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Andrea Beraudo
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Il filo conduttore
Dopo l’opera di Newton, che con la sua teoria della gravitazione ha
portato a dare un’unica descrizione della caduta dei gravi e del moto dei
corpi celesti, quella rappresentata dalle equazioni di Maxwell è stata la
secondo grande opera di unificazione delle leggi della fisica. Ricerca di
unificazione che non si è fermata con l’elettromagnetismo, ma è stata
sempre la meta cui si è cercato di tendere man mano che nuovi fenomeni
da spiegare si presentavano. Seguiremo la seguente traccia
Le equazioni di Maxwell: il loro significato fisico e il contributo
originale di Maxwell;
Le conseguenze delle equazioni di Maxwell: unificazione di elettricità
e magnetismo, onde elettromagnetiche, teoria ondulatoria della luce;
Fenomeni che mettono in crisi la teoria ondulatoria: lo scattering
Compton (oltre a effetto fotoelettrico e radiazione termica dei corpi)
−→ la luce è fatta di particelle (fotoni)!
L’entrata in gioco nuove forze, l’interazione debole: fenomeni che
governa, sue caratteristiche peculiari e descrizione di Fermi.
La soperta dei “fotoni” pesanti: l’unificazione elettrodebole, il
Modello Standard delle particelle elementari e il bosone di Higgs 2/1
Il teorema di Gauss per il campo elettrico
Essa dice che la circuitazione del campo magnetico B ~ lungo una linea
chiusa ∂Σ delimitante la superficie Σ è pari alla somma delle correnti
(con segno dipendente dalla direzione!) che attraversano la superficie Σ 6/1
La legge di Ampère
Essa dice che la circuitazione del campo magnetico B ~ lungo una linea
chiusa ∂Σ delimitante la superficie Σ è pari alla somma delle correnti
(con segno dipendente dalla direzione!) che attraversano la superficie Σ 6/1
La legge di Faraday
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Alcuni motivi di insoddisfazione
Le quattro equazioni finora esaminate presentano alcuni punti di
insoddisazione “estetica” o di debolezza
Le leggi di Faraday e di Ampère, pur
riguardando entrambe la circuitazione di
un campo (elettrico e magnetico,
rispettivamente) presentano una
struttura molto diversa:
dΦB
CE |∂Σ = −
dt Σ
CB |∂Σ = µ0 I |Σ
!
~
~j + 0 ∂ E dΦE
X X
CB |∂Σ ≡ ~ ·d~li = µ0
B ·n̂ dSi = µ0 I |Σ + µ0 0
∂t dt Σ
i i
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L’intuizione di Maxwell
!
~
~j + 0 ∂ E dΦE
X X
CB |∂Σ ≡ ~ ·d~li = µ0
B ·n̂ dSi = µ0 I |Σ + µ0 0
∂t dt Σ
i i
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Le equazioni di Maxwell
Il contributo di Maxwell sembra molto piccolo, ma consente di rendere
tra loro consistenti le equazioni che descrivono i fenomeni elettrici e
magnetici, dandone una descrizione unificata riassunta dal sistema
Q
ΦE |∂Ω =
0 Ω
ΦB |∂Ω = 0
dΦB
CE |∂Σ + =0
dt Σ
dΦE
CB |∂Σ − µ0 0 = µ0 I |Σ
dt Σ
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Equazioni di Maxwell e onde elettromagnetiche
Scritto un sistema di equazioni occorre trovare le sue soluzioni. Le
equazioni di Maxwell ammettono soluzioni non banali anche in assenza di
sorgenti, ovvero quando Q = I = 0. Vedremo ora quali sono queste
soluzioni. Combinando terza e quarta equazione di ottiene la seguente
~ (t, ~x ):
equazione per il campo elettrico E
∂2 ∂2 ∂2 ∂2 ~
0 µ0 2 − 2 − 2 − 2 E (t, ~x ) = 0
∂t ∂x ∂y ∂z
Mostreremo ora che questa è l’equazione che descrive la propagazione di
un’onda e saremo anche in grado di legare la sua velocità di propagazione
alle proprietà fisiche del mezzo in cui avviene, in questo caso il vuoto,
caratterizzato da 0 e µ0 . Vedremo inoltre quali sono le proprietà di
queste onde elettromagnetiche che discendono dalle equazioni di Maxwell.
Per semplificare la derivazione assumeremo che le quantità dipendano
solo dalla coordinata z. In questo caso l’equazione da risolvere diventa
∂2 ∂2 ~
0 µ0 2 − 2 E (t, z) = 0
∂t ∂z
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Equazioni di Maxwell e onde elettromagnetiche
Tutti abbiamo presente l’immagine delle onde del mare, ma cos’è
esattamente un’onda? Dal punto di vista matematico un’onda è una
funzione del tempo e dello spazio f (t, z), che non dipende però da t e z
separatamente, ma dalla combinazione (z −v t). Verifichiamo che un
~ (z −v t) effettivamente soddisfa l’equazione
campo elettrico E
∂2
∂ ~ (z −v t ) = 0
0 µ0 2 − 2 E
∂t ∂z | {z }
≡Z
Per farlo basta applicare la regola di Leibniz:
~
∂E ~ ∂Z
∂E ~
∂E ~
∂E ~ ∂Z
∂E ~
∂E
= = (−v ), = =
∂t ∂Z ∂t ∂Z ∂z ∂Z ∂z ∂Z
Si ottiene:
1
0 µ0 v 2 − 1 = 0 −→ v=√
0 µ0
Le equazioni di Maxwell nel vuoto, in assenza di sorgenti, descrivono
pertanto la propagazione di onde (onde elettromagnetiche) che viaggiano
√
alla velocità v = 1/ 0 µ0 dipendente dalla costante dielettrica e dalla
permeabilità magnetica del vuoto.
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Proprietà delle onde elettromagnetiche
~ = E0 sin(kz − ωt)ûx
E ~ = E0 sin(kz − ωt)ûy
E
~ = B0 sin(kz − ωt)ûy
B ~ = −B0 sin(kz − ωt)ûx
B
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La velocità delle onde elettromagnetiche...
Sostituendo i valori fisici della costante dielettrica e della permeabilità
magnetica del vuoto 0 = 8.854 · 10−12 F/m e µ0 = 4π · 10−7 H/m si trova
1
v=√ ≈ 3 · 108 m/c.
0 µ0
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La velocità delle onde elettromagnetiche...
Sostituendo i valori fisici della costante dielettrica e della permeabilità
magnetica del vuoto 0 = 8.854 · 10−12 F/m e µ0 = 4π · 10−7 H/m si trova
1
v=√ ≈ 3 · 108 m/c.
0 µ0
Le onde elettromagnetiche si propagano alla velocità della luce! Viene
pertanto naturale intepretare la luce come un’onda elettromagnetica. Le
equazioni di Maxwell segnano il trionfo della teoria ondulatoria della luce.
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...e la teoria ondulatoria della luce
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...e la teoria ondulatoria della luce
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E se esistessero monopoli magnetici?
Nel 1931 il fisico P.M. Dirac, uno dei padri della meccanica quantistica e
il primo ad aver dimostrato teoricamente l’esistenza di antiparticelle,
affrontò la questione (Proc. Roy. Soc. A 133, 60 (1931))
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E se esistessero monopoli magnetici?
Nel 1931 il fisico P.M. Dirac, uno dei padri della meccanica quantistica e
il primo ad aver dimostrato teoricamente l’esistenza di antiparticelle,
affrontò la questione (Proc. Roy. Soc. A 133, 60 (1931))
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Le equazioni di Maxwell in presenza di cariche magnetiche
Qe
ΦE |∂Ω =
0 Ω
ΦB |∂Ω = µ0 Qm |Ω
dΦB
CE |∂Σ = − − µ0 Im |Σ
dt Σ
dΦE
CB |∂Σ = µ0 0 + µ0 Ie |Σ
dt Σ
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L’evento misurato a Stanford
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L’evento misurato a Stanford
A parte quella della perdita di energia per ionizzazione, un’altra tecnica
per rivelare un monopolo è basata su bobine superconduttrici (SQUID,
Superconductive Quantum Interference Device) in grado di misurare la
variazione di flusso magnetico al suo passaggio. Un evento di questo tipo
fu misurato a Stanford nel 1982.
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L’evento misurato a Stanford
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L’evento misurato a Stanford
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La ricerca di monopoli ai collider
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La ricerca di monopoli ai collider
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La ricerca di monopoli ai collider
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Compton e la teoria corpuscolare della luce
Con un esperimento di scattering (i.e. diffusione) di raggi X (λ λlight )
su elettroni (di un campione di grafite) Compton mise in crisi
l’interpretazione ondulatoria della luce. Vediamo come lui stesso descrive
le sue scoperte nella sua Nobel lecture del 1927
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Compton e la teoria corpuscolare della luce
In queste condizioni (grande lunghezza d’onda, piccola frequenza) la
diffusione della radiazione viene detta diffusione Thomson se avviene su
elettroni liberi o diffusione Rayleigh se avviene su (gli elettroni di)
molecole neutre. La diffusione Rayleigh è il processo responsabile del
colore blu del cielo e del colore rosso del sole al tramonto
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La luce è fatta di fotoni
Compton descrive la diffusione di raggi X su elettroni come l’urto tra due
particelle: l’elettrone di massa me e il fotone (quanto di luce) di energia
Eγ = hν ≡ ~ω. La quantità h che lega frequenza della radiazione ed
energia dei fotoni è detta costante di Planck
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La luce è fatta di fotoni
Compton descrive la diffusione di raggi X su elettroni come l’urto tra due
particelle: l’elettrone di massa me e il fotone (quanto di luce) di energia
Eγ = hν ≡ ~ω. La quantità h che lega frequenza della radiazione ed
energia dei fotoni è detta costante di Planck
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La scoperta della radioattività naturale
Nel 1896 Henry Becquerel, scoprı̀ per caso che i sali di uranio erano in
grado di impressionare una lastra fotografica.
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La scoperta della radioattività naturale
Nel 1896 Henry Becquerel, scoprı̀ per caso che i sali di uranio erano in
grado di impressionare una lastra fotografica.
Tipicamente si ha EB /A ≈ 8 MeV
(da confrontare con EB = 13.6
eV di atomo di H!). Nucleo più
stabile è il 56 Fe. È possibile
liberare energia o per fissione di
un nucleo pesante o per fusione
di due nuclei leggeri
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Instabilità nucleare e radioattività
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Quando può avvenire un decadimento?
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Quando può avvenire un decadimento?
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La teoria di Fermi delle interazioni deboli
Il primo a proporre una teoria delle interazioni deboli in grado di fornire
una descrizione corretta, usata ancora oggi, di processi di bassa energia
come i decadimenti β ∓ fu Enrico Fermi (Tentativo di una teoria dei raggi
β, Il Nuovo Cimento, 1934)
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La teoria di Fermi delle interazioni deboli
Il primo a proporre una teoria delle interazioni deboli in grado di fornire
una descrizione corretta, usata ancora oggi, di processi di bassa energia
come i decadimenti β ∓ fu Enrico Fermi (Tentativo di una teoria dei raggi
β, Il Nuovo Cimento, 1934)
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Borexino e i neutrini solari
Che prove abbiamo che le reazioni nucleari precedenti sono la sorgente di
energia del sole? I fotoni non ci possono aiutare, in quanto solo emessi
dalla superficie della stella per emissione termica, corrispondente a una
T ≈ 6·103 K, mentre le reazioni nucleari avvengono all’interno, a
temperature T ∼ 107 K. Ci vengono in soccorso i neutrini che, una volta
prodotti nel nucleo, non interagiscono più con la materia della stella e
possono arrivare fino a noi, recando informazione sull’interno del sole.
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Intermezzo: la chiralità delle particelle
Possiamo immaginare le particelle elementari come delle “trottole”, che
nel propagarsi avanzano ruotando o come una vite destrorsa (particelle
R) o come come una vite sinistrorsa (particelle L). Questa “rotazione”
intrinseca è descritta da un vettore, detto spin della particella. Nel caso
di particelle R questo vettore è orientato lungo la direzione del moto della
particella, nel caso di particelle L è orientato in direzione opposta.
Nello stato finale gli spin di elettrone ed antineutrino sono allineati con
quello iniziale (lo spin si conserva!), mentre le loro direzioni di emissione
sono opposte (la quantità di moto si conserva!). L’elettrone viene sempre
emesso in direzione opposta al campo magnetico: le interazioni deboli
coinvolgono solo particella L e antiparticelle R, violando la parità! 44 / 1
Verso il modello elettrodebole...
La teoria di Fermi delle interazioni deboli, pur constituendo un’importante
conquista e consentendo una descrizione quantitativa di molti processi di
bassa energia come i decadimenti, mostra comunque dei limiti sia quando
si cerca di fare calcoli sempre più accurati (fornisce dei risultati infiniti!
tecnicamente si dice che non è rinormalizzabile), sia quando si cerca di
applicarla a processi di alta energia in cui vengono scambiati impulsi
(quantità di moto) molto grandi. Ricordate il dualismo onda-particella di
de Broglie p = h/λ: avere ha disposizione una sonda di grande impulso
equivale ad avere a disposizione un microscopio che opera ad una
lunghezza d’onda molto piccola, e quindi in grado di mettere in evidenza
dettagli che sfuggono quando si osserva un fenomeno con una risoluzione
minore.
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Verso il modello elettrodebole...
La teoria di Fermi delle interazioni deboli, pur constituendo un’importante
conquista e consentendo una descrizione quantitativa di molti processi di
bassa energia come i decadimenti, mostra comunque dei limiti sia quando
si cerca di fare calcoli sempre più accurati (fornisce dei risultati infiniti!
tecnicamente si dice che non è rinormalizzabile), sia quando si cerca di
applicarla a processi di alta energia in cui vengono scambiati impulsi
(quantità di moto) molto grandi. Ricordate il dualismo onda-particella di
de Broglie p = h/λ: avere ha disposizione una sonda di grande impulso
equivale ad avere a disposizione un microscopio che opera ad una
lunghezza d’onda molto piccola, e quindi in grado di mettere in evidenza
dettagli che sfuggono quando si osserva un fenomeno con una risoluzione
minore. Il limite della teoria di Fermi è quello di supporre un vertice di
interazione puntiforme tra le quattro particelle coinvolte (si parla di
“interazione di contatto”). È necessario sviluppare una teoria che superi
questo limite e che tuttavia si riduca alla teoria di Fermi per i processi di
bassa energia, per i quali quest’ultima fornisce una corretta descrizione.
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Verso il modello elettrodebole...
La via di uscita dai problemi precedenti venne dalla descrizione delle
interazioni tra le particelle come dovute allo scambio di altre particelle,
messaggere dell’interazione: in questo modo non è necessario che due
particelle vengano a contatto per interagire.
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Verso il modello elettrodebole...
La via di uscita dai problemi precedenti venne dalla descrizione delle
interazioni tra le particelle come dovute allo scambio di altre particelle,
messaggere dell’interazione: in questo modo non è necessario che due
particelle vengano a contatto per interagire.
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La scoperta dei bosoni W ± e Z
Il grande merito di Rubbia fu quello di proporre, superando le perplessità
sulla fattibilità della cosa, di far collidere fasci di protoni (uud) e
antiprotoni (ūū d̄), cosa che avrebbe consentito la produzione dei bosoni
W ± e Z attraverso l’annichilazione di un quark (del protone) con un
antiquark (dell’antiprotone)
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La scoperta dalle parole di Rubbia
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Perchè i bosoni W ± e Z sono pesanti e i fotoni no?
All’epoca della loro scoperta i bosoni W ± e Z rappresentavano le più
pesanti particelle elementari conosciute: mW = 80.4 GeV e mZ = 91.2 GeV
(per confronto, mp = 0.938 GeV). Perchè i fotoni sono massless mentre i
bosoni W ± e Z (e, inoltre, tutte le particelle elementari “di materia”)
hanno massa? Nell’elaborare il loro modello di unificazione elettrodebole
Weinberg, Glashow e Salam ricorsero al meccanismo di Higgs,
inizialmente sviluppato per spiegare alcune proprietà dei superconduttori.
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Uno sguardo all’LHC
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Uno sguardo all’LHC
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Uno sguardo all’LHC
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Uno sguardo all’LHC
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La ricerca dell’Higgs: CMS ed ATLAS
Un candidato H → γγ
NB sul singolo evento non si può dire nulla, si può solo raccogliere una
grande statistica e vedere se si trova un eccesso di eventi in una stessa
regione cinematica corrispondente alla massa della particella cercata
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Alcuni eventi significativi
Vediamo ora alcuni event-display che potrebbero riferirsi a collisioni in cui
è stato prodotto un bosone di Higgs
Un candidato H → γγ
Due candidati H → ZZ → e + e − µ+ µ− e H → ZZ → µ+ µ− µ+ µ−
NB sul singolo evento non si può dire nulla, si può solo raccogliere una
grande statistica e vedere se si trova un eccesso di eventi in una stessa
regione cinematica corrispondente alla massa della particella cercata
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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La scoperta del bosone di Higgs
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L’annuncio della scoperta
Il 4 Luglio 2012 dal main auditorium del CERN gli spokeperson degli
esperimenti ATLAS e CMS Fabiola Gianotti e Joe Incandela – alla
presenza di Peter Higgs e François Englert inventori del modello teorico –
presentarono in due seminari i risultati delle misure delle collaborazioni da
loro coordinate, annunciando la scoperta di una particella che aveva tutte
le caratteristiche per essere il bosone di Higgs tanto cercato. Oggi
sappiamo che quella particella, con una massa mH ≈ 125 GeV, è proprio
il bosone di Higgs
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Il modello standard delle particelle elementari
Il bosone di Higgs era l’unico mattoncino del modello standard delle
particelle elementari per cui mancava una verifica sperimentale.
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Cosa resta da capire?
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Cosa resta da capire?
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Cosa resta da capire?
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