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RELATIVITÀ

1-2. Scrivi e commenta le equazioni di Maxwell con attenzione alla circuitazione del campo elettrico e magnetico
 caso statico
 caso generale (con induzione)
flusso circuitazione sorgenti
E 1 2 Cariche elettriche
Q tot − ⅆΦ ( B )
Φ Ω (E)= E∮ ⃗
E ⋅ ⅆ ⃗s = ΓL (E) =∮ ⃗t ⋅ⅆ ⃗l = Variazione nel tempo del flusso
ε0 ⅆt
(legge di Faraday-Neumann-Lentz) del campo magnetico
(teorema di Gauss per E)
ΓL (E) = 0 attraverso la superficie del
La carica si distribuisce sulla
Un campo elettrico statico è circuito
superficie
conservativo (linee aperte -unico caso-)
B 3 4 cariche elettriche in
∮ ⃗B ⋅ ⅆ ⃗s =0
[ ]
0
ⅆϕ ( ⃗
E) movimento (1° addendo)
Φ Ω (B) =
Ω
ΓL (B) =∫ ⃗B ⋅ ⅆ ⃗l=μ0 i tot + ε 0
ⅆt
Φ Ω (B) ¿ 0 L variazione nel tempo del flusso
(teorema di Gauss per B) (legge di Ampere-Maxwell) di campo elettrico (2°
Non esistono monopoli magnetici ⅆϕ ( ⃗
E) addendo)
n linee entranti = n linee uscenti
ε0 = i spostamento*
ⅆt
i tot = i di conduzione

ΓL (B)¿ μ0 i tot

ΓL (B) è non nulla sia per B statico che


indotto, quindi B non è conservativo

* La corrente di spostamento è il fattore di correzione introdotto da Maxwell. Quando si carica un condensatore:


 sui fili Γ= μ0 i tot
 in mezzo alle armature è 0 perchè non c’è nessuna i concatenata: i si annulla bruscamente !?
 sulle armature? I è concatenata o no? È indeterminata
Per evitare questo risultato M. introduce la corrente di spostamento, che nello spazio compreso tra le armature è
uguale a i di conduzione. Per continuità anche sulle armature ha lo stesso valore.

3. Descrivi le caratteristiche della luce come onda elettromagnetica (velocità, propagazione nel vuoto e in un
mezzo) 
La luce è una particolare onda elettromagnetica. A differenza di altre onde, nelle onde elettromagnetiche le grandezze
oscillanti sono 2: E e B, proporzionali (per questo oscillano in fase), perpendicolari tra loro e perpendicolari alla
direzione di propagazione dell’onda. Sono onde trasversali.
E = cB
 La frequenza dipende dalla sorgente, ovvero dalla f delle cariche che danno origine all’onda
 La velocità e la lunghezza d’onda dipendono dal mezzo: c=λf
1 c c
c= v= =n=√ ε r μr (n= indice di rifrazione, sempre >1)
√ ε 0 μ0 √ εr μ r v
Una carica che oscilla genera un’onda elettromagnetica con la stessa frequenza della carica. Se la sorgente è
un’antenna il moto degli elettroni è prodotto dalla tensione alternata applicata all’antenna stessa e ha la stessa
frequenza f con la quale varia nel tempo la tensione, che è uguale alla f dell’onda elettromagnetica prodotta. In
prossimità dell’antenna il campo elettromagnetico ha un andamento complicato, ma se ci allontaniamo la sorgente è
puntiforme e i fronti d’onda sono sferici. Una porzione limitata di un fronte d’onda sferico appare quindi di forma
piana.

4. In che cosa consiste il fenomeno di polarizzazione della luce? Che applicazioni ha? 
La luce non polarizzata é una miscela di molte (infinite) onde luminose, che singolarmente sono polarizzate, ma hanno
polarizzazioni diverse e casuali. 
Per esempio la luce naturale é non polarizzata e costituita da sovrapposizione tra onde polarizzate in una direzione e
una in quella perpendicolare.
Con opportuni filtri polarizzatori si possono estrarre le onde che hanno una determinata polarizzazione, eliminando le
altre.
Un filtro é la lamina polaroid. Quando arrivano le onde quelle: 
 parallele alle fibre (asse di assorbimento) vengono assorbite
 quelle perpendicolari (asse di trasmissione)  passano indisturbate
La luce che emerge da una lamina polaroid é sempre polarizzata linearmente lungo l'asse di trasmissione.
Altra applicazione: pixel di uno schermo a cristalli liquidi. Ciascuno di essi é costituito da 2 filtri polarizzatori incrociati,
con uno strato di cristalli liquidi interposto. I cristalli liquidi hanno la proprietà di ruotare la direzione di polarizzazione
della luce che li attraversa.
 Punto chiaro: la luce emerge dal filtro 1 con polarizzazione verticale, attraversa lo strato di cristalli e acquista
polarizzazione orizzontale 
 Punto scuro: al pixel viene applicata una tensione elettrica → E. Quando oltrepassa il filtro 1 viene bloccata e
non può cambiare la direzione di polarizzazione
Altra applicazione: occhiali da sole con lenti con filtro polarizzatore perché la luce diffusa dall'atmosfera é
parzialmente polarizzata. Siccome la luce che ci giunge 3 prevalentemente orizzontale (perché viene da superfici
orizzontali), quindi gli occhiali hanno assi di trasmissione verticali.

5. Descrivi l’esperimento di Michelson e Morley, con particolare attenzione ai risultati ottenuti. 


Metà '900: esperimenti sull'interferenza e diffrazione della luce → la luce ha natura ondulatoria → come le onde
meccaniche si propaga in un mezzo, l'etere luminifero, presente ovunque nell'universo. 
Se esiste un etere allora quando è in quiete la velocità vale c, in accordo con le equazioni di Maxwell, mentre negli altri
sistemi di riferimento ha un altro valore. Misurando la differenza di velocità della luce rispetto all'età e quella rispetto
alla Terra, si riteneva di poter ricavare il vento d'etere. 
Per misurarlo fu effettuato un esperimento da Michelson e Morley nel 1881-1887. 
Utilizzando un interferometro, un dispositivo in un fascio di luce viene diviso in 2 parti, che percorrono cammini diversi
e poi tornano a sovrapporsi per produrre interferenza perché sono in fase, derivando dalla stessa sorgente.

HA è parallelo alla velocità v del laboratorio rispetto al sole. Secondo la meccanica classica, la luce ha velocità v-c
(somma vettoriale) quando si propaga in verso contrario al vento d’etere e velocità v+c quando si propaga in verso
concorde. Con una rotazione di 180° dell’apparato sperimentale si aspettavano uno spostamento delle frange
d’interferenza con un andamento di tipo sinusoidale.
Non si osserva alcuna variazione nella figura d'interferenza nel corso della rotazione. La teoria dell'etere era inadatta a
descrivere il comportamento della luce e tutto il problema doveva essere ripensato da capo.
Infatti la differenza tra i tempi impiegati dalla luce per percorrere i due bracci HA e HB dell'interferometro é sempre
nulla, indipendentemente dell'angolo formato dai singoli bracci con la direzione del moto della Terra rispetto al Sole. 

6. Quali sono gli assiomi della relatività ristretta? A cosa portano? 


1. Principio di relatività ristretta: le leggi e i principi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di
riferimento inerziali
2. Principio di invarianza della velocità della luce: la velocità nella luce c nel vuoto é la stessa in tutti i sistemi di
riferimento inerziali, indipendentemente dal moto del sistema stesso o della sorgente da cui la luce é emessa
L'invarianza di c spiega il significato negativo dell'esperimento di Michelson-Molrey. 

7. Introduci il concetto di simultaneità secondo la teoria della relatività ristretta. 


Definizione operativa di simultaneità nel senso comune: Due eventi E1 ed E2, che avvengono in punti P1 e P2, sono
simultanei se i segnali luminosi da essi prodotti giungono nello stesso istante in un punto M equidistante da P1 e P2.
I due segnali luminosi, avendo la stessa velocità, impiegano intervalli di tempo uguali per percorrere le sue distanze
uguali P1M e P2M, quindi se arrivano in M nello stesso istante, devono essere partiti simultaneamente.
Einstein fa un esempio per dimostrare che la simultaneità è relativa:
Due petardi esplodono su dei binari, nei punti A1= A2 e B1=B2; l’osservatore O1 è a terra nel punto medio,
l’osservatore O2 è sul treno nel punto medio. Per O1 che è raggiunto nello stesso istante dai lampi di luce emessi dai
petardi le due esplosioni sono simultanee. Per O2 che vede prima il lampo di A2 e poi quello di B2 non lo sono.
Il giudizio di simultaneità é relativo: due eventi simultanei in un dato sistema di riferimento non lo sono in un altro
riferimento, in moto rispetto al primo. Questa conclusione deriva dal fatto che la velocità della luce ha valore finito,
quindi il tempo assoluto su cui é fondata la meccanica classica non ha significato fisico

8. Introduci il concetto di dilatazione dei tempi secondo la teoria della relatività ristretta. 
Immaginiamo un osservatore O2 su una piattaforma mobile con un orologio collegato a una sorgente che emette un
raggio di luce verticalmente verso uno specchio e un osservatore O1 fermo a terra. I loro orologi sono sincronizzati (se
D
il 2° quando riceve il lampo di luce emesso dal primo a t0 segna il valore t= t 0+ ). Per O2 l’apparato sperimentale è
c
fermo e la luce percorre avanti indietro lo stesso segmento, per O1 l’apparato sperimentale si muove verso destra e la
luce percorre una spezzata. Si misurano due intervalli di tempo diversi.
' 1 1 '
Δt = Δt γ= → Δ t =γΔt

√ √
2 2
v v
1− 1−
c2 c2
1 v
γ=coefficiente di dilatazione γ= β=
√ 1−β 2 c
γ sempre < 1
Se v>c dentro la radice ci sarebbe un numero negativo  c è una velocità limite che nessun corpo può superare.
La durata dipende dal sistema di riferimento.
La durata di un fenomeno, ossia l'intervallo di tempo tra i 2 eventi che ne segnano l'inizio e la fine, risulta minima
quando é misurata in un sistema di riferimento inerziale S rispetto al quale i due eventi accadono nella medesima
posizione. S é detto sistema di riferimento solidale con il fenomeno.
La durata di un fenomeno misurata in un sistema di riferimento con esso solidale si chiama intervallo di tempo proprio
o tempo proprio del fenomeno e si indica anche con il simbolo deltatau. 
La contrazione dei tempi é simmetrica: per un dato osservatore, ogni altro osservatore in moto rispetto a lui ha un
orologio più lento, non dipende dagli orologi, ma dal tempo stesso che è diverso.

9. Introduci il concetto di contrazione delle lunghezze secondo la teoria della relatività ristretta. 
In un dato sistema di riferimento, la lunghezza di un segmento che si muove di moto uniforme nella direzione
longitudinale si ricava dalla misura del tempo necessario affinché passino per uno stesso punto i suoi due estremi.


c
' Δx v
Δ x =vΔt = = 1− 2 Δx
γ c
La lunghezza di un segmento misurata nel sistema di riferimento in cui il segmento é in quiete si chiama lunghezza
propria. Poiche’ γ sempre < 1 la lunghezza del segmento, in un sistema di riferimento in cui esso si muove
longitudinale, é sempre minore della sua lunghezza propria. Quindi, la lunghezza propria é la massima lunghezza che
può avere un segmento nei diversi sistemi di riferimento in moto relativo. Se un oggetto é in movimento, lungo la
direzione del moto esso é più corto di quando é fermo: per questo motivo si parla di contrazione delle lunghezze.
La contrazione delle lunghezze é simmetrica: per un dato osservatore, ogni altro osservatore in moto rispetto a lui ha
un metro più lento.
I segmenti che si muovono rispetto a noi hanno lunghezze contratte quando sono PARALLELI alla direzione della
velocità, ma non se sono perpendicolari! Esempio del treno in una galleria: rispetto al treno la galleria è ferma e il
treno si muove. Se le dimensioni del treno si contraggono esso è più stretto e più basso e passa tranquillamente
attraverso. Rispetto al treno si contrae la galleria e il treno non passa più (WTF?!). Le dimensioni trasversali sono
invarianti.

10. Illustra il paradosso dei due gemelli, anche fornendo un esempio. 


Il paradosso dei gemelli è un esperimento mentale che sembra rivelare una contraddizione insita nella teoria della
relatività ristretta.
La dilatazione dei tempi vale anche per reazioni chimiche e processi biologici.
Immaginiamo che un astronauta, Bruno, parla a 20 anni verso una stella lontana, viaggiando a v =0,95 c e che suo
fratello Carlo rimanga a casa. Se per raggiungere la stella e tornare indietro Bruno ci mette 10 anni, nel frattempo sulla
Terra ne solo passati 32. Quando si rincontrano Bruno ha 30 anni e Carlo 52.
La storia è conosciuta come paradosso perché era in origine citata per mettere in dubbio la relatività. Il paradosso sta
nel fatto che per Bruno è la terra a viaggiare a 0.95c e quindi potrebbe essere Carlo il gemello che resta più giovane,
ma alla fine si incontrano e uno dei ragionamenti è corretto e l’altro sbagliato. Tuttavia il sistema non è simmetrico:
Carlo sta in un sistema inerziale e Bruno no (accelerazioni). Per tener conto delle accelerazioni si può anche applicare
la relatività generale.

11. Parla dell’effetto Doppler relativistico. 


Poiché la luce non ha bisogno di un mezzo per propagarsi, un sistema di riferimento inerziale S in cui la sorgente
luminosa é ferma e il ricevitore si muove con velocità costante v é del tutto equivalente al sistema S" in cui il ricevitore
é fermo e la sorgente si muove con velocità -v (a differenza del suono nell’aria).
Per il 1° assioma di Einstein, la forma delle leggi fisiche deve essere la stessa in tutti i sistemi di riferimento inerziali.
Quindi non sarebbe ammissibile dover utilizzare leggi diverse per descrivere il comportamento della luce in sistemi
inerziali diversi.

 Sorgente in allontanamento/ricevitore in avvicinamento f ' =f


1+ β √
1−β  f’<f


'
Sorgente in avvicinamento/ricevitore in allontanamento f =f
1−β √
1+ β  f’>f

12. Cosa sono Redshift e Blueshift?  


f
Consideriamo una grandezza adimensionale z= '
−1
f
 se z>0 f’<f→ redshift
 se z<0 f’>f → blueshift
Il redshift dovuto all'effetto Doppler della luce é utilizzato in astronomia per misurare la velocità con cui si muovono,
rispetto alla Terra, i corpi celesti luminosi.

13. Introduci qualitativamente le trasformazioni di Lorentz e spiega il loro significato, anche a confronto con le
trasformazioni secondo Galileo. 
Le trasf. di Lorentz tenfono conto del fatto che il tempo scorre in modo diverso in sistemi di riferimento diversi.
Lasciano invariate le equazioni dell’elettromagnetismo, e quindi anche la v della luce c che da esse si ricava.
Esaminiamo 2 sistemi di riferimento inerziali S e S’ con S’ che si muove a velocità v rispetto a S.

Le previsioni della relatività ristretta diventano indistinguibili da quelle della meccanica classica quando le velocità
sono molto più piccole della velocità della luce ( γ=1 e β=0).
In Galileo una trasformazione non cambiava le proporzioni dell’oggetto (angoli e distanze), vale Pitagora. Se
consideriamo la diagonale di un parallelepipedo:
Δ l 2 = Δ x 2+ Δ y 2 + Δ z 2
'2 '2 '2 '2
Δ l =Δ x + Δ y + Δ z
Per Lorentz Δ l ≠ Δ l , le proporzioni cambiano. Ciò che resta invariata è la grandezza ( ∆ σ )2
2 '2

14. Che cos’è l’intervallo invariante e in quali casi si distingue? 


É una quantità che dipende solo dagli eventi stessi e non dal particolare sistema di riferimento usato per descriverli.
Per t0=0, x0=y0=z0=0 ( ∆ σ )2=¿
2 2
c t è la 4° dimensione: lo spazio-tempo
Qualsiasi evento non è rappresentato da x,y,z ma dal quadrivettore t,x,y,z
 ( ∆ σ )2> 0  intervallo di tipo tempo  cΔt > Δs  la distanza spaziale tra i due eventi E1 e E2 è minore
della distanza percorsa dalla luce nell’intervallo di tempo che li separa. E1 e E2 sono casualmente connessi,
perché un segnale emesso in corrispondenza di E1 può propagarsi, con v<c, fino a influenzare E2.
Inoltre si vede che Δt >0 , perciò l’evento E1 precede E2 in tutti i sistemi di riferimento. Esiste sempre un
sistema di riferimento inerziale in cui due eventi casualmente connessi hanno le stesse coordinate spaziali e
di conseguenza l’intervallo di tempo tra il primo evento e il secondo è l’intervallo di tempo proprio.
Δs =0 , Δt=Δτ → Δσ =CΔt

 ( ∆ σ )2< 0  intervallo di tipo spazio. Il segnale emesso in corrispondenza dell’evento E1 non può influenzare
E2 e i due eventi sono casualmente non connessi in tutti i sistemi di riferimento. Esiste sempre un sistema di
riferimento inerziale in cui i due eventi hanno la stessa coordinata temporale, cioè Δt =0. Indica con ΔL la
distanza spaziale:
ΔL=√ −( Δσ )
2

2
 ( ∆ σ ) =0  intervallo di tipo luce. CΔt=Δs . Solo un segnale luminoso, partendo in corrispondenza di E1 e
viaggiando nel vuoto a velocità c= Δs / Δt ,può influenzare E2

15. Che cosa è lo spazio tempo e come si rappresenta attraverso il cono di luce? 
E’ lo spazio quadrimensionale in cui l'intervallo invariante tra un primo evento (t, x,y, z) e un secondo evento (t + ∆t, x+
{
∆x, y + ∆y, z + ∆z) é tale che ( Δσ )2= ( Δt )2− ( Δx )2− ( Δy )2− ( Δz )2
si chiama spazio-tempo.
Una rappresentazione grafica bidimensionale dello spazio-tempo é il diagramma di Minkowski. 

Un fenomeno, come la propagazione di un segnale o il moto di una particella, é una successione continua di eventi,
che in un diagramma di Minkowski é rappresentata da una linea, della linea di universo.
Tutti i moti possibili passanti per O hanno velocità minori di c, pertanto, le loro linee di universo si trovano nella
regione del diagramma che comprende l'asse ct ed é delimitata dalle due linee di universo della luce. Questa regione é
chiamata cono di luce perché in 3D sarebbe un cono. 
Gli eventi contenuti in uno stesso cono di luce sono eventi casualmente connessi, cioè separati da un intervallo
invariante di tipo tempo.
L’orizzonte degli eventi è la linea oltre la quale gli eventi non sono più collegati da reazioni di causa-effetto.

16. Come variano le leggi di conservazione di massa ed energia nella visione relativistica? 
La conservazione della massa è un principio della fisica classica e della chimica (legge di Lavoisier). La teoria della
relatività prevede invece che E e m, prese singolarmente, non si conservano. La massa é una forma di energia, in
quanto essa scompare quando compare energia e viceversa e per tanto va aggiunta all’E cinetica e E potenziale
nell’enunciato di una più generale legge di conservazione della massa-energia. La teoria della relatività afferma che se
E
un corpo assorbe una quantità di energia E, la sua massa non si conserva, ma aumenta della quantità Δm=
C2

17. Cosa significa che la massa è energia? 


Tutte le trasformazioni di massa in energia e di energia in massa sono regolate dalla relazione di Einstein E=mc^2. 

18. Cosa è la massa a riposo? 


Un corpo fermo e non soggetto a forze possiede un'energia (energia a riposo o energia di quiete) solo per il fatto di
2
possedere una massa m0.  E0 =m 0 c .
E comprende quindi E0 e K e U. Poiché m è direttamente proporzionale a E, m è necessariamente diversa da m 0.
m0 è una costante caratteristica del corpo, chiamata massa a riposo.
19. Introduci i concetti base della dinamica relativistica per descrivere l’energia totale e l’energia cinetica di una
particella. 
2
m0 c 2
E= =γ m0 c


2
v
1− 2
c
2
K r =( γ −1 ) m 0 c

Per v/c <<1 γ ≈ 1+


1 2
2 (
β →κ r ≈ 1+
1 v2
2C 2 ) 2 1 2
−1 m0 C = m0 v (K classica)
2
20. Introduci i concetti base della dinamica relativistica per descrivere la massa e la quantità di  moto di una
particella. 
m0
m=γ m0=

√ 1−
v2
c2
La massa relativistica m non è una costante, ma dipende dalla velocità v. All’aumentare di v, m aumenta dello stesso
fattore γ con cui si allungano i tempi e si accorciano le lunghezze. Per v=0 la massa assume il suo valore minimo,
uguale a m0.
m 0 ⃗v

pr =m ⃗v =


2
v
1− 2
c

( ) ()
2 2
1v ⃗v 1 v

pr ≈ 1+ m0 ⃗v =m0 + m0 ⃗v ≈ m0 ⃗v (p classica)
2c 2
2 c
21. Come varia la legge della conservazione dell’energia-quantità di moto? 
La grandezza E/c e le componenti px, py e pz della quantità di moto lungo gli assi spaziali dello spazio-tempo sono le
quattro componenti (E/c, px, py, pz) di un unico vettore a quattro dimensioni, detto quadrivettore energia-quantità di
moto.
La quantità di moto totale di un sistema è la somma dei singoli vettori quantità di moto delle parti che lo compongono.
Il modulo del quadrato di ogni quadrivettore si calcola sottraendo al quadrato della componente temporale la somma
dei quadrati delle componenti spaziali. Poni p x, =pr= γ m 0e pz= py=0.

( )
2 2

( )
E 2
c
2
− pr =
γ m0 c
c
−( γ m0 v ) =m0 c
2 2 2

Nello spazio-tempo di Minkowski questa grandezza è un invariante perché prodotto di due invarianti: la massa a
riposo e c. Durante l’evoluzione di un sistema isolato il quadrivettore energia-quantità di moto totale si conserva (non
cambia il suo modulo).
22. Introduci e commenta i due principi fondanti della relatività generale. 
Einstein partì da alcuni esperimenti ideali:
 Equivalenza tra caduta libera e assenza di peso: nessun esperimento che si possa compiere in ambiente
chiuso (purchè limitato ad uno spazio abbastanza ristretto e di durata temporale abbastanza breve) permette
di capire, a chi sta al suo interno, se si trova in un ascensore in caduta libera o in un’astronave soggetta a una
forza totale nulla
 Equivalenza tra accelerazione e forza peso: nessun esperimento che si possa compiere in ambiente chiuso
(purchè limitato ad uno spazio abbastanza ristretto e di durata temporale abbastanza breve) permette allo
sperimentatore di stabilire se si trova in presenza di un campo gravitazionale o all’interno di un mezzo di
trasporto che sta accelerando in modo costante

1. Principio di equivalenza: in una zona limitata dello spazio-tempo é sempre possibile scegliere un sistema di
riferimento in modo da simulare l'esistenza di un dato campo gravitazionale uniforme o, al contrario, in modo
da eliminare l'effetto di una forza di gravità costante.
È una conseguenza della proporzionalità diretta tra massa gravitazionale e massa inerziale
2. Principio di relatività generale: le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento
Supera la relatività ristretta estendendola a tutti i sistemi. Infatti:
 in un s.r. inerziale la luce si propaga in linea retta con un vettore velocità costante
 In un s.r. non inerziale la luce segue traiettorie curva –> v diversa punto per punto

23. Come influisce la forza di gravità sulla curvatura dello spazio-tempo? 


La presenza di masse incurva la geometria dello spazio-tempo.
Esistono altre geometrie oltre quella di Euclide, come quelle ellittiche e quelle iperboliche.
 Nelle geometrie ellittiche non esistono rette parallele a una retta data, condotte per un punto esterno ad
essa. Inoltre, la somma degli angoli interni di un triangolo è sempre maggiore di un angolo piatto.
 Nelle geometrie iperboliche, per un punto esterno a una retta è possibile condurre infinite rette parallele a
quella data. Inoltre, la somma degli angoli interni di un triangolo è sempre minore di un angolo piatto.
I corpi soggetti alla forza di gravità devono essere considerati come particelle libere, che si muovono seguendo
geodetiche (curve di minima lunghezza  min E) dello spazio-tempo. Le parti di spazio-tempo più vicine alle masse
hanno curvature più accentuate di quelle che si trovano lontane da esse.
Secondo la relatività la forza di gravità non esiste e l’avvicinamento reciproco di due punti materiali è soltanto effetto
della geometria dello spazio in cui essi si muovono. Secondo Wheeler la gravità è lo spazio-tempo curvo in azione.
Nel tappeto elastico il moto di una sfera piccola dipende dalla curvatura fatta dalla sfera grande.
In definitiva le masse dicono allo spazio-tempo come incurvarsi, lo spazio tempo dice alle masse come muoversi.

24. Parla della deflessione gravitazionale della luce.


La deflessione della luce è un fenomeno particolarmente difficile da osservare e presenta effetti maggiori nel caso di
un campo gravitazionale particolarmente intenso; nel nostro caso quello generato dal Sole.
Un intenso campo gravitazionale è in grado di deflettere la luce che vi si propaga. Di conseguenza, se dalla Terra si
osserva una stella la cui luce è stata deflessa dalla presenza del Sole, tale stella apparirà in una posizione leggermente
diversa rispetto a quella reale.
La deflessione della luce per effetto della gravità genera un effetto analogo a quello di una lente: modifica l'immagine
della sorgente luminosa generando distorsioni o, addirittura, producendo immagini multiple della stessa sorgente.
Conferma: lenti gravitazionali (es. croce di Einstein o Anelli di Einstein).

25. Che cos’è un buco nero? 


È una regione dello spaziotempo con una curvatura talmente grande che nulla dal suo interno può uscirne, nemmeno
la luce essendo la velocità di fuga superiore a c. 
Viene generato quando una stella nello stadio finale della sua vita raggiunge le 3 masse solari, quando esaurisce il
combustibile e collassa su se stessa. In seguito il buco nero può aumentare di massa attirando a sé materiale
proveniente da stelle che si trovano nelle vicinanze.
Per sua natura è invisibile. Ma la sua presenza può essere rilevata dagli effetti gravitazionali che esercita sui corpi vicini
(es. moto di stelle). La materia che cade verso un buco nero forma un disco di accrescimento che può essere
individuato anche con osservazioni dirette perché raggiunge temperature molto elevate e emette onde e.m ad
altissima energia.
Vicino al buco nero la curvatura è più accentuata quindi il tempo è più lento (dilatazione gravitazionale dei tempi)

26. Che cosa sono le onde gravitazionali? Quali rilevazioni sono state fatte di recente in merito?
L'onda gravitazionale è una perturbazione dello spaziotempo che si propaga con carattere ondulatorio.
Interagiscono molto debolmente con la materia  problemi di rilevazione
Per ridurre i disturbi l’antenna risonante deve trovarsi a t molto basse e si devono usare “ammortizzatori” di grande
efficacia. Oggi si usano gli interferometri e si calcolano le piccole variazioni nella distanza che l’onda gravitazionale
provoca tra due masse lontane su cui sono montati due specchi paralleli.
La prima rilevazione certa è stato annunciata l'11 febbraio 2016 dalla collaborazione LIGO/VIRGO, che nel settembre
2015 ha misurato onde gravitazionali causate dalla collisione di due buchi neri risalente a 1,3 miliardi di anni fa, in due
fasi in cui essi prima ruotano l’uno attorno all’altro e poi si fondono in un buco nero di 62 masse solari. 3 masse solari
sono state poi emesse sotto forma di onde gravitazionali.

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