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Lezione 22

21/11/2022

Argomenti
• Introduzione ai fenomeni magnetici ed al campo magnetico
• Seconda formula di Laplace e forza di Lorentz
• Prima formula di Laplace
• Applicazioni della prima formula di Laplace: calcolo del campo di induzione
prodotto da un filo rettilineo di lunghezza indefinito.

Introduzione alla magnetostatica


Il magnetismo prende il nome dalla Magnesia, regione della Grecia ricca di magnetite, un
materiale in grado di attrarre il ferro, come osservato già dagli antichi Greci.
Nell’XI secolo i cinesi scoprirono che un ago di magnetite sospeso al proprio centro
(di massa) punta verso una direzione precisa: il nord geografico. Furono quindi in grado
di costruire delle bussole. Per convenzione si chiama nord magnetico terrestre il polo
geomagnetico nei pressi del polo nord geografico: tuttavia, fisicamente, esso è un polo sud
magnetico.
Nel 1296, Pietro Peregrino di Mariacourt riportò che spezzando un magnete si ottenevano
due magneti, senza riuscire ad isolare i singoli poli magnetici.
Nel 1820 Oersted, fisico danese, scoprì che:

• se si avvicina all’ago di una bussola in quiete un filo percorso da corrente, l’ago si


sposta, disponendosi tangenzialmente ad una circonferenza di asse il filo stesso stesso;

• due fili rettilinei percorsi nello stesso verso da corrente sono sottoposti ad una forza
attrattiva, mentre se la corrente è di verso opposto la forza è repulsiva;

• che una bobina percorsa da corrente in prossimità di un filo rettilineo percorso da


corrente ha lo stesso comportamento dell’ago magnetico.

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Figura 22.1. Circuito con ramo mobile AC e molla di proprietà note atto a misurare l’intensità della
forza magnetica Fm . In questo caso specifico, tale forza si instaura nei pressi di un filo percorso da
corrente (l’intensità di corrente è indicata con i in figura, mentre in queste note viene indicata con
I). La forza magnetica è attrattiva/repulsiva se le correnti sono di verso concorde/discorde. [Fonte:
http://www.roma1.infn.it/~luci/libro/Campo_magnetico.pdf].

Seconda formula di Laplace e forza di Lorentz


• Vi sono evidenti analogie fra i fenomeni magnetici e quelli elettrici — due poli, attra-
zione fra poli diversi, repulsione fra poli uguali — ma anche profonde differenze:
fra queste spicca l’impossibilità di avere cariche magnetiche isolate (dette monopo-
li magnetici). Le esperienze di Oersted, in particolare, suggerirono che magnetismo
e corrente sono intimamente collegati. Cariche elettriche che presentano un moto
collettivo generano nello spazio circostante un campo vettoriale detto induzione ma-
gnetica ed indicato con B; ~ una seconda corrente nei pressi della prima corrente, e
quindi del suo campo magnetico, subisce una forza proporzionale al modulo di B ~ in
quel punto.
Il campo di induzione magnetica B ~ viene definito operativamente proprio mediante
questo effetto. Dato un tratto di circuito d~` percorso da una corrente I secondo il
verso di d~`, in presenza di un campo magnetico esso subisce una forza

dF~m = Id~` × B
~. (22.1)
Tale definizione operativa del campo di induzione magnetica è nota come seconda
formula di Laplace. L’apparato atto a caratterizzare un campo magnetico mediante
la sua definizione operativa è mostrato in Fig. 22.1.
Unità di misura comuni per l’induzione magnetica:
1. Weber per metro quadro (Wb/m2 )
[F ] N N Vs Wb
[B] = = = = 2 = 2 .
[I`] C/s m C m/s m m
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Il Weber è evidentemente un’unità di misura di flusso dell’induzione magnetica.


2. Tesla
Wb
1T = 1 .
m2
~
Tornando alla definizione di B,

[F ] N
1 T = [B] = = .
[I`] A·m

~ nel Sistema Internazionale.


Il Tesla è l’unità di misura per B
3. Gauss
1 G = 10−4 T .
Come riferimento, il campo magnetico terrestre sulla superficie varia fra i 0.3 G
e i 0.9 G.

La seconda formula di Laplace permette di calcolare la forza magnetica per un


circuito di forma qualsiasi in un campo magnetico generico. Un tratto finito di
circuito, con estremi individuati dai vettori posizione ~r1 ed ~r2 , è sottoposto alla forza
Z ~r2
F~m = I d~` × B
~. (22.2)
~
r1

Ad esempio, per un tratto di lunghezza L di filo rettilineo indefinito percorso dalla


corrente I posto in un campo uniforme B, ~ la forza magnetica per unità di lunghezza è
data da
|F~m |
= IB sin θ ,
L
~ e il filo.
dove θ è l’angolo fra la direzione di B

• Dalla seconda formula di Laplace — Eq. (22.1) — che caratterizza gli effetti ma-
croscopici di un campo magnetico, è possibile ricavare la forza che agisce a livello
microscopico su una carica in moto in un campo magnetico.
Dato il tratto di circuito d~` percorso da una corrente I secondo il verso di d~`, questo
lunghezza orientata individua anche il verso della densità di corrente J.~ Infatti, detta
dS la sezione del filo,
Id~` = JdSd`
~ .
Indicando come di consueto con n la densità di numero dei portatori di carica, con q
la loro carica e con ~vd la loro velocità di deriva,

dF~m = (dSd`J)
~ ×B
~ = (dSd`)(nq~vd ) × B
~ = (ndSd`)q~vd × B
~,

da cui si ha la forza a cui è sottoposta una particella di carica q che si muove in un


campo B ~ con velocità ~v :
F~m = q~v × B~. (22.3)
Questa forza di origine magnetica viene detta forza di Lorentz.
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È evidente il parallelismo fra la forza di Lorentz e la forza elettrica, proporzionale al


campo elettrostatico e alla carica q. Si noti, tuttavia, che essendo la forza e la velocità
~ è un vettore assiale, mentre E
dei vettori polari, B ~ è un vettore polare.

Si noti inoltre che la forza di Lorentz non compie lavoro poiché, essendo ortogonale
al vettore velocità ~v , essa è ortogonale allo spostamento infinitesimo. Non compiendo
lavoro, essa non può modificare l’energia cinetica della carica, ma può solo modificare
la direzione della velocità preservandone il modulo.

Moto di una carica in un campo magnetico


• In generale, il moto di una carica in presenza di un campo elettrico e di un campo
magnetico è governato dalla forza totale

F~ = q(E
~ + ~v × B)
~ . (22.4)

• Supponiamo che una carica entri in una regione di spazio permeata da un campo
magnetico uniforme con una velocità ~v = ~vk + ~v⊥ , dove ~vk (~v⊥ ) è la componente
della velocità parallela(perpendicolare) al campo magnetico. Detto θ l’angolo fra ~v
~ vk = v cos θ e v⊥ = v sin θ. La carica viene sottoposta alla forza di Lorentz
e B,
di modulo F = |q|vB sin θ = |q|v⊥ B. Dunque, solamente la componente di ~v
ortogonale a B ~ contribuisce all’intensità della forza. Inoltre F~ è ortogonale a ~v⊥
~
e a B, a sua volta parallelo a ~vk e pertanto la particella compie un moto circolare
uniforme attorno a B~ di forza centripeta F~ ed un moto rettilineo uniforme di velocità
~ Ne risulta un moto elicoidale.
~vk nella direzione di B.

• Il raggio dell’elica R si determina considerando il moto circolare uniforme

2
v⊥
F =m
R

ed è dato da:
mv⊥ mv sin θ
R= = .
|q|B |q|B
Esso viene detto raggio di ciclotrone.
A questa grandezza sono associati la frequenza di ciclotrone ed il periodo di
ciclotrone:
2πR 2πm 1 |q|B
T = = ν= = .
v⊥ |q|B T 2πm
Si noti che queste due grandezze non dipendono dalla velocità della carica.

• Il passo dell’elica è invece dato da

2πmvk 2πmv cos θ


p = vk T = = .
|q|B |q|B
131

Figura 22.2. Il verso del campo magnetico è quello in cui si avvolgono le dita della mano destra
quando si allinea il pollice con il verso della corrente elettrica. L’intensità di corrente è indicata con i
in figura, mentre in queste note viene indicata con I. [Fonte: http://www.roma1.infn.it/
~luci/libro/Campo_magnetico.pdf]

Prima formula di Laplace


• Empiricamente si trova che un filo indefinito percorso da una corrente I genera un
campo magnetico B ~ con linee di forza circolari di asse il filo stesso (esperienza di
Oersted con l’ago mangetico). Il verso di B ~ è dato dalla regola della mano destra,
mostrata in Fig. 22.2. Infine, l’intensità del campo magnetico è proporzionale ad I ed
inversamente proporzionale alla distanza r dal filo

I
B = km . (22.5)
r

• Nel Sistema Internazionale la costante di proporzionalità della precedente equazione


viene espressa come
µ0
km = , (22.6)

dove µ0 è la costante di permeabilità magnetica del vuoto. Dimensionalmente:

[Br] Vs m Ωs H
[µ0 ] = = 2 = = (22.7)
[I] m A m m

con l’unità di misura H di nome Henry.

1H = 1Ω · 1s. (22.8)

Infine
Ωs H
µ0 = 4π · 10−7 = 12.56 · 10−7 . (22.9)
m m
Detta c la velocità della luce, vale la relazione

0 µ0 c2 = 1 . (22.10)
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~ r),
• In generale, dato un circuito elettrico percorso da una corrente di densità J(~

~ r 0 ) × (~r − ~r 0 )
~ r ) = µ0 J(~
Z
B(~ dτ 0 . (22.11)
4π VCircuito |~r − ~r 0 |3

Si noti la somiglianza con l’espressione integrale in Eq. (4.11) per il calcolo del campo
elettrico data la densità di carica volumetrica.
~ r 0) =
Per circuiti filiformi (ovvero costituiti da conduttori di sezione trascurabile), dτ 0 J(~
0 0
d` dS J(~~ r ) = Id~` e pertanto
0 0

~ r ) = µ0 I d~` 0 × (~r − ~r 0 )
I
B(~ (22.12)
4π LCircuito |~r − ~r 0 |3

che prende il nome di legge di Ampère-Laplace, mentre per la sua forma differen-
ziale viene spesso indicata come legge di Biot-Savart o prima formula di Laplace.
Questa formula permette di calcolare il campo magnetico di un circuito di forma
qualsiasi.

Applicazioni della prima formula di Laplace


Calcolo del campo di induzione magnetica generato da un filo indefinito
Si consideri un filo indefinito percorso dalla corrente di intesità I ed un punto P a distanza
r da esso. L’Eq. (22.12) permette di calcolare il campo di induzione magnetica in P . Detto
~r − ~r 0 il vettore posizione di P relativamente al tratto di filo d~` 0 e ϕ l’angolo fra tali vettori,
Z +∞
µ0 I sin ϕ
B= d`0 .
4π −∞ |~r − ~r 0 |2

~ è tangente alla circonferenza di raggio r e asse il filo, con verso dato dalla
La direzione di B
regola della mano destra: formalmente, detto k̂ il versore concorde con la densità di corrente
~ B
J, ~ ∝ k̂ × r̂.
Esprimiamo ora le grandezze nell’integrando in termini della variabile angolare1 :
r
|~r − ~r 0 | =
sin ϕ
0 0 r
d` = dr = dϕ [poiché ~r = −~r 0 tan ϕ] .
sin2 ϕ
1
Alternativamente è possibile determinare dr0 prendendo il differenziale dei due membri della prima
equazione:

(~r − ~r 0 ) · (−d~r 0 ) (~r − ~r 0 )


hp i
d(|~r − ~r 0 |) = d (~r − ~r 0 ) · (~r − ~r 0 ) = p =− · d~r 0 = − cos ϕdr0
0
(~r − ~r ) · (~r − ~r ) 0 |~r − ~r 0 |

che deve essere uguale a  


r r cos ϕ
d =− dϕ .
sin ϕ sin2 ϕ
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Figura 22.3. Calcolo del campo di induzione magnetica generato da un filo indefinito percorso da
~ è entrante.
corrente. Il simbolo ⊗ denota che il vettore dB

Dunque

r sin2 ϕ
Z π Z π Z π
µ0 I µ0 I µ0 I µ0 I
B= 2 2
sin ϕdϕ = sin ϕdϕ = sin ϕdϕ = .
4π 0 sin ϕ r 4πr 0 4πr 0 2πr
Riassumendo
µ0 I
BFilo (r) = . (22.13)
2π r
Si noti che, coerentemente, tale espressione coincide con la legge empirica in Eq. (22.5).
Esempio

Un filo conduttore rettilineo infinito è percorso da una corrente di 6.0 A. Quanto vale
l’intensità del campo magnetico a 3 mm dal filo?

Soluzione — Per l’Eq. (22.13), B = km I/r = 2·10−7 ×6/(3·10−3 ) = 4·10−4 T =


4 G.

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