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LA FORZA ELETTROSTATICA

Costanti fisiche fondamentali:

2
9 Nm
k = 9·10 2 costante di Coulomb
C
2
N·m
G = 6,67·10-11 2 costante della gravitazione universale
kg
q = - e = -1,602·10-19 C carica elettrica dell’elettrone
q = e = 1,602·10-19 C carica elettrica del protone

me = 9,11·10-31 kg massa dell’elettrone

mp = 1,673·10-27 kg massa del protone

mn = 1,675·10-27 kg massa del neutrone

1) LEGGE DI COULOMB1: due particelle elettrizzate (dette “cariche elettriche puntiformi”) q1


e q2, separate da una distanza r, poste nel vuoto, interagiscono (si attraggono o si
respingono, a seconda che abbiano segni opposti o lo stesso segno), lungo la retta che li
congiunge, con la seguente legge2:
|q | |q |
F=k 1 2 2
r
La forza F21 che q1 esercita su q2 coincide con quella F12 che q2 esercita su q1 (per la legge di
azione e reazione), cioè sopra è: F = F21 = F12 . Si chiama forza coulombiana (o forza elettrica
o, molto spesso, forza elettrostatica3).

2) LEGGE DELLA GRAVITAZIONE UNIVERSALE (di NEWTON): due corpi puntiformi di massa
m1 e m2, separati da una distanza r, si attraggono, lungo la retta che li congiunge, con la
seguente legge:
m m
F= G 12 2
r
Il valore molto basso di G spiega come mai non osserviamo un’attrazione tra gli oggetti che
ci circondano.

3) CAMPO ELETTRICO: per “generare” nell’ambiente circostante un campo elettrico, basta


porre in quell’ambiente dei corpi carichi - o elettrizzati, che dir si voglia. Ciò fa sì che la zona

1
Si pronuncia, all’incirca, culòm.
2
In pratica, due corpi carichi si possono schematizzare come puntiformi se la loro distanza reciproca è grande in
rapporto alle loro dimensioni. Inoltre, la formula, con buona approssimazione, vale anche in aria.
3
La qualifica “elettrostatica” è dovuta al fatto che i campi elettrici generati dalle cariche sono coulombiani e non sono
prodotti da campi magnetici variabili nel tempo, cioè da “campi elettrici indotti”. Perciò, i campi elettrici coulombiani
sono detti, spesso, “campi elettrostatici” invece che, più genericamente, “campi elettrici”. Ma, per semplicità, nel
seguito spesso useremo il termine “elettrico” al posto di “elettrostatico”. (Ovviamente, il campo elettrostatico, cioè
colombiano, può variare nel tempo.
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attorno a questi corpi, fino ad una distanza infinita da essi, sia “sede di un campo
elettrico”.
Si chiama intensità del campo elettrico4, in un punto P dello spazio, la grandezza vettoriale:
F In questa formula q è una generica carica elettrica puntiforme, positiva o
E = 0
q0
negativa, non importa5, che si deve porre nel punto P dove si vuole misurare l’intensità del
campo elettrico ed F è la forza coulombiana risultante agente su q0 dovuta ai corpi
carichi responsabili della presenza del campo elettrico nello spazio. Si può dimostrare che

questa definizione del vettore E , in un punto P dello spazio, ha senso, in quanto F non
q0
dipende dalla scelta del valore e del segno di q0, che di conseguenza rappresenta soltanto
uno strumento di misura del campo elettrico in un punto dello spazio. Muovendo la carica
di prova q0 da un punto all’altro dello spazio, possiamo perciò determinare il vettore
“campo elettrico” E in ogni punto (tranne, naturalmente, in un punto occupato da una
carica q). L’unità di misura internazionale di E, ovvero del modulo del campo elettrico E , è
N V
il , o anche il (volt al metro).
C m

4) Il vettore “campo elettrico” prodotto in un punto P, da un dato sistema di cariche


puntiformi q1, q2, …, qN può essere calcolato come somma dei vettori “campo elettrico”
che le singole cariche produrrebbero in P se non ci fossero tutte le altre cariche puntiformi.
Pertanto: E = E1 + E2 + . . . + EN . (E’ il principio di sovrapposizione dei campi elettrici).

5) Ogni mezzo isolante (il vetro, l’acqua, la plastica, ecc.) ha un suo caratteristico valore di
“costante dielettrica relativa” ϵr tale che se due cariche elettriche puntiformi non sono
poste nel vuoto, ma dentro un mezzo isolante (l’acqua distillata, il vetro, ecc.) si
attrarrebbero o si respingerebbero con una forza ϵr volte più bassa. Esattamente,
indicando con Fm la forza di Coulomb tra le due cariche in un mezzo isolante e con F0 la
F
forza di Coulomb tra le due cariche nel vuoto, si ha: Fm = 0 . Per es., siccome la costante
r
dielettrica relativa dell’acqua (a 20°C) è 80, dell’aria è 1,00059 e del vetro è 5,6, due ioni in
acqua6 risulta 80 inferiore che nel vuoto.

6) IL CAMPO ELETTRICO GENERATO DA UNA CARICA PUNTIFORME Q: una carica elettrica


puntiforme Q genera, nello spazio, in un punto P distante r da q, un campo elettrico che è
dato dalla formula seguente:
|Q|
E= k 2
r
Il verso del vettore E in quel punto è:
- entrante (cioè orientato verso Q) se Q è negativa;

4
Più brevemente, ma in modo improprio, “campo elettrico in un punto P”.
5
Essa è detta “carica di prova” (e dovrebbe essere di piccolo valore rispetto alle cariche in gioco, per non modificare
sensibilmente il campo pre-esistente, originario, che appunto si deve misurare, mediante induzione di cariche
elettriche sui conduttori già presenti nell’ambiente).
6
Provenienti dalla dissociazione di sali, acidi o basi.
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- uscente (da Q) se Q è positiva.

7) FORZA ELETTRICA SU UNA CARICA q: una qualsiasi carica puntiforme q posta in un punto P
dello spazio dove il campo elettrico assume il valore, diciamo, E 0 è soggetta alla forza
elettrica: F = q  E 0 . Quindi, la carica q è soggetta ad una forza di intensità F = |q|E0,
avente la stessa direzione di E e lo stesso verso del vettore campo elettrico se q0>0,
altrimenti il verso opposto7.

8) LINEE DI FORZA DEL CAMPO ELETTRICO: Nei libri di fisica per rappresentare la direzione
del vettore E in ogni punto dello spazio, si disegnano le cosiddette “linee di forza del
campo elettrico”: si conviene che il vettore E risulti tangente alla linea di forza in ogni suo
punto e, inoltre, nelle regioni dove le linee di forza sono più ravvicinate il campo elettrico è
di modulo maggiore8. Esempi di linee di forza e di cariche generatrici di campo:

I corpi, quando elettrizzati, attraggono oggetti molto leggeri: pezzettini di carta, una pallina
di sughero appesa ad un sottile filo (tale apparecchiatura è chiamata pendolo
elettrostatico, e si usa come “rilevatore di carica elettrica”, avvicinando ad esso un corpo
forse carico), i capelli, ecc.. Vediamo, quindi, dei metodi per elettrizzare un corpo:

7
Questa forza è la somma vettoriale delle forze colombiane agenti su q da parte dei corpi circostanti che generano il
campo elettrico.
8
Questa convenzione è detta criterio di Faraday.
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9) ELETTRIZZAZIONE PER STROFINIO: qualsiasi corpo neutro, se strofinato con un altro, si
elettrizza (si carica di elettricità): uno dei due acquista carica elettrica positiva, e l’altro
negativa – di pari entità.
Per esempio:
(a) una bacchetta di vetro strofinata con della lana si carica positivamente9:
(b) una bacchetta di ebanite10 strofinata con della lana si carica negativamente11;
(c) i metalli strofinati con della lana si caricano negativamente.12

A causa dello strofinio si ha un passaggio di elettroni da un corpo all’altro, per cui quello
che ha perso elettroni ha più protoni che elettroni e quindi diventa carico positivamente,
mentre l’altro ha più elettroni che protoni e quindi è carico negativamente.
La carica elettrica posseduta da un corpo è sempre un multiplo intero della carica
dell’elettrone (quantizzazione della carica elettrica).

10) ELETTRIZZAZIONE PER CONTATTO: Un corpo si può elettrizzare oltre che “per strofinio”,
anche “per contatto” (basta toccare il corpo neutro con un corpo già carico); il corpo
carico, durante il contatto, cede una parte della sua carica elettrica q (positiva o negativa)
al corpo neutro13.

11) CONDUTTORI E ISOLANTI: in un “isolante”, o “dielettrico” che dir si voglia, la carica


elettrica q sviluppata in esso per strofinio o per contatto non si ridistribuisce sull’intera
superficie del corpo, ma resta localizzata solo nella zona dove è stata prodotta14. Un
“conduttore” elettrizzato, invece, risulta carico su tutta la sua superficie.15
Sono isolanti: il vetro, l’ebanite, le materie plastiche, ecc.. Sono conduttori: i metalli, il
corpo umano, il suolo, la grafite, gli oggetti umidi, ecc..

12) I METALLI: Dal punto di vista microscopico, sono costituiti da ioni positivi che vibrano
attorno a posizioni fisse, circondati da un “gas di elettroni” (detti elettroni di conduzione o
elettroni liberi – sono gli elettroni più esterni, persi dagli atomi diventati ioni), elettroni che
si muovono con grande libertà, in modo disordinato, fra gli ioni positivi del reticolo
cristallino del metallo. E’ a causa di questo moto di elettroni (inesistente all’interno di un
materiale isolante) che la carica elettrica, positiva o negativa, acquistata da un conduttore
nella zona dello strofinio, si trova su tutta la sua superficie.

13) INDUZIONE ELETTROSTATICA: I conduttori (non gli isolanti) si possono elettrizzare anche
“per induzione elettrostatica”. E’ sufficiente avvicinare a un conduttore scarico (ad
esempio, ad una pallina metallica scarica) un oggetto elettrizzato (ad esempio, una

9
E’ la convenzione di Benjamin Franklin del 1747.
10
Si tratta di un composto a metà strada fra le materiale plastiche vere e proprie e la gomma naturale (per es., le palle
da bowling)
11
Il panno di lana, perciò, si carica di elettricità di segno opposto, negativa.
12
L’esperienza dell’elettrizzazione per strofinio fu realizzata, almeno sei secoli prima di Cristo, con l’ambra (una resina
prodotta da alcuni alberi e induritasi col tempo), in greco detta elektron, da cui è derivato il nome elettricità.
13
L’elettrizzazione è rilevante solo se i due corpi sono entrambi dei “conduttori”. In sostanza, degli elettroni liberi
passano da un corpo all’altro.
14
Per la verità, la ridistribuzione avviene, ma con enorme lentezza: migliore è l’isolante, maggiore è la lentezza degli
elettroni liberi.
15
Non si può elettrizzare un conduttore tenuto in mano: la carica si diffonderebbe nel corpo dell’operatore e nel
suolo, in modo che sull’oggetto strofinato non ne rimarrebbe che una frazione insignificante.
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bacchetta di plastica, elettrizzata positivamente): così s’induce una carica (detta carica
indotta) di segno opposto a quella posseduta dal corpo che induce (la bacchetta)
sull’estremità del corpo indotto (la pallina) vicina al corpo inducente e una carica dello
stesso segno di quella posseduta dal corpo inducente (la bacchetta) sull’estremità del
corpo indotto lontana dal corpo inducente. La spiegazione è nel fatto che gli elettroni liberi
della pallina, sottoposti alla forza coulombiana della bacchetta, risiedono diversamente (gli
elettroni di conduzione della pallina (negativi) si spostano verso la bacchetta (positiva),
lasciando con meno elettroni, e quindi positiva, la zona della pallina più lontana dalla
bacchetta16). La bacchetta attirerà la pallina perché la forza attrattiva agente sull’estremità
della pallina accanto alla bacchetta è più intensa di quella repulsiva agente sull’altra
estremità della pallina, quella lontano dalla bacchetta (la forza di Coulomb dipende dalla
distanza)17.
La carica indotta risulta tanto più intensa quanto più grande è la carica induttrice e quanto
minore è la distanza tra la carica induttrice e il conduttore neutro. La carica complessiva
della pallina resta zero, trattandosi solo di uno spostamento di cariche da una parte della
superficie all’altra, e non di un acquisto o cessione di elettroni di conduzione ad altri corpi.
Ovviamente, se si allontana l’oggetto carico, le due cariche indotte alle due estremità del
conduttore spariscono.

14) ELETTROSCOPIO: E’ un dispositivo “rivelatore di carica”, come il pendolo elettrostatico. E’


fatto da una sferetta metallica (il cosiddetto pomello dell’elettroscopio), posta a
un’estremità di un’asta metallica verticale, alla cui altra estremità ci sono due sottilissime
striscioline di alluminio (le foglioline dell’elettroscopio); l’asta e le foglioline sono poste in
un involucro di vetro. Per stabilire se un corpo è carico basta toccare, per un attimo, il
pomello con il corpo: se il corpo è davvero carico le due foglioline (e, naturalmente, il
pomello con l’asticina) si caricheranno (elettrizzazione per contatto) dello stesso segno del
corpo carico, e perciò divergeranno di un certo angolo α, invece di rimanere pendenti
verticalmente18.
Si scarica l’elettroscopio toccando il pomello con dito.19

15) POLARIZZAZIONE DEL DIELETTRICO: La ragione per cui la piccola pallina di sughero
(materiale isolante) del pendolo elettrostatico viene attirata da corpi carichi, o la ragione
per la quale dei pezzettini di carta (materiale isolante) sono attratti da una penna
strofinata con un panno, è concettualmente diversa dall’attrazione dovuta all’induzione
elettrostatica, spiegata prima, perché l’induzione si verifica solo nei materiali conduttori20,
negli isolanti si verifica invece la polarizzazione. La spiegazione sta nella cosiddetta
polarizzazione del materiale dielettrico di cui la pallina è fatta; polarizzazione consistente
nella deformazione e orientamento (vedi figura) delle molecole del sughero, provocata
dalla forza di Coulomb esercitata dalla bacchetta carica: sulla superficie della pallina vicina

16
La zona centrale, non alle estremità, della superficie della pallina resta elettricamente neutra.
17
Giunta sulla bacchetta e acquistata per contatto parte della sua carica, la pallina viene poi respinta.
18
Un “conduttore” carico bisogna sempre tenerlo in mano attraverso un filo di nylon o attraverso un manico isolante,
altrimenti si scarica subito (la carica elettrica si sposta sulla superficie del nostro corpo e sulla superficie terrestre,
restandone poco e niente sul conduttore (elettrizzazione per contatto). Si dice che il corpo si scarica a terra, perché è
stato “messo a terra”.
19
Ovviamente, durante l’operazione di avvicinamento al pomello di un corpo carico, le foglioline divergeranno, perché
si caricheranno dello stesso segno del corpo carico mentre il pomello si caricherà di segno opposto ( induzione
elettrostatica).
20
Infatti la pallina del punto 13) era metallica.
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al corpo carico compare quindi una carica di segno contrario e una carica di segno uguale a
quella del corpo carico sull’estremità più lontana. La pallina subisce, pertanto, sia
un’attrazione che una repulsione; a causa della minor distanza in gioco prevale l’attrazione.

Elettroscopio a foglie La polarizzazione del dielettrico: gli atomi del


dielettrico più vicini alla superficie si deformano
allungandosi,perché gli elettroni sono attirati verso la
sbarretta, mentre i protoni positivi ne sono respinti.

Induzione elettrostatica

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