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ANATOMIA

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Il corpo umano deriva dallo sviluppo di una sola cellula chiamata ZIGOTE, che si divide più volte
generando cellule che si differenziano e si organizzano. Per differenziazione si intende la
specializzazione nella forma e nella funzione > la cui diversità è frutto dell’espressione
differenziata dei geni (alcuni restano attivi ed altri sono disattivati definitivamente). Il
differenziamento cellulare porta alla formazione dei tessuti:

LA SCIENZA CHE STUDIA I TESSUTI SI CHIAMA ISTOLOGIA

I tessuti sono insiemi di cellule specializzate a svolgere una determinata funzione o funzioni
strettamente collegate.

I principali TESSUTI ANIMALI sono quattro


1)TESSUTO EPITELIALE
2)TESSUTO CONNETTIVO
3)TESSUTO MUSCOLARE
4)TESSUTO NERVOSO

TESSUTO EPITELIALE O EPITELIO (costituito da sottili lamine o spessi strati di cellule di


forma regolare)

• uno o più strati di cellule (monostratificati o pluristratificati) senza spazi tra una cellula e l’altre

• GIUNZIONI INTERCELLULARI TRA LE CELLULE che aderiscono strettamente tra loro

• SCARSISSIMA O NULLA SOSTANZA EXTRACELLULARE

• MEMBRANA BASALE, che separa le cellule dal connettivo circostante (costituita da proteine e
carboidrati; è la base di appoggio per la costruzione dell’epitelio e permette gli scambi con gli
altri tessuti)

• VASI SANGUIGNI ASSENTI( nutrienti e ossigeno diffondono dai capillari del connettivo
sottostante)

• Capacità di duplicarsi > Non tutti i tessuti conservano una buona capacità regenerativa, essa
dipende da due fattori diversi:
- La presenza nel tessuto di cellule indifferenziate chiamate cellule staminali
- La presenza di segnali che stimolano o bloccano la divisione per mitosi e il differenziamento
delle staminali.
Le cellule staminali sono i precursori di tutte le cellule che compongono gli organi di un individuo,
esse entrano in gioco durante lo sviluppo / accrescimento per la costituzione di cellule
dell’individuo adulto e quando le cellule dei tessuti sono danneggiate o usurate.

Caratteristiche di tutte le cellule staminali :


- non svolgono un’attività specifica all’interno dell’organismo
- Sono in grado di riprodursi molte volte dando origine a cellule identiche a sé stesse
- In presenza di appositi stimoli, si trasformano in cellule con funzioni specifiche

In base alle loro caratteristiche si dividono in:


- Unipotenti > possono creare un solo tipo di cellula (vd midollo osseo con globuli rossi)
- Multipotenti > possono creare alcuni tipi di cellule
- Pluripotenti > che originano molti tipi di cellule (vd cellule embrionali del feto)
- Totipotenti > che originano tutte le possibili cellule di un organismo
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Gli epiteli sono classificati in base alla funzione in :

Epiteli di rivestimento: ricoprono e proteggono la superficie esterna e le cavità interne come


l’epidermide , la mucosa gastrica ecc. Hanno inoltre la funzione di assorbimento e regolazione degli
scambi. Gli epiteli di rivestimento sono classificati in base a:
Numero di strati di cellule > monostratificati o pluristratificati

Morfologia cellulare > Pavimentoso - Cubico - Cilindrico

[[La cute umana presenta due regioni ben distinte: l’epidermide – composta da epitelio squamoso
stratificato il derma – costituito da tessuto connettivo fibroso denso.
Tra la pelle e le strutture sottostanti si interpone uno strato sottocutaneo detto ipoderma]

Epiteli ghiandolari: sono costituti da cellule che producono e secernono sostanze di varia natura :
Si suddividono in esocrine ed endocrine:
- ghiandole esocrine : restano in collegamento con l’epitelio sovrastante mediante un canale detto
dotto attraverso cui esce verso l’esterno la sostanza escreta
- ghiandole endocrine : sono prive di un dotto escretore e riversano le sostante direttamente nella
circolazione sanguigna

Le ghiandole sono organi capaci di elaborare e riversare all’esterno o nel sangue sostanze che
presentano le funzioni più diverse: ad esempio enzimi o altre proteine, lipidi, ormoni.
Col termine di secrezione si indica la capacità delle cellule di produrre sostanze destinate ad essere
escrete dalla cellula per svolgere un determinato compito.
La secrezione è svolta da cellule epiteliali che costituiscono la porzione secernente della ghiandola .

Le ghiandole si distinguono in due tipi principali sulla base del destino finale del loro secreto
ghiandole a secrezione esterna o esocrine
riversano il loro secreto, mediante dotti escretori
- sulla superficie esterna del corpo (es.gh. sebacee e sudoripare)
- in cavità che comunicano con l’esterno ( es. fegato, gh. salivari)
ghiandole a secrezione interna o endocrine
sono sprovviste di dotti escretori e riversano i loro prodotti di secrezione (ormoni) direttamente nei
capillari sanguigni (es. tiroide, ipofisi)

Le ghiandole si sviluppano a partire da un epitelio di rivestimento


Le ghiandole esocrine conservano una comunicazione (dotto escretore) con l’esterno o la cavità del
corpo in cui riversano il loro secreto.
Le ghiandole endocrine si separano dall’epitelio e riversano il loro secreto nel sangue.

Le ghiandole esocrine si classificano in base a


Forma della parte secernente ( adenomero)
tubulari :
Gh. Gastriche e gh.sudoripare
Gh. Duodenali e gh. salivari
Acinose:
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Gh.Sebacee
Gh.mammarie

Epiteli modificati come il cristallino dell’occhio e lo smalto dei denti

Epiteli sensoriali : costituti da cellule specializzate per recepire specifici stimoli provenienti
dall’esterno o interno e trasmetterli al sistema nervoso, come la mucosa olfattiva

TESSUTO CONNETTIVO

formato da CELLULE (di forma varia spesso irregolare) disperse in una matrice extra-cellulare
separate tra loro da spazi occupati da una SOSTANZA FONDAMENTALE (gelatinosa) di
composizione e struttura diverse nei diversi tipi di tessuto.
La matrice extra-cellulare è fondata da fibre proteiche, la maggior parte di esse costituita da
collagene (proteina che può formare fibre forti e resistenti all’allungamento) ed elastina.
Il tessuto connettivo svolge numerose funzioni: CONNESSIONE e NUTRIMENTO degli altri
tessuti, SOSTEGNO ecc.
È percorso da VASI SANGUIGNI.
Tutti i tessuti connettivi derivano dal MESENCHIMA o tessuto connettivo embrionale.

Il tessuto connettivo è molto complesso

Nel connettivo sono presenti molti tipi di cellule:


I FIBROBLASTI sono le cellule tipiche del tessuto connettivo. Sintetizzano e secernono i
componenti della sostanza fondamentale e le fibre. Terminato il loro compito si traformano in un
forma inattiva , i FIBROCITI
Sono presenti anche ADIPOCITI, cellule specializzate nell’accumulo di lipidi.
Nel connettivo si possono trovare altre cellule, quasi sempre provenienti dal sangue che
contribuiscono alla difesa immunitaria dell’organismo e alle reazioni allergiche: plasmacellule,
macrofagi , linfociti e granulociti.

Le cellule sono immerse in una sostanza fondamentale formata da una matrice amorfa e fibre
proteiche

MATRICE AMORFA, formata principalmente da mucopolisaccaridi e proteine. Può essere fluida,


più o meno viscosa, oppure solida
FIBRE COLLAGENE, spesse, frequentemente raccolte in fasci, conferiscono al tessuto resistenza .
Sono costituite dalla proteina collagene
FIBRE RETICOLARI, esili, spesso si intrecciano a formando un reticolo. Sono formate dalla
proteina collagene
FIBRE ELASTICHE, sottili e ondulate, possono deformarsi, conferendo elasticità al tessuto. Sono
formate dalla proteina elastina.

Esistono molti tipi di tessuto connettivo:

- CONNETTIVO “PROPRIAMENTE DETTO” > possono essere densi o lassi, il tessuto


connettivo “propriamente detto” ha funzioni trofiche e di collegamento
Funzione trofica = nutre gli altri tessuti non vascolarizzati
Funzione di collegamento = riempie gli spazi e collega tra loro tessuti diversi che formano un
organo. A seconda dell’abbondanza relativa di cellule, sostanza fondamentale e fibre si distingue tra
connettivo lasso e fibroso/denso.
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Denso > fibre di sostegno di collagene che costituiscono una struttura compatta resistente (tendini
& legamenti). La componente fibrosa prevale sulle altre. Le fibre possono presentare orientamento
regolare o essere a fasci intrecciati

Lasso > ci sono tutti i tipi di fibre, ma cellule e sostanza fondamentale predominano sulla
componente fibrosa

- TESSUTO ADIPOSO > svolge la funzione di deposito di lipidi > riserva di energia
Il tessuto adiposo è formato da cellule (adipociti) che accumulano trigliceridi
Ha funzioni di
RISERVA: i trigliceridi accumulati sono una riserva di molecole ricche di energia
PROTEZIONE MECCANICA: forma cuscinetti che avvolgono e proteggono organi delicati quale
cuore e reni
TERMOREGOLAZIONE: isola termicamente la supeficie del corpo( pannicolo adiposo
sottocutaneo)
Il tessuto adiposo è caratterizzato da grandi cellule globose , piene di lipidi, scarsa sost.
intercellulare > adipociti.

- CONNETTIVI SPECIALIZZATI comprendono il tessuto osseo, la cartilagine e il sangue.

La cartilagine è un connettivo con funzioni di sostegno


Forma lo scheletro fetale e nell’infanzia permette l’accrescimento delle ossa lunghe
Nell’adulto costituisce lo scheletro di laringe, trachea e naso forma l’impalcatura del padiglione
auricolare, riveste le superfici articolari, forma i dischi intervertebrali e la sinfisi pubica.
La diversa composizione in fibre conferisce caratteristiche diverse alla cartilagine ( elasticità,
resistenza..). I CONDROCITI sono le cellule tipiche della cartilagine : producono la sostanza
fondamentale solida in cui rimangono incluse.

Il tessuto osseo é un connettivo con funzioni di sostegno, la cui matrice è ricca di fosfato e
carbonato di calcio. L’osso ha triplice funzione : sostegno per il muscolo, protezione meccanica e
riserva di sali di calcio per tutto il corpo.
È caratterizzato dalla mineralizzazione della sostanza intercellulare → durezza e consistenza.
È soggetto a continuo rimodellamento → funzione meccanica e regolazione della calcemia.
Costituisce quasi tutto lo scheletro , dentina e cemento dei denti.

I componenti del tessuto osseo sono


CELLULE :
osteociti > Hanno forma lenticolare e sono provvisti di numerosi e sottili prolungamenti contenuti
nei canalicoli ossei. Sono imprigionati nella matrice mineralizzata all’interno di lacune ossee. Tipici
dell’osso che ha completato il suo sviluppo, fase finale degli osteoblasti.
osteoclasti > Cellule giganti polinucleate, Sono responsabili del riassorbimento del tessuto osseo,
formando cavità e gallerie.
osteoblasti > Producono i componenti organici e inorganici della sostanza intercellulare durante la
formazione del tessuto osseo.Si trasformano in osteociti. Intervengono durante lo sviluppo ed il
rimodellamento dello scheletro e consentono saldare le fratture.

I prolungamenti contenuti nei canalicoli ossei consentono agli osteociti di collegarsi tra loro e con i
vasi sanguigni da cui ricevono ossigeno e nutrimento

SOSTANZA INTERCELLULARE ORGANICA: fibre collagene e sostanza amorfa.

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Conferisce al tessuto la resistenza alla trazione ed alla pressione.
SOSTANZA INTERCELLULARE INORGANICA: (65% del peso secco dell’osso)
principalmente fosfato di calcio e carbonato di calcio; conferisce durezza e rigidità all’osso.

Il sangue è l’unico tessuto connettivo fluido ed è formato da cellule disperse in una voluminosa
matrice extra-cellulare: il plasma.

TESSUTO MUSCOLARE

E’ formato da cellule di forma allungata, FIBROCELLULE MUSCOLARI, che si contraggono per


generare forze e producono che hanno la capacità di CONTRARSI per generare forza e produrre
movimento. Il meccanismo di contrazione è basato sullo scorrimento di filamenti impilati costituiti
da due tipi di proteine contrattili: actina e miosina. La contrattilità dipende dalla presenza nel
citoplasma delle MIOFIBRILLE.

Esistono tre tipi di tessuto muscolare:


Sono diversi fra loro per caratteristiche delle fibrocellule, localizzazione anatomica e volontarietà
della contrazione.
Tess. musc. STRIATO SCHELERICO > fibrocellule striate polinucleate (sono sincizi, cioè derivano
dalla fusione del citoplasma di molte cellule , che conservano i loro nuclei) muscoli scheletrici -
contrazione volontaria.
Tess. musc. STRIATO CARDIACO > fibrocellule striate – MIOCARDIO- contrazione
involontaria. Le fibrocellule dello striato cardiaco formano un reticolo tridimensionale di cellule
collegate al nucleo < Hanno forma allungata e ramificata e si collegano tra loro attraverso ponti
citoplasmatici : quindi si comportano come se fossero un’unica grande cellula (sincizio funzionale)
Tess. musc. LISCIO > Fibrocellule lisce – muscolatura viscerale- contrazione involontaria
Le fibrocellule lisce formano lamine contrattili nella parete degli organi cavi. La striatura è assente
perché le miofibrille hanno una disposizione meno regolare. Le fibrocellule hanno forma affusolata
e si dispongono con lo stesso orientamento

La striatura delle fibrocellule dipende dalla regolare disposizione delle miofibrille

All’interno delle fibrocellule sono presenti MIOFIBRILLE, striate trasversalmente: bande chiare (I)
e bande scure (A) alternate. Ciascuna miofibrilla rivela una striatura più complessa con uno schema
ripetitivo: l’unità che si ripete è detta SARCOMERO. La miofibrilla è formata da 2 tipi di filamenti
proteici : filamenti sottili di actina - filamenti spessi di miosina

I muscoli si contraggono quando i filamenti sottili scorrono lungo quelli spessi

TESSUTO NERVOSO > Deriva dall’ectoderma, ha la funzione di trasmettere informazioni sotto


forma di impulsi elettrici all’interno dell’organismo.
È formato da due tipi di cellule :

NEURONI, cellule eccitabili in grado di condurre e trasmettere impulsi nervosi. La trasmissione di


essi è velocissima. Ogni neurone è formato da un corpo cellulare che contiene il nucleo e gli
organuli : dendriti e assone.
I dendriti, estensioni citoplasmatiche corte e sottili che raccolgono i segnali che ricevono da altre
cellule e trasmettono l’impulso nervoso al soma, il quale elabora la risposta e la trasmette
all’arsone, sotto forma di impulso elettrico.
L’assone prolungamento lungo e sottile che termina quasi a contatto con la cellula bersaglio (lungo
da 1mm a oltre 1m) che invia impulsi ad altre cellule ( nervose o no) attraverso una particolare
giunzione detta SINAPSI.
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Le informazioni viaggiano a senso unico > i dendriti le portano dall’esterno al soma, l’assone dal
corpo all’esterno.
Il tessuto nervoso è una rete di neuroni interconnessi tra loro attraverso gli assoni
Cellule GLIALI , non eccitabili provvedono ad una varietà di funzioni di supporto per i neuroni
(sostegno o da filtro, altre forniscono sostanze nutrienti o mantenimento dell’ omeostasi).
Le cellule di Schwann proteggono l’assone con una guaina mielinica, che serve ad aumentare la
velocità dell’impulso nervoso lungo l’assone.

Il tessuto nervoso costituisce l’ encefalo e midollo spinale , nervi , gangli

Il sistema nervoso (SN) opera secondo un preciso modello:


● raccoglie gli stimoli provenienti dall’esterno;
● integra e analizza le informazioni;
● attiva gli organi effettori che eseguono la risposta.

Negli animali superiori la gestione delle informazioni è centralizzata nell’encefalo.

Nell’uomo il SN si divide in: sistema nervoso centrale (SNC): encefalo e midollo spinale, la sua
funzione è ricevere le informazioni, integrarle ed elaborare le risposte.
sistema nervoso periferico (SNP): nervi (fasci di assoni che raggiungono tutti i distretti
dell’organismo) e gangli (costituito da gruppi di di neuroni i cui corpi cellulari si trovano al di fuori
del sistema nervoso centrale), Il SNP mette in collegamento il sistema nervoso centrale gli organi di
senso con gli organi effettori.

L’eccitabilità dei neuroni dipende da due caratteristiche fondamentali della loro membrana:
- esistenza di un potenziale elettrico di membrana
- La presenza di canali ionici specifici
-
Quando nell’assone non passa un impulso elettrico, il potenziale di membrana è definito potenziale
di riposo.
Quando un neurone è inattivo, cioè non conduce impulsi, il suo potenziale elettrico di riposo è
compreso tra -60mV e -70mV (quindi negativo). Il segno negativo indica che l’interno della cellula
è più negativo rispetto all’esterno.
Il potenziale dipende dalla concentrazione di ioni (Na+ e K+) all’interno e all’esterno della
membrana assonica. Nelle cellule nervose, la concentrazione del sodio e del potassio, è regolata da
3 proteine di membrana:
- Canali del potassio
- Canali del sodio
- Pompa sodio-potassio

L'impulso nervoso è un potenziale d’azione

Un potenziale d’azione è un rapido cambiamento della polarità misurata tra l’esterno e l’interno
della membrana assonica che si verifica in corrispondenza di un impulso nervoso. L’andamento del
voltaggio è associato allo spostamento degli ioni Na+ e K+ da un lato all’altro della membrana.

La propagazione continuo

• Quando ha inizio un potenziale d’azione, l’accesso dei canali del sodio si apre e quindi gli ioni
Na+ si riversano nell’assone. Ciò provoca una depolarizzazione, poiché la carica all’interno
dell’assone cambia da un valore negativo a uno positivo.

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• Quando il potenziale d’azione termina, si ha una ripolarizzazione, poiché l’interno dell’assone
ritorna nuovamente negativo grazie alla fuoriuscita degli ioni K+ dall’assone.

La propagazione saltatoria dell’impulso


Nei neuroni motori con assoni mielinizzati la propagazione dell’impulso nervoso è saltatoria e il
potenziale d’azione sembra saltare in corrispondenza dei nodi di Ranvier.

La velocità di propagazione dell’impulso nervoso dipende da due fattori, il diametro dell’assone e la


presenza o meno della guaina mielinica. Gli assoni più grandi e mielinizzati conducono l’impulso
più velocemente.

Le sinapsi
I neuroni comunicano a livello delle sinapsi.
Il neurone che manda il segnale è definita presinaptica, quello che riceve il segnale è detta
postsinaptica. Le sinapsi possono essere:
chimiche, se il segnale passa attraverso un neurotrasmettitore;
elettriche, quando i neuroni sono connessi tra loro mediante giunzioni serrate.

Le sinapsi permettono interazioni molto complesse e presentano alcune proprietà peculiari:


le sinapsi possono essere sia eccitatorie sia inibitorie;
la cellula postsinaptica integra input eccitatori e inibitori;
i potenziali postsinaptici eccitatori e inibitori vengono sommati nello spazio e nel tempo.

OMEOSTASI

Gli organismi viventi mantengono costante il loro ambiente interno attraverso il meccanismo
dell’omeostasi > che garantisce l’equilibrio fisico-chimico. Le variabili più importanti da tenere
sotto controllo sono:
- Temperatura
- Equilibrio idro-salino
- Apporto dei nutrienti essenziali
- Scambio gas respiratori
- Pressione e volume del sangue
- Eliminazione delle sostanze di rifiuto tossiche

Alla base di questa regolazione vi sono i sistemi nervoso ed endocrino

Ogni variabile del nostro organismo dipende da un sistema di controllo composto da: recettore
(sensore che percepisce l’informazione relativa ad un determinato fattore nell’ambiente esterno o
interno), centro di regolazione (analizza le informazioni ricevute confrontandole con il valore di
riferimento da mantenere, inviando un comando all’effettore), effettore (agisce modificando
l’ambiente interno in base alle richieste del centro di regolazione) e da meccanismi di feedback (se
è presente un errore, l’effettore non solo realizza la risposta, ma manda un segnale di ritorno al
centro di controllo > feedback).

Esistono sistemi di retroazione o a feed-back che consentono il mantenimento dell’omeostasi.


Un sistema di feed-back è costituito da:
recettore: struttura che rileva i cambiamenti che avvengono in una condizione controllata e invia
tale informazione o input a un centro di controllo;
centro di controllo: valuta l’input ricevuto e invia comandi in uscita (output) all’effettore per il
ripristino della condizione controllata;

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Retroazione negativa
La retroazione negativa, o feedback negativo, è il meccanismo omeostatico principale che permette
al corpo di mantenere l’ambiente interno costante. Le informazione del feedback negativo spingono
gli effettori a ridurre o invertire il processo che ha generato il segnale di ritorno.
Il modello di retroazione negativa ha due componenti: un sensore e un centro di controllo.

NB: quando le funzioni di più tessuti vengono coordinati per svolgere un’unica attività, si
forma un organo.
Un sistema un’unità morfofunzionale costituita da organi che condividono la stessa
origine embrionale : nervoso - linfatico - immunitario - endocrino - scheletrico -
muscolare
Un apparato è un insieme di organi con origine embrionale diversa che cooperano per
svolgere le stesse funzioni

TESSUTO OSSEO & APPARATO SCHELETRICO

Il tessuto osseo e l’apparato scheletrico svolgono le seguenti funzioni:


• sostegno;
• protezione;
• contributo al movimento;
• omeostasi minerale;
• produzione delle cellule sanguigne
• riserva di trigliceridi.

Lo scheletro umano consiste in 206 ossa, raggruppate in due divisioni


scheletro assile: comprende le ossa che si trovano lungo l’asse longitudinale del corpo (cranio-
colonna vertebrale e costole);
scheletro appendicolare: contiene le ossa degli arti superiori e inferiori, e le ossa scapolari e
pelviche.

Il cranio e l’ osso ioide


Il cranio poggia sulla colonna vertebrale e comprende:
● le ossa craniche, che formano la cavità cranica che racchiude e protegge il cervello;
● le ossa facciali, che formano la faccia.

Le ossa craniche sono:


• parietali;
• temporali;
• frontale
• occipitale;
• sfenoide;
• etmoide.

Le ossa facciali sono:


• nasali;
• mascellari;
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• palatine;
• mandibola;
• zigomatiche;
• lacrimali;
• conche nasali inferiori
• vomere

L’osso ioide non è unito e collegato a nessun altro osso ma è connesso alle ossa temporali tramite
legamento e muscoli. Sostiene la lingua e fornisce punti di attacco ad alcuni muscoli linguali, ai
muscoli del collo e della faringe.

La colonna vertebrale

La colonna vertebrale è composta dalle vertebre. Esse sono:


Cervicali (7); Toraciche (12); Lombari (5); Sacrali (5 fuse).
Coccigee (4 fuse)

Le vertebre sono costituite da tre regioni principali:


• Corpo: è la porzione frontale che sostiene il peso.
• Arco vertebrale: è formato da due parti corte e spesse,
peduncoli, che si completano con le lamine.
• Processi: servono per l’attacco dei muscoli e delle
articolazioni.

La regione toracica

La gabbia toracica è formata da:


● sterno: osso stretto e piatto posto al centro della parete
toracica anteriore;
● costole: 12 paia collegate direttamente con lo sterno (7
vere costole), fuse tra loro (3 false costole) o libere (2
costole fluttuanti).

La cintura scapolare collega le ossa degli arti superiori allo scheletro assile.

Gli arti superiori


L’omero è l’osso del braccio lungo e sottile e si articola con la scapola alla spalla, e con il radio e
l’ulna al gomito.
L’ulna è l’osso mediale dell’avambraccio ed è più lungo del radio.
Il radio è l’osso laterale dell’avambraccio.

Il carpo, o polso, contiene le ossa carpali, tenute insieme da legamenti.


Il metacarpo contiene cinque ossa metacarpali. Le falangi sono le ossa delle dita.

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La cintura pelvica
Le due ossa iliache formano la cintura pelvica che connette gli arti inferiori allo scheletro assile e
sostiene la colonna vertebrale e i visceri.

Gli arti inferiori


Il femore, o osso della coscia, è il più lungo, pesante e robusto del corpo. La patella (o rotula) è un
piccolo osso triangolare posto davanti all’articolazione tra il femore e la tibia.
La tibia è l’osso più grande della gamba che sostiene il carico maggiore.
La fibula (o pèrone) è parallela e laterale alla tibia.

Il tarso o caviglia contiene sette ossa tarsali tenute insieme da legamenti.


Il metatarso è formato da cinque ossa metatarsali. Le falangi del piede corrispondono a quelle della
mano nel numero e nella disposizione.

I quattro tipi di ossa

Tutte le ossa del corpo si classificano in base alla loro forma.


Lunghe: sono lunghe e sottili con un’asta e due estremità. (femore)
Corte: sono cubiche (ossa carpali e tarsali)
Piatte: sono sottili e forniscono protezione (sterno)
Irregolari: hanno forme complesse e non rientrano nelle precedenti categorie. (mandibola)

A livello macroscopico, l’osso è suddiviso in:


● diafisi;
● epifisi;
● metafisi;
● cartilagine articolare;
● periostio;
● cavità midollare;
● endostio.

A livello microscopico, sono presenti quattro tipi di cellule:


● cellule osteoprogenitrici, staminali non specializzate che originano gli osteoblasti;
● osteoblasti, sintetizzano e secernono collagene;
● osteociti, principali componenti del tessuto osseo;
● osteoclasti,secernono enzimi e acidi lisosomiali per digerire la matrice extracellulare.

Il tessuto osseo compatto è disposto in unità ripetute dette osteoni o sistemi di Havers. Nel canale
centrale di ogni osteone passano vasi sanguigni e linfatici e nervi.
Il tessuto osseo spugnoso è costituito da unità dette trabecole. Esse sono un reticolo irregolare di
sottili colonne ossee.
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La formazione dell’osso

Ossificazione:
● formazione iniziale nell’embrione e nel feto;
● crescita;
● ricostruzione;
● riparazioni e fratture.

I fattori che influenzano l’accrescimento osseo sono:


● apporto di minerali con l’alimentazione;
● apporto di vitamine A, C e D;
● stimolo ormonale;
● esercizi fisici di carico.

Le articolazioni (o giunture), i muscoli e le ossa determinano i movimenti tramite le articolazioni,


che corrispondono ai punti di contatto tra osso-osso, cartilagine-ossa e tra denti-ossa.

Dal punto di vista strutturale le articolazioni sono classificate in


• fibrose: le ossa sono unite da tessuto connettivo denso;
• cartilaginee: le ossa sono unite da cartilagine;
• sinoviali: le ossa sono unite dal tessuto connettivo denso irregolare e presentano una cavità
sinoviale. La caratteristica distintiva dell’articolazione sinoviale è la cavità sinoviale tra le due ossa
articolate che permette libertà di movimento.

Dal punto di vista funzionale sono classificate in


• sinartrosi: l’articolazione è rigida;
• anfiartrosi: l’articolazione è poco mobile;
• diartrosi: l’articolazione si muove liberamente.

IL SISTEMA MUSCOLARE

I muscoli sono costituiti da cellule allungate dette fibre muscolari o fibrocellule muscolari lisce.
Nelle cellule ci sono le miofibrille, proteine per la contrazione del muscolo.
Esistono tre tipi di muscoli: striato - liscio - cardiaco

Le funzioni del tessuto muscolare sono:


● produzione dei movimenti del corpo;
● stabilizzazione delle posizioni del corpo;
● regolazione del volume degli organi;
● movimento di sostanze all’interno del corpo;
● produzione di calore.

Il tessuto muscolare scheletrico


Ogni muscolo scheletrico è un organo distinto composto da numerose cellule, di forma allungata,
dette fibre muscolari. Ognuno è dotato di un rivestimento costituito da più strati di tessuto
connettivo. Sono irrorati da vasi sanguigni e provvisti di innervazioni.
Ogni fibra è ricoperta da una membrana plasmatica detta sarcolemma che contiene il sarcoplasma,
ricchissimo di mitocondri, e il reticolo sarcoplasmatico.

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Ogni fibra muscolare è una cellula plurinucleata la cui membrana si chiama sarcolemma. Nel
citoplasma ci sono le miofibrille parallele alla lunghezza della cellula.
Ogni miofibrilla, composta da unità dette sarcomeri, è circondata dal reticolo sarcoplasmatico,
attraversato da tubi trasversali (sistema T).
Ogni sarcomero è formato da filamenti spessi, costituiti da miosina (una proteina formata da una
testa globulare e una coda fibrosa) e filamenti sottili di actina. La linea Z è una zona proteica alla
quale sono ancorati i filamenti sottili di sarcomeri adiacenti.

La contrazione muscolare dipende dall’interazione di actina e miosina.

I filamenti spessi si attaccano a quelli sottili tirandoli verso il centro del sarcomero

Durante la contrazione muscolare le teste miosiniche dei filamenti spessi esercitano una trazione sui
filamenti sottili, facendoli scorrere verso il centro del sarcomero, che quindi si accorcia.
I filamenti sottili sono ancorati alla linea Z. Le teste della miosina agiscono come enzimi che
scindono ATP in ADP fornendo energia.
Le teste della miosina si agganciano all’actina formando un ponte trasversale, la rapida sequenza di
aggancio-sgancio fa muovere i filamenti l’uno sull’altro.

ATP: la sua idrolisi fornisce l’energia necessaria e il suo arrivo libera la testa della miosina dal
legame con l’actina per il ciclo successivo.
Troponina: aggregati globulari presenti sulla tropomiosina. Il legame con il calcio ne modifica la
conformazione, allontanando la tropomiosina dai siti per la formazione del ponte trasversale.
Tropomiosina: simili a funi sono poste lungo l’actina e bloccano i siti di legame per la formazione
dei ponti con la miosina.

Lo ione calcio è responsabile della contrazione, il segnale proviene dal neurone motorio.

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I muscoli scheletrici mantengono la postura, regolano la temperatura corporea e permettono la
comunicazione non verbale.
Sono attaccati alle ossa mediante tendini e la loro meccanica si basa su coppia agonista/antagonista
ossia un muscolo si contrae, l’altro si flette.

Il muscolo cardiaco contiene miofibrille di actina e miosina per questo è striato. Le cellule hanno
un unico nucleo e le fibre sono interconnesse tra di loro a livello di dischi intercalari, porzioni di
sarcolemma ispessito con giunzioni comunicanti.
Il muscolo cardiaco è caratterizzato da autocontrattilità.
Frequenza nell’uomo adulto di circa 70 battiti al minuto a riposo e involontario , consuma molta
ATP grazie alla respirazione aerobia.

Nel muscolo liscio non ci sono sarcomeri e non ha le striature.


Le cellule hanno un nucleo centrale e miofibrille connesse e in grado di contrarsi.
La contrazione è più lenta e lunga. Un movimento tipico è la peristalsi, ossia la progressione del
cibo nell’intestino. Esistono fibre muscolari lisce isolate, come quelle dei bulbi piliferi.
Il tessuto muscolare liscio si trova in molti organi interni e riveste i vasi sanguigni.
Il muscolo liscio è un muscolo involontario. I filamenti di actina sono ancorati a strutture detti corpi
densi.

APPARATO CARDIOVASCOLARE

Il sangue costituisce l'8% del peso corporeo e ha un volume diverso a seconda dell'età, del sesso e
del peso dell'individuo. In un uomo adulto il volume sanguigno è di circa 5-6 litri.

Le funzioni del sangue

Il sangue è un tessuto connettivo fluido che svolge tre funzioni:



● trasporto: di ossigeno dai polmoni a tutto l’organismo e di diossido di carbonio dalle cellule ai
polmoni, oltre che di sostanze nutritive e sostanze di rifiuto;

● regolazione: del pH dei fluidi corporei e della temperatura corporea;

● protezione: in caso di ferita, si coagula.

Le componenti del sangue

PLASMA > È la frazione liquida del sangue, è formato per circa il 90% di acqua e contiene oltre
100 tipi di sostanze: gas disciolti, ioni (Na+ e Cl-), molecole organiche di piccole dimensioni,
proteine, ormoni lipidici e vitamine, prodotti di scarto dall'attività cellulare. le proteine più
abbondanti (54%) sono: -albumine, che aiutano a mantenere una corretta pressione osmotica del
sangue -globuline, (38%) comprendono: anticorpi detti anche γ gloguline, o immunoglobuline: con
funzioni di difesa; α globuline e β globuline: funzioni di trasporto.

ELEMENTI FIGURATI >



I) eritrociti = globuli rossi (i più abbondanti), il loro citoplasma contiene quasi esclusivamente
molecole di emoglobina, una proteina che si lega all’ossigeno a livello dei polmoni e lo rilascia nei
tessuti. Sono trasportatori di gas : ossigeno e anidride carbonica. Hanno la forma di dischi biconcavi
(d = 8μm), sono privi di nucleo e di altri organuli, non si possono riprodurre.

La formazione dei soli eritrociti è chiamata eritropoiesi: una cellula precursore dei globuli rossi
espelle il proprio nucleo e si differenzia in reticolocita. La velocità di formazione dei globuli rossi
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dal midollo osseo rosso è uguale alla velocità di distruzione da parte dei macrofagi. La vita media
dei globuli rossi è breve (120-130 gg.) La superficie del globulo rosso contiene un corredo di oltre
un centinaio di antigeni, chiamati agglutinogeni. Sulla base dell’assenza/presenza dei vari antigeni il
sangue è classificabile in diversi gruppi, nel cui ambito si possono riconoscere due o più differenti
tipi. I due principali gruppi sanguigni sono: AB0; Rh. Il gruppo sanguigno AB0 è basato su due
antigeni chiamati A e B.

Il plasma di solito contiene anche anticorpi o agglutinine che reagiscono con gli antigeni A e B. I
soggetti i cui globuli rossi presentano l’antigene Rh sono indicati come Rh+ (Rh positivi) e se ne
sono sprovvisti come Rh- (Rh negativi).

II) leucociti = globuli bianchi, sono nucleati e non contengono emoglobina.



Vengono classificati come: granulari (neutrofili, eosinofili, basofili) & non granulari (linfociti,
monociti) a seconda della presenza/assenza di granuli citoplasmatici.I linfociti B, T, e le cellule
natural killer sono i principali combattenti che intervengono nella risposta immunitaria mediante la
produzione di anticorpi.In condizioni normali i globuli bianchi sono da 5000 a 10000 / μL. La
leucocitosi è un aumento del numero di globuli bianchi in risposta a invasioni microbiche,
un’attività fisica estrema o un’anestesia ed è sintomo di una infiammazione o di un’infezione.I
globuli bianchi si sviluppano nel midollo osseo rosso.

III) piastrine, la loro concentrazione è pari circa a 400000/mm3. Dalle cellule staminali pluripotenti
si differenziano delle cellule capaci di produrre piastrine. Alcune staminali mieloidi si differenziano
in cellule chiamate megacarioblasti, che a loro volta si differenziano in megacariociti, enormi
cellule che si scindono in 2000-3000 frammenti nel midollo osseo. Ciascun frammento è una
piastrina. Sono dunque frammenti cellulari privi di organuli e dotati di enzimi necessari alla
circolazione sanguigna, intervengono infatti nella formazione del coagulo di fibrina che forma un
tappo sul vaso danneggiato.

L’emopoiesi è il processo che dà origine alle diverse cellule sanguigne così da rimpiazzare quelle
che muoiono, si svolge nel midollo osseo.

L’emostasi

L’emostasi è una sequenza di reazioni che blocca un sanguinamento, impedendo la perdita di
sangue attraverso la parete danneggiata di un vaso. Consta di tre fasi:

● lo spasmo vascolare;

● la formazione di un tappo piastrinico;

● l’agglutinazione del sangue.

La struttura e l’organizzazione del cuore

Il cuore è un organo grande quanto un pugno chiuso, situato tra i polmoni, con circa i due terzi della
sua massa a sinistra della linea mediana. Il cuore ha il compito di pompare sangue che circola in
tutto il corpo e, passando per i polmoni, si carica di ossigeno e rilascia diossido di carbonio.

E’ avvolto da una membrana protettiva detta pericardio, distinta in:

• pericardio fibroso: di tessuto connettivo che previene e impedisce l’iperestensione del cuore;

• pericardio sieroso, più sottile e delicato, costituito da due membrane, entro le quali scorre il
liquido pericardico.

La parete del cuore è costituita da tre strati:

epicardio: sottilissima membrana situata sotto il pericardio viscerale;

miocardio: consiste di tessuto muscolare cardiaco ed è il più spesso: le fibre muscolari cardiache
sono involontarie, striate, ramificate e organizzate in fibre intrecciate;

endocardio: sottile strato di endotelio che tappezza l’interno del miocardio.

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Il cuore contiene quattro cavità : atri > due superiori; ventricoli >due inferiori.

I due atri sono separati dal setto interatriale così come il setto interventricolare separa il ventricolo
destro dal sinistro.

Ogni cavità cardiaca è dotata di una valvola, costituita da un denso tessuto connettivo, per impedire
il reflusso del sangue nella direzione sbagliata.

Le valvole atrioventricolari (AV) si trovano fra atri e ventricoli e sono:

tricuspide: fra atrio e ventricolo destro;

bicuspide: (o mitrale): fra atrio e ventricolo sinistro.

Le valvole semilunari impediscono il reflusso di sangue dalle arterie al cuore e sono la valvola
polmonare e la valvola aortica.

Il sangue scorre attraverso il cuore dalle aree a pressione maggiore a quelle a pressione minore con
conseguente apertura delle valvole e contrazione delle camere successive. Le arterie coronarie
destra e sinistra distribuiscono sangue al cuore; le vene coronarie drenano il sangue dal cuore al
seno coronario.

Il battito cardiaco

L’1% delle fibre muscolari cardiache sono in grado di generare potenziali d'azione secondo uno
schema ritmico svolgendo due importanti funzioni:

agiscono da pacemaker regolando il ritmo del cuore - formano il sistema di conduzione cioè la via
seguita dai potenziali di azione che attraversano il muscolo cardiaco. In tal modo le cavità cardiache
sono stimolate a contrarsi in maniera coordinata.

Il battito cardiaco

1. L’eccitazione inizia nel nodo senoatriale (SA) nella parete dell’atrio destro;

2. il potenziale di azione si trasmette attraverso le fibre muscolari atriali fino al nodo
atrioventricolare (AV);

3. dal nodo AV il potenziale di azione passa nel fascio atrioventricolare (AV).

4. lo stimolo si trasmette alle branche destra e sinistra del fascio che corrono verso l’apice del cuore;

5. le fibre del Purkinje conducono il potenziale di azione prima all’apice e poi al resto del miocardio
ventricolare.

Il ciclo cardiaco

Ogni ciclo cardiaco comprende tutti gli eventi associati al battito cardiaco e dura circa 0,8 secondi.

● Il termine sistole si riferisce alla fase di contrazione.

● Il termine diastole alla fase di rilasciamento.

Il ciclo cardiaco si divide in tre fasi : fase di rilasciamento; sistole atriale (contrazione); sistole
ventricolare (contrazione).

1. L'atrio destro riceve il sangue povero di ossigeno (deossigenato) dalla vena cava superiore e
dalla vena cava inferiore; queste vene dall'ampio calibro raccolgono il sangue che torna al cuore
rispettivamente dalla parte superiore e inferiore del corpo

2. Dall'atrio destro, il sangue passa attraverso una valvola atrio ventricolare, chiamata valvola
tricuspide, nel ventricolo destro. La maggior parte del sangue entra nel ventricolo mentre il
cuore è rilassato, nell'intervallo tra i battiti. Subito dopo la fine di questo periodo di
riempimento passivo del ventricolo, l'atrio si contrae e aggiunge un piccolo volume di sangue
quello già presente nel ventricolo.
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3. Il ventricolo destro a questo punto si contrae, portando a chiusura della valvola atrio-ventricolare
e pompando il sangue in una grande arteria che immediatamente si suddivide in due arterie
polmonari, dirette ai polmoni.

4. Nei polmoni le arterie si ramificano; all'interno dei capillari il sangue si carica di ossigeno e si
libera del diossido di carbonio

5. Il sangue ossigenato passa dai capillari alle vene polmonari che si dirigono dai polmoni all'atrio
sinistro.

6. Dall'atrio sinistro il sangue entra nel ventricolo sinistro at traverso un'altra valvola atrio
ventricolare chiamata valvola bicuspide, o mitrale. Come accade nella porzione destra del cuore, la
maggior parte del riempimento del ventricolo sinistro è passiva. Il ventricolo, però, si riempie
completamente grazie alla contrazione atriale che avviene subito dopo la fine del periodo di
riempimento passivo.

7. Le pareti del ventricolo sinistro sono potenti muscoli che si contraggono con un movimento che
prende origine dalla porzione basale. L'aumento di tensione che si genera chiude la valvola
bicuspide e quando la pressione nel ventricolo sinistro è abbastanza alta si apre la valvola aortica:
così il sangue si riversa nell'aorta per ricominciare il proprio percorso attraverso il corpo.

La struttura e le funzioni dei vasi sanguigni

I vasi sanguigni formano un sistema chiuso di tubi che allontanano il sangue dal cuore (le arterie),
lo trasportano ai tessuti (arteriole, capillari) e quindi lo riportano al cuore (venule e vene).

Le arterie trasportano il sangue lontano dal cuore e si dividono in arterie ancora più piccole, dette
arteriole. Le arteriole all’interno di un tessuto si ramificano in vasi microscopici chiamati capillari.
Gruppi di capillari in un tessuto si riuniscono a formare piccole vene che prendono il nome di
venule. Queste poi confluiscono a formare vasi sempre più grandi dette vene.

Le pareti delle arterie presentano tre strati di tessuto che circondano una cavità, il lume, in cui
scorre il sangue. Lo strato più interno è costituito da endotelio, da una membrana basale, da una
lamina elastica.

I capillari sono vasi microscopici che connettono le arteriole alle venule. Consistono di uno strato
di endotelio circondato da una membrana basale.

La lentezza del flusso ematico nei capillari è utile perché consente lo scambio di sostanze attraverso
le loro pareti.

Le arteriole regolano il flusso sanguigno nei capillari dove nutrienti, gas e sostanze di rifiuto sono
scambiati tra il sangue e il fluido interstiziale.

L’acqua e i soluti fluiscono fuori dal capillare sanguigno nel fluido interstiziale circostante,
effettuando la filtrazione. Se l’acqua e i soluti migrano dal fluido interstiziale al capillare si dice
riassorbimento.

La contrazione dei ventricoli produce la pressione sanguigna, cioè la pressione esercitata dal sangue
sulle pareti del vaso. La pressione arteriosa diminuisce progressivamente quando il sangue passa
dalle arterie sistemiche ai capillari e torna all’atrio destro.


I vasi sanguigni sono organizzati a formare vie di distribuzione che trasportano il sangue a tutto

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l’organismo.Le vie principali sono il circolo sistemico; il circolo polmonare; il sistema portale
epatico.

Le vene che raccolgono il sangue dal tubo digerente, dalla milza, dalla cistifellea e dal pancreas,
confluiscono in un tronco venoso comune, la vena porta, che penetra nel fegato e attraversa
quest'ultimo, prima di versare nella vena cava inferiore tramite le vene epatiche. La vena porta ha il
compito quindi di convogliare al fegato il sangue proveniente dalla digestione intestinale e dalla
milza, costituendo un sistema detto appunto sistema della vena porta o sistema portale

APPARATO RESPIRATORIO

L’apparato respiratorio ha la funzione rifornire l’organismo di O2 ed eliminare il CO2. Nell’attività


dell’apparato respiratorio si distinguono 2 processi:

Ventilazione polmonare = alternarsi di inspirazione ed espirazione, che consente il continuo


ricambio dell’aria nei polmoni. E’ il flusso d’aria che si crea tra l’atmosfera e i polmoni che avviene
a causa delle differenze di pressione dell’aria.

L’atto di immettere aria all’interno viene chiamato inspirazione. I muscoli che permettono
un’ispirazione tranquilla sono il diaframma e i muscoli intercostali esterni. L’atto di espellere l’aria
all’esterno (espirazione) comincia quando il diaframma e i muscoli intercostali si rilasciano.


Lo scambio di gas > L’aria è una miscela di gas ognuno dei quali contribuisce alla pressione totale
dell’aria. La pressione di uno specifico gas in una miscela è chiamata pressione parziale.Le
pressioni parziali sono importanti perché ciascun gas presente nell’organismo si diffonde dalle aree
in cui la sua pressione parziale è maggiore a quelle in cui è minore.La respirazione esterna, detta
scambio gassoso polmonare, comprende la diffusione di O2 dall’aria presente negli alveoli
polmonari al sangue circolante nei capillari polmonari e la diffusione di CO2 nella direzione
opposta. Lo scambio di O2 e CO2 fra capillari sistemici e cellule dei tessuti è chiamato respirazione
interna o scambio gassoso sistemico.

Strutturalmente l’apparato respiratorio consiste in due parti la parte superiore: comprende il naso,
la faringe e le strutture associate;la parte inferiore: consiste di laringe, trachea, bronchi e polmoni.

Apparato respiratorio superiore



Il naso ha una porzione esterna visibile che consiste di osso e cartilagine e presenta due aperture
dette narici e una interna inserita all’interno della scatola cranica.

Il naso interno è connesso da due aperture chiamate coane. Lo spazio all’interno del naso, chiamato
cavità nasale è posto al di sotto del cranio e sopra la cavità orale.

Un setto verticale, il setto nasale, divide la cavità nasale in due porzioni.

Le strutture interne hanno diverse funzioni, tra cui:

● filtrazione, riscaldamento e umidificazione dell’aria inspirata

● rilevamento degli stimoli olfattivi

La faringe, o gola, è un condotto imbutiforme comune all’apparato respiratorio e digerente. Oltre a


essere una via di transito per aria e cibo costituisce una camera di risonanza per i suoni emessi
durante la fonazione e ospita le tonsille.

Gli organi dell’apparato inferiore

La laringe, o scatola della voce, è un organo cavo a forma di piramide triangolare di cartilagine,
rivestito di mucosa che connette la faringe alla trachea.

Le membrane mucose della laringe formano due paia di pieghe:

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un paio superiore, le corde vocali false: trattengono l’aria contro la pressione nella cavità toracica;
un paio inferiore, le corde vocali vere: producono suoni mentre si parla e si canta.

La trachea è un condotto tubulare posto davanti all’esofago. La parete della trachea è sostenuta da
anelli di cartilagine e ricoperta da una membrana mucosa di epitelio ciliato. La trachea si biforca nel
bronco principale destro nel bronco principale sinistro.

L’ albero bronchiale consiste di vie aeree che cominciano nella trachea e terminano nei bronchioli
terminali.

I polmoni sono due organi cavi spugnosi posti nella cavità toracica e separati l’uno dall’altro dal
cuore. La pleura è una membrana sierosa a doppio strato che racchiude e protegge ciascun polmone.
Ogni alveolo polmonare è una tasca a forma di coppa che si trova in un sacco alveolare. Lo scambio
di gas respiratori (O2 e CO2) avviene per diffusione attraverso la membrana respiratoria.

Il trasporto dei gas respiratori

La maggior parte dell’O2 è trasportato dall’emoglobina in forma di ossiemoglobina all’interno dei


globuli rossi; la maggior parte della CO2 è trasportata dai globuli rossi stessi o nel plasma
sanguigno sotto forma di ioni bicarbonato.

L'ossigeno si lega all'emoglobina quasi completamente, nel plasma è in quantità bassissime (1,5%)

L'anidride carbonica si può trovare:

● libera nel plasma sanguigno (7%)

● legata a varie proteine, principalmente emoglobina (23%)

● la maggior parte sotto forma di ione bicarbonato nei globuli rossi o nel plasma

Il controllo della respirazione

Il ritmo di base della respirazione è controllato da gruppi di neuroni situati nel tronco encefalico
(costituito da midollo allungato e ponte) .

L’area da cui provengono gli impulsi nervosi è chiamata centro respiratorio

Il tronco è in comunicazione col midollo spinale, i cui neuroni controllano il ritmo di base della
respirazione; al suo interno ci sono i centri espiratori e inspiratori.

APPARATO DIGERENTE


L’apparato digerente svolge sei processi di base:

masticazione; 

secrezione; 

mescolamento e propulsione; 

digestione; 

assorbimento; 

eliminazione

L’apparato digerente è costituito da due gruppi di organi 



•gli organi del tratto gastrointestinale: bocca, faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e intestino
crasso

•gli organi annessi: denti, lingua, ghiandole salivari, fegato, cistifellea e pancreas.

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LA BOCCA

La bocca o cavità orale è formata dalle labbra, dalle guance, dal palato duro, dal palato molle e dalla
lingua.

Le ghiandole salivari sono organi annessi posti esternamente alla bocca. Rilasciano le loro
secrezioni nei dotti che si aprono nella cavità orale.

La saliva è composta per il 99,5% di acqua e per lo 0,55% di soluti, tra cui enzimi (amilasi e
lisozima).

[La forma dei denti varia in base alla natura dell’alimentazione dell’animale.

Nei mammiferi carnivori prevale la forma appuntita dei canini (che lacerano la carne), mentre negli
erbivori prevale la forma piatta e arrotondata dei molari (che triturano l’erba).

Nell’uomo vi sono due dentizioni (i denti da latte e quelli definitivi).

In alcuni animali i denti vengono continuamente ricambiati in seguito al loro logoramento (ne è un
esempio lo squalo, che ha una dentizione multipla e continua)

La digestione meccanica nella bocca è dovuta all’atto della masticazione, in cui il cibo viene
impastato dalla lingua, triturato dai denti e mescolato dalla saliva a formare il bolo.

La lingua è un organo accessorio composto da muscolatura scheletrica e ricoperto di membrana
mucosa. I muscoli linguali manipolano il cibo per la masticazione, lo compattano e lo spingono sul
retro della bocca per la deglutizione]

LA LINGUA

Rimescola il cibo impastandolo con la saliva percepisce il gusto degli alimenti.

LA FARINGE

Il cibo ingerito passa dalla bocca alla faringe, sotto forma di bolo, un condotto imbutiforme che si
estende dalle coane all’esofago e alla laringe.

L’ ESOFAGO

L’esofago è un tubo muscolare ricoperto da epitelio squamoso che decorre posteriormente alla
trachea. Lo sfintere esofageo superiore regola il passaggio di cibo dalla faringe nell’esofago.

Lo sfintere esofageo inferiore regola il transito dall’esofago nello stomaco.

Il bolo alimentare impastato con la saliva viene quindi deglutito, passando dalla faringe all’esofago
(grazie alla contrazione dei muscoli oro/faringei).

Durante la deglutizione, la laringe viene chiusa dall’epiglottide, in modo che il bolo non vi penetri.

Il bolo prosegue il suo percorso nell’esofago grazie alla contrazione della muscolatura liscia e
circolare che ne riveste la parete, attraverso un movimento detto PERISTALSI che caratterizza
anche lo stomaco e l’intestino

LO STOMACO

Lo stomaco è una dilatazione del tubo digerente a forma di J posta sotto il diaframma. Ha la
funzione di una camera di mescolamento e di magazzino di contenimento.

È costituito da quattro regioni principali:

cardias - fondo - corpo - piloro.

Quando lo stomaco è vuoto la mucosa si solleva in larghe pieghe chiamate rughe. L’epitelio di
superficie si estende anche sotto la superficie formando colonne di cellule secretrici chiamate

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ghiandole gastriche, che ricoprono stretti canali, le fossette gastriche.

Le secrezioni delle ghiandole gastriche (dette succhi gastrici) fluiscono nelle fossette gastriche e da
qui riversano nel lume dello stomaco.

Le ghiandole gastriche contengono tre tipi di cellule ghiandolari esocrine



•cellule mucose del colletto: secernono muco;

•cellule principali: secernono pepsinogeno;

•cellule parietali: producono acido cloridrico (HCl) e il fattore intrinseco (assorbimento del ferro e
vitamina B12).

COSA AVVIENE NELLO STOMACO?



Il bolo raggiunge lo stomaco dall’esofago passando attraverso il cardias, che quindi si chiude.

Il bolo rimane circa 3 ore nello stomaco, in cui viene impastato e rimescolato con gli enzimi
digestivi e l’acido cloridrico (il bolo prende ora il nome di CHIMO) dal movimento dei muscoli
gastrici (PERISTALSI).

L’acido cloridrico prodotto dalle ghiandole ha la funzione di:

1. attivare gli enzimi che degradano le proteine;

2. Funzionare come agente antibatterico (pH=1-1,5) per debellare eventuali micoorganismi


ingeriti con il cibo.

Una volta che il cibo ha raggiunto lo stomaco, le pareti si stendono, il pH aumenta e si avviano le
onde di mescolamento. Esse macerano il cibo che, mescolato con il succo gastrico, diventa chimo.

L’INTESTINO

L’intestino è un lungo tubo di circa 7-8 m.



Esso si divide in 2 tratti, TENUE e CRASSO, in cui si svolgono diverse funzioni digestive
INTESTINO TENUE: è separato dallo stomaco mediante la valvola pilorica.

È il tratto in cui vengono scaricati i prodotti elaborati da PANCREAS (enzimi digestivi)

e FEGATO (bile).

L’intestino tenue

Nell’intestino tenue avvengono i principali processi della digestione e dell’assorbimento. L’intestino
tenue è distinto in tre porzioni:

●il duodeno, che è collegato al piloro;

●il digiuno, lungo circa 2,5 m;

●l’ileo, che si collega all’intestino crasso attraverso lo sfintere ileocecale.

Gli enterociti sono cellule caratterizzate dalla presenza di microvilli che digeriscono e assorbono i
nutrienti presenti nel chimo.

Nell’epitelio si trovano anche le cellule caliciformi mucipare, che secernono muco.

Il duodeno contiene le ghiandole duodenali, che secernono muco alcalino per neutralizzare l’acidità
del chimo.

Il succo enterico secreto dalle ghiandole intestinali è un liquido acquoso, limpido e giallognolo,
leggermente alcalino.

Il succo pancreatico e il succo enterico forniscono un substrato liquido per facilitare l’assorbimento
dei nutrienti.
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PANCREAS & FEGATO

PANCREAS:

produce gli enzimi che completano la digestione di lipidi, proteine e carboidrati


IL PANCREAS È UNA GHIANDOLA CHE SVOLGE UNA DUPLICE FUNZIONE: PANCREAS


ESOCRINO: produce gli enzimi che completano la digestione: lipasi, amilasi pancreatica, proteasi
(tripsina).

PANCREAS ENDOCRINO: produce insulina e glucagone che regolano la glicemia (cioè il livello
di glucosio nel sangue (circa 70 mg/100 ml di sangue)

FEGATO

Il fegato è il secondo organo più grande del corpo umano. È situato al di sotto del diaframma ed è
ricoperto da tessuto connettivo.

I lobi del fegato sono costituiti da molte unità funzionali chiamate lobuli, ognuno dei quali è
composto da cellule epiteliali specializzate chiamate epatociti, disposte attorno a una vena centrale.


RUOLI DEL FEGATO:

1.produce la BILE che emulsiona (cioè “spezzetta”) le particelle di grasso riducendole in strutture
più piccole e più facilmente attaccabili dagli enzimi del pancreas

2.DETOSSIFICA il sangue eliminando alcool e farmaci



3. rappresenta un organo di RISERVA di zuccheri complessi (glicogeno)

Le principali funzioni del fegato sono

• •metabolismo dei carboidrati;

• •metabolismo lipidico;

• metabolismo delle proteine;

• elaborazione di farmaci e ormoni;

• escrezione di bilirubina;

• deposito di vitamine e sali minerali;

• attivazione della vitamina D.

CISTIFELLEA

La cistifellea (o colecisti) è un piccolo sacco a forma di pera che pende verso il basso dal bordo
anteriore del fegato.

L’intestino tenue

Due tipi di movimenti contribuiscono alla motilità dell’intestino tenue: •segmentazioni: sono
contrazioni localizzate che rimescolano il chimo; •peristalsi: spinge il chimo in avanti per un breve
tratto dell’intestino tenue.

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L’ASSORBIMENTO INTESTINALE

I principi nutritivi (zuccheri, aminoacidi, grassi ecc) ottenuti dalla degradazione enzimatica del
chimo vengono quindi assorbiti dall’intestino e trasferiti nei vasi sanguigni (aminoacidi e zuccheri)
o nei vasi linfatici (lipidi)

L’assorbimento avviene a livello dei villi intestinali, in cui è ripiegata tutta la superficie intestinale.

I villi sono ricoperti da un unico strato di cellule epiteliali e rivestono uno spazio all’interno del
quale decorrono vasi sanguigni e linfatici (in cui passa la maggior parte dei grassi)

I principi nutritivi passano attraverso il sottile strato di cellule e raggiungono i capillari dove
passano poi in circolo.

L’intestino tenue

Il chimo che entra nel tenue contiene carboidrati e proteine parzialmente digeriti. Il completamento
della digestione avviene per l’azione sinergica del succo pancreatico, della bile e del succo enterico.

La digestione dei carboidrati avviene da parte dell’amilasi pancreatica su amidi e destrine mentre
maltasi, saccarasi e lattasi degradano rispettivamente maltosio, saccarosio e lattosio.

La digestione delle proteine è effettuata ad opera di enzimi contenuti nel succo pancreatico, ognuno
dei quali scinde uno specifico legame peptidico fra amminoacidi diversi.

La digestione dei lipidi è svolta dai sali biliari che emulsionano i trigliceridi, attaccati poi dalla
lipasi pancreatica per ottenere due molecole di acidi grassi e un monogliceride.

La digestione degli acidi nucleici è attuata dalla ribonucleasi sull’RNA e dalla deossiribonucleasi
sul DNA: i nucleotidi vengono ulteriormente scissi in zuccheri pentosi, fosfati e basi azotate.

Il processo di assorbimento nell’intestino tenue è il trasferimento di molecole di nutrienti nel sangue
e nei vasi linfatici attraverso le cellule epiteliali della mucosa per lo più per diffusione semplice, ma
anche per diffusione facilitata, per osmosi e per trasporto attivo.

L’intestino crasso

Si estende dall’ileo all’ano e presenta quattro regioni principali: il cieco, il colon, il retto e il canale
anale.

L’intestino CRASSO ha la funzione di:

Riassorbire l’acqua eliminata in eccesso con i processi digestivi (circa il 90%)

Contenere la flora batterica che produce vitamina K e B

I movimenti peristaltici spingono il materiale fecale dal colon al retto le cui pareti, distendendosi,
stimolano i recettori dello stiramento che innescano il riflesso di defecazione finalizzato allo
svuotamento del retto.

Le fasi della digestione

Nella fase intestinale i processi sono di tipo inibitorio, per rallentare l’uscita del chimo dallo
stomaco e impedire così l’eccessivo riempimento del duodeno.

Tali attività sono mediate dai due principali ormoni: secretina, colecistochinina.

(stimolano la secrezione di bile e di enzimi digestivi dal pancreas)

IL SISTEMA IMMUNITARIO

L’immunità è la capacità di utilizzare le proprie difese per contrastare gli agenti patogeni
(mantenere quindi l’omeostasi), cioè gli organismi estranei che, penetrando nel nostro corpo
potrebbero provocare malattie. Ai sistemi di difesa del nostro organismo prendono parte i leucociti.
Per lo sviluppo e per l’attività dei linfociti sono essenziali il sistema linfatico e gli organi linfatici.

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Esistono due tipi di immunità:

Immunità innata (aspecifica) > E’ costituita da una serie di meccanismi di difesa non specifici,
presenti fin dalla nascita di un individuo. Sono formate da:


Prima linea di difesa: comprende sia la barriera fisica fornita dalla pelle che dalle membrane
mucose. Epidermide, peli (naso), ciglia (bronchi), saliva e lacrime, mucose interne e urina,
defecazione e vomito. Saliva, lacrime e muco nasale contengono l’enzima lisozoma.


Seconda linea di difesa: i patogeni che riescono a penetrare attraverso la superficie esterna e
interna del corpo umano incontrano sistemi di difesa aspecifica più complessi.

• Proteine del complesso: le proteine aderiscono ai microbi, permettendo ai fagociti di riconoscerli


e di distruggerli, poi esse attivano la riposta infiammatoria e attraggono i fagociti verso la sede di
infezione, infine provocano la lisi delle cellule estranee. Il sistema di completamento prevede
molecole capaci di perforare la membrana plasmatica provocando la citolisi.

• Proteine antimicrobiche:

interleuchine: messaggeri chimici con la funzione di coordinare le componenti della risposta
immunitaria; transferrine, peptidi microbici: proteine che inibiscono la crescita microbica +
Interferoni : una classe di glicoproteine che aumentano le difese antimicrobiche

• Fagociti : costituiscono una classe di globuli bianchi che comprende i granulociti e monociti.
Queste cellule circolano liberamente nel sangue e nel sistema linfatico. Quando si sviluppa
un’infezione, i granulociti fuoriescono dai vasi sanguigni e penetrano nei tessuti infiammati: qui
ingeriscono i patogeni, li sopprimono liberando difensine e producendo molecole che potenziano
la riposta infiammatoria mentre i monociti si differenziano in grosse cellule fagocitarie dette
macrofagi. [ Fasi della fagocitosi : 1) RICONOSCIMENTO; 2) INGESTIONE E FORMAZIONE
DEL FAGOSOMA; 3) FORMAZIONE DEL FAGOLISOSOMA e 4) DIGESTIONE ]

• Natural killer: sono in grado di riconoscere le cellule tumorali o infettate da un virus, e di


provocare la lisi, rilasciando proteine che distruggono la membrana plasmatica (perforine).
Rappresentano il 10-15% dei linfociti circolanti.Sono in grado di uccidere un microrganismo
anche senza il bisogno di un’attivazione anticorpo- specifica.

[ Linfociti B > maturano nel midollo osseo rosso, sono attivi contro virus e batteri, mentre i
Linfociti T > nascono nel midollo rosso ma maturano nel Timo, agiscono contro le cellule del
nostro corpo, infettate o alterate. Questi ultimi prima di lasciare i siti, producono proteine specifiche
di membrana che fungono da recettori degli antigeni TCR ]

In caso di infezione che danneggiano i tessuti, l’organismo ricorre alla risposta infiammatoria.

I segnali sintomi dell’infiammazione (flogosi) sono l’arrossamento, il dolore, il calore e il gonfiore.



La febbre indica una temperatura corporea anormalmente alta che si instaura durante le infezioni e i
processi infiammatori. È una risposta adattativa dell’organismo per favorire la guarigione.

L'infiammazione serve principalmente a confinare localmente e a distruggere l’agente patogeno

▪ L’innalzamento della temperatura locale rende l’ambiente sfavorevole alla moltiplicazione dei
microrganismi e accelera il movimento dei globuli bianchi

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▪ Il rossore è dovuto alla vasodilatazione che determina un rallentamento del flusso sanguigno,
limitando la diffusione dell’infezione

▪ Il gonfiore è un effetto della fuoriuscita di siero dai vasi

▪ Il dolore è un effetto dalla stimolazione dei recettori sensoriali locali

Nell’infiammazione si possono evidenziare diversi stadi:



1. Danno al tessuto e conseguente liberazione di segnali chimici come istamina da parte di basofili e
mastociti; 2. Dilatazione dei vasi sanguigni locali e passaggio dei fagociti (neutrofili, macrofagi)
verso la regione lesa, attratti per chemiotassi; 3. Demolizione e fagocitosi dei batteri e formazione
di un ammasso di cellule morte, detriti, liquidi e componenti del tessuto morto, che costituiscono il
pus.

Se l’infiammazione non si arresta a livello locale, ma si diffonde attraverso il circolo sanguigno, si


parla di condizione definito sepsi.

La semplicità e la velocità che caratterizzano questo sistema sono ottenute al prezzo di:

● Efficacia non sempre ottimale nell’eliminazione di numerosi agenti patogeni (dotati ad es. di
profili molecolari leggermente diversi da quelli contro i quali si è evoluta l’immunità aspecifica)

● Incapacità di adattarsi alle contromisure sviluppate dai microrganismi patogeni (in tempi
estremamente brevi grazie all’alta velocità e all’elevato numero di replicazioni di cui tali
microrganismi sono capaci)

● Una scarsa capacità di discriminazione tra self e non-self, che determina lo sviluppo di danni
tessutali spesso sproporzionati rispetto all’entità dello

stimolo immunogeno

Immunità acquisita (specifica) > i linfociti B e T sono gli elementi chiave dell’immunità specifica.
La risposta immunitaria ha inizio quando uno di questi linfociti viene a contatto con un antigene. Si
definisce antigene qualsiasi macromolecola o microrganismo in grado di provocare una riposta
immunitaria. Il nostro sistema immunitario si basa sulla distinzione tra antigeni self (prodotte dalle
nostre cellule) e antigeni non self (le molecole estranee). Il riconoscimento dell’antigene che
penetra nel nostro corpo viene effettuato da particolari molecole presenti sulle membrane dei
linfociti T e B, chiamati ricettori antigenici. Gli specifici siti sugli antigeni che vengono
riconosciuti dai recettori dei linfociti T e B vengono definiti determinanti antigenici.

L’attività adattativa consiste in due tipi di risposte immunitarie:



• risposta cellulo-mediata: i linfociti T attaccano direttamente l’antigene invasore; In questo tipo di
risposta un antigene innesca nell’organismo la produzione di linfociti T specifici.

Come avviene il riconoscimento da parte dei linfociti?

Sulla membrana plasmatica si trovano gli antigeni self (propri), cioè le glicoproteine del cosiddetto
complesso maggiore di istocompatibilità (MHC).

Le proteine MHC aiutano i linfociti T a riconoscere se un antigene è estraneo, cioè non-self.
Esistono due classi principali di MHC:

Classe I: su tutte le cellule del corpo, sono riconosciute dai recettori CD8 dei linfociti T citotossici
Classe II: sulle cellule del s.immunitario, sono riconosciute dai recettori CD4 dei linfociti T helper
La processazione degli antigeni è il meccanismo con cui le proteine antigeniche vengono degradate
e combinate con le molecole di MHC. La presentazione avviene quando il complesso antigene-
MHC è inserito nella membrana plasmatica di una cellula somatica.

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Una speciale categoria di cellule chiamate cellule che presentano l’antigene (APC: ad esempio
macrofagi, linfociti B) processano e presentano l’antigene.

Dopo la processazione di un antigene, la cellula APC, che è distribuita in diverse parti del corpo,
migra nel tessuto linfatico per presentare l’antigene ai linfociti T.

Questi si comportano in due modi:

● Riconoscono il frammento antigenico come proteina self e quindi lo ignorano

● Non riconoscono il frammento antigenico come proteina self (non-self) e lo aggrediscono,
scatenando una risposta immunitaria.

Il linfocita T si attiva se il suo recettore riconosce l’antigene presentato con l’MHC e allo stesso
tempo se riceve un secondo segnale di stimolazione (costimolazione) da parte di un costimolatore:
l’interleuchina 2

A questo punto il linfocita si ingrandisce e si divide molte volte formando dei cloni (selezione
clonale)

Il processo di attivazione e moltiplicazione dei linfociti T avviene nei linfonodi secondari: tonsille,
linfonodi del collo.

Vi sono quattro tipi di linfociti T:



LINFOCITI CITOTOSSICI: sono come soldati che vanno nei siti d’invasione e distruggono le
cellule attaccate dai batteri o virus, ma anche cellule trapiantate o di un tumore. Questa azione
avviene con l’intervento di una serie di sostanze:

Granzimi : provocano l’apoptosi della cellula infetta

Perforine : formano dei canali nella membrana plasmatica della cellula infetta

Granulisine: entrano dagli stessi canali e distruggono la cellula



Inoltre rilasciano sostanze che attirano i macrofagi (linfochine) stimolando la fagocitosi

LINFOCITI T HELPER

Aiutano le altre cellule del sistema immunitario a combattere gli invasori:

a) rilasciano sostanze che attirano i fagociti

b) rilasciano la proteina costimolatrice interleuchina 2

c) stimolano la produzione degli anticorpi da parte dei linfociti B


LINFOCITI T SUPPRESSOR

Inibiscono la risposta immunitaria dei linfociti B e T evitando che diventi eccessiva e pericolosa per
l’organismo

LINFOCITI T DELLA MEMORIA



Rimangono nel tessuto linfatico per anni, riconoscendo l’antigene originario ed aggredendolo prima
che possa moltiplicarsi.

Ecco perché non prendiamo di solito più di una volta una malattia virale come il morbillo, varicella.

• risposta anticorpo mediata (umorale): i linfociti B si trasformano in plasmacellule che


sintetizzano e secernono anticorpi.Gli anticorpi sono costituiti da quattro catene polipeptidiche.
Alle estremità di ognuna ci sono le cosiddette regioni variabili. Gli anticorpi appartengono a un
gruppo di proteine plasmatiche note come immunoglobuline, raggruppate per struttura chimica e
funzioni in cinque diverse classi: IgG - IgE - IgD - IgM - IgA.

Oltre ai linfociti T, abbiamo anche un'enorme varietà di linfociti B inattivi, con specifici recettori di
membrana (con struttura simile agli anticorpi) che stazionano nei linfonodi, milza etc. In presenza
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di un antigene estraneo, anche non processato si legano ad esso.

Processazione: dà una risposta più efficace:

1) l’antigene viene inglobato e demolito nel linfocita B

2) Viene legato ad una proteina MHC e trasferito sulla superficie della membrana.

I linfociti T- Helper riconoscono il complesso ed attivano una costimolazione

EFFETTI DELL’ATTIVAZIONE DEI LINFOCITI B > I linfociti B si ingrossano, si dividono



e si differenziano in plasmacellule che secernono anticorpi. (centinaia di milioni di anticorpi
specifici che circolano nel sangue e nella linfa). Poi le plasmacellule muoiono.

Alcuni linfociti B non si differenziano in plasmacellule ma rimangono per lungo tempo nel corpo,
pronti ad attivarsi in caso di nuovo attacco: linfociti B della memoria. 

Tutti gli anticorpi attaccano gli antigeni in uno o più dei seguenti modi:

neutralizzazione dell’antigene; immobilizzazione dei batteri; agglutinazione dell’antigene;
attivazione del complemento; intensificazione della fagocitosi.

La memoria immunologica è dovuta alla presenza di anticorpi di lunga durata e di linfociti


longevi. Le risposte immunitarie acquisite, sia cellulo-mediata che anticorpo-mediata sono molto
più rapide e intense a una successiva esposizione all’antigene rispetto alla prima.

Ci sono due tipi di risposta immunitaria acquisita:

• primaria > all’inizio soltanto poche cellule possiedono i recettori giusti per attuare una risposta
immunitaria con la massima intensità. In seguito, aumenta il numero di anticorpi circolanti nel
plasma sanguigno che poi diminuiscono di nuovo.

• secondaria > in seguito a un nuovo incontro con lo stesso antigene, c’è una rapida divisione delle
cellule della memoria e un intervento immediato e massivo delle IgG. 


Dopo il primo attacco da parte di un antigene, nel nostro corpo rimane una memoria immunologica
(immunità acquisita naturalmente) formata da linfociti T e B che persistono nel nostro organismo

In questo grafico si nota come la risposta secondaria sia molto più efficace della primaria
(soprattutto IgG). Quindi, la seconda volta che si viene a contatto con lo stesso microorganismo,
spesso non si hanno neanche sintomi della malattia

Immunità acquisita

La vaccinazione è l’acquisizione di una immunità artificiale che si attua attraverso il contatto con un
vaccino che contiene un agente patogeno (o parte di esso) opportunamente trattato in modo da avere
perso la capacità infettiva, ma non quella antigenica in modo da attivare i linfociti T e B.

Caratteristiche dei vaccini



- devono essere formati da una forma “modificata” del virus

- devono essere sicuri


- assenza di virus infettanti e virulenti
- assenza di contaminazioni (batteriche o virali)
devono essere di: facile somministrazione - stabili - costo limitato

I vaccini inducono un’immunizzazione attiva diversa dall’immunizzazione passiva o sieroprofilassi
(strategia di emergenza - copertura limitata nel tempo)

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Tipi di vaccino in commercio:

Vaccini costituiti da microrganismi viventi e attenuati (antimorbillo, antipolio tipo Sabin)

Vaccini costituiti da microrganismi inattivati (uccisi) (anticolerico, antipolio tipo Salk)

Vaccini costituiti da componenti antigenici purificati (antinfluenzale, antiepatite B)

Vaccini costituiti da anatossine (antidifterico,antitetanico)

Virus attenuati

virus virulenti diventano virus attenuati mediante: replicazione in ospiti diversi dall’ospite naturale
e replicazione a temperature diverse da 37°C

L’attenuazione virale è dovuta a mutazioni che intervengono nel genoma del virus e che
determinano:

- diminuita replicazione virale nelle cellule bersaglio (ma non altri tipi di cellule)

- diminuita capacità di raggiungere le cellule o l’organo bersaglio in vivo

Vaccinazioni obbligatorie per l’infanzia

• Antidifterica (D) - Antitetanica (T) - Antipoliomielitica (IPV)

• Antiepatite B (HB) - Antipertosse (P) - Haemophilus influenzae b (Hib)

• Antimorbillo - Antiparotite (MPR) - Antirosolia - Antivaricella

• Vaccinazioni consigliate per l'infanzia Antipneumococco - Antimeningococco - Antirotavirus

I virus influenzali

Alla base della epidemiologia dell'influenza vi e la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a
variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la
barriera costituita dalla immunità presente nella popolazione con esperienza pregressa di infezione.

Le campagne di vaccinazione antinfluenzali iniziano in autunno, a partire dalla metà di ottobre, fino
a fine dicembre (una vaccinazione troppo tardiva potrebbe non conferire una protezione
immunitaria sufficiente a prevenire la malattia)

Tra le principali malattie che possono colpire il sistema immunitario ci sono:



▪ le malattie autoimmuni, che insorgono quando il sistema immunitario non elimina tutti i linfociti
anti-self e reagisce contro alcune cellule del proprio corpo

▪ le malattie da immunodeficienza, che possono essere causate da fattori endogeni o esogeni e


determinano una diminuita resistenza alle infezioni

▪ le allergie, causate da una sensibilità anomala a sostanze innocue presenti nell’ambiente, chiamate
allergeni

Patologie del sistema immunitario

MALATTIE AUTOIMMUNI

Le malattie autoimmuni sono forme morbose legate ad una disregolazione dei meccanismi di
controllo della tolleranza nei confronti del self.

Le risposte autoimmuni sono del tutto simili alle risposte ai patogeni ma in questo caso l’antigene
che le attiva è un antigene self o autoantigene

L’incidenza delle malattie autoimmuni nelle popolazioni occidentali è del 5-7%

Reazioni autoimmuni si possono verificare durante le normali risposte del sistema immunitario alle
infezioni, tuttavia l’autoimmunità diventa malattia autoimmune quando porta a danni tissutali per

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l’organismo che ospita il processo.

Le malattie autoimmuni sono tradizionalmente suddivise in base ai bersagli dell’attacco del sistema
immunitario.

Se sono coinvolti antigeni espressi a livello di un particolare organo o ghiandola si parla di
autoimmunità organo-specifica (Diabete mellito, Sclerosi multipla) Se al contrario l’autoimmunità,
non è limitata ad un singolo organo si parla di autoimmunità sistemica, (Artrite reumatoide).

Allergie: fase di sensibilizzazione

In una persona allergica esposta per la prima volta a un allergene le plasmacellule producono
immunoglobuline IgE e si formano cellule della memoria: fase di sensibilizzazione

Allergie: produzione di istamina



Una successiva esposizione allo stesso allergene provoca la formazione di altri anticorpi che
aderiscono ai mastociti presenti nel tessuto connettivo

Il legame tra l’antigene e gli anticorpi attaccati ai mastociti stimola la liberazione di istamina
L’istamina induce una risposta infiammatoria che determina raffreddore o orticaria, oppure spasmi e
diarrea, come nel caso delle allergie di tipo alimentare

Allergie: shock anafilattico

Se l’istamina viene liberata nel sangue, si possono verificare delle reazioni sistemiche: ▪ i vasi
sanguigni si dilatano

▪ la pressione cala drasticamente

▪ si ha costrizione dei bronchioli e gonfiore della trachea

L’immunodeficienza può essere:



▪ genetica (o primitiva), come nel caso delle SCID, in cui è

fortemente compromessa la funzionalità dei linfociti B e T

▪ acquisita (o secondaria), di origine infettiva come nel caso dell’AIDS, in cui il virus HIV attacca
i linfociti T helper distruggendoli

CHE COS’E’ L’A.I.D.S.?



L’A.I.D.S. o S.I.D.A. è una sindrome da immunodeficienza acquisita.

E’ uno stato patologico in cui si ha la riduzione delle funzioni del sistema immunitario la cui causa
non è congenita ma dipende da cause esterne.

Il virus H.I.V. è la causa dell’immunodeficienza acquisita

H.I.V. Struttura

NUCLEOCAPSIDE:

Core: RNA a singola elica + enzimi(integrasi, transcrittasi inversa) - Capside: involucro proteico ︎

PERICAPSIDE:

rivestimento membranoso + antigeni(gp41, gp120)

ORIGINE E DIFFUSIONE

● Da un Virus delle scimmie (SIV), originario dell’Africa, potrebbe essersi evoluto l’HIV-2, ( virus
capace di infettare sia l’uomo che le scimmie ).

● Dall’HIV-2 si è passati alla forma HIV-1 più virulenta, che si è diffusa in Europa e negli USA.

Ciclo di replicazione del virus > Cellule bersaglio del virus

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Cellule con recettori CD4

● Linfociti T

● Macrofagi

● Cellule nervose

Periodo finestra > FASI DELLA MALATTIA

Patologie nella fase di AIDS conclamata

INFEZIONI OPPORTUNISTICHE

Infezioni fungine (Candidosi) - Infezioni virali(Citomegalovirus, Herpes) - Infezioni da


Protozoi( Toxoplasmosi cerebrale) - Infezioni batteriche (Polmoniti , Sepsi da salmonella,
Tubercolosi) - Neoplasie: Sarcoma di Kaposi Linfomi Non-Hodgkin - Patologie specifiche: AIDS -
dementia complex (ADC)

Trasmissione umana

Dagli inizi dell'epidemia, sono state individuate principalmente tre vie di trasmissioni dell'HIV:
Sessualmente. La maggior parte delle infezioni del virus dell'HIV avvennero, e avvengono tuttora,
attraverso rapporti sessuali non protetti. La trasmissione sessuale può insorgere quando c'è contatto
fra le secrezioni sessuali di un partner infetto con le mucose genitali, della bocca o del retto
dell'altro. Nonostante la probabilità di trasmissione non sia elevata, il grande numero di esposizioni
di questo tipo fa sì che sia la causa prevalente della diffusione del virus.

Sangue e suoi derivati. Questa via di trasmissione è particolarmente importante per gli utilizzatori di
droghe introvenose, emofiliaci e riceventi di trasfusioni di sangue e suoi derivati. Gli operatori del
settore sanitario (infermieri, tecnici di laboratorio, dottori etc) sono anche coinvolti, sebbene più
raramente. Sono interessati da questa via di trasmissione anche chi pratica o si fa praticare tatuaggi
e piercing. Madre-figlio. La trasmissione del virus da madre a figlio può accadere in utero durante le
ultime settimane di gestazione e alla nascita. Anche l'allattamento al seno presenta un rischio di
infezione per il bambino. In assenza di trattamento, il tasso di trasmissione tra madre e figlio è del
25%.

Tuttavia, dove un trattamento è disponibile, combinandolo con la possibilità di un parto cesareo, il


rischio è stato ridotto all'1%.

L'HIV è stato trovato nella saliva, lacrime e urina di individui infetti, ma vista la bassa
concentrazione del virus in questi liquidi biologici, il rischio di trasmissione è considerato
trascurabile.

Trasmissione animale

Da notare come le zanzare, da sempre sospettate di essere un possibile veicolo di infezione, siano
invece sostanzialmente innocue, sia perché il virus non si può replicare all'interno delle ghiandole
salivari dell'insetto (trasmissione biologica) sia per via della bassissima probabilità di infezione: è
stato calcolato che una persona dovrebbe essere morsa da 10 milioni di zanzare (portatrici del virus)
per avere una probabilità di essere infettato. Questa falsa credenza è diffusa nei paesi meno
sviluppati. Le zanzare sono in effetti responsabili della trasmissione di altre patologie a eziologia
virale come per esempio dengue e febbre gialla per le quali però si verificano epidemie stagionali.

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La zanzara dopo un pasto ematico, riposa per circa 24 ore, tempo sufficiente alla scomparsa del
virus dall'insetto. Anche qualora la zanzara punga due individui in successione di cui il primo
sieropositivo, la possibilità di contagio (trasmissione meccanica) è nulla perché il canale attraverso
cui viene iniettata la saliva e quello attraverso il quale viene prelevato il sangue sono due condotti
differenti, non in comunicazione tra di loro. Un discorso analogo può essere fatto anche per altri
artropodi ematofagi come pulci, zecche e cimici.

Strategie di prevenzione

Poche semplici precauzioni possono ridurre, o addirittura annullare, il rischio di infezione da Hiv.
1)evitare l’uso in comune di siringhe e aghi per l’iniezione di droghe

2)non sottoporsi ad agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing se gli aghi utilizzati non sono
monouso o non sono stati sterilizzati

3)per gli operatori sanitari, fare attenzione nel maneggiare e utilizzare aghi e altri oggetti taglienti
4)le donazioni di sangue vanno sempre sottoposte al test per l'Hiv, né devono donare sangue,
plasma, sperma, organi per trapianti, tessuti o cellule le persone che abbiano avuto comportamenti a
rischio.

5)avere rapporti sessuali mutuamente monogamici con un partner che non sia infetto
eventualmente, astenersi dai rapporti sessuali

6)nel caso di rapporti occasionali (vaginali, orogenitali o anali), utilizzare il profilattico.

IL SISTEMA LINFATICO

Si tratta di un sistema di vasi separati dalla circolazione sanguigna entro cui scorre un liquido
chiamato linfa (simile al liquido interstiziale). La linfa scorre nei vasi (detti a fondo cieco) linfatici
in una sola direzione: piccoli capillari linfatici si uniscono progressivamente in maggiori e infine in
due vasi linfatici (dotti toracici) che si svuotano nelle larghe vene poste alla base del collo.

Il sistema linfatico svolge 2 funzioni:

- Preleva dai tessuti e trasporta nel sangue (attraverso la linfa) i lipidi assorbiti dall’apparato
digerente e il liquido interstiziale in eccesso. I lipidi assorbiti dall’intestino (chilomicroni)
finiscono in un primo tempo nel sistema linfatico e poi finiscono nel sangue.

- È implicato nella difesa dell’organismo grazie ai linfonodi > piccole masse di tessuto spugnoso
(almeno 600 in posizioni strategiche) che contengono un gran numero di globuli bianchi e sono
collocate lungo il percorso dei vasi linfatici più grandi.

Il sistema linfatico è costituito poi da alcuni organi linfatici suddivisibili in primari e secondari:

• Primari > sono quelli in cui le cellule staminali si dividono e differenziano.



Midollo osseo rosso: organo emopoietico, qui maturano i linfociti B

Timo: si trova dietro lo sterno, contiene un gran numero di linfociti T e macrofagi.

I linfociti migrano dal midollo osseo al timo dove si moltiplicano, maturano e vengono selezionati
(solo il 2% raggiungono la maturità, gli altri vengono distrutti per apoptosi)

• Secondari > comprendono la milza (grande organo vascolarizzato che filtra il sangue eliminando
microorganismi, sostanze di scarto e eritrociti invecchiati), le placche di Peyer (nell’intestino
tenue, svolgono un ruolo simile alle tonsille, distruggendo gli agenti patogeni che possono
penetrare nel nostro organismo attraverso l’apparato digerente) e le tonsille (eliminano batteri che
entrano attraverso bocca e naso).

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