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a.a. 2011-2012
1. Concetti Fondamentali
La carica elettrica è una proprietà fisica fondamentale della materia che si assume per
acquisita. Le correnti elettriche sono cariche elettriche in moto. Le cariche e le correnti
elettriche 1 sono le grandezze fisiche che determinano l’interazione elettromagnetica 2.
L’elettromagnetismo studia l’interazione tra le cariche e le correnti elettriche.
1
Le cariche e le correnti elettriche sono grandezze fisiche scalari. Una grandezza fisica scalare è definita
da un numero reale indipendente dal sistema di coordinate scelto.
La forza di Lorentz è la forza che agisce sulle cariche elettriche, sia ferme che in
moto, in un campo elettromagnetico. Le equazioni di Maxwell esprimono le leggi che
legano il campo elettromagnetico alle cariche ed alle correnti elettriche, che sono le
“sorgenti” del campo.
q p = +e (1.1)
e la carica dell’elettrone
qe = !e (1.2)
2
Ciascuna particella elementare (elettrone, protone, neutrone) si comporta, dal punto di vista magnetico,
come se fosse un magnete elementare. Di conseguenza gli elettroni e protoni, oltre ad avere una carica
elettrica, hanno anche un momento magnetico proprio, detto momento magnetico intrinseco. Il ruolo del
momento magnetico intrinseco degli elettroni è fondamentale nei materiali magnetici.
3
La scala macroscopica è la scala di lunghezze su cui un oggetto, un fenomeno sono “visibili ad occhio
nudo”. L’opposto della scala macroscopica è la scala microscopica: oggetti e fenomeni con dimensioni
lineari caratteristiche più piccole di quelle di oggetti e fenomeni che possono essere facilmente visibili ad
occhio nudo. Un pallone su scala macroscopica è una sfera, mentre su scala microscopica esso si rivela
come una superficie spessa composta da fessure e screpolature. Su una scala ancora più piccola, la
cosiddetta scala nanometrica, il pallone si rivela come una collezione di molecole dislocate in un guscio
sferico.
Quale è il significato fisico del campo elettrico e del campo magnetico? Le forze con le
quali le cariche “puntiformi” interagiscono tra di loro nel vuoto (in un riferimento
inerziale) dipendono, oltre che dalla loro posizione reciproca, anche dalle rispettive
velocità.
Si consideri l’interazione tra una carica di “prova” puntiforme q in moto con velocità
v e una generica distribuzione di cariche “sorgenti”, Figura 1.1. Nelle condizioni in cui
la carica di prova non modifichi le posizioni e il moto delle sorgenti dei campi,
l’espressione della forza che agisce sulla carica di prova al generico istante t quando si
trova nel punto P è (forza di Lorentz) 4:
4
La forza e la velocità sono due grandezze fisiche vettoriali. Mentre le grandezze fisiche scalari sono
definite da numeri reali, un vettore è caratterizzato da un modulo, da una direzione e da un verso. Anche
le grandezze fisiche vettoriali, come quelle scalari, hanno un loro significato intrinseco indipendente dal
sistema di coordinate. In coordinate cartesiane ortogonali le componenti di un vettore si trasformano a
seguito di una traslazione e rotazione del sistema di coordinate alle stesso modo delle coordinate di un
punto. Inoltre, nella trasformazione di coordinate consistente nell’inversione degli assi, tutte le
componenti del vettore cambiano segno.
5
Il campo elettrico è un vettore.
1
E= f v=0 . (1.5)
q
Se la carica di prova si muove con velocità v su di essa agisce, oltre alla forza elettrica
qE , la forza di origine magnetica qv ! B data dalla differenza tra la forza totale agente
sulla carica di prova e la sola forza elettrica
v
(P,t)
cariche
“sorgenti”
Figura 1.1
6
Dato che la forza, il campo elettrico e la velocità sono vettori, il campo magnetico definito attraverso la
(1.6) non può essere considerato un vero e proprio vettore. Infatti, il risultato del prodotto vettoriale
c = a ! b è legato alla scelta del sistema di coordinate: il verso di c è dato dalla “regola del cavatappi”,
con a che, rotando di un angolo ! , si sovrappone a b se la terna di assi coordinati è destrogira, oppure
verso opposto se la terna è levogira. Siccome né il verso di v né il verso di f ! qE ( P; t ) dipendono dalla
scelta della terna, il verso di B è dunque legato alla scelta della terna. Per questa ragione si dice che il
campo magnetico è uno pseudovettore (vettore assiale). Le componenti cartesiane di uno pseudovettore
non cambiano segno in una trasformazione degli assi per inversione spaziale. Ciò è conseguenza del fatto
che una trasformazione degli assi per inversione spaziale trasforma una terna destrogira in una terna
levogira (o viceversa).
unitaria con velocità di 1m / s , esercita una forza di 1 N. Dalla relazione (1.5) si ottiene
(
1T = 1V !1s / 1m 2 . )
Qt = Q+ + Q! (1.7)
Si assuma che in una regione macroscopica ! dello spazio sia distribuita una carica
elettrica. Si consideri un generico punto P di questa regione, e sia dV un volume
“fisicamente infinitesimo” centrato in P , Figura 1.2. Con volume fisicamente
infinitesimo si intende un volume “microscopico”, quindi molto più piccolo del volume
della regione macroscopica in cui la carica è distribuita, sufficientemente grande, però,
da contenere un numero elevatissimo di cariche elementari.
Sia dQ la quantità di carica elettrica contenuta nel volume fisicamente infinitesimo
dV . La densità di carica volumetrica nel punto P è il rapporto tra la carica dQ
contenuta nel volume fisicamente infinitesimo dV centrato in P e il volume dV 7,
La (1.8) rappresenta il limite lim ( !Q / !V ) : si divide la carica !Q contenuta nella regione di volume
7
!V "# V
!V e centrata in P per lo stesso volume !V e si fa tendere !V al volume elementare infinitesimo fisico
! V . Partendo da una regione di dimensioni macroscopiche, ad esempio, con volume dell’ordine del
dQ
! (P) = (1.8)
dV
Ω
dV
P
Figura 1.2
centimetro cubo, si passa a considerare regioni con sempre volumi più piccoli e si constata che il rapporto
!Q / !V in generale varia. Si vede pure, però, che quando !V diviene abbastanza piccolo (dimensioni
microscopiciche) il valore di !Q / !V tende a stabilizzarsi. La situazione non muta fino a quando !V
non si riduce a valori tanto piccoli da far apparire in maniera significativa la granularità della materia.
Affinché il limite sia calcolabile e la funzione ! = !( P) così definita abbia il grado di regolarità richiesta
dalla matematica, è necessario non spingersi oltre il livello precedentemente considerato, che è quello del
cosiddetto volume elementare “infinitesimo fisico”, ovvero non giungere al livello in cui la materia
manifesta la sua natura granulare.
Sia f = f ( P) una funzione definita in una regione di spazio ! . Si divida ! in un numero N di parti e
8
siano !V1 , !V2 ,..., !VN i loro volumi. Consideriamo per ogni regione il baricentro M i . Poniamo
I N = " i=1 f ( M i ) !Vi . Consideriamo, infine, la successione dei valori di I N che si ottengono aumentando
N
Quando accade che !" = !+ , risulta ! = 0 e si dice che la regione è localmente neutra.
Le densità ! + e ! " possono essere espresse in funzione delle densità numeriche delle
cariche elementari positive e negative delle due distribuzioni. Le densità numeriche di
cariche elementari positive n+ e negative n! sono definite come,
dN + dN !
n+ (P; t ) = , n! ( P; t) = (1.12)
dV dV
il numero N di regioni in cui ! è suddiviso. Sotto opportune ipotesi sul volume ! e sulla funzione f ,
che non sono affatto molto restrittive, la successione I N tende a un limite finito per N ! " (quando
N ! " il volume di ciascuna parte tende a zero). Tale limite si dice integrale di volume del campo
scalare f sulla regione ! e si scrive """ !
fdV = lim I N . Se l’integrale di volume non può essere
N#$
determinato analiticamente lo si può determinare numericamente in modo approssimato. Si suddivida la
regione ! in M parti “infinitesime” tali che su ciascuna parte la funzione f si possa ritenere
praticamente uniforme, e siano dV1 , dV2 ,..., dVM i volumi di tali parti. Allora si ha con buona
quindi
Si consideri in una regione in cui sono presenti correnti elettriche una generica
superficie (immateriale) S (aperta o chiusa), orientata arbitrariamente. In Figura 1.3 le
due possibili orientazioni della superficie sono indicate attraverso i due possibili versi
della normale: in Figura 1.3a la superficie è orientata con la normale che va dal basso
verso l’alto, invece in Figura 1.3b la stessa superficie è orientata con la normale che va
dall’alto verso il basso. Si “contino” le cariche elementari che attraversano la superficie
S concordemente con il verso prescelto per la normale. La carica elettrica netta dqS che
attraversa la superficie S orientata, ad esempio, come in Figura 1.3a, nell’intervallo di
tempo “fisicamente infinitesimo” (t,t + dt) è la somma di tutte le cariche elementari che
attraversano S nell’intervallo (t,t + dt)
dqS = ! i ( ± ) qi , (1.15)
dqS
iS ( t ) = (1.16)
dt
9
Gli esperimenti mostrano che gli effetti di una carica positiva in moto sono equivalenti a quelli di una
carica negativa in moto in verso opposto.
S S
n̂
n̂∗
(a) (b)
Figura 1.3
La (1.16) rappresenta il limite lim ( !qS / !t ) : si divide la carica !qS che attraversa la superficie S
10
!t"# t
nell’intervallo di tempo !t , centrato all’istante t , per lo stesso intervallo !t e si fa tendere !t
all’intervallo di tempo elementare infinitesimo fisico ! t . Partendo da un intervallo di tempo lungo, ad
esempio, di durata dell’ordine dei secondi, si passa a considerare intervalli di tempo di durata sempre più
piccoli e si constata che il rapporto !qS / !t in generale varia. Si vede pure, però, che quando !t diviene
abbastanza piccolo il valore di !qS / !t tende a stabilizzarsi. La situazione non muta fino a quando !t
non si riduce a valori tanto piccoli da far apparire in maniera significativa la granularità della materia.
Affinché il limite sia calcolabile e la funzione iS = i S ( t ) così definita abbia il grado di regolarità richiesta
dalla matematica, è necessario non spingersi oltre il livello precedentemente considerato, che è quello
dell’intervallo di tempo elementare “infinitesimo fisico”, ovvero non giungere al livello in cui la materia
manifesta la sua natura granulare.
11
Questa è una delle sei unità di misura fondamentali del Sistema Internazionale: il metro, il secondo, il
kilogrammo, l’ampere, il Kelvin e la candela. Il metro è l’unità di misura della lunghezza, il secondo è
l’unità di misura dell’intervallo di tempo, il kilogrammo è l’unità di misura della massa, il Kelvin è l’unità
di misura della temperatura termodinamica e la candela è l’unità di misura dell’intensità luminosa.
dqS = iS ( t ) dt (1.18)
qS ( t1 ,t 2 ) = ! i (t ) dt .
t2
(1.19)
t1
dS
v
θ
P n̂
v dt
Figura 1.4
12
È, ad esempio, il caso dei fasci elettronici nei tubi a raggi catodici o dei fasci di particelle negli
acceleratori di particelle. Tipiche correnti di questo tipo sono quelle legate rigidamente al moto di corpi
carichi (come, ad esempio, quelle associate ai movimenti di masse d’aria durante i temporali).
Con riferimento alla Figura 1.4, le cariche che attraversano la superficie “fisicamente
infinitesima”13, orientata, dS , nell’intervallo di tempo (t,t + dt) sono tutte e sole quelle
contenute nel cilindro obliquo di base dS , superficie laterale di direttrice parallela a v e
di lunghezza v dt . Infatti, le cariche esterne a questo volume o non incontrano mai dS o
non riescono a raggiungerla nell’intervallo (t,t + dt) . La quantità di carica che attraversa
dS nell’intervallo di tempo (t,t + dt) è allora:
dove d! è il volume del cilindro obliquo. Il volume del cilindro obliquo è uguale al
prodotto della sua lunghezza, per l’area della base, per il valore assoluto del coseno
dell’angolo che la normale alla base forma con la sua direttrice. Pertanto, nel nostro
caso si ha:
il simbolo “ ! ” sta ad indicare il prodotto scalare tra due vettori. Combinando le (1.20)
e (1.21) si ottiene che
Posto
J ! "v (1.23)
dqdS
= J ! n̂dS (1.24)
dt
13
Come al solito, con l’espressione “superficie fisicamente infinitesima” intendiamo una superficie
microscopica, quindi con dimensioni lineari molto più piccole delle dimensioni della regione
macroscopica in cui è presente la corrente, però sufficientemente grandi da garantire che la superficie sia
attraversata, istante per istante, da un numero elevatissimo di cariche elementari.
dqS
dt
= "" J ( P;t ) ! n̂ ( P ) dS .
S
(1.25)
Il vettore J definito dalla (1.23) è detto densità volumetrica di corrente nel punto P
all’istante t . Esso è un campo vettoriale. Nel Sistema Internazionale l’unità di misura
della densità volumetrica di corrente è “ ampere/metro 2 ” ( A / m ). Dunque, l’intensità di
2
corrente elettrica che attraversa una data superficie orientata è il flusso 15attraverso di
essa del campo di densità di corrente elettrica. Si noti come il segno di iS dipende dal
verso scelto arbitrariamente per la normale nˆ a S .
La (1.23) esprime la densità di corrente nel caso in cui i portatori di cariche siano
tutti della stessa specie e avessero tutti la stessa velocità. In caso contrario si ha
siano !S1 ,!S2 ,..., !S N le aree di tali superfici parziali. Consideriamo per ogni superficie il baricentro M i .
Poniamo I N = " i =1 f (M i ) !Si . Consideriamo, infine, la successione dei valori di I N che si ottengono
N
aumentando il numero N di parti in cui S è suddivisa. Sotto opportune ipotesi sulla superficie S e sulla
funzione f , che non sono affatto molto restrittive, la successione I N tende a un limite finito per N ! "
(quando N ! " le aree delle parti !Si tendono a zero). Tale limite si dice integrale di superficie del
campo scalare f sulla superficie S e si scrive !! fdS = lim I
S N "#
N . Se l’integrale di superficie non può essere
calcolato analiticamente lo si può calcolare numericamente in modo approssimato. Si suddivida la
superficie S in M parti “infinitesime” (su ciascuna parte infinitesima si può ritenere la funzione f
sostanzialmente uniforme), e siano dS1 ,dS2 ,..., dSM le aree di tali parti. Allora si ha con buona
!! fdS " # i =1 f (M i ) dSi dove M i è il baricentro di dSi . Se si aumenta il numero di
M
approssimazione S
15
Il flusso di un campo vettoriale A attraverso la superficie (aperta o chiusa) orientata S è l’integrale di
superficie esteso ad S della funzione scalare A ! n̂ dove n̂ è il versore normale alla superficie orientata
S.
per cui basterà che v! " v+ per avere J ! 0 . È quanto si verifica nei metalli e negli
elettroliti dove la corrente (detta di conduzione) è dovuta allo scorrimento relativo tra i
due portatori sostenuto, come poi vedremo, da campi di forze.
Conduttori metallici
rame ci sono circa 10 atomi che costituiscono il reticolo cristallino. Ciascun atomo
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liberi. Con elettroni liberi intendiamo gli elettroni che possano risentire dell’azione di
un campo elettrico esterno e quindi migrare nel reticolo del metallo su lunghezze
macroscopiche senza risentire del legame con i rispettivi atomi. Le altre particelle
cariche del materiale, gli ioni e i restanti elettroni, non sono in grado di migrare perché
legate al reticolo e, quindi, la loro velocità media è uguale a zero. In conseguenza di ciò
possiamo rappresentare il metallo come un reticolo di ioni positivi immobili in cui c’è
un “mare” di elettroni liberi in grado di migrare su lunghezze macroscopiche sotto
l’azione di un campo elettrico esterno 17.
16
Si consideri un elemento di volume fisicamente infinitesimo dV centrato nel punto P e i portatori di
carica, che supporremo tutti eguali, che nel generico istante t si trovano nell’elemento; si indichi con
N dV il loro numero. La velocità media dei portatori v ± è data da
! v (i ± )
N dV
v± = i=1
N dV
(±)
dove v i è la velocità dello i-esimo portatore di carica positiva che all’istante t si trova nell’elemento
dV .
17
In assenza di un campo elettrico esterno, gli elettroni liberi si muovono in maniera completamente
disordinata a causa dell’agitazione termica (con velocità dell’ordine di 100 km/s a temperature ordinarie).
Nei conduttori metallici solo gli elettroni liberi contribuiscono, dunque, alle correnti,
i portatori di carica positiva hanno velocità media uguale a zero. Di conseguenza si ha
J = !enel v el (1.29)
dove nel è la densità numerica di elettroni liberi e vel è la loro velocità media
( nel ! 1023 / cm3 ) .
I0
S
z
Figura 1.5
I0 = JzS (1.30)
dove
J z = !en0 vz , (1.31)
I0
vz = ! = !10 !6 m / s . (1.32)
en0 S
!6
La velocità è negativa ed è in modulo uguale a 10 m / s. La velocità associata
all’agitazione termica, a temperatura ambiente, è dell’ordine di 100 km/s .
♦
In conseguenza di ciò, il numero di ioni positivi e il numero di elettroni liberi che si trovano, mediamente,
3
in un cm sono uguali, la carica netta nel volume è zero e il campo elettrico macroscopico risulta essere
praticamente zero.
diS
Jn = (1.34)
dS
dS
n̂
P
Figura 1.7
Osservazione
La relazione (1.32) potrebbe essere considerata come la stessa definizione della densità
volumetrica di corrente: il rapporto tra l’intensità di corrente che attraversa la superficie
“fisicamente infinitesima” orientata di area dS centrata in P e l’area dS 18 varia al
variare della normale nˆ come la componente, secondo nˆ , di un vettore univocamente
individuato, la densità volumetrica di corrente J . Se la normale è parallela alla
direzione di migrazione delle cariche elettriche nell’intorno del punto P e ha lo stesso
verso, diS è positiva ed assume il valore massimo (se nˆ ha verso opposto alla direzione
di migrazione, diS è negativo e assume il valore minimo). Invece, se nˆ è ortogonale alla
direzione di migrazione, allora diS è uguale a zero. Siccome diS varia al variare del
punto P , J è un campo vettoriale.
♦
fissa la normale ˆn .
# !0 se P "SR ,
! (P) = $ (1.35)
%0 all’esterno di SR ,
dove
3 q
!0 = (1.36)
4" R 3
3
(il volume della sfera di raggio R è uguale a 4!R /3 ).
SR P0
R ⇒ P0 +
R→0
q>0
Figura 1.8
q = 4!R 3 " 0 /3 , resta finita! E’ come se avessimo concentrato tutta la carica q nel punto
P0 .
Questo risultato si estende immediatamente a situazioni più generali nelle quali la
forma della regione in cui è concentrata la carica q non è sferica e la carica non è
distribuita uniformemente se si osserva che nel limite in cui il volume V della regione
tende a zero, la distribuzione di carica tende ad essere uniforme, con densità
q
!0 = per V ! 0 . (1.37)
V
resta finito.
La carica puntiforme può variare nel tempo se una parte di essa (o l’intera carica) si
muove. Una carica puntiforme in moto dà origine a una corrente “puntiforme”. Il campo
di densità di corrente corrispondente è, ad un dato istante di tempo, ovunque diverso da
zero, ad eccezione del punto in cui la carica si trova in quell’istante, dove il campo di
densità di corrente ha modulo infinito; la direzione e il verso del campo sono quelli
della velocità della carica in quell’istante.
+ + + ++ + + + + Γ+
+ A
+ + + + + +Γ +
P +
+ + + γ
+ +P ⇒
+ + A→0 +
+ + dl +
+
+
Si consideri, ora, un tratto elementare del filo di cariche di lunghezza dl centrato nel
generico punto P dell’asse ! , Figura 1.9. La carica elettrica contenuta nel tratto
elementare di filo è data da
dQ = ! ( P ) ( Adl ) (1.39)
! ( P ) " A# ( P ) (1.40)
dQ = ! ( P ) dl (1.41)
" (P)
!0 ( P ) = (1.42)
A
all’interno filo e zero altrove. La distribuzione di carica con densità lineare ! definita
lungo la linea ! (l’asse del filo di carica) rappresenta questa distribuzione di densità di
carica volumetrica nel limite A ! 0 : in questo limite abbiamo una densità di carica
volumetrica “infinita” che occupa una regione di “volume zero” lungo l’asse del filo,
tuttavia la densità di carica lineare ! = " 0 A (la carica netta per unità di lunghezza) resta
finita !!! E’ come se avessimo compresso tutta la carica lungo l’asse del filo.
Nel Sistema internazionale la densità di carica lineare viene misurata in
“coulomb/metro” (C/m).
Per determinare la carica netta di un generico tratto del filo di cariche con assegnata
densità lineare non è necessario ricorrere all’integrale di volume della corrispondente
densità di carica volumetrica sul tratto in esame, è sufficiente considerare l’integrale di
linea della densità lineare lungo il corrispondente tratto dell’asse del filo (Figura 1.9).
Dalla (1.39) si ha che la carica elettrica netta lungo il tratto ! ( ! è una parte di ! o tutta
! ) è dato dall’integrale di linea19
Q! = # " ( P ) dl
!
(1.43)
Questo risultato si estende immediatamente a situazioni più generali nelle quali la carica
non è distribuita uniformemente nella sezione trasversale e la stessa sezione trasversale
non è uniforme lungo l’asse del filo se si osserva che nel limite in cui l’area A( P ) della
generica sezione trasversale tende a zero, la distribuzione di carica tende ad essere
uniforme su di essa, con densità
"( P )
!0( P ) = per A ! 0 . (1.44)
A (P )
Sia f = f ( P) una funzione definita su di una linea (chiusa o aperta) ! . Si divida ! in un numero N
19
tratti e siano !l1 , !l2 ,..., !lN le loro lunghezze. Consideriamo per ogni tratto il baricentro M i . Poniamo
I N = " i=1 f ( M i ) !li . Consideriamo, infine, la successione dei valori di I N che si ottengono aumentando
N
il numero N di tratti in cui ! è suddiviso. Sotto opportune ipotesi sulla linea ! e sulla funzione f , che
non sono affatto molto restrittive, la successione I N tende a un limite finito per N ! " (quando N ! "
la lunghezza di ciascun tratto tende a zero). Tale limite si dice integrale di linea del campo scalare f sulla
regione ! e si scrive "!
fdl = lim I N .
N#$
Se l’integrale di linea non può essere determinato analiticamente lo si può determinare numericamente in
modo approssimato. Si suddivida la linea ! in M parti con lunghezze “infinitesime” tali che su
ciascuna parte la funzione f si possa ritenere praticamente uniforme, e siano dl1 , dl2 ,..., dlM le lunghezze
dli . Se si aumenta il numero di tratti infinitesimi della partizione di ! tale somma cambia in modo
trascurabile.
zero: si ha che la densità di carica di volume è infinita sull’asse ! del filo, è uguale a
zero fuori dall’asse del filo e l’integrale
resta finito. La densità di carica lineare può variare nel tempo se le cariche distribuite
nella regione filiforme si muovono.
Γ
i( P )
t̂ Γ
A
P
J P ⇒
A→0
i ( P ) = J ( P ) ! t̂ ( P ) A (1.46)
i (P)
J(P) = t̂ ( P ) (1.47)
A
all’interno del filo e zero altrove. La corrente filiforme di intensità i definita lungo !
rappresenta questa distribuzione di densità di corrente volumetrica nel limite A ! 0 : in
questo limite abbiamo una densità di corrente volumetrica “infinita” che occupa una
regione di “volume zero” lungo l’asse del filo, tuttavia l’intensità di corrente i = J ! t̂A
resta finita! E’ come se avessimo compresso tutta la corrente lungo l’asse del filo.
Questo risultato si estende immediatamente a situazioni più generali nelle quali la
corrente non è uniformemente distribuita nella sezione trasversale del filo e la sezione
stessa non è uniforme lungo l’asse.
In generale, una corrente filiforme definita lungo ! rappresenta il limite di una
distribuzione di densità di corrente di volume definita in un filo che ha come asse la
linea ! , diretta lungo l’asse del filo, quando l’area della sezione trasversale del filo
tende a zero: si ha che il modulo della densità di corrente di volume è infinita sull’asse
! del filo, è uguale a zero fuori dall’asse del filo e
dQ = ! ( P ) ( hdS ) (1.49)
! ( P ) " h# ( P ) (1.50)
dQ = ! ( P ) dS . (1.51)
ξ
dS
+h /2 P h
+
−h /2 + +
+ +
Σ + +
+ +
+ ⇒ +
h →0
+ + ++ ++ Σ
h
+ + + + + +
+ +
+ + + ++ + P + + + + + + + +
+ + + +
++ ++ +
S
+ +
" (P)
!0 ( P ) = (1.52)
h
all’interno dello strato e zero altrove. La distribuzione di carica con densità superficiale
! definita sulla superficie ! rappresenta questa distribuzione di densità di carica
volumetrica nel limite h ! 0 : in questo limite abbiamo una densità di carica
volumetrica “infinita” che occupa una regione di “volume zero” lungo la superficie
mediana ! dello strato, tuttavia la densità di carica superficiale ! = " 0 h (la carica netta
per unità di superficie) resta finita ! E’ come se in questo caso avessimo spalmato tutta
la carica sulla superficie mediana ! dello strato di cariche. Nel Sistema internazionale
2 2
la densità di carica superficiale è misurata in “ coulomb/metro ” ( C/m ).
Per determinare la carica netta in una generica parte dello strato per assegnata densità
superficiale ! sulla superficie mediana non è necessario ricorrere all’integrale di
volume della corrispondente densità di carica volumetrica, è sufficiente considerare solo
l’integrale di superficie della densità superficiale sulla corrispondente parte della
superficie mediana (Figura 1.11). Dalla (1.49) si ha chela carica elettrica netta sulla
superficie S ( S è una parte o tutta la superficie mediana ! ) è
QS = "" ! ( P ) dS .
S
(1.53)
Questo risultato si estende immediatamente alle situazioni più generali nelle quali la
carica non è distribuita uniformemente nello spessore dello strato e lo strato non ha
spessore uniforme se si osserva che nel limite in cui lo spessore h(P ) tende a zero la
distribuzione di carica tende ad essere uniforme nello spessore,
" (P )
!0( P ) = per h ! 0 . (1.54)
h (P )
+ h /2
! ( P ) = lim ' "d% (1.55)
" #$ & h /2
h ( P )#0
resta finito; ! è la coordinata lungo l’asse parallelo alla normale alla superficie ! nel
punto P con l’origine nello stesso punto P , Figura 1.11.
i ( P ) = J ( P ) ! n̂ ( P ) ( hdl ) (1.56)
la (1.56) diventa
i ( P ) = K ( P ) ! n̂ ( P ) dl (1.58)
K(P)
J(P) = (1.59)
h
ξ
dl
+h /2 P n̂
+
h + +
−h /2 + +
Σ + +
+ + ⇒
+ h →0 Σ
h n̂
γ
P
Per determinare l’intensità di corrente che attraversa una generica sezione trasversale
orientata dello strato per assegnata densità di corrente superficiale K sulla superficie
mediana ! dello strato non è necessario ricorrere al flusso attraverso la sezione in
esame della corrispondente densità di corrente volumetrica, è sufficiente considerare
solo il flusso attraverso la linea che si ottiene dall’intersezione della sezione trasversale
con la superficie ! , orientata concordemente con l’orientazione della sezione
trasversale (Figura 1.12). Dalla (1.58) si ha che l’intensità di corrente netta che
attraversa la linea ! orientata, ad esempio, così come riportata in Figura 1.12 è
i! = #!
K " n̂dl (1.60)
+ h /2
K ( P ) = lim % Jd# (1.61)
J !" $ h /2
h ( P )!0
resta finito. Il campo di densità di corrente superficiale K può variare nel tempo, Figura
1.12.
(a) (b)
Figura 1.13
Si consideri una superficie orientata S , in generale aperta, nella regione di spazio in cui
è definito un generico campo vettoriale C ; il verso della normale nˆ è scelto in modo
arbitrario, Figura 1.14a. Il flusso del campo C attraverso un generico elemento
(superficie elementare) dS della superficie, d! , è uguale alla componente di C lungo
la normale alla superficie nel punto in cui essa è centrata, C ! nˆ , per l’area dS
dell’elemento,
d! = C ( P ) " n̂ ( P ) dS (1.64)
!S = ## C ( P ) " n̂ ( P ) dS .
S
(1.65)
In particolare, la superficie S può essere una chiusa. In questo caso si usa indicare
l’integrale di superficie con il simbolo ""S C(P ) ! nˆ (P ) dS (Figura 1.15).
C C C
P P Cn
n̂ n̂
dS dS
S
S
(a) (b)
Figura 1.14
!S
Cn S
= . (1.66)
AS
superficie
chiusa Σ
dS n̂
Figura 1.15
Può accadere che, pur essendo il campo C diverso da zero, il suo flusso attraverso
una qualsiasi superficie chiusa sia uguale a zero. Un campo vettoriale C si dice
conservativo rispetto al flusso se per ogni superficie chiusa ! (Figura 1.15), si ha che
## C ! n̂dS = 0 .
! "
(1.67)
Il flusso è una grandezza globale del campo vettoriale che dipende, oltre che dal
campo, anche dalla particolare superficie orientata scelta. Esiste una grandezza locale,
sempre legata al flusso, che non dipende dalla particolare superficie scelta, essa è la
divergenza del campo vettoriale. La divergenza di un campo vettoriale C , che si indica
con il simbolo ! " C , è un campo scalare così definito. Si consideri nella regione Ω in
cui il campo C è definito, una regione elementare di volume !" centrata in P e
limitata da una superficie chiusa regolare !" orientata con la normale rivolta verso
l’esterno. Si faccia contrarre la regione di volume !" attorno al punto P . Se il campo
vettoriale C è regolare nell’intorno del punto P il limite del rapporto
1
%% !$ C # ndS
!" !
(1.68)
per !" # 0 esiste ed è indipendente dalla particolare forma di !" . Per definizione
tale limite è la divergenza del campo vettoriale C nel punto P
1
! " C = lim '' #& C " ndS .
#$%0 #$ !
(1.69)
#C x #C y #Cz
!"C = + + . (1.70)
#x #y #z
Si consideri una curva orientata ! , in generale aperta, nella regione di spazio in cui è
definito un campo vettoriale C ; il verso del versore tangente tˆ è scelto in modo
arbitrario, Figura 1.16a.
L’integrale di linea del campo C lungo un generico elemento dl della linea, du , è
uguale alla componente di C lungo la tangente alla linea nel punto in cui essa è
centrata, C ! tˆ , per la lunghezza dl dell’elemento,
du = C ( P ) ! t̂ ( P ) dl . (1.72)
L’integrale di linea u! lungo l’intera curva ! è la somma dei contributi di tutte le linee
elementari che compongono ! ,
u! = # C ( P ) " t̂ ( P ) dl .
!
(1.73)
C B B
γ
t̂ C C γ
P
dl
t̂
P Ct
dl
A A
(a) (b)
Figura 1.16
In particolare, la curva può essere una linea chiusa ! , Figura 1.17. In questo caso
l’integrale di linea prende il nome di circuitazione del campo C lungo ! e si usa
# C ! t̂dl .
indicarlo con il simbolo !
"
t̂
Γ dl
Figura 1.17
u!
Ct !
= (1.74)
l!
!# C ! t̂dl = 0 .
"
(1.75)
1
$ !# C " t̂dl
!S !
(1.76)
per !S " 0 esiste ed è indipendente dalla particolare forma di !S , esso dipende solo
dal campo C e dalla normale n̂ . Si dimostra che tale limite varia al variare di n̂ come
la componente lungo la stessa normale di un campo vettoriale che per definizione è il
rotore di C nel punto P
1
(! " C ) # n̂ = $S%0 ' $& C # t̂dl .
$S !
lim (1.77)
% #C #C y ( % #C #C ( % #C y #C x (
! " C = x̂ ' z $ * + ŷ ' x $ z * + ẑ ' $ . (1.78)
& #y #z ) & #z #x ) & #x #y *)
Il modulo del rotore di un campo vettoriale è una circuitazione per unità di area. In
particolare dalla conoscenza del rotore del campo vettoriale C nel punto P possiamo
risalire alla circuitazione del campo stesso lungo una linea elementare chiusa d!
orientata che delimita la superficie elementare di area dS , centrata in P , orientata
secondo la normale n̂ concorde con il versore tangente t̂ secondo la regola del
cavatappi
U ( P ) ! U ( P0 )
(1.80)
d ( P, P0 )
20
La destra di P0 è definita dal verso di ŝ .
esiste e dipende solo dal campo scalare U e dalla direzione ŝ . Si dimostra che tale
limite varia al variare di ŝ come la componente lungo ŝ di un campo vettoriale che per
definizione è il gradiente di U nel punto P
U ( P ) $ U ( P0 )
(!U ) " n̂ = d ( P,lim . (1.81)
P )#0
0 d ( P, P0 )
Dalla conoscenza del gradiente del campo scalare U nel punto P possiamo risalire
alla variazione del campo stesso lungo la linea elementare di lunghezza dl , centrata in
P , orientata secondo il versore tangente t̂
dU = !U P "t̂ dl . (1.83)
Dalla (1.83) si ha che l’integrale di linea del gradiente di U lungo la linea orientata
A! B (orientata dal punto estremo A al punto estremo B ) è dato da
!$ !U " t̂dl = 0 .
#
(1.85)
! " !U = 0 (1.86)
per ogni campo scalare U . Da questa proprietà discende che un campo irrotazionale C
in tutto lo spazio può essere sempre espresso come il gradiente di un campo scalare
! = ! ( P ) (la scelta di inserire il segno meno è solo una convenzione), che prende il
nome di potenziale scalare del campo C ,
C = !"# . (1.87)
! " (! # A ) = 0 . (1.90)
C=!"A. (1.91)
A! = A + "# , (1.92)
!S = ## C " n̂dS .
S
(1.93)
!S = %% " # C $ n̂dS .
S
(1.94)
dove !S è la linea chiusa che orla la superficie S orientata con il versore tangente t̂
concorde con il versore normale n̂ secondo la regola del cavatappi. Dunque, come già
osservato, il flusso attraverso una superficie aperta di un campo conservativo rispetto al
flusso dipende solo dalla linea chiusa che delimita la superficie stessa. Per questa
ragione con riferimento a un campo conservativo rispetto al flusso si parla di flusso
concatenato con una linea chiusa.
!# A ! t̂dl = ## ($ % A ) ! n̂dS
21
Il teorema di Stokes (teorema del rotore) afferma che dove ! S è la
"S S
1.7 Principio della conservazione della carica per sistemi elettricamente chiusi
Qt = Q+ + Q! (1.96)
In un sistema elettricamente chiuso la carica elettrica totale non varia nel tempo.
♦
22
Un campo vettoriale è regolare all’infinito se tende a zero all’infinito in modo adeguatamente veloce.
Q1 ( t ) + Q2 ( t ) = Q0 (1.97)
dove Q0 è la carica totale contenuta nel sistema chiuso, che è costante nel tempo.
S0
S1
Ω1
Ω2
23
Ciò, in realtà, può accadere negli acceleratori di particelle dove le particelle elementari vengono
accelerate fino a velocità prossime a quelle della luce nel vuoto.
relativo, se cariche positive (negative) si spostano dalla regione !1 alla regione ! 2 e/o
cariche negative (positive) si spostano dalla regione ! 2 alla regione !1 , attraversando la
superficie S1 . In conclusione, la carica Q1, e di conseguenza la carica Q2 , variano
quando c’è una flusso netto di carica elettrica attraverso la superficie S1 , cioè, quando
c’è una corrente elettrica attraverso S1 .
Può anche accadere che, pur essendovi particelle cariche che attraversano la
superficie S1 , le cariche Q1 e Q2 non variano nel tempo. Il lettore cerchi di descrivere
una situazione in cui ciò si verifica.
1.8 Legge della conservazione della carica per sistemi elettricamente aperti.
Equazione di continuità
Nel precedente paragrafo è stata enunciata la legge della conservazione della carica
elettrica per sistemi elettricamente chiusi: la carica contenuta entro una data regione è
costante nel tempo se l’intensità di corrente che attraversa la superficie che la delimita è
uguale a zero. Quando, invece, la superficie è attraversata da corrente elettrica, la carica
elettrica, in generale, varia nel tempo (Figura 2.8).
1.8.1 Legge della conservazione della carica per regioni elettricamente aperte
Sia assegnata una distribuzione di cariche elettriche in moto nello spazio libero, con
densità volumetrica di carica ! = !( P;t) e densità volumetrica di corrente J = J( P;t) . Si
consideri una regione ! dello spazio, invariabile nel tempo, e si indichi con ! la
superficie chiusa che rappresenta la sua frontiera, orientata con la normale nˆ diretta
verso l’esterno, Figura 1.19.
L’intensità di corrente che attraversa la superficie orientata ! al generico istante t è
data da
i! ( t ) = !
## J " n̂dS (1.98)
!
La carica elettrica totale che al generico istante t si trova nella regione ! è data da:
n̂
Σ
Figura 1.19 La carica totale contenuta nella regione ! varia nel tempo in presenza di
una corrente elettrica attraverso la superficie chiusa ! .
dq! = i! ( t ) dt (1.100)
Per la conservazione della carica si ha che: la somma della variazione della carica
contenuta nella regione ! durante l’intervallo (t,t + dt ) , dQ! , e della quantità di carica
che attraversa la superficie orientata ! che delimita ! , dq! , è uguale a zero,
24
Con intervallo di tempo elementare intendiamo un intervallo “fisicamente infinitesimo”.
dQ#
i! ( t ) = " (1.103)
dt
Il segno “-” esprime il fatto che, nel caso di cariche positive uscenti da ! ( i! > 0 ) si
riscontra una diminuzione di Q! e cioè dQ! /dt < 0 . Infine, sostituendo nella (1.103) le
espressioni di i! e Q! in termini di ! e J date dalle (1.98) e (1.99) si ha
d
## J ( P;t ) ! n̂ ( P ) dS = $ dt ### % ( P;t ) dV
! " &
(1.104)
Osservazione
Si noti che la (1.103) vale anche quando sono presenti distribuzioni singolari: densità
lineari e superficiali di cariche, correnti filiformi e densità superficiali di corrente.
L’equazione (1.104) deve essere verificata per ogni superficie ! e quindi per ogni !.
E’ necessario che la (1.104) sia effettivamente imposta per ogni superficie chiusa?
Siccome una qualsiasi regione finita dello spazio può essere sempre decomposta in
regioni elementari, basta imporre che la (1.104) sia verificata per ogni possibile regione
elementare affinché essa sia verificata per una generica regione finita. Come
verificheremo tra poco bisogna distinguere tra le regioni in cui le distribuzioni di carica
e di corrente sono regolari e le regioni in cui abbiamo distribuzioni singolari.
%&
##
! d"
J ! n̂dS = $ ###
d' % t
dV (1.105)
n̂
P dΣ
dΩ
Figura 1.20
!" !"
$$$ d# ! t
dV =
!t ( P;t ) d# (1.106)
1 &'
$
!$
d! d#
J " n̂dS = % .
&t
(1.107)
1
$$ d# J " n̂dS = % " J
d! ! ( P;t ) . (1.108)
!"
= #$ % J . (1.109)
!t
Questa relazione, detta equazione di continuità della corrente, esprime il principio della
conservazione della carica in forma locale, mentre la (1.104) esprime in forma integrale.
La (1.109) mette in relazione i valori di J e !" /!t nel generico punto P e i valori di J
nei punti vicini a P .
Quale è il significato fisico della (1.109)? Per definizione di ! " J , (! " J) d#
rappresenta proprio il flusso di J attraverso la superficie !" che delimita la regione
elementare d! centrata nel punto P . Se moltiplichiamo ambo i membri della (1.109)
per d! si ottiene proprio la legge della conservazione della carica per la regione
elementare d! delimitata dalla superficie elementare !" .
Osservazione
Integrando ambo i membri della (1.109) su un volume finito ! variabile nel tempo e
applicando il teorema di Gauss 25 (teorema della divergenza) si ottiene di nuovo
l’equazione (1.104).
♦
L’equazione di continuità (1.109) vale solo nelle regioni in cui il campo di densità di
corrente è regolare. Come tra poco vedremo in presenza di una distribuzione di carica
con densità superficiale la componente normale del campo di densità di corrente è
discontinua.
Si assuma che su una superficie S! sia definita una densità di carica superficiale ! .
Si imponga la conservazione della carica per una superficie chiusa elementare !" di
tipo cilindrica, con la superficie laterale dSL di area trascurabile rispetto26 alla area dS
di ciascuna base e con le due basi poste rispettivamente da ambo i lati della superficie
S! , Figura 2.10a. La superficie !" è centrata nel generico punto P della superficie S! .
In altre parole, consideriamo una “monetina” tagliata longitudinalmente a metà da S! 27.
Le normali nˆ 1 e nˆ 2 alle due basi dS1 e dS2 della monetina sono orientate come indicato
in Figura 2.10a, cioè in modo che risultino uscenti dalla superficie chiusa !" . Inoltre,
indichiamo con dS! la parte di S! che taglia la monetina. Le superfici dS1 , dS2 e dS!
sono superfici fisicamente infinitesime di area dS .
25
Il teorema di Gauss (teorema della divergenza) afferma che ## ! "V A ! n̂dS = ###V $ ! Adv dove !V è la
frontiera della regione V con la normale nˆ rivolta verso l’esterno: il flusso di un generico campo
vettoriale A attraverso la superficie chiusa !V è uguale all’integrale di volume della divergenza di A
esteso alla regione V .
26
L’area della superficie laterale dSL è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a dS .
27
Nel seguito ci riferiremo a una superficie elementare di questo tipo come a una “superficie di tipo M”.
Il ricorso a questo tipo di superfici elementari è suggerito dalla necessità di studiare il comportamento del
campo nelle immediate vicinanze di S! , da entrambi i lati.
dS1 n̂1 1 n̂
P P
2
dSσ Sσ
dS2
Sσ n̂ 2
(a) (b)
Figura 1.21 Superficie elementare di tipo “M”
dQd"
##
! d"
J ! n̂dS = $
dt
(1.110)
##
! d"
J ! n̂dS = ##
dS1
J ! n̂1dS + ##
dS2
J ! n̂ 2 dS + ##
dSL
J ! n̂ L dS . (1.112)
"" dS1
J ! n̂1dS = J1 ! n̂1dS , "" dS2
J ! n̂ 2 dS = J 2 ! n̂ 2 dS (1.113)
avendo indicato con J1 e J2 i valori dei campi rispettivamente sulle due basi. Essendo
l’altezza del cilindro !" un infinitesimo, J1 e J2 sono, rispettivamente, i valori del
##
! J ! n̂dS = ( J1 ! n̂1 + J 2 ! n̂ 2 ) dS (1.114)
d"
#$
J1 ! n̂1 + J 2 ! n̂ 2 = " (1.115)
#t
La derivata totale rispetto al tempo diventa derivata parziale perché ! e quindi Qd!
dipendono anche dal punto. Scelta ora la normale nˆ ad S! nel punto P coincidente con
nˆ 1 (Figura 1.21b) si ha nˆ 1 = nˆ e nˆ 2 = !nˆ e quindi, dalla (1.115)
#$
(J1 ! J2 ) " nˆ = ! (1.116)
#t
"#
J n1 ! J n2 = ! . (1.117)
"t
Questo risultato costituisce un nuovo enunciato, in forma locale, della legge della
conservazione della carica in corrispondenza di distribuzioni di cariche con densità
superficiale e afferma: in corrispondenza delle superfici su cui è distribuita una carica
superficiale con densità ! , il campo di densità di corrente presenta una discontinuità
nella componente normale alla superfici; la differenza tra i valori della componente
normale di J , considerati dall’uno e dall’altro lato delle superfici, è uguale (a meno del
segno) alla derivata parziale rispetto al tempo di ! nel punto considerato.
Osservazione
ρ, J
Figura 2.1
1
Un campo vettoriale, tendente a zero all’infinito, è completamente determinato quando sono noti, in
ogni punto dello spazio, la sua divergenza e il suo rotore (teorema di Helmholtz).
- 48 -
flussi attraverso superfici chiuse e le circuitazioni del campo elettrico e del campo
magnetico.
La legge di Gauss per il campo elettrico governa il flusso del campo elettrico attraverso
una qualsiasi superficie chiusa ! . Si ha che per ogni superficie chiusa !
$$ ! E " n̂dS = Q
! #
0 % (2.1)
superficie
chiusa Σ regione Ω
racchiusa da Σ
C n̂
ρ = ρ(P;t ) ρ=0
dS n̂
(a) (b)
Figura 2.2
Il flusso del campo magnetico attraverso una generica superficie chiusa ! è uguale a
zero
## B ! n̂dS = 0
! "
(2.3)
Osservazione
C’è una conseguenza molto importante della legge (2.3). Si considerino due superfici
aperte S1 e S2 che abbiano lo stesso orlo ! , e le si orientino come illustrato in Figura
2.3; il verso della normale a S1 , nˆ 1, e il verso della normale a S2 , nˆ 2 , sono scelti in
modo concorde. Indichiamo con !1 e ! 2 il flusso del campo magnetico attraverso le
superfici S1 e S2 , rispettivamente,
!1 = ##
S1
B " n̂1dS , !2 = ## S2
B " n̂ 2 dS (2.4)
n̂1
n̂
S1
S2
Figura 2.3
L’unione delle due superfici aperte S1 e S2 forma una superficie chiusa che indichiamo
con ! ; orientiamo la superficie ! scegliendo come verso per la normale nˆ quello
uscente. Consideriamo, ora, il flusso del campo magnetico attraverso la superficie ! .
Per la proprietà additiva dell’integrale di superficie si ha che
##
! "
B ! n̂dS = ## B ! n̂dS + ## B ! n̂dS
S1 S2
(2.5)
##
! "
B ! n̂dS = ## B ! n̂1dS $ ## B ! n̂ 2 dS =%1 $ %2 = 0
S1 S2
(2.6)
n̂
Γ
Figura 2.4
dove S è una generica superficie aperta che ha come orlo la linea chiusa ! , nˆ è il
versore normale alla superficie orientato concordemente con il verso di percorrenza
scelto per ! secondo la regola della “mano destra”, Figura 2.4. La “sorgente” per la
circuitazione del campo elettrico lungo ! è il flusso attraverso una superficie aperta che
ha come orlo ! della derivata parziale rispetto al tempo, con il segno cambiato, del
campo magnetico. Se la linea ! è invariabile nel tempo, lo è anche la superficie S , e la
legge (2.7) si può scrivere come
d% "
!# "
E ! t̂dl = $
dt
(2.8)
dove
!" = $$ B # n̂dS
S
(2.9)
Osservazione
Si considerino due superfici aperte S1 e S2 che abbiano come orlo la curva chiusa ! , e
le si orientino concordemente con il verso di ! , Figura 2.3. Dalla legge di Faraday-
Neumann si ha che
d
!# " E ! t̂dl = $ dt ##S1 B ! n̂1dS (2.10)
e
d
!# " E ! t̂dl = $ dt ##S2 B ! n̂2 dS (2.11)
quindi
##
! "
B ! n̂dS = costante . (2.13)
necessariamente uguale a zero perché c’è almeno un istante in cui il campo magnetico è
stato uguale a zero.
♦
2.1.4 Legge di Ampere-Maxwell
Osservazione
♦
Tabella 2.1 Equazioni di Maxwell nel vuoto e legge della conservazione della carica in forma integrale
per distribuzioni di cariche e correnti volumetriche.
1
## E ! n̂dS = $ ###
! "
0
&
%dV per ogni superficie chiusa !
%B
!#"
E ! t̂dl = $ ##
S %t
! n̂dS per ogni linea chiusa !
##
! "
B ! n̂dS = 0 per ogni superficie chiusa !
& %E )
!#"
B ! t̂dl = µ0 ## ( j + $ 0
S'
+ ! n̂dS per ogni linea chiusa !
%t *
%&
## " j ! n̂dS = $ ###' % t dV per ogni superficie chiusa !
!
Nella Tabella 2.1 le equazioni di Maxwell in forma integrale per distribuzioni
volumetriche di cariche e correnti sono riassunte insieme alla legge di conservazione
della carica. A differenza del campo elettromagnetico per il campo di densità di corrente
non c’è nessuna indicazione sulla circuitazione. Le equazioni che governano il campo
elettrico sono accoppiate a quelle che governano il campo elettrico attraverso le
variazioni nel tempo del campo magnetico e del campo elettrico. In condizioni
stazionarie i due insiemi di equazioni si disaccoppiano.
La legge di Gauss in forma integrale (2.1) deve essere verificata per ogni superficie
chiusa ! . E’ evidente che possiamo procedere in modo analogo a come abbiamo
proceduto con la legge della conservazione della carica, § 1.7.2. Siccome una qualsiasi
regione finita dello spazio può essere sempre decomposta in regioni elementari, è
sufficiente imporre che la (2.36) sia verificata per la superficie chiusa d! che delimita
la generica regione di spazio elementare d! centrata nel generico punto P , affinché sia
verificata per una generica superficie chiusa (Figura 1.20). Allora, applicando la (2.36)
alla regione elementare, si ottiene
1
##
! d"
E ! n̂dS =
$0 ###
d&
%dV . (2.20)
Essendo
e (definizione di divergenza)
##
! d"
E ! n̂dS
= %!E (2.22)
P
d$
dalla (2.20) si ha immediatamente
1
!"E = # %. (2.23)
$0
Questa è la legge di Gauss in forma locale nelle regioni in cui il campo elettrico è
continuo. La continuità delle componenti del campo elettrico è necessaria, altrimenti
perde di significato l’operazione di divergenza. Ricordiamo che la divergenza coinvolge
le derivate parziali delle componenti del campo rispetto alle coordinate (in un assegnato
sistema di coordinate). Quale è il significato fisico della (2.23)? Per definizione di
divergenza ( ! " E ) d# rappresenta proprio il flusso di E attraverso la superficie chiusa
d! che delimita d! con la normale nˆ rivolta verso l’esterno. Se moltiplichiamo
scalarmente ambo i membri della (2.30) per nˆ dS si ottiene proprio la legge di Gauss
applicata alla superficie elementare chiusa d! .
Nelle regioni in cui è assente carica elettrica le densità di carica è zero e la
divergenza del campo elettrico è zero, quindi in queste regioni il campo elettrico è
solenoidale. Si noti che il fatto che il campo elettrico sia solenoidale in alcune regioni
non implica affatto che esso sia conservativo rispetto al flusso. Affinché un campo sia
conservativo rispetto al flusso deve essere solenoidale in tutto lo spazio.
Possiamo ripetere il ragionamento appena svolto applicandolo alla legge (2.3). Nelle
regioni in cui il campo magnetico è continuo si ha
!"B = 0 (2.24)
Il campo magnetico è un campo solenoidale ovunque nello spazio.
Un campo conservativo rispetto al flusso è solenoidale ovunque nello spazio; un
campo solenoidale ovunque nello spazio è conservativo rispetto al flusso. Ovviamente,
se il campo è solenoidale solo in una parte dello spazio non è conservativo rispetto al
flusso.
Consideriamo, ora, la legge di Faraday-Neumann (2.7). Essa deve essere verificata per
ogni linea chiusa. Quindi, ripetendo il ragionamento svolto per la legge di Gauss, basta
imporre la (2.7) per la linea chiusa !"n che orla la generica superficie aperta elementare
dSn centrata in un generico punto P (Figura 2.6) affinché essa sia verificata per una
generica linea chiusa. Si noti che una volta fissato il punto P in cui la superficie è
centrata, la forma e la dimensione della superficie elementare non abbiamo ancora
individuato unicamente tale superficie, bisogna assegnare anche la direzione e il verso
della sua normale. Per questa ragione abbiamo utilizzato il pedice “ n ” nel simbolo
“ dSn ” usato per indicare l’elemento di superficie.
Applichiamo la (2.7) alla superficie chiusa elementare dSn ,
%B
!#d" n
E ! t̂dl = $ #
dSn %t
! n̂dS (2.25)
ΔΓ
P
dS n̂
Figura 2.5
!B !B
## dSn ! t
" n̂dS =
!t
" n̂dSn (2.26)
dalla (2.25) si ha
1 %B
dSn !#d" n
E ! t̂dl = $
%t
! n̂ . (2.27)
E ! t̂dl = ( $ % E ) ! n̂ .
1
dSn !# d" n
P (2.28)
Per definizione di superficie elementare (!B / !t) " nˆ è sostanzialmente uniforme su dSn .
2
Consideriamo, ora, la legge di Ampere-Maxwell (2.14). Essa deve essere verificata per
ogni linea chiusa. Quindi, ripetendo il ragionamento appena svolto per la legge Faraday-
Neumann si ha
% # (
! " B = µ0 ' j + ( $ 0 E) * . (2.33)
& #t )
Questa è la legge di Ampere-Maxwell in forma locale nelle regioni in cui il campo
magnetico è continuo. Quale è il significato fisico della (2.33)? Per definizione di
rotore, (! " B) # nˆ dS rappresenta proprio la circuitazione di B lungo il bordo della
superficie elementare aperta dS di normale nˆ . Se moltiplichiamo scalarmente ambo i
membri della (2.33) per nˆ dS si ottiene proprio la legge di Ampere-Maxwell applicata al
contorno della superficie elementare dS .
In condizioni stazionarie la (2.33) diventa
! " B = µ0 j . (2.34)
Questa è la legge di Ampere in forma locale nelle regioni in cui il campo magnetico è
continuo.
L’equazione (2.23) vale solo nelle regioni in cui il campo elettrico è continuo. In
presenza di una distribuzione di carica con densità superficiale la componente normale
del campo elettrico è discontinua.
1 n̂
P
2
Sσ
Figura 2.6
Si assuma che su una superficie S! sia definita una densità di carica superficiale ! .
Si imponga la legge di Gauss (2.1) per una superficie elementare di tipo “M”, vedi la
Figura 1.21. Ragionando come per la conservazione della carica, § 1.7.2 si ottiene
#
( E1 ! E2 ) " n̂ = (2.35)
$0
dove nˆ è la normale alla superficie S! orientata in modo tale che va dalla parte “2”
verso la parte “1”, Figura 2.6. Indicando con E n1 = E1 ! nˆ e E n 2 = E2 ! nˆ le componenti di
E1 e E 2 lungo la normale nˆ , la (2.87) può essere anche scritta in questo modo,
"
En1 ! En2 = (2.36)
#0
Questo risultato costituisce un nuovo enunciato, in forma locale, della legge di Gauss in
corrispondenza di distribuzioni di cariche con densità superficiale e afferma: nei punti
del campo elettrico in cui sia presente una carica distribuita con densità superficiale ! ,
il campo elettrico presenta una discontinuità nella componente normale alla superficie
su cui è distribuita la carica; la differenza tra i valori della componente normale di E ,
considerati dall’uno e dall’altro lato di questa superficie, è uguale, a meno del fattore
1/!0 , ! nel punto considerato.
L’equazione (2.24) vale solo nelle regioni in cui il campo magnetico è continuo. Ora
faremo vedere che la componente normale del campo magnetico a una generica
superficie è sempre continua.
1 n̂
P
2
S
Figura 2.7
Sia S una generica superficie. Si imponga la legge di Gauss per il campo magnetico
(2.3) ad una superficie elementare di tipo “M”, vedi la Figura 2.10. Ragionando come
per la legge di Gauss per il campo elettrico, si ottiene immediatamente
( B1 ! B2 ) " n̂ = 0 (2.37)
dove nˆ è la normale alla superficie S , Figura 2.7. Indicando con Bn1 = B1 ! nˆ e
Bn2 = B 2 ! nˆ le componenti di B1 e B 2 lungo la normale nˆ la (2.37) può essere anche
scritta in questo modo,
Bn1 = Bn2 (2.38)
Questo risultato costituisce un nuovo enunciato, in forma locale, della legge di Gauss
per il campo magnetico in corrispondenza di una generica superficie e afferma: la
componente normale del campo magnetico è continua in corrispondenza di qualsiasi
superficie.
La legge (2.30) vale solo nei punti in cui il campo elettrico è continuo. Ora faremo
vedere che la componente tangente del campo elettrico a una generica superficie è
sempre continua.
Consideriamo una generica superficie S e una linea rettangolare elementare !"
orientata (ad esempio, in verso orario), come del tipo indicato in Figura 2.8a, centrata
nel generico punto P , tale che l’altezza dh sia trascurabile rispetto alla lunghezza dl
delle basi3; indichiamo con dl1 e dl2 i tratti elementari di base e con dh1 e dh2 i tratti
elementari di altezza. D’ora in poi, chiameremo queste curve “linee T”. Indichiamo con
3
L’altezza è un infinitesimo di ordine superiore rispetto alla lunghezza.
%B
!# d"
E ! t̂dl = $ ##
dS %t
! ndS . (2.39)
!#d"
E ! t̂dl = #
dl1
E ! t̂dl + # E ! t̂dl + # E ! t̂dl + # E ! t̂dl
dh1 dl2 dh2
(2.41)
" dl1
E ! t̂dl = E1 ! t̂1dl , "
dl2
E ! t̂dl = E2 ! t̂ 2 dl , (2.42)
dove tˆ1 e tˆ2 sono, rispettivamente, i versori tangenti i tratti elementari dl1 e dl2 , avendo
indicato con E1 e E 2 i valori del campo elettrico lungo le due basi elementari. Essendo
l’altezza del rettangolo un infinitesimo, E1 e E 2 sono, rispettivamente, i valori del
campo elettrico in corrispondenza del punto P , dall’uno e dall’altro lato della superficie
S.
dS
n̂ t̂ 1 dh1
P dl2 n̂
dl1 1 t̂
t̂ 2
t̂ P
dh2 ΔΓ m̂ 2
m̂ S
S
(a) (b)
Figura 2.8 Linee di tipo “T”.
!# d"
(
E ! t̂dl = E1 ! t̂1 + E2 ! t̂ 2 dl) (2.43)
E1 ! t̂1 + E2 ! t̂ 2 = 0 (2.46)
La (2.46) può essere così riscritta
t̂ ! ( E1 " E2 ) = 0 (2.47)
dove tˆ è la tangente alla superficie S nel punto P orientata concordemente con il
versore tˆ1, Figura 2.8b. Indicando con E t1 = E1 ! ˆt e E t 2 = E2 ! ˆt le componenti di E1 e
E 2 lungo la tangente tˆ , la (2.47) può essere anche scritta in questo modo,
Et1 = Et 2 . (2.48)
Riassumendo, possiamo affermare che in corrispondenza dei punti di una generica
superficie le componenti del campo elettrico tangenziali ad essa si mantengono continue
nel passaggio da un lato all’altro della superficie stessa (anche in corrispondenza di
distribuzioni con densità superficiali).
Questo risultato costituisce un nuovo enunciato, in forma locale, della legge di
Faraday-Neumann in corrispondenza di una generica superficie e afferma: la
componente tangenziale del campo elettrico a qualsiasi superficie è continua.
Osservazione
Sia nˆ il versore normale alla superficie S nel punto P orientato in modo tale nˆ = tˆ ! m
ˆ,
Figura 2.8. E’ evidente, allora, che
t̂ = m̂ ! n̂ (2.52)
Sostituendo la (2.52) nella (2.47) si ha
( m̂ ! n̂ ) " ( E1 # E2 ) = 0 (2.53)
Essendo per una nota identità vettoriale4 (m 1
ˆ " [nˆ ! (E
ˆ ! nˆ ) " (E # E ) = m2 1 # E 2 )] , la (2.53)
diventa
m̂ ! $% n̂ " ( E1 # E2 ) &' = 0 (2.54)
Siccome la (2.47) deve essere verificata per ogni versore tangente tˆ , la relazione (2.54)
deve essere verificata per qualsiasi versore m
ˆ . Ciò è possibile se e solo se
n̂ ! ( E1 " E2 ) = 0 . (2.55)
L’utilità della forma (2.55) è nel fatto che si fa di nuovo riferimento al versore
normale alla superficie, così come nei casi precedenti. Moltiplicando vettorialmente il
campo E1 per nˆ si ottiene la componente tangente di E1 ruotata di 90 gradi in senso
antiorario attorno alla normale; analogamente per il campo E 2 . Allora, la (2.55) dice che
4
A! B "C = A " B ! C .
La legge (2.33) vale solo nei punti in cui il campo magnetico è continuo. Ora
determineremo la legge che governa la componente tangenziale del campo magnetico in
prossimità di una distribuzione di densità superficiale di corrente.
dS
n̂ dh1
P
t̂ 1 dl2 JS n̂
dl1 1 t̂
t̂ 2
t̂
dh2 P
ΔΓ m̂ 2
m̂ S
Sσ
(a) (b)
Figura 2.9 Linee di tipo “T”.
!$"#
(
B ! t̂dl = B1 ! t̂1 + B2 ! t̂ 2 dl) (2.59)
I contributi dei lati dh1 e dh1 sono trascurabili perché infinitesimi di ordine superiore.
Sostituendo le (2.57)-(2.59) nella (2.56) e ricordando che dS = dh ! dl si ottiene
B1 ! t̂1 + B2 ! t̂ 2 = µ0 ( k + dhE ) ! m̂ (2.60)
E’ evidente allora che dhE , in modulo, è infinitesimo rispetto a k e quindi, dhE è
trascurabile rispetto a k . Allora dalla (2.60) si ottiene:
B1 ! t̂1 + B2 ! t̂ 2 = µ0 k ! m̂ (2.61)
La (2.61) può essere così riscritta
t̂ ! ( B1 " B2 ) = µ0 k ! m̂ (2.62)
dove tˆ è la tangente alla superficie S! nel punto P orientata concordemente con il
versore tˆ1, Figura 2.19. Indicando con Bt1 = B1 ! ˆt e Bt2 = B 2 ! ˆt le componenti di B1 e
B 2 lungo la tangente tˆ , la (2.62) può essere anche riscritta in questo modo,
Bt1 ! Bt 2 = µ0 k " m̂ (2.63)
Questo risultato costituisce un nuovo enunciato, in forma locale, della legge di
Ampere-Maxwell in corrispondenza di una superficie S! su cui è definita una
distribuzione con densità superficiale di corrente k e afferma: la variazione nel
passaggio dall’una all’altra faccia di S! della componente di B secondo una generica
direzione tangente a S! è uguale, a meno del fattore µ0 , alla componente di k lungo la
direzione ortogonale alla direzione tangente considerata.
Tabella II: Equazioni di Maxwell nel vuoto in forma locale ed equazione di continuità
n̂
1
$ #
!"E=# nˆ ! (E1 " E2 ) =
%0 $0
$B
!"E=# nˆ ! (E1 " E2 ) = 0
$t
!"B =0 nˆ ! (B1 " B2 ) = 0
$E
! " B = µ0 j + µ0# 0 n̂ ! ( B1 " B2 ) = µ0 k
$t
$% #$
!"J=# nˆ ! (J1 " J2 ) = "
$t #t
Osservazione
Siccome la (2.66) deve essere verificata per ogni versore tangente tˆ , la relazione (2.66)
deve essere verificata per qualsiasi versore m
ˆ . Ciò è possibile se e solo se è verificata la
(2.64).
La (2.64) dice, allora, che la differenza tra la componente tangente di B1 ruotata di
90 gradi in verso antiorario attorno alla normale nel generico punto P di S! e la
componente tangente di B 2 ruotata sempre di 90 gradi in verso antiorario attorno alla
normale nello stesso punto è uguale, a meno del fattore µ0 , al valore del campo di
densità di corrente superficiale in quel punto.
♦
L’integrale di linea del campo elettrico lungo una generica curva orientata ! è, per
definizione, la tensione elettrica lungo ! , Figura 2.5a,
v! = #!
E " t̂dl (2.67)
v! 1 = #
!1
E " t̂1dl , v! 2 = # !2
E " t̂ 2 dl . (2.68)
!#
"
E ! t̂dl = #$1
E ! t̂dl + # E ! t̂dl
$2
(2.69)
!#
"
E ! t̂dl = #
$1
E ! t̂1dl % # E ! t̂ 2 dl = v$ 1 % v$ 2 .
$2
(2.70)
B B
t̂
γ γ1
t̂ t̂ 1
A
γ2 t̂ 2
A
(a) (b)
Figura 2.5
# E " t̂dl
E! = !
!
(2.74)
3.1 Conduttori
conduttore
E Em
J B J J
1
Ciascuna carica positiva è composta da un nucleo atomico e dagli elettroni legati al nucleo. La carica
netta risultante è positiva perché mancano alla struttura atomica gli elettroni liberi, che sono proprio quelli
in grado di muoversi su dimensioni macroscopiche all’interno del reticolo.
Studiando il moto degli elettroni liberi sotto l’azione della forze di Lorentz e degli
urti anelastici si ottiene l’espressione della conducibilità elettrica in funzione delle
caratteristiche fisiche del materiale,
nel
! = e2 " (3.2)
me
2
Il campo di densità di corrente e il campo elettrico sono paralleli.
j f = ! ( E + V " B + Em ) (3.4)
3.2 Dielettrici
Gli atomi e le molecole di un dielettrico, pur essendo globalmente neutre, sono formate
da portatori di cariche dei due segni, legate a posizioni di equilibrio da intense forze di
richiamo che permettono loro solo piccoli spostamenti.
In un dielettrico ideale sono assenti cariche e correnti elettriche libere. Nei
conduttori, le cariche elettriche libere possono compiere spostamenti macroscopici ed
essere quindi separate macroscopicamente; nei dielettrici i portatori restano legati alle
rispettive posizioni di equilibrio (a meno di piccoli spostamenti) e la separazione
macroscopica è impossibile (a meno che non siano presenti intensi campi elettrici in
grado di rompere i forti legami tra i portatori di carica come, ad esempio, si verifica
nelle scariche elettriche).
In condizioni di equilibrio, in assenza di cause che influiscano sulla distribuzione
delle cariche macroscopiche, il campo elettrico macroscopico prodotto da un dielettrico
è uguale a zero, poiché i contributi delle distribuzioni di carica opposte si bilanciano tra
loro. Se il corpo viene immerso in un campo elettrico, i portatori positivi sono sollecitati
da forze dirette nel senso del campo, quelli negativi da forze dirette in senso opposto.
Gli spostamenti risultanti sono piccoli, dell’ordine delle dimensioni atomiche o
molecolari, ma la distribuzione di carica viene alterata rispetto a quella di equilibrio,
contribuendo così a modificare in modo apprezzabile il campo elettrico che l’ha
generata. In queste condizioni, il dielettrico si dice polarizzato elettricamente.
modulo e ha verso opposto alla forza che agisce sulla carica negativa 3. Pur essendo il
risultante del sistema di forze che agiscono sul dipolo uguale a zero, il momento di
questo sistema di forze è diverso da zero, Figura 3.2b. La coppia del momento del
sistema di forze che agiscono sul dipolo è data da
C=p!E (3.6)
Dunque, il dipolo elettrico immerso in un campo elettrico uniforme non si sposta ma
ruota, se libero da ulteriori vincoli, fino ad allinearsi con il campo elettrico: quando il
momento di dipolo è allineato con il campo elettrico la coppia è uguale a zero, Figura
3.2c. Esistono due configurazioni di equilibrio con coppia nulla: una con p ed E
equiversi (paralleli) e una con p ed E in verso opposto (antiparalleli). Solo la prima
posizione di equilibrio è stabile: se infatti si sposta, con una piccola frazione, il dipolo
dalla sua posizione di equilibrio, è facile vedere che nel primo caso tende a tornare nella
posizione iniziale, mentre nel secondo tende ad allontanarsene.
p0
baricentro delle
cariche positive e negative baricentro −
cariche negative − +8e −
− − − −
+1e − × − +1e
− − − − × − −
−
− +8e − − +8e− − −
− −× − −
− − − − baricentro
− − cariche positive
(a) (b)
Figura 3.3 (a) Una molecola di ossigeno con momento di dipolo uguale a zero; (b) una molecola d’acqua
con momento di dipolo permanente p 0 .
3
La forza risultante su un dipolo elettrico elementare in un campo elettrico non uniforme è diversa da
zero: infatti, a causa della non uniformità del campo la forza che agisce sulla carica positiva è diversa sia
in modulo che in direzione da quella che agisce sulla carica negativa.
campo elettrico (è il caso, ad esempio, della molecola di ossigeno, della mica, della
paraffina, dell’idrogeno, dei gas nobili). L’ordine di grandezza del momento dei dipoli
permanenti corrisponde al prodotto della carica dell’elettrone per una frazione del
“raggio” atomico (10! 10 m) .
− −
+1e
− −
E=0 E≠0
Figura 3.4 Atomo apolare: un campo elettrico induce un momento di dipolo elettrico.
pi
p
E=0 E≠0
Figura 3.5
Consideriamo, ora, il caso di molecole o atomi polari. In assenza di cause esterne che
influiscano sulla orientazione dei singoli dipoli, il momento di dipolo netto nel volume
elementare è mediamente uguale a zero a causa dell’agitazione termica dovuta alla
temperatura (assoluta) diversa da zero del materiale. Solo in presenza di un’agente
“esterno” come, ad esempio, un campo elettrico è possibile fare assumere ai singoli
dipoli permanenti una stessa direzione e, quindi, avere un momento di dipolo netto per
l’elemento di volume diverso da zero, Figura 3.5. Questo meccanismo di polarizzazione
prende il nome di polarizzazione per orientazione.
p p +q
p1
p2 d
−q
(a) (b) (c)
Figura 3.6
Il momento di dipolo medio è uguale a zero se i singoli dipoli, che si trovano nella
regione elementare, sono orientati in modo casuale. Il modello macroscopico del
fenomeno della polarizzazione di un dielettrico consiste nel rappresentare il dielettrico
attraverso un continuo di dipoli elettrici elementari eguali, di momento p , Figura
3.6b, distribuiti con densità numerica
dN
nd = . (3.8)
dV
Posto
1
d = p (3.9)
q
il momento di dipolo medio p è il momento del dipolo elettrico equivalente composto
dalle due cariche elettriche +q e !q , poste a distanza d lungo la retta orientata
secondo la direzione e il verso di d , Figura 3.6c.
Il continuo di dipoli elementari con densità numerica c e momento elementare p
può essere descritto attraverso il vettore di polarizzazione P (detto anche intensità di
polarizzazione), definito come momento di dipolo elettrico per unità di volume. Si
consideri una regione fisicamente infinitesima centrata nel punto P di volume dV . La
polarizzazione nel punto P all’istante t è, per definizione, il rapporto tra il momento di
dipolo risultante della regione elementare all’istante t e il volume dV ,
dN
P= p (3.10)
dV
ovvero
P = nd p . (3.11)
n̂
Σ
P
Ω
Figura 3.7
L’importanza fisica della polarizzazione sta in una notevole proprietà che ora
brevemente illustreremo. Si assuma che sia nota la distribuzione della polarizzazione nel
dielettrico. La carica elettrica netta contenuta all’interno di una generica regione !
racchiusa dalla superficie chiusa ! , orientata con la normale verso l’esterno, è uguale al
flusso attraverso ! della polarizzazione, cambiato di segno (Figura 3.7),
Q!( pol ) = " !
%% P # n̂dS (3.12)
$
dS+
n̂
d
P
dS
dS−
Figura 3.8
Il numero di dipoli elementari situati nel cilindro è uguale al prodotto tra la densità
numerica di dipoli elementari e il volume del cilindro obliquo,
dN C = nd d ! n̂dS (3.14)
Sostituendo la (3.14) nella (3.13), si ottiene
dQ!( pol ) = "qnd d # n̂dS (3.15)
quindi
dQ!( pol ) = "P # n̂dS . (3.16)
nella regione ! delimitata dalla superficie chiusa ! è data dal flusso della
polarizzazione P attraverso ! , con il segno cambiato.
Se applichiamo la (3.16) a una superficie chiusa !0 che racchiude il dielettrico si ha
( )
Q! 0 = 0 , perché all’esterno del dielettrico la polarizzazione è uguale a zero, Figura
pol
3.9a. Ciò è in accordo con il fatto che la carica elettrica netta associata a una qualsiasi
distribuzione di dipoli è sempre uguale a zero.
dielettrico
n̂ Σ
Ω Σ
$$ (! E) " n̂dS =Q
(lib )
! 0 % + Q%( pol ) (3.17)
#
4
Il flusso attraverso una superficie chiusa di un campo vettoriale uniforme è sempre uguale a zero.
$$ (! E) " n̂dS =Q
(lib )
! #
0 % $$ P " n̂dS .
&!
#
(3.18)
E’ utile riscrivere questa relazione raggruppando i due termini espressi attraverso flussi.
Così facendo si ottiene la seguente equazione,
$$ (! E + P) " n̂dS =Q
(lib )
! #
0 % (3.19)
Così come la carica elettrica libera, anche la carica elettrica legata deve verificare la
legge della conservazione della carica. Ciò implica che, se la carica di polarizzazione
netta contenuta all’interno di una data regione ! varia nel tempo, deve esserci una
corrente elettrica di polarizzazione che attraversa la frontiera ! di ! . Il campo di
densità di corrente di polarizzazione J pol è dato da 5
!P
J pol = (3.22)
!t
E’ immediato verificare che il campo J pol dato dalla (2.137) verifica l’equazione di
conservazione della carica di polarizzazione,
dQ%( pol )
##
! "
J pol ! n̂dS = $
dt
. (3.23)
La quantità di carica elettrica di polarizzazione netta che nell’intervallo di tempo ( t ,t + dt) attraversa la
5
superficie elementare dS , contando con il proprio segno le cariche che l’attraversano nel verso definito da
ˆn e con il segno cambiato le cariche che l’attraversano nel verso opposto è data da [( !P /!t ) dt] " nˆ dS .
Le correnti elettriche di polarizzazione non possono che contribuire allo stesso modo
delle correnti elettriche libere alla circuitazione del campo magnetico nella legge di
Ampere-Maxwell. Di conseguenza, in presenza di materiali dielettrici la legge di
Ampere-Maxwell diventa:
B (
!#
" µ
! t̂dl = $%iS(lib ) ( t ) + iS( pol ) ( t ) &' + ##
S (t
() 0 E) ! n̂dS (3.25)
0
dove iS( ) e iS( ) sono, rispettivamente, l’intensità di corrente elettrica libera e l’intensità
lib pol
dalla (3.22) si ha
!P
iS( pol ) = ## " n̂dS . (3.27)
S !t
quell’istante (non dipende ne dai valori del campo elettrico negli altri punti, ne dalla
storia passata). Allora, D è una funzione non lineare di E ,
D = D ( E) . (3.29)
Per i dielettrici lineari e isotropi esiste una relazione lineare tra il campo E e il
campo D
D = !E . (3.30)
Il coefficiente ε prende il nome di costante dielettrica e si ha in ogni caso ! " !0 . Nella
Tabella 3.2 sono riportati i valori della costante dielettrica relativa ! r " ! /! 0 , per alcuni
materiali di uso comune. E’ immediato verificare che tra la polarizzazione P e il campo
elettrico, in questi casi, esiste la relazione
P = !0 "E (3.31)
dove il coefficiente ! , detto suscettività dielettrica, è data da ! = " r # 1; in qualsiasi
condizioni è ! " 1.
In realtà, un materiale non può essere considerato lineare per ogni valore del campo
elettrico applicato: generalmente, una relazione lineare tra polarizzazione e campo
elettrico applicato sussiste per campi di intensità non troppe elevate.
Nei dielettrici non lineari e isotropi, la polarizzazione è sempre parallela al campo
elettrico, ma satura a un valore caratteristico del materiale per valori elevati del campo
elettrico. I dielettrici non lineari hanno, dal punto di vista applicativo, importanza
minore di quella dei dielettrici lineari.
Per tutti i dielettrici si ha un valore (in genere assai elevato) del campo elettrico
(caratteristico del materiale e dipendente dalle condizioni fisiche in cui si trova)
raggiunto il quale avviene la scarica nel dielettrico, cioè un violento fenomeno di
conduzione. Ricordiamo che un dielettrico (ideale) è un isolante perfetto. Quando ciò
accade si parla di “rottura” del dielettrico, e il valore Emax del campo elettrico, al di sopra
del quale si ha la rottura del dielettrico, prende il nome di rigidità dielettrica.
momento
angolare intrinseco
(spin)
−e
+ Me moto
orbitale
Figura 3.10
Gli elettroni che circondano il nucleo di un atomo sono caratterizzati, oltre che dal
moto orbitale attorno al nucleo dell’atomo, anche da un momento angolare meccanico
intrinseco (spin), Figura 3.10 (è analogo alla Terra che, oltre a ruotare attorno al Sole,
ruota anche su stessa). Una molecola o atomo può interagire con un campo magnetico
macroscopico in due modi: attraverso le correnti microscopiche associate al moto
ĥ ĥ
C≠0
A m A B A B
I
ĥ
I I
C=0
(a) (b) (c)
Figura 3.11
Il momento di dipolo magnetico medio è uguale a zero se i singoli dipoli che si trovano
nella regione elementare sono orientati in modo casuale.
Come per i dielettrici, un modello macroscopico del fenomeno della magnetizzazione
di un materiale magnetico consiste nel rappresentare il materiale attraverso un continuo
di dipoli magnetici elementari eguali, di momento m , distribuiti con densità numerica
dN
nm = . (3.35)
dV
Posto
1
A ĥ = m (3.36)
I
n̂
S
Figura 3.12
A
ĥ P t̂
dl Γ
Figura 3.13
elementari, il cui centro si trova in questo cilindro obliquo, si concatenano con il tratto
dl di ! . Se hˆ ! ˆt > 0 il verso di riferimento dell’intensità di corrente della spira è
concorde con la normale nˆ e il volume del cilindro è uguale a ( hˆ A ) ! (ˆtdl) ; invece, se
hˆ ! ˆt < 0 il verso di riferimento dell’intensità di corrente della spira è discorde con la
( )
normale nˆ e il volume del cilindro è uguale a ! hˆ A " (tˆdl ) . Si consideri il caso in cui
hˆ ! ˆt > 0 . Il contributo all’intensità di corrente di magnetizzazione dell’elemento di
linea dl è uguale, in questo caso, al prodotto tra il numero di dipoli elementari, dNC ,
situati nel cilindro e l’intensità di corrente I ,
diS( mag ) = IdN C (3.40)
Il numero di dipoli elementari situati nel cilindro è uguale al prodotto tra la densità
numerica di dipoli elementari e il volume del cilindro obliquo,
(
dN C = nm ĥ A ! t̂dl . )( ) (3.41)
(
diS( mag ) = nm I ĥ A ! t̂dl )( ) (3.42)
quindi
diS( mag ) = M ! t̂dl . (3.43)
Γ
n̂
n̂ Γ n̂ Γ
dove iS( ) e iS( ) sono, rispettivamente, l’intensità di corrente elettrica libera e l’intensità
lib mag
ha
B $D
!# ! t̂dl = iS(lib ) ( t ) + !
# M ! t̂dl + ## ! n̂dS . (3.45)
" µ " S $t
0
6
La circuitazione di un campo vettoriale uniforme è sempre uguale a zero.
H = Hx̂ B = Bx̂
x
Figura 3.15
A
Bmax
ΔB = µ0 ΔH
Br
HC
0 HM H
##
! "
D ! n̂dS = ### %
$ f dv per ogni superficie chiusa ! , (3.51)
## B ! n̂dS = 0
! "
per ogni superficie chiusa ! , (3.52)
$B
!# "
E ! t̂dl = ##$t
S
! n̂dS per ogni linea chiusa ! , (3.53)
% $D (
!# " H ! t̂dl = ##S '& j f + $ t *) ! n̂dS per ogni linea chiusa ! , (3.54)
Come si vede, nella legge di Gauss figura a primo membro un nuovo campo
vettoriale, il vettore “spostamento” elettrico D (detto anche “induzione elettrica”) e, a
secondo membro sono presenti le sole sorgenti libere, caratterizzate dalla densità
volumetrica di carica ! f . Il campo D è legato al campo E ed al campo P tramite la
relazione
D = !0E + P . (3.56)
Analogamente, nella legge di Ampère-Maxwell, figura a primo membro un nuovo
campo vettoriale H (l’intensità di campo magnetico), mentre, a secondo membro, sono
presenti la densità di corrente libera j f e la densità di corrente di spostamento !D / !t . Il
campo H è legato al campo B e al campo M tramite la relazione
B = µ0 (H + M) (3.57)
La circuitazione di H lungo una qualsiasi curva chiusa orientata è detta forza
magnetomotrice (f.m.m.); essa ha le stesse dimensioni della corrente elettrica. Nella
legge di conservazione della carica, infine, figurano le sole sorgenti libere.
n̂
1
Osservazione
4.1 Introduzione
!" f
= #$ % j f . (4.3)
!t
Per completare il modello bisogna aggiungere le relazioni costituire dei materiali, le
condizioni iniziali per i campi B e D ,
B ( r;t = t 0 ) = B0 ( r ) , (4.4)
D ( r;t = t 0 ) = D 0 ( r ) , (4.5)
che devono essere compatibili con le equazioni alle divergenze (il campo B0 deve
essere solenoidale, ! " B0 = 0 , e il campo D 0 deve verificare la legge di Gauss,
! " D 0 = # f 0 , avendo posto ! f 0 = ! f ( r;t = t 0 ) ) e le condizioni al contorno all’infinito.
- 102 -
! " D = #f , (4.6)
!"B = 0, (4.7)
sono contenute nelle equazion1 (4.1)- (4.3). Da queste equazioni si ha, infatti1
$ #B '
!"& ) = 0, (4.8)
% #t (
$ #D ' #* f
!"& = , (4.9)
% #t )( #t
quindi
! " B = ! " B0 = 0 , (4.10)
(! " D # $ ) = (! " D
f 0 )
# $f 0 = 0 . (4.11)
1
Utilizziamo l’identità vettoriale ! " ( ! # A ) = 0 .
D = !E , (4.12)
B = µH . (4.13)
Inoltre sia assuma noto il campo di densità di corrente libera. Combinando le relazioni
costitutive (4.12), (4.13) con le equazioni di Maxwell (4.1), (4.2), otteniamo
!B
= "# $ E , (4.14)
!t
!E 1
= c 2" # B $ j f , (4.15)
!t %
dove
1
c= (4.16)
!µ
' 1 *
E ( r;t 0 + !t ) " E ( r;t 0 ) + dt ) c 2# $ B ( r;t 0 ) % j f ( r;t 0 ) , , (4.19)
( & +
B ( r;t 0 + !t ) " B ( r;t 0 ) # dt$ % E ( r;t 0 ) . (4.20)
1 !E !E
=" , (4.26)
c !t !z
!E !E
=c . (4.27)
!t !z
Derivando ambo i membri della prima equazione rispetto al tempo t ed ambo i membri
della seconda equazione rispetto alla coordinata spaziale z e combinando le equazioni
così ottenute abbiamo l’equazione di propagazione
!2 E 2 ! E
2
"c = 0. (4.28)
!t 2 !z 2
E ( z;t ) = E0 ( z ! ct ) . (4.31)
La soluzione è un’onda che viaggia nella direzione positiva dell’asse z con velocità c
proveniente da z = !" . Si osservi che il campo elettrico ed il campo magnetico sono
ortogonali tra loro e sono ortogonali alla direzione di propagazione. Questo è un
esempio di onda elettromagnetica piana. Si consideri, ad esempio, la condizione
iniziale
E0 ( z ) = Asin ( k0 z ) . (4.32)
Essa è una funzione sinusoidale nello spazio caratterizzata dal periodo spaziale
(lunghezza d’onda)
2
! " E = ŷ#E / #z e ! " H = # (1 / Z c ) x̂$E / $z .
2"
!0 = . (4.33)
k0
! 0 = ck0 . (4.35)
Essa è una funzione sinusoidale anche del tempo con frequenza f0 data da
c
f0 = . (4.36)
!0
E = Zc H . (4.37)
$B
!"E=# , (4.38)
$t
#D
! " H = jf + . (4.39)
#t
Moltiplichiamo scalarmente la prima equazione per H e la seconda per E e si sottragga
la seconda espressione così ottenuta dalla prima. Utilizzando l'identità vettoriale
! " (E # H) = H " ! # E $ E " ! # H (4.40)
si ottiene (teorema di Poynting in forma locale)
"B "D
H! + E! + E ! j f = #$ ! S (4.41)
"t "t
dove
S= E!H (4.42)
è il vettore di Poynting. Integrando la (4.41) sul volume Ω e utilizzando il teorema di
Gauss si ha anche
Quale è il significato fisico del vettore di Poynting? La risposta a questa domanda può
essere ottenuta applicando contestualmente il teorema di Poynting ed il primo principio
della termodinamica ad un volume elementare di materiale !" centrato nel punto P ;
!" è la frontiera di !" con la normale n̂ orientata verso l’esterno. Si consideri un
intervallo di tempo elementare ( t,t + dt ) , si particolarizzi la (4.43) nel punto P ,
dove
1
!U e = " 0 E2 ( rP ;t ) !# , (4.53)
2
1
!U m = µ0 H 2 ( rP ;t ) !" , (4.54)
2
!p = P ( rP ;t ) !" , (4.55)
!m = M ( rP ;t ) !" . (4.56)
dove
#1 1 &
!U em = % " 0 E2 ( rP ;t ) + µ0 H 2 ( rP ;t ) ( !) (4.59)
$ 2 2 '
è l’energia interna del vuoto associata al campo elettromagnetico nella regione dello
spazio !" .
D’altra parte, applicando il primo principio della termodinamica alla materia
contenuta in !" (ipotizzata meccanicamente rigida) si può scrivere
( )
! ( "Lem ) + ! "Lg = d ( "U M ) + ! ( "Q ) (4.60)
dove ! ( "Lem ) è il lavoro totale compiuto dal campo elettromagnetico sulla materia in
( )
!" nell’intervallo di tempo dt , ! "Lg è il lavoro compiuto nello stesso intervallo di
tempo dai campi elettromotori presenti in !" (per ciò sono lavori di natura diversa da
quello elettromagnetico), d ( !U M ) è la variazione di energia interna !U M della materia
contenuta in !" e ! ( "Q ) è la quantità di calore uscente da !" nell’intervallo di
tempo dt ; l’aggettivo “uscente” sta ad indicare che è effettivamente uscente se positiva,
altrimenti è effettivamente entrante. L’energia interna della materia !U M , oltre a
dipendere dalla temperatura, dipende anche dallo stato di polarizzazione e
magnetizzazione e, quindi, dal campo elettromagnetico. Combinando le equazioni
(4.57), (4.60) otteniamo
( )
! "Lg = ! ( "Q ) + d ( "U M ) + d ( "U em ) + "#dt . (4.61)
Tale relazione mostra che il lavoro compiuto nell’intervallo di tempo dt dai campi
elettromotori agenti sui portatori di carica presenti in !" è uguale alla somma:
D = !E , (4.62)
B = µH , (4.63)
j f = ! ( E + Em ) , (4.64)
Wm ( t ) =
1
2 """!
(
B2 / µ d! ) (4.70)
1
2 $$$#
! 0 " d E2 d# (4.71)
1
2 ###"
µ0 ! m B2 / µ 2 d" (4.72)
Esempio 1
La Figura 4.1 illustra un circuito elettrico per generare calore. Una resistenza elettrica è
collegata ad una pila attraverso un interruttore e conduttori ideali.
Figura 4.1 Una resistenza elettrica è collegata ad una pila attraverso un interruttore.
Prima della chiusura dell’interruttore (Figura 4.1a) non è presente corrente elettrica e
la resistenza elettrica è spenta. Tuttavia l’intensità del campo elettrico è diversa da zero
in prossimità della pila. Il campo elettrico di tipo Coulombiano è generato dalle cariche
elettriche libere ferme presenti sulle superfici delle parti metalliche della pila. Esso si
contrappone all’azione del campo elettromotore di natura chimica. Il lavoro del campo
Esempio 2
Figura 4.2 (a) dispositivo per generare un campo elettrico in una regione limitata di spazio (esempio di
camera per elettroforesi); (b) elettromagnete; (c) antenna radio; (d) lampada ad incandescenza è
alimentata da una pila.
dove P! = P! ( t ) rappresenta il lavoro per unità di tempo compiuto dal campo elettrico
sulle correnti elettriche in ! , W!( e) = W!( e) ( t ) è l’energia immagazzinata in ! associata
al campo elettrico, W!( m ) = W!( m ) ( t ) è l’energia immagazzinata in ! associata al campo
magnetico e p! = p! ( t ) rappresenta il flusso uscente del vettore di Poynting attraverso
!.
ciascuna parte prevalga uno solo dei termini a sinistra dell’equazione (4.73) rispetto agli
altri due, oppure siano tutti trascurabili.
Assumiamo, ad esempio, che il sistema di interesse sia tale da poter separare lo
spazio !0 in quattro regioni !G ,! R ,! E ,! M , in quattro regioni !c1 ,!c2 ,!c 3 ,!c 4 e la
regione vuota !v , così come riportato in Figura 4.3. Sia nella regione !G che nella
regione ! R sono trascurabili le variazioni delle energie immagazzinate, associate al
campo elettrico ed al campo magnetico, se confrontate con il lavoro compiuto dal
campo elettrico. Nella regione ! E è trascurabile la variazione dell’energia
immagazzinata associata al campo elettrico se confrontata con gli agli altri due termini a
sinistra dell’equazione (4.73). Nella regione ! M è trascurabile la variazione
dell’energia immagazzinata associata al campo elettrico se confrontata con gli agli altri
due termini a sinistra dell’equazione (4.73). Nelle quattro regioni !c1 ,!c2 ,!c 3 ,!c 4 che
connettono le regioni !G ,! R ,! E ,! M e nella regione vuota !v tutti e tre i termini della
(4.73) sono trascurabili. In Figura 4.4 un esempio di sistema elettromagnetico
descrivibile in questo modo è riportato. Nella regione !G c’è un generatore, nella
regione ! R c’è un resistore, nella regione ! M c’è un induttore e nella regione ! E c’è
un condensatore. Nelle quattro regioni !c1 ,!c2 ,!c 3 ,!c 4 ci sono quattro fili di
conduttore perfetto, che collegano i terminali dei quattro componenti.
Da quanto detto segue che possiamo catalogare le regioni dello spazio in tre
categorie. Nel prossimo paragrafo descriveremo tre modelli approssimati delle
equazioni di Maxwell che emergono da questa classificazione: il modello quasi-
stazionario magnetico, il modello quasi-stazionario elettrico e il modello della
conduzione elettrica quasi-stazionaria.
Dal punto di vista fisico le sorgenti del campo elettromagnetico sono le cariche e le
correnti, invece dal punto di vista matematico le “sorgenti” di ciascun campo sono la
divergenza ed il rotore.
Nelle regioni nelle quali la variazione di energia associata al campo elettrico è nel
bilancio energetico (4.73) trascurabile rispetto agli altri termini abbiamo
ovvero
### ( B )
d
### E ! j f d" + ## (E & H) ! ndS .
/ 2 µ d" $ % ! (4.75)
2
" dt " '
Questa è una forma approssimata del teorema di Poynting che si ottiene partendo dalla
forma approssimata delle equazioni di Maxwell
$B
!"E=# , (4.76)
$t
! " H # jf . (4.77)
! " jf # 0 . (4.78)
ovvero
### ($ E )
d
### E ! j f d" + ## (E ' H) ! ndS .
/ 2 d" % & ! (4.80)
2
" dt " (
Questa è un’altra forma approssimata del teorema di Poynting che si ottiene partendo
dalla forma approssimata delle equazioni di Maxwell
! " E # 0, (4.81)
#D
!"H= + jf . (4.82)
#t
La (4.81) è diversa dalla (4.1) perché manca il termine !B / !t alla base del fenomeno
dell’induzione elettromagnetica. Esso è associato al termine dW!( m ) che nella (4.74) che
porta in conto il contributo dell'energia immagazzinata associata al campo magnetico. A
tale modello approssimato diamo il nome di modello quasi-stazionario elettrico in
quanto la legge che governa il rotore del campo elettrico è quella che avremmo se
fossimo in regime stazionario. Nel modello quasi stazionario elettrico l’interazione
elettrica è di tipo Coulombiano.
Il modello quasi-stazionario elettrico deve essere completato con la relazione
costitutiva che lega il campo elettrico E al campo di spostamento elettrico D e dalla
relazione costitutiva che lega il campo di densità di corrente al campo elettrico.
P! ( t ) " # p$ ( t ) (4.83)
ovvero
Questa è un’altra forma approssimata del teorema di Poynting che si ottiene partendo
dalla forma approssimata delle equazioni di Maxwell
! " E # 0, (4.85)
! " H # jf . (4.86)
La (4.85) è diversa dalla (4.1) perché manca il termine !B / !t alla base del fenomeno
dell’induzione elettromagnetica e la (4.86) è diversa dalla (4.2) perché manca il termine
di densità di corrente di spostamento !D / !t . Il termine !B / !t è associato al termine
dW!( m ) e il termine !D / !t è associato al termine dW!( e) . A tale modello approssimato
diamo il nome di modello quasi-stazionario di campo di corrente in quanto le leggi che
governano il rotore del campo elettrico ed il rotore del campo magnetico sono quelle
che avremmo se fossimo in regime stazionario. Nel modello quasi-stazionario del
campo di corrente l’interazione elettrica è di tipo Coulombiano e l’interazione
magnetica è di tipo Amperiana.
Il modello quasi-stazionario del campo di corrente deve essere completato con la
relazione costitutiva che lega il campo di densità di corrente al campo elettrico.
p (t ) = !
## ( E ! H ) $ ndS % vi (4.87)
"
dove i = i ( t ) è l’intensità della corrente del terminale “a” con il verso di riferimento
entrante nella superficie limite e v = v ( t ) è la tensione del campo elettrico lungo una
curva che parte dal terminale “a” e termina nel terminale “b”. il verso della normale n è
rivolto verso l'interno della superficie limite, figura 1.
Ωv
## ( E ! H ) $ ndS % & !
! " ## ('( ! H ) $ ndS .
"
(4.88)
la (4.88) diventa
## ( E ! H ) $ ndS % !
! " ## (&' ! H ) $ ndS ( !
" ## "
)*' ! (& H ) +, $ ndS . (4.90)
))
! $%! " (# H ) &' * ndS = ))) ! * $%! " (# H ) &'d+ , !
)) (- $%! " (# H )&' * n- dS = 0 , (4.91)
( (
dove S! è una sfera centrata nel baricentro del componente con raggio illimitato, perché
! " %&! # ($ H ) '( = 0 e ! " (# H ) = 0 all’infinito. Utilizzando la relazione ! " H # j f
dalle (4.90) e (4.91) otteniamo
p (t ) ! ! ( )
$$ " j f % ndS .
#
(4.92)
p (t ) ! ! ( )
$$ " j f % ndS = " aia + " bib .
#
(4.93)
v = !a " !b (4.95)
p! 0 " 0 la somma delle potenze assorbite da tutti i componenti del sistema è uguale a
zero in ogni istante,
! p (t ) = 0 .
h (4.96)
h
Questa è la proprietà della conservazione delle potenze elettriche, valida per i sistemi
elettromagnetici in condizione lentamente variabili.
La proprietà della conservazione della potenza è una diretta conseguenza del fatto che
nella regione "! data dall’unione della regione !v e delle regioni occupate dai
conduttori perfetti di collegamento si ha che ! " S # 0 , dunque
%%%#$
! " Sd# = 0 . (4.97)
#!
"" Sh "" S ! n0 dS & 0 ,
S ! n h dS = $ !
%0
(4.98)
h
quindi
#!
"" Sh
S ! n h dS = # ph $ 0 . (4.99)
h h