = cosφ = cosφdφ
4π r 2 4πd
π/2
μ0i μ0i μ0i
∫−π/2 4πd [ sinφ]
π/2
B= cosφdφ = =
4πd −π/2 2πd
2. Circuito quadrato di lato a
Calcolare il campo B nel centro di un circuito quadrato di lato a e percorso da una
corrente elettrica di intensità i.
π/4
μ0i μ0i μ0i
∫−π/4 4π [ sinφ]
π/4
B1 = a cosφdφ = = 2
2πa −π/4 2πa
2
4
μ0i
∑
B= Bi = 2 2
i=1
πa
3. Spira circolare di raggio R
Calcolare il campo B nel centro di una spira circolare di raggio R e percorsa da una
corrente elettrica di intensità i.
μ0i d l × r μ0i d s
dB = =
4π r3 4π R 2
𝜗
d μ0i d l × r μ0i d s
dBz = sinθ = sinθ
4π r3 4π d 2 + R 2
O A R
R sinθ =
d2 + R2
μ0i R μ0i R2
∮ 4π (d 2 + R 2)3/2
B= = d s =
2 (d 2 + R 2)3/2
Forze magnetiche su circuiti percorsi da corrente
Consideriamo due fili rettilinei di lunghezza indefinita, e supponiamo che nel filo
chiamato 1 circoli una corrente stazionaria. Come abbiamo visto finora:
• il filo 1 genera un campo magnetico nello spazio circostante;
• questo campo esercita una forza, detta forza di Lorentz, sulle cariche elettriche
presenti nel filo 2.
La forza di Lorentz dipende dalla direzione e dal verso della velocità delle cariche
libere presenti sul filo 2. Se sul filo 2 non passa corrente, le velocità degli elettroni
hanno velocità dirette casualmente quindi < v > = 0, quindi la somma di tutte le
forze agenti sulle singole cariche si annulla.
qivi × B = q ( vi) × B
∑ ∑
dF =
i
∑
vi = vD N dS dl
J i
}
dF = N q vD dS dl × B = J dS dl × B
dF = i dl × B Seconda Legge
elementare di Laplace
∫Γ
F= i dl × B
i1 i2 F
l
μ0i1 μ0 l
Se le correnti i1 e i2 sono concordi, allora la
∫0
F = i2dl = i1i2 forza è attrattiva (2 -> 1), se sono discordi è
2πd 2π d repulsiva, come trovato da Ampère nel suo
famoso esperimento
μ0 l
F= i1i2
2π d
Questa relazione viene utilizzata per definire l’unità di misura della corrente elettrica.
L’ampere è l’intensità di quella corrente che, circolando in due lunghi fili paralleli posti a
distanza di 1 metro l’uno dall’altro, produce su ciascuno dei due una forza per unità di
lunghezza di 2 10-7 N/m.
Legge di Ampère
Consideriamo un filo rettilineo indefinito percorso da una corrente di intensità i
(consideriamola uscente dal foglio) e calcoliamo la circuitazione di B lungo due
circonferenze l1 e l2.
l1 l2
Legge di Ampère
Sappiamo che il valore del campo induzione magnetica B a distanza r dal filo vale
μoi
B= t ̂ con t ̂ versore della tangente alla circonferenza di raggio r. Quindi:
2πr
μ0i t ̂ ⋅ d l μ0i ds
∮ 2π ∮ r 2π ∮ r
B ⋅dl = =
l1
Tenendo conto che ds = rdα
α μ0i μ0i
∮ 2π ∮2π
B ⋅dl = dα = ⋅ 2π = μ0i
2π
A B
[ ∫A,l′′ ] 2π
μ0i μ0i
∮l ∫B,l′
B ⋅dl = dα + dα = [α + (−α)] = 0
2
2π 2 2
A l2
l 2’
α
l2’’
B
Legge di Ampère
con
∮Γ ∑
B ⋅ dl = μ0 ik
k
∮Γ ∫Σ ∫
B ⋅ dl = ∇ × B dS = μ0 J ⋅ dS ∇ × B = μ0J
1. Filo rettilineo di lunghezza indefinita
Calcolare il campo B in un punto P situato ad una distanza d da un filo rettilineo di
lunghezza indefinita percorso da una corrente elettrica di intensità i.
Il contributo dB dovuto all’elemento dz nel punto P è un
vettore perpendicolare al piano formato da dz e r (quindi
perpendicolare alla figura, diretto verso il foglio).
con
∮Γ ∑
B ⋅ dl = B ⋅ 2πd = μ0 ik = μ0i
k
μ0i
B=
2πd
2. Cilindro di lunghezza indefinita e di raggio R
Un cilindro di lunghezza indefinita e di raggio R è percorso da una corrente di intensità i
avente densità omogenea su tutta la sezione del cilindro. Calcolare il campo B in tutto lo
spazio.
1. r > R
μ0i
∮
B ⋅ dl = B ⋅ 2πr = μ0i B=
2πr
2. r < R
2
2 r
i = Jπr = i 2
R
r2 μ0ir
B ⋅ 2πr = μ0i 2 B=
R 2πR 2
μ0ir
1. r < R, B=
2πR 2
μ0i
2. r > R, B=
2πr
B∝r 1
B∝
r
0 R r
Elettrostatica Magnetostatica
1
∫Σ ϵ0 ∑ ∫Σ
E ⋅ dS = qk B ⋅ dS = 0
k
ρ
∇⋅E= ∇⋅B=0
ϵ0
Il campo magnetostatico è
teorema di Gauss
solenoidale
con
∮Γ ∮Γ ∑
E ⋅ dl = 0 B ⋅ dl = μ0 ik
k
∇×E=0 ∇ × B = μ0J
(1)
(2)
Si può dimostrare che in un solenoide con passo sufficientemente piccolo e di lunghezza
indefinita il campo B ha direzione assiale (tutte le linee di campo sono parallele all’asse
del solenoide). In questo caso è facile dimostrare, utilizzando il teorema della
circuitazione di Ampère, che il campo è nullo all’esterno del solenoide ed è uniforme al
suo interno.
B1l = B2l
B1 = B2
Bh = μ0i
Attenzione perché la corrente che compare nel termine di destra è la somma delle correnti
che attraversano la superficie delimitata dalla linea chiusa rettangolare.
Quindi, se indichiamo con i0 la corrente che scorre nella singola spira e con n il numero di
spire per unità di lunghezza, la corrente totale nella superficie è
i = i0nh
Bh = μ0i0nh
Il solenoide, grazie alla uniformità di B al suo interno, si presenta in qualche modo come
l’analogo del condensatore piano per il campo E. Si presenta quindi come un sistema
particolarmente utile per dedurre alcune proprietà fondamentali del campo magnetico.
Il toroide
Un toroide può essere descritto come un solenoide
di lunghezza finita avvolto a forma di ciambella.
μ0i0 N
B ⋅ 2πr = μ0i0 N → B =
2πr
| FLorentz | = | Fcentripeta |
v2
qvB = m
r
La particella carica quindi, sotto effetto della forza di Lorentz dovuta la campo
magnetico, si muoverà su di un’orbita circolare di raggio:
mv
r=
qB
Convenzione:
p = qBr
Il periodo, ossia il tempo impiegato a compiere una rotazione completa, è pari a:
2πr 2πm
T= =
v qB
che come si vede non dipende dal modulo della velocità.
Infine abbiamo:
1 qB
1. la frequenza dell’orbita ν= =
T 2πm
2π qB
2. la pulsazione dell’orbita ω= =
T m
Moto di particelle cariche in campi magnetici - orbita
elicoidale
Se velocità e vettore induzione magnetica non sono ortogonali, la particella carica si
muoverà attorno alla direzione del campo su di un’orbita elicoidale.
Supponiamo che un elettrone (me = 9.11 x 10-31 kg, |q| = 1.6 x 10-19 C), immerso in un
campo magnetico B = 1 T, abbia energia cinetica K pari all’energia a riposo (K = 0.5
MeV = 8 x 10-14 J). Determinarne la velocità v, il raggio R e il passo p della traiettoria
elicoidale seguita dall’elettrone, supposto che l’angolo formato dalla velocità e dal
campo sia 𝛼.
mv⊥ mv
R= = sinα = 2.41 × 10−3 sinα [m]
|q|B |q|B
2πR 2πm
T= = = 3.58 × 10−11 [s]
v⊥ |q|B
Le particelle che si vogliono accelerare si muovono (sotto vuoto) in una camera formata
da due semiscatole cilindriche conduttrici cave (a forma di D). Tra le due scatole esiste un
campo elettrico E(t) mentre nella zona interna ad esse è presente un campo di induzione
magnetica B costante nel tempo ed uniforme.
Ciclotrone
Indicando con n il numero di rivoluzioni di una particella all’interno del ciclotrone e con ∆V
la ddp tra i due conduttori cavi, si ha che l’energia cinetica massima vale:
1 2
Kmax = 2nqΔV = mvmax
2
Fissato il raggio massimo Rmax del ciclotrone, si ha:
mvmax qBRmax
Rmax = → vmax =
qB m
e quindi:
q 2B 2Rmax
2
Kmax =
2m
Il numero di rivoluzioni nell’intero processo di accelerazione vale:
qB 2Rmax
2
n=
4mΔV
Spettrometro di massa
1. Un fascio collimato di particelle cariche entra attraverso
un piccolo foro in una zona di spazio in cui sono presenti
un campo E e un campo B1 perpendicolari tra loro e
uniformi, ed entrambi perpendicolari alla direzione di
moto delle particelle cariche. Ciascuna particella sarà
soggetta all’azione combinata della forza elettrica e
magnetica. Regolando opportunamente il verso del
campo si può realizzare una condizione di equilibrio
qE = qvB
E
Le particelle con velocità v = non subiscono alcune
B
deflessione, indipendentemente dal valore della loro
massa e carica elettrica. Tali particelle escono da un
secondo foro allineato al primo, mentre le altre urtano le
pareti della camera e vengono assorbite. Si è realizzato
in questo modo un selettore di velocità.
Spettrometro di massa
+ -
ΔV
Effetto Hall
Il campo magnetico B esercita sulle cariche in movimento una forza di Lorentz F = q(v x B).
Dato che nei due casi rappresentati in figura, non solo le cariche ma anche le velocità hanno
segno opposto, la forza di Lorentz è diretta nella stessa direzione e verso sia per cariche
positive che negative, e determina uno spostamento trasversale in modo da generare un
accumulo di cariche di segno opposto cui corrisponde lo stabilirsi di una di una differenza di
potenziale tra le due facce della cella di Hall.
B b corrente dovuta a
+ + + +
ΔVH
cariche positive
a + FL
- - - -
B b corrente dovuta a
- - - -
j ΔVH cariche negative
a - FL
i
k + + + +
Effetto Hall
Si verrà quindi a creare una d.d.p. ∆VH il cui segno indica qual è il segno delle cariche mobili
presenti nella corrente (nel nostro esempio, siccome le cariche mobili sono rappresentate
dagli elettroni, la faccia superiore sarà a potenziale minore della faccia inferiore).
Per effetto di questo d.d.p. inoltre si verrà a creare un campo elettrico Es diretto dal basso
verso l’alto.
∆VH diventerà più grande man mano che gli elettroni si accumuleranno sulla faccia superiore
della cella e crescerà finché non raggiungerà il valore necessario per contrastare la forza di
Lorentz. Quando raggiungeremo la saturazione avremo che Fel = FLorentz
qEs = qvB
Quindi:
1 iB 1 iB
ΔVH = aEs = avB = =
nq b RH b
RH è detta costante di Hall, n dipende dal tipo di materiale e q dal tipo di carica.
Effetto Hall
• La cella di Hall può essere utilizzata come amperometro
in quanto conoscendo ∆VH (fornita dal voltmetro), B, b e RH
(fornite dal costruttore) possiamo ricavare i.
+Vcc
• Se invece conosciamo i ma non B si chiamerà pinza di
Hall.
L’intensità di un polo magnetico p era definita come il rapporto tra i moduli della forza
agente su di esso in un dato campo e l’intensità del campo stesso, utilizzando la
formula:
μ0 p1 p2
F=
4π r 2
Così come per il momento di dipolo elettrico (m = qd), il momento di dipolo magnetico m
veniva definito come (con l distanza tra i due poli):
m=pl
ovvero come un vettore di intensità pl e parallelo all’asse dell’ago magnetico, diretto dal
polo sud al polo nord del magnete.
μ0 m
B=
2π d 3
1 p
E=
2πϵ0 d 3
Abbiamo visto che il campo magnetico prodotto da una spira percorsa da corrente su un
punto del proprio asse, a distanza d dal piano della spira, si può esprimere come:
μ0i R2
B=
2 (d 2 + R 2)3/2
Nell’approssimazione d >> R si ottiene:
μ0i R 2 μ0 iS
B= =
2 d3 2π d 3
con S area della spira. Se ora poniamo m = iSk̂ otteniamo
μ0 m Teorema di Equivalenza di
Bz = Ampére (equivalenza tra spire e
2π d 3 dipolo magnetici).
Momento torcente su una spira percorsa da corrente
Ricaviamo la forza netta e il momento torcente netto che agiscono sulla spira.
Sappiamo che la forza netta è la somma vettoriale delle forze agenti su ciascun lato della
spira. Ricordiamo inoltre che
F = iL × B = i L B sinα
In questo modo F2 e F4 si compensano e quindi la loro forza risultante è nulla e visto che
agiscono sulla stessa retta anche il loro momento torcente è nullo (coppia di braccio
nullo).
Momento torcente su una spira percorsa da corrente
Consideriamo ora i lati lunghi della spira:
F1 = iaB
F3 = − iaB
b
In questo caso però il braccio rispetto all’asse centrale della spira, vale sinθ. Quindi il
2
momento torcente di questa coppia vale:
b b
τC = (iaB) sinθ + (iaB) sinθ = iabB sinθ
2 2
Momento torcente su una spira percorsa da corrente
Vettorialmente il momento risultante M delle forze può essere posto nella forma:
M = iSn ̂ × B = m × B
dove ancora il momento magnetico della spira di area S = ab e percorsa da una corrente i
è definito come:
Teorema di Equivalenza di
m = iSn ̂ Ampére (equivalenza tra spire e
dipolo magnetici).
M= p ×E
U( r ) = − m ⋅ B = − i S n ̂ ⋅ B = − i Φ(B)
Chiamiamo questa energia come potenziale meccanica perché ipotizziamo che i e B siano
costanti nel tempo, senza però tenere conto dell’energia che deve essere erogata dai
generatori che alimentano i circuiti. Questa espressione è quindi adeguata al calcolo delle
sollecitazioni meccaniche che si esercitano su un circuito percorso da corrente costante i
immerso in un campo di induzione magnetica B, ma non al calcolo dell’energia
elettromagnetica complessiva.
Notare che la configurazione di equilibrio di una spira (di forma qualsiasi), dovendo
minimizzare U, deve massimizzare il flusso Φ(B).
Esempio:
Si consideri una bobina circolare composta di 250 spire avente un’area A di 2.52 x 10-4
m2 e percorsa da una corrente di 100 μA. La bobina è a riposo in un campo magnetico
uniforme di intensità B = 0.85 T e il suo momento di dipolo magnetico è inizialmente
allineato con B.
Ricavare il lavoro compiuto sulla bobina da un momento torcente applicato da un
agente esterno per ruotarla di 90° dalla sua posizione iniziale in modo che la bobina
resti ferma con il suo vettore momento di dipolo perpendicolare a B.
L = ∆U = 5.36 x 10-6 J
B
Funzionamento (molto semplificato…) di un motore elettrico
Un motore elettrico è una macchina elettrica che trasforma energia elettrica in energia
meccanica.
Una spira rettangolare di filo conduttore rigido, montata su un asse sul quale è libera di
ruotare, è immersa in un campo magnetico uniforme perpendicolare all'asse di rotazione,
generato per esempio dai poli di un magnete.
B B B
F1
i F1
i i
F2 F1 F2
F2
Quando la spira è percorsa da corrente elettrica Se a questo punto, mediante uno speciale
l'azione del magnete produce una coppia di forze dispositivo detto collettore, si inverte il senso
che la costringono a ruotare (1). della corrente nella spira, viene invertita anche
l'azione delle forze e la spira continua la
Quando il piano della spira è perpendicolare al rotazione nello stesso senso (3).
campo magnetico, la forza esercitata sulla spira è
nulla e questa si ferma; ma, per effetto dell'inerzia, La rotazione della spira viene trasmessa a un
la spira percorre in realtà un angolo leggermente albero girevole e può far funzionare un
superiore (2). apparecchio elettrico.
La potenza (in Watt) di un motore elettrico si trova tramite la formula:
[ ]
Nm ⋅ 2π ⋅ RPM
[W ] =
60
con:
• Nm coppia motrice (momento meccanico M = iSn ̂ × B = iSBsinα in [N][m])
• RPM giri al minuto
B
μr =
B0
B = μr B0 = μr μ0ni = μni
e
m=− l
2me
e
ms = − ls
me
Il momento magnetico di ogni atomo si ottiene come somma vettoriale dei momenti
orbitali e dei momenti di spin.
Anche quando il momento di dipolo è diverso da zero, l’orientamento dei vari atomi è
del tutto casuale cosicché ogni porzione macroscopica di materia ha momento
magnetico risultante zero.
∑ mi ΔN
M = lim = <m>
Δτ→0 Δτ Δτ
Se M è diverso da zero, significa che il valor medio <m> dei singoli atomi è diverso
da zero. I singoli atomi possono essere assimilati a spire percorse da correnti
(correnti amperiane), e nel caso di magnetizzazione sono prevalentemente orientate
con il piano ortogonale a M.
i=0
x
i=0
2. Nelle sostanze dette invece paramagnetiche, gli atomi hanno un loro momento di
dipolo magnetico; in questo caso, in maniera del tutto smile a quanto avviene nei
dielettrici polari, in cui i dipoli tendono a disporsi parallelamente al campo e con lo
stesso verso, qui gli atomi si orientano in modo da allineare il loro momento magnetico
con quello esterno. L’effetto dovuto all’allineamento è dominante rispetto al
diamagnetismo. Gli atomi delle sostanza paramagnetiche sono generalmente
caratterizzati da un numero dispari di elettroni e da strutture orbitali elettroniche molto
asimmetriche.
Torniamo al nostro esempio.
m i′n′dhS
M= = = i′n′
Sdh Sdh
Ricordiamo che in un solenoide nel vuoto
B = 𝜇0in
Se ora riempiamo lo spazio interno del solenoide con del materiale abbiamo
B = 𝜇0 ( in ± i’n’)
B = 𝜇0 ( in ± M)
in cui il segno positivo vale per i materiali paramagnetici e quello negativo per i
diamagnetici.
Supponiamo ora che M non sia uniforme, ovvero che dipenda dalla posizione. Possiamo
fare un parallelismo con quanto visto per i materiali dielettrici in un campo elettrostatico.
P uniforme
i≠0
P decrescente
i≠0
M
M1
M2
conc
∑
i′k teorema della
k
circuitazione di Ampère
∮ ∫Σ
M ⋅ dl = M1l − M2l = ln′1i′1 − ln′2i′2 = i′ = ( ∇ × M) ⋅ dS = ( ∇ × M) ⋅ S
i′
( ∇ × M) = = J′
S
Torniamo al nostro solenoide e al valore del campo B al suo interno. Abbiamo visto che:
B = 𝜇0 ( in ± i’n’), B = 𝜇0 ( in ± M)
conc conc
∮ (∑ ∑ k)
B ⋅ dl = μ0 ik + i′
k k
∇ × B = μ0(J + J′)
conc
∮ ∑
H ⋅ dl = ik
k
In forma locale
∇×H=J
B = μ0H + μ0M
μ0 μr dl × r
4π ∮ r 3
B= i
conc
∮ ∑
B ⋅ dl = μ0 μr ik
k
Relazioni base per la magnetostatica nella materia
1
∇ ⋅ E = (ρ + ρ′) ∇ × B = μ0( j + j′)
ϵ0
B
D = ϵ0 E + P H= −M
μ0
∇⋅D=ρ ∇×H=j
∇×E =0 ∇⋅B =0
1
Per materiali normali: D = ϵ0ϵr E H= B
μ0 μr
Consideriamo un magnete permanente ottenuto magnetizzando un cilindro di
materiale ferromagnetico. Analizziamo i 3 vettori B, H e M considerando come linea
curva 𝛴 una linea di capo di B.
Polo
Sud Polo
Nord
S
Otteniamo:
∮Σ
• B ⋅ dl ≠ 0 , ∇ ⋅ B = 0
B
∮Σ
• H ⋅ dl = 0 per il teorema della circuitazione di Ampere, e H = −M
μ0
• H non è solenoidale (se calcolo il flusso di H attraverso la superficie chiusa S in
figura (b) trovo un valore diverso da zero, quindi ∇ ⋅ H ≠ 0) e possiede sorgenti
che sono localizzate sulle superfici (sulle basi) che delimitano il cilindro —> è
come se ci fossero delle cariche magnetiche (poli N e S) sulle basi del magnete
permanente.
ciclo di isteresi
induzione
magnetica
residua
campo
magnetico di
coercizione
curva di prima
magnetizzazione
a) legge della circuitazione di
Ampere
b) teorema di Gauss per
Bn2 campo magnetico (linee di
campo chiuse)
Ht2
Bn1
Ht1
a)
∮
H ⋅ dl = 0 → Ht1 ⋅ l − Ht2 ⋅ l = 0 → Ht1 = Ht2
b)
∫σ
B ⋅ dS = 0 → Bn1 ⋅ dS ⋅ n ̂ − Bn2 ⋅ dS ⋅ n ̂ = 0 → Bn1 = Bn2
Bt1 μ0 μr1Ht1
Bn1 = B1 ⋅ cosθ1 = cosθ1 =
sinθ1 tanθ1 tanθ1 μr1
=
Bt2 μ0 μr2Ht2 tanθ2 μr2
Bn2 = B2 ⋅ cosθ2 = cosθ2 =
sinθ2 tanθ2
(2)
(1) 𝜗
∫Σ ∫S1 ∫S2
0= B ⋅ dS ≃ B ⋅ dS + B ⋅ dS ≃ − B1S1 + B2S2
BS = cost .
Circuiti magnetici
Se il mezzo 1 è non magnetico (come l’aria) e il mezzo 2 è
tanθ1 μr1 ferromagnetico (come il ferro) μr2 > > μr1 :
=
tanθ2 μr2 • se il campo magnetico sorge da un mezzo ferromagnetico, le linee
di flusso sorgeranno nell’aria in direzione quasi normale
all’interfaccia;
• le linee di flusso passano dall’aria al ferro deviando quasi
tangenzialmente alla superficie di separazione.
In generale:
o
• tanθ2 = ∞ , θ 2 = 90
o
• tanθ1 = 0 , θ1 = 0
Circuiti magnetici
I fenomeni magnetici sono descritti da due grandezze:
• H intensità del campo magnetico (causa)
• B induzione magnetica o densità di flusso magnetico
(effetto)
B = μ0 μr H
B B
∫Σ
H ⋅ dl = Ni = H(2πR − h) + H0h = (2πR − h) + h
μ0 μr μ0
Ni
B ≈ μ0
h